NASCAR | Richmond 2012: l’unica volta dei fratelli Busch in victory lane

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Tempo di lettura: 15 minuti
di Gabriele Dri @NascarLiveITA
19 Aprile 2020 - 11:30
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La carriera di Kyle Busch è stata costellata di alti e bassi e per fortuna la fase più negativa e discussa della sua carriera è ormai lontana quasi 10 anni. Per chi segue la Nascar da pochi anni è quasi impensabile pensare ad un Rowdy in ombra ma è successo anche questo nella sua vita dietro ad un volante in queste 20 stagioni. Il primo punto basso è stato quello fra 2007 e 2008, già approfondito qualche settimana fa, mentre il secondo fu fra 2011 e 2012, quando la sua carriera arrivò ad un bivio e – per fortuna – Kyle prese poi la strada giusta.

A dire il vero questo capitolo della storia di Kyle Busch inizia alla fine del 2009, quando a soli 24 anni Rowdy decide di mettersi in proprio. Mette sul tavolo almeno 10 milioni di dollari – buona parte dei soli premi di quella stagione in cui ha vinto la Nationwide (ora Xfinity) Series – e compra quello che rimane dell’Xpress Motorsports (di proprietà del papà dell’ex pilota Brian Scott) e del Roush Fenway Racing – divisione Truck e fonda il Kyle Busch Motorsports, il suo team per correre appunto nella Truck Series.

Comincia così la storia di un team che già possiamo considerare leggendario: in 10 stagioni la squadra ha conquistato ben 76 vittorie (41 col titolare e 35 con gli altri piloti), due titoli piloti con Erik Jones e Christopher Bell e addirittura sette titoli per team.

Malgrado le tipiche difficoltà del primo anno, compresa la perdita di uno sponsor fondamentale perché bisogna ricordare che siamo nella grande crisi economica, nel 2010 il KBM raccoglie ben otto vittorie – tutte di Rowdy – ed il primo titolo a squadre. L’anno seguente i successi sono sempre otto, fra cui uno a testa per Hamlin e Kahne, e Kyle, vista la base solida, comincia a pensare ad espandere il team.

Il passo ovviamente è quello di passare anche in Nationwide Series, sfruttando le conoscenze e i consigli di Joe Gibbs con il quale corre da quattro stagioni. Il debutto ufficiale sarà a Daytona nel febbraio del 2012, ma secondo la burocrazia è datato invece 28 maggio 2011. Siamo a Charlotte e Kyle Busch sta valutando un giovane pilota europeo arrivato da poco in America per provare la Nascar. La settimana prima Rowdy gli ha fatto provare i Truck ed il debuttante è arrivato buon 15°. Ora per garantirgli un posto in griglia Busch fa una alleanza tecnica con il NEMCO Motorsports ed il piano funziona ma alla voce owner c’è il nome di Kyle. La gara non andrà bene come la settimana prima ed il prospetto da valutare conclude la gara al 27° posto. Il giovane talento di nome Kimi Raikkonen purtroppo non correrà mai più in Nascar. L’annuncio ufficiale del grande passo arrivò poi a Talladega a ottobre 2011.

Due settimane dopo però iniziò il periodo nero di Kyle Busch. Texas, 4 novembre 2011, la stagione dei Truck sta volgendo al termine e alla penultima gara in lizza per il titolo ci sono ancora almeno cinque piloti. Austin Dillon ha una manciata di punti di vantaggio su James Buescher, Ron Hornaday Jr. e Johnny Sauter. Kyle Busch non è fra di essi per le regole introdotte quell’anno che vietano ai piloti di prendere punti in più di un campionato. E’ un battitore libero che punta solo alla vittoria parziale, ma quel giorno diventa troppo libero. Dopo appena 14 giri, durante un doppiaggio, Hornaday perde la linea e lui e Busch si appoggiano al muro. Sarebbe tutto a posto se non fosse che pochi istanti dopo, appena chiamata la caution, Busch decide di vendicarsi spedendo a muro Hornaday, il quale quindi perde una grossa chance di vincere il quinto titolo in carriera. E’ una manovra oltraggiosa, tant’è che Kyle viene squalificato per tutto il weekend, saltando così anche le gare di Nationwide e Cup Series, fatto per cui perde anche lui un – seppur improbabile, ma ancora matematicamente possibile – campionato.

Kyle Busch rischia di perdere tutto, un po’ come successo come a Kyle Larson durante questa settimana, per 30″ di follia, al punto che lo sponsor M&M’s si rifiuta di essere sulla vettura #18 per le ultime due gare della Cup Series della stagione prima di tornare quando le acque si sono calmate. L’inverno di Kyle è dunque di ricostruzione personale e costruzione del proprio team in Nationwide Series.

Il 19 gennaio 2012 arriva la conferenza stampa di presentazione e la sorpresa principale in quel giorno è chi è il pilota scelto da Kyle Busch per condividere la Toyota Camry #54 sponsorizzata Monster: è suo fratello Kurt. Anche il più anziano dei due è in un momento nero della sua carriera, infatti si è appena separato dal team Penske (questa la versione ufficiale, la verità pare essere invece un licenziamento in tronco per disaccordi con Roger). Posti buoni in griglia non ce ne sono e quindi Kurt è costretto ad accasarsi con il Phoenix Racing, un team che galleggiava nella seconda metà della classifica e che aveva vinto solo una volta in 20 anni, la famosa gara di Talladega del 2009 grazie ad un giovanissimo Brad Keselowski. E’ inevitabile dire che anche il 2012 in Cup Series di Kurt Busch sarà un disastro dentro e fuori dalla pista, fra discussioni animate, sospensioni e fughe dai soccorritori senza casco.

Per sua fortuna a fine anno arrivò il Furniture Row Racing in soccorso suo e della sua carriera, ma in quel giorno di gennaio Kurt era felice e scherzava con il fratello, una scena incredibile visto che i due all’apparenza non sono mai stati grossi amici. Tutti avevano nella memoria ancora l’incidente alla All-Star Race del maggio del 2007, dopo il quale i fratelli si scaricarono a vicenda la colpa e non si parlarono a lungo. La leggenda narra che a mettere pace fra i due ci dovette pensare la nonna alla cena del Ringraziamento sei mesi dopo.

Entrambi erano in cerca di riscatto dopo tanti problemi in pista e fuori, entrambi dovevano fare i conti con il controllo della rabbia e quindi la mano tesa di Kyle a Kurt in un momento difficile della vita sembrava il definitivo gesto di riappacificazione per rilanciarsi insieme. Tra battute e ottimismo riguardo alla stagione era previsto che Kyle e Kurt si suddividessero quasi equamente le 33 gare della Nationwide Series (anche se alla fine il bilancio fu 22-11 per Rowdy). Kurt disse:

We were always racing so hard, it was hard for us to spend time with one another. […] What a helluva combination. Us two running every single race. It’s going to be fun hanging out like that

Abbiamo sempre gareggiato duramente, è stato difficile per entrambi passare del tempo insieme. […] Che accoppiamento incredibile, noi due a guidare ogni singola gara. Sarà divertente passare insieme del tempo così

Mentre Kyle sintetizzò il tutto con un:

We just want to win

Vogliamo soltanto vincere

I desideri di Rowdy purtroppo non saranno soddisfatti. Il KBM quell’anno in Nationwide Series raccolse appena un successo, 15 top5 (9 a 6 per Kyle), 22 top10 e tre pole position, appena sufficienti per l’ottavo posto finale nella classifica per team. La vittoria arrivò venerdì 27 aprile a Richmond, e al volante quella sera c’era Kurt.

La pole position andò ad Harvick davanti ad Hamlin ed è chiaro già lo scenario, è una delle ultime delle stagioni in cui la Nationwide Series si trasforma in una Cup-bis, con molti dei big che gareggiano anche qui, rubando un po’ la scena ai giovani talenti. Sono tre i contendenti principali al titolo in quel 2012, Ricky Stenhouse Jr., Elliott Sadler ed Austin Dillon. Questi piloti porteranno a casa 12 vittorie nel complesso, soltanto tre in più del solo Logano che in pratica sostituisce Kyle Busch in victory lane.

I temi della gara però sono due debutti in Nascar, il primo è quello da copertina e vede protagonista Travis Pastrana, il quale è attratto dalle quattro ruote e dopo l’ennesimo infortunio del 2011 ha deciso di prendersi una pausa dai trick spettacolari ma anche molto rischiosi. L’inizio sarà difficile per lui (25° in qualifica, 22° al traguardo), ma alle stock car dedicherà tutto il suo impegno e la sua professionalità, al punto che la stagione 2013, disputata con il Roush Fenway Racing e conclusa al 14° posto in campionato con anche una pole a Talladega, è degna di nota per uno che fino all’inizio di quel campionato aveva disputato appena 10 gare in Nascar.

Il secondo debutto invece è quello di un poco più che 18enne figlio d’arte che si è fatto notare nella K&N Pro Series. Suo papà Dave corre per il Tommy Baldwin Racing in Cup Series e la sua carriera è agli sgoccioli quindi convincere il team owner a mettere sotto contratto questo giovane promettente non è così difficile. Il suo nome è Ryan Blaney e subito si fa notare: ottavo in qualifica e settimo al traguardo dopo essere stato in una fase della gara anche quarto.

Blaney e Keselowski nelle prime fasi di gara a Richmond quella sera di aprile del 2012. Appena tre mesi dopo Ryan divenne pilota per il team di Brad nella Truck Series in seguito all’entrata nel junior team di Roger Penske. Appena fuori dall’inquadratura è quasi certo che ci sia anche Joey Logano, allora ancora al Joe Gibbs Racing. Adesso i tre sono compagni di squadra al Team Penske in Cup Series

La gara, lunga 250 giri, vedrà soltanto tre caution, una per detriti dopo 25 giri, una dopo 69 per l’incidente di Yeley ed una a metà gara per il testacoda di Bowles, poi sarà solo bandiera verde fino in fondo. La corsa poi si può dividere praticamente in due parti, una fino al giro 168 con il poleman Harvick praticamente sempre in testa, ed una finale invece in cui a contendersi la vittoria sono Hamlin e proprio Kurt Busch, il quale dopo essere partito decimo ha dovuto superare in pista tutte le auto che lo separavano dalla vetta. Sesta alla prima caution, la vettura del KBM entra nella top5 al giro 35 sorpassando Kahne e al giro 50 è già davanti ai due contendenti per il titolo Stenhouse e Sadler, tutto questo malgrado una vettura leggermente surriscaldata.

Kurt però non si ferma e al giro 60 sorpassa Hamlin e già questo stupisce i commentatori perché la vettura #54 non era mai andata così bene da inizio stagione (miglior risultato l’ottavo posto di Kyle a Bristol e appena 55 giri in testa in sei gare). Il primo giro di soste non cambia le prime posizioni e alla ripartenza Kurt riesce a resistere all’esterno e poi anche a sorpassare Harvick per tre giri prima di doversi riaccodare a Kevin e seguirlo a qualche metro di distanza. Il secondo giro di soste sotto caution lo premia perché rimane secondo mentre Hamlin manca completamente lo stallo ed è costretto a ripartire dal fondo.

A 100 giri dalla fine Busch comincia a recuperare qualcosa ad Harvick ma a impressionare è la rimonta di Hamlin, già ottavo anche se a oltre 7″ dalla vetta. Sul lunghissimo run, come notato già in precedenza dalla cabina di commento, Harvick però non è il più forte e ai -87 la #54 è attaccata alla #33. La fase di studio dura qualche tornata poi ai -84 lo sorpassa agilmente all’esterno di curva1 andando in testa alla gara. Come detto Kevin esce dalla lotta per la vittoria e Busch allunga sul gruppo ma comincia a fare paura Hamlin, che a 60 giri dalla fine è di nuovo in terza posizione e a meno di 4″ dalla vetta.

Poco dopo inizia l’ultimo giro di soste, questa volta però sotto green, e all’uscita dai box Kurt ha appena un paio di secondi di vantaggio su Denny però entrambi hanno perso tanti metri da Harvick che li ha beffati con un undercut. Il tentativo di ribaltare la gara alla ricerca di una caution da parte di Logano non va a buon fine e a 29 giri dalla fine Busch è di nuovo in prima posizione grazie alle gomme fresche dopo aver sorpassato di nuovo anche Harvick.

Hamlin – che ha perso troppo tempo a sorpassare Sadler e Hornish, anch’essi reduci dall’undercut – si riporta secondo a 16 giri dalla fine e deve recuperare a Kurt ancora 2″, ma ha la vettura migliore. La Toyota del JGR mangia decimi a quella del KBM, ai -10 il divario è già dimezzato mentre affrontano i doppiati, ai -4 gli è sul paraurti. E mentre Kyle guarda nervosamente dal muretto il fratello Kurt, arriva il gran finale.

Dopo aver sorpassato un mare di auto da doppiare, Denny riesce a sferrare solo un attacco ed è all’ultimo giro. La #18 riesce ad accelerare meglio in uscita di curva4 e alla bandiera bianca ha già il muso all’altezza della portiera della #54 ed è soprattutto all’interno di curva1. Sembra fatta per Hamlin ma Busch reagisce e riesce a mantenere la vettura in una posizione tale da impedire il completo sorpasso al rivale e così riesce a scattare meglio in uscita di curva2. Hamlin non ha lo spazio utile per piazzare la staccata e così i due sono ancora affiancati in curva3 e Denny deve dare tutto per battere sull’acceleratore Kurt ma sbanda ed i due vengono pure a contatto. La linea di Busch è stata quella vincente e la vittoria è sua, di suo fratello Kyle e del Kyle Busch Motorsports per soli 62 millesimi di secondo.

La gioia dei fratelli Busch è palpabile, sembra come che tutti i problemi dei mesi precedenti fossero alle spalle definitivamente. E infatti anche i risultati lo dimostrarono visto che la #54 non uscì dalla top10 per nove gare consecutive, ma in estate tornarono i guai e la vittoria si riallontanò così come si riaffacciarono i weekend storti in famiglia.

Se la fine del 2011 per Kyle era stato uno dei momenti più bui, la parte restante della stagione 2012 fu altrettanto tenebrosa. Escluso il Clash a Daytona, in Cup Series vinse soltanto una gara a Richmond il giorno dopo il successo di famiglia raccontato poco fa (fu la quarta vittoria consecutiva in primavera in Virginia), poi per il resto grosse delusioni come il replay del triello perso contro Ambrose e Keselowski al Watkins Glen, la mancata qualificazione alla Chase ed un campionato chiuso al 13° posto, il peggior risultato – eguagliando il 2009 quando fu eliminato da Brian Vickers – dall’anno da rookie.

Nei Truck non andò meglio: nelle tre gare che scelse di disputare molti mesi dopo l’incidente con Hornaday finì secondo ad Atlanta dietro a Ty Dillon, quarto in Texas sul luogo del misfatto sconfitto da Sauter, Kligerman e Piquet Jr., e di nuovo secondo a Homestead sconfitto al fotofinish da Cale Gale – all’unica vittoria della breve carriera – dopo aver fatto a sportellate. Escluse le stagioni del debutto (2001 e 2004) ad oggi il 2012 è l’unica stagione senza vittorie nei Truck per Kyle. Se a questo ci aggiungiamo lo 0/22 nella Nationwide Series (finì a zero soltanto da rookie nel 2003), il 2012 di Kyle Busch nelle gare ufficiali terminò con appena una vittoria in ben 61 corse. Una percentuale incredibile se pensiamo al pilota che ad oggi ha vinto addirittura 209 gare. Per chiudere l’anno beffardo, ad Homestead Rowdy fece quarto in Cup (dopo quasi tre quarti di gara in testa), secondo in Nationwide e – come detto – secondo nella Truck Series.

Viste le grosse delusioni, Kyle Busch preferì fare marcia indietro. Come parte del rinnovo contrattuale con il Joe Gibbs Racing, Rowdy portò il team sotto l’ala del coach. La vettura #54 marchiata Monster sarebbe diventata del JGR e portata in pista da Kyle mentre Busch avrebbe schierato la #77 per il giovane Parker Kligerman appena uscito dal programma Penske. Busch si riscattò alla grande portando a casa addirittura 12 vittorie, ma il KBM soffrì ancora tantissimo. Kligerman riuscì a portare a casa pochissimi risultati, appena tre top5 (quinto a Daytona, quarto a Fontana e terzo a Road America) in 33 gare e chiuse il campionato al nono posto.

Per il 2014 Parker si accasò in Cup Series portandosi con sé lo sponsor, anche se poi lo Swan Racing e la sua carriera finirono a picco in appena otto gare. Senza più un pilota, uno sponsor e soprattutto senza una vettura vincente, Kyle Busch chiuse il settore Nationwide Series del Kyle Busch Motorsports per dedicarsi solo ai Truck.

Oltre che in quelle 11 gare in Nationwide Series, nel 2012 Kurt corse con il KBM anche due gare nella Truck Series, le prime per lui dal 2001. In Michigan concluse al nono posto dopo aver guidato per oltre metà gara, poi fece 10° ad Atlanta con il team di Billy Ballew ed infine settimo a Talladega di nuovo con Kyle. Da quel momento in poi in Nascar i due fratelli hanno sempre corso separati, l’uno contro l’altro e festeggiarono insieme solo quel giorno a Richmond.

Negli annali, estendendo la ricerca a tutte le corse in cui Rowdy risulta come team owner, il Kyle Busch Motorsports ha disputato 67 gare nella categoria cadetta portando a casa tre pole position, 35 top10, 18 top5, appena 526 giri in testa, un piazzamento medio di 12.6 ed una sola vittoria, conquistata beffardamente da Kurt. Per fortuna per entrambi i fratelli Busch gli anni successivi (inizio del 2015 a parte, ma questa è un’altra storia) furono decisamente più rosei ed il loro rapporto si è definitivamente rinsaldato.

Qui potete rivedere integralmente la “Virginia 529 College Savings 250” del 2012

Fonti: en.wikipedia.org; racing-reference.info; espn.com; jayski.com; youtube.com

Immagine: Getty Images per nascar.com; Motorsport Images


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