È il 25 aprile, giorno della Festa della Liberazione, e dopo pranzo mi appisolo sul divano. Non so per quale motivo decido di tenere al mio fianco il cellulare, ma alle 15:04 inizia a vibrare, mi sveglio e – ancora un po’ intontito – leggo la notizia dell’ultima ora, che diventa automaticamente la storia del 2017: Dale Earnhardt Jr. annuncia il suo ritiro dalle corse, almeno da quelle a tempo pieno. Sono passati 4 mesi e il “Nascarmercato” più pazzo degli ultimi anni è ancora in pieno fermento e nelle ultime settimane ha regalato notizie anche inaspettate. Gli scenari sono molteplici e dunque è arrivato il momento di fare ordine.
Le conferme
All’inizio della stagione faceva una certa impressione che il pilota ad avere in mano il contratto più lungo fosse AJ Allmendinger, legato alla #47 del JTG Daugherty fino al 2020. A Daytona, in occasione della 500 miglia, è arrivato il primo vero “rilancio”: l’accordo tra il Team Penske e Joey Logano, sponsorizzato con l’hashtag #22andBeyond, lega il pilota del Connecticut alla squadra del Capitano fino al 2023. Un contratto che sembrava presagire una stagione rosea e tranquilla per Logano, ma che – al momento – si è rivelata un incubo e chissà come sarebbe andata la negoziazione se non si fosse conclusa prima dell’inizio del campionato. Questo rinnovo dalla durata incredibile ha persino oscurato quello annunciato il giorno prima fra Denny Hamlin e il Joe Gibbs Racing fino al 2019/20 (spesso in Nascar i contratti sono resi noti solo come “accordi pluriennali” e per scoprire la reale scadenza ci vuole un po’).
Due veterani che hanno ancora voglia di correre oltre i 40 anni sono Kevin Harvick (rinnovo fino al 2019), evidentemente convinto dalla Ford con cui ha iniziato a correre lo Stewart-Haas quest’anno, e Jimmie Johnson, il cui contratto fino al 2020 potrebbe anche essere l’ultimo della sua carriera nel caso in cui in queste quattro stagioni arrivasse l’8° titolo (se non il 9° e così via…), che gli permetterebbe di staccare nella classifica di tutti i tempi Richard Petty e Dale Earnhardt, fermi a quota 7.
Scontato il rinnovo per Chase Elliott con il Team Hendrick fino al 2022: la prima vittoria in Cup Series ancora latita, ma è chiaro che sarà lui la punta di diamante della squadra dopo il ritiro di Jimmie Johnson. Confermati anche Chris Buescher sulla #37 del JTG Daugherty (accordo pluriennale dato che non c’era l’opportunità di tornare al Roush Fenway, titolare del suo cartellino) e Matt DiBenedetto sulla #32 del Go Fas Racing.
Più problematica la trattativa fra Brad Keselowski e il Team Penske, giunta in porto solo a fine luglio. Anche se Brad ha giurato di non avere parlato con altri team, specialmente con Hendrick che lo ha cresciuto, alla fine il prolungamento del contratto fino al 2020 è arrivato; nella discussione – a quanto pare – si è parlato tanto dell’aspetto economico e della sorte del team che il pilota gestisce nei Truck. Alla fine Brad ha optato per chiudere la scuderia al termine della stagione adducendo come motivazione le perdite subite ogni anno, che si è accollato personalmente, e la nascita di altri progetti nei prossimi anni.
Ma torniamo al team Hendrick e al 25 aprile.
L’effetto domino e i problemi con gli sponsor
Che la carriera di Dale Earnhardt Jr. non sarebbe durata ancora molto era chiaro a tutti ma la prima fase del campionato, dopo la convalescenza per la commozione cerebrale subita a metà della scorsa stagione, è sembrata positiva. Invece è arrivato l’annuncio del ritiro da pilota a tempo pieno a fine 2017, lasciando da parte del pilota più popolare d’America un vuoto nel cuore dei tifosi ma anche un sedile vuoto in uno dei team più prestigiosi.
Il favorito per il sedile della #88 era Alex Bowman, che insieme a Jeff Gordon aveva sostituito Dale nelle ultime gare del 2016, per tre motivi: aveva corso molto bene, specialmente a Phoenix; aveva rinunciato a un sedile in un team minore preferendo rimanere nella squadra come pilota del simulatore e il 25 aprile era proprio il compleanno dello stesso Alex. Come si dice “tre indizi fanno una prova”, ma prima bisognava fare i conti con gli sponsor: infatti non era detto che gli sponsor di Dale sarebbero rimasti anche senza di lui. Alla fine l’opera di convincimento ha funzionato e tre mesi dopo Bowman è stato annunciato ufficialmente, anche se qualcuno sostiene che fosse tutto deciso fin dall’inizio.
Questa affannosa ricerca degli sponsor è diventata il leitmotiv dell’estate: i costi aumentano sempre di più, le aziende disposte a contribuire per tutta la stagione sono sempre di meno e la crisi ha iniziato a toccare anche i top team. Lo scorso inverno il Team Roush ha rinunciato a schierare la terza vettura (lasciando a piedi Greg Biffle) proprio per questo motivo e in questa stagione sia l’auto di Bayne, sia quella di Kenseth al JGR, hanno corso alcune gare con una “livrea aziendale”, ovvero solo con i colori e i marchi della Ford e della Toyota, segno evidente che non c’era nessun marchio a coprire quella corsa.
Proprio la scarsa attrattività di un paio di piloti, ormai nella fase finale della loro carriera, ha portato al loro appiedamento. A luglio, all’improvviso, Matt Kenseth ha annunciato che il Joe Gibbs Racing non gli avrebbe prolungato il contratto e che quindi sarebbe rimasto a piedi in vista del 2018, nonostante la voglia di correre ancora a 45 anni. Analoga sorte per Kasey Kahne, estromesso dal Team Hendrick nonostante un contratto per il 2018 e la vittoria a Indianapolis: evidentemente il suo destino, causato dall’abbandono di due sponsor principali e un paio di stagioni in ombra, era già segnato in vista della promozione in Cup Series del giovane William Byron. Si è completato così il ringiovanimento del Team Hendrick, che vedrà al via il prossimo anno il veterano Johnson e tre under-25 come Elliott, Bowman e Byron.
Le giovani promesse
Come già detto William Byron sarà promosso in Cup Series dopo appena un anno nei Truck, a un passo dal titolo a causa del motore in fumo a Phoenix, e uno in Xfinity, dove è il favorito assoluto per il campionato. Per il giovane cresciuto con le corse online, Rick Hendrick ha addirittura smentito le sue stesse dichiarazioni che riportavano per la carriera di Byron lo stesso percorso fatto da Elliott, ovvero due anni in Xfinity anche in caso di titolo conquistato nella stagione da rookie.
Promozione ovvia anche per Erik Jones, dopo l’annuncio che il sedile della #20 del Joe Gibbs Racing non sarebbe più stato occupato da Kenseth. Il pilota del Michigan si è dimostrato a suo agio in Cup Series e non ha più commesso gli errori che – invece – gli avevano fatto perdere il titolo in Xfinity l’anno scorso. Dunque il “Rookie of the year” del 2017 correrà sicuramente con il JGR nel 2018, dato che Daniel Suarez e lo stesso Jones se lo stanno giocando punto a punto.
Meno scontato nel breve termine, ma sarebbe stato certo nel futuro, il passaggio di Ryan Blaney dalla scuderia satellite del Wood Brothers al Team Penske, che passa così da due a tre vetture grazie al ritorno in auge della #12. Questa espansione, sognata da anni da Roger Penske, si completa grazie all’esplosione del giovane Blaney che porterà sicuramente nuovi sponsor, la cui mancanza aveva impedito questo progetto.
Le situazioni più complesse
La crisi degli sponsor esplode a fine luglio e prosegue ancora in cerca di una soluzione che permetta la sopravvivenza di diversi team. Il 26 luglio viene annunciato, come detto, il passaggio di Blaney al Team Penske; in sua sostituzione il Wood Brothers ingaggia Paul Menard, il quale porta con sé lo sponsor di famiglia e riunifica sotto l’egida del Team Penske (e affiliati) il marchio Menards, già presente in IndyCar. Questo trasloco lascia però la terza vettura del Richard Childress Racing al pari di una scatola vuota, senza pilota né sponsor. Il futuro di tale vettura è in bilico e pare che non arriverà in squadra il secondo nipote di Childress, Ty Dillon, ad affiancare il fratello Austin e Ryan Newman.
La situazione più grave è nello Stewart-Haas, dove già quest’anno Bowyer e Patrick hanno corso gare senza sponsor o solo con quello interno (Haas). Il 31 luglio, la notizia inaspettata: il team non esercita l’opzione contrattuale nei confronti del vincitore della Daytona 500 Kurt Busch che, dal giorno successivo, diventa un “free agent”. Il motivo? Lo spiega direttamente Dale Earnhardt Jr. nei giorni successivi in una intervista, anche se la realtà dei fatti è già chiara a tutti: “Non puoi pagare un pilota 5-8 milioni di dollari se dagli sponsor ne prendi non più di 10.”
La situazione di Kurt sembra la più semplice da risolvere: entrambi vogliono proseguire insieme – anche se Busch riferisce di aver ricevuto diverse offerte – e sarà solo necessario rinegoziare il contratto a cifre più basse, soprattutto in base all’impegno economico della Monster che, da quest’anno, oltre ad essere sponsor della #41 lo è anche del campionato.
Più difficile la situazione per Danica Patrick, la cui stagione è iniziata con una causa milionaria fra il team e uno sponsor ed è proseguita in mezzo a mille dubbi. Nonostante le ultime buone prestazioni, per Danica l’hype è già passato e gli scarsi risultati degli anni scorsi hanno causato la fuga degli investitori. Lei stessa ha ammesso che il suo futuro allo Stewart-Haas sarà possibile solo in presenza di uno o più sponsor in grado di coprire tutto il budget.
Dubbi anche sul futuro della seconda vettura del Furniture Row, “creata” appena quest’anno ma che senza Erik Jones è già senza sponsor. Neanche l’arrivo di Kenseth potrebbe salvare la #77 perché – come detto in precedenza – senza aiuti economici e senza un uomo immagine, possibilmente veloce, non si può affrontare una stagione.
Anche l’altro team protagonista della stagione, quello di Chip Ganassi, non se la passa bene: se l’accoppiata McMurray-McDonald’s prosegue, la Target, da 20 anni simbolo delle auto di Ganassi, lascerà la Nascar dopo aver fatto lo stesso l’anno scorso con la IndyCar per sponsorizzare una squadra di calcio della MLS. Nonostante tutto Chip ha rassicurato tutti, garantendo entrambe le vetture. Ah, come cambiano i tempi…
Solo un’illusione, quella del Richard Petty Motorsport di riportare la #44 in gara dopo il ritiro di Brian Scott. Il candidato principale sarebbe Bubba Wallace, ma dato che ha dovuto finire prematuramente la stagione in Xfinity proprio per la mancanza di sponsor, trovare il budget per la Cup Series assume i toni di una “mission impossible”. Inoltre manca ancora la riconferma dello sponsor Smithfield, legato anche ad Aric Almirola, pilota della storica #43. Anche in questo caso Richard Petty ha rassicurato tutti, fiducioso del ritorno del marchio e – quindi – anche del pilota.
Le questioni minori
È fine agosto ma ci sono ancora tante questioni aperte. Veterani come Kahne e Kenseth sono ancora a piedi, mentre Kurt Busch sembra avere una scialuppa di salvataggio se saprà accontentarsi. Altre questioni di puro fantamercato sono invece più speranze che solide realtà: l’approdo del GMS Racing in Cup Series, dopo aver vinto nei Truck ed essere sbarcato in Xfinity, non sembra più così sicuro. Il problema – come sempre – è la ricerca degli sponsor e l’inizio di una alleanza tecnica con un team maggiore, possibilmente Hendrick.
Come ogni anno poi si assiste alla crisi finanziaria del BK Racing, che si è visto recapitare la terza cartella esattoriale per un totale di oltre 600.000$. Riuscirà come ogni anno a riemergere e a schierare due vetture nel 2018, anche grazie all’aiuto dei “pay driver”?
A complicare le cose, l’arrivo della Monster come sponsor del campionato ha imposto (in base a una sorta di “patto di non concorrenza”) l’impossibilità per gli altri bibitari di diventare sponsor di un team, ma l’addio della Sprint ha riaperto le porte ad un mercato altrettanto ricco, quello delle telecomunicazioni. Al momento all’orizzonte non si vede il ritorno di questi marchi, uno su tutti Verizon, ma mai dire mai.
L’ultima questione riguarda i cosiddetti “charter”, ovvero le licenze che la Nascar ha concesso a 36 vetture che hanno il diritto-dovere di essere al via del campionato. Tre di queste licenze sono state concesse in prestito nel 2017 e a fine stagione dovranno essere restituite al legittimo proprietario oppure vendute. Tutti e tre i team in questione (il #21, il #32 e il #37) hanno espresso la volontà di avere un “charter” anche nel 2018 e anche la #12 del Team Penske sicuramente vorrà averne uno. Solo all’inizio del prossimo anno si risolverà questa nuova forma di mercato.
Come avete capito, ci sono ancora molte trattative aperte e mancano ancora 6 mesi alla Daytona 500 che aprirà la stagione 2018. Resta il fatto che questa è la “silly season” più pazza degli ultimi anni, con veterani avviati verso il viale del tramonto, giovani sulla rampa di lancio e non abbastanza vetture e sponsor per tutti i piloti capaci di correre a buon livello in Cup Series. Ora però è meglio tornare a concentrarsi sulla fine della regular season e sui playoff.
Qui trovate in sintesi la “silly season” 2017-18:
Immagine: https://twitter.com/TeamHendrick
Fonti: jayski.com; nascar.com; nbcsports.com/nascar; jeffgluck.com
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