Il debutto dell’Iowa, due settimane di tregua olimpica, la conferma di Chicago e del Roval di Charlotte segnano, fra tanti dubbi, il calendario 2024 della Cup Series. Cambi anche per Xfinity e Truck
Dopo settimane e settimane di attesa, finalmente la NASCAR ha pubblicato il calendario 2024 della Cup Series di cui erano stati già resi noti alcuni tasselli come l’apertura con il Clash al LA Coliseum, la Daytona 500, la chiusura a Phoenix, alcune tappe implicite come le inamovibili Coca Cola 600 al Memorial Day e la Southern 500 al Labor Day oltre al ritorno sull’ovale di Indianapolis e al nuovo ingresso dell’Iowa.
La compilazione del calendario è stata una delle più complicate dell’era recente per una serie di fattori, primo fra tutti l’annata olimpica che occuperà il periodo a cavallo fra luglio ed agosto e che anche in questa occasione, a causa del fatto che la NBC detiene i diritti televisivi sia dei Giochi che della seconda porzione della Cup Series, costringerà la NASCAR sia a fermarsi per due weekend consecutivi (28 luglio e 4 agosto), sia ad un tour de force lungo quasi sei mesi dall’inizio dell’anno.
Altre incognite riguardavano invece sia il posizionamento in calendario di alcune date come il Texas oppure su come svolgere la corsa come Charlotte durante i playoff, ovvero se proseguire sul Roval oppure fare marcia indietro come successo con il già annunciato ritorno della gara primaverile di Bristol.
Alla fine ne è uscito un calendario che lascia più dubbi che certezze per le scelte fatte.
Facendo ordine, sono solo tre i cambi importanti. Il primo è il debutto annunciato dell’Iowa Speedway che sostituisce l’ovale di Fontana su cui i lavori annunciati di ricostruzione completa e trasformazione in short track pare non siano ancora iniziati (e anche su questo ci sarebbe da riflettere da parte della NASCAR).
Per l’ovale da 0.875 miglia disegnato da Rusty Wallace presente anche nella foto di copertina, è un ritorno in NASCAR (che ne è la proprietaria) dato che per tutto il decennio scorso ci hanno ci hanno corso Truck e Xfinity Series, poi è arrivato il Covid e la NASCAR semplicemente ha deciso di abbandonare la pista al suo destino facendo finta di non averlo. Troppo complicato mantenere un ovale in mezzo ai campi di grano del Midwest, seppur amato dai piloti e per tanto tempo ad un passo dal debuttare in Cup Series.
Passata la pandemia, l’Iowa Speedway è stato salvato praticamente da Roger Penske che lo ha preso in prestito per farci correre la IndyCar a sue spese anche con l’ingente investimento degli sponsor (soprattutto Hy-Vee). La pista così è rimasta in vita e non abbandonata come tante, troppe altre in passato ed ora torna in NASCAR entrando dalla porta principale ospitando una corsa in notturna il 16 giugno insieme a Xfinity ed ARCA Series. L’Iowa sarà anche l’inizio della parte di stagione coperta dalla NBC.
Nella felicità per l’Iowa c’è comunque un velo di tristezza per i tifosi, infatti a sostituire Fontana non sarà come vociferato mesi fa il Circuit Gilles Villeneuve, teatro della gara a Montréal della F1 ma in passato di anche di accese corse della Xfinity Series. I rumor estivi addirittura avevano detto che gli addetti ai lavori “dovevano preparare i passaporti” in vista del 2024.
Invece ancora niente Montréal, niente ritorno in Canada (ormai Mosport per i Truck è un ricordo pre-Covid), niente Messico, ancora niente trasferte all’estero. Un grave peccato, visto che succede più il contrario con la gara della Mexico Series al LA Coliseum. E così anche quest’anno nel comunicato ufficiale della NASCAR bisogna leggere che “Non abbiamo escluso una tappa all’estero. È qualcosa che continuiamo ad esplorare da molti anni. Abbiamo provato a farlo per il 2022, il 2023 e il 2024, ma sfortunatamente non siamo giunti a qualcosa di concreto. Siamo ancora molto ottimisti che nel 2025 oppure oltre la Cup Series correrà all’estero.”
Gli altri due cambiamenti erano stati già annunciati fra il giubilo popolare che ha nascosto però tanti problemi del passato. L’esperimento Bristol Dirt, durato appena tre stagioni, è terminato e la gara primaverile in Tennessee torna sul tradizionale cemento. Stesso arco temporale per il road course di Indianapolis dove, per il 30° anniversario della Brickyard 400, si tornerà a correre sull’ovale.
Entrambe le modifiche sono state accolte come detto positivamente da tifosi e piloti, tuttavia bisogna far notare almeno un paio di dettagli. Benché fosse un ovale sterrato artificiale, Bristol Dirt ha regalato l’ultimo tassello di completezza ad uno dei calendari più variegati di tutto il motorsport. Forse Bristol non era la pista adatta per una trasformazione del genere ed era meglio andare su un dirt track naturale, ma intanto l’esperimento è servito a dimostrare che la Cup Series era in grado di tornare sullo sterrato dopo 50 anni.
Il ritorno di Indianapolis sullo storico ovale è invece sicuramente più apprezzato a tutto tondo. Il road course di proprietà di Roger Penske, che ha anche organizzato il weekend con NASCAR e IndyCar presenti insieme, quasi unanimemente era quello meno entusiasmante fra gli stradali presenti in calendario e l’occasione del 30° anniversario della prima Brickyard 400, unita ad una Next Gen che sugli ovali sembra funzionare, era sicuramente troppa ghiotta da non cogliere per preparare il ritorno sul catino da 2.5 miglia del 21 luglio, ultima tappa prima della pausa estiva.
Il problema però è probabilmente la memoria corta da parte di tutti: perché era stato deciso di dare una ventata d’aria a queste due piste dopo il 2020? Bastava guardare le tribune del 2019, a Bristol per la gara primaverile addirittura si dovettero vendere i biglietti solo per le tribune sui rettilinei tenendo chiuse le curve per evitare un’eccessiva dispersione del pubblico. Per Indianapolis era solo un’ultima tappa del tracollo iniziato nel 2008. Dunque, la NASCAR crede che solo con questi due annunci magicamente il pubblico tornerà a riempire sia Bristol (tra l’altro il 17 marzo, ad alto rischio meteo) e Indianapolis? Evidentemente sì, ma le certezze decisamente non ci sono.
Le altre 33 gare, più il Busch Clash al LA Coliseum che aprirà la stagione il 4 febbraio e la All-Star Race (con l’Open) su un ovale di North Wilkesboro che vedrà però un nuovo asfalto per la prima volta in oltre 40 anni, sono sostanzialmente confermate, l’unica modifica riguarda esclusivamente il posizionamento in calendario. E anche qui c’è molto da analizzare e discutere.
Partendo dal fondo, alla fine dopo tanta indecisione è stato confermato il Roval di Charlotte in una fase finale di campionato che dal Round of 12 (almeno come tipologie di pista, dato che c’è stato uno scambio di cookie cutter) a Phoenix (10 novembre) è stata confermata. Il resto dell’estate ha subito un terremoto non indifferente.
Partiamo dal fatto che il calendario 2024 è stato frutto di una serie di compromessi. Concessa alla NBC la pausa di due settimane, fissati l’inizio e la fine del campionato, decidendo di non inserire gare infrasettimanali e tenendo la Southern 500 nel tradizionale weekend del Labor Day, era matematicamente inevitabile che la corsa di Darlington non fosse in apertura di playoff bensì in chiusura di regular season, fatto altamente interessante e che toglie quel fattore di imprevedibilità che rappresentava Daytona, passata alla tappa precedente.
Come compensare questo fattore? Inserendo come gara di apertura dei playoff quella specie di superspeedway che è diventata Atlanta. Avere due gare ad alto coefficiente di rischio nei playoff, insieme ovviamente a Talladega, forse sbilancia gli equilibri così come avere due stradali dato che oltre al Roval ci sarà anche il Watkins Glen in una dimensione quasi insolitamente autunnale.
Vedremo se sarà troppo, in ogni caso è chiara la logica della NASCAR anche in un altro spostamento, quello della gara primaverile ad Atlanta alla settimana successiva alla Daytona 500, fatto già successo fra 2015 e 2019 (quindi prima della ristrutturazione della pista) ma che per prima cosa espone inevitabilmente la gara della Georgia ad una possibile coda invernale e, secondo, mette ben due corse ad Atlanta attaccate a Daytona, probabilmente con la speranza che lo spettatore casuale torni subito davanti allo schermo per un’altra esibizione su uno superspeedway. Un’altra scommessa in pratica.
Dopo la conferma del COTA in primavera (si era vociferato uno spostamento ai playoff, poi avvenuto con il Glen), l’altra gara texana è passata anch’essa ad inizio campionato e così a Fort Worth si andrà il 14 aprile. E anche qui forse c’è da storcere la bocca perché per fare a spazio a ciò, ovvero una delle gare che riescono meno bene sui cookie cutter persino con la Next Gen, è stata sacrificata invece una delle corse più vissute e belle da vedere invece, quella della IndyCar.
Dato che senza terra a Bristol non serviva più un weekend più sgombro da impegni come quello di Pasqua (e quindi in Tennessee si andrà prima), in occasione della santa festività si andrà invece a Richmond che continua a vivere spostamenti di data e orario, con varie combinazioni di sabato/domenica e giorno/notte; stavolta è uscita la domenica sera. Anche per Nashville stessa cosa, solo che nel 2024 sarà di domenica pomeriggio.
L’ultimo fatto da notare è la conferma dello stradale di Chicago dopo il tormentato debutto a causa della pioggia. Come da contratto la gara sarà in prossimità del 4 luglio. Il neo sindaco, malgrado tutti i tentativi in campagna elettorale e una volta eletto (clamoroso un sondaggio farsa fatto passando per strada), si è dovuto arrendere all’evidenza e dare seguito al contratto firmato con la NASCAR. Dunque appuntamento in centro a Chicago per il 7 luglio, sperando che stavolta ci sia il sole per capire le reali potenzialità di questa corsa e, in generale, della NASCAR in un qualsiasi altro circuito cittadino.
Dunque, cosa si salva del calendario 2024? Molto probabilmente il video dell’annuncio stesso da parte dell’account ufficiale, un concentrato di cultura pop e web americana e NASCAR degli anni ’90 e 2000 decisamente informale anche se poco ordinato e comprensibile in un primo momento. Per il resto si dovrà vedere quello che accadrà nel 2024. Nonostante i molti dubbi si seguirà, come sempre, tutta la stagione da febbraio a novembre per poi valutare i risultati alla luce dei fatti.
Xfinity e Truck Series
A sorpresa sono arrivati in contemporanea anche i calendari di Xfinity e Truck Series, programmi però facilmente prevedibili perché ormai le schedule sono fortemente interconnesse con pochissime date standalone. Dunque, anche qui un po’ facce contrariate, ma per una notizia in particolare l’indiscrezione era già arrivata.
Per quanto riguarda la categoria cadetta onestamente è una grande sconfitta non correre a Road America, uno degli stradali più belli d’America che appena pochi anni fa sembrava la Terra Promessa della NASCAR con il sospirato arrivo della Cup Series ed ora invece abbandonato anche dalla Xfinity Series per motivi non ancora ufficialmente noti. A sostituire Elkhart Lake sarà – ovviamente – uno superspeedway con il ritorno della tappa a Talladega durante i playoff. E qui si ritorna al ragionamento già espresso per la Cup Series.
Per quando riguarda i cambiamenti significativi, come detto anche la Xfinity Series passerà da Fontana all’Iowa e dallo stradale all’ovale di Indianapolis. Per il resto tutto identico, con una insolita pausa estiva di ben tre settimane e l’unica gara standalone a Portland che farà anche il prossimo anno l’accoppiata ad Ovest con Sonoma.
Se la Xfinity Series ha salutato a malincuore Road America, la Truck Series (e la NASCAR in toto) fa lo stesso con Mid-Ohio, anch’essa salutata dopo molti anni in calendario. Anziché andare sullo stradale storico per il motorsport USA ci sarà invece un graditissimo ritorno, quello della gara a Martinsville durante ai playoff, autentico scenario di battaglie infernali ad appena una settimana da Phoenix.
Anche qui per il resto tutto confermato, a parte gli anticipi o posticipi in calendario: nessuna gara sullo sterrato dato che torna il cemento a Bristol, un solo stradale ad Austin e due gare standalone all’Indianapolis Raceway Park (mentre i big saranno sulla brickyard) e a Milwaukee oltre alla corsa a North Wilkesboro nel weekend della All-Star Race.
In chiusura alcune dichiarazioni, ma partiamo da quelle di un anno fa quando il presidente della NASCAR Steve Phelps dichiarò che quello del 2024 sarebbe stato “probabilmente il calendario più aggressivo che avremo in termini di modifiche del programma”.
Chiaramente i fattori in gioco sono molteplici così come i pezzi del puzzle da incastrare, ma alla luce dei fatti invece è uscito ben poco di nuovo e le uniche parti aggressive sono più delle scommesse con le carte che si avevano già in mano. Al punto che oggi Ben Kennedy, vice presidente NASCAR invece dichiara: “Abbiamo raggiunto una sorta di status quo negli ultimi anni dopo le rivoluzioni di 3-4 anni fa.” Qualcosa non quadra, ma ormai i tifosi o si sono abituati, oppure hanno perso le speranze. Dopo anni di cambiamenti in positivo, stavolta sembra che nel complesso i calendari abbiano un po’ deluso e l’Iowa da solo non può cambiare ribaltare il giudizio.
Il tabellone completo della NASCAR 2024
Immagine: Media NASCAR
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