Il 10 giugno 2020 sarà una data che passerà alla storia della Nascar, sia per motivi di coscienza che pratici. Le manifestazioni di queste settimane hanno scosso un ambiente rimasto con la mente al secolo scorso e che per troppe volte aveva fatto finta di nulla in caso di eventi di rilevanza sociale. Per quanto riguarda la pista invece c’è stata la prima gara in notturna nella storia di Martinsville. Negli anni scorsi, dopo la famosa corsa dell’autunno 2015 chiusasi a pochi minuti dal tramonto, sullo short track della Virginia è stato installato un sistema di illuminazione che ha fatto sognare i tifosi.
Nelle ultime stagioni la gara clou, quella dell’ultimo round dei playoff, si è conclusa al primissimo calare dell’oscurità in un clima suggestivo, ma mancava ancora la gara prevalentemente in notturna che infatti è arrivata malgrado la pandemia. A vincere questa corsa, non una delle più emozionanti di Martinsville ma comunque avvincente, è stato Martin Truex Jr. che al calare della sera ha preso il comando delle operazioni senza lasciarlo più, tenendosi ben lontano il trio del Team Penske rimasto così a bocca asciutta.
Il pre-gara: ulteriori passi avanti
Per dirla molto in breve, la Nascar ha fatto più passi avanti negli ultimi 4 giorni che negli ultimi 20 anni, entrando ufficialmente nel terzo millennio anche sul piano dei valori e della mentalità. Dopo il messaggio di domenica del presidente Steve Phelps e il video dei piloti di domenica scorsa, martedì la Nascar ha aderito al progetto “You Can Play Team” che si prefigge l’obiettivo di eliminare ogni forma di pregiudizio di tipo razziale ma anche di orientamento sessuale nella valutazione dei talenti e degli atleti, poi nello stesso giorno è arrivato l’annuncio della livrea di Bubba Wallace per la gara di Martinsville e dedicata ovviamente al movimento “Black Lives Matter”, approvato e rilanciato in tutto il mondo anche dal RT di LeBron James.
Infine ieri gli ultimi due passi significativi ma attesi da tempo. La Nascar prima ha ufficializzato l’eliminazione del protocollo rigido da seguire all’esposizione della bandiera americana oppure durante l’inno, aprendo così ad eventuali forme di protesta, ovviamente consone all’ambiente e comunque rispettosa dei simboli nazionali. Appena tre anni fa, in occasione dell’ultima ondata di manifestazioni, questo protocollo era stato ricordato ossessivamente a tutti in modo da evitare proteste.
Infine uno degli ultimi passi storici, annunciato con un semplice messaggio:
“La presenza della bandiera confederata (chiamata comunemente così anche se effettivamente fu solo una bandiera di guerra degli Stati Confederati d’America e non interamente una bandiera dello stato autoproclamato) agli eventi della Nascar è contraria al nostro impegno per offrire un ambiente accogliente ed inclusivo per tutti i nostri tifosi, i nostri atleti e le nostre attività. Riunire insieme le persone attorno all’amore per le corse ed il relativo ambiente è quello che rende speciali i nostri tifosi ed il nostro sport. Per questo l’esposizione della bandiera confederata sarà vietata in tutti gli eventi e in tutte le proprietà della Nascar.”
Una decisione che era da prendere molti anni fa, ma probabilmente i vertici non erano all’altezza. E da questo punto di vista è innegabile il contributo sia dall’alto di una figura come Steve Phelps, sia dal basso grazie ai piloti e non solo Bubba Wallace, in quanto ovviamente coinvolto in prima persona, ma anche di molti altri come Ty Dillon e Jimmie Johnson, uno dei promotori del video pubblicato domenica.
La gara
Per la terza volta in quattro sorteggi a partire dalla pole è un pilota del Team Penske, stavolta è il turno di Ryan Blaney, affiancato ancora una volta (e anche per lui sono tre su quattro) da Aric Almirola. Sotto un cielo nuvoloso e in un’altra giornata calda e umida – sarà un giugno bollente per la Nascar – si svolgono i controlli tecnici e l’unico problema che salta fuori è bello grosso: la #51 del Rick Ware Racing guidata da Joey Gase fallisce le verifiche addirittura cinque volte, un record assoluto negli ultimi anni, e la lista delle penalità è lunga, partenza dal fondo, drive through alla primo giro e detrazione in punti al team ma non al pilota in quanto Gase è iscritto ad un’altra serie.
L’altra questione in sospeso è quella relativa ad Austin Dillon. Sua moglie infatti è nei giorni finali della gravidanza del loro primo figlio e quindi in caso di travaglio è autorizzato a mollare armi e bagagli e tornare a casa. Tornerà a casa – suo malgrado come si scoprirà in seguito – in anticipo ma non sarà necessario l’utilizzo del sostituto AJ Allmendinger. Le nuvole poi se ne vanno appena in tempo, c’è un breve scroscio di pioggia a due ore dalla bandiera verde ma poi la pista si asciuga in fretta e la precipitazione successiva sarà dopo la fine della corsa.
Al via Blaney è fin troppo prudente sul cemento di curva1 e all’esterno Almirola prende il comando ma subito arriva una caution, infatti A.Dillon fora – non si capisce se la gomma era già bucata dal via o le basse pressioni hanno giocato un brutto scherzo – distrugge il passaruota e sparge detriti per tutto il rettilineo opposto. Il danno è talmente grande che uno dei cosiddetti crash panel che separano l’abitacolo dall’esterno si buca e tutto il calore (e anche parte dei fumi) degli scarichi alla lunga invadono l’abitacolo. Dopo una buona gara, infatti dopo i due giri persi subito Dillon non cede ulteriore terreno, alla fine Austin non resiste più ed è costretto a ritirarsi a 100 giri dalla fine esausto; verrà dimesso dopo un veloce recupero in infermeria.
La ripartenza arriva al giro 13, dopo aver recuperato la batteria persa da Gase, e mette davanti ai piloti uno stint di soli 47 giri prima della competition caution, ma in appena 18 minuti succede di tutto. La top10 iniziale è questa: Almirola, Blaney, Logano, Truex, Ky.Busch, Bowyer, Ku.Busch, Keselowski, Elliott e Harvick. La finale sarà: Logano, Elliott (ad addirittura 5.2″), Bowyer, Byron, DiBenedetto, Johnson, McDowell, Ku.Busch, Harvick, Truex. Ma il ribaltone è più di quanto dicano questi nomi. Infatti la pista sgommata, il cambio fra asfalto e cemento e la mancanza di prove lasciano molti piloti in crisi di sovra- o sottosterzo e soprattutto con le gomme quasi sulle tele. Ad esempio Blaney è passato dalla pole al 29° posto ad un giro, Almirola dal secondo posto in griglia a 24° e doppiato, Keselowski da sesto ad addirittura 34° a quasi due giri, Kyle Busch da settimo a 25°, Bowman da ottavo a 19° e primo dei doppiati e quindi lucky dog, Hamlin (vittima anche del surriscaldamento della vettura con conseguente perdita di potenza) da 12° a 31°.
Ad ogni giro la classifica cambia ed i sorpassi favoriti dal ritorno del pacchetto aerodinamico a bassa downforce favorisce proprio l’avvicinamento alle altre vetture senza troppe turbolenze, oltre a rendere le auto poco stabili. Sarà anche ovviamente la fase più movimentata della gara che pian piano si tranquillizzerà.
Cominciano anche i problemi: il Stewart-Haas Racing sembra quasi vittima di una partita di batteria difettose (Harvick ed Almirola), il JGR ha problemi ai freni (Ky.Busch e Truex) come Smithley che si rifugia in pit lane con una ruota quasi in fiamme prima di riprendere la pista. Il primo giro di soste lascia Logano in testa – malgrado uno stallo in pit lane non esaltante – davanti ad Elliott e Bowyer i quali però si scambiano le posizioni alla ripartenza, poi Chase perde subito terreno; l’unica Toyota nelle prime posizioni è quella di Truex al quinto posto dietro a Kurt Busch mentre le altre ancora soffrono. Martin inoltre deve fare i conti con un possibile problema al modificatore d’assetto azionato dal meccanico al pit stop e che pare essersi rotto.
Quando la prima stage sembra avviarsi verso una fine senza scossoni, Timmy Hill si ferma in pit lane per un problema alla pompa della benzina che lo porterà al ritiro e quindi la Nascar deve chiamare la caution che cambierà le sorti della gara: dato che mancano appena 10 giri alla fine della stage provarci non costa nulla. Corey LaJoie, rimasto a pieni giri, non si ferma ai box e quindi facendo così impedisce a gran parte dei piloti doppiati di prendere la wave around lasciandoli a un giro. Al suo fianco riparte Bubba Wallace che ha cambiato solo due gomme mentre Logano e Bowyer si accomodano in seconda fila.
Alla ripartenza ovviamente con gomme fresche Logano torna in testa ma la scommessa di LaJoie e Wallace paga e guadagnano posizioni; Logano vince dunque la prima stage davanti a Bowyer, Johnson, Truex e Wallace; tornano a pieni giri sia Blaney che Keselowski (entrambi lucky dog fra la caution causata da Hill e quella del break) ma gli altri no, infatti Logano, Bowyer, Johnson, DiBenedetto e McDowell non si fermano ai box e quindi intrappolano ancora fra i doppiati Hamlin, Almirola e Kyle Busch. Si fanno in notare in pit lane le Toyota di Rowdy (lunga sosta per muso ammaccato) e Truex (per la penalità e per il ritorno della motosega a riparare un passaruota danneggiato).
La seconda stage vede 130 giri (lordi, 121 netti) di long run senza incidenti, un unico stint che dimostra che la pista si sta gommando in fretta e che gli pneumatici prima distrutti da molti in 60 giri ora reggono una distanza doppia. E’ la stage che riequilibra i valori in campo dopo la confusione iniziale. Alla ripartenza Logano resta in testa seguito da Bowyer e Johnson, ma a differenza di prima Joey non va in fuga e la coppia Clint-Jimmie resta vicina a lui; da notare invece le rimonte di Bowman e Blaney che rientrano quasi subito nella top10.
Attorno al giro 170 Johnson scavalca Bowyer ed ogni giro che passa si capisce che la #48 è la vettura più veloce sul long run e infatti dopo un breve inseguimento raggiunge Logano e al giro 202 passa in prima posizione allungando decisamente; dietro di loro ci sono Harvick che alterna fasi buone ad altre più in ombra, Blaney già quarto ed Elliott – che segue il tema di Kevin – ma a quasi 6″. E’ proprio in questo momento che in curva 1-2 cadono un paio di gocce di pioggia ed i tifosi di Johnson sognano ma alla fine saranno due gocce di numero e si andrà fino in fondo senza problemi.
Il forcing di Jimmie fa ricominciare la selezione da dietro: Hamlin, Kenseth e Kyle Busch finiscono a due giri, Jones è costretto ad una sosta per riparare il muso ammaccato dopo un contatto con Harvick e perde un giro, Keselowski fatica a rimontare mentre Truex è ancora in 16esima posizione quando i piloti a pieni giri sono 17 ed il primo dei doppiati è un Bowyer crollato letteralmente. La rimonta di Blaney prosegue con i sorpassi su Harvick e Logano, ma non riesce a ridurre il distacco da Johnson anche perché il doppiaggio di Kenseth si rivela più difficile del previsto. Jimmie vince dunque la seconda stage davanti a Blaney, Logano (finito a 7.6″ persi in 59 giri), Bowman ed Harvick.
Manca ancora poco meno di metà gara ed i nomi dei favoriti ci sono: Johnson, Blaney, Logano e Bowman con possibili sorprese provenienti da Harvick, forte del primo stallo in pit lane, ed Elliott che ha una buona base ma deve affinare qualcosa. Nessuno pensa di sicuro a Truex, 15° e migliore Toyota in pista, ma al calare della sera la situazione si ribalta. Ai box le posizioni non cambiano (solo Byron si prende una penalità) tuttavia alla ripartenza Blaney tiene all’esterno e riesce a superare Johnson passando in testa quando 200 giri prima era 29° a un giro. Il problema di Jimmie è che la sua auto è molto veloce sul long run, ma sullo short run paga tantissimo ed in pratica in questo momento esce dalla vittoria perché ad ogni caution le posizioni ed il tempo persi non riescono ad essere compensati come in precedenza.
Lo stint in testa di Blaney dura appena 12 giri, poi il compagno di squadra Logano torna in prima posizione ai -215, ma la #12 è migliore della #22 sul long run e quindi Ryan ritorna in testa a 194 giri dalla fine. Pochi attimi più tardi Keselowski completa la sua rimonta e quindi il Team Penske monopolizza le prime tre posizioni davanti ad Harvick ed Elliott. Ai -175 Jones tocca Starr mandandolo in testacoda e dunque arriva la caution che manda tutti ai box; la sosta di Blaney si rivela disastrosa dato che è lenta ed è condita da una penalità che lo manda in fondo al gruppo e Ryan perde probabilmente qui un possibile successo.
Logano torna così in testa alla gara seguito da Keselowski, Johnson, Elliott, Truex, Harvick e Bowman quando si riparte a 168 giri dalla fine. Lo stint da 65 giri che inizia in questo momento è quello che deciderà la gara e la dinamica è simile a quelli precedenti: Logano inizia bene come al suo solito sullo short run ma alla lunga è costretto a cedere alla vettura più forte. Elliott sembra essere uno dei candidati ma dalla terza posizione scivola indietro scavalcato da Truex che si unisce dunque a Logano e Keselowski. Scivola indietro anche Harvick a causa dei problemi all’alternatore che gli impediscono di usare ogni ausilio alla guida (raffreddamento e ventole dei freni) mentre il compagno di squadra Almirola rimane senza energia e va ai box a montare una nuova batteria.
La corsa si decide in soli 7 giri, appena 2’30”: il giro 364 è l’ultimo in testa di Logano, il quale al numero 365 viene scavalcato dal compagno di squadra Keselowski che apre così anche la porta a Truex (il quale ha appena scavalcato Elliott) che gli si accoda. Brad passa in testa appena cinque giri, gli unici della sua gara, poi alla tornata numero 370 viene superato da Truex che una volta presa la prima posizione non si volta più indietro. La sua fuga viene interrotta a 97 giri dalla fine dal testacoda di Houff che manda ai box per la potenziale – poi effettiva – ultima sosta.
In pit lane le posizioni non cambiano e quindi Truex riparte ai -97 davanti a Keselowski, Logano, Elliott, Bowman, Harvick, Johnson, Newman, Blaney e Buescher. Poco dopo la bandiera verde Joey scavalca Brad ma l’esito finale sarà lo stesso di prima. Harvick ed Elliott cedono alla distanza dopo un buon inizio, Blaney invece è veloce e rimonta bene ma facendo così brucia le gomme troppo presto. A 60 giri dalla fine Truex ha 2″ su Logano, 3″ su Keselowski e 4″ su Blaney. Il trio Penske lotta duramente con qualche toccatina in curva ma non si ostacola mai e quindi Joey quando capisce che non ne ha più non chiude la porta a Brad prima ai -52 e a Ryan ai -50. Blaney scavalca Keselowski ai -42 ma quando lo fa è a 3″ da Truex e non ne ha più per recuperare.
Dietro intanto si fa notare Bowman che recupera ancora dopo una ripartenza non esaltante e va alla caccia di una top5 da togliere al compagno di squadra Elliott mentre Byron lotta per rimontare dopo la penalità ma il protagonista è Bubba Wallace che come Johnson ha una vettura ferma nei primi giri ma che alla fine è come un razzo al punto che da ultimo a pieni giri recupera cinque posizioni negli ultimi 40 giri fino ad arrivare a meno di due decimi dalla top10.
Truex vince così per la seconda volta consecutiva a Martinsville e conquista appena la seconda top5 stagionale – la prima era stata domenica scorsa ad Atlanta – davanti a Blaney (+4.7″), Keselowski (+5.3″), Logano (+9.1″), Elliott (+11.4″), Bowman (+12.9″), un buon DiBenedetto che torna in alto (+14.0″), Byron (+14.7″), Kurt Busch (+17.1″) e Johnson (+18.6″). Wallace chiude come detto un’ottima gara non semplice – condita da un problema meccanico che ha rallentato un paio di soste – all’11° posto per un’altra corsa da applausi e che lo lancia al 20° posto in campionato. Bravo anche McDowell 14° in una gara positiva per il FRM (Nemechek 25° in calando nel finale), Harvick 15° e primo dei doppiati praticamente esaurito in tutto, LaJoie 18° con una vettura ex-Roush vecchia di 10 anni, Ky.Busch 19° dopo aver recuperato un giro con la strategia, Hamlin invece 24° dopo aver pregato che il motore rompendosi ponesse fine alle sue sofferenze.
In campionato Harvick resta in testa alla generale e alla griglia playoff ma Logano rosicchia parecchi punti; il vincitore vero della gara però è Johnson che grazie al ko di Almirola (33°) lo butta fuori dalla top12 in classifica e quindi per il sorteggio in vista di Miami sarà finalmente nella prima fascia di merito.
Dalla prima gara in notturna di Martinsville forse si poteva aspettare di più ma in fondo le gare primaverili qui sono sempre le più lineari e tranquille dunque la corsa di ieri si inserisce in questo filone. In ogni caso usura delle gomme e spoiler ridotto hanno fatto aumentare notevolmente il numero di sorpassi e cambi di leader sotto green (ben 10) e dunque l’ottimismo è tornato, non solo in pista ma anche nell’ambiente generale. Le decisioni più impegnative sono state prese, ora bisogna crederci e proseguire sul percorso tracciato in questi giorni.
I risultati odierni
La classifica della “Blue-Emu Maximum Pain Relief 500”
La classifica generale
Così il campionato dopo 11 gare
I prossimi appuntamenti
La Nascar il prossimo weekend farà tappa a Homestead: sabato sera ci sarà la prima gara della Xfinity Series seguita dai Truck in notturna, poi domenica bis della categoria cadetta (con questa gara valida per il Dash4Cash) e infine la Cup Series.
Immagine: nascarmedia.com
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