NASCAR | New Hampshire 2001: Robby Gordon vs Jeff Gordon

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Tempo di lettura: 8 minuti
di Gabriele Dri @NascarLiveITA
16 Marzo 2020 - 14:00
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Ci siamo, è iniziata la lunga quarantena del motorsport per impedire il propagarsi del coronavirus. Un evento mai verificatosi a livello globale. Guerre mondiali escluse, in cui comunque l’automobilismo era ancora agli albori, nella mia memoria solo in altre due occasioni i motori hanno rischiato di spegnersi per un po’ per poi ripartire seppur profondamente segnati, uno è il drammatico incidente alla 24 di Le Mans del 1955 ed il secondo la crisi petrolifera del 1974. Altri eventi invece hanno imposto uno stop solo localmente. L’ultima volta che la Nascar ad esempio ha posticipato un evento per cause esterne al maltempo è stata esattamente 18 anni e mezzo fa, il 16 settembre 2001.

Questa data è ovviamente la prima domenica dopo il terribile attentato alle Torri Gemelle di New York. In quella occasione tutto lo sport americano che era in attività (incluse MLB e NFL) si fermò per omaggiare le vittime e per recuperare la gioia di vivere prima di poter guardare delle gare di nuovo con lo spirito giusto.

Quell’11 settembre era un martedì ed i team della Nascar erano già a casa dopo la tradizionale gara del sabato sera a Richmond. Rusty Wallace aveva dominato nelle prime fasi ma alla fine Ricky Rudd – alla penultima vittoria in carriera – aveva sconfitto Kevin Harvick. Il 2001 per la Nascar era già stato un anno difficile dopo la prematura scomparsa di Dale Earnhardt a Daytona, ma la vita doveva andare avanti e lo faceva tramite suo figlio Dale Jr. e appunto Kevin Harvick, il sostituto di “The Intimidator” che aveva già vinto due gare malgrado il debutto in corsa in Cup Series.

Quel martedì mattina i team stavano iniziando a preparare il viaggio verso il New Hampshire quando alla TV comparvero immagini di morte e distruzione. Cosa fare? L’istinto di tutti all’inizio fu quello di andare avanti regolarmente, per far capire ai terroristi e al mondo intero che l’orgoglio americano non era stato scalfito, poi si pensò di ridurre il programma cancellando prove libere e qualifiche, infine invece prevalse la logica – un po’ come in questi giorni dopo inutili tentativi di proseguire a porte chiuse – di fermarsi per non ostacolare il lavoro dei soccorritori e non creare ulteriori situazioni di pericolo.

Dato che da lì alla fine del campionato non c’era più una pausa, la gara fu spostata in coda alla stagione. Ciò ovviamente era favorito dal fatto che allora non c’erano ancora i playoff e dunque risistemare il calendario era notevolmente più semplice. Dato che a fine novembre il New Hampshire non è così sicuro per quanto riguarda il meteo, la corsa prudenzialmente fu fissata per venerdì 23 novembre, 24 ore dopo il Giorno del Ringraziamento, per avere così due chance per rinviare la gara in caso di maltempo. Il presidente della Nascar Mike Helton disse al riguardo: “Questo è un momento in cui le famiglie devono stare insieme. Abbiamo ritenuto che posticipare la gara fosse semplicemente la cosa giusta da fare.” Furono posticipate anche le gare in Texas della Truck Series e della IRL, recuperate invece il 5-6 ottobre.

Intanto però la vita riprese: Jeff Gordon stava dominando la stagione ma un incidente a Richmond riaprì parzialmente i giochi, infatti Rudd con la vittoria si portò a 222 punti di distanza (comunque più di una vittoria). Poi i piloti rimasero a casa e videro in TV la CART gareggiare in Germania al Lausitzring il sabato. E la speranza di ritrovare il sorriso durò ben poco, fino al terribile incidente di Alex Zanardi. Inevitabilmente anche il giorno dopo a Monza ci furono pochi sorrisi e non mancarono nemmeno le solite polemiche fra Schumacher e Villeneuve sulla prudenza da adottare alla prima variante al primo giro, ma alla fine non ci furono incidenti e Montoya meritò la prima vittoria in carriera.

La settimana successiva si tornò in pista anche in Nascar a Dover e in un’atmosfera molto patriottica a trionfare (non senza qualche teoria del complotto, come già successo un paio di mesi prima a Daytona) fu Dale Earnhardt Jr. davanti a Jerry Nadeau e al solito Ricky Rudd. Il campionato poi proseguì regolarmente, Jeff Gordon mantenne il vantaggio e dopo la gara di Atlanta, in origine gran finale ma diventata penultima corsa, si portò a casa il quarto titolo in carriera. Nessuno però si sarebbe immaginato allora che sarebbe stato anche l’ultimo.

In New Hampshire, in un clima freddo (circa 10 °C), si riprende da dove ci si era lasciati a settembre, come se non ci fossero stati due mesi in mezzo, dunque niente libere né qualifiche e quindi a partire dalla pole è Jeff Gordon davanti a Rudd. Ricky non è mai in gara e quindi il campione è libero di dominare, solo Sterling Marlin gli si mette davanti per qualche giro nelle prime fasi di gara.

Da dietro però sta rimontando furiosamente Robby Gordon (i due non sono parenti) con la vettura #31 di Richard Childress. Dopo una carriera iniziata nell’off-road e proseguita in CART, Robby tentò il grande salto in Nascar a più riprese ma fallendo numerose volte. Quella che sembrava l’ultima chance gli venne offerta appunto da Childress per sostituire l’infortunato Mike Skinner. E anche questa occasione fu come un viaggio sulle montagne russe: quattro gare con migliore risultato un 25° posto proprio in New Hampshire in luglio, ma anche la grande occasione persa al Glen dove la vettura finì in fumo.

Skinner tornò per qualche gara ma poi preferì fermarsi per finire la riabilitazione ad un ginocchio. Gordon allora riprese il volante e infilò questa incredibile sequenza: 14° in Kansas, DNQ a Charlotte, 38° a Martinsville, 19° a Talladega, 7° a Phoenix, 37° a Rockingham. A Miami salì in macchina Jeff Green ma poi Robby tornò ad Atlanta: 45° in qualifica e DNQ. Malgrado ciò Gordon venne confermato sulla vettura #31 del RCR per la stagione successiva il lunedì dopo Atlanta. Il clima dunque era più sereno e la 31esima posizione in griglia di partenza, seppur non benaugurante quel giorno a Loudon, poteva rappresentare un punto di partenza. E infatti lo fu.

Robby Gordon rimonta furiosamente e ben presto e nelle posizioni alte finché vede là davanti Jeff Gordon. La sfida fra gli omonimi è tutta negli ultimi 40 giri. Robby è vicino alla prima posizione e ad una incredibile vittoria su un ovale, lui che invece predilige di gran lunga gli stradali, Jeff non vuole mollare una vittoria nemmeno se conta nulla come questa, tanto il titolo è già in bacheca. Dopo una ripartenza, ai -16 si decide tutto: Robby mette il muso all’interno di Jeff in curva 3 e si toccano, la #24 finisce leggermente larga ma lì c’è il doppiato Mike Wallace e la #12 finisce a muro mentre Jeff ha il muso ammaccato. Il sorpasso è stato duro, ruvido, da short track, ma Robby è passato e la sua vettura è a posto. Jeff non ci sta e perde la testa, cercando la vendetta – che Robby riesce a limitare nei danni subiti – durante la caution. I commissari non possono che esporgli la bandiera nera e quindi Jeff è costretto a scontare una penalità che lo farà finire 15° a un giro. Senza più il rivale di mezzo, per Robby Gordon non ci sono più ostacoli verso la prima vittoria in Cup Series.

La carriera di Robby sembra ora destinata alla serenità, ma con lui è sempre un’altalena. Gli unici due risultati che rispecchiano pienamente il suo talento sono le vittorie sugli amati stradali di Sonoma e Watkins Glen nel 2003, ma gli valgono solo il 16° posto in classifica generale. Gordon sarà sempre un personaggio controverso, o lo ami o lo odi, e questo forse – insieme alla totale mancanza di costanza di rendimento – gli ha costato il posto al RCR. C’ha provato con un suo team, ma sono stati più i problemi col regolamento che i risultati eccezionali. Nel 2012, quando Robby è già più concentrato sul ritorno all’off-road e sulla Dakar, l’ultima gara in Cup Series, un 39° posto a Sonoma.

E’ del 2012 è forse anche la sua idea più vincente, gli Stadium Super Trucks, delle vie di mezzo fra dei pick-up e dei Monster Truck, vetture che corrono su circuiti stradali e non in cui sono inserite delle rampe artificiali per creare salti incredibili per i mezzi in questione. Ovviamente gli incidenti fanno parte del percorso e alla fine forse la categoria creata da Robby Gordon è quella che riassume perfettamente il carattere e la personalità di Robby Gordon.

Nella speranza che il motorsport torni in pista il più presto possibile, quando le condizioni di sicurezza saranno garantite per tutti (piloti, addetti ai lavori e tifosi), in questo periodo di quarantena forzata potete rivedere qui in versione integrale la “New Hampshire 300” del 2001.

Fonti: en.wikipedia.org; racing-reference.info; espn.com; motorsport.com; upi.com; azdailysun.com; crash.net

Immagine: twitter.com/RonnysKid32 (per segnalare il copyright info@passionea300allora.it)

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