NASCAR | Kyle Busch passa al Richard Childress Racing dal 2023!

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Tempo di lettura: 21 minuti
di Gabriele Dri @NascarLiveITA
14 Settembre 2022 - 08:30
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Si chiude la saga del mercato 2023 con lo storico trasferimento di Kyle Busch al Richard Childress Racing e alla Chevrolet dopo 15 anni di Joe Gibbs Racing e Toyota. I malumori che hanno portato a questo passaggio che innesca un grande effetto domino ancora da risolvere del tutto


L’annuncio di mercato del decennio (molto probabilmente, visto che mancano ancora sette anni abbondanti) è arrivato oggi. Atteso da ben nove mesi qualunque l’esito fosse stato, la conferenza stampa alla NASCAR Hall of Fame di oggi pomeriggio ha creato ancora più terremoti di quanto immaginato. Dopo 15 anni Kyle Busch lascia il Joe Gibbs Racing e la Toyota per accasarsi al Richard Childress Racing e alla Chevrolet innescando un possibile effetto domino e anche uno scossone economico non indifferente nel team che attualmente ha come piloti Austin Dillon e Tyler Reddick. Una vicenda che si è trascinata fra tira e molla per gran parte del 2022 e che merita di essere raccontata nel dettaglio.

I malumori dei mesi scorsi

Per ricostruire a come si è arrivati a questo punto bisogna tornare indietro di addirittura nove mesi, quando all’improvviso per i tifosi (forse meno per gli addetti ai lavori più coinvolti) arriva il fulmine a ciel sereno: il 20 dicembre 2021 la Mars Inc., la famosa casa dolciaria americana, annuncia che a partire dal 2023 non sarebbe stata più sponsor del Joe Gibbs Racing, né di alcun team, in Cup Series mettendo fine ad un impegno in NASCAR quasi totale e continuativo iniziato nel 1999.

La sponsorizzazione con il marchio M&M’s iniziò con il MB2 Motorsports e la vettura #36 di Ernie Irvan poi passata in corsa, causa secondo incidente quasi fatale e ritiro definitivo di Irvan, a Jerry Nadeau. Dal 2000 la vettura gialla e colorata passò a Ken Schrader che la tenne fino al 2002 quando il marchio cambiò team e passò al Robert Yates Racing e alla #38 di Elliott Sadler fino a metà 2006 in occasione dell’addio di Elliott al team e alla sua sostituzione con David Gilliland fino alla fine del 2007.

Nel 2008 il passaggio che tutti conosciamo: Kyle Busch lascia l’Hendrick Motorsports nella bufera, si accasa al Joe Gibbs Racing e sulla #18 dove lo sponsor principale sarà proprio quasi integralmente M&M’s e, sporadicamente, altri prodotti del gruppo Mars come ad esempio Snickers. Nasce così l’epopea di “Candy Man” destinata a durare per le successive 15 stagioni, sempre fra alti e bassi umorali di Kyle Busch fino appunto al 2022.

Il Joe Gibbs Racing si trova così in un guaio che non è singolo, bensì doppio: a fine 2022 non scade solo il contratto con la Mars, ma anche quello con lo stesso Kyle Busch che, malgrado i quasi ormai 37 anni, è comunque uno dei pezzi più pregiati sul mercato e lasciarselo soffiare via sarebbe imperdonabile nonché una grave perdita per il team.

La scuderia, dunque, si mette subito in caccia di uno sponsor importante in grado di coprire non solo gran parte del budget della #18 (nel 2021 ad esempio le gare sponsorizzate erano state 27 su 36), ma anche dello stipendio di Kyle Busch che, secondo fonti considerabili affidabili, si aggira attorno ai 16 milioni di dollari rendendolo il pilota NASCAR in attività più pagato. Ma in un epoca di costi crescenti e di nuovi CEO che staccano la spina alle sponsorizzazioni appena insediati, la ricerca si fa dura pensando anche al fatto che di sponsor così notevoli in Cup Series ne sono rimasti praticamente solo due: FedEx con Hamlin e Shell-Pennzoil con Logano.

La ricerca inizia subito anche con il contributo di un marketing advisor preso in fretta e furia dalla concorrenza ovvero l’agenzia di Ted Geschickter, il comproprietario del JTG Daugherty. Passa l’inverno e non ci sono notizie. L’unica conferma è che Rowdy – come da promessa dopo la 100esima vittoria in Xfinity Series – si concentrerà solo su Cup e Truck Series dove disputerà le consuete cinque gare all’anno.

Nei giorni prima del Busch Clash a Los Angeles Kyle Busch si espone per la prima volta dicendo che “Sono contento dove sono. Sarebbe però bello aver già finito tutte le trattative e avere qualcosa di pronto da annunciare. Tuttavia siamo ancora all’inizio delle discussioni, quindi non c’è nulla di definito. Ovviamente sto bene al JGR, vorrei stare qui e spero che sarà così.”

Inizia la stagione, iniziano i malumori (primo obiettivo la vittoria di rapina di Bowman a Las Vegas), la prima vittoria sullo sterrato di Bristol (per grazia ricevuta di Briscoe – soprattutto – e Reddick), ma di aggiornamenti ancora nessuno. Si arriva ad aprile e la situazione inizia a farsi decisamente più delicata. Questo Kyle Busch in conferenza stampa: “Non sto diventando ansioso. Se succede [il rinnovo, nda] bene, se non succede va bene uguale e arrivederci.” E a chi gli chiede più informazioni risponde: “Chiedete a Joe Gibbs.”

Eh già, perché i rapporti con il suo team owner anche pubblicamente sembrano essere sempre più freddi. Nessuno crede ad una separazione fra i due per tanti motivi, ma i segnali che qualcosa non va ci sono e pure evidenti. Sono due i punti fondamentali che fanno propendere per un rinnovo. Il primo forse è il destino del Kyle Busch Motorsports, team ovviamente marchiato Toyota e il cui futuro è inevitabilmente legato a con che costruttore correrà il suo proprietario. Quindi convincere Rowdy ha come tassa implicita mettere sul tavolo della trattativa anche un piano per il KBM.

Il secondo è forse più pratico: che sedili liberi ci sono? In casa Toyota c’è già il problema Truex, indeciso se proseguire o no e forse Kyle e Martin aspettano che uno dei due faccia la prima mossa, poi di sedili liberi non ce ne sono perché chiedere un ampliamento al 23XI da due a tre vetture sarebbe oneroso. In casa Ford Penske appare al completo (i rinnovi quasi certi di Blaney e Logano arriveranno in estate) mentre in casa Stewart-Haas Racing ci sarebbe il posto di Almirola che ha annunciato il ritiro e poi Custer che sta vivendo una stagione non entusiasmante (eufemismo).

Ford però è nota per essere poca propensa ad investimenti importanti ed improvvisi, non solo in Cup Series infatti fra Xfinity e Truck Series ci sono ben poche vetture con l’ovale blu. 30 anni fa Ford si lasciò sfuggire Jeff Gordon pur avendolo in casa, due anni fa invece fece il bis con il sospeso Kyle Larson e così Hendrick ha ringraziato con ben cinque titoli in più in bacheca. E forse anche in questo caso le porte si sono chiuse quasi subito, con Custer confermato a voce e Almirola che ha ritrattato sul ritiro annunciando il suo ritorno nel 2023.

Rimaneva dunque solo la Chevrolet, ma dove? Hendrick è al completo a meno di scaricare all’improvviso Bowman, altri team non hanno le possibilità e le trattative si concentrano su due squadre. Una a sorpresa è l’ambizioso Kaulig Racing di Matt Kaulig e Chris Rice. I charter ci sono (ben due) con un sedile – quello della #16 – disponibile al fianco di Haley, la voglia di diventare grandi (forse troppo in fretta) pure e dunque pare la trattativa inizi. Intanto Kaulig gioca sui social, prima facendo intendere che lo spazio per una terza vettura ci sia, poi dicendo il 2 settembre che il 5 ottobre sarebbe stato annunciato il pilota del 2023.

Abilità social? Qualche verità di fondo? Troll? Non sappiamo cosa c’è di vero, l’unica certezza è che questa non è stata la strada scelta da Rowdy, forse perché troppo rischiosa – quasi a livello Rossi in Yamaha nel 2004 – e quindi Kyle Busch si è trovato ad un bivio: Joe Gibbs Racing o, incredibile ma vero, Richard Childress Racing.

Già perché nel frattempo era scoppiata un’altra bomba di mercato: a luglio Tyler Reddick annuncia che nel 2024 passerà al 23XI Racing, non si sa se con o al posto di Kurt Busch, dopo che Richard Childress è riuscito a strappargli al termine di una trattativa non semplice solo l’opzione in suo possesso per il 2023. Il proprietario del RCR non riesce a mandar giù questo annuncio arrivato 18 mesi in anticipo (ad oggi i due sono ancora in rapporti tesi) e quindi nel team si apre una crepa profonda.

A rendere ancora più intricata tutta questa situazione ci pensa l’incidente di Kurt Busch a Pocono. Il pilota del 23XI sbatte in qualifica in curva3 e riporta una commozione cerebrale che al momento lo tiene ancora lontano dalla #45 a due mesi di distanza. Il sostituto chiamato in extremis fra sabato e domenica non è l’originario previsto “terzo pilota” del team, ovvero John Hunter Nemechek, bensì Ty Gibbs che a tutt’oggi è ancora al volante al posto di Kurt.

Il motivo di questo cambio improvviso? Forse solo logistica, Nemechek aveva già lasciato Pocono dopo la gara dei Truck, Gibbs invece era ancora pronto anche se appena arrivato a casa e alla domanda del team owner Hamlin ha risposto presente e quindi è tornato in Pennsylvania, ma probabilmente c’era qualcosa di più.

Nel frattempo, infatti, ovviamente Kyle Busch era stato sempre più pressato dai media nelle conferenze stampa o in ogni altro momento per chiedergli della trattativa con il JGR. E l’umore di Rowdy era ovviamente da Rowdy con risposte secche (ma mai maleducate) che allo stesso tempo dicevano tutto e nulla. L’unica cosa certa pare essere che Kyle non voglia “rubare” il posto al fratello al 23XI Racing anche in caso di ritiro del campione 2004.

Fra alti (la nascita del secondo figlio seppur da maternità surrogata dopo mille difficoltà) e bassi (Kyle e moglie sfuggiti ad una sparatoria in un centro commerciale a Minneapolis), il rituale del sabato è diventato: “Hai qualcosa da dirci, Kyle?”. A maggio per la prima volta a parlare però era stato Joe Gibbs il quale dice: “Sono fiducioso del fatto che avremo la #18 a posto a livello di sponsor e di contratto con Kyle. Andrà tutto bene. Ty Gibbs? Dobbiamo essere prudenti, il nostro obiettivo è quello di tenerlo in Xfinity Series per due anni [2021 e 2022, nda], non dobbiamo affrettare i tempi.”

Tutto tranquillo dunque? Tutt’altro. Dopo sei mesi la questione sponsor è ancora in alto mare, non si sa nemmeno se qualcuno sia mai arrivato a trattare e Busch anche pubblicamente comincia ad essere insofferente. La goccia che fa traboccare il vaso esplicitamente è di pochi giorni fa quando su Twitter Rowdy in risposta ad uno studio che dice che è il leader fra i 16 qualificati ai playoff in materia di valore generato sui social (quantificato non si sa come, nda), risponde: “Quindi sono appetibile sul mercato!?” riferendosi molto probabilmente al fatto che in nove mesi il JGR non sia riuscito a capitalizzare questo potenziale.

Tornando indietro, il primo grande campanello d’allarme arriva a inizio luglio, prima ancora dell’annuncio di Reddick in 23XI. Il presidente del JGR Dave Alpern dichiara: “Stiamo ancora lavorando sullo sponsor e, come sempre, nel nostro campo questo richiede tanto tempo. E, devo ammetterlo, in questo caso ci stiamo mettendo più del previsto e non per mancanza di interesse. Vogliamo solo mettere tutto a punto. Quindi le due trattative probabilmente andranno avanti in parallelo. E, di nuovo, speriamo di avere qualcosa da annunciare al più presto.”

Dieci giorni più tardi a metà luglio, ad annuncio di Reddick avvenuto, Busch si dimostra ancora stranamente ottimista: “Cioè, è chiaro che sarebbe bello avere qualcosa da dire prima o poi, ma onestamente non importa quando arriverà. Finché non c’è un annuncio io sono il pilota della #18 ed ho un sedile.” E a domanda diretta Busch risponde: “La risposta in breve è sì, ho parlato con altri team. Sapete, tutto è possibile e tutto può realizzarsi. Dipende solo da chi fa cosa.”

Questa risposta sicuramente tocca il nervo scoperto di Joe Gibbs che il giorno successivo si dice “sorpreso” della notizia che Kyle Busch ha parlato con altri team e che, soprattutto, il rinnovo non è stato ancora firmato. L’ex coach NFL ammette che la situazione è difficile, ma tutti stanno lavorando duramente per concludere la trattativa. Intanto a fine giugno Truex si è deciso e con appena quattro parole ha spento tutte le voci: “I’m coming back.”

A fine luglio un altro campanello di allarme. Il presidente di Toyota Racing Development (TRD) David Wilson dichiara: “Sì, stiamo pensando a piani di emergenza. Stiamo percorrendo ogni strada, se non ci saranno sponsor creeremo dei ponti da qualche parte.” Wilson riferisce anche di trattative passate e presenti con “più sponsor”, ma nulla di più.

Fine luglio, altro sabato ed altra conferenza stampa. Kyle Busch dice che “ci sono state diverse notti insonni. Non penso che i soldi siano mai stai un problema. Ovviamente [da team owner, nda] so come è il mercato degli sponsor, quindi so cosa sta succedendo. Da parte mia so che dovrò fare delle concessioni e correre sotto il mio valore di mercato [e questo conferma la voce girata nelle settimane precedenti che Rowdy avrebbe anche accettato un taglio dello stipendio, nda], ma ho accettato questo e ora voglio vedere a cosa porta.” Busch inoltre conferma trattative con altri team, ma il suo obiettivo principale è rimanere sulla #18.

Nel frattempo la stagione sta andando sempre peggio. A Daytona da notare c’è solo la battuta in conferenza stampa: “Ho una notizia per voi: non ci sono notizie.” A Darlington all’inizio dei playoff rompe il motore quando è in testa, non ottiene una top5 da Gateway a giugno, la sua media nelle ultime 10 gare è da fuori dalla top25, altro che scalata al titolo nei playoff. Al Media Day Rowdy dice che spera di avere una notizia al più presto, ma non si espone troppo.

Si arriva in Kansas ed è sempre sabato quando scoppia la bomba: Jordan Bianchi per The Athletic annuncia che Kyle Busch ha firmato per il Richard Childress Racing. Il campo dei possibili sedili disponibili si era ormai ristretto, ma comunque lo scossone è notevole così come tante sono le domande ancora a cui rispondere.

La risposta più semplice riguarda il sostituto di Kyle Busch sulla #18 ed il pilota designato dovrebbe essere ovviamente quel Ty Gibbs che invece non bisognava affrettare nella promozione in Cup Series come successo in passato con Joey Logano, Daniel Suárez e tanti, troppi piloti poi scaricati in fretta dal JGR, anche se ovviamente per Ty il contesto familiare è decisamente diverso.

Per quanto riguarda il RCR? La situazione è spinosa. Reddick malgrado le vittorie è separato in casa, la sua destinazione è certa per il 2024 ma per il 2023 non si sa ancora nulla riguardo a Kurt Busch. Dunque il Richard Childress Racing avrà due o tre vetture? In caso di terza vettura sarà con charter oppure Open con Reddick sacrificato o addirittura scaricato? E se verrà acquistato un charter da chi? E a che prezzo visto che oltre al nuovo eventuale team e allo stipendio di Busch bisogna ormai investire secondo le ultime stime 20 milioni di dollari (!) per comprare un charter?

Kyle Busch dopo le indiscrezioni ovviamente dice che non ha ancora notizie da fornire, l’unico commento è sulla relazione con Richard Childress a 11 anni di distanza da un incidente in pista proprio in Kansas fra Rowdy ed uno dei Truck del RCR che lasciò i due prima decisamente vicini con Childress che pare abbia tirato un pugno a Busch e poi decisamente in pessimi rapporti. Busch ovviamente dice che il tempo appiana tutte le differenze, ma non di più.

I tifosi sono scioccati da questa notizia, lo vedono come due mondi opposti che entrano in contatto, ma bisogna aspettare. Quanto? Ben poco: al termine di un’altra gara da dimenticare in Kansas Kyle Busch twitta senza aggiungere nulla che ci sarebbe stato un annuncio 48 ore più tardi, alle 16:00 italiane alla NASCAR Hall of Fame. Un annuncio che per molti ha la portata della famosa “Decision” di LeBron James in diretta ESPN.

L’annuncio odierno di Kyle Busch

Malgrado tutti sapessero ormai quale fosse l’annuncio in molti temevano un colpo a sorpresa di Rowdy tipico del sue carattere. E invece alle 16:00, dopo un filmato per creare hype, sulle una delle due sedie sul palco si è seduto Kyle Busch che dopo una lunga serie di ringraziamenti sia al suo presente che al suo passato, come molti nei giorni scorsi avevano desiderato, ha preso spunto dalla Decision (presa definitivamente appena pochi giorni prima) dicendo:

“So now, for the moment you all couldn’t wait for: I’m excited to announce that I’ll be taking my talents to Welcome, North Carolina, to drive the #8 car for Richard Childress Racing starting in 2023.”

ufficializzando così il passaggio storico dal JGR al RCR con un contratto pluriennale. Nella serie di ringraziamenti c’era stata anche una frase significativa: “Gli ultimi mesi sono stati stressanti. Lo ammetto. Sono passati 15 anni dall’ultima volta che ho dovuto prendere una decisione del genere ma allora ero solo, adesso ho una famiglia, una moglie, due figlio ed un team, quindi questo processo è durato a lungo e non potevo affrettarlo. Dovevo andare in un team in cui potevo vincere subito. Vincere trofei è il motivo principale per cui sono ancora qua. Avevo anche bisogno di un posto in cui poter fare un reset e sentirmi il benvenuto.

Questo cambiamento mi permetterà di ripartire da un foglio bianco. Un nuovo compagno compagno di squadra. Ehm, dei nuovo compagni di squadra [lapsus interessante, nda], un nuovo team owner che accetta da dove vengo e che nonostante questo mi aiuta dove voglio arrivare. Per questo ho deciso di accettare questa sfida e la scelta si è ridotta solo a questo team.”

A questo punto è salito sul palco Richard Childress e la conferenza stampa si è trasformata in una serie di momenti cringe.

Il primo quando appena salito sul palco Childress ha regalato a Busch un orologio d’oro (non lo stesso che Richard si tolse per dare il pugno a Kyle 11 anni fa) perché “si era dimenticato di darli un bonus alla firma del contratto.” Il secondo quando sempre Childress, su una banconota da 100$ ha controfirmato una opzione per ingaggiare il figlio di Kyle Busch, Brexton, che ha sette anni.

Il terzo la storiella raccontata ancora da Childress su come è nata la trattativa. Al momento dell’annuncio dell’addio di Reddick Austin Dillon lo ha chiamato e gli ha detto “Caro nonnino, e se prendessimo Kyle Busch?” La trattativa è andata evidentemente a buon fine, ma la storia forse è passata come quella di un nonno multimiliardario che accontenta il nipotino (32 anni…) viziato, un piccolo boomerang. Il quarto, più per i tifosi old style, è stato quando Childress ha paragonato come stile di guida e come attitudine Kyle Busch a Dale Earnhardt, opinione su cui si può discutere ma che non tutti hanno apprezzato e da cui Rowdy si è subito dissociato dicendo che non si possono fare confronti.

Una volta sepolta l’ascia di guerra del 2011 si potrebbe dire che per fortuna la conferenza stampa in sé è durata poco, quindi a rimettere sui binari giusti il momento storico ci hanno pensato le domande dei giornalisti presenti in sala che hanno permesso di chiarire alcuni dei dubbi rimasti, ma non tutti.

Le conseguenze

Il più grande dubbio è ovviamente il fatto che non è stato ancora annunciato il passaggio ufficiale del Kyle Busch Motorsports in Chevrolet (l’intenzione è comunque quella) anche perché Rowdy ha come piloti molti sostenuti direttamente anche da Toyota, quindi bisognerà sistemare parecchi contratti per il 2023 come quelli di Chandler Smith, John Hunter Nemechek (che nel weekend in Kansas aveva parlato di “periodo difficile”) e Corey Heim.

Poi la questione più grande rimane quella del terzo charter. Childress ha detto che l’intenzione del team è prenderne uno per Reddick per il prossimo anno in modo da non lasciarlo ogni settimana con una vettura Open. La sorpresa però è che Richard ha detto che, malgrado questa situazione transitoria, il progetto terza vettura è a lungo termine. E con Kyle Busch in squadra, l’acquisto del charter stesso e l’investimento aggiuntivo quanti sponsor, nuovi o con impegno maggiore, possano arrivare nei prossimi mesi per sostenere tutto questo?

In molti stanno già parlando di possibile bluff o rischio di buco clamoroso in caso di risultati mancati o promesse non mantenute. I charter in vendita ufficialmente sul mercato sono zero, ma se ci si presenta con un assegno da 20 milioni di dollari ci si può pensare. Rick Ware sarebbe così disposto a venderne uno dei due in suo possesso ad un costruttore concorrente ora che è affiliato Ford? Forse la strada non è così semplice e Rick è più intelligente di quanto si creda. Quindi RCR si rivolgerà a Spire per puntare al charter della #77? Vedremo come andrà questa ulteriore trattativa.

Quindi il posto di Reddick in RCR per il 2023 è tutt’altro che garantito e soggetto a molti fattori esterni. L’unica cosa certa è che, anche col cambio di numero imposto (prenderà il #33 eventualmente?) il clima all’interno della squadra lo vede ancora più ostracizzato. E allora la strada di un eventuale buyout da parte di 23XI Racing del suo contratto con – ahimè – un prepensionamento forzato di Kurt Busch torna fra le eventualità. Se invece ci sarà davvero il terzo charter, chi sarà il pilota dal 2024? Austin Hill, che ha debuttato in Michigan qualche settimana fa, potrebbe essere uno dei candidati.

A domanda diretta su questo tema (perché non accettare un eventuale buyout di Reddick guadagnando in numerosi modi, economici e di equilibri in squadra, e allo stesso tempo risparmiando sull’acquisto del terzo charter) è stata posta una domanda diretta a Childress, ma la risposta è stata un giro di parole che è sembrato più una supercazzola di Amici Miei mal riuscita che una vera replica convinta.

L’unica cosa quasi certa dall’altra parte della barricata è che il sostituto di Kyle Busch sulla #18 del Joe Gibbs Racing sarà ovviamente Ty Gibbs che, stando a Joe Gibbs poche settimane fa, non doveva essere promosso in fretta e furia in Cup Series, ma ora tutto e cambiato.

Joe Gibbs ovviamente ha anche pubblicato un semplice comunicato che mette fine al rapporto fra i due: “Kyle è stato una parte integrante della nostra storia e dei nostri successi. Lo ringraziamo per tutto il suo contributo al team in questi anni. Se si guarda a tutti i risultati che ha già ottenuto si capisce che è stato incredibile e sappiamo prima o poi celebreremo insieme il suo ingresso nella Hall of Fame. Sappiamo anche che può ottenere ancora molto, incluso un campionato quest’anno. Auguriamo il meglio a Kyle, Samantha e i loro figli.”

Non convince nemmeno riguardo a questo la risposta di Childress sul numero assegnato a Kyle Busch. Ovviamente a Rowdy è stato dato lo storico #8 (che fu seppur in un altro team anche di Dale Earnhardt Jr. ed il cerchio nato 15 anni fa con la faida fra i due che si chiude definitivamente) anche se fra il serio e il faceto Busch ha chiesto al nuovo titolare: “Ed il #3?”. Ma la motivazione fornita da Childress è stato un generico: “È un progetto a lungo termine.”

Progetto che tuttavia poteva esserci anche con un qualsiasi altro numero, non necessariamente con il #8. Ergo, la retrocessione di Reddick è completa al punto che alla conferenza stampa di oggi non era nemmeno fra il pubblico a differenza di Dillon.

Last but not least, la scommessa di Kyle Busch sarà vincente? Il Richard Childress Racing ha sì vinto tre gare nel 2021, il miglior risultato dal 2013 quando c’era ancora Harvick, ma lo sarà al suo livello? Reddick ha vinto due gare ed è in crescita, ma è anche verso l’uscita. Austin Dillon è un buon pilota ma sicuramente non un vincente ed oggi ha detto di avere un contratto fino al 2025, quindi la squadra pare consolidata sul lungo termine.

Busch dovrà trainare un team che da anni non si avvicina al titolo (da otto anni non è nella top5 a fine anno) e dovrà farlo in fretta perché malgrado la gioventù dentro di sé ed il contratto pluriennale, gli anni sulla carta di identità per lui saranno 38.

Qualcuno ha chiesto a Kyle Busch cosa è stato quel qualcosa in più che lo ha portato al Richard Childress Racing e non in un altro team. Una delle motivazioni può essere che nel contratto – finalmente – Kyle Busch ha ottenuto la concessione di poter disputare in un futuro prossimo o lontano anche la 500 Miglia di Indianapolis. Ora che corre con Chevrolet sicuramente avrà meno veti davanti a sé rispetto al periodo Toyota e potrà imitare il fratello Kurt che fece Double Duty nel 2014.

In sintesi un pezzo del domino è caduto, ma non ha fatto cadere gli altri pezzi. È caduto sul pulsante di innesco di un’ulteriore bomba che potrebbe scoppiare e creare altri effetti imprevisti. Potere di Kyle Busch, in grado di scrivere la storia anche così.


Immagine: twitter.com/RCRracing

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