NASCAR | Kyle Busch fa la gara perfetta e conquista il secondo titolo in carriera!

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Tempo di lettura: 15 minuti
di Gabriele Dri @NascarLiveITA
18 Novembre 2019 - 21:30
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Per poter vincere la gara decisiva prima di tutto non bisogna commettere errori, poi avere un auto veloce e solo alla fine battere gli avversari. Kyle Busch ed il suo team hanno rispettato alla lettera il programma disputando la gara perfetta dall’inizio alla fine. Martin Truex Jr. e Denny Hamlin devono recriminare sugli errori ai box dei loro crew chief all’ultima sosta mentre per battere Kevin Harvick è bastato essere più veloce della #4, costretta nel finale di gara alla strategia disperata in cerca di una caution per tornare in corsa per il titolo. Rowdy bissa così il titolo del 2015, controverso per i tifosi tradizionalisti perché conquistato dopo aver disputato solo 25 gare su 36 in seguito alla frattura alla gamba rimediata a Daytona. Ora invece non si possono muovere critiche a Kyle, l’unico a rimanere lucido per tutte le 400 miglia.

La gara

Il weekend di Homestead non scorre via tranquillo, infatti la pioggia rovina la giornata del venerdì dedicata in teoria alle due sessioni di libere. Invece le auto della Cup Series non riescono nemmeno a mettere le ruote in pista e la Nascar è costretta ad attivare il piano di emergenza: le qualifiche del sabato vengono cancellate e sostituite da una sessione di libere fondamentale per definire gli assetti. In questi 50′ ne esce un quadro variegato: Kyle Busch è il più veloce sul giro singolo e sui 5 giri, Hamlin primeggia invece sui 10 giri e Truex infine sui 15 giri, Harvick invece sembra costretto ad inseguire su tutti i fronti.

A partire dalla pole position, grazie al reset del punteggio dopo il “Round of 8”, è così Hamlin, supportato per l’occasione addirittura da Michael Jordan in persona, ma stavolta può tenersi il miglior stallo in pit lane a differenza dell’anno scorso quando dovette cederlo al compagno di squadra Kyle Busch ancora in lotta per il titolo; in prima fila con lui c’è Harvick e dietro di loro Truex con Kyle Busch. Alla bandiera verde Truex spinge Hamlin in testa ma non basta infatti dall’esterno Kyle Busch manda Harvick davanti a tutti. La beffa per Martin è che oltre all’obiettivo fallito scivola dietro a Larson e Keselowski e deve difendersi anche da Logano. La lotta fra Kyle e Denny favorisce la fuga immediata di Harvick che mette fra sé e gli altri 1″ di margine. Ma le inquadrature per Kevin durano poco dato che le telecamere si spostano subito sulla #19 che comincia a rimontare a velocità doppia e appena raggiunge un avversario non perde neppure un attimo nella manovra di sorpasso.

Al 5° giro Truex è quarto, al 10° passa Kyle Busch ed è terzo, un paio di tornate più tardi scavalca un Hamlin che paga un po’ di sottosterzo e al giro 21 ha già annullato il secondo e mezzo che aveva di ritardo da Harvick e Martin va in testa. Il problema per gli altri, #4 inclusa che soffre invece di tanto sottosterzo, è che Truex prosegue con un ritmo insostenibile. L’unico che riesce – seppur a giri alterni – a resistergli è Larson, il quale rimonta sorpassando prima la #18 e poi Hamlin e Harvick in un colpo solo seguendo l’amata traiettoria lungo il muro.

Le difficoltà di Kevin sono evidenti quando si nota che in appena 14 giri è passato dalla prima alla quinta posizione staccato di almeno 6″ da Truex e per questo decide di aprire lui il primo giro di soste dei big (al passaggio precedente era stato il turno di Jones e Keselowski) insieme a Kyle Busch; una tornata più tardi è la volta di Hamlin e due più tardi quella di Truex. Tutti e quattro non hanno grossi problemi e al ritorno in pista poco dopo metà stage Truex ha 4″ su Larson, 7.5″ su Ky.Busch, 8.5″ su Harvick e oltre 10″ su Hamlin che non solo paga una sosta più lenta della concorrenza ma perde almeno due decimi al giro rispetto ai rivali.

Intanto davanti Truex continua a proseguire su un ritmo insostenibile e ai -20 ha dilatato i distacchi in maniera incredibile al punto che piloti del calibro di Keselowski ed Elliott stanno per essere doppiati. Martin alza il piede solo quando a tre giri dalla fine (con Larson a 6″, Kyle Busch a 10.5″, Harvick a 14″ ed Hamlin a 17″) deve doppiare il compagno di squadra Jones e Newman, rispettivamente 13° e 12°. Allora Truex decide di graziare Erik ma soprattutto di evitare rogne con Ryan e vince dunque la prima stage praticamente in folle.

Titolo già deciso? Per nulla, visto che la prestazione – seppur dominante – di Truex è arrivata per prima cosa sotto il sole prima del tramonto e poi, visto il poco tempo avuto a disposizione dai team nelle libere, deve ancora far capire il vero potenziale delle vetture. Il secondo giro di soste vede Kyle Busch che scavalca Larson ed Hamlin che fa lo stesso con Harvick. La seconda stage inizia con un altro sorpasso in vetta: Larson spinge infatti Busch in testa mentre Hamlin non fa lo stesso col compagno di squadra. C’è molta curiosità su cosa possa fare Rowdy a pista libera senza traffico viste le lamentele dei mesi scorsi del pilota della #18 contro il pacchetto aero 2019 che impedisce anche solo seguire i piloti in curva. La curiosità dura pochissimo, infatti in un giro Truex lo sorpassa e torna in testa, ma stavolta non va in fuga.

Infatti dietro alla #19 si forma un terzetto composto da Larson, Busch e Harvick mentre Hamlin si trova ancora in difficoltà, stavolta perché sorpassato prima da Blaney e poi da Johnson. Al giro 94 i tre sono affiancati ma Larson lungo il muro non molla e quindi parte un bel duello fra la #18 e la #4 con una serie di sorpassi in curva1, incroci in curva2, controsorpassi in curva3, di nuovo incroci in curva4 e così via per almeno due giri, poi alla fine Harvick passa e si prende la terza posizione, seppur per nemmeno 10 tornate poi Busch ritorna davanti. Kyle però non si ferma qua e poco prima del giro di soste scavalca Larson e si mette all’inseguimento di Truex riducendo anche il distacco da 2.5″ a 1.9″.

Le dinamiche dei pit stop sono le stesse della prima stage e Martin chiude il turno un giro dopo Busch, ma l’undercut della #18 è sufficiente per mandarlo in testa alla gara. E le brutte notizie non sono finite qua per Truex dato che è successo l’incredibile in quei 12″: per un motivo non ancora appurato, i meccanici scambiano la anteriore destra con la posteriore destra! Questi due pneumatici sono identici a prima vista (a differenza delle ruote del lato destro che sono più grandi di quelle opposte), ma ovviamente hanno valori di pressioni molto diverse per questioni di assetto e prestazioni richieste. Il crew chief Cole Pearn lo capisce immediatamente, Truex lo intuisce già nella pit exit, dato che lo splitter tocca l’asfalto. La sosta supplementare è obbligatoria e così la #19 finisce doppiata, ma non tutto è perduto dato che il ritmo imposto nei primi 120 giri ha lasciato soltanto 12 auto a pieni giri e Martin si trova senza altro colpo ferire nella lucky dog position.

Intanto, come detto, Kyle Busch è passato in testa con 1.25″ su Larson, 2.7″ su Harvick, 6.5″ su Johnson e 8″ su Hamlin che ha approfittato della sosta lenta di Blaney. Truex, con un set di gomme fresche, si lancia nella rimonta ma comunque mantiene la lucidità visto che Hemric ultimo a pieni giri è ancora abbastanza lontano dall’essere doppiato. A togliergli ulteriori problemi ci pensa John Hunter Nemechek, il quale finisce di traverso per un sovrasterzo improvviso in curva2; non mancano le polemiche sulla rete visto che la dinamica è molto simile al (primo) testacoda di Wallace in Texas ma allora non fu chiamata nessuna caution – e Bubba fu costretto al famoso secondo testacoda intenzionale – a differenza di questa volta.

Sono passati meno di 20 giri dalla sosta precedente ma tutti vanno di nuovo ai box ed Hamlin, ancora in crisi di sottosterzo, riapre la sua gara portandosi in terza posizione dietro a Busch ed Harvick ma davanti a Larson e Johnson; Truex invece riparte 13° ma in coda al gruppo perché ha beneficiato del lucky dog. La bandiera verde arriva a 18 giri dalla fine della stage e Larson deve spingere per ben due volte per far rimanere il suo omonimo in prima posizione, ma Harvick è più forte sullo short run e al giro successivo passa di nuovo in prima posizione; dietro di loro Hamlin è invece all’opposto di Kevin, quasi si tocca con Blaney e viene scavalcato di nuovo dalla #12 e dalla #48.

Nel frattempo al box #4 hanno sbagliato la modifica d’assetto ed il troppo sottosterzo è diventato troppo sovrasterzo e così in 13 giri, con il sorpasso decisivo ai -5, Kyle Busch torna in testa e vince la seconda stage davanti ad Harvick, Larson, Truex (rimonta incredibile nel finale) ed Hamlin. Su Homestead intanto sta calando il sole e si stanno accendendo i riflettori sull’ultima stage decisiva.

Il giro di soste penalizza ancora una volta Larson e così alla ripartenza Kyle Busch precede Harvick, Truex ed Hamlin: a 101 giri dalla fine i “Championship 4” sono di nuovo nelle prime quattro posizioni.

Alla bandiera verde Truex spinge troppo Harvick al punto che la #4 sbanda e per poco non finisce di traverso e ciò favorisce Kyle Busch e soprattutto Hamlin, il quale al giro successivo prende la scia della #18 e la sorpassa portandosi per la prima volta in testa alla gara. Purtroppo per lui – piccolo spoiler – saranno gli unici due giri in tutta la gara in cui sarà davanti a tutti e virtualmente campione, infatti poco dopo Rowdy ritorna davanti. Dietro di loro intanto il rallentamento necessario di Harvick ha creato sul rettilineo opposto un 4-wide dall’interno all’esterno Larson, Harvick, Truex e Logano. Non si sa come non ci siano incidenti, ma alla fine prevalgono nell’ordine Kyle, Martin, Joey e Kevin, lo sconfitto di questa ripartenza.

Passano un paio di giri e Truex sorpassa pure Larson e torna nella top3 e tutto sembra definitivamente sistemato per il team #19 dopo il clamoroso errore della seconda stage. E invece all’improvviso arriva il sottosterzo e da dietro Harvick rimonta di gran carriera, lo sorpassa e si riprende un posto nelle prime posizioni. Martin via radio rimane calmo confidando sul long run e questo è un altro brutto segnale al muretto perché non è il crew chief che interviene dicendo al pilota di non forzare ma viceversa. Due crepe nella sicurezza di Cole Pearn non si vedevano da tempo e sono arrivate nel momento sbagliato, nella gara decisiva per l’assegnazione del titolo.

Intanto Hamlin prosegue a litigare con il long run e Harvick a circa 95 giri dalla fine lo scavalca portandosi in seconda posizione; ci si aspetterebbe che anche Truex faccia lo stesso, ma ciò non succede. Ai -90 c’è l’ultima fiammata di Denny, il quale ripassa Harvick e così i quattro sono racchiusi in 2.5″, con circa otto decimi di distacco fra ciascuno dei quattro contendenti. Pian piano però la #11 rallenta e Busch ai -75 ha oltre 2″ sul compagno di squadra, con Harvick che invece fa l’elastico in mezzo fra Denny e Martin.

E’ una fase molto incerta della gara e il fatto che le sorprese riguardino Hamlin, Harvick e Truex fa già capire come potrebbe andare a finire la corsa. E mentre ci si aspetta – di nuovo – il declino di Denny, ecco che Martin sorpassa di nuovo Kevin. Mancano 70 giri alla fine e per Harvick c’è il crollo decisivo dato che, frenato di nuovo dal sottosterzo, viene sorpassato sia da Larson che da un Erik Jones sempre più in recupero. La #42 intanto sul long run si dimostra – forse – ancora una volta la vettura più veloce ed il sorpasso su Truex è solo questione di secondi ma arriva troppo tardi, dato che siamo ai -60 e si apre la finestra per l’ultima sosta.

Arrivano ora 10 minuti di pura follia, con eventi impensabili ad una gara così importante e che – ovviamente – fanno pendere definitivamente l’ago della bilancia verso uno dei quattro. Ad aprire le danze ci pensa Larson che, inspiegabilmente, appena sorpassa Truex va ai box per il suo pit stop, ma l’undercut si trasforma poche centinaia di metri dopo l’uscita della pit lane in un motore arrosto ed un ritiro in pit lane con il cofano alzato. Senza più Kyle tra i piedi rimangono solo i quattro là davanti. Mentre la #42 rientra mestamente ai box, ad effettuare la loro sosta sono Hamlin ed il leader Kyle Busch; per loro sembra tutto a posto e poi ripartono. Truex ed Harvick proseguono, ma se per Kevin siamo già in modalità “ultima spiaggia”, a cercare una caution in modo da ribaltare la classifica, l’overcut imposto da Cole Pearn ad un Martin già in difficoltà è inspiegabile. Truex si ferma ai box cinque giri dopo Busch e lo paga a carissimo prezzo visto che il distacco dalla #18 passa da 3.4″ ad addirittura 10.6″.

Ma in pochi si accorgono di questo visto che in questo momento in pista ci sono oltre una trentina di vetture ed una locomotiva a vapore col numero 11. Alla sosta il crew chief di Hamlin ha deciso di mettere – come spesso succede – del nastro adesivo sulla griglia del radiatore per regalare qualche cavallo in più a Denny ed anche ridurre il sottosterzo ma sia il pezzo è troppo grande, sia il meccanico che svolge l’incarico deve apporlo mentre Hamlin sta già ripartendo e il posizionamento è tale da ostruire gran parte della presa d’aria. Le temperature del motore salgono così subito alle stelle fino a diventare evidenti a tutti grazie alla fumata bianca che esce dal cofano della Toyota; Denny resiste per un paio di giri poi è costretto ad una sosta per evitare di rompere il motore. Motore che invece rompe Byron e sono due in pochi giri in casa Chevy.

Con Harvick che si ferma ai -44 e torna in pista addirittura doppiato, con Hamlin anch’esso doppiato e Truex secondo ma staccato di 10″, per Kyle Busch si prospettano 40 giri di assoluto controllo nella speranza che non arrivi una caution. E visto che gli incidenti col maxi spoiler che regala downforce a volontà sono ormai una rarità, Rowdy deve solo badare al recupero (circa 3 decimi al giro) di Martin con gomme leggermente più fresche.

Busch lascia anche che Harvick ed Hamlin con pneumatici nuovi si sdoppino, quello che conta per lui è limitare il recupero del compagno di squadra ma non ci vuole molto per farlo. Ai -25 la #19 arriva a 7″ di ritardo ma Truex ricomincia a lamentarsi del sottosterzo e per Kyle è quasi fatta. Il problema più grosso è il doppiaggio di Johnson ai -12, ma anche così Truex scende soltanto a 5″, poi a 4.5″ ma nulla di più e Kyle alla bandiera bianca dell’ultimo giro fatica già a trattenere le lacrime.

Kyle Busch diventa così campione della Cup Series per la seconda volta (tecnicamente è il primo bicampione dal 2007 quando Johnson bissò il titolo dell’anno precedente) ripetendo quanto fatto nel 2015: quattro vittorie ravvicinate a inizio stagione, la sua perché nell’altra occasione saltò 11 gare per l’incidente di Daytona e al ritorno in pista mise subito in chiaro chi era il più forte, e poi digiunò fino a Miami per poi piazzare la stoccata da outsider o quasi. A fine gara nelle interviste manca un “I’m still not a very big fan of this thing. I can’t stand to drive and they suck” come a Bristol nel 2007 ma solo perché Kyle, per una volta nella sua vita, è visibilmente emozionato.

Per dovere di cronaca, dietro a Busch (19esima vittoria del Joe Gibbs Racing in 36 gare, nuovo record dell’era moderna) chiudono Truex, Jones, Harvick, Logano, Bowyer, Newman, A.Dillon, Bowman ed Hamlin, unici a pieni giri. In campionato Logano riesce a difendere senza problemi il platonico quinto posto in classifica mentre sa di beffa il sorpasso di Elliott a Byron, finito come detto ko, per un solo punto visto che così Chase, in giornata decisamente no vista l’assenza di motivazioni, è la migliore Chevy a fine anno. Daniel Hemric infine grazie all’ottimo 12° posto batte Ryan Preece di 23 punti ed è il “Rookie of the Year” ma mastica amaro visto che è stato già scaricato dal RCR per fare spazio a Tyler Reddick.

Il campione

Per raccontare la vita e la carriera di Kyle Busch rimando all’articolo dedicatogli in occasione della 200esima vittoria ottenuta in Nascar lo scorso marzo a Fontana:

Kyle Busch, una carriera leggendaria ancora tutta da scrivere

E infatti Kyle ha scritto ancora dei capitoli importanti e non sono serviti degli anni ma appena otto mesi. Limitandoci alla Cup Series, l’inizio di stagione è proseguito con la terza vittoria stagionale a Bristol, suo nuovo terreno di caccia, e 11 top10 nelle prime 11 gare, eguagliando un record del 1990 e detenuto da Morgan Shepherd. Il 2 giugno a Pocono conquista la quarta vittoria stagionale e sembra ormai inarrestabile, ma il team #18 a questo punto comincia a non mettere più in fila tre gare buone. Il duello con Logano per la vittoria della regular season è una lotta al rallentatore, con Harvick che quasi quasi li raggiunge. Alla fine Kyle riesce a conquistare i 15 playoff point battendo Joey di 17 lunghezze e lo swing di 10 punti sarà alla fine decisivo. I playoff infatti proseguono con la stessa tendenza: a Richmond è sì secondo, ma Truex lo batte nettamente, a Dover è sesto ma dietro a tutti i principali rivali, in Kansas è terzo e a Phoenix è secondo ma sconfitto nettamente da un Hamlin in formissima. Grazie al risultato ottenuto in Arizona si qualifica per Homestead battendo Logano di appena sette punti e arriva a Miami in sordina, incredibilmente da outsider ma qui è l’unico a fare la gara perfetta e porta a casa il secondo titolo in carriera, spazzando via chi aveva storto il naso per il successo del 2015 ottenuto disputando soltanto due terzi di stagione a causa dell’infortunio di Daytona.

I risultati odierni

La classifica della “Ford EcoBoost 400”

La classifica finale

La classifica finale della “Monster Energy NASCAR Cup Series 2019”

I prossimi appuntamenti

La stagione 2019 si chiude qui. La Daytona500 è in programma esattamente fra 90 giorni, domenica 16 febbraio 2020. Come di consueto l’anno verrà inaugurato la settimana precedente da “The Clash” quindi, se il programma degli anni scorsi verrà rispettato, i motori della Nascar si riaccenderanno sabato 8 febbraio.

Immagini: GettyImages per nascar.com

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