“The Closer” si è posto un obiettivo ancora più grande. Dopo aver ricevuto questo soprannome negli anni 2000 per la capacità di conquistare gare dopo essere stato lontano dalle prime posizioni fino agli ultimi giri, ora Kevin Harvick vuole applicare lo stesso concetto anche all’intero campionato. E così, dopo un inizio di stagione di sordina, la #4 non è praticamente più uscita dalla top10 dal mese di luglio (soli due ko a Bristol e Talladega), tuttavia senza mai farsi notare a parte le vittorie in New Hampshire, Michigan e a Indianapolis. Nelle ultime gare tutti parlavano, nel bene e nel male, di Truex, di Hamlin, di Elliott e di Logano ma non di Kevin che invece in appena 500 miglia torna in prima pagina grazie alla terza vittoria consecutiva nella gara autunnale di Fort Worth. Ovviamente questo implica che negli ultimi tre anni Harvick si è qualificato per Homestead nello stesso identico modo, ovvero con una settimana d’anticipo.
La gara
Il weekend di Fort Worth inizia in sordina, senza grosse notizie dalla pista. Tiene ancora banco infatti la rissa in pit lane di Martinsville fra Logano ed Hamlin, con entrambi i piloti coinvolti solo parzialmente, ma una possibile ulteriore resa dei conti (interviste escluse) è esclusa per questa settimana. A conquistare la pole è Harvick davanti ad Erik Jones ed Hamlin, mentre gli altri sei piloti dei playoff sono tutti fuori dalla top10 con Logano 11°, Ky.Busch 12°, Larson 13°, Elliott 14°, Blaney 15° e Truex 19°. Al via il cielo è sereno e la temperatura è di circa 15°, forse un po’ pochini affinché il cosiddetto PJ1, la resina che è stata apposta sulle corsie esterne per permettere di seguire traiettorie diverse, lavori a dovere. Ma questo lo si scoprirà solo dopo sei caution in una prima stage durata oltre 1h10′.
Alla bandiera verde Jones cerca di resistere all’esterno di Harvick ma alla fine è costretto a mollare la presa; la sorpresa dei primi giri è la prestazione di Suarez che, qualificatosi settimo, sorpassa Hamlin e Ku.Busch portandosi in quarta posizione, ma poco dopo la vera sorpresa diventa un’altra: passano soltanto 10 giri su 334 e Chase Elliott, già obbligato a vincere dopo il problema meccanico di Martinsville, perde il controllo in curva2 e finisce a muro. La #9 riuscirà a tornare in gara staccata di diversi giri ma è come se il team mentalmente avesse già fatto le valige verso Phoenix.
La prima caution apre già il capitolo strategie, ma seguirle tutte diventa praticamente impossibile; a questo punto da notare in pit lane c’è solo Truex. Si riparte ed è un replay del primo giro, con Jones e Harvick a duellare e la #20 che cede, tuttavia passa giusto un paio di giri e arriva un’altra caution: il cartello che segnala che mancano 300 yard a curva3 si è staccato ed è caduto in pista. Questa volta la pit lane è più affollata (si apre in pratica la finestra per arrivare fino in fondo alla stage) visto che ci vanno Jones, Logano, Ky.Busch, Bowyer e molti altri.
Stavolta ad affiancare Harvick alla ripartenza è Almirola ma Aric deve più badare a Suarez che a Kevin; alla fine il gruppo di testa si mette in fila indiana ed l’ 1-2-3 SHR guida il plotone davanti ad Hamlin e Stenhouse. Dietro intanto Jones e Logano cercano il recupero nel traffico, ma la situazione non è semplice al punto che la #22 perde il muso nella scia di Wallace e rischia di finire a muro. Chi invece va contro le barriere poco dopo metà stage è Corey LaJoie e il conto delle caution è già a quota tre. Si apre la pit lane a coloro che non si erano ancora fermati (fra cui ovviamente Harvick), ma quasi tutti non cambiano gomme visto che il degrado è quasi nullo. A passare in testa è così Jones davanti a Truex, Bowyer e Kyle Busch; alla ripartenza Harvick da settimo in breve tempo si riporta in terza posizione ma la tregua dura poco visto che Keselowski perde il controllo in curva4 sul PJ1 e dietro di lui Stenhouse un po’ finisce largo e un po’ “prende paura” vedendo Brad di traverso davanti a lui e il balletto quasi sincronizzato si risolve in carrozzerie distrutte e per fortuna nessun danno fisico.
La caution favorisce Bowyer e Jones, in questo ordine dopo i pochi giri completati, che così possono risparmiare carburante e lo possono fare ancora di più poco dopo visto che la vettura di LaJoie finisce a muro di nuovo, questa volta per le conseguenze del primo incidente. Le caution permettono a Clint di fare delle riflessioni interessanti: e se il PJ1 non fosse entrato in temperatura e quindi anziché aumentare l’aderenza la riducesse? In effetti gli incidenti sono stati parecchi e guidare sulle corsie esterne sembrava più un compito da equilibrista malgrado l’altissima downforce del pacchetto aero 2019. A supportare questa ipotesi poi ci pensano le stage finali, quando il calore si è trasmesso dalle vetture alla pista e i testacoda si sono quasi annullati.
Dopo una penalità per Suarez (speeding in pit lane) ed una ripartenza disastrosa di Logano (19° dopo essere quasi tornato nella top10), la speranza di tutti è che gli ultimi nove giri della prima stage siano tranquilli, e invece arriva il secondo colpo di scena della serata. Ai -5 Hamlin, in quel momento ai margini della top5, perde il controllo in uscita di curva4. La sua scivolata sull’erba non provoca danni, ma la transizione fra questa e l’asfalto dell’ovale da quarto di miglio delle vetture midget distrugge mezzo splitter della #11. Le riparazioni ai box sono frenetiche, non solo per Hamlin ma pure per Logano che nelle fasi convulse delle ripartenze ha rimediato un buco nel passaruota posteriore sinistro. La Nascar riesce a mettere in piedi uno sprint di un giro e Harvick beffa Clint all’ultima curva conquistando la prima stage davanti allo stesso Bowyer seguito da Larson, Bowman e Ky.Busch.
Dopo una prima stage così convulsa, conclusasi anche con McDowell che perde fluido alla ripartenza (e la caution fra le stage è talmente lunga che Ky.Busch rabbocca per tentare qualcosa di diverso), ci si aspetterebbe una seconda fase di gara altrettanto movimentata, e invece vanno in programma 75 giri di green con i primi veri long run della serata. Le strategie ovviamente sono influenzate dalle caution precedenti e così alla bandiera verde la classifica vede Bowman davanti a Johnson, Jones, Almirola, Menard e Suarez. La fase di Bowman dura tuttavia giusto un paio di giri, poi a prendere il comando a sorpresa (ed è tutto dire) è Jimmie Johnson. La #48 rimane in testa per quasi tutto lo stint, poi cede all’improvviso – anche grazie al contributo di un paio di doppiati – ad un Almirola che si dimostra molto veloce. Il giro di soste è molto diluito, al punto che Kyle Busch si ferma a soltanto tre tornate dalla bandiera a scacchi bianchi e verdi. Con la #18 ai box Almirola ritorna in testa e vince la seconda stage davanti a Jones, Johnson, Larson (in forte rimonta una volta che il PJ1 è entrato in temperatura) e Logano che sorpassa all’ultimo giro Harvick.
La caution regolarizza le strategie presenti nel gruppo: Byron non si ferma (tattica già usata molte volte da Chad Knaus) ed è in testa davanti a Suarez, Jones, Johnson e Bowyer. La ripartenza premia Suarez dopo un duello intenso con lo stesso Byron ma la fuga viene bloccata sul nascere da Johnson che finisce a muro in curva2 e mette fine ad una buonissima gara fino a quel momento. In questa occasione molti ne approfittano per fare una puntatina ai box e Harvick paga l’indecisione del suo team su quante gomme cambiare prendendosi una penalità. Dopo un altro incidente (Smithley perde il controllo alla prima curva sotto green e travolge Ragan) finalmente Suarez può esprimere il suo potenziale e guida per una ventina di tornate fino a poco dopo il giro 200 quando Almirola si conferma molto veloce sul long run e lo sorpassa. Dietro di loro ci sono Kurt Busch, Byron e Jones ma gli occhi sono poco più dietro, ovvero su Logano, Larson (ancora in rimonta) e la coppia Ky.Busch-Harvick.
Il penultimo giro di soste inizia a 107 giri dalla fine grazie a Byron, fuori sequenza, ma in breve tutti i big lo raggiungono. I primi sono nell’ordine Bowyer, Kurt Busch e Larson, che ha rischiato molto dopo aver sorpassato Jones, dunque è la volta di Almirola e Suarez ed è proprio in questo momento che arriva la polemica della serata. Wallace fora in curva1 e finisce in testacoda (pare naturale) ma i commissari incredibilmente non chiamano la caution. A questo punto Bubba, su consiglio del team, riprende la marcia e poco più avanti in curva2 finisce volontariamente in testacoda appoggiandosi delicatamente al muro e solo a questo punto arriva la caution.
A rimetterci, perché in quel momento doppiati, sono Larson e Ku.Busch mentre Almirola e Suarez si salvano in quanto erano in pit lane. Nel post-gara Larson si lamenterà molto perché Wallace è stato graziato dai commissari (poteva essere punito per aver cercato di manipolare la gara), ed è veramente un peccato perché Kyle poteva lottare per una top5 ed invece concluderà solo 12° ed invece si finisce a parlare ancora una volta della mancanza di uniformità di giudizio dei commissari. A beneficiare della caution sono anche Logano (provvisoriamente in testa), Ky.Busch e Harvick che non si erano ancora fermati.
Il completamento del giro di soste permette ad Almirola di tornare in testa, ma anche ad Harvick di riagganciare le prime posizioni e negli ultimi 86 giri Kevin sfrutterà tutto il potenziale della sua vettura, al punto che da sesto in appena otto giri ritorna in testa e va in fuga. L’ultima fase di gara è molto lineare e l’ultimo giro di soste attorno ai -25 non vede grossi scossoni, escluso il fatto che Ky.Busch tenta di nuovo il tutto e per tutto andando lungo e la conseguenza è che arriva nel suo stallo con poche gocce di benzina nel serbatoio e nel ripartire la vettura ha un mancamento che gli fa perdere un paio di posizioni.
L’unico brivido è l’eccessiva gestione di Harvick degli ultimi giri, infatti Kevin prima della sosta ha oltre 4″ su Almirola e invece subito dopo ne ha soli 1.7″, infine ci pensa il solito Newman a rappresentare un ostacolo difficile da doppiare ed il gap fra la #4 e la #10 – tornato sopra i 3″ – ridiscende a soli 1.5″, ma Kevin sorpassa Ryan ai -4 e la gara termina definitivamente in questo momento.
Harvick vince, ed è il 49esimo successo in carriera, tanti quanti ne ottenne il suo titolare Tony Stewart che giovedì ad Austin aveva fatto girare su una Mustang i piloti della Haas F1 Magnussen e Grosjean, davanti ad Almirola, al primo 2° posto in carriera alla gara n°314, l’ottimo Suarez (sceso nell’ultimo stint da oltre 9″ a soli 4.5″ dalla vetta) che probabilmente ottiene il risultato da copertina troppo tardi per salvare il sedile, Logano e Bowman. Completano la top10 Truex (ad una gara sperimentale per Homestead che lo aveva visto addirittura doppiato a inizio gara), Ky.Busch, Blaney, Ku.Busch e Jones. Da sottolineare il debutto molto positivo in Cup Series di John Hunter Nemechek, chiamato a sostituire Matt Tifft dopo i problemi di saluti di Martinsville, 21° e a lungo a pieni giri; in pista con John Hunter c’era anche suo papà Joe (alla 1182esima gara in Nascar a -2 dalle storiche 1184 di Richard Petty che verranno superate a Phoenix) per la prima gara nella categoria regina con una coppia padre-figlio in oltre 14 anni (Atlanta, ottobre 2005 con Bobby e Bobby Hamilton Jr.).
In campionato si è risolta meta della trama per Homestead: Truex e Harvick sono i due qualificati e si attendono gli altri due nomi. Kyle Busch e Logano (alla prima top5 di tutti i playoff) vanno a Phoenix con un margine rispettabile sul 5° di 22 e 20 punti. Hamlin, Blaney, Larson ed Elliott sono praticamente obbligati a vincere in Arizona (o sperare in un guaio dei due davanti) per qualificarsi e sia Denny che Chase possono farcela. Nel caso avvenga ciò, la battaglia per l’ultimo posto sarà durissima visto che Busch partirebbe con soli due punti di margine su Logano.
Le altre categorie
Nella gara della Xfinity Series ottava vittoria stagionale per Christopher Bell, il quale così diventa il primo qualificato per Homestead. I big3 dettano legge ancora e in qualifica sono primo (Reddick), terzo (Bell) e quarto (Custer) e in mezzo a loro si infila solo Harrison Burton. Per gli altri invece è un weekend difficile: Allgaier cambia il motore e parte dal fondo, Briscoe passa i controlli tecnici solo al quarto tentativo e pagherà pegno anche a Phoenix, Cindric (obbligato a vincere) è solo 14° e infine Annett, dopo l’occasione persa in Kansas, è solo 19°. E quindi viene il sospetto che questa possa essere la giornata buona per Noah Gragson.
Al via Burton non scatta bene e così la coppia Reddick-Bell va subito in fuga davanti a Custer e Briscoe. Tyler avrebbe tutto sotto controllo (1″ di vantaggio su Christopher) ma un detrito finisce sulla griglia del radiatore e dunque è costretto ad accodarsi a Bell per risolvere il problema. La prima stage viene interrotta dall’incidente di Bobby Earnhardt che perde il controllo all’interno di Gragson e finisce duramente a muro. Nessuno dei big va ai box e quindi il duello #20-#2 riprende ma le posizioni non cambiano e Bell vince la prima stage davanti a Reddick, Custer, J.H.Nemechek e Chastain.
La seconda stage è molto simile alla prima: duello Bell-Reddick interrotto da una caution a circa metà fase di gara, solo che stavolta, mentre Brown viene toccato quasi sicuramente da Sieg, Tyler e Christopher sono affiancati e Reddick guadagna per pochi centimetri la prima posizione. Il problema della #2 è gestire la leadership fra altri detriti e i doppiati e così Bell lo sorpassa di nuovo; Reddick prova a resistere ma tocca leggermente il muro in curva4 e c’è il via libera per Bell. La caution provocata da Starr, mandato a muro da Parsons, scombina le strategie ma i due leader non si fermano (a differenza di Custer e Cindric) insieme ad Allgaier e Briscoe e nello sprint finale di sei giri le posizioni non mutano: Bell vince anche la seconda stage davanti ad Allgaier, Reddick, Nemechek e Briscoe.
Il completamento del giro di soste manda Cindric e Custer in testa e la coppia Bell-Reddick nel traffico e questo sembra il momento decisivo della gara visto che Austin tiene a bada Cole, Tyler recupera fino alla terza posizione e Christopher soffre per un problema ai freni. La gara sembra in mano ai primi due, quando a pochi giri dall’ultimo giro di soste ai -70 arriva una caution molto discutibile per Briscoe che sfiora il muro a causa di una ruota mal fissata. Tutti vanno ai box per il pieno mentre Reddick cambia solo due gomme e scommette su altre caution. E di incidenti ne arrivano a ripetizione: poco dopo è il turno di Bassett ai -60 e tutti tranne Chastain ne approfittano per rabboccare.
Le ultime caution vedono protagonisti invece i big: ai -50 Gragson taglia la strada ad Harrison Burton sul traguardo e finisce nell’erba distruggendo il muso mentre alla ripartenza successiva Reddick sfiora il muro venendo passato da Briscoe il quale al giro dopo a sua volta finisce contro le barriere e per evitarlo Tyler perde il controllo e la sua gara finisce in maniera rocambolesca. Alla bandiera verde dei -30 Bell sorpassa Chastain e si invola verso la vittoria; dietro di loro non c’è più lotta perché i punteggi acquisiti dai contendenti non permettono ulteriori rischi. Dopo l’ultima polemica (Briscoe fora lasciando detriti sull’apron ma non viene chiamata la caution a differenza di quanto successo con Blaney in Kansas) c’è solo tempo per la bandiera a scacchi. Bell vince davanti a Chastain, Cindric (inutile terzo posto per lui), B.Jones e Nemechek. Custer dopo una ripartenza disastrosa in cui è finito da secondo a 11° non si sforza nel recupero e chiude ottavo.
In campionato, oltre alla matematica qualificazione di Bell, c’è la quasi conferma che anche Custer e Reddick sono quasi a Homestead (basterà arrivare al traguardo in Arizona), visto il +34 e +18 su Allgaier quarto che li mette al riparo anche da un possibile vincitore a sorpresa. Lo stesso Allgaier ha 18 punti su Briscoe, 28 su Annett, 31 su Cindric e 47 su Gragson e quindi tutti questi quattro saranno obbligati a vincere a Phoenix per scalzare Justin dai magnifici quattro.
I risultati odierni
La classifica della “AAA Texas 500”
La classifica generale
Così la griglia playoff dopo la seconda gara del “Round of 8”
I prossimi appuntamenti
Dopo nove mesi in giro per gli USA con qualche tappa in comune, le tre categorie si riuniscono definitivamente a Phoenix per le tre gare che decideranno i piloti contendenti ai tre titoli. Venerdì notte scenderanno in pista i Truck, sabato sera la Xfinity e infine domenica sera la Cup Series.
Immagine: twitter.com/nascar
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