NASCAR | Kenseth vince d’orgoglio a Phoenix, sogno infranto per Elliott

di Gabriele Dri
NascarLiveITA
Pubblicato il 13 Novembre 2017 - 10:47
Tempo di lettura: 8 minuti
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NASCAR | Kenseth vince d’orgoglio a Phoenix, sogno infranto per Elliott

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Qualche mese fa Matt Kenseth è stato vittima della rottamazione: fuori i vecchi, largo i giovani, nel caso specifico Erik Jones. Dieci giorni fa ha comunicato di essersi arreso nella ricerca di un sedile per il 2018 e che quindi aveva deciso di prendersi un periodo sabbatico. A Phoenix ha lottato come se non avesse 45 anni ed ha vinto sorpassando negli ultimi giri un Chase Elliott rimasto ancora una volta a bocca asciutta. Chi festeggia con Kenseth è Brad Keselowski il quale – dato che nessuno degli avversari diretti ha vinto – si è qualificato per il gran finale di Homestead.

La gara

Dalla pole parte Ryan Blaney (dopo una qualifica tiratissima che lo ha visto prevalere per un millesimo su Hamlin e tre su Larson) ma né lui, né Keselowski – 16° al via – sono ottimisti dato che nelle libere non hanno trovato l’assetto giusto per la gara. Sorridono prima della partenza invece Elliott e Johnson, sicuri dei mezzi a loro disposizione ma obbligati a vincere per accedere alla gara decisiva per l’assegnazione del titolo.

Il sogno di Blaney dura 10 giri, poi Elliott passa in testa seguito da Hamlin e tutti pregustano il secondo atto della loro rivalità dopo i fatti di Martinsville. Ma è ancora presto per passare alle maniere forti e Hamlin, con la vettura più veloce, passa in testa al giro 28. Sembra avviato verso la vittoria della prima stage, ma Larson rimonta nel long-run, sorpassa la #11 a 8 giri dalla fine e si aggiudica il primo traguardo intermedio. Blaney e Keselowski – come previsto – affondano e rimangono fuori dalla top10.

Larson sembra l’unico a poter impensierire Hamlin ma al giro 104 il suo motore si rompe (4° ritiro consecutivo per lui) e lascia via libera al pilota del JGR che domina la seconda stage, terminata sotto caution per il primo colpo di scena di serata: Jimmie Johnson, in quel momento ai margini della top10, finisce a muro per una foratura; per lui la gara finisce al giro 149 e il sogno di vincere l’ottavo titolo è rimandato al 2018.

Il bilancio di metà gara vede ancora quattro piloti in corsa per l’ultimo posto: Hamlin e Keselowski appaiati in generale ma con l’inerzia a favore del pilota Toyota, Blaney e Elliott obbligati a vincere, con Ryan mai in lotta per il successo e Chase che si è perso nella seconda stage ed è uscito dalla top5.

La gara è in mano a Hamlin e nessuno è in grado di impensierirlo, tant’è che guida i primi 80 giri della stage fino a quando Trevor Bayne va a muro a 83 tornate dalla fine. E qui si apre il “vaso di Pandora”: dopo 150 giri consecutivi al comando, Hamlin è costretto a lasciare la prima posizione a Kenseth a causa di una sosta non velocissima. Una serie di caution spezza il ritmo, ma la gara cambia volto: Hamlin sembra in grado di gestire – e volendo potrebbe farlo – ma non è in grado di ritornare in testa mentre Elliott rientra nella top5 dopo avere ritrovato il bandolo della matassa assieme al suo crew chief.

Molti lamentano problemi ai freni, molto sollecitati a Phoenix. Le alte temperature provocano forature e tra le vittime c’è Buescher che finisce a muro a 60 giri dalla fine. Pezzi incandescenti del rotore dei freni finiscono contro le “SAFER barrier” e incendiano il materiale schiumoso sintetico di cui sono composte provocando una delle bandiere rosse più strane degli ultimi anni.

Dopo questa caution, in cui i leader non si fermano ai box, Kenseth è sempre in testa con Hamlin 2°, ma Elliott è 4° e ha la preda davanti a sé. In pochi giri ci sono due ripartenze: Denny sbaglia la prima, Chase la seconda e a 45 giri alla fine Hamlin precede Elliott. I tempi sono maturi per la resa dei conti. Il duello è maschio e si risolve 5 tornate dopo: in curva 4 Elliott infila Hamlin e lo accompagna verso il muro. Non è chiaro se sia stata una vendetta vera e propria o solo un sorpasso deciso, ma dopo il contatto Hamlin ha un tire-rub. Il pneumatico della #11 regge 4 giri, poi la foratura è inevitabile, Hamlin finisce a muro e la sua gara termina tra il delirio del pubblico che tifa apertamente per Elliott.

Quando tutto sembra deciso a favore di Hamlin, il discorso qualificazione si riapre all’improvviso: Keselowski, che aveva recuperato qualche posizione grazie ad una strategia diversa, si ritrova di nuovo in corsa e il suo unico vero avversario è Elliott, sempre obbligato a vincere; la matematica lascia la porta aperta anche a Blaney, ma la #21 non è in sintonia con Ryan.

Gli ultimi 31 giri sono esaltanti: Kenseth sempre in testa, Truex è secondo grazie ad una gara concreta ed Elliott è terzo, ma in 3 tornate Chase è al comando. E, come si dice in questi casi, “The crowd goes wild”. Sembra si stia per scrivere un finale da romanzo epico: ottenere la prima vittoria in carriera in una gara in cui si è obbligati a farlo per accedere al gran finale, ma l’illusione dura appena 18 giri. Elliott guadagna al massimo 7-8 decimi su Kenseth, che in appena 3 giri (dai -15 ai -12) lo raggiunge e poi in altri 3 giri lo studia e lo sorpassa. Chase non riesce a mantenere il contatto con Matt e quindi gli ultimi 9 giri diventano una passerella per Kenseth. Ovviamente Keselowski, nonostante qualche problema meccanico, non può che gioire e riconoscere che la fortuna ha giocato un ruolo fondamentale.

Un Kenseth quasi commosso – evento molto raro per lui – si regala probabilmente un ultimo sorriso nella sua lunga carriera mentre Elliott, al settimo e più amaro 2° posto in carriera, è costretto ancora una volta a pensare a cosa avrebbe potuto fare di diverso per cambiare l’esito finale. Gli altri piazzamenti sono poco rilevanti (Truex 3°, Harvick 5° e Kyle Busch 7° erano già qualificati), quello che conta è che nonostante il 16° posto Keselowski avanza al round decisivo grazie all’atto finale della faida Hamlin-Elliott e all’ultima grande recita in carriera di Kenseth.

Fra una settimana conosceremo il campione del 2017 della Cup Series e quello che è certo è che non guida una Chevrolet, dato che per Homestead si sono qualificate due Toyota (Truex e Kyle Busch) e due Ford (Harvick e Keselowski).

Le altre categorie

Nella gara Truck di venerdì grande spettacolo, specialmente nei giri finali, per aggiudicarsi l’ultimo posto per Homestead. A vincere la gara è stato Johnny Sauter, l’unico ad essere già qualificato per Miami e uno dei pochi sopravvissuti a tre bandiere rosse negli ultimi 20 giri. Fino al quel momento la gara era stata dominata da Bell (a cui bastava un 31° posto per la qualificazione, ottenuta dopo appena 3 giri) e Gragson. A 20 tornate dalla fine l’incidente decisivo: Austin Cindric – fino a quel momento in difficoltà e virtualmente eliminato per una manciata di punti – attacca il suo avversario diretto Ben Rhodes ad una ripartenza; il blocco difensivo di Rhodes arriva una frazione di secondo in ritardo e Ben finisce a muro. Incidente di gara che ci sta, ma le polemiche innescate dal team e i desideri di vendetta da parte di Crafton, anche lui vittima di questo incidente, non sono un buon presagio per Miami. A questo punto a Cindric basta arrivare al traguardo sperando che Nemechek, fino a quel momento invisibile, non vinca. A mettere il pepe sul finale sono altri due incidenti, uno dopo un 6-wide clamoroso e uno fra i compagni di squadra Bell e Gragson in lotta per la vittoria che causano le altre due bandiere rosse. Nemechek ne esce indenne e da 9° passa prima 5° e alla ripartenza decisiva è addirittura 2° al fianco di Sauter ma l’attacco decisivo non arriva. Cindric può così tirare un sospiro di sollievo e fare compagnia a Sauter, Bell e Crafton nei quattro che si contenderanno il titolo.

Relativamente più tranquilla la gara Xfinity di sabato con Blaney che domina le prime due stage ma viene battuto dalla strategia finale di William Byron, tornato alla vittoria dopo ben quattro mesi. Dopo pochi giri il colpo di scena della serata: Brennan Poole, che aveva iniziato la gara virtualmente qualificato per Miami, si scontra con un doppiato ed è costretto al ritiro. Dopo la fiammata iniziale di Matt Tifft, si capisce che a contendersi l’ultimo posto saranno Cole Custer e Daniel Hemric; davanti in classifica ci sono i tre del JR Motorsports, Byron, Allgaier e Sadler, che conquistano matematicamente il posto man mano che la gara va avanti. L’ultima stage inizia con Hemric in vantaggio di due punti su Custer; sullo short-run Custer va bene, ma sui long-run Hemric è imbattibile. Il brivido finale lo regala Gaughan finendo a muro a 20 giri dalla fine; dalla sosta Hemric esce davanti con 2 gomme fresche, Custer subito dietro con 4. Alla ripartenza Custer passa Hemric ma Daniel gli resiste in scia; negli ultimissimi giri il rimontante Bell potrebbe infilarsi fra i due e interrompere il sogno di Hemric, invece passa entrambi i rivali all’esterno dell’ultima curva del penultimo giro con una manovra incredibile. Senza più patemi d’animo, Hemric si permette addirittura di passare Custer all’ultima curva mettendo il sigillo sulla qualificazione a Homestead dove si giocherà il campionato con Byron, Allgaier e Sadler.

I risultati odierni

La classifica della “Can-Am 500”

La classifica generale

Questa la classifica al termine del “Round of 8”:

Qui invece la classifica dal 9° posto in poi.

I prossimi appuntamenti

Nel prossimo weekend a Miami-Homestead saranno eletti i tre campioni delle rispettive categorie della Nascar. Venerdì notte alle 2:00 ci sarà la gara dei Truck, sabato sera alle 21:30 sarà in pista la Xfinity e domenica alle 20:30 andrà in scena il gran finale della Cup Series.

Immagine: Nascar.com/Getty Images

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