NASCAR | Inversione di rotta, tornano le qualifiche su giro secco

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Tempo di lettura: 6 minuti
di Gabriele Dri @NascarLiveITA
2 Maggio 2019 - 09:30
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Alla fine la decisione è arrivata, non senza divagazioni e retromarce, dimenticandosi che ormai la rete si ricorda tutto e basta una semplice ricerca per riscoprire che in passato si è detto tutto e il contrario di tutto. Ma cominciamo dai fatti. A partire dal prossimo weekend (si scenderà in pista fra poche ore a Dover) in tutte le gare sugli ovali si abbandonerà il format a eliminazione – simile a quello introdotto in F1 nel 2006 e in vigore in Nascar dal 2014 – per tornare al giro secco; sugli altri circuiti rimane invece tutto invariato.

A stupire è invece un’altra decisione: il cambio non ci sarà soltanto per la Cup Series, l’unica che finora ha dato problemi, bensì per tutte e tre le categorie, incluse dunque Xfinity e Truck Series. Una decisione presa ovviamente per uniformità di regolamento, ma che colpisce anche chi non aveva avuto colpe.

Per ricostruire tutta questa vicenda bisogna tornare allo scorso anno, quando venne annunciato il nuovo regolamento tecnico della Cup Series per il 2019, in cui era presente uno spoiler maggiorato e altri accorgimenti che avevano come conseguenza l’aumento notevole del valore della scia. Era chiaro a chiunque fin da subito che sugli ovali più grandi in qualifica sarebbe cambiato tutto, esponendosi a grossi rischi, ma nonostante ciò la Nascar aveva confermato il format a eliminazione. E subito i guai vennero a galla. Dopo un weekend di studio ad Atlanta, già in Texas era ovvio che per ottenere il miglior tempo bisognava essere in scia a qualcuno che – inevitabilmente – si doveva sacrificare. E così round da 10′ si riducevano a 9′ di stallo in fondo alla pit lane e 1′ di corsa sfrenata tutti in fila nella speranza di non prendere la bandiera a scacchi prima di iniziare il proprio giro lanciato.

Già “nella speranza”, perché ovviamente tirando troppo la corda a Fontana nel terzo e decisivo round nessuno si fece avanti e tutti e 12 i piloti finirono per rimanere a bocca asciutta con Austin Dillon che si prese la pole – in quanto il più veloce nel turno precedente – alla media di 0.000 mi/h. Una débacle assoluta, ma non unica dato che già nel 2014 successe una cosa simile nella Truck Series in Michigan, solo che allora Ryan Blaney si fece furbo e conquistò una pole position in folle. E quale fu il provvedimento adottato allora per una categoria in cui l’effetto scia contava (e conta tuttora) molto? Semplice, su tutti gli ovali più lunghi di 1.5 miglia si tornò al giro secco. Una lezione che evidentemente non è stata imparata quest’anno.

La sera stessa di Fontana però Scott Miller (Vice President of Competition) disse ai media:

We really don’t want to go back to single-car qualifying. There may not be another way, but we want to try to exhaust every possibility before we do that because it’s not as fun and not as intriguing of a show as the group situation. We’re going to try to figure out a way to adjust the group qualifying thing and not go back to single, but we’ve got some work to do on that.

Non vogliamo davvero tornare alle qualifiche su giro secco. Potrebbero non esserci alternative a questo, ma vogliamo testare qualsiasi cosa prima di fare ciò perché non è così divertente né intrigante come show se paragonate alle qualifiche di gruppo. Cercheremo di trovare il modo di aggiustare il format ad eliminazione per non tornare al giro secco, abbiamo un po’ di lavoro da fare.

E gli aggiustamenti in effetti sono arrivati, ma sembravano peggiori del guaio fatto durante l’inverno. In Texas si regolamentò il comportamento dei piloti in pit lane in attesa di lanciarsi (e l’unica cosa che successe fu la rabbia di Clint Bowyer nei confronti di Ryan Newman e dei commissari perché le regole appena scritte non vennero rispettate) e infine a Richmond i primi due round vennero ridotti da 10 a 5′ nel tentativo di tagliare i tempi morti. Ma già dopo il Texas era chiaro che ogni soluzione tampone era inutile e il ritorno al giro secco era inevitabile.

Dunque, dopo due settimane di relativa tranquillità dovute alla pausa pasquale e a Talladega – che come Daytona seguiva già il format individuale dopo un altro fallimento nel 2015 – è arrivato l’annuncio che segna il ritorno al passato. Sugli ovali torna in sintesi il giro secco per tutte e tre le categorie, su quelli più lunghi di 1.25 miglia il giro a disposizione sarà uno, su quelli più corti invece saranno due e verrà tenuto buono il migliore. E’ la vittoria di gran parte dei piloti che, visto quanto successo, tifavano per il ritorno al giro secco – oppure lo prediligevano fin da prima – e la sconfitta dei vertici della Nascar che non sono stati capaci di imparare dagli errori commessi in passato e che oggi in pratica si assumono la colpa di quanto successo in questa stagione.

Quello che stupisce però sono le motivazioni finali: si dice che che il cambiamento dal format ad eliminazione a quello a giro secco avviene per migliorare la telecronaca e lo spettacolo, gli stessi commenti che vennero fatti cinque anni fa per il passaggio opposto. Un ritorno al passato che riallunga i tempi – si torna a circa un’ora di telecronaca, o almeno si spera – che però ridarà anche modo di mostrare i piccoli team che vengono spesso dimenticati. Una mossa che doveva avvenire prima di Daytona e invece arriva dopo Talladega, con almeno tre mesi di ritardo.

Ma c’è tempo per un’ultima ipocrisia. L’ordine con cui i piloti scenderanno in pista verrà determinato così: i piloti che sono partiti nella gara precedente nella top20 verranno sorteggiati nelle posizioni fra la 21 e la 40 (le migliori perché la pista sarà più fresca e le velocità superiori), gli altri fra la 1 e la 20. Il motivo? Sempre secondo Scott Miller perché le prove libere sono… libere e le macchine non vengono controllate dal punto di vista del regolamento tecnico prima delle qualifiche – se non su base volontaria dei team – e quindi non la Nascar non ha voluto tenere conto dei tempi registrati nelle FP. Dati che invece vengono utilizzati per stilare l’ordine di entrata in pista sugli superspeedway. Una difformità evidente nel modo di operare che salta subito all’occhio dato che siamo appena stati a Talladega.

Come già detto recentemente, la Nascar in questo periodo storico avrebbe bisogno di una serie di decisioni chiare, meditate ed efficaci, in grado di risollevare una categoria che non sta attraversando un momento semplice, seppur non gravissimo. Invece, ancora una volta, si cambia rotta all’improvviso cercando di ritornare allo splendore del passato non ragionando bensì quando si è presi dall’affanno. Si spera che almeno questa decisione non crei ancora più problemi nel rapporto fra Nascar e tifosi.

Il comunicato ufficiale odierno.

Immagine: nascar.com

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