NASCAR | Il punto alla ripresa del campionato

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Tempo di lettura: 22 minuti
di Gabriele Dri @NascarLiveITA
15 Maggio 2020 - 10:00
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Citando Enzo Tortora, “Dunque, dove eravamo rimasti?” Dopo due mesi di stop forzato, la Nascar prova a tornare alla normalità questo weekend a Darlington con una gara da 400 miglia a porte chiuse e in un ambiente controllato. Non è mio compito giudicare se questa sia la decisione giusta in un paese che al momento ha registrato oltre 1.4 milioni di persone positive al coronavirus perché questo è un numero decontestualizzato dall’ambiente ristretto in cui la Nascar ha deciso di riprendere. Le due Carolina, del Nord in cui nella zona di Charlotte hanno sede quasi tutti i team e del Sud in cui a Darlington si tornerà in pista, insieme hanno 15.6 milioni di abitanti ma “appena” 25 mila casi.

E anche questi numeri non bastano per prendere una decisione sulla correttezza di tale scelta, quindi l’unica cosa che posso dire con certezza è “Speriamo vada tutto bene”. I rischi che la famiglia France si sta prendendo con questa ripartenza sono tantissimi, visto che malgrado il fatto di correre a porte chiuse e con precauzioni sanitarie notevoli, in pista domenica prossima ci saranno ugualmente quasi un migliaio di persone che – seppur a gruppetti di 16 – dovranno lo stesso lavorare a stretto contatto. Però è inevitabile notare che la Nascar sia la prima serie di rilevanza nazionale a dover riprendere l’attività, segno inevitabile che se il lockdown fosse durato ancora qualche settimana, allora il sistema sarebbe andato in crisi, vittima anche del regolamento che prevede lo svolgimento dei playoff – intoccabili – e del contratto con le TV secondo il quale se non ci sono gare non arriva un soldo in cassa. Un altro segnale è arrivato anche dalla Casa Bianca: il Presidente Trump insiste sulla riapertura delle attività da settimane e questo doveva essere attuato prima o poi da qualcuno. Ovviamente la Nascar si è fatta portavoce di questo desiderio/ordine – prematuro? – ed ha deciso per la ripresa del campionato.

Cup Series

Domenica mattina i team affronteranno i 150 km che separano Charlotte da Darlington, parcheggeranno i camion ben sparpagliati nell’infield a loro completa disposizione, scaricheranno le vetture in pit lane, poi alle 15:30 locali (le 21:30 in Italia, in teoria in diretta su DAZN) accenderanno i motori e dopo qualche giro di riscaldamento dietro la pace car i piloti vedranno la bandiera verde. Il tutto senza prove libere né qualifiche. Non è una novità, infatti a Indianapolis nel 2018 il maltempo cancellò ogni attività in pista prima della gara, tuttavia in questo mese questo diventerà l’abitudine al posto dell’eccezione.

Di questo e altro si parlerà più approfonditamente in seguito, ora invece torniamo a due mesi fa, all’otto marzo quando a Phoenix si è disputata la quarta e ultima gara della stagione 2020. Malgrado le poche corse disputate lo scenario cominciava già ad essere definito, con Ford e Chevy in grande forma e invece le Toyota, ovvero Joe Gibbs Racing e LFR (Christopher Bell), in difficoltà. In testa alla classifica grazie a quattro top10 e due top5 ma senza successi c’è il veterano Kevin Harvick, il quale malgrado i 44 anni ha prolungato il suo contratto con lo Stewart-Haas Racing e che si dimostra ancora una volta il leader della squadra e uno dei favoriti per il titolo vista la sua costanza di rendimento.

Ad inseguirlo ad un solo punto c’è l’unico pilota in grado di vincere più di una gara, ovvero Joey Logano. Per il campione del 2018 è arrivata una inattesa doppia vittoria fra Las Vegas e Phoenix, inattesa perché Logano è sempre stato un diesel e ha sempre dato il meglio di sé nei playoff e non a inizio stagione. Ora il compito più difficile per lui, unico matematicamente già qualificato ai playoff, sarà riprendere il filo tagliato bruscamente due mesi fa. Sarà in grado di riprendere il ritmo dimostrato nelle due vittorie oppure sarà in difficoltà come a Fontana (12°) e dovrà lasciare il campo agli altri?

Mai nella sua carriera Joey Logano aveva vinto due volte nelle prime quattro gare. Gli unici successi così precoci in campionato sono la Daytona500 del 2015 e la gara di Las Vegas del 2019

Gli avversari non mancano infatti e fra i più agguerriti troviamo i piloti del Team Hendrick, sì finalmente tutti e quattro. Per un Elliott, terzo in generale grazie al maggior numero di punti raccolti nelle stage malgrado solo una top5, in ottima forma c’è anche un Alex Bowman che a Fontana ha dominato la gara e nonostante questo sia l’unico risultato positivo del 2020, il successo lo fa stare abbastanza tranquillo anche perché questa per lui sarà stagione di rinnovo del contratto. E se Byron al momento è zavorrato dal 40° e ultimo posto di Daytona (ed è 19° in generale) ma comunque dimostra una maturità crescente, in quinta posizione in classifica generale c’è un Jimmie Johnson mai così in forma negli ultimi due anni. Il quinto posto di Las Vegas ed il settimo di Fontana lo hanno riportato nelle posizioni che gli competono e addirittura è tornata la speranza di un addio col sorriso. Jimmie ha infatti confermato che malgrado la stagione anomala questo sarà il suo ultimo anno a tempo pieno Nascar prima di dedicarsi ad altre attività come la IndyCar sugli stradali con il team Arrow McLaren SP, progetto sospeso appunto a causa della pandemia. La vittoria manca da quasi 100 gare ma la striscia negativa potrebbe essere quasi alla fine.

In sesta posizione in classifica c’è probabilmente il migliore pilota finora in questo 2020, quel Ryan Blaney che deve fare sempre i conti con la sfortuna. Avrebbe potuto benissimo lottare per la vittoria in ciascuna delle prime gare e invece ha portato a casa il secondo posto a Daytona a pochi millesimi da Hamlin, l’undicesimo a Las Vegas ancora col magone ed i sensi di colpa per l’incidente di Newman, il 19° di Fontana ed un ritiro a Phoenix a causa della tamponata ricevuta dallo stesso Hamlin. L’opinione comune è che una volta che Ryan si scrollerà di dosso questa nomea di pilota sfortunato e infilerà più di una vittoria all’anno allora sarà davvero un contendente per il titolo.

Ovviamente l’unico ritirato di questo incidente a Phoenix fra Hamlin e Keselowski è stato l’incolpevole Blaney. Gli altri due hanno concluso a pieni giri, seppur fuori dalla top10

Saltando per i ben noti motivi delle scorse settimane la settima posizione di Kyle Larson, la top10 si chiude con tre piloti Ford dall’umore decisamente diverso. Se Almirola, ottavo grazie a due ottavi posti, sembra in ripresa dopo un 2019 in flessione, Matt DiBenedetto è sicuramente il più felice dei tre visto il secondo posto di Las Vegas e le altre buone prestazioni con la #21 del Wood Brothers, anche se deve consolidarle visto che il meglio di sé lo ha dato a inizio gara per poi spegnersi un po’ quando anche gli altri team hanno trovato la quadra con l’assetto con il passare dei pit stop. Decimo infine c’è un (non si spera più) nervoso Keselowski che con l’uscita di scena di Larson – almeno si crede – sul fronte mercato 2021 è diventato la pedina più pregiata, a meno che abbia già deciso di andarsene da Penske per prendere il posto di Johnson, come più di qualcuno sostiene.

Più in difficoltà invece il Joe Gibbs Racing, soprattutto a Las Vegas anche se poi si sono visti dei sprazzi di ripresa. Sicuramente la vittoria di Hamlin a Daytona, la sua terza nella 500 miglia che gli ha praticamente assicurato un posto nella Hall of Fame anche qualora non arrivasse l’agognato titolo, ha regalato un sorriso seppur in circostanze difficili, ma poi per Denny è arrivato solo il sesto posto di Fontana che lo relega all’11° posto in classifica. Dietro di lui Kyle Busch che con due top5 nelle ultime due gare ha cominciato a risalire la classifica dopo gli zeri tecnici di Daytona e Las Vegas uniti ad una penalizzazione da 10 punti per infrazione tecnica in casa JGR. Truex ha raccolto molto nelle stage ma poco al traguardo (anche lui abbastanza sfortunato) ed è 15° mentre Jones è addirittura 21°.

Non è stato un 2020 fortunato per Truex finora: coinvolto nel primo big one a Daytona (DNF, 32°), a muro a Las Vegas (20°), 14° a Fontana dopo aver saltato le qualifiche (controlli tecnici falliti tre volte), e ritirato a Phoenix (in foto – 32°) dopo un contatto con Almirola

In difficoltà anche il rookie Bell che in quattro gare ha raccolto appena 26 punti effettivi (36 reali) ed in classifica è solamente 32° addirittura dietro a Newman e Ragan, che hanno corso solo a Daytona, e a Suarez che non si è qualificato per la 500 miglia. In difficoltà di adattamento con la vettura e l’aerodinamica ad alto carico ci sono anche Custer e Reddick (il migliore finora dei tre), ma almeno Cole e Tyler a Phoenix, al ritorno del piccolo spoiler sugli short track, hanno dimostrato un adattamento migliore alla categoria. Per chiudere il discorso rookie si conferma ad ottimi livelli, se paragonati alla vettura del Front Row Motorsports che guida, John Hunter Nemechek.

Proseguendo nella discesa in classifica, a chiudere la top16 dei virtualmente qualificati ai playoff (anche se mancano ben 22 gare al taglio) ci sono un Bowyer che come il compagno di squadra Almirola pare in ripresa dopo un 2019 in ombra, Buescher che sembra aver fatto dimenticare in fretta a Jack Roush che su quella vettura c’era Stenhouse, il già citato Truex e infine Kurt Busch che per qualche settimana dovrà portare sulle sue spalle un Team Ganassi travolto dal caso Larson e al quale è stato chiamato in tutta fretta Matt Kenseth – il quale dovrà partire da zero – per dare stabilità tecnica e non solo alla squadra.

Si potrebbero fare altre considerazioni, ad esempio su Austin Dillon che ha avuti dei buoni sprazzi ma che comunque deve lottare contro Reddick (e questo dice molto su di lui), o su Preece che ha passato quattro brutte settimane dato che fra incidenti, problemi meccanici e penalizzazioni, prima di Fontana in classifica era in territorio negativo ed ora invece di punti ne ha solo 25, uno in meno di Bell. Per loro la ripresa del campionato dovrà essere come un nuovo inizio, facendo finta che la stagione inizi a Darlington. Può sorridere invece Timmy Hill che grazie ai successi virtuali di queste settimane nella “Pro Invitational Series” ha trovato invece sponsor reali per le prossime gare.

Xfinity Series

La categoria di mezzo riprenderà la sua stagione martedì 19 maggio a Darlington con una gara che sostituisce l’evento di Chicago a cui seguirà invece l’evento “regolare” già previsto a Charlotte, spostato però di due giorni dal sabato al lunedì 27. Come per la Cup Series prima della pausa sono state disputate quattro gare ed il campionato si è dimostrato incredibilmente equilibrato ed avvincente.

Come detto a febbraio i piloti dei top team – in quanto appena 10 – a meno di grosse sorprese erano sicuri di avere un posto ai playoff e la lotta vera sarebbe stata per gli ultimi due biglietti per la post-season. Con questa sicurezza in più, tutti si sono scatenati nella caccia alla vittoria e le sorprese non sono mancate. A Daytona Gragson ha proseguito la tradizione vincente del JR Motorsports in Florida portando a casa la prima vittoria in carriera, ma poi malgrado altre due top10 ha dimostrato di avere ancora un carattere spigoloso e le battaglie in pista hanno prevalso sui risultati e quindi ora in classifica è sesto.

Fra Las Vegas e Fontana sono emersi i piloti Ford – le uniche due Ford in griglia – Chase Briscoe ed Austin Cindric. Il primo, pilota dello Stewart-Haas Racing, ha vinto in Nevada battendo proprio l’alfiere di Roger Penske che cerca ancora la prima vittoria su un ovale. Il traguardo per Cindric sembra più vicino dell’anno scorso ma manca ancora quel qualcosina, che invece Briscoe sembra aver trovato, per battere tutti non solo sugli stradali. I due grazie a tre top10 sono secondo (Chase) e terzo (Austin) in classifica.

I due a Fontana sono stato battuti sonoramente però dalla rivelazione del 2020, ovvero il giovane rookie (anche se ha corso numerose gare l’anno scorso) Harrison Burton. Al volante della #18 del JGR il figlio e nipote d’arte in California ha confermato le ottime sensazioni degli ultimi mesi in Xfinity Series (meno nei Truck) andando a vincere la gara del 29 febbraio esattamente 28 anni dopo suo zio Ward. Ma Harrison ha stupito in ogni situazione visti il secondo posto di Daytona e di Phoenix ed il quinto di Las Vegas che lo hanno lanciato in vetta alla classifica generale seppur con appena tre punti di margine su Briscoe perché Chase ha conquistato molti più punti nelle stage.

29 febbraio 1992: Ward Burton vince la sua prima gara nella attuale Xfinity Series. 29 febbraio 2020: suo nipote Harrison vince la sua prima gara in Xfinity Series. Una storia incredibile vista la rarità di gare in tale data anomala

A Phoenix infine ha vinto meritatamente Brandon Jones il quale ha sconfitto sul campo sia Kyle Busch che Brad Keselowski (battuti anche da Burton) e si candida fortemente ad un posto da outsider vista la sua esperienza e pare essere pronto finalmente per ottenere risultati di rilievo dopo molte stagioni mediocri; le sue tre top10 lo mettono al quarto posto in classifica generale.

Per quanto riguarda gli altri, da notare l’inizio da applausi di Ryan Sieg (terzo a Las Vegas, quarto a Fontana) che entra nel lotto dei quasi sicuri del biglietto per i playoff lasciando così solo un posto libero che al momento è occupato da Brandon Brown; positiva anche la stagione di Chastain, quinto seppur senza top5. In ombra invece Allgaier – chiamato a vincere finalmente il titolo – ed Annett mentre Haley ed Herbst devono reagire (o hanno già iniziato a farlo come nel caso di Justin) alla presenza in squadra di compagni ingombranti come Chastain e Burton.

Truck Series

La categoria dei pick-up è quella che ad oggi ha i maggiori punti di domanda sul suo andamento e sul suo futuro, dato che le gare posticipate sono tante, ben sette inclusa anche la tappa in Texas in giugno che doveva disputarsi insieme alla IndyCar. Difficile anche tracciare un bilancio visto che le gare finora disputate sono soltanto due, una a Daytona che è sempre un evento a sé stante, ed una a Las Vegas in cui come sempre Kyle Busch ha rubato la scena.

Kyle Busch è in astinenza di gare e vittorie, malgrado abbia ben figurato anche su iRacing. E lo si può capire dal fatto che ha annunciato che correrà tutte le quattro gare della Cup, le due della Xfinity e quella dei Truck che si disputeranno fra Darlington e Charlotte. 7 gare e circa 2325.5 miglia (3742.5 km) teoriche in appena 11 giorni. Anche Timmy Hill tenterà una tale impresa

In Florida a vincere è stato Enfinger il quale poi però si è ritirato per incidente a Las Vegas e questo 31° posto unito ad una penalizzazione di 10 punti per infrazione tecnica lo relegano al settimo posto in classifica generale. Il posto ai playoff – seppur allargati a 10 – non è ancora al sicuro per Grant ma almeno può dormire sogni tranquilli. A Las Vegas insieme ad Enfinger sono stati penalizzati anche i suoi compagni di squadra Sauter e Crafton (oltre ad Ankrum) e Johnny a causa di questo non è primo in classifica generale – 7° a Daytona e 2° a Las Vegas – bensì secondo staccato di nove punti da un Austin Hill che conferma quanto di buono mostrato l’anno scorso grazie ad un sesto ed un terzo posto.

Malgrado un ritiro a Daytona, Rhodes è terzo in classifica generale grazie ai buoni risultati nelle stage ma soprattutto perché è l’unico pilota del ThorSport a non essere stato penalizzato in Nevada. Per gli altri c’è ancora un giudizio in sospeso: Creed è quinto con due top10 seguito dal rookie Zane Smith mentre Eckes è incredibilmente ottavo in generale malgrado un 22° ed un 23° posto e questo perché ha conquistato 26 dei suoi 55 punti nelle stage. Da notare infine Brett Moffitt che nei primi giorni della sospensione del campionato si è rotto le gambe in un incidente facendo motocross ed ora tornerà in pista senza aver saltato una singola gara, ripartendo dal quarto posto nonostante zero top12. Molti piloti come Friesen, Crafton, Lessard e Majeski devono rimontare e la loro rincorsa inizierà a Charlotte martedì 26 maggio in una gara tecnicamente rinviata di una settimana rispetto alla sua collocazione tradizionale prima della All-Star Race, evento ad oggi soltanto posticipato a data da destinarsi e non ancora cancellato malgrado il calendario fitto dei prossimi mesi.

Le modifiche al regolamento

La ripresa della stagione in un contesto ovviamente stravolto e che non tornerà alla normalità per molte settimane ha comportato anche delle modifiche al regolamento sportivo. Prima di tutto quella più evidente: per tutte le gare del mese di maggio (Darlington e Charlotte) non ci sarà alcuna sessione di prove libere e le qualifiche verranno disputate soltanto per la CocaCola600 della Cup Series del 24/5, il tutto poche ore prima del via. La griglia di partenza verrà dunque stilata in base a questi metodi alternativi:

Inoltre, per queste gare senza qualifiche i ranghi della Xfinity e della Truck Series verranno ampliati a 40 vetture rispettivamente da 36 e 32 auto. Questa decisione è stata presa per non penalizzare i piccoli o nuovi team che non avevano partecipato a tutte le prime gare stagionali e che quindi questi sì sarebbero stati esclusi in caso di sovrabbondanza di iscritti per il numero di owner points non sufficiente.

Data l’assenza di libere e/o qualifiche, in ognuna di queste gare ci sarà una competition caution (domenica al giro 30) per valutare assetti e consumo delle gomme. Soltanto durante questa caution il gruppo verrà “congelato”, dunque i meccanici potranno effettuare tutte le modifiche necessarie senza fretta dato che la classifica rimarrà quella che c’era all’interruzione e i piloti non potranno né guadagnare né perdere posizioni in pit lane (a meno di soste talmente lunghe da far perdere un giro), poi la gara riprenderà regolarmente.

Cambierà ovviamente anche lo svolgimento dell’attività in pista. I piloti saranno praticamente isolati dal mondo e usciranno dal motorhome già vestiti con tuta, guanti e casco e saliranno in macchina, poi alla fine della gara effettueranno le stesse operazioni in modo opposto. Inoltre i 40 motorhome (più quelli della Nascar) saranno sparpagliati per tutto l’infield – vista l’assenza di tifosi o altre categorie – in modo da mantenere la separazione fra i meccanici che dovranno lavorare sulle vetture.

Ridotto anche il personale in pista: se per ogni vettura il team normalmente poteva portare 26 persone (tutte incluse, dall’autista del TIR al direttore tecnico e al pilota), nelle prossime settimane gli uomini e donne per auto saranno appena 16. I tagli sono stati effettuati negli ambiti riguardanti la pit crew di riserva (-5), nel settore organizzativo (-1) e in quello dei meccanici (-4). I team saranno composti dunque da un pilota, due componenti del settore organizzativo (un competition director ed uno dell’IT support), sei della road crew (di solito car chief, crew chief, spotter, un ingegnere, un gommista ed un motorista), la pit crew (i soliti cinque meccanici), e due autisti del TIR (necessari entrambi per questioni organizzative per evitare il contatto fra i meccanici viaggianti e invece quelli sono in sede e non possono andare in pista per le prossime settimane). Non serviranno persone in più, dato che senza libere né qualifiche saranno necessarie solo modifiche di assetto alle soste oppure riparazioni improvvisate in pit lane in caso di contatti col muro o con avversari. Assente ovviamente anche il muletto, quindi i team porteranno in pista una sola vettura.

Non ci sarà nessun altro, né PR, né rappresentanti dei costruttori, né ospiti, né mogli e fidanzate. Limitata anche la presenza dei media. La FOX effettuerà il commento con Mike Joy e Jeff Gordon dagli studi di Charlotte e l’unico inviato ai box sarà Regan Smith. I giornalisti ammessi saranno sicuramente ben meno di dieci alla volta (ci sarà una rotazione in pista nelle prossime settimane), di cui appena quattro della carta stampata, mentre sarà plausibile qualche minima concessione in più ai broadcaster (FOX e NBC); ridottissima anche la presenza dei fotografi.

Dunque quante persone saranno presenti contemporaneamente a Darlington? Saranno circa 700, di cui 640 (16 persone per ciascuna delle 40 vetture iscritte) legate esclusivamente alle scuderie. Infatti tutte le altre operazioni in pista quali controlli tecnici e aspetti riguardanti la competizione (come i pit stop) non cambieranno di una virgola rispetto alla normalità. Gli unici cambiamenti riguarderanno gli spotter, che non saranno “limitati” alla solita postazione in cui sarebbero stati troppo ravvicinati, ma saranno sparpagliati sulle parti più alte delle vuote tribune. Cambierà anche la cerimonia dalla victory lane, con intervista dalla vettura e presentazione del trofeo soltanto al pilota e senza meccanici nella foto di rito.

Per quanto riguarda invece la protezione dal virus, il protocollo sanitario adottato e concordato con le autorità sarà il minimo indispensabile per la ripresa delle attività. La Nascar infatti ha annunciato che non effettuerà in prima persona tamponi ai non dipendenti lasciando ai team questo onere. Gli unici accorgimenti che verranno usati sono:

Qualora in questo periodo una persona qualsiasi risultasse positiva al coronavirus la Nascar adotterà un protocollo medico abbastanza semplice: la persona in questione e coloro che sono entrate in contatto con lei verranno poste in isolamento per 14 giorni. Inoltre ad ognuno verrà richiesto di tracciare e monitorare contatti, spostamenti e potenziali sintomi della malattia. Nel caso in cui il positivo fosse proprio un pilota, allora questo ovviamente non potrà correre e la questione verrà trattata per il campionato quasi certamente come un infortunio. Ma da quanto traspare dalle dichiarazioni dei giorni scorsi, la Nascar sta andando avanti sperando che questo scenario non accada mai altrimenti il guaio sarebbe davvero molto grande e dalle conseguenze non preventivate.

Tornando all’aspetto sportivo, dopo la sospensione dei primi di marzo dal 4 maggio i team possono tornare a lavorare sui simulatori però i test in pista per tutte e tre le categorie (per la Cup Series erano comunque organizzati dalla Nascar e non in privato dalle squadre) saranno vietati fino alla fine del 2020. Ridotto anche il numero di ore in galleria del vento, dato che saranno soltanto 70 fino al 31 dicembre e ulteriori 90 per tutto il 2021; vietati anche i test in galleria per la vettura Next-Gen, il cui debutto è stato già in precedenza rinviato al 2022. Il numero dei motori sigillati da portare in pista nel corso della stagione scende invece da 13 a 8.

La Nascar ha anche terminato l’analisi tecnica dell’incidente di Daytona di Ryan Newman. Un bollettino completo non è stato pubblicato ma le modifiche alle vetture sì. Dal primo giugno su tutte le piste verrà modificata l’imbottitura del roll bar, inoltre il serbatoio dell’olio dovrà avere una valvola aggiuntiva per evitare il principio d’incendio scaturito dalla vettura #6. Inoltre sugli superspeedway ci saranno lievi variazioni ai paraurti ed alla rigidezza del telaio.


A questo punto la parola ritorna ai piloti ed ai motori, nella speranza che tutto fili liscio nelle prossime settimane in attesa che la situazione ritorni alla normalità. La bandiera rossa verrà ritirata dal flagstand dopo due mesi e tornerà finalmente a sventolare quella verde.

Il programma di Darlington

Domenica 17/5:

15:30 (21:30 italiane) – Darlington 400 – Cup Series

Martedì 19/5:

20:00 (2:00 italiane del 20/5) – Darlington 200 – Xfinity Series

Mercoledì 20/5:

19:30 (1:30 italiane del 21/5) – Darlington 500K – Cup Series

Il calendario delle prossime settimane

Nella serata di ieri la Nascar ha annunciato anche il programma per il mese di giugno. Tutte le gare, un recupero quasi completo delle corse posticipate fra marzo e aprile, si svolgeranno a porte chiuse. Questo il calendario completo delle prossime settimane con una indicazione delle tappe che sono state sostituite:

Le classifiche

Questa la situazione dei campionati di Cup, Xfinity e Truck Series alla ripresa.

Le cronache delle prime quattro gare

Qui potete trovare gli articoli relativi all’anteprima della stagione 2020 e alle gare di Daytona, Las Vegas, Fontana e Phoenix.

Immagini: reddit.com/r/NASCAR (utente RedMulligan); GettyImages per nascar.nbcsports.com e nascarmedia.com; AP Photo per charlotteobserver.com

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