Come preannunciato nei giorni scorsi, specialmente dopo il rinvio del weekend di Martinsville, la Nascar ha posto come obiettivo della sua stagione sconvolta dal coronavirus la ripresa delle attività, seppure a porte chiuse, nella seconda metà del mese di maggio. Una delle condizioni fondamentali per il ritorno alle gare era la limitazione della distanza dei circuiti dalla base della quasi totalità dei team – ovvero Charlotte e lo stato della North Carolina – per non costringere tutti gli addetti ai lavori a dormire fuori casa ampliando le probabilità di un contagio dati i numerosi contatti necessari con persone estranee. Inoltre nei giorni scorsi lo stato non ha ostacolato l’allentamento del lockdown con riferimento proprio alla Nascar e alle aziende ad essa legate e di conseguenze le singole contee hanno permesso ai team di riaprire progressivamente, sempre premesse le condizioni di sicurezza, le sedi per poter riprendere l’attività legate ad un ritorno in pista a breve termine.
Per favorire ciò inoltre si è discusso sul format da adottare, limitando allo stretto necessario la permanenza in pista e dunque cancellando prove libere e persino qualifiche; si è discusso anche sulla possibilità di modificare i pit stop per ridurre il numero di meccanici necessari, ma tale strumento alla fine non è stato adottato. Sono state settimane molto intense dietro le quinte per far ripartire il campionato e non aggravare la situazione economica dei team. Tutto questo ha imposto dunque delle modifiche sostanziali al calendario in quanto le piste disponibili non coincidevano con quelle da recuperare (nell’ordine di cancellazione Atlanta, Miami, Texas, Bristol, Richmond, Talladega, Dover e Martinsville). Inoltre la Nascar ha sempre detto di voler mantenere le 36 gare in calendario senza tuttavia modificare date e luoghi di svolgimento dei playoff.
La sintesi di questi e altri problemi logistici ha dunque provocato l’ingresso in calendario di una seconda data da 400 miglia, così come avvenuto fra il 1960 ed il 2004, a Darlington come gara di ripresa del campionato domenica 17 maggio, seguita poi da una terza sulla distanza inedita di 500 km. Inserita anche una terza gara a Charlotte oltre alla già prevista CocaCola600 del 24 maggio e alla corsa sul Roval nei playoff. Non è ancora chiaro a scapito di chi siano questi ingressi in calendario in quanto la Nascar in data odierna ha pubblicato il programma relativo soltanto al mese di maggio. La novità della comunicazione ufficiale di oggi è l’aggiornamento riguardante anche la Xfinity e la Truck Series, le quali devono recuperare rispettivamente sei e cinque corse.
Tutte le gare in programma non avranno prove libere e solo la CocaCola600 del 24 maggio, l’unica gara rimasta in calendario là dove era fissata in origine, avrà anche le qualifiche per determinare la griglia di partenza. Queste si svolgeranno nella stessa giornata della 600 miglia.
Dunque, il programma aggiornato delle prossime settimane (con indicati anche gli orari italiani della bandiera verde) è questo:
- Domenica 17/5: Darlington (Cup Series – 400 mi – 21:30)
- Martedì 19/5: Darlington (Xfinity Series – 200 mi – 2:00 del 20/5)
- Mercoledì 20/5: Darlington (Cup Series – 500 km – 1:30 del 21/5)
- Domenica 24/5: Charlotte (Cup Series – 600 mi – 24:00)
- Lunedì 25/5: Charlotte (Xfinity Series – 300 mi – 1:30 del 26/5)
- Martedì 26/5: Charlotte (Truck Series – 200 mi – 2:00 del 27/5)
- Mercoledì 27/5: Charlotte (Cup Series – 500 km – 2:00 del 28/5)
Steve O’Donnell, vicepresidente esecutivo e chief racing development officer della Nascar, ha dichiarato: “La Nascar ed i suoi team sono desiderosi ed emozionati di ritornare in pista ed hanno un grande rispetto per la responsabilità che avranno nel tornare a competere. La Nascar tornerà in un ambiente che assicurerà la sicurezza dei nostri piloti, commissari e delle comunità locali. Ringraziamo le autorità locali, statali e federali e gli esperti del settore medico, così come chiunque del nostro settore, per il sostegno inaudito per il nostro ritorno alle competizioni e non vediamo l’ora di poter riunirci ai nostri tifosi nel guardare le auto tornare in pista.”
E’ infatti grazie alla collaborazione dei CDC (Centers for Disease Control and Prevention) che si è giunti all’accordo per eventi di un solo giorno ovviamente a porte chiuse e ad una distanza ridotta, in modo da tornarci in pochissime ore di macchina, da Charlotte. Inoltre tutti colori che potranno accedere all’ovale dovranno indossare strumenti di protezione quali guanti e mascherine, essere soggetti a screening medici e rispettare il distanziamento sociale, negli USA pari a 6″, circa 1.80 metri.
Nel frattempo la Nascar, dopo il giallo di domenica sera, lunedì ha comunicato ufficialmente che Ryan Newman può tornare al volante della Ford #6 del Roush Fenway Racing. E’ emerso che nel mese di marzo, prima del lockdown, Newman era riuscito a svolgere un test privato a Darlington sotto gli occhi dei medici della Nascar per valutare il suo recupero.
In serata è stata comunicata anche l’ovvia decisione di concedergli un waiver, ovvero la possibilità di qualificarsi ai playoff malgrado sia stato costretto a saltare tre gare. Decisioni simili in caso di infortunio erano state fatte anche ad esempio per Kyle Busch nel 2015 (titolo vinto malgrado 11 gare saltate per la frattura della gamba a Daytona) e Tony Stewart (qualificatosi ai playoff malgrado otto gare saltate per la vertebra fratturata in inverno), oppure anche per malanni improvvisi, come per Kyle Larson o Noah Gragson, costretti a saltare una gara per indisposizione dopo aver qualificato la vettura.
Molto più controverso invece il waiver per Matt Kenseth, che ha saltato le prime quattro gare soltanto perché disoccupato. Evidentemente la pressione di Chip Ganassi e dei suoi sponsor si è fatta sentire sulla Nascar che alla fine ha dato via libera alla possibilità per Matt di qualificarsi ai playoff. Dato che non è un waiver per infortunio, né per limiti di età (possibile nei Truck quando i piloti al di sotto dei 18 anni non possono correre sugli ovali lunghi oltre 1.25 miglia e quindi sono costretti a saltare delle gare a inizio stagione), questa situazione – all’interno di un’annata già anomala per il coronavirus – ricade nei casi eccezionali come quello di Johnny Sauter, che saltò una gara per squalifica nel 2019, o di Kurt Busch, che perse le prime tre corse del 2015 perché sospeso dalla Nascar dopo le accuse della ex fidanzata di violenza domestica, fatto per cui il tribunale non riscontrò sufficienti prove.
A questo punto nelle restanti 22 gare che mancano ai playoff, Newman e Kenseth avranno due modalità per qualificarsi alla post-season:
- Vincere almeno una gara ed essere nella top30 in classifica generale, oppure
- Essere nella top16 in classifica senza successi e sperare che non ci siano più 17 vincitori diversi prima del taglio, fatto estremamente improbabile ma ancora matematicamente possibile.
Ad oggi Newman è 29° in classifica generale (grazie al nono posto di Daytona) con 36 punti, a +4 sul 31° posto e a -54 dal 16° posto mentre Kenseth partirà ovviamente da zero, distante rispettivamente 33 e 90 punti dalle due soglie.
Immagine: mrn.com
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