NASCAR | Elliott: “Martinsville è stata la chiave mentale per vincere oggi”

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Tempo di lettura: 9 minuti
di Gabriele Dri @NascarLiveITA
12 Novembre 2020 - 13:30
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Seguono le dichiarazioni di Chase Elliott dopo la conquista del titolo 2020 della NASCAR Cup Series lo scorso weekend a Phoenix


La cronaca della gara


Chase, sono curioso, durante la tua carriera quando hai guardato ai campioni delle altre categorie cosa ti ha attratto di loro? So che tu hai già vinto la Xfinity Series, ma cosa speri che la gente veda in te ora che sei un campione della Cup Series?

Bella domanda. Di loro penso siano persone che ottengono il meglio anche nelle situazioni peggiori. Penso che sia un punto in cui non ho fatto grandi cose nel corso dei miei primi cinque anni in Cup Series fino alla scorsa settimana. Eravamo in una brutta situazione, a Martinsville o vincevamo oppure eravamo eliminati, ma sono stato in grado di fare il passo decisivo e vincere. Perso sia stato il pezzo del puzzle che ci mancava. Penso che tutto il resto ce lo avevamo già, e ne sono sicuro. La scorsa è stata una settimana fantastica, la prova generale per un momento come quello di oggi in materia di preparazione ed esecuzione.

Cosa pensi sia cambiato nelle ultime due settimane? Come sei diventato così efficace sotto pressione?

Non lo so, penso che abbiamo messo molta enfasi nelle cose che importavano e ce ne siamo fregati di tutto il resto. Ci sono troppe distrazioni in questo mondo, ognuno è attaccato al cellulare e puoi bloccare per un attimo chiunque in ogni momento. Ultimamente poi abbiamo fatto un ottimo lavoro nel realizzare le vetture, nell’arrivare pronti per il weekend e poi come abbiamo eseguito in gara. Penso che abbiamo messo tutta la nostra attenzione su queste cose più di sempre. Penso di aver avuto il focus giusto come non mai. E penso che i risultati lo abbiano dimostrato.

Come l’hai vissuta personalmente invece? E’ come se avessi fatto due gol spettacolari in semifinale ed in finale. Come ci si sente ora al settimo cielo dopo aver passato tutto quello che hai raccontato?

E’ pazzesco. Non penso che avrei potuto sognare una cosa più bella. E’ davvero incredibile, e non penso di averlo ancora capito bene. Sto aspettando che succeda questo e quando da un minuto all’altro crollerò, allora sembrerò come uno stupido davanti a voi. So che sta per arrivare e spero di aver finito questa conferenza stampa prima che accada.

Devo ringraziare tutti per le opportunità che mi hanno dato in tutti questi anni, delle brave persone. Mia mamma e mio papà per il sostegno ricevuto fin dall’inizio. Poi Rick Hendrick è arrivato ed ha cambiato la mia vita quando ha voluto aiutarmi. Non vorrei sembrare troppo un pilota Nascar ma devo ringraziare anche NAPA Auto Parts che mi hanno sponsorizzato praticamente da quando ho iniziato a correre in Nascar. Il 2014 [il titolo in Xfinity Series al debutto anche per lo sponsor che aveva lasciato il team di Michael Waltrip dopo il cosiddetto Spingate] non sarebbe successo senza di loro. E sono stati uno sponsor incredibile per tutti questi anni ed ora possono festeggiare un altro titolo. Poi ci sono sicuramente altre persone che non sono riuscito a nominare oggi.

Nel momento in cui Jimmie [Johnson] si è avvicinato alla tua vettura dopo la gara, lui dice che non si ricorda cosa ti ha detto. Tu invece te lo ricordi? E cosa ha significato quel momento per te?

Stavamo gridando o forse lo stavo facendo solo io. Non so quello che ha detto, ci siamo dati solo il cinque ed è stato molto bello. Sapete, per anni c’è stata nell’ufficio dei miei genitori una foto, penso fosse del 2001 o 2002, papà [Bill] aveva vinto a Homestead e Kenseth aveva invece vinto il campionato. [Ricordi confusi di Chase dato che Bill aveva vinto a Miami nel 2001 mentre il titolo di Matt è del 2003] Comunque, c’era questa foto in cui loro si scambiavano un cinque al volo. Appena ho visto Jimmie quell’immagine mi è tornata in mente. E ho pensato “Cavolo, sarebbe bello ricreare quella foto!” E lo abbiamo fatto.

Jimmie ha detto che ha parlato con te ed Alan [Gustafson, il crew chief] prima della gara di quando ha vinto corsa e titolo nel 2016. Tu hai fatto lo stesso oggi, con il #9 dipinto di giallo fluo in suo onore. Cosa significa per te averlo fatto al tuo primo tentativo? E’ stata una sorta di passaggio del testimone?

Penso che potremmo mettere i numeri giallo fluo per sempre. [poi ammetterà che il fluo Hendrick mal si abbina al giallo NAPA] Penso che oggi sia stata una giornata simbolica per molte cose e penso che in futuro le ricorderò con molto piacere e quella sarà sicuramente una. Jimmie ed io abbiamo condiviso molti nei momenti in pista e lui c’era in molte gare importanti della mia carriera. Quello che è successo al Watkins Glen dopo la mia prima vittoria ad esempio. E poi quando il più grande di sempre è così gentile da stare con te oggi e poi vincere il titolo… è semplicemente fantastico. Come suo tifoso e come persona che ha guardato Jimmie in molti modi, sono sicuro che non avrei potuto sognare di meglio.

Come hai saputo della penalità prima della gara e quale è stato il tuo primo pensiero?

Morgan [l’addetta stampa] me l’ha detto e mi ha fatto capire che avevamo fallito i controlli tecnici pre-gara due volte. E il mio primo pensiero è stato “Oh, così perderemo anche il miglior stallo in pit lane!” Quello è stato il mio primo pensiero. Ok, la posizione al via è importante e tutto il resto, ma penso che in quel momento la posizione in pit lane fosse la cosa più importante, quella rimane con te per tutta la gara. Era diventato come un tarlo nella mia testa.

Quando invece ho capito che non era così allora mi sono detto “Ok, se l’auto è buona e l’assetto è quello giusto, chissenefrega se parto in fondo? 312 giri sono tanti, non ci sono scuse per non completare l’opera se hai un auto veloce.” Da quel momento in poi non ci ho badato più, sapevo che avevamo ancora il primo stallo in pit lane e sono andato.

Riguardando indietro a questa stagione, quali lezioni hai imparato come pilota?

Cavolo, fate delle domande difficili oggi! Non lo so, penso debba tornare indietro alla scorsa settimana. La lezione è se ci credi in qualcosa, ci metti la preparazione e ragioni nel modo giusto, poi puoi ottenere grandi risultati. Penso di non essere mai stato in uno stato mentale così perfetto come negli ultimi due mesi. Essere così è bello, ma non ti garantisce che farai bene. Penso che tutti i miei avversari fossero così concentrati, però ci sono delle cose in più che mi hanno aiutato a salire di livello. Ed ora punto a ripartire da qui e continuare a migliorare.

Posso chiederti delle emozioni in macchina subito dopo la gara? Le telecamere ti hanno ripreso quasi in lacrime.

Sì, è stato un momento che potevo solo sognare e sinceramente non so se ancora l’ho realizzato. Non penso che sono uno che piange in queste situazioni, però credo che si sono dei momenti come questi in cui crollo e mi libero. Non vedo l’ora di vedere tutto da una prospettiva diversa e godermelo, anche perché potrebbe non succedere più e di questo ne sono consapevole. E’ un istante ed un riconoscimento che non puoi mai e poi mai prendere per garantito. E’ davvero una questione importante per me questa.

Rick Hendrick ti ha passato un cellulare. Chi c’era dall’altra parte?

C’era Jeff Gordon! [A causa delle limitazioni per la pandemia] non potevano esserci troppe persone in questo weekend ed ero grato di avere la mia famiglia con me. Poi c’era anche Rick e molti sponsor e non essendoci molti posti Jeff è stato gentilissimo nel decidere di restare a casa per non rubare un biglietto. Sono grato che mi abbia chiamato subito e dirmi quello che mi ha detto.

E’ un momento importante per entrambi, tutti e due abbiamo lavorato con Alan e loro due non avevano vinto un titolo alla fine. Nonostante le cose alla fine non abbiano funzionato credo che Jeff sia una delle poche persone che rispettano veramente Alan, quindi anche lui sa il valore di questo risultato. E’ stato un crew chief di livello assoluto per anni ma fino ad oggi non aveva vinto un campionato. Sono orgoglioso di lui, non andrei in battaglia con nessun altro.

Parlando proprio di Alan, lui è andato vicino al titolo con Jeff e Mark [Martin]. Voi oggi finalmente ce l’avete fatta. Come è fatto lui, quanto è grande la sua determinazione? Cosa lo rende unico?

Alan è una di quelle persone che vogliono più di te e lavorerà più di te per raggiungere l’obiettivo. Questo lo posso garantire. Ho lavorato con lui per molti anni e sono grato che non abbia deciso di mollare perché non c’era persona che se lo meritava di più. Sono orgoglioso di lui.

La scorsa hai detto che non sapevi nemmeno che auto avrebbe portato Alan in pista e non eri preoccupato per questo. Senza prove libere né qualifiche come facevi ad esserlo?

No, non avevo brutti pensieri. Non ti so dire neanche ora quale auto avevo oggi. Penso che a inizio gara eravamo nel giro giusto, poi siamo scesi un attimo in un paio di stint. Brad ci ha raggiunto [alla fine della seconda stage], poi l’aggiustamento successivo è stato buono e quello dopo ancora meglio. Non potevo chiedere di più.

Jimmie era qui prima di te e ci ha riferito che ti ha detto della volta che lui era dovuto partire dal fondo prima di vincere il suo ultimo titolo nel 2016. Ti ha aiutato a partire con la mentalità giusta e ti ha reso il compito più facile?

L’ultimo messaggio che ho letto prima della gara era di Jimmie. Diceva “La strada verso la vetta…” poi non ricordo. Più o meno “La strada verso la vetta ha sempre delle curve. Mi dispiace per te, ma puoi farcela.” Mi ha aiutato molto durante la settimana, abbiamo parlato molte volte, mi ha chiamato in un paio di occasioni e non potrò mai ringraziarlo abbastanza. E’ un mio eroe, lascia come il più grande di sempre e lo è anche per questi motivi.

Hai detto che avresti potuto solo sognare un momento così. E’ stato come te lo aspettavi?

E’ stato decisamente oltre! Per fortuna qui ci sono abbastanza fotografi e telecamere per poter rivivere un giorno tutto questo. E non vedo l’ora di farlo.

Fonte: nascarmedia.com

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