NASCAR | Cup Series: William Byron vince la seconda Daytona 500 consecutiva

Autore: Francesco Gritti
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Pubblicato il 18 Febbraio 2025 - 21:15
Tempo di lettura: 23 minuti
NASCAR | Cup Series: William Byron vince la seconda Daytona 500 consecutiva
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La cronaca della gara in cui William Byron si impone alla Daytona 500. Il nativo della North Carolina ha sfruttato un incidente all’ultimo giro per prendere la prima posizione

La Daytona 500 è una delle gare più spettacolari, se non la più spettacolare, in ambito NASCAR. I piloti, anche questa volta, hanno regalato spettacolo ad un pubblico che è rimasto ammaliato nonostante i notevoli ritardi per pioggia.

La stagione 2025 di NASCAR Cup Series è ufficialmente iniziata. La prima gara ufficiale dell’anno, come da tradizione, è la Daytona 500, la più importante e sentita dai piloti e dal pubblico. La corsa invernale al Daytona International Speedway è un patrimonio storico del motorsport, in grado di attirare pubblico da tutto il mondo ad ogni edizione.

La lunga stagione delle serie NASCAR inizia al Daytona International Speedway, uno dei due superspeedway presenti nel calendario. Il circuito, costruito nel 1959, non è mai cambiato radicalmente, rimanendo sempre un ovale a 4 curve dalla lunghezza di 2.5 miglia (o 4 km), da percorrere sempre a pedale destro abbassato. L’ampio banking e le folli velocità che vengono raggiunte rendono la pista più veloce della Florida famosa per la possibilità di assistere a grossi incidenti, soprattutto nel finale di gara.

La Daytona 500 è parte integrante della storia della NASCAR Cup Series. Tenutasi fin dal 1959, anno di costruzione dell’autodromo, questa corsa è da sempre circondata da un’aura mistica. La “Great American Race”, dalla lunghezza di 200 giri, è molto più di una semplice gara, dato che il vincitore, oltre a portarsi a casa un ricchissimo premio in denaro, ha la possibilità di scrivere una pagina importante dei libri di storia del motorsport.

L’entry list della Daytona 500 2025 è la più corposa da molti anni a questa parte. Oltre ai 36 titolari, sono ben 9 i piloti part time che si sono iscritti all’evento. Beard Motorsports, come da tradizione, decide di partecipare alla prima gara dell’anno. Il team, che continua ad utilizzare una Chevrolet, si affida per il secondo anno consecutivo ad Anthony Alfredo, impegnato a tempo pieno in Xfinity Series con Young’s Motorsports.

Anche altre squadre schierano una Chevrolet. Live Fast Motorsports e NY Racing Team porteranno a Daytona due piloti di esperienza, ossia B. J. McLeod e J. J. Yeley. Storia diversa per JR Motorsports, che debutta in Cup Series con il campione in carica della Xfinity, Justin Allgaier. Il veterano, quest’anno, proverà a difendere il titolo della classe di mezzo proprio su una delle vetture del team di Dale Jr.

L’ultima Chevrolet part time è gestita di Trackhouse Racing. La squadra di Justin Marks schiera per la prima volta dopo un anno e mezzo la #91, vettura destinata ad ospitare leggende del motorsport. La star di giornata è il brasiliano Helio Castroneves, al debutto assoluto in NASCAR.

Rick Ware Racing schiera la sua seconda vettura, destinata a Corey LaJoie. Anche Garage 66 iscrive una Ford, che verrà fatta guidare a Chandler Smith, quest’anno impegnato a tempo pieno in Truck Series a bordo del F150 gestito da Front Row.

Sono presenti, inoltre, anche due Toyota part time, entrambe guidate da leggende di questo sport. Legacy Motor Club schiera una terza Camry, affidata al patron del team, nonché 7 volte campione della Cup Series, Jimmie Johnson. Tricon Garage, invece, debutta nella classe regina grazie alla volontà di Martin Truex Jr., vincitore del campionato 2017, di partecipare ancora una volta alla “Great American Race” nonostante il suo ritiro da pilota a tempo pieno.

Martin Truex Jr. e Jimmie Johnson, i piloti su auto Open più veloci delle Qualifiche, guadagnano il pass di accesso alla gara già il mercoledì. Justin Allgaier e Corey LaJoie, invece, si sono aggiudicati la possibilità di prendere parte all’evento grazie alla posizione di arrivo ottenuta nei Duels.

Una novità regolamentare permette a Helio Castroneves di correre la Daytona 500 in quanto pilota proveniente da un’altra serie motoristica. Il brasiliano, che scatterà dalla quarantunesima e ultima posizione, non avrà comunque accesso ad alcun premio in denaro. Chandler Smith, Yeley, Alfredo e McLeod non si qualificano ala gara.

La gara

Briscoe scatta benissimo dalla corsia interna e si impone subito su Cindric. Il pilota Penske non riesce a reggere il passo del rivale al debutto ufficiale con la casacca di Joe Gibbs Racing, che guadagna altri metri sul backstretch grazie alla spinta di Wallace.

Briscoe e il suo draft partner guidano il gruppo senza alcun problema fino alla fine del secondo rettilineo del terzo giro al termine del quale decidono di spostarsi sulla linea esterna. Questa manovra lascia via libera a Byron che inizia a risalire.

Il campione in carica della “Great American Race” si affida ad un importante quanto improbabile alleato per recuperare terreno sui due portacolori Toyota. La spinta di Ty Dillon, difatti, permette a Byron di affiancarsi a Briscoe in uscita dalla seconda curva del quinto giro e di superarlo all’ingresso della terza.

Pochi metri dopo essersi portato davanti all’alfiere di JGR, Byron si sposta verso l’esterno lasciando campo libero a Ty Dillon. Il fratello di Austin, al ritorno nella classe regina dopo mezzo anno in Truck Series, ha così la possibilità di mettere il muso davanti a quello dell’ex-alleato una volta raggiunta la linea del traguardo.

Pochi secondi più tardi alcuni piloti decidono di sovvertire le gerarchie creando una terza corsia. L’avanzata di questo nuovo trenino di vetture non è rapida, ma, nonostante ciò, il gruppo capitanato da Cindric riesce pian piano a farsi strada fino alla vetta della classifica.

La leadership cambia nel corso dell’ottava tornata. Byron, autore di uno spunto fenomenale sul backstretch, decide di tagliare all’interno poco prima di curva 3 per bloccare l’avanzata di Ty Dillon. Il ragazzo di Kaulig, costretto a rallentare a causa della manovra aggressiva compiuta dal rivale, viene superato quasi nell’immediato anche da Cindric, Briscoe e Logano, i primi delle due corsie più vicine alle barriere.

All’inizio del nono giro la direzione gara neutralizza le posizioni per la presenza di pioggia leggera in curva 1 e 2. I piloti si ritrovano così ad inseguire la pace car per qualche miglio prima di dover definitivamente parcheggiare la propria vettura al termine dell’undicesima tornata. Fenomeni temporaleschi e venti fortissimi costringono la direzione gara ad interrompere la sessione.

I piloti riaccendono i motori dopo ben 3 ore e 10 minuti dalla prima esposizione della bandiera rossa. Nel periodo passato dietro la pace car, tutti, ad eccezione di Blaney, Smith, Herbst e Johnson, decidono di compiere un rabbocco.

Il meteo si rivela, di nuovo, il principale avversario dei piloti. Al termine del giro 20, difatti, la direzione gara richiama tutti in pit lane poiché ha ricominciato a piovigginare. La bandiera rossa interrompe la competizione per la seconda volta.

Dopo 20 minuti di ulteriore pausa le vetture si rimettono in marcia. I quattro piloti che non hanno sostato in precedenza sfruttano il momento favorevole per svolgere il primo pit stop di giornata. Blaney cede così la prima posizione.

Si ritorna in bandiera verde dopo oltre 3 ore. Logano, esterno, sfrutta la spinta del Cindric per salire in prima posizione dall’esterno. Byron, invece, arretra. Il pilota della Chevrolet #24 è stato autore di pessimo stacco di frizione.

Un minuto dopo questi fatti si crea una terza corsia, posizionata in prossimità delle barriere esterne. Logano coglie la minaccia e, dopo aver virato verso sinistra in curva 3, va a coprire l’esterno sul frontstretch.

La mossa si rivelerà vincente, visto che il campione in carica scenderà poi interno all’inizio del ventiseiesimo passaggio. Logano resterà stabilmente in testa alla corsa per diverso tempo nel quale gli avversari cercano di capire quali siano le tattiche migliori per recuperare terreno.

Al giro 31 il castello di carte costruito da Logano cede. Il tre volte campione, difatti, è vittima di un doppio attacco che lo porta a proteggersi fisicamente sia dalla corsia centrale che da quella esterna, capitanata da Busch. L’inside lane sfrutta l’assenza del proprio leader per cambiare le regole del gioco. Byron, Ty Dillon e LaJoie, infatti, riescono ad imporsi sul pilota della Ford #22 entro la linea del traguardo.

Il secondo pilota di Rick Ware Racing, però, non si accontenta della terza posizione. LaJoie si muove verso il centro assieme a Logano che decide di spingerlo in avanti. Il duo Ford guadagna così la testa della corsa sul frontstretch prima di spostarsi, di nuovo, nella corsia più interna.

Al giro 35 Logano “tradisce” la fiducia del compagno di marca virando improvvisamente verso l’esterno. LaJoie prova a difendersi prendendo la testa della corsia centrale, ma i giochi di scia non gli sono favorevoli. La Ford #22 torna così davanti a tutti. La sentenza viene messa nero su bianco nel momento in cui il tre volte campione si sposta interno, davanti proprio al rivale sulla #01.

La situazione si stabilizza fino al giro 39, nel corso del quale Elliott inizia a farsi vedere. L’avanzata del ragazzo della Georgia costringe Logano a spostarsi esterno. Sarà questa la fine dei sogni di gloria del figlio d’arte? Beh, non proprio.

Elliott è un calcolatore e sfrutta la situazione a suo vantaggio. La Chevy #9, difatti, scende interna alla prima curva del giro 40 e, grazie alla spinta e alle scie avversarie, riesce immediatamente a portarsi in vantaggio sulla Ford #22 che verrà tappata proprio dalla vettura di Hendrick Motorsports all’ingresso del backstretch.

Logano non si fa prendere dal panico e continua la sua corsa senza compiere ulteriori errori dettati dall’imprudenza. Il pilota Penske, difatti, sceglie di spingere Elliott quando Busch, leader della corsia centrale, riesce ad avanzare fino a mettere in difficoltà la gerarchia stabilità appena un paio di miglia prima.

L’alleanza Logano-Elliott, però, si rivela estremamente fragile. Il campione in carica, difatti, tradisce l’alfiere Hendrick e si sposta assieme a Busch verso l’interno prima di rimettersi a capo della linea esterna. Il due volte campione, invece, resta in mezzo.

Logano riesce addirittura a coprirsi dagli assalti di Byron, a capo della corsia interna, al giro 43. Esattamente in quell’istante Allmendinger rallenta nell’apron e rientra nei box. I meccanici riscontrano problemi al motore irrisolvibili nel breve termine e, per questo motivo, A. J. è costretto a concludere con largo anticipo la prima gara del suo terzo ritorno in Cup Series.

Al giro 45 Logano si sposta all’esterno per coprire l’avanzata di Elliott. Van Gisbergen, nuovo leader della corsia interna, prova a sfruttare la strada libera per recuperare terreno, ma la Ford #22 e la Chevrolet #24, aiutate dalle vetture direttamente inseguitrici, non permettono al kiwi di prendersi il momento di gloria.

Logano, al giro 47, si butta interno per difendersi da Byron, anch’egli desideroso di fare da apripista. Questa manovra anticipa lo scioglimento delle tre corsie. I piloti, difatti, procederanno in fila indiana per qualche minuto.

Nel corso del cinquantaduesimo passaggio, però, si assiste alla risalita di Keselowski, che, assieme ad altre vetture, ha deciso di riformare una linea esterna. Logano non vuole lasciare spazio all’ex-compagno di squadra lo tappa fisicamente sul frontstretch.

Da qui in poi si ritorna in ritorna in single file. Logano guida il gruppo senza alcun avversario diretto per diverse miglia. Difatti, una seconda corsia si crea solamente attorno al giro 60. Poco più tardi, però, avverrà un grosso incidente, che non le permetterà di diventare una minaccia per l’ordine costituito.

Caution al giro 63. Chastain rallenta improvvisamente in curva 2 e Hamlin, per evitarlo, tocca la linea gialla e va nell’apron, perdendo il controllo della macchina. La Toyota, nel rientrare in pista, tocca Smith, che viene sbalzato verso l’esterno, coinvolgendo anche Berry. I due nuovi arrivati nei rispettivi team subiscono grossi danni che li costringeranno a passare molto tempo nei box prima di poter rimettere le ruote in pista.

I risultati del primo stage vengono quindi definiti con qualche minuto di anticipo. Joey Logano, pilota della Ford #22 del Team Penske, si aggiudica la fase iniziale di gara. Keselowski, Blaney, Stenhouse Jr., Bell, Suarez, Bowman, Reddick, Jones e Byron completano la top 10. Sosta generale.

L’inizio del secondo stage si apre nel segno di Bowman. Forse. Il pilota di Hendrick Motorsports, grazie alla spinta di Wallace, riesce immediatamente a portare il corpo della sua vettura davanti a quello di Logano, situato in corsia esterna.

La situazione, in realtà, è ben più complessa rispetto a quella descritta nel paragrafo precedente. Bowman non è stato autore di uno stacco di frizione perfetto, Wallace non ha creato un nuovo stile di bump. Nemmeno Logano ha sbagliato qualcosa in particolare. Cos’è successo quindi?

Non sembra entrare la quarta marcia sulla Ford #22, causando quindi un rallentamento generale che si ripercuote su tutta la corsia esterna. Van Gisbergen si stacca troppo dalla vettura che ha davanti e viene tamponato da McDowell, a sua volta colpito da Castroneves.

Il brasiliano perde molta velocità e, a sua volta, viene tamponato da Truex Jr. e Nemechek. Il figlio d’arte vira poi verso l’interno, dove trova la vettura di Chastain, la cui traiettoria verrà cambiata notevolmente. La Chevy di “Watermelon Man” verrà difatti indirizzata verso le barriere esterne.

Chastain, oramai senza più la possibilità di controllare la sua ZL1, urta violentemente contro la guest star della corsa, Castroneves. Anche Briscoe, Johnson e Busch vengono coinvolti nella carambola. I due alfieri Truckhouse e Truex Jr. sono costretti al ritiro a causa dei danni subiti nell’impatto. Il resto dello schieramento sfrutta la caution conseguente alla serie di incidenti per svolgere la terza sosta di giornata. Lucky dog per Berry.

Il restart vede due delle vetture di Penske lottare per la prima posizione. Blaney, spinto da Buescher, inizialmente si impone dall’esterno su Cindric. Il pilota della #2, però, si allea con Preece e guadagna la leadership in curva 3.

Passa meno di un giro e si creano 3 file che modificano completamente le alleanza presenti in pista a inizio stage. Preece, difatti, si muove esterno, dove troverà a dargli una mano il compagno Buescher. Il duo RFK riesce a superare Cindric al giro 79.

L’alfiere Penske si muove poi in centro, lasciando strada libera alla riscossa dell‘inside lane. Gragson, inseguito da Reddick sfruttano la porta lasciata aperta dal rivale per superarlo e prendere la testa della corsa al termine dell’ottantesima tornata.

Si crea quindi una lotta senza esclusione di colpi fra i leader dei tre filoni di vetture, ossia Preece, Cindric e Gragson. I tre si scambiano diverse volte di posizione fino al giro 83, nel quale dei detriti in curva 1 costringono la direzione gara ad esporre la caution.

I piloti sfruttano il momento propizio per svolgere uno splash. La neutralizzazione si rivela una sorta di ancora di salvezza per Logano, che viene controllato a motore aperto dei meccanici (gli stessi che, tra l’altro, gli avevano sostituito poco tempo la centralina elettronica e che, ora, per cambiare il comando dell’acceleratore notano invece un detrito incastrato). Il vincitore del primo stage, inoltre, può tornare in modo fortunoso a pieni giri grazie al lucky dog. Berry rientra nei box per un controllo abbastanza rapido.

La ripartenza è nel segno di Cindric. Il vincitore del secondo Duel, interno, è riuscito a mettersi alle spalle Elliott, esterno, senza grossi problemi. Già nel corso della prima tornata in bandiera verde si crea la terza fila di vetture.

Il gruppo più vicino alle barriere, guidato da McDowell, avanza rapidamente e si mette in pari con gli altri due. Cindric vede nel nuovo arrivato in Spire un pericolo e comincia a zigzagare fra le corsie prima di stabilirsi a capo di quella interna.

McDowell sfrutta il momento di riposo di Cindric per mettere il muso della sua Chevy davanti a quello della Ford avversario. Il cambio di leadership, avvenuto al giro 90, non spaventa il ragazzo di Penske, che, grazie alla spinta di Elliott, riesce a tornare davanti al rivale nel novantunesimo passaggio sul backstretch.

Nel giro 92, però, McDowell può contare su un alleato insospettabile. Gilliland, con cui ha condiviso il box negli ultimi 3 anni, lo spinge sul backstretch e gli permette di mettere il paraurti davanti a Cindric. Il pilota Penske, però, non demorde, e torna davanti al veterano di Spire già in curva 4.

Basta poco per far rientrare nella partita anche la linea interna, capitanata da Gragson. Il nuovo acquisto di Front Row riesce ad affiancarsi a McDowell e Cindric, facendo iniziare una grande battaglia destinata a durare nel tempo.

Noah si muove poi all’esterno al giro 96, lasciando campo aperto a Preece, che si metterà subito alla pari con i rivali. Il nuovo arrivato in RFK, però, sembra più lucido di Gragson e Cindric, che sorpassa in uscita dalla quarta curva del novantesettesimo passaggio.

Preece, pur di mantenere la posizione di vantaggio, si butta esterno e copre Gragson prima di virare verso la parte centrale della pista. Il pilota della Ford #60 è ora leader incontrastato della gara. Bisogna però tenere d’occhio anche la corsia interna, guidata da Bowman, che sembra destinata a risalire.

Il pilota della #48 di Hendrick, difatti, riesce ad appaiarsi a Preece alla fine del centesimo giro. Il berlinese (proveniente dal Connecticut), però, non si fa intimidire dall’approccio aggressivo dell’avversario e, nel momento in cui si entra nella seconda metà di gara che rende la corsa ufficiale, si trova in testa alla corsa.

Al giro 101 Gragson passa all’offensiva. Preece, però, non sembra voler lasciare strada libera a nessuno e, di conseguenza, si sposta esterno. La Ford #60, così facendo, si ritrova però sopraffatta dalla #2 e dalla #48, che iniziano a giocarsi da sole la posizione privilegiata.

Bowman supera Cindric alla seconda curva del giro 102. Il pilota Penske, però, non si fa intimidire e, grazie anche all’aiuto di Elliott, riesce a mettersi davanti al nativo dell’Arizona durante il centoseiesimo passaggio sul backstretch.

Per diversi minuti regna la quiete a Daytona. Cindric e Bowman, a capo delle due corsie (la terza è stata riassorbita dalle altre dopo un rapido declino) si scambiano di posizione solo in alcune occasioni particolari. Durante questo periodo relativamente calmo si assiste al ritiro nei box di Berry.

Cindric, inoltre, può contare sull’aiuto di Blaney, che, nel momento del bisogno, interviene sempre. L’alfiere della #12 si rivela fondamentale al giro 126, visto che, grazie alla spinta data al compagno di squadra, riesce a far uscire Bowman dalla lotta per la stage win.

Si sa, nei superspeedway anche le migliori amicizie possono diventare in tempo zero grandi rivalità. La stessa cosa accade proprio ai due Penske. Blaney, nel backstretch dell’ultimo giro del secondo stage, spinge male Cindric al punto da quasi fargli perdere il controllo.

Il pilota della #2 sfrutta la sua grande sensibilità per tenere in pista la vettura e portarsi a capo della corsia interna. Blaney, però, ha dalla sua un nuovo alleato, Elliott, che gli permette di scappare da tutto il resto dello schieramento grazie a un bump perfetto.

Ryan Blaney, pilota della Ford #12 del Team Penske, vince lo stage 2 a Daytona. Cindric, Elliott, Bowman, Gilliland, Buescher, Jones, Logano, Busch e Wallace completano la top 10. Durante la sosta canonica, atta a permettere ai piloti di prepararsi alla fase finale di gara, la Ford #22 viene “operata” a cofano aperto per l’ennesima volta. Van Gisbergen recupera terreno grazie al lucky dog.

Il terzo stage, almeno nella sua prima parte, sembra una fotocopia dei primi due. Al via Blaney parte benissimo e riesce fin da subito a mettere le ruote davanti a Busch, situato nella corsia interna. A fine giro, però, è già presente una terza linea, capitanata da Wallace.

Già nel corso del passaggio successivo, Blaney cede leggermente sui due avversari sopracitati, che lo chiudono a mo’ di panino. Il campione 2023 ci metterà un po’ a riprendersi, visto che solo al giro 142 passerà sulla linea del traguardo davanti a Wallace, che, fino a quel momento, è sembrato inscalfibile.

Il nativo dell’Alabama, però, non si arrende e, già nel corso della tornata successiva, riesce a rimettersi davanti agli avversari. Blaney e Busch riescono a superare Wallace in più occasioni, ma senza mai imporsi definitivamente sul pilota Toyota.

Al giro 146, però, sembra che possa cambiare qualcosa. Blaney, difatti, riesce a superare Wallace in curva 3 grazie alla spinta datagli dal compagno Cindric. Il pilota della #23, però, non vuole arretrare nemmeno di un centimetro e, assieme a Busch, prova a stringere in una morsa l’alfiere di Penske una volta raggiunto il backstretch del passaggio successivo.

Blaney non si fa prendere dal panico e si difende benissimo da ogni tentativo di Wallace di mettergli il muso davanti in via definitiva. O almeno, ci riesce fino al giro 149, nel quale Bubba, grazie ad una spinta di Elliott in curva 2, ha la possibilità di guadagnare terreno. Il campione 2023 viene fregato anche da Byron, nuova capo dell’inside lane, sulla linea del traguardo.

La situazione resta pressoché stabile fino al passaggio numero 153, nel quale sia la #12 che la #24 riescono, grazie a un ottimo inserimento in curva 4, a superare Wallace. A fine giro Blaney prenderà la testa della corsa.

La spinta di Cindric sul backstretch, però, non basta a dare certezze al compagno di squadra che viene affiancato e superato sia da Wallace che da Byron sul frontstretch. Blaney tornerà davanti a tutti solo nel corso del giro numero 157.

La spinta di Elliott permette a Wallace di rimettersi in lizza per la prima posizione già nel corso della tornata successiva. Cindric, però, dà a Blaney la possibilità di restare nella partita. Nonostante ciò sarà la #23 a prendere, per l’ennesima volta, la testa del gruppo.

Byron, Wallace e Blaney si scambiano la prima posizione fino al giro 162, in cui dei detriti in curva 1 costringono la direzione gara ad esporre la caution. Tutti sfruttano la pausa per sostare. Lucky dog per van Gisbergen che, tuttavia, nel frattempo a causa dei danni aveva perso più giri di quanti non ne abbia recuperati nel frattempo.

Cindric, interno, sfrutta la spinta di Blaney e si impone su Wallace in curva 2. Il pilota Toyota non ci sta e, grazie al gioco di scia e all’aiuto di Byron sul backstretch, riesce non solo a prendere la prima posizione, ma anche a tappare la coppia Penske prima di tornare sulla linea esterna.

Al giro successivo, però, Cindric sfrutta le spinte in curva 2. Questa manovra permette al più giovane dei piloti Penske di prendere il comando della corsa. Per molti minuti, nel corso dei quali avviene il ritiro di Smith, la corsa si fossilizza, visto che non avvengono grossi cambi di posizione nonostante, comunque, il gruppo proceda su tre corsie non appaiate.

L’azione riprende effettivamente al giro 186. Logano, risalito dal fondo del gruppo, si sposta al centro in curva 2 e Stenhouse Jr., per difendere la posizione, decide di coprirlo bruscamente. Il vincitore del primo stage si ritrova in una posizione scomodissima, visto che la sagoma della sua vettura si trova a metà tra la linea interna e quella nel mezzo.

Logano, incurante del rischio, prova ad alzare il piede ma non ha spazio di manovra e dà una spinta a Stenhouse Jr. Peccato che la Ford non sia esattamente allineata alla Chevrolet, che, a causa del tamponamento, perde il controllo e urta Blaney, che si dirige verso le barriere esterne, e Busch, che, invece, resta nell’apron. Anche Gragson, Elliott, Gilliland e Custer restano coinvolti nel sinistro.

Logano e Busch devono ritirarsi a causa dei danni subiti nell’impatto. Gli altri, invece, riescono a continuare nonostante, comunque, non abbiano la vettura in condizioni perfette. Ty Dillon si sdoppia grazie al lucky dog.

LaJoie scatta bene alla ripartenza e guadagna subito terreno grazie alla spinta di Nemechek, la quale gli permette addirittura di spostarsi e coprire la corsia esterna. Cindric, però gestisce meglio la situazione nel lungo termine, visto che, nel momento in cui il part timer torna vicino alla linea gialla, parte all’arrembaggio e lo supera assieme a Hamlin, Bell ed Herbst.

Il trenino Toyota si disfa presto di Cindric. Il ragazzo di Penske, dominatore del terzo stage, viene sfilato da Hamlin e Bell già nel corso del giro 194. Il motivo? Un cambio di linea poco fortunato del ventiseienne nato in Ohio, che, ha lasciato strada aperta alle due Camry nel momento in cui si è spostato verso l’interno. I due alfieri di JGR, in seguito, si affiancano e si giocano la testa della corsa.

La lotta viene interrotta a causa di un bruttissimo incidente capitato al giro 196. Custer spinge malissimo Bell e gli fa perdere il controllo della vettura, che viene spedita contro le barriere esterne. La Toyota, a causa della forza dell’urto, rientra poi in traiettoria, prendendo in pieno Preece.

Il nuovo arrivato in casa RFK vira poi verso l’interno, dove trova Jones. Il particolare circolo d’aria non fa reagire i flap e, di conseguenza, la Ford #60 prende il volo e compie un barrell roll prima di atterrare rovinosamente sul tetto. Anche Larson, Keselowski, Wallace e Suarez restano coinvolti nella carambola.

La presenza di numerosi detriti costringe la direzione gara ad esporre la bandiera rossa. Le vetture, però resteranno ferme sul tracciato per appena 6 minuti prima di ripartire. Ty Dillon sfrutta l’occasione e guadagna il secondo lucky dog di giornata.

Si arriva così in Overtime. Hamlin scatta bene dall’interno e tappa subito Cindric. Il pilota Penske, però, è più veloce di quello JGR e, grazie all’aiuto di Custer, lo supera spostandosi verso l’interno una volta raggiunto il backstretch. Precisamente due miglia e mezzo più tardi la #11 e la #41 si portano al fianco della #2.

Custer, però, è, per la seconda volta, troppo aggressivo e chiude verso l’interno, scontrandosi con Hamlin e Cindric. Le tre vetture schizzano sul tracciato e causano l’apertura a ventaglio del resto del gruppo. Byron, in grado di evitare quasi per miracolo qualsiasi detrito, conquista così la prima posizione.

William Byron, pilota della Chevrolet #24 di Hendrick Motorsports, vince la Daytona 500 al Daytona International Speedway. Reddick, Johnson, Briscoe, Nemechek, Bowman, Blaney, Cindric, Allgaier e Bowman completano la top 10 di fine gara.

William Byron, nato 27 anni fa a Charlotte, North Carolina, è riuscito a vincere la seconda Daytona 500 consecutiva. Il pilota di Hendrick Motorsports, oltretutto, ha conquistato il primo successo della stagione, quattordicesimo in Cup Series. “Willy B” oramai ha abbastanza esperienza da poter concretizzare ogni occasione. Chissà se riuscirà, a fine anno, ad aggiudicarsi il tanto agognato titolo.

I risultati odierni

La classifica della “Daytona 500” 2025

La classifica generale

Così in campionato dopo 1 delle 36 gare della NASCAR Cup Series 2025

La vittoria odierna permette a William Byron di conquistare un pass per i playoff.

Le altre categorie

Truck Series, Daytona: Corey Heim eredita da Kligerman la vittoria della prima gara stagionale

Xfinity Series: dominio RCR a Daytona, Love vince dopo il ritiro di Hill

I prossimi appuntamenti

Il primo dei 36 appuntamenti previsti quest’anno è oramai andato agli archivi. Domenica prossima, il 23 febbraio, la NASCAR Cup Series sarà all’Atlanta Motor Speedway, sede della Ambetter Health 400, per svolgere il secondo round del 2025. La classe regina sarà supportata nelle giornate precedenti da NASCAR Xfinity Series, NASCAR Craftsman Truck Series e AMS Legends of GA.

Immagine: Media NASCAR

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