NASCAR | Cup Series: volata magnifica a tre, Suárez batte Blaney e Kyle Busch ad Atlanta!

di Gabriele Dri
NascarLiveITA
Pubblicato il 27 Febbraio 2024 - 10:00
Tempo di lettura: 25 minuti
NASCAR | Cup Series: volata magnifica a tre, Suárez batte Blaney e Kyle Busch ad Atlanta!

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Gara caotica ma molto avvincente. Gilliland domina, ma finisce ko. Tutto si decide in una volata che passerà alla storia, anche per il successo di Suárez


Una gara che è andata oltre le aspettative, in ribasso alla vigilia visto quanto successo in Xfinity e Truck Series, e invece è andata fin oltre i sogni della NASCAR stessa che desiderava dinamiche del genere dopo il rifacimento della pista di Atlanta, trasformata da un cookie cutter con l’asfalto ahimè da rifare in un mini superspeedway. 48 lead change fra 14 piloti diversi, (purtroppo) 10 caution con un big one arrivato all’inizio del secondo giro, scambi di posizioni continui.

E poi la volata finale che entrerà nella storia, un 3-wide durato da curva3 fino alla linea del traguardo con le vetture separate da pochissimi centimetri (in entrambe le direzioni) senza però toccarsi. La vittoria di Daniel Suárez, la seconda in carriera in Cup Series, ma dei record ne parliamo dopo, battendo di 0.003″ Ryan Blaney (terzo distacco più risicato nella storia della top class) e di 0.007″ Kyle Busch (probabilmente il divario minimo fra primo e terzo nella storia della NASCAR ma anche di più) forse è l’arrivo del decennio. E pensare che Daniel era finito nel big one dopo nemmeno 1′ di gara.

La gara

La settimana dopo Daytona è terribilmente corta ed Atlanta arriva in un attimo. Neanche il tempo di buttare nel cestino le vetture buttate nel big one e subito bisogna prendere i muletti. E c’è anche chi come Kyle Busch ha dovuto tirare fuori l’auto inizialmente prevista per Las Vegas per esserci.

Venerdì è giornata di controlli tecnici e subito scatta il primo caso dell’anno: i commissari confiscano i profili del tettuccio delle vetture di Gragson e Preece. Lo Stewart-Haas Racing, che tanto aveva bisogno di riprendersi, ora invece trema come gli anni scorsi di fronte ad eventuali penalità che potrebbero arrivare in settimana in caso di riscontrata violazione del regolamento, anche se sulla carta meno grave del 2023 perché le parti in questioni non sono di quelle standard bensì prodotte dal team. Nemmeno 48 ore più tardi e tutto questo sarà dimenticato di fronte al vero caso del weekend.

Siamo su uno superspeedway, almeno sulla carta dato che è in scala 3:5 rispetto a Daytona e quindi le dinamiche sono simili ma non identiche. Non ci sono prove libere e si va dritti in qualifica. Sorprese non ce ne sono a parte Legacy MC che sbaglia completamente l’assetto e Jones salva per due volte la vettura dal sovrasterzo e dal muro; Nemechek, che nel sorteggio scende in pista giusto dopo di lui, alza il piede e così i due in griglia sono 34° e 37° (ultimo).

La prima fila di Atlanta è identica a Daytona, solo che le posizioni si scambiano e mentre Logano è secondo, si assiste alla storia dato che Michael McDowell conquista la sua prima pole in carriera alla gara numero 467 battendo un record di tardività che resisteva dal 1978 quando lo sfortunato JD McDuffie conquisto la prima partenza al palo a Dover nella gara numero 403. Se si vuole essere corretti dal punto statistico però quello di McDowell è stato addirittura il tentativo numero 491 di ottenere una pole dato che alle 467 gare disputate si devono aggiungere 24 DNQ a inizio carriera.

Il cielo è azzurro, è una fresca giornata di inizio primavera ad Atlanta e non c’è alcun rischio di pioggia, quindi tutto sembra perfetto per l’inizio di una gara che, visti Truck e Xfinity Series, non sembra destinata ad essere memorabile ma solo una domenica di transizione dopo le fatiche di Daytona. Mai previsione fu più sbagliata.

A circa 1h30′ dalla bandiera verde arrivano giù due colpi di scena. E il secondo arriva addirittura ad offuscare il fatto che il beniamino di casa Chase Elliott scatterà dal fondo (anziché un comunque deludente 28°) per modifiche in parco chiuso.

Joey Logano, infatti, viene mandato a fondo griglia e dovrà scontare un drive through al primo giro per “guanti non conformi alle norme sulla sicurezza”. Sul momento si pensa ad un clamoroso errore, a dei guanti ignifughi con omologazione scaduta, ma in fretta nel garage si sparge la notizia che “non è questo, ma si parla di guanti alterati”.

In effetti nel giro di qualifica Joey aveva armeggiato parecchio con la mano sinistra e la window net, non un semplice mettere lì il palmo per chiudere la fessura più grande del finestrino per ridurre la resistenza dell’aria. Evidentemente la NASCAR ha notato qualcosa ed ha voluto vederci più chiaro ed ha beccato Joey con le mani nella marmellata.

Al lavoro si mette anche la FOX ad analizzare le immagini di Atlanta (e qualcuno sui social ovviamente torna indietro anche a Daytona) e nel pre-gara esce il dettaglio incriminato: Logano (o ovviamente chi per lui nell’inventare questa magata tipicamente da NASCAR) si è fatto il guanto palmato mettendo un lembo di tessuto fra pollice e indice in modo da aumentare la superficie da opporre all’aria che si sarebbe infilata nell’abitacolo. Idea geniale, ma che – evidentemente – viola il regolamento perché tutto è permesso nella zona grigia del regolamento, tuttavia modificare un componente legato alla sicurezza e non approvato è sanzionato pesantemente. Nei prossimi giorni sapremo se ci saranno ulteriori penalità.

Con la gara di Logano che pare tutta in estrema salita, visto il drive through da scontare a gruppo compatto nella lunghissima pit lane di Atlanta, gioisce ancora il Front Row Motorsports dato che a beneficiare del buco lasciato da Logano è Todd Gilliland qualificatosi quarto. Ma il team è concreto e non si lascia abbindolare dal meme e quindi al choose cone prima del via McDowell sceglie l’esterno mettendosi il compagno di squadra dietro a spingere e non al fianco per formare una front row tutta Front Row.

Alla bandiera verde avanza così davanti Busch seguito da Larson ed il loro tandem è il migliore. L’esterno del Front Row invece non ingrana al meglio, soprattutto Gilliland che in uscita di curva4 al termine del primo giro ha un’esitazione. Il gruppo è talmente compatto che è il classico battito d’ali di una farfalla che scatena l’uragano e verso curva1 si è innescato clamorosamente il big one. Nella lista degli ammaccati secondo la NASCAR ci finiscono addirittura 16 vetture, in ordine di numero Austin Dillon, Elliott, Gragson, Williams, Bell, Burton, Wallace, Hemric, Nemechek, Jones, Reddick, Bowman, Haley, Gibbs, Hocevar e Suárez.

La maggior parte di questi, per fortuna, ha solo danni cosmetici che si risolvono con un po’ (o un bel po’) di nastro adesivo sul muso, ma per qualcuno la giornata è già compromessa. Dopo un po’ di incertezza da parte della direzione gara se sia stato coinvolto o no, l’unico ritiro immediato è Josh Williams il cui weekend competitivo ad Atlanta è durato in pratica cinque giri (uno in Cup e quattro in Xfinity), ma gravemente danneggiati sono anche Gragson (si arrenderà dopo 66 giri), Bell (idem dopo 148), Bowman, Reddick e Dillon che perdono ai box almeno un paio di giri.

L’unico che forse sorride è Logano: l’ingresso in pit lane è in curva3 quindi ci è entrato in regime di bandiera verde, ha evitato l’incidente, ha scontato regolarmente la penalità ed ha pure guadagnato delle posizioni rispetto alle previsioni di invece perdere 1.5-2 giri.

Dopo alcune soste anche fra gli indenni (la prima stage è da 60 giri e qualcuno rabbocca fino all’orlo mentre le polemiche sul fuel mileage nella Daytona500 sono ancora nell’aria) ed una pulizia anche più rapida del previsto, si riparte con 50 giri da disputare prima del break fissato. Busch controlla McDowell all’esterno, poi si riunisce a Larson e la coppia prende controllo insieme della fila lungo il muro lasciando al vento Buescher e Briscoe. Larson ci prova in curva3 e sul traguardo ha davanti il muso, tuttavia Kyle reagisce. Sarà solo il primo di tantissimi scambi volanti di prima posizione, a fine corsa i lead change saranno addirittura 48 (record di Atlanta) fra 14 piloti diversi.

Mentre Gilliland soffre ancora un po’ nelle turbolenze, arrivano davanti altre Ford con Briscoe che dopo un 3-wide su Buescher ed un paio di salti di corsia arriva da McDowell, ma non completa la manovra e così rimbalza indietro. A prendere il suo testimone, manovre incluse, è così Blaney che, dopo un nuovo tentativo di Larson su Busch, passa al comando al giro 23. E, nello stesso momento, entra in top5 un altro protagonista di Daytona, Ross Chastain.

Al giro 25 arriva la seconda caution: Chris Buescher perde tutto da solo la vettura in curva4, Byron lo evita per un pelo e per fortuna non ci sono altri botti; Hocevar è il lucky dog dopo le riparazioni del big one. Il gruppo si spezza ancora, davanti quasi nessuno molla la track position e allora è da dietro che arriveranno serbatoi pieni ed eventualmente un paio di gomme fresche.

Green a metà stage (-29) e Blaney sceglie l’esterno e la compagnia di Busch che batte il tandem Larson-McDowell, tuttavia l’equilibrio dura poco e appena c’è il buco alla sua sinistra Rowdy ci si infila. Larson fa lo stesso e si mette lui a seguire Ryan, tuttavia nella dinamica degli scambi è Busch ad avere la meglio e tornare al comando. Ad osservare tutto questo molto interessato c’è Chastain mentre grazie alle soste altrui sono avanzati anche Truex ed Hamlin.

Ai -30 inizia una nuova fase “all’americana” per citare una dinamica ciclistica con Busch e McDowell che si scambiano la prima posizione ad ogni giro fin quando è Michael a tenersela al giro 44 anche sulla spinta di Chastain, poi la #34 nota l’esterno che avanza e allora decide di coprire. Pian piano il gruppo, come da previsioni, si è sgranato soprattutto in coda e c’è un accenno di fila indiana più vicino al muro, ma la calma dura nemmeno 10 secondi che Blaney di rincorsa saluta Chastain, attacca Larson e ai -10 è di nuovo in testa facendo tutto semplice aprendo addirittura uno spiraglio ad un Truex spuntato dal nulla lì.

Ma ad interrompere il finale ci pensa un’altra caution, sempre in curva4: Hamlin non si accorge che Kyle Busch è già lì e si gira sul suo muso non riportando danni. Austin Dillon ringrazia perché col lucky dog recupera uno dei due giri persi ed il break successivo è distante pochi minuti.

Ennesimo gruppo spezzato con i soli McDowell (dato al comando alla moviola), Blaney, Larson, Chastain, Truex, Busch, Briscoe, Wallace, Byron e Stenhouse che tirano dritto puntando ai bonus di fine stage mentre gli altri alla track position dopo il giro 60.

Dopo una ripartenza waved off per un detrito in pista c’è tempo solo per uno sprint di un giro senza drammi con McDowell che vince la prima stage davanti a Blaney, Chastain (per un pelo dietro a Ryan), Larson, Busch, Truex, Stenhouse, Wallace, Byron e Gilliland che (essendosi fermato) dunque è leader virtuale e poco dopo effettivo della corsa. Dillon come previsto torna a pieni giri.

Mentre Hemric si prende uno speeding, Chastain batte McDowell in pit lane e Blaney quasi finisce nel panino fra Truex e Preece, da notare c’è che dietro a Gilliland alla ripartenza ci sia Logano che, dunque, ha definitivamente annullato la penalità iniziale; seguono Buescher, Zane Smith, LaJoie, Berry, Burton, Cindric, Suárez e Gibbs con Chastain 16°.

Al choose cone Gilliland e molti scelgono l’esterno e dunque Logano si trova all’interno ad essere spinto da LaJoie. Todd avanza fin da subito, tuttavia Joey riesce a trovare il varco dietro la #38 e limita così i danni. Della manovra viene colto di sorpresa Zane Smith che, forse anche per l’inesperienza, non alza il piede pur potendo farlo e bacia il muro. Purtroppo per lui la lezione è fin troppo severa dato che oltre ad una foratura si rompe anche il braccetto della sospensione e per lui arriva un amaro ritiro.

Senza Zane Smith la top5 è completamente Ford con Gilliland davanti a Logano, Buescher, Burton e Berry, segue la sorpresa Elliott che ha il muso molto rattoppato ed è sospinto da Hamlin che invece ha perso Truex che accusa sovrasterzo. Chi però è scatenato è McDowell che dal fondo della top10 che passa tutti ad uno ad uno ed ai -80 di una stage da 100 giri lordi è in vista del teammate Gilliland e di Logano, ma non riesce a completare gli ultimi due passi malgrado l’aiuto di Todd.

Dietro di loro intanto i piloti stanno prendendo le misure e i 2-wide stanno diventando 3-wide, un presagio del prosieguo della corsa. Chi anche sta prendendo le misure è Keselowski dato che via radio altrui arriva un “Occhio che Brad sta facendo il Brad”. Però Brad recupera e ai -70 le Ford monopolizzano la top8. Ma la classifica è in continuo rimescolamento, Blaney sta recuperando poi perde rischiando un patatrac con Cindric e Burton e così riemerge Truex in zona Larson-Elliott.

Al cambio di pagina del giro 100 (-60 nella stage) Logano rompe gli indugi, approfitta dei movimenti di Gilliland per sostenere l’iniziativa di McDowell all’interno e tuffandosi in curva3 passa al comando con Buescher che prova a seguirlo. Nei passaggi successivi c’è un continuo scambio fra Joey e Todd con Chris sempre nel mezzo mentre McDowell perde terreno per il sottosterzo. Perde anche Hamlin che finisce nel mezzo di un 3-wide fra un Chastain combattivo ed un Blaney in risalita.

I giri passano e il prospetto di una clamorosa sosta sotto green si fa sempre più grande. Intanto davanti continua il rimescolamento: anche Gilliland si spegne, Buescher finalmente passa al comando, Logano reagisce e Blaney completa la rimonta. Soffre di sottosterzo anche Hamlin e che bacia anche il muro.

Al giro 128 arrivano le soste. I primi due sono Logano e Blaney e fila tutto liscio, poi è la volta di Gilliland, al giro 131 Cindric, al giro 132 nessuno ma Keselowski passa Larson per la prima posizione prima di fermarsi con Chastain, Buescher ed Haley. Al giro 134 tocca a Hamlin, Truex, Elliott, Burton, Berry e Grala, al 135 il patatrac con Larson che passa e dietro di lui in ingresso di pit lane McDowell che perde il controllo e centra Byron che sbatte contro il muro. I due per qualche secondo rimangono fermi sull’apron e, a sorpresa, non viene chiamata la caution.

Rimangono in pista solo sei audaci: Stenhouse, Wallace, LaJoie, Dillon, Preece e Nemechek, ma in fretta tutti loro si arrendono. Dopo aver fatto i conti con le penalità per speeding (l’unica eccezione è un Jones già staccato per ruota fuori controllo) di McLeod, Chastain, Busch (proseguono i problemi in pit lane con il jackman di Daytona già sostituito dopo una gara), Wallace, Stenhouse e Berry (x2 dato che ripete l’infrazione scontando il drive through), al rientro in pista chi ha gestito meglio tutto è Penske che ai -20 si presenta con Cindric davanti a Logano e Blaney. I tre sono insieme al doppiato McDowell e a Gilliland mentre Larson deve ricucire col gruppetto che guida con un ritardo di poco meno di 2″ dalla vetta.

Pian piano si riforma un gruppo sfilacciato di 13(+1) vetture che sembra in controllo, tuttavia Larson come al Palio di Siena di rincorsa fa scoppiare i mortaretti e si inserisce nella lotta per la vittoria della stage, Gilliland è passato subito e, mentre Byron soffre con una vettura ammaccata e viene doppiato ed Elliott si stacca, anche Blaney è attaccato ai -10, ma Ryan reagisce e vede avvicinarsi Keselowski che è balzato davanti a Suárez e Truex.

Il ricompattamento crea ulteriori tensioni, anche in casa Penske. Logano è convinto che Cindric sia balzato davanti con una sosta più corta ed ora sia in fuel saving perché lo splash&go sia stato davvero una spruzzata di benzina. E i dati della telemetria gli danno ragione. Il terzetto Penske così non tira come vorrebbe e si espone agli attacchi altrui. Ci prova anche Gilliland ma non va. All’inizio dell’ultimo giro attacca Larson e si mette davanti a Logano e poi arriva la caution.

La dinamica è molto strana perché il primo ad appoggiarsi al muro in pieno sottosterzo è Buescher dietro alla #22, poi un secondo più tardi, nella turbolenza di Blaney ma forse anche credendo che la #17 stia rallentando di più, anche Logano fa la stessa fine e sbatte contro le barriere; dietro di loro non può evitarli Hamlin che clamorosamente evita danni pesanti. Cindric vince dunque sotto bandiera gialla la seconda stage davanti a Larson, Blaney, Suárez (dopo mezza gara in fondo alla top20), Truex, Gilliland, Keselowski, Burton, Briscoe ed Elliott. McDowell è il lucky dog.

Mentre Buescher torna in fretta in pista a differenza di Logano (chiuderà 28° a otto giri) si riapre la corsia box da cui usciranno fin troppo lentamente Blaney e Larson. Cindric deve rabboccare tanto e così al comando torna un incredibile Gilliland davanti a Keselowski, Elliott, Hamlin, Suárez, Burton, Blaney, Truex, LaJoie e Cindric. 22 le auto a pieni giri e fra di queste non ci sono Busch, Stenhouse, Chastain, Wallace e Byron, Berry è a -2.

Una gara sempre più frizzante e anche imprevedibile riprende con 90 giri da disputare fino alla bandiera a scacchi. Gilliland sceglie l’interno con Keselowski al suo fianco e Todd riparte bene con Hamlin e Blaney che lo seguono. Ma la caution arriva subito e fa discutere. In curva1 Kyle Busch forza il 3-wide, tocca Grala (al limite della top10) e lo manda in testacoda per fortuna senza altri danni. E chi si prende il lucky dog? Proprio Kyle Busch. La NASCAR non lo reputa coinvolto nell’incidente perché “è sembrato che la #15 sia scesa leggermente di traiettoria”. Decisione molto controversa.

Malgrado siano passati pochissimi giri il gruppo si spacca di nuovo, rimangono in pista solo Gilliland, Hamlin, Truex, Keselowski, Briscoe, Suárez, Burton e Larson mentre gli altri rabboccano ancora alla caccia di una sosta successiva sempre più breve; penalità per un Gibbs anche oggi invisibile che attraversa troppi stalli mentre Chastain si ferma a lungo nello stallo.

Mancano alla ripartenza 81 giri e arrivare fino in qua vorrebbe dire molte caution, un po’ di fuel saving e nessun overtime (al punto che dicono a Gibbs che è a corto di un giro). Intanto la gara è talmente avvincente per le battaglie in pista (e forse non riesco nemmeno a trasmetterlo fino in fondo) che nemmeno ci si accorge che il sole che ha dato fastidio in curva1 è calato e sta arrivando la sera.

Green e Gilliland rimane davanti ad un Hamlin che poi viene infilato da Truex. La sorpresa è doppia perché al giro 183 (di 260) Martin balza addirittura al comando. Todd però è in stato di grazia e reagisce subito. Inizia così uno scambio fra i due però non a giri alternati, bensì due giri uno e due giri l’altro, il tutto fino al giro 193 quando stanno arrivando da dietro Larson, Hamlin ed Elliott all’esterno. Dietro di loro la selezione c’è: Hemric tocca il muro in curva2, Briscoe rischia grosso sull’apron verso curva1 con Elliott.

C’è molto movimento e scambio fra le due corsie, ma alla fine Larson con una manovra decisa di Gilliland passa al comando. Poi però un’altra caution: un Chastain che si è visto sfilare da Wallace avanzato di colpo nel mezzo di un 3-wide, bumpa troppo Elliott in curva3 e lo manda in testacoda mentre dietro di loro Gibbs la perde da solo per evitare l’incidente. Nessun danno ulteriore per nessuno e lucky dog per Bubba.

Siamo al giro 200 e arriva la sosta potenzialmente decisiva, ma anche una grafica interessante della FOX che dice che ai -60 sui 37 partenti appena in 11 non sono stati ancora coinvolti in incidenti. Peccato che includano anche Chastain e Busch quindi gli indenni sarebbero appena in nove. La notizia clamorosa è che McDowell è l’unico a non fermarsi e così torna al comando precedendo Truex, Hamlin, Briscoe, Cindric, Keselowski, Larson, Busch, Gilliland e Burton in un mix di rabbocchi e due gomme cambiate. Wave around per Chastain e Stenhouse.

Bandiera verde ai -55 e McDowell prevale nel duello con Truex grazie alla spinta di Hamlin; in coda Dillon bacia il muro, non va ai box ma perde la scia. E poi la gara entra nella sua fase più clamorosa grazie ad Austin Cindric.

Il pilota della #2, proprio mentre Hamlin inizia a pensare di riprendere Truex, si inventa un 3-wide con Hamlin e Briscoe al punto che Denny deve mollare. Poi però, quando si temeva una gara 1-wide, dopo i 2-wide prolungati, i 3-wide in qualche occasione, verso curva1 Cindric si tuffa all’interno e va 4-wide con McDowell, Truex e Briscoe all’esterno. E il fatto clamoroso è che: primo non nasca un incidente, secondo che li passi tutti andando al comando. Se non fosse per il finale sarebbe già questa la manovra dell’anno.

A completare l’opera ci pensa Kyle Busch che si mette a inseguire Cindric, si sbarazza di Truex e McDowell che alzano il piede dopo mezzo giro di 4-wide, poi però rimbalza e ai -45 deve mettersi dietro ad Hamlin e Briscoe. Quando sta per iniziare un nuovo rimescolamento con Hamlin che ai -43 rimette il muso davanti a tutti con Cindric che ha un attimo di cedimento, arriva un’altra caution che toglie di mezzo alcuni protagonisti. Purtroppo è terno secco #5, #6 e #7: Keselowski perde il controllo da solo in curva3-4, Larson non può evitarlo e anche LaJoie subisce qualche danno. Per Brad e Kyle c’è il ritiro, per Berry il lucky dog.

Altra caution, altro giro di soste con McDowell, Grala, Stenhouse, Elliott e Preece che si fermano insieme alle wave around precedenti. Si riparte ai -34 con Hamlin davanti a Busch, Cindric, Briscoe, Gilliland, Truex, Burton, Blaney, Haley e Gibbs e, nonostante tutto, 25 auto a pieni giri col solo Byron ancora doppiato.

Il fatto sorprendente dopo la bandiera verde non è Hamlin e Busch che rimangano primo e secondo, bensì che Wallace entri subito in top10 quando una ventina di giri prima era ancora doppiato sull’onda lunga delle ammaccature del big one. Cindric stavolta, invece, perde in un 3-wide che invece rilancia Blaney. Le Ford farebbero bene ad organizzarsi, tuttavia Ryan riesce a districarsi e ai -29 torna al comando con Hamlin che paga il 3-wide venendo poi salvato da Truex. Busch reagisce e rimette il muso davanti solo per un giro, poi però Blaney consolida la prima posizione anche perché viene raggiunto da Cindric e Briscoe.

La fase di gara sembra risolversi verso un gruppo 2-wide dietro a Blaney quando invece c’è un residuo di 4-wide con Suárez all’attacco, Hamlin, Briscoe e Kyle Busch. In curva3 Briscoe la perde, travolge Hamlin (terzo incidente, uno per stage) e coinvolge anche Haley. Chase finisce ko, Hamlin ha danni pesanti al muso, ma solo di carrozzeria. Bandiera rossa da 11′ perché Briscoe ha sparso fluidi in pista e sull’apron. Byron è il lucky dog.

Dopo l’interruzione altro gruppo spaccato in pit lane, ma ora sono mosse disperate in coda al plotone e che non porteranno a nulla; stupisce la sosta completa di Gilliland che pagherà caro. Alla ripartenza a 15 giri dalla fine Blaney è al comando su Cindric, Suárez, Busch, Wallace, Truex, Berry, Stenhouse, Chastain ed Hocevar.

Al choose cone Blaney e Cindric vanno interni e così Suárez, spuntato fuori un po’ a sorpresa ma che ad Atlanta ha fatto bene negli ultimi anni, sale in prima fila. Bandiera verde e Blaney scatta bene sembrando in controllo. Chi lo perde è invece Gilliland che, un po’ come Zane Smith, tocca il muro, fora ma anche danneggia la sospensione; chiuderà staccato di quattro giri dopo aver trascorso al comando ben 58 tornate.

Blaney sembra in controllo? E invece il tandem Suárez-Busch funziona all’esterno, recupera e ai -12 Daniel mette il muso davanti. Il duello con Ryan viene interrotto ancora, stavolta però per l’ultima volta. Cindric in curva1 perde il filo e la scia di Blaney finendo nel mezzo di un 3-wide. Questo movimento provoca in po’ di scompiglio, Wallace all’esterno rallenta a sua volta, Berry perde il controllo di colpo dietro di lui e centra Hocevar che per un attimo decolla. A chiudere l’opera, per evitare il tutto, Elliott finisce in testacoda sull’apron e sul filler messo dopo l’incidente di Briscoe. Hamlin, si mangia le mani perché, appena doppiato recupera solo uno dei due giri persi.

Nessuno crede che quella dei -5 sia l’ultima ripartenza o l’ultima caution. Cruciale però è il choose cone dato che sulla carta si è infilato Truex fra Blaney e Cindric mentre il tandem #99-#8 sembra saldo. Al cono infatti Suárez, Busch, Wallace e Chastain vanno interni, dall’altro lato Blaney, Truex, Cindric e Stenhouse.

Green e Suárez scatta bene coprendo sul rettilineo opposto Blaney, poi però la sua resistenza sulla spinta di Ryan è troppo debole e così la #12 si libera della #99 tornando al comando. Blaney è davanti alla coppia Suárez (interno) – Truex. La disposizione cambia in curva3 ai -4: dopo una spinta poderosa di Busch, Daniel trova un varco millimetrico mettendosi davanti a Truex che esce dalla contesa sfiorando il muro.

La #99 è da sola alle spalle della #12, ma la scia che prende Busch gli permette di affiancare Suárez in curva2 ai -3, dietro di loro c’è Cindric che prende la scia del messicano davanti ad un 3-wide con Chastain, Wallace e Stenhouse. Il problema di Daniel è che dietro ha Cindric che, ovviamente, non può spingere troppo dato che il suo compagno è in testa.

Suárez nonostante tutto ci prova e in curva3 va tutto esterno cercando prima di aggirare Blaney, poi di scendere lungo il banking tuffandosi in curva4 ma Ryan è un maestro della difesa. La situazione si risolve ai -2 dato che Blaney è davanti al gruppo 2-wide con Wallace che arriva a spingere Busch mentre Cindric torna da Suárez. Ma si aspetta l’ultimo giro. Anzi, l’ultimo mezzo giro.

Blaney vede arrivare Busch di rincorsa, tuttavia non blocca del tutto e allora Kyle si lancia al suo fianco. Suárez non si scompone e si allarga di quel tanto che basta per andare 3-wide. La #12, la #8 e la #99 sono alla pari in curva3. E anche in curva4. Non si toccano loro, non si toccano dietro di loro. Incredibilmente non ci sono incidenti, né bandiere gialle. Si va verso il traguardo. E i tre sono ancora appaiati al centimetro.

Fiato sospeso? Urla trattenute? Battito a mille? Che si sia tifosi di uno dei piloti coinvolti nella battaglia per la vittoria o no, che si sia semplicemente appassionati di NASCAR oppure spettatori occasionali è inevitabile che l’emozione sia incredibile ed espressa in qualsiasi modo per chiunque stia assistendo all’ultimo km della 400 miglia di Atlanta. Sembra una volata ciclistica con tre a dare tutto in assetto aerodinamico e a sferrare il colpo di reni sulla linea del traguardo.

E poi, quando passano le tre auto, da un lato c’è il rumore della folla estasiata, dall’altro la suspense ed il tempo che si dilata. Già, perché questo è davvero un fotofinish. Le tre auto sono piombate sulla linea all’unisono. Forse ad una prima reazione si capisce che Busch sia leggermente più indietro, ma fra Blaney e Suárez chi ha avuto la meglio?

Dopo qualche decina di secondi i commissari possono annunciarlo via radio: ha vinto la #99, ha vinto Daniel Suárez! Il cronometraggio mette nero su bianco (anzi, bianco su nero nel live timing) una realtà ancora più incredibile dato che Ryan Blaney è secondo staccato di 0.003″ (terzo divario più basso nella storia della Cup Series) e Kyle Busch terzo a 0.007″ che non solo è l’1-2-3 più risicato in 75 anni di NASCAR, ma potenzialmente addirittura in 125 di motorsport mondiale, tuttavia su questo la certezza è più difficile da avere.

Mentre Blaney sorride sinceramente riguardando il finale e Busch ha invece è rimasto di sale più che comprensibilmente, iniziano i festeggiamenti per la seconda vittoria in Cup Series per Daniel Suárez che rompe così un digiuno di 18 mesi in cui, visti gli arrivi in prospettiva di van Gisbergen e Zane Smith, il suo posto in Trackhouse sembrava in bilico malgrado sia stato il dipendente n°4 della squadra alla sua fondazione.

Detto di Cindric quarto ad appena 0.077″, seguono Wallace (unico pilota con due top10 nelle prime due gare e sono entrambe top5), Stenhouse, Chastain, McDowell, Buescher e Gibbs, la vittoria del messicano è storica non solo per la volata ristretta.

Suárez diventa così il non americano più vincente nella storia della Cup Series pareggiando Juan Pablo Montoya e Marcos Ambrose, nonché l’unico ad averlo fatto su un ovale insieme a Mario Andretti ed il canadese Earl Ross e il primo ad aver vinto sia su uno stradale che su un ovale. Daniel rompe così anche un’egemonia targata USA sugli ovali che durava da 49 anni e mezzo e 1506 gare consecutive. Infine, Suárez col sesto successo in NASCAR pareggia Ron Fellows e davanti a lui rimane solo Ambrose a quota sette.

3h28’11”, 260 giri, 400 miglia, 10 caution, 48 lead change fra 14 piloti, 3 e 7 millesimi. Tanti numeri possono descrivere questa gara, ma i numeri in fin dei conti sono freddi. Le emozioni vissute ad Atlanta invece sono qualcosa di caldo, qualcosa che resterà nei cuori dei tifosi per tanto tempo. Una gara da one for the ages come si suol dire e forse il fatto che l’abbia vinta proprio Suárez la rende ancora più speciale di quanto non lo sia stata di suo. Non bisogna dimenticare inoltre quanto fatto anche da Cindric e Gilliland, la pole di McDowell e tanti altri dettagli. Perché in fondo la NASCAR è proprio questo e poterla guardare e raccontare è sempre uno spettacolo.

2024 NASCAR Cup Series Suarez Atlanta 2024

I risultati odierni

La classifica della “Ambetter Health 400”

La classifica generale

Così in campionato dopo 2 gare su 36 della NASCAR Cup Series 2024

Le altre categorie

Xfinity Series: Hill vince pure ad Atlanta mentre gli altri rimangono a secco

Truck Series, Atlanta: Kyle Busch conferma le potenzialità di Spire con una vittoria di strategia

I prossimi appuntamenti

Anche nel prossimo weekend la NASCAR sarà impegnata con tutte le categorie e la pista sarà quella di Las Vegas. Appuntamento con i Truck nella notte fra venerdì e sabato, con la Xfinity sabato sera e con la Cup Series domenica alle 21:30 in diretta, come sempre, su Mola.


Immagini: Media NASCAR

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