NASCAR | Cup Series, Texas: Chase Elliott torna alla vittoria dopo un digiuno di 42 gare!

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Tempo di lettura: 23 minuti
di Gabriele Dri @NascarLiveITA
16 Aprile 2024 - 13:30
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Dopo un inizio tranquillo, la gara di Fort Worth si trasforma in una serie di colpi di scena: 16 caution, 2 overtime e il ritorno in victory lane del figliol prodigo Elliott


In molti temevano la gara di Fort Worth e infatti è stata una gara ricca di problemi, incidenti e ribaltamenti strategici. L’insidioso ovale del Texas, fra asimmetrie, bump e resine residue che proprio non vogliono andarsene via a meno di demolire tutta la pista, ha regalato molti contendenti per il successo, ma alla fine tutti, nel bene e nel male come ad esempio Hamlin e Chastain, si sono dovuti arrendere a Chase Elliott, tornato alla vittoria dopo un anno e mezzo alla vittoria, periodo in cui più di qualcuno aveva espresso dei dubbi anche alla luce dei successi di Larson e Byron.

La gara

La seconda tappa stagionale in Texas per la NASCAR Cup Series, dopo Austin, è quella di Fort Worth e rappresenta anche il primo piccolo giro di boa dato che si chiude così il primo quarto di campionato. Si è chiusa la primavera degli short track e si torna su un cookie cutter, anche se rimaneggiato nel layout (con l’allargamento e abbassamento) e nell’aderenza (con il PJ1 rimasto impregnato nell’asfalto e ancora presente malgrado da due anni non si applichi più nulla), fatti che l’hanno reso una pista poco amata ma molto insidiosa.

E questo lo si capisce subito dalle prove libere del sabato quando a finire a muro in curva2, punto in cui in caso di perdita di controllo si ha pochissimo tempo per reagire, sono in sequenza Kyle Busch (ormai purtroppo sempre più una consuetudine) e Jimmie Johnson, al ritorno sulla #84 dell’anche suo Legacy MC; presente come auto Open anche la #33 del RCR con Austin Hill al volante. Al comando della classifica si piazza Gibbs davanti a Keselowski, Larson, Chastain in Bowman.

Poi si va dritti come sempre in qualifica. Dal gruppo A avanzano Reddick, Gibbs, Blaney, Bell e Cindric che esclude dal secondo round piloti come Bowman, Logano ed Elliott, solo 12° e quindi 24° in griglia di partenza. Altro disastro in casa Kaulig con Ty Dillon e Daniel Hemric agli ultimi due posti e dunque 36° e 38° al via. Nel gruppo B Larson da ultimo a scendere in pista va al primo posto davanti a Briscoe, Byron, Wallace e Truex con Hamlin primo degli eliminati.

Nel round decisivo i piloti faticano a migliorare i tempi registrati in precedenza e in moltissimi si fermano al 28.4″. Come ultimo arriva ancora Larson ed il suo 28.366″ gli vale la pole davanti a Gibbs (28.401″), Bell (28.417″), Reddick (28.450″), Briscoe (28.458″), Byron (28.464″), Blaney (28.480″), Cindric (28.482″, dunque sette auto racchiuse in 0.081″) e a chiudere Truex e Wallace. Per Larson è la terza pole consecutiva del 2024 ma, soprattutto visto che siamo in periodo di milestone in casa Hendrick, la 250esima in Cup Series del suo team.

La domenica è una giornata calda di tarda primavera con aria a circa 30 °C e asfalto prima ancora che le auto comincino a girare a 47 °C. I crew chief avvisano subito i rispettivi piloti di prendere l’inizio di corsa con molta calma per non rischiare di perdere aderenza su una pista già scivolosa di suo. Dopo aver mandato in fondo al gruppo Grala (sostituzione dello sterzo) e i già ultimi Kyle Busch (muletto) e Jimmie Johnson (riparazioni in parco chiuso), la corsa può avere inizio.

Alla bandiera verde Larson dall’interno mantiene agilmente il comando. E la prima stage finisce qua. Non è vero, ci sono ancora 79 giri abbondanti da raccontare, tuttavia la prudenza trasmessa dai crew chief ai piloti si tramuta in poca azione. Chiaro, c’è sempre una componente aerodinamica che non facilita i sorpassi, tuttavia la classifica rimane abbastanza ferma. Nei primi giri da notare c’è soprattutto il fatto che Keselowski precipiti non inquadrato dal 22° posto a fuori dalla top30 a lottare con Busch e Johnson.

Si forma in fretta una fila indiana che pian piano si sgretola. E quindi a movimentare la graduatoria ci pensano solo o i piloti in grande forma, o quelli già in crisi. È questo il caso rispettivamente di Hamlin e Truex. Martin viene passato nei primi giri da McDowell e chiude così la top10 da cui uscirà più tardi sorpassato proprio da un Denny in recupero.

Mentre i piloti sono soprattutto a posto nella temuta curva1-2, ma tight in 3-4, il degrado delle gomme fa la sua parte con tempi che si alzano di oltre un secondo rispetto a inizio corsa (anche di più per Larson il cui 29.0″ al secondo giro è di un altro pianeta).

Si arriva così in fretta al giro 30 quando Larson ha 0.75″ su Gibbs e gli altri già staccatissimi, Bell a 5.3″, Reddick a 6.3″, Blaney a 8.8″ dopo il sorpasso su Briscoe (+9.4″), Byron a 9.5″, Cindric a 10.8″, Wallace a 11.4″ ed Hamlin a 12.5″, il tutto mentre Kyle vede la coda del gruppo.

La prima stage è da 80 giri, quindi ci si aspetta i primi pit stop attorno al giro 40. E invece la sorpresa è doppia perché la pit lane si “apre” al giro 34 e lo fa proprio con il pilota che sembrava più in forma, ovvero Hamlin. Ovviamente Denny si trascina tutti ai box nel giro di pochi minuti (Larson al passaggio numero 36). L’unico evento degno di nota (penalità di Grala per sosta fuori stallo esclusa) riguarda Blaney che ripartendo lascia una scia di fuoco più che altro nello stallo davanti al suo.

Lo stallo in questione è quello di Gibbs che, probabilmente, rimanda il pit stop di un giro fermandosi comunque esattamente a metà stage. E non è colpa di Blaney se la posteriore destra non vuole proprio saperne di andare al suo posto e così la sosta di Ty è disastrosa perdendo oltre 7″ da Larson e finendo dietro a Bell e Reddick.

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In pista ci sono però ancora quattro audaci a caccia di una caution e sono un Elliott come detto partito indietro, Gilliland, Austin Hill ed Hemric. E la caution (Chase via radio dirà che la strategia ha funzionato per la prima volta in nove anni, anche se da dire c’è che solo nei tempi recenti il muretto della #9 ha dovuto osare con strategie così rischiose) arriva in loro aiuto.

Un Jimmie Johnson ancora in difficoltà perde il controllo della vettura sui bump di curva4 (di cui si era lamentato poco prima) e finisce in testacoda. Il lucky dog è Buescher, in quel momento 18° e quindi virtualmente 14°, una posizione che spacca il gruppo a metà costringendo tutti gli altri alla wave around.

Dopo il completamento del giro di soste (di cui approfittano però di nuovo anche Blaney, Wallace, Truex (ruota mal fissata), Chastain e McDowell, dopo un appendice alla tragicomica sosta di Gibbs (la pistola si era rotta in precedenza lasciando l’estremità attaccata al mozzo della #54), dopo anche la sosta di Kyle Busch che, ancora in difficoltà, rinuncia alla wave around per puntare al lucky dog in seguito, si riparte ai -25 con Larson al comando su Bell, Reddick, Byron, Hamlin, Cindric, Briscoe, Elliott e Gilliland e con 33 auto a pieni giri (il solo Grala è a -2).

Larson alla ripartenza rimane al comando davanti a Bell, Byron rimane dietro a Reddick e poi però, essendo all’esterno viene infilato in sequenza da un arrembante Hamlin, arrivato in top5 e dunque pericoloso per la vittoria, e da Briscoe. Elliott con gomme fresche rispetto alla concorrenza supera solo di nuovo Blaney e poi praticamente si ferma lì.

Denny continua il suo stato di grazia e passa anche Reddick mettendosi a 1″ da Bell e 2″ da Larson iniziando ad esplorare la seconda corsia in curva1-2: è il segnale che si può iniziare ad osare. Non tutti raccolgono il suo consiglio, infatti ci sono ancora poche manovre, altri lo ascoltano troppo come Hocevar che finisce larghissimo ma evita il muro, altri ci vorrebbero provare ma, come Suárez, si trovano una vettura molto loose e inguidabile.

Negli ultimi giri c’è tempo per assistere solo al crollo di Byron (senza grip all’anteriore) che perde posizioni in sequenza da Elliott, Blaney e McDowell, ma non Chastain dato che Wallace ne approfitta e supera la #1.

Larson vince dunque in controllo la prima stage davanti a Bell (+0.9″), Hamlin (+1.8″), Reddick (+3.4″), Briscoe (+6.4″), Blaney (+6.5″), Elliott (+7.1″, ripassato da Ryan), McDowell (+8.8″), Byron (+9.3″) e Wallace (+9.9″); il lucky dog è Busch (33°) del quale viene premiata la visione sul lungo termine che lascia doppiati i soli Burton, Haley, Johnson, Ty Dillon e Grala.

E da questo momento in poi la corsa si rimescola perché si capisce che la track position conta più delle gomme che si hanno. Blaney, Hill, Buescher e Gibbs vanno fuori traccia e non pittando mettono in pratica un piano passato inosservato, infatti basta solo una sosta per arrivare in fondo alla seconda stage e loro decidono di andare su questa pista a differenza degli altri che cambiano di nuovo gomme (ci sono 8+1 set a disposizione per la corsa). Poi ad esempio c’è Truex che ne cambia solo due e cambia ancora la dinamica in vetta al gruppo. Penalità per Gilliland (interferenza dei meccanici) e Zane Smith (si porta via con sé la tanica).

Alla ripartenza dei -77 nella seconda stage, dunque, Blaney è al comando su Hill, Buescher, Gibbs, Truex, Larson, Elliott, Bell, Hamlin, Cindric e McDowell con Reddick, Byron, Wallace e Chastain a inseguire. Green e Blaney, pur non scattando bene e infatti regala per 0.005″ il primo giro in testa in Cup Series ad Austin Hill, mantiene la prima posizione sugli inseguitori, soprattutto quelli con quattro gomme fresche che non riescono a divincolarsi immediatamente nel traffico.

Mentre in coda Berry tocca il muro, ad aprire il varco su Buescher prima e su Gibbs poi è Larson, il quale dunque sembra ancora quello della prima stage. Al giro 93 Kyle si libera anche di Hill (che nemmeno cinque giri più tardi si ritirerà con il servosterzo rotto) ed è a 1.5″ dal leader mentre gli avversari, ora con Hamlin davanti ad Elliott, sono staccati. Larson capisce che il momento è importante e quindi forza il ricongiungimento con il leader. Proprio mentre la #5 sta attaccando la #12 in curva1 arriva un’altra caution. Più dietro in curva4 Bell finisce in testacoda baciando il muro in curva4 e per evitarlo si scontrano Bowman (costretto al ritiro) e Nemechek. Haley è il lucky dog.

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Alla moviola Blaney viene dato ancora al comando, ma soprattutto si apre sotto bandiera gialla la virtuale finestra per andare in fondo alla stage e quindi Ryan con Buescher e Gibbs va in pit lane; a seguirli sono praticamente tutti i leader con Larson, Hamlin, Truex, Elliott, McDowell, Reddick (toccato dal compagno di squadra Wallace) e Chastain che però cambiano due gomme e quindi escono dai box davanti alla #12. A scombinare ancora di più i piani ci pensa Gilliland che tira dritto e passa in prima posizione.

Bandiera verde ai -59 e Todd viene mangiato dopo mezzo giro, poi Larson torna al comando seguito da Truex ed Hamlin. Gilliland però resiste a lungo al quarto posto seguito da Reddick e Chastain, Blaney approfitta della situazione per superare Chastain e McDowell e stare in scia a Tyler mentre Wallace e Gibbs finiscono larghi.

Poi però arriva un’altra yellow, proprio mentre Hamlin ha appena superato Truex finito largo, e il filone del cautions breed cautions si è avviato; non si esaurirà fino alla bandiera a scacchi. In curva1 Hocevar finisce in testacoda perdendo il controllo in ingresso e Busch deve quasi inchiodare per evitarlo; Ty Dillon è il lucky dog.

Ai box vanno in pochi (Hemric, Gibbs, Wallace, Austin Dillon, Nemechek e Burton oltre al doppiato Bell) e quindi tutto sembra pronto per la ripartenza. Poi però un altro colpo di scena.

Viene inquadrata una ruota vagante. Si pensa sia di una delle vetture appena fermatesi, e invece poi a finire a tutto schermo è la #5 di Larson che sta tornando ai box come se nulla fosse senza la posteriore destra. La corsa perde il suo leader, penalizzato come da regolamento di due giri, ma la #5 non ha subito danni. Non c’è nemmeno il tempo di capire come sia stato possibile perdere una ruota dopo una ventina di giri dalla sosta che arriva la bandiera verde.

Alla green dei -47, dunque, Hamlin ha ereditato la prima posizione e se già prima sembrava in grado di poter lottare per la vittoria, ora a pista libera diventa il favorito. Denny mantiene il comando davanti a Truex, Reddick, Gilliland e Chastain, poi dopo un paio di giri un’altra caution con Berry che perde la vettura in curva1, toccato da qualcuno, e si appoggia al muro in curva2. Lucky dog ora per Johnson che lascia come unici doppiati Bell (-1), Grala e Larson (-2).

Dopo le soste di Nemechek, A.Dillon, LaJoie e Bell si riparte per 39 giri previsti. Hamlin parte ancora bene, Truex resite per mezzo giro poi si deve arrendere. Alle loro spalle Chastain supera Reddick, che era il favorito visto il passo gara delle libere ma ora sembra mancargli qualcosa, e si mette al terzo posto dopo un attacco deciso in curva4. Chastain di slancio segue Martin in curva1, Truex però chiude la porta aerodinamicamente, Ross finisce loose e si allarga rallentando Tyler che paga caro questa manovra perdendo numerose posizioni.

Ross è scatenato e al secondo tentativo supera Truex, tuttavia non riesce a guadagnare su un Hamlin che ne ha approfittato per allungare. Poi però, ovviamente, altra caution con Berry che completa l’opera finendo di nuovo a muro con la vettura già danneggiata. Stavolta per lui c’è il ritiro. Bell è il lucky dog e torna a pieni giri.

Dato che è passato un po’ di tempo (di cui ben poco però sotto green) dall’ultima sosta, ecco che i leader tornano ad affollare la pit lane ma non ne approfittano Chastain, McDowell, Stenhouse, Jones, Keselowski, Wallace, Burton ed Hocevar. Dietro di loro alla ripartenza dei -23 si piazzano Gibbs (due gomme), Hamlin, Truex, Logano, Elliott, Blaney, Byron e Reddick; penalità per Suárez (speeding) e LaJoie (passato attraverso troppi stalli).

Green e praticamente subito dopo caution: McDowell scatta bene, resiste all’esterno di Chastain fino in curva4 dove perde la vettura sui bump e finisce duramente a muro per una manovra che non porterà rimpianti in casa #34. Larson ringrazia, è il lucky dog e recupera uno dei due giri persi e in vista c’è il finale di stage.

La classifica alla ripartenza dei -16 vede ora Chastain sempre primo su Stenhouse, Jones, Wallace, Keselowski, Hocevar, Burton, Hamlin, Logano e Gibbs. Al via c’è la consueta dinamica con il leader che scappa lasciando i principali inseguitori affiancati a lottare. La sorpresa di questa fase è che Hamlin fa la pallina impazzita, sale, poi scende, poi risale e poi rimbalza indietro mentre cerca di tornare avanti finendo quasi in un 4-wide con Elliott, Gibbs ed Hocevar. Davanti ci sono piccoli-grandi assestamenti con un Blaney che sembra poter prendere il testimone lasciato per strada dalla #11.

Chastain vince la movimentata seconda stage davanti a Wallace, Blaney, Jones, Briscoe, Keselowski, Burton, Stenhouse, Gibbs ed Elliott, Reddick è 11° davanti ad Hamlin e Byron, Truex è 21° dietro a Busch e Logano. Larson è di nuovo lucky dog e torna a pieni giri lasciando il solo Grala a -2.

Mancano circa 100 giri alla fine e siamo già a quota otto caution, tutte arrivate tra l’altro nelle ultime 115 tornate, e la sensazione è che l’arrivo a questo punto sia ancora ben lontano. Il gruppo si spacca ancora: Wallace, Briscoe, Burton, Gibbs, Elliott, Reddick, Hamlin, Byron e altri non si fermano a differenza di Chastain, Blaney (che esce davanti a Ross ma è 17°), Jones e così via. Logano si ferma a lungo perché in una precedente sosta ha riportato danni al muso, Bell subisce ancora riparazioni dopo l’incidente iniziale, poi si riparte.

Green ai -95 e subito caution. La dinamica è simile (ma diversa) a quanto visto prima con Chastain e McDowell. Bubba non scatta bene, Wallace e Briscoe sono appaiati fino a curva2 dove Burton trova un varco all’interno e si va 3-wide in curva3. Qui la #23 scivola, si intraversa, Briscoe la raddrizza e finisce lui in testacoda. Arriva la bandiera gialla ed i due ne escono senza praticamente danni se non le tantissime posizioni perse. Grala recupera uno dei due giri persi e alla caution successiva si potrebbero avere tutti i piloti ancora in gara a pieni giri.

Dopo le soste dei due e di nuovo per Logano arriva l’ennesima bandiera verde con la sorpresa Burton al comando. E passano giusto un paio di giri prima di una nuova caution (la decima) e di un nuovo colpo di scena. Proprio mentre Reddick stava mettendo il muso davanti ad Harrison (la moviola lo porrà al comando), dopo il rischio di Elliott con Zane Smith, va in scena la disfida dei Ryan con Preece che tocca leggermente Blaney in curva1 e la #12 finisce a muro. La Ford del Team Penske va ai box per le riparazioni alla convergenza e fra interventi dei meccanici e penalità perderà 10 giri e punti preziosissimi. Grala è sì il lucky dog, ma il preannunciato ritorno di tutti a pieni giri non si manifesta.

Ennesima ripartenza ai -83 con Reddick davanti a Burton, Hamlin, Elliott, Zane Smith, Byron, Gibbs, Buescher, Gragson e Truex. Harrison precipita subito ed emergono di nuovo i big. Reddick a pista libera sembra avere la chance mancata nei primi 180 giri, però dietro ha un Hamlin che prima era molto veloce, poi c’è Elliott che dopo essere risalito di strategia è sempre stato lì, sostenuto anche da una pit crew che ha messo a segno in precedenza il pit stop completo più veloce nella storia della Next Gen (8.49″) e infine un Byron che emerge sempre e diventa sempre un cliente scomodo nei finali di corsa. Dietro ai quattro citati resiste un finalmente bravissimo Zane Smith. E nessuno sottovaluta Larson che sta rientrando in top20.

Il gruppo finalmente si stabilizza e si vive finalmente un attimo di tregua. Si aspetta però che si apra la finestra per l’ultima sosta in cui, sulla carta, Reddick dovrebbe essere uno dei primi a fermarsi. Il plotone si allunga, si sfilaccia ed emerge fra tutti quelli fermatisi di recente Stenhouse che entra prepotentemente in top10.

L’ultimo snapshot valido è quello dei -60 dove Reddick ha allungato più delle attese su Hamlin (+5.1″), Elliott (+9.4″, ), Byron (+10.9″), Zane Smith (+12.1″), Gibbs (+13.7″), Truex (+13.9″), Stenhouse (+14.1″), Gragson (+15.2″) e Jones (+15.6″) con Chastain 12°, Logano 14°, Larson 20°, Bell 21°, Busch 22°, Wallace 24°, Briscoe 25°.

Ad aprire il giro di soste potenzialmente finale è Cindric, come sempre in calando, ai -61, poi al giro successivo lo segue Buescher che era 11°. Reddick prosegue ancora e a sorpresa Byron è il primo dei leader a fermarsi ai -56, poi Elliott e Gragson e solo ai -54 Tyler con Hamlin, Zane Smith, Gibbs e Jones. Truex passa dunque al comando con Stenhouse incollato alla #19. Passano 1.5 miglia ed entrambi vanno ai box; la sosta di Martin è prevista (meno prevista invece la seconda ruota mal fissata della serata che lo costringe ad un nuovo passaggio in pit lane), quella di Ricky appare completamente illogica visto il ritmo della #47.

Nel frattempo però c’è stato un colpo di scena, l’ennesimo: la sosta di Reddick è stata disastrosa, più o meno come quella di Gibbs a inizio gara. Pure Tyler, infatti, perde circa 7″, entrando in pit lane a +5″ su Hamlin ed uscendone a -2″. Nel frattempo, intanto, Chastain sta tirando dritto con altri audaci come Logano, Keselowski, Preece, Gilliland, Nemechek, LaJoie, Larson, Busch, Bell, Wallace ed altri. JHN molla ai -51, Larson ai -50, Ross ai -49 (due gomme per lui), Todd e la #20 ai -47, Bubba ai -45.

Intanto Reddick è infuriato e scatenato: riprende nel traffico Hamlin, lo sorpassa e lo stacca nuovamente tornando leader virtuale della corsa. Ai -40 però davanti ci sono ancora tante vetture, ben 12 con Logano al comando. E anche in questo caso la fortuna aiuta gli audaci dato che a finire duramente a muro in curva4 è Nemechek; per la #42 c’è il ritiro mentre il lucky dog è Zane Smith, effettivamente 18° ma virtualmente sesto dietro a Reddick, Hamlin, Elliott, Byron e Chastain.

E il peso della gara è proprio su questi sei: cosa fare, proseguire tornando al comando oppure pittare dato che le gomme hanno già dato 15 giri a tutto spiano nel traffico? La decisione comune è quella della track position e dunque Reddick ritorna al primo posto; la sorpresa Preece ripartirà settima perché supera in pit lane Busch e Logano. Numerose ovviamente le wave around e a pieni giri alla ripartenza dei -33 si presentano in 31 con Truex a -1 e Blaney a -9.

E la corsa cambia nuovamente volto perché alla ripartenza Elliott scatta alla perfezione, si infila fra apron e Reddick e in curva1 vola al comando. A seguirlo non è Tyler bensì Hamlin con la #45 che rimane sul posto, superata anche da Chastain e Reddick perde qui la possibile vittoria. Dietro c’è più confusione: Logano paga dazio e posizioni, Busch ci prova ma rimbalza in un 3-wide, Suárez sbuca fuori all’improvviso ed è seguito da Keselowski e Briscoe prima di essere passato da questi due.

Elliott ed Hamlin, con i due vicinissimi, approfittano del controsorpasso di Reddick su Chastain per mettere un varco di 1.5″ fra le due coppie. Il divario, tuttavia, non si riduce, anzi arriva alle spalle della #45 uno scatenato Keselowski su gomme fresche che scavalca Ross. Ma le sorprese non finiscono qua e ai -21 Hamlin supera Elliott andando al comando. Brad di slancio, dopo aver respinto il contrattacco di Chastain, attacca Tyler e si porta al terzo posto mentre i due avversari finiscono uno più largo dell’altro.

Ai -20 Hamlin ha 0.5″ su Elliott, 1.0″ su Keselowski, 2.3″ su Chastain, 2.6″ su Byron, 3.4″ su Suárez, 3.9″ su Briscoe, 4.3″ su un Reddick affondato ma che poi reagirà sull’altro Chase, 5.2″ su Preece e 5.6″ su Logano. Brad sembra nettamente il più veloce, ma deve raggiungere e passare Elliott in fretta se vuole vincere. Ai -14 Denny ha sempre 0.58″ su Chase (un po’ loose), ma Keselowski è a soli 0.79″. E poi arriva la 12esima caution a cambiare ancora le carte in tavola con Stenhouse che finisce in testacoda in curva2. Lucky dog per Truex.

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Qualcosa dice a tutti che stavolta Hamlin a differenza di Richmond non pitterà e infatti tira dritto insieme alla top20. Keselowski ha una grossa occasione, ha gomme più fresche di 18 giri rispetto ai rivali e uno sprint di appena otto giri davanti a sé.

E subito green e subito caution (hanno fatto 13 a Fort Worth) con Larson che viene mandato in testacoda da Zane Smith in curva1 dopo essere andato 3-wide. Ma il grande dubbio è su chi sia il leader dato che Hamlin ed Elliott sono praticamente alla pari. E alla moviola viene dato in prima posizione Chase.

Mentre Stenhouse si prende il lucky dog, la caution va per le lunghe, Hamlin protesta via radio accusando velatamente che dai piani alti si stia togliendo giri a chi volesse attaccare Elliott togliendogli la vittoria, ma la NASCAR sta verificando per bene la graduatoria anche su richiesta di alcuni team. E quindi con Elliott davanti ad Hamlin, Chastain, Keselowski, Byron, Suárez, Briscoe, Reddick, Preece ed Austin Dillon si va al cosiddetto overtime #0 dato che la bandiera verde arriva ai -2.

Green e quasi subito caution, di nuovo. Stavolta, dopo il 3-wide mancato da Chastain in curva1, va davvero in scena un replay di quanto visto in precedenza, solo che stavolta a perdere la vettura all’esterno sui bump in curva4 cercando di restare attaccato al leader è niente meno che Denny Hamlin. La #11 finisce in testacoda e saluta il gruppo. Caution numero 14 e overtime. Blaney è il lucky dog ma recupera solo uno dei dieci giri persi.

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La nuova classifica vede Elliott davanti a Chastain, Keselowski, Byron, Suárez e Reddick, poi via via tutti gli altri. E altra green e altra caution subito con il contatto fra Burton e Grala in coda e altro lucky dog per Blaney e altra disperazione per tutti vista la caution numero 15.

Al secondo overtime, con classifica invariata alla ripartenza, stavolta si riesce ad andare. Elliott scatta bene, Chastain resiste al suo fianco o sul suo paraurti fino a curva3, poi deve mollare e così la #9 si invola. Si capisce subito che non verrà più ripresa, ma la conferma arriva all’ultimo giro in curva2: Ross sbanda leggermente e deve alzare il piede, Byron arriva dietro di lui di gran carriera e né può, né vuole (e nessuno degli altri 37 piloti incluso Ross lo avrebbe fatto in quella situazione) frenare e travolge la #1 che finisce a muro. Arriva così la 16esima caution (record della pista pareggiato su una corsa di 100 miglia teoriche e circa 85 effettive più corta rispetto al passato) che chiude la corsa con circa un miglio di anticipo.

Dietro al ritorno, atteso e sospirato, alla vittoria di Chase Elliott, forse non meritato ma giusto visti gli errori altrui durante la corsa (da Larson a Reddick, da Gibbs ad Hamlin e così via) seve la moviola per decidere la classifica. Alla fine Keselowski è dato al secondo posto davanti a Byron, Reddick, Suárez, Briscoe, Wallace, Austin Dillon, Busch (insperata doppia top10 per il RCR) ed Hocevar al miglior risultato in carriera; Logano è 11°, Gibbs 13°, Truex 14°, Bell 17°, Larson 21°, Johnson 29°, Hamlin 30°, Chastain 32° (che paga carissimo il gran numero di auto a pieni giri) e Blaney 33°.

Elliott può tirare dunque un grosso sospiro di sollievo dopo un anno e mezzo di digiuno, un infortunio sullo snowboard, una squalifica per quanto successo con Hamlin a Charlotte e soprattutto un ruolo da leader in squadra passato prima a Larson e poi anche a Byron.

Chase in realtà non se n’era andato veramente (nove top5 e 19 top10 in questo intervallo a secco di successi), non ha mai perso la lucidità e in questo il suo carattere un po’ chiuso forse lo ha aiutato e l’essere sul pezzo sempre lo si vede dopo la bandiera scacchi quando esulta pacatamente facendo anche un “Polish Victory Lap” perché ha appena riportato alla vittoria lo sponsor Hooters dopo oltre 31 anni, l’ultimo a farlo era stato il compianto Alan Kulwicki nella stagione del titolo a Pocono nel 1992.

Come vinse Alan quel giorno? Battendo la #6 di Mark Martin dopo aver sorpassato la #11 di Bill Elliott. Come ha vinto Chase oggi? Battendo la #6 di Brad Keselowski dopo aver sorpassato la #11 di Denny Hamlin. Corsi e ricorsi storici in una corsa che, numeri alla mano, passerà alla storia.

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Immagine: Media NASCAR

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