NASCAR | Cup Series: Stenhouse vince a Talladega dopo uno storico big one

Autore: Gabriele Dri
NascarLiveITA
Pubblicato il 8 Ottobre 2024 - 09:30
Tempo di lettura: 30 minuti
NASCAR | Cup Series: Stenhouse vince a Talladega dopo uno storico big one
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Un incredibile equilibrio dura fino a cinque giri dalla fine quando due terzi del gruppo sono eliminati in un singolo incidente. All’overtime non succede nulla e Stenhouse batte Keselowski di 0.006″


Quella dell’edizione dei playoff del 2024 è stata una Talladega esasperata ai massimi livelli. I 3-wide sono diventati 4-wide, il big one è stato storico, la volata ridotta a 0.006″ fra primo e secondo. Ma poi, cosa rimane di questa Talladega? Ben poco se si escludono due mosse completamente sbagliate (Suárez su McLeod e Bowman su Blaney), per il resto tanto fuel saving – che appunto ha generato il 4-wide quasi in parata – e tante discussioni inevitabili sugli incidenti avvenuti. Anche l’overtime è stato molto bloccato ed i superstiti come sono partiti sono anche arrivati senza attacchi di sorta. Stenhouse torna alla vittoria confermandosi uno dei migliori interpreti dei superspeedway.

La gara

La NASCAR arriva a Talladega per il giro di boa dei playoff, cronologicamente e anche metaforicamente, ancora parlando del tema della settimana, ovvero la causa intentata da 23XI Racing e Front Row Motorsports (i due team che si sono rifiutati di firmare il mese scorso il rinnovo dell’accordo sui charter) alla NASCAR e alla famiglia France per violazioni della legge antitrust. In pista ci sono poche aggiunte a quanto detto se non qualche altra dichiarazioni di team owner (soprattutto Hamlin e Childress) mentre la NASCAR prosegue con il no comment.

Come ormai da tradizione (non tanto amata) sugli superspeedway si va dritti in qualifica e sono ancora le Ford a dominare, una in particolare ovvero la #34 di Michael McDowell che conquista in 31 gare la sesta pole stagionale (due volte Atlanta, due volte Talladega, Daytona/2 e l’anomalia Gateway) quando nei primi 15 anni di carriera era a quota zero.

Ford e Chevy controllano il gruppo dato che a seguire ci sono Cindric, Gilliland, Busch, Blaney, Logano, Dillon, Hamlin, Burton ed Hemric. Tutti gli altri piloti dei playoff nelle prime 12 file tranne Suárez (31° con Chastain 27°, dunque pare un assetto da gara per Trackhouse) davanti a Stenhouse e Briscoe addirittura 36°. Anche Spire pare puntare tutto sulla gara dato che le tre vetture sono 35esima, 37esima e 39esima sulle 40 iscritte. Le quattro auto Open sono la #13 assegnata ad Allmendinger (sulla #16 c’è SVG), la #44 di Yeley, la #62 di Alfredo e la #78 di McLeod.

Il pre-gara regala due colpi di scena, uno piccolo ed uno grande. Quello minore riguarda Christopher Bell: la #20 viene trovata con un bullone in meno a fissare il lunotto e quindi la modifica costa al pilota JGR la partenza dal fondo. Per Suárez va ben peggio: i commissari notano una modifica irregolare al tettuccio (punto delicato dopo i flip delle gare scorse, al punto che ci sono state delle modifiche ai flap, alle minigonne laterali e anche ai profili che corrono lungo la carrozzeria) dopo i controlli tecnici e quindi la #99, oltre all’espulsione del car chief e alla partenza dall’ultimo posto dovrà anche scontare un drive through al primo giro lanciato. Non il modo ideale per risalire la china dopo la non esaltante gara in Kansas.

Alla bandiera verde della consueta 500 miglia (con tre stage quasi uguali da 60, 60 e 68 giri) McDowell dalla corsia interna avanza subito e controlla il gruppo 2-wide. Suárez sconta la penalità e si ritrova ovviamente subito da solo contando il tempo che mancherà all’inevitabile doppiaggio.

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Quanto dura il 2-wide? Esattamente mezzo giro, poi Ryan Preece apre il primo di innumerevoli 3-wide e a seguirlo sono subito parecchie vetture. Al secondo giro è Keselowski a mettersi al comando di questa corsia e subito la terza fila risale il gruppo al punto che un altro passaggio più tardi McDowell si trova a dover gestire tutte e tre le corsie. Da quella esterna è saltato via Hamlin ma, a differenza della strategia di Atlanta, questa volta l’arretramento in coda della #11 non è volontario.

E i giri successivi sono un elastico fra le tre file guidate rispettivamente da Gilliland, Cindric e Keselowski e la #34 a spostarsi di qua e di là, ma si vedono anche i primi scambi di corsia come quello di Gilliland che, sospinto da Blaney, si mette davanti alla #2.

Il gruppo è 3-wide e tutti temono il primo brivido, lo si aspetta fra il giro 11 e il 12 e ovviamente è la #99 che da sola viaggiando 3″ più lenta si vede arrivare negli specchietti tutti. Suárez ha un unico compito ed è quello di farsi passare e non venire staccato, altrimenti i giri di distacco da uno diventerebbero quasi matematicamente due e i playoff sarebbero altamente compromessi.

Tuttavia tutto il team #99 (pilota in primis con lo spotter ma anche il crew chief) decidono di fare all in su una mossa disperata, altamente pericolosa e parecchio ignorante (e qui mi fermo nei giudizi perché potrebbero essere pesanti, nda). Anziché tenersi tutto interno o esterno, Suárez decide di scombinare le carte in mezzo al plotone nella speranza che qualche rallentamento lo favorisca.

Verso curva3 al giro 12 lo passano due file a sinistra e una a destra, poi quasi alla fine della procedura Daniel sceglie di voler approfittare della #78 di McLeod come se fosse una legge matematica che sia la vettura più lenta della corsia esterna e quindi si sposta a destra per mettersi davanti a BJ. La tempistica è completamente sbagliata, la #78 è veloce come tutte le altre 38 auto e così Suárez stringe a muro McLeod, si gira sul suo muso finendo a muro e in testacoda per una manovra che come intelligenza non si vedeva a Talladega forse dai tempi di Kevin Lepage. Daniel perde lucky dog e anche il secondo giro perché nelle riparazioni la convergenza alla posteriore destra è completamente saltata.

Questo incidente, tuttavia, permette a tutti di andare ai box con 46 giri da disputare nella prima stage e questa è una lunghezza critica perché sulla carta il pieno potrebbe durarne 40, però nelle ultime gare sugli superspeedway il fuel saving è stato uno dei temi di discussione più feroci. Quanto saranno disposti i crew chief a far andare lenti piloti negli ultimi 44 giri sotto green (sulla carta almeno) pur di non dover effettuare un’ulteriore sosta? La risposta sarà: tanto.

La classifica dopo l’uscita dai box (qualcuno solo pieno, altri anche due gomme) vede Keselowski al comando su McDowell, Cindric, Dillon, Gragson, Buescher, Blaney, Truex, Stenhouse e Preece mentre in coda per soste lente o rabbocchi sono finiti van Gisbergen (lungo nello stallo) Bowman, Byron, Larson e Bell.

Si riparte come detto ai -44 e il 2-wide dura ancora poche centinaia di metri, poi nuovamente Preece apre la terza corsia (come lui nel weekend solo praticamente la società Autostrade Alto Adriatico sulla A4 fra Latisana e Portogruaro, nda). Stavolta però il tentativo dura poco, la #41 guadagna un paio di posizioni, poi si torna 2-wide con la #34 e la #6 a passarsi il testimone in vetta più volte (a fine gara saranno 66 i lead change fra ben 24 piloti diversi). In coda dopo le riparazioni, malgrado ancora una #99 poco sotto controllo, Suárez riesce a tenere la scia del gruppo compatto.

Il secondo tentativo di 3-wide è ai -40 e nuovamente con Preece c’è Busch che avanza e la sua risalita è talmente veloce che McDowell non riesce a coprirla, la #34 è costretta a rimanere nella fila centrale e poi si arrende scendendo su Keselowski. L’inerzia dell’esterno è talmente notevole che inizia un principio di shuffle: Busch avanza e scende su Cindric, nuovo leader della corsia centrale, poi Preece arriva e fa lo stesso su Kyle favorendo l’avanzamento di Gilliland. In questa corsia ci sono anche Bowman ed Hamlin che riguadagnano terreno.

Dopo questa fase inizia un po’ di rimescolamento: Preece passa interno mentre McDowell approfitta di questo per riunirsi al compagno di squadra Gilliland. La coppia FRM dall’esterno scende al centro e Busch prende il loro posto mettendosi al comando della fila che ha visto per qualche secondo al vento Haley. Il tandem Ford funziona e la loro velocità permette di tornare lungo il muro.

Siamo ai -35 e inizia a scattare l’allarme rosso. Già, perché in questi primi giri i piloti si sono tirati il collo a vicenda e i crew chief subito si aprono via radio con i piloti chiedendo un fuel saving che varia dal notevole all’estremo. Busch è un giro a corto, Preece 1.5, gli altri si presuppone che siano sulla stessa falsariga. E di colpo, da un giro all’altro, i tempo si alzano per tutti di 7-8 decimi. E non c’è nessuno che voglia rompere le righe, ribellarsi, tentare un colpo di mano ciclistico, una fagianata. Anche perché non si può, con il gruppo schierato in fila per tre su 13 file (col resto di uno) dove vuoi passare per sorpassare, non c’è spazio sembra impossibile. O quasi.

In ogni caso nel frattempo FRM fa quello che vuole, prima scende centrale davanti a Cindric e Buescher lasciando Busch al vento, poi va basso a coprire Preece. Ai -32 Busch scende pure lui su Cindric e così Bowman si trova già in seconda fila a spingere Haley, ma FRM reagisce e tiene a bada questa accelerazione che dal 49.9-50.0″ iniziale, passato poi al 50.7-50.8″, aveva portato a girare di nuovo in 50.3″ al giro di boa della prima stage. Panico immediato per i crew chief e ai -29 si schizza subito a 50.9-51.0″. E il gruppo si ricompatta nuovamente con 40 auto in meno di 1.75″.

Ai -28 pure a McDowell chiedono di andare in fuel saving e Michael obbedisce: 51.4″. Non basta, 51.5″ ai -27. Non basta ancora, 51.8″ ai -26. Non ci siamo nemmeno ora, 51.9″ ai -25. Finita qui? Per nulla, 52.1-52.2″ ai -24. Poi un piccolo raggio di sole: dicono a Busch che ora è solo mezzo giro a corto, ad Elliott dicono che può tirare fino in fondo.

Già, ma Chase è 26°, come può attaccare? Una posizione davanti a lui c’è Zane Smith, il quale ha una strana idea. E se andassi 4-wide? No dai, 4-wide si può stare sul trioval e solo in certi momenti da brivido lungo la schiena, non più di tanto. E invece dietro a Zane va Jones e poi dietro anche un altro paio di vetture. È la scossa, il 52.3″ di McDowell ai -23 è il segnale che bisogna di nuovo alzarsi sui pedali, ai -22 si è già a 51.3-51.5″, poi 50.8-50.9″ ai -21 e così via.

È dalla terza e quarta corsia, un po’ distinte, un po’ fuse, che parte tutto come detto. Chastain sbuca fuori dalla scia di Bowman, Hemric ed Hamlin e obbliga tutti questi ad andare avanti al punto che Haley viene sospinto al comando, poi nello shuffle scende e fa avanzare Ross che è primo ai -20, poi Ross si sposta a sinistra con Larson e così il testimone ai -18 passa a Bowman.

La situazione è molto particolare, il gruppo sì ha accelerato ma non del tutto, quindi dietro ci si sgrana ma davanti si rimane compatti. Chastain e Larson, ad esempio, si sono trovati da soli davanti al plotone 4-wide e gestire una situazione del genere è quasi impossibile. Bowman non si sa come taglia tutta la carreggiata senza rischiare troppo e si mette davanti ad Haley, ma questo fa tornare primo Chastain che è solo. E infatti non si può rimanere così. Tirate fuori le macchine fotografiche che si entra nella fase più scenografica.

Il gruppo ai -16 è in fila per quattro fin dalla prima parte. Da sinistra a destra ci sono Bowman, Larson, Chastain ed Hemric, alle loro spalle rispettivamente Haley, Cindric, Gibbs ed Hamlin, dunque ancora McDowell, Buescher, Bell e Jones e poi via via tutti gli altri. Per almeno un paio di giri si va avanti così, senza nessun contatto, poi però la fisica e l’aerodinamica hanno la meglio e le due corsie più interne avanzano lentamente.

Nemmeno il tempo di processare questa informazione che ai -12 Hemric risale e mette il muso davanti. Chastain ha provato ad andare da lui ma si deve fermare da Gibbs in terza corsia. E Ty lo spinge davanti, forse fin troppo visto il rischio corso dalla #1. Questa trenata produce anche l’ultimo vero momento di fuel saving nella stage.

La quarta corsia perde un po’ di abbrivio, ci si avvia ad un ritorno al 3-wide ed Hemric salta trovando il varco per scivolare indietro. Chastain, Gibbs e Larson riescono a trovare ai -8 l’accordo giusto per avanzare in blocco, ma poi Kyle rompe le righe e si smarca, Ross reagisce dopo il blocco aggressivo mancato e ripassa ai -7. La #1 al giro successivo si trova nuovamente a dover controllare da sola le tre file. Chastain cerca l’esterno ma stavolta è Gibbs ad infilarlo. Nel frattempo non si sa come Bowman è passato dalla quarta alla prima fila. Anche Hamlin salta via, ma viene recuperato da Byron qualche posizione più indietro.

La miccia è ormai accesa per il finale, la terza corsia perde leggermente e così Chastain e Bowman si giocano all’apparenza la vittoria parziale. Ma bisogna sempre aspettare un giro prima di giungere alle conclusioni: l’arretramento dell’esterno ha aperto nuovi varchi ed è da uno di questi che ai -2 sbuca fuori Stenhouse che esce dalla scia di Blaney e si allarga trovando velocità mentre Chastain bada più a Cindric. Larson segue Ricky e lo spinge mandandolo davanti.

Anche Buescher prende la scia della #5 e nell’ultimo giro questo terzetto riesce a mettersi al centro costringendo Chastain ad andare a sinistra davanti a Bowman. Lo spostamento e l’inerzia proseguono con Stenhouse e Larson che coprono la #1 lasciando al vento Buescher che viene spinto da Reddick. Ricky non copre e così la volata sul traguardo della prima stage premia Chris a precedere Stenhouse, Byron, Larson, Bell, Reddick, Chastain, Briscoe, Cindric e Blaney.

Mentre Haley ed Hemric vanno ai box con la pit lane chiusa perché quasi a secco, c’è il giallo del lucky dog. Un clamoroso errore di spotter e crew chief ha mandato Alfredo ai box ai -2 quando credevano di essere ai -4. La #62 ha quindi pittato (e perso il giro) con la pit lane chiusa, azione vietata dal regolamento. Dunque il lucky dog dopo qualche discussione sulla situazione, diversa dal caso in cui l’assegnatario sulla carta viene coinvolto un incidente, passa al secondo in lista d’attesa e quindi Suárez recupera uno dei due giri persi.

La seconda sosta manda al comando Byron davanti a Buescher, Bell, Reddick, Stenhouse, Briscoe, Blaney, Cindric e Chastain. Sosta lenta per Larson (pieno fino all’orlo) che fa compagnia nelle zone basse ad Hamlin e Bowman. Riparazioni per Suárez, Wallace tocca Gilliland e lo manda di traverso in pit lane, qualche rabbocco (fra cui anche il leader Byron), speeding per Haley.

Si riparte con 54 giri netti nella seconda stage, quindi una sosta sarà obbligatoria, non c’è fuel saving che tenga. Però è sempre meglio risparmiare benzina per accorciare il tempo del successivo pit stop. Sullo scatto è Reddick ad avanzare dalla corsia esterna, poi però l’interno riprende il controllo con Buescher; Chastain rischia grosso con Elliott ma si prosegue. Anche adesso si rimane per poco a due a due, poi ad aprire il 3-wide è sempre il solito Preece. Yeley si è fatto sorprendere in coda e si stacca, Suárez supera Alfredo nel gruppo nella lotta per il lucky dog.

Cominciano i movimenti in vetta: Buescher e Bell avanzano e si spostano direttamente in terza corsia con Blaney lasciando LaJoie a guidare la prima e McDowell quella centrale. Nemmeno il tempo di guardare alla fila lungo il muro che avanza che i leader vanno ai -46 in fuel saving. In casa Rick Ware Racing non si pensa a questo ma a cinque minuti di gloria e quindi Corey mette il muso davanti. Buescher cerca di tenere sotto controllo la situazione a distanza, ma l’interno avanza e il giro 77 (dunque -43 nella stage) il RWR è primo e secondo con LaJoie e Cody Ware.

I due al passaggio successivo si spostano al centro lasciando in basso Nemechek insieme ad Hamlin, ma ormai per tutti i tempi sul giro sono saliti oltre i 51″ quando fra i giri più veloci nella fase finale di prima stage ci sono stati anche dei 48.5″. Uno dei più attivi in questa fase è McDowell che salta di corsia in corsia, riesce ad infilarsi con Bell dietro a Ware e davanti a Gibbs, poi torna davanti a Buescher insieme a LaJoie ed i due allungano leggermente, la #34 si tuffa in curva3 e torna al comando seguito dallo stesso Buescher. E siamo ai -40 con Chris che ci prova di slancio ma non passa.

McDowell per coprire Buescher si sposta all’interno e chi sbuca fuori dal nulla lungo il muro? Il trenino Penske, compatto con Blaney seguito da Cindric e Logano.

Nemmeno il tempo di preoccuparsi che ai -37, appena aperta la finestra, ci sono le prime soste con le Ford di McDowell, Buescher, Briscoe, Berry, Gragson e Ware. I leader intanto arrivano da Yeley, ma il suo doppiaggio non crea scompiglio. Penske approfitta dei buchi lasciati alla loro sinistra e si sposta al centro mentre a sinistra Keselowski e Gilliland provano a riunirsi; le corsie con le Ford vanno a fondersi con Penske davanti agli altri. E chi risale d’inerzia in quella che è diventata la seconda fila del 2-wide? Shane van Gisbergen.

Il neozelandese avanza in progressione e forse è un sintomo che il suo primo giro al comando, seppur di pochi millesimi, sia il numero 88, lo stesso che userà in gara in Cup Series nel 2025 proprio nel giorno in cui lo sponsor Weathertech ha annunciato che sarà spesso sulla sua vettura e su quella di Zilisch (sempre la #88) in Xfinity Series.

Se un pilota Kaulig è al comando, un altro invece cambia le sorti della gara, come il battito di ali di una farfalla che scatena l’uragano: AJ Allmendinger perde la scia del gruppo. Di più su questo fra una trentina di giri. Intanto davanti parte l’attacco del RCR con Dillon e Busch, ma il loro 3-wide naufraga. I passaggi successivi sono tutti un duello fra Blaney (con Cindric e Logano) contro SVG (che alle spalle ha il quasi compagno di squadra Chastain ed Elliott).

Ai -30 la sfida la vince l’esterno e van Gisbergen scende su Blaney. Poi però Chase spinge Ross e così Shane deve tornare su. Dopo 10 giri di attesa, ai -27 si rianima la pit lane e vanno ai box tutte le Toyota. Si avvicinano ai box in otto, ne escono in sette: Truex finisce in testacoda nella frenata in ingresso lamentandosi (giustamente) perché è stato richiamato in pit lane con clamoroso ritardo mentre i compagni di squadra facevano già da tempo segnali fuori dal finestrino.

Intanto la strategia delle prime Ford è stata poco di successo: Keselowski, Gilliland e Ware hanno la perso la scia dei compagni e vengono doppiati più o meno ordinatamente dai leader, Todd e Cody si accodano, Brad riesce a resistere davanti a tutti un po’ rischiando. SVG non si lascia condizionare, aspetta, affianca di nuovo la #6 rimette il muso più avanti di tutti e quindi anche Keselowski è tecnicamente doppiato. Ai -21 c’è la sosta del trio Hendrick (tranne Elliott invischiato nelle prime posizioni) con Chastain e Stenhouse; nello stesso passaggio le Ford più qualche Chevy residua raggiungono le Toyota (tranne Truex già ampiamente doppiato e penultimo), ma prima di infilarsi nel campo minato, esattamente al giro 100, vanno ai box. Fra di loro anche Dillon che aveva mancato l’ingresso in pit lane al giro precedente. Speeding invece per Yeley.

Rimangono in pista solo due audaci, Haley al comando ed Allmendinger già nelle posizioni basse mentre Cindric è il leader virtuale di un gruppo sgranato che cerca di ricompattarsi. Questa è sempre una fase critica della corsa ma scorre via senza grossi problemi a parte Logano che da ultimo vagone del primo trenino viene saltato da Chastain e Larson. Ai -27 Haley viene sverniciato e così Cindric passa al comando.

Si inizia a fare la conta in questo momento e ai -16 c’è in pratica una fila indiana di 30 vetture (in 2.6″) con 10 piloti dei playoff nelle prime 18 posizioni. Chi manca all’appello? Un terzetto a 8″ con Bell, McLeod e Dillon, un quartetto a 22″ con Keselowski, Gilliland, Ware e Truex, a un giro Suárez, Alfredo e Yeley.

L’inerzia maggiore degli inseguitori però è inevitabile e gli attacchi di slancio portano ai 2-wide, i primi sono Chastain e Bowman, poi salta su con loro anche Busch e Blaney è il primo dei leader a doversi muovere per coprire. Pochi istanti e anche Cindric si sposta all’esterno lasciando Elliott (seguito da SVG) al comando della corsia interna ai -13. Ai -11 c’è la sosta di Allmendinger che torna in pista poco davanti ai leader. Haley incredibilmente tira dritto fino ai -4, dunque dopo aver fatto 49 giri con un pieno.

Davanti è lotta alla pari fra due corsie, Stewart-Haas Racing (dunque anche Preece) però lancia un attacco in blocco riaprendo il 3-wide ai -6, lo stesso in giro in cui non si sa per quale motivo Suárez si stacca dal gruppo di testa in cui sembrava al sicuro e questo gli è fatale, infatti poco più tardi Allmendinger si fa doppiare all’interno e senza ostacolare nessuno riesce a rimanere con loro. Ai -4 il crew chief di McDowell mette in scena una strategia da road course e la #34 pitta anticipando il break.

La lotta per la stage si accende ai -3 quando la corsia interna avanza ed Elliott mette il muso davanti, Cindric reagisce ai -2 e all’inizio dell’ultimo giro ha una lunghezza di margine su Chase e Ryan. Il quartetto SHR invece non ha guadagnato nulla, quindi c’è spazio all’esterno per attacchi. Dalla seconda corsia si sono già lanciati Logano e LaJoie da curva4, ma è il tandem Busch-Chastain (alle spalle della #12) che crea il vero buco quando ormai Cindric è lanciato.

Nel buco aerodinamico vengono risucchiati nell’ordine Bowman, Larson e Reddick. L’errore è di Alex e il pilota dell’Arizona lo ammetterà a gara finita, infatti non si rende conto della differenza di velocità che si è creata fra la #12 e la #48 e quando gli arriva sotto il bump è inevitabile e, dato che arriva alla fine della piega, il contatto diventa incidente. Blaney prima sbanda a sinistra sulla fiancata di SVG che si salva, poi vira frontalmente verso il muro e solo il fatto di tagliare la strada a Chastain e Logano (Hamlin si salva per un pelo con lievissimi danni) riduce il suo impatto contro le barriere mentre quello di Ross si amplifica.

Cindric così vince la seconda stage davanti ad Elliott, Busch, van Gisbergen, Byron, Bowman, Wallace, tecnicamente Blaney, Larson e sempre tecnicamente Chastain. Il lucky dog è di Allmendinger e quindi Suárez rimane doppiato. Ma quella di Austin è una vittoria di Pirro per Penske, infatti Blaney si deve ritirare con l’anteriore distrutto dopo parecchi giri sull’apron dietro la pace car mentre Logano deve andare ai box col muso danneggiato. Ritiro anche per Chastain (un attimo di spavento per Ross che non scende subito dalla vettura malgrado un principio d’incendio) e quindi per la 45esima gara consecutiva (-1 dal record storico) non ci sarà un pilota a vincere due corse di fila.

Il quarto giro di soste manda al comando Busch su Cindric, Wallace, Elliott, Byron, Larson, van Gisbergen, Gibbs, Bowman ed Hemric. Hamlin esce subito senza nemmeno toccare la vettura (utile per dopo questo appunto) mentre in coda finiscono Reddick (anche per lui muso sbeccato) e Logano i cui danni erano solo estetici e all’uscita della pit lane sembra tutto ok per la #22. Penalità per Bowman perché si trascina via la tanica. Dopo qualche rabbocco si riparte con 61 giri da disputare.

In prima fila ci sono Busch e Wallace che sono affiancati per un paio di giri, poi ad aprire il 3-wide è Pree… ah no, stavolta è Buescher e uno dei primi a seguirlo dietro a Gilliland è Logano che prova così la vettura ammaccata. Il test è positivo, Joey si assesta e così la terza fila inizia ad avanzare. Ai -55 la #17 è arrivata, al giro successivo è al comando. Buescher poi scende insieme a Briscoe che lo segue e nello shuffle a passare in prima posizione è Allmendinger che appena 15 giri prima era doppiato. La rotazione prosegue e ai -51 al comando c’è Logano che 17 giri prima era dentro la #1 di Chastain.

La situazione si assesta proprio con l’esperienza di Joey che, una volta messosi davanti, riesce a controllare insieme a Gilliland le tre corsie guidate rispettivamente da Allmendinger, Busch e Cindric mentre Ware è stato fatto saltare subito da Austin.

Il 3-wide che nasce ora sarà il leitmotiv della stage finale, infatti a fasi alterne Logano riesce a tenersi dietro tutti, alle volte viene riassorbito e quindi la prima fila è tutta affiancata con AJ o Cindric a mettere il muso davanti alla #22. Ci sono alcuni spostamenti fra le corsie come Allmendinger che, quando Logano va dal compagno di squadra, si sposta al centro con Busch lasciando al vento lungo la linea gialla Briscoe.

Ai -40 l’altra fotografia da copertina vede la situazione con Allmendinger all’interno, Logano al centro, Cindric all’esterno, dietro di loro rispettivamente Briscoe, Gilliland e Dillon, a seguire Buescher, Stenhouse e Bowman risalito anche lui lungo il muro dopo la penalità. Tutti i piloti playoff, tranne Suárez, sono nelle prime otto file.

Man mano che i giri passano le due file interne guadagnano terreno e così a lottare per la prima posizione sono la #13 e la #22. Poi però via radio arriva la chiamata e quindi si torna al fuel saving. I tempi si alzano e Cindric riporta tutti 3-wide ai -36, si rallenta ancora e al giro successivo LaJoie apre il 4-wide su cui salta su Hemric. Non è un 4-wide netto però, la terza e la quarta corsia si mescolano, si spostano, si uniscono e si dividono. Però la miccia si è riaccesa. I seguenti due-tre giri sono quelli più pericolosi visto anche il rischio intercorso fra Keselowski e Gragson, poi però le due corsie esterne si fondono davvero e si torna 3-wide.

Ai -30 di nuovo in fila per tre dunque e stavolta si è nella seguente formazione: Allmendinger-Logano-Cindric, Briscoe-Gilliland-Dillon, Buescher-Stenhouse-Gragson. 10 giri col fiato sospeso per cosa? Fuori la #48 e dentro la #10 nella terza fila, tutto qua ma solo sulla carta, nel frattempo le emozioni ci sono state ugualmente.

Nei successivi passaggi tranquilli sul traguardo è spesso Cindric ad avere il muso davanti sul traguardo anche se qualche volta Briscoe dà la spinta buona ad Allmendinger. Ai -25 inizia la grande attesa per le soste, per qualcuno sono in arrivo fra tre giri, per qualcuno addirittura a dieci.

Ai -21 arriva il momento: i primi ad andare ai box sono i piloti Kaulig (quindi Allmendinger, van Gisbergen ed Hemric) con il doppiato Alfredo, poi si va alla spicciolata. Ai -19 Buescher, Wallace e Jones. Davanti intanto la situazione con la fuoriuscita dal gruppo della #13 e della #17 si è rimescolata, Cindric è sceso in basso con Logano ma l’esterno ha preso velocità e riparte lo shuffle con in sequenza Dillon, Elliott, Gilliland e Stenhouse a passare davanti.

Ai -17 pittano quasi tutte le Chevy (dei big manca solo Bowman) ma con Nemechek, ai -16 quasi tutte le Ford e le Toyota, ai -15 gli ultimi cinque audaci che erano McDowell, Hocevar, Smith, Haley e McLeod. L’unica deleteria penalità è per Gilliland (speeding).

All’uscita dei box il leader virtuale è ancora una volta Cindric che passa di slancio la migliore delle Chevy ovvero Stenhouse il quale però salta Keselowski e fin da subito ai -13 si mette 2-wide. La situazione aggiornata vede dunque Cindric nella corsia interna con Keselowski e Logano, all’esterno Stenhouse con Elliott e Byron.

Siamo ai -12 e il gruppo si è già ricompattato, davanti sono in 29, dunque con 38 auto in pista e tre doppiati (Alfredo e Suárez ancora a -1, Yeley a -2) mancano all’appello in sei. Ad aver perso la scia sono Gibbs (+4″), Haley ed Hamlin (+8″), McLeod e Ware (+18″) e Gilliland (+30″) che ha scontato la penalità.

E qui bisogna fare una doverosa analisi. Nel post gara Hamlin dirà che nella stage finale ha sofferto con la vettura danneggiata nell’incidente di Blaney, eppure Logano era messo peggio ed era andato in testa, Denny poi era restato agilmente nel gruppo. Quindi la decisione del suo crew chief di cambiare due gomme alla #11 (come lui solo Jones, Smith, Hocevar ed Haley) in lotta playoff a 15 giri dalla fine mentre tutti gli altri fanno solo uno splash&go appare come una decisione assurda per un team che da parecchie settimane su ogni fronte (quindi non conta la causa 23XI-NASCAR) pare nel pallone. Hamlin a 10 giri dalla fine si trova 32° quando il pilota playoff più vicino è Bell 20°.

In vetta c’è alternanza fra Cindric e Stenhouse, un giro col muso davanti uno, un giro l’altro. Kaulig tenta un attacco dalla coda in blocco ai -9, ma rimbalzano subito. Solo Dillon si prova ad unirsi a loro ma con poco successo.

I giri passano e la tensione cresce, tuttavia il gruppo 2-wide viaggia bene in attesa di un vero attacco dall’esterno. C’è solo una variabile impazzita, il doppiaggio di Todd Gilliland. La #38 viene superata, anzi aggirata, in curva2 ai -5 e sembra che sia passato tutto liscio. E invece, ancora una volta, il battito d’ali di una farfalla innesca a distanza l’uragano. Solo che stavolta l’uragano è Helene o il prossimo nella lista, Milton.

Verso curva3 Cindric è rimasto da solo e anche in questo caso è fatale la differenza di velocità. Keselowski e Logano sono risucchiati dalla scia, Brad non sembra (l’accusa è subito contro di lui visto che negli ultimi anni non è la prima volta che succede) ma rallenta, tuttavia ormai il treno da dietro è lanciato e non si può più fermare. Kes arriva sul paraurti di Cindric che sbanda subito verso destra, si appoggia sulla fiancata di Stenhouse e poi va a sinistra dove il primo ad essere centrato è Logano. E poi è big one, anzi huge one.

Ci sono auto ovunque fra apron ed erba. Cinque, dieci, forse venti. Una quindicina di vetture si presenta sul traguardo dei -4 sotto la bandiera gialla che in fretta diventa rossa.

E poi si passa alla conta degli incidentati. Secondo il bollettino ufficiale della NASCAR le auto coinvolte sono 23, in ordine di numero Cindric, Berry, Elliott, Gragson, Allmendinger, Briscoe, van Gisbergen, Buescher, Truex, Bell, Burton, Logano, Wallace, McDowell, Gilliland, Nemechek, Jones, Reddick, Bowman, LaJoie, Alfredo, Smith e Suárez. Secondo altre stime, incluse quella della NBC, il numero anche solo dei toccati salirebbe a quota 28 e includerebbe anche Keselowski (clamorosamente non incluso nel bollettino ufficiale), Hemric, Preece, Stenhouse (anche lui escluso non si sa come) ed Hocevar.

Chi si è presentato in qualche modo sul traguardo? Stenhouse è al comando seguito da Keselowski, Byron, Larson, Busch, Bell, Dillon, Jones, SVG, Gibbs, Haley, Hamlin, McLeod, Ware e Wallace. Già, perché Denny ai -5 era staccato di addirittura 25″ dalla vetta ed ha avuto tutto il tempo di frenare ed evitare l’incidente. E così la strategia più stupida (anche se ovvia, ovvero dire di aver scommesso sull’incidente quando in realtà si è sbagliato tutto) diventa la più intelligente dato che lo swing su parecchi piloti rischia di essere addirittura di 40 punti. Ed una virtuale eliminazione diventa una comoda qualificazione.

Intanto non si è nemmeno abbassata la nuvole di polvere e terra che si è alzata quella delle polemiche. Si è reduci dalle discussioni sui ritiri anticipati di Blaney e Berry perché spiaggiati e impossibilitati a proseguire, nemmeno spinti dai commissari, ma loro si erano fermati sull’asfalto e non sulla terra e quindi, malgrado tutto, il regolamento era stato applicato alla lettera.

Ma qui c’è il caos in curva3, almeno 10 vetture con ruote forate, altre con sospensioni danneggiate, pezzi di carrozzeria ovunque e ovviamente mezzi di soccorso insufficienti. Le radio bollono, soprattutto quelle di casa Stewart-Haas Racing con inviti (o minacce) ai piloti di non abbassare per nessun motivo la window net per non dare ai commissari la chance di dichiarare ritirata la vettura. Ci sono tanti, troppi dubbi sulla gestione di questa fase convulsa e la NASCAR decide di darsi la mazza sui piedi togliendo la bandiera rossa dopo appena 8’42”. Come si può sistemare uno dei più grandi incidenti nella storia della NASCAR (con tutti i piloti indenni) in meno di 10′? Per questo e altri dubbi c’è il consueto assolvimento dei commissari sui canali ufficiali per poi cercare di evitare l’assedio delle domande della stampa.

Si va quindi, dopo varie soste e riparazioni, il ritiro di Cindric, Logano, Burton, Preece, Berry, McDowell ed Hemric (che aveva tentato un ARCA Brakes), diritti all’overtime (+7 giri sulla distanza di gara) con la paura che qualcuno che rimanga a secco. Si presentano 22 auto a pieni giri in questo ordine: Stenhouse (che ha una fiancata sventrata con pezzi di imbottitura e che quindi potrebbe anche essere fermato dai commissari che però lasciano fare abbastanza incredibilmente), Keselowski (invece senza un profilo sul tettuccio, vedi sopra), Byron, Larson, Busch, Bell, Jones, Dillon, Haley, Hamlin, Gibbs, SVG, McLeod, Wallace, Truex, Ware, Bowman, Hocevar, Smith, LaJoie, Reddick e Buescher.

Al cono Stenhouse sceglie l’esterno con Byron, Busch, Jones ed Haley, Keselowski va interno con Larson, Bell, Dillon ed Hamlin. Cosa succede nell’overtime? Nulla, assolutamente nulla. Larson spinge sì Keselowski, ma sempre al 99.99999999% perché via radio (ed è un lunedì di polemiche anche qui) gli dicono di non mandare in victory lane una Ford e così regna l’equilibrio. A cercare di romperlo ci prova solo Busch all’ultimo giro che lancia un 3-wide. In quanti provano a seguirlo. Nessuno, letteralmente nessuno. Se c’è una immagine simbolo del 2024 di Kyle Busch è proprio questa, una Chevy blu #8 in terza corsia da sola che perde posizioni sverniciata da tutti, completamente ignorato.

L’unico a lanciarsi sul trioval è Byron, ma ormai è troppo tardi e l’unica gioia per William è quella di essere finito nella foto del vincitore e di essere qualificato matematicamente al Round of 8 pur senza vittorie.

Stenhouse vince dunque la quarta gara in carriera (due Daytona e due Talladega) davanti a Keselowski battuto di 0.006″ e che nell’ultimo passaggio ha recuperato solo un millesimo alla #47, Byron terzo a 0.027″, completano la classifica Larson (seconda top5 su un superspeedway in carriera), Jones (prima top5 di e con Legacy MC), Bell, Haley, Dillon, Wallace, Hamlin, Truex, Ware, Gibbs, Hocevar, van Gisbergen, Bowman, Buescher, LaJoie, Busch, Reddick, Smith e McLeod. Suárez 26° a un giro dopo aver mancato il lucky dog essendo finito nel big one, Elliott 29° a -5, Briscoe 30° a -6, Penske tutte ritirate.

La classifica generale che ne esce dice molto: il big one ha ribaltato tutto e la sensazione generale è che i 13 punti che separano l’ottavo dal nono siano una voragine insormontabile per Logano, Suárez, Cindric e Briscoe, chiamati tutti e quattro ad una impresa sul Roval domenica prossima. Nel frattempo, spazio ancora alle polemiche e alle storie tese.

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La classifica generale

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Immagine: Media NASCAR

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