Austin Dillon vince di passo e strategia la Cook Out 400 a Richmond. Il pilota RCR guadagna così l’accesso ai playoff
La vittoria di Austin Dillon a Richmond è una delle più inaspettate degli ultimi anni. Il nativo della North Carolina (che in realtà aveva già vinto questa gara l’anno scorso, anche se in circostanze decisamente controverse) è riuscito, grazie a un passo invidiabile, a una strategia perfetta e un ottimo autocontrollo a prendere le redini della corsa durante lo stage finale e a mantenere il controllo del gruppo fino al passaggio sotto la bandiera a scacchi. Una performance così matura, a tratti ossimorica rispetto alle principali caratteristiche mostrate in passato dal portacolori RCR, lascia molti interrogativi. Sarà questo il momento in cui inizia a venir fuori il talento già mostrato nelle classi minori del classe 1990? Solo il tempo potrà rispondere.
La regular season della NASCAR Cup Series è oramai agli sgoccioli. Il venticinquesimo appuntamento della classe regina delle stock car, la Cook Out 400 al Richmond Raceway, rappresenta per molti piloti l’ultima possibilità concreta di accedere ai playoff prima del caotico “finale” di Daytona.
Il Richmond Raceway è uno short track dalla storia lunghissima. Aperto nel 1946 come ovale sterrato, il tracciato, allora dalla lunghezza di 0.542 miglia, è stato asfaltato nel 1968. La caratteristica forma a “D” non è stata parte dei progetti originali, ma è arrivata 20 anni dopo la modifica radicale sopracitata. In quella data, difatti, l’impianto è stato completamente rinnovato e, da allora, il circuito misura i celeberrimi tre quarti di miglio che ancora oggi gli permettono di avere un ruolo di grande importanza nell’immaginario collettivo.
La Cook Out 400 è una prova importante. Quella che per anni è stata la seconda gara a Richmond è l’ultima della regular season che si tiene su uno short track. La storia di questa corsa è lunghissima: basti pensare che dal 1958 ad oggi la NASCAR Cup Series non ha mai saltato un appuntamento sul tracciato della Virginia, il quale tuttora viene percorso 400 volte, che corrispondono a 300 miglia di lunghezza.
Sono 38 gli iscritti al penultimo appuntamento della regular season. Richard Childress Racing e 23XI Racing schierano per questo evento una vettura aggiuntiva, che viene affidata, rispettivamente, a Jesse Love e Corey Heim. Live Fast Motorsports, NY Racing Team e Garage 66 disertano l’evento, mentre Trackhouse Racing non porta in pista la sua quarta Chevrolet.
Le Qualifiche sono composte da 2 giri consecutivi da svolgere a pista libera. Il più veloce del turno in questione è Ryan Preece, pilota della Ford #60 di RFK Racing, autore di un 22.244″ che gli permette di anticipare di quasi un decimo Tyler Reddick, secondo sulla Toyota #45 di 23XI Racing.
La gara
Preece sfrutta al meglio i vantaggi della linea interna per mettersi alle spalle Reddick, in quale non riesce in alcun modo ad attaccare il rivale. Nei primi giri si assiste a una piccola rimonta di Allmendinger che sembra, per un certo periodo, addirittura in grado di mettere i bastoni fra le ruote al poleman.
Logano rischia di causare una caution al giro 20. Il campione in carica, in rimonta dal fondo dello schieramento a causa di un incidente nelle prove libere, spinge in questo frangente Love in curva 2. La Chevy del giovanissimo, a seguito del “bump”, va a colpire la Toyota di Herbst, che si intraversa, perdendo qualche posizione.
Molti piloti decidono di effettuare una sosta nel corso del primo stage. Il primo del gruppo a passare dai meccanici è, al giro 31, Byron, che verrà seguito 2 tornate più tardi da Larson, 3 da Ty Dillon e Busch e 4 da Jones.
Chiaramente i piloti appena menzionati sono solo i primi di una lunga serie, che include, fra i tanti, anche Hamlin, Bell e Buescher (36), Austin Dillon, Reddick (37), Cindric, Gibbs (38) e van Gisbergen (40). Preece, leader della gara, ha deciso di montare lo stesso treno di gomme durante l’intera durata del primo stage.
Quella del poleman sarà la scelta giusta? Nell’immediato la risposta sembra essere un secco no, dato che i piloti su gomma nuova sono molto più veloci di quelli che non hanno effettuato nemmeno una sosta. Il più veloce in pista in questa fase è Reddick, in grado di imporsi su Preece alla quarta curva del giro 59.
Da qui in poi il dominatore delle primissime miglia perderà numerose posizioni prima del passaggio sotto la bandiera a scacchi biancoverdi. La stessa sorte tocca anche a Elliott, Bowman, Hocevar e McDowell, ossia coloro che effettueranno la prima sosta solo durante la prima stage caution di giornata.
Tyler Reddick, pilota della Toyota #45 di 23XI Racing, vince lo stage 1 a Richmond. Il californiano si impone su Wallace, Hamlin, Austin Dillon, Cindric, Bell, Blaney, Keselowski, Berry e Suarez. Al termine della sosta generale e del lucky dog di Ty Dillon si torna a correre a pieno regime.
L’inizio del secondo stage corrisponde con l’inizio di una nuovo dominio, quello di Wallace. Il vincitore di Indianapolis, partito interno, è autore di uno stacco di frizione perfett, che gli permette di imporsi immediatamente su Reddick, partito al suo fianco. In curva 2, pochi secondi più tardi, Nemechek spinge Herbst che perde (di nuovo) diverse posizioni in una fase di gara concitata.
Preece anticipa tutti e svolge la prima sosta dello stage al giro 113. Il poleman è seguito in pit lane, anche se diverse miglia dopo, da Allmendinger, McDowell (121), Buescher, Austin Dillon, Logano (123), Elliott e Hamlin (125), che sono fra i primi a fare un saluto ai meccanici.
La terza sosta di giornata (almeno secondo il programma generale) viene effettuata al giro 128 da Love, Reddick e Keselowski, i quali sono seguiti un passaggio più tardi da Busch e Briscoe e due Blaney, Wallace e Byron. Il due volte campione della Cup Series in forza a RCR, però, non sembra trovarsi a proprio agio con la macchina, dato che deve svolgere un pass through per aver superato la velocità massima consentita in pit lane.
Preece, nel frattempo tornato in prima posizione a seguito della sosta di Wallace, sta seguendo una strategia molto particolare. Già, perché il suo treno di gomme è già usurato nel momento in cui la maggior parte dei piloti si ferma dai meccanici.
Questo rende Preece una preda facile per i più veloci in pista. Basti pensare che il poleman perde la testa della corsa già nel corso del giro 133, in cui viene superato da Austin Dillon in curva 2 e da Suarez nella percorrenza della quarta piega. La Ford #60 di RFK continuerà a perdere posizioni per le 20 tornate successive.
Austin Dillon fa fatica a mantenere la prima posizione. L’alfiere della Chevy #3, difatti, viene superato al giro 139, più precisamente in curva 2, da Reddick, che inizia ad allungare in modo visibile sul resto del gruppo.
La fuga del californiano, però, si arresta abbastanza in fretta. Basti pensare che il pilota della Toyota #45, vincitore del primo stage, viene passato dal compagno Wallace prima della quarta sosta di giornata, più precisamente alla seconda curva del giro 164.
Il terzo stint viene inaugurato da Bowman e Buescher al giro 174, i quali verranno seguiti un passaggio più tardi da Suarez, due da Austin Dillon e Keselowski e tre da Logano e Byron. Anche Elliott, Cindric e Hamlin sono tra i primi a completare la quarta sosta di giornata, dato che fanno visita alla propria pit crew durante la tornata numero 178.
La situazione si fa incandescente al giro 179, quello in cui Wallace, Bell e Reddick si fermano in pit lane. Anche van Gisbergen e Stenhouse Jr. svolgono il pit stop in contemporanea ai piloti appena citati. Nonostante ciò, a differenza degli avversari, perdono un po’ di tempo a causa di un contatto. Larson sale in prima posizione, anche se non ci rimarrà per molto.
Al giro 181, difatti, avviene il primo incidente di giornata. Suarez spinge Gibbs in curva 4, il quale, mentre corregge la traiettoria della propria Toyota, tocca la parte posteriore sinistra della vettura di Reddick, che va in testacoda e urta contro le barriere esterne. Durante la caution viene conclusa la seconda serie di soste, dato che Larson, Preece, Busch, Buescher, Custer e Gilliland, oltre al pilota coinvolto nell’impatto, si fermano sulla propria piazzola. McDowell guadagna il centesimo lucky dog in carriera.
La ripartenza si rivela essere un momento particolarmente caotico, dato che avvengono diversi cambi di posizione. Oltretutto si assiste al ritorno in testa al gruppo di Wallace, in grado di imporsi su Suarez grazie al vantaggio di traiettoria dato dalla linea interna.
La pace car, però, torna in pista molto presto, dato che Ware, a seguito di un contatto con Jones, va in testacoda in curva 2. Alcuni piloti, tra cui Elliott, Reddick, Ty Dillon e lo stesso “EJ”, sfruttano la caution uscita al giro 191 per compiere una sosta addizionale. Anche Love va dai meccanici, che fanno un’operazione a cofano aperto alla sua Chevy. Lucky dog per van Gisbergen.
La ripartenza sorride ancora a Wallace che, questa volta, ha anche la possibilità di allungare su Suarez, esterno. Il messicano, difatti, non è un fulmine allo stacco di frizione, e questo permette a Blaney di insidiarlo. Questa battaglia, però, non durerà molto.
Al giro 198, difatti, uscirà la caution a seguito di una serie di incidenti causati in gran parte da Busch. Il due volte iridato prima stringe la traiettoria dopo aver toccato le barriere in uscita di curva 2, andando a sfiorare Chastain che, mentre scoda per mantenere in pista la sua Chevrolet, si affianca fisicamente Keselowski, e poi spinge nella frenata successiva Briscoe, che urta la parte posteriore sinistra della vettura di Larson e va in testacoda, fermandosi in mezzo alla pista.
Lo stop improvviso della Toyota #19 causa un tamponamento a catena, in cui sono coinvolti, oltre al pilota che ha causato l’ingorgo, Preece, Haley, Elliott, Hamlin, Chastain, Gilliland, Ty Dillon, Custer, Jones e Byron. La carambola, però, non si è ancora conclusa, dato che Busch vira verso l’interno in curva 4 e colpisce la parte posteriore sinistra della Chevrolet di Elliott, che, rimasto senza il controllo del proprio mezzo, sbatte violentemente contro le barriere presenti ai lati del frontstretch.
I danni sono giganteschi, dato che la pace car resta in pista per ben 15 giri, quasi il doppio del normale. Oltre alle soste dei vari piloti che hanno subito danni, tra cui spicca Reddick, il pubblico assiste anche al ritiro di Elliott ed Haley. Gibbs lucky dog.
Dalla ripartenza in poi la quiete regna sovrana, almeno fino alla fine dello stage 2. Wallace ha un ottimo stacco di frizione e, grazie al sapiente utilizzo della linea interna, si invola verso il successo, lasciando a Suarez, esterno, e Blaney, partito nella fila seguente, solamente le briciole.
Bubba Wallace, pilota della Toyota #23 di 23XI Racing, vince lo stage 2 a Richmond. Suarez, Blaney, Austin Dillon, Bowman, Preece, Hocevar, Cindric, Byron e Larson completano la zona punti. Tutti i piloti, ad eccezione di McDowell, sfruttano il momento propizio per effettuare una sosta. Successivamente Allmendinger si accoda al gruppo.
La discreta forma mostrata oggi, mista al primo ritiro di Elliott dal 2023, permette a Byron di mettere una mano sul titolo della regular season. Al ventisettenne di Charlotte, North Carolina, basta concludere la gara in P19 per avere la certezza di ottenere 15 playoff point aggiuntivi.
Le gomme usate (ma non molto) influiscono sul restart di McDowell, che, nonostante svolga un lavoro egregio e si trovi sulla linea interna, non riesce a mettersi alle spalle Wallace, a cui resta affiancato per tutta la prima tornata.
Le possibilità di guidare il gruppo anche all’inizio del terzo stage del vincitore del secondo stage (che tra l’altro ha tagliato il traguardo in prima posizione al termine del primo passaggio) si riducono notevolmente alla seconda curva del giro 242, nella quale Austin Dillon si inserisce all’interno di McDowell e manda largo Wallace, che scende così in terza posizione.
La quiete regna sovrana fino al primo giro di soste del terzo stage, inaugurato da Nemechek al giro 279 e seguito da Hocevar al 280. Gli avversari, invece, restano più tempo in pista. Basti pensare che la sosta di McDowell (nel frattempo sceso in classifica a causa delle gomme usuratissime) e Chastain avviene addirittura nel corso della tornata numero 285. Anche Berry, van Gisbergen (286), Buescher, Busch, Briscoe (288), Preece e Suarez (289) seguono una strategia molto simile.
Al giro 292, quello in cui avviene la sosta di Austin Dillon, Blaney e Bowman, avviene un fatto importantissimo ai fini dei risultati finali. Wallace, fino a questo momento uno dei protagonisti della giornata, perde la gomma anteriore sinistra pochi metri dopo essere uscito dalla piazzola di sosta. Lo pneumatico gli verrà rimontato dalla pit crew di Briscoe, ma il tempo perso è molto. Oltre il danno, la beffa, dato che questa manovra viene sanzionata con un pass through.
Nel corso dei giri seguenti ci sono molti cambi di leadership. Cindric e Larson rimangono in testa solo per un giro, dato che decidono di sostare ai box nel momento in cui guadagnano la prima posizione, la quale passerà poi per qualche minuto nelle mani di Hocevar.
Al giro 304, però, il giovanissimo di Spire, che già da qualche miglio ha cominciato a perdere slancio a causa dell’usura sempre più elevata degli pneumatici, cede la testa della classifica a Blaney. La discesa in classifica di Hocevar prosegue fino alla tornata numero 321, in cui cambia tutte le gomme.
Durante questo periodo si assiste alla rimonta di Austin Dillon, che raggiunge e attacca Blaney, seppur senza successo, alla terza curva del giro 329. Il pilota Chevy, difatti, riuscirà a sorpassare, seppur dopo qualche tentativo fallito, il rivale su Ford solo alla seconda piega del passaggio numero 332.
Blaney non demorde e, alla terza curva del giro 333, stringe Austin Dillon dall’esterno, tornando quindi davanti, anche se non con l’intero corpo vettura. Questo permette al pilota Chevy di continuare ad attaccare, principalmente in uscita dalla 2 e all’ingresso della 3, ma senza successo, il rivale per diverse miglia.
La situazione sembra sbloccarsi al giro 340, in cui Austin Dillon mette il cofano della sua Chevrolet davanti a quello della Ford di Blaney. Questa volta, però, il campione 2023 non riesce a rendergli pan per focaccia alla 4, dato che, in uscita, alza il piede dall’acceleratore, lasciando così sfilare la #3.
Dillon, ora definitivamente in vantaggio, decide di svolgere l’ultima sosta di giornata assieme a Jones al giro 341. Blaney, nel frattempo salito primo, compie l’ultimo pit stop in programma 4 tornate dopo il rivale, tra l’altro in contemporanea con Bowman.
Nei passaggi successivi avvengono diversi cambi di leadership. Cindric, salito in prima posizione dopo il pit stop del compagno di squadra, cede la testa della corsa a Larson dopo appena tre quarti di miglio. Al giro 350 è Keselowski ad approfittare della sosta del campione 2021 per andare in testa.
Il pit stop del veterano, però, coincide anche con l’ultimo cambio di leadership di giornata. Già, perché la sosta attardata ha messo i bastoni fra le ruote a Blaney, che ora si trova a diversi secondi da Austin Dillon, leader solitario dell’evento.
Gli ultimi minuti di gara sono animati dalla rimonta di Hocevar. Il giovanissimo, difatti, ha svolto, a differenza degli avversari, ben 3 soste durante l’ultimo stage. Per questo motivo il pilota Spire ha guadagnato molto terreno a partire dal giro 361, quello in cui si è fermato per l’ultima volta sulla sua piazzola in pit road.
Austin Dillon, pilota della Chevrolet #3 di Richard Childress Racing, vince la Cook Out 400 al Richmond Raceway. Il nipote d’arte è seguito sul traguardo da Bowman, Blaney, Logano, Cindric, Larson, Suarez, Berry, Keselowski ed Hamlin, che completa la top 10.
Austin Dillon entra a sorpresa (ma non troppo) nei playoff grazie alla prima vittoria (e top 5) stagionale. Il classe 1990 di Welcome, North Carolina, sale così a quota 6 successi in NASCAR Cup Series. Essere ai playoff non sempre è sinonimo di avere delle chance concrete di conquistare il titolo. Bisognerà capire se, effettivamente, il trionfo a Richmond corrisponde all’inizio di una rinascita per il pilota di RCR oppure sia, semplicemente, un caso isolato.
I risultati odierni
La classifica della “Cook Out 400”
La classifica generale
Così in campionato a 1 gara dalla fine della regular season della NASCAR Cup Series 2025
Tutti i piloti che hanno vinto almeno una gara durante la regular season, ossia Byron, Bell, Berry, Larson, Hamlin, Cindric, Logano, Chastain, Blaney, van Gisbergen, Briscoe, Elliott, Wallace e Austin Dillon, hanno già conquistato l’accesso sicuro ai playoff. Reddick ha bisogno di un quinto posto nel finale di Daytona per essere sicuro di poter partecipare alla lotta titolo. In caso non ci siano nuovi vincitori (o vincitori provenienti da altre categorie o non iscritti a tempo pieno) Bowman dovrebbe essere il sedicesimo pilota a raggiungere la “top 16”. Il nativo dell’Arizona, difatti, ha bisogno di una top 30 per poter battere in classifica Buescher, leader della seconda parte dello schieramento.
Le altre categorie
Truck Series: Heim cala il settebello!
I prossimi appuntamenti
Anche se il programma a Richmond è arrivato al termine, è necessario ricordare che i motori della NASCAR Cup Series torneranno a rombare fra pochi giorni. Il ventiseiesimo round stagionale, la Coke Zero Sugar 400 al Daytona International Speedway, appuntamento finale della regular season, si terrà difatti sabato 23 agosto (anche se sarà già domenica notte in Italia). La classe regina delle stock car sarà supportata nel corso del weekend dalla NASCAR Xfinity Series.
Immagine: Media NASCAR
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