NASCAR | Cup Series: Reddick domina nel caos di Indianapolis

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Tempo di lettura: 12 minuti
di Simone Longo @_Long_hito
1 Agosto 2022 - 14:00
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Reddick, grazie a una guida e strategia senza sbavature, tiene corsa e vittoria in pugno fino al finale di gara, dove una ripartenza ai -6 e un overtime hanno rischiato di rovinare la giornata perfetta del giovane californiano. Cindric secondo in una giornata storica per i rookie


Sono bastate poche curve ad intuire il tipo di gara che si sarebbe corsa: testacoda e contatti la fanno da padrona e i piloti che evitano i guai per tutta la serata si contano sulle dita d’una mano. Il motivo? Un concorso di colpa tra l’aggressività dei piloti e una curva che “macchia” l’intero circuito. Reddick invece corre pulito dall’inizio alla fine e vince con ampio merito. Sembra quasi un ragionamento scontato, ma è quanto successo a Indianapolis.

La gara

Come da consuetudine sui road course, i piloti in risalto prima della domenica spesso sono quelli che fanno bene anche il giorno della gara. Cindric chiude al primo posto le prove libere con il tempo di 1’29.171″ mentre Reddick conquista nettamente le qualifiche con uno splendido 1’28.354″ rifilando 3 decimi proprio a Cindric. I due non deluderanno le aspettative e saranno diretti rivali anche in gara. Superano il primo round e occupano la top 10 in ordine crescente Chase Briscoe, Christopher Bell, Joey Logano, Ryan Blaney, Michael McDowell, Chase Elliott, Todd Gilliland e Kyle Busch.

Domenica. Il cielo limpido e un confortevole 5% di pioggia rasserenano gli animi di tutti, i motori si accendono alle 20:55 (orario italiano) e alle 21:06 sarà bandiera verde. Poco prima della partenza arriva una comunicazione: tagliare curve 1, 5, 6, 7, 10 e 12 equivale a una penalità “stop&go”.

C’è il tempo anche per una bella curiosità: la gara è la più internazionale dal 2010 (allora i piloti non statunitensi furono cinque e le nazionalità in pista erano australiana, colombiana, italiana, danese e svedese). Oggi i piloti non statunitensi sono ben tre: il solito Suárez (Messico) e poi i due piloti del team europeo Hezeberg (per la prima volta con due vetture schierate), l’olandese Loris Hezemans, alla ricerca della prima gara senza problemi tecnici nella sua quarta apparizione in Cup Series, e il più noto Daniil Kvyat, russo ed ex pilota F1 che pare abbia accettato di buon grado l’invito del team olandese per questa apparizione. Nonostante la serata speciale nessuno dei tre avrà fortuna.

Si parte, bandiera verde d’apertura, buono lo spunto del leader che, senza venire nemmeno affiancato, percorre in solitaria la prima curva. Subito dietro i piloti non hanno ancora preso bene le misure e si “limitano” a quattro macchine affiancate (ad un certo punto, nel corso della serata, un replay di NBC ne mostrerà addirittura sei) ma c’è subito il primo a farne le spese: è Justin Haley, colpito (da un Byron incolpevole) e girato sulla sua #31 in balia degli eventi. Come da regolamento niente caution se la vettura riparte.

Il primo giro pare proseguire senza intoppi eppure, entrati nella seconda tornata, l’azione non manca. Davanti Briscoe e Cindric lottano per la seconda posizione con il pilota Penske che ha la meglio. Sullo sfondo prima Chastain e poi Hamlin sono vittima di due testacoda. Il pilota Trackhouse è incolpevole: Wallace frena tardi in curva 1 e centra in pieno Buescher che finisce contro la #1. Il membro di Joe Gibbs Racing, invece, finisce sull’erba in uscita di curva 14 e nel rientrare in pista si gira da solo. Rimane esposta la bandiera verde.

La caution non viene esposta nemmeno al giro 6 quando è Keselowski a finire nell’erba la prima di tante volte nel corso della serata. Al settimo giro ritroviamo protagonista Ross Chastain, ancora una volta in curva 1, il quale dopo una frenata decisa finisce sulla fiancata della #15 dell’incolpevole Hand. Questa volta il danno sembra notevole e Ross è costretto ai box divenendo di conseguenza doppiato.

La seconda vettura costretta ai box è la #17 di Chris Buescher con il bilanciere in fiamme e gara che appare compromessa se non finita. E invece tanto di cappello al pilota del Roush Fenway Racing Team che si renderà autore di una splendida rimonta, andando a terminare la gara in top 10.

3 giri da fine stage: cominciano le strategie coi pit. Decidono di rientrare il leader Reddick, il primo rivale Cindric e come loro una moltitudine di altri piloti. Rimangono fuori Briscoe (vittoria di stage e 1 playoff point guadagnato), Blaney, Byron, Logano, Elliott, Gilliland, Larson, Kyle Busch, Burton e Truex. Al termine della stage, mentre Chastain ottiene il lucky dog e Buescher riesce a ripartire a -2, un gazebo vola in pista e Blaney guida il quartetto dell’azzardo. Lui, Byron, Keselowski e LaJoie infatti decidono di non “pittare” sotto caution e ripartire davanti.

Al primo dei 20 giri della seconda stage i piloti appaiono subito ancora più aggressivi, si riparte con Blaney che riesce a difendersi dalla #24 mentre dietro il primo “5 wide” di serata termina con un altro testacoda, ai danni questa volta della #4 di Harvick. Kevin, che non si trova in una situazione di classifica rosea, perde la testa e passerà il resto della corsa a cercare una futile vendetta per un contatto di gara. Vittima del contatto è anche Alex Bowman, per lui gomma a terra e sosta obbligata.

Poco dopo è Almirola a subire un’altra foratura: durante una frenata con bloccaggio la gomma cede e la #10 finisce sulla #5 di Larson (che compie 30 anni). Sospensione rotta e gara finita per il primo, danni e problemi ai box per il secondo.

Ricordate la poca fortuna degli stranieri? Si comincia con Hezemans, sulla #27 il cambio è bloccato in quinta marcia e Loris è costretto a fermarsi. Per il team è il terzo problema meccanico su altrettante gare con Hezemans. Poche tornate dopo è il turno di Kvyat: sulla #26 del russo il problema è elettrico. Il team Hezeberg, soprattutto a causa della poca esperienza in Cup Series, non riesce ancora a chiudere una gara senza problemi: siamo a cinque su cinque contando anche Villeneuve alla Daytona 500. 

La seconda stage procede in scioltezza e velocemente, a parte un lungo del vincitore della scorsa edizione Allmendinger e un bloccaggio di Burton che porta ad un tamponamento su Custer (entrambi in testacoda) non c’è nulla da segnalare. La scommessa di chi non si è fermato può considerarsi efficace: la #12 e la #24 riescono a guidare il gruppo fino alla loro prima sosta (giri 15 e 18) e pareggiano l’usura delle gomme con gli avversari.

Questa volta il primo a non fermarsi a favore della vittoria di stage è Bell, che conquista 10 punti e il playoff point (incredibile ma vero, ma questa è la prima stage vinta da Christopher in carriera) davanti a Kyle Busch, Wallace, Elliott, Ty Dillon, Hamlin, Briscoe, Custer, Jones e Ware.

Si ripete il copione della caution precedente e Bell guida la schiera di coloro che optano per non fermarsi proprio e alla ripartenza ha sei vetture tra lui e il leader virtuale Reddick. Alla bandiera verde non si verificano contatti e può cominciare il long run sui 42 giri della stage finale. Se è vero che Bell non si deve preoccupare allo start essendo la vettura più veloce tra quelle davanti, deve già pensare al risparmio carburante: guida la corsa ma perde terreno sulla #8 di Reddick che è a caccia e a cui bastano 9 giri di green per rimontare la preda. Ai -33 avviene l’aggancio e il sorpasso è quasi una formalità.

Il comando di Tyler questa volta dura poco, la strategia chiama e ai -32 si riparte con il giro di soste. Siamo alla chiave di volta della gara, qui si può decidere il vincitore. Sia Reddick che Bell rientrano ai box, uscendo nuovamente vicini 15° e 16°. L’altro stratega, Blaney, rientra ai -30 facendo solo il pieno di benzina, in ripartenza però finisce in stallo per un istante e tanto basta a non farlo uscire davanti a Reddick, bensì tra la #8 e la #20. Sosta anche per gli altri contendenti alla vittoria (Allmendinger, Suárez, Busch e Gilliland su tutti).

Non si fa in tempo ad intravedere i risultati delle strategie che la corsa è interrotta da una caution improvvisa.

L’inquadratura stacca sulla #42 di Ty Dillon a cui manca quasi metà macchina, il pilota per fortuna sta bene, così come l’altro coinvolto Larson che termina così la sua giornata sfortunata. Kyle corre addirittura verso Dillon a sincerarsi delle sue condizioni e a chiedergli scusa, ed è con il primo replay che capiamo il perché. Il botto a velocità reale è spaventoso: la #5 perde i freni, finisce sul cordolo e decolla centrando la #42 nell’atterraggio. C’è sollievo nel vedere entrambi illesi. 

Si riparte ai -18 e questa volta l’aggressività si fa sentire. Reddick si difende su Blaney, Bell è protagonista di una lotta furibonda per mezzo giro e dietro si compie la vendetta di Harvick avente come bersaglio Bowman; dopo una brutta botta finiranno entrambi nel garage poco più tardi. Reddick alza il ritmo e riesce ad allungare, Blaney non è disturbato da nessuna lotta fino al sorpasso da parte del ritrovato Elliott, ma oggi Tyler ne ha più di tutti, anche del figlio d’arte re dei road course.

A 7 giri dal termine il vantaggio è di 3” e in casa RCR tutti tengono il fiato sospeso, ma nonostante tutto la caution arriva lo stesso e il responsabile è di Bell. La #20 fora l’anteriore destra spargendo detriti sul rettilineo è la bandiera gialla è d’obbligo.

Con la ripartenza fissata a soli tre giri dal termine nessuno davanti azzarda la sosta ai box. Rientrano solo Hamlin (in quel momento 14°), Keselowski, Stenhouse e Jones. Lo schieramento recita Reddick, Elliott, Blaney, Allmendinger, Chastain (dopo una gara in rimonta), Byron, McDowell, Suárez, Gilliland, Busch. L’aggressività è alle stelle (è questo il momento del 6 wide di NBC), Logano arriva in curva 1 con la macchina praticamente dritta attaccata al cordolo e tocca Truex, ha luogo una carambola a catena che coinvolge praticamente metà schieramento e in quattro finiscono in testacoda.

Pochi metri più avanti Chase Elliott viene toccato in uscita di curva 1, si gira anche lui e viene centrato dal compagno di squadra Byron. Due curve dopo Jones tocca lo sporco e finisce in testacoda, Gibbs spinge Truex che non ha posto dove andare se non addosso a Dillon, testacoda anche per lui con esito importante. La #3 finisce nella sabbia fuori pista e si blocca lì. Caution e overtime.

Tyler è sempre in testa, questa volta seguito da Allmendinger, Blaney, Chastain, Suárez e McDowell. Ultima green di giornata, Blaney tenta l’attacco all’interno ma Reddick blocca perfettamente la #12, Suárez ha più velocità e può affiancarsi a Ryan, Cindric tocca la #99 da dietro in entrata di curva, Suarez perde aderenza e finisce contro Blaney che finisce a sua volta contro Allmendinger.

La #12 è di traverso e crea una barriera che blocca tutto il gruppo, l’unico che riesce a passare indenne è Cindric che si lancia all’inseguimento di Reddick. Chastain per evitare contatti pensa bene di tagliare tutta la curva rientrando addirittura davanti a Reddick. Intanto che i piloti si liberano dal groviglio attorno a Blaney si è creato il buco: scappano in quattro.

Chastain e Reddick in lotta per la vittoria sono tallonati da Cindric. Suárez che sembrava passato indenne fora per il contatto di poco prima e finisce nella ghiaia (qui perdiamo l’ultimo straniero). In uscita di curva 6 Tyler prende tutta la scia di Ross che concede l’esterno, Tyler esce meglio da curva 7 e i due sono affiancati all’inizio della zona chicane. È un ruota a ruota nelle curve 8, 9 e 10 con Ross che sfrutta il vantaggio di traiettoria per rimanere davanti.

L’attacco buono arriva in curva 12, Tyler si prende l’esterno e chiude un’ottima manovra per prendersi la leadership. Chastain non ne ha abbastanza e finisce per bloccare Cindric impedendogli di lottare per la vittoria. L’ultimo giro per la #8 è tranquillo, basta gestire e portarla al traguardo. Tyler Reddick vince dunque la Verizon 200.

Subito dopo il traguardo arriva la conferma di quanto si sospettava: Chastain si prende penalità di 30” (equivalente ad un drive through) per aver tagliato curva 1 e viene dunque classificato 27° accanto al collega di bravata Austin Dillon 29° con in mezzo ai due Suárez che ha dovuto andare ai box. L’amaro in bocca rimane soprattutto per Cindric e per gli spettatori. Si sarebbe potuta vedere una lotta decisamente più avvincente tra il californiano e il rookie.

Dopo il vincitore la top 10 recita Cindric +1.065″ (primo rookie), Burton +2.388″ (secondo rookie), Gilliland +3.337″ (terzo rookie, seconda volta nella storia con tre esordienti in top 5 dopo Pocono 1994), Wallace +4.442″, Logano +4.938″, Allmendinger +5.069″ (uscito stravolto a causa del calore nella sua vettura), McDowell +5.681″, Custer +6.183″ e Buescher +6”207″ (top 10 meritata dopo l’incredibile rimonta).

In campionato non cambia praticamente nulla. Reddick alla seconda vittoria stagionale e in carriera (come lui in tempi recenti solo Ambrose, Montoya e Allmendinger) dopo Road America consolida la sua qualificazione ai playoff. Le giornate storte di Blaney (davanti fino al finale) e Truex (mai in gara) lasciano i due ancora a quota +121 e +96 su Harvick (ormai più in crisi di nervi che di risultati) ancora primo dei virtualmente eliminati. Ed ora di occasioni ne mancano soltanto quattro.

I risultati odierni

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Immagine: Media NASCAR

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