NASCAR | Cup Series, Phoenix: Byron beffa di nuovo Larson!

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Tempo di lettura: 20 minuti
di Gabriele Dri @NascarLiveITA
14 Marzo 2023 - 08:30
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Dopo qualche polemica al venerdì, Hendrick Motorsports domina ancora la gara, prima con Byron e poi con Larson. Harvick emerge prepotentemente nel finale, ma due caution spengono prima i suoi sogni, poi quelli di Kyle e così William ottiene il secondo successo consecutivo


Ovale piatto, gara piatta, almeno fino agli ultimi giri. Il tanto atteso nuovo pacchetto aerodinamico per gli short track forse aveva destato più aspettativa nei tifosi mentre i piloti, pur felici del cambiamento, erano rimasti con i piedi per terra. E in effetti la gara, seppur forse migliore di quelle viste l’anno scorso, non ha visto grosse emozioni se non un fosse stato per il crescendo finale animato prima da Harvick e poi da due caution. Alla fine però alla ripartenza finale il migliore è stato di nuovo William Byron che, con il secondo successo consecutivo, è il primo pilota matematicamente qualificato ai playoff.

Un ricco ed intenso pre-gara

È stata una settimana decisamente frenetica per il mondo della NASCAR Cup Series. Sul tavolo soprattutto due temi, quello della #9 e quello di Austin. L’infortunio alla tibia di Chase Elliott lo terrà lontano dalla sua vettura si presuppone per circa sei settimane e dunque bisogna trovare un sostituto più stabile dopo l’improvvisazione con Josh Berry a Las Vegas.

A metà settimana dai social il fermento è quasi vulcanico e inarrestabile. Una voce non identificata ha già la soluzione: il sostituto sulla #9 sarà niente meno che Corey LaJoie il quale a sua volta verrà rimpiazzato temporaneamente sulla #7 da Carson Hocevar. I tifosi ovviamente sostengono questa voce che vedrebbe un loro beniamino avere la chance della vita. A rinfocolare l’indiscrezione ci pensa lo stesso Hocevar che twitta semplicemente “7”.

Alla fine la notizia non era vera: Hendrick Motorsports pubblica la lista dei sostituti per questo interregno. Sulla #9 per le gare su ovale ci sarà sempre Josh Berry mentre per gli stradali (quasi certamente solo Austin) il nome è comunque a sorpresa, la stella dell’endurance Jordan Taylor, già sotto contratto con Hendrick in quanto coach e pilota di riserva per il progetto Le Mans. Ed il 7 di Hocevar? Semplicemente correrà sulla nuova #77 di Spire Motorsports per sei gare in Xfinity Series.

Rimanendo in tema Austin saranno altri tre i nomi di rilievo extra-NASCAR presenti. Kimi Raikkonen torna sulla #91 del Project91, spin off di Trackhouse Racing, per fare meglio del già positivo ma sfortunato debutto del Watkins Glen. Presente in Texas ma anche a Chicago e Indy Road sulla #15 del Rick Ware Racing pure Jenson Button che dopo le prime esperienze sulla Camaro Garage 56 ci ha preso gusto e grazie allo sponsor Mobile 1 sarà al via praticamente su una quinta vettura dello Stewart-Haas Racing. Al COTA tornerà anche la #50 del TMT con Conor Daly al volante.

Si arriva con queste notizie a Phoenix per un venerdì straordinario, nel senso che è in programma una sessione di prove libere da 50′ per testare il nuovo pacchetto per gli short track approvato nelle scorse settimane. Sulla vettura presente uno spoiler di soli 2″, un fondo che presenta meno profili aerodiamici all’anteriore ed un diffusore con meno baffi in modo da creare meno carico aerodinamico, secondo le stime della NASCAR addirittura il 30% in meno, per Larry McReynolds (forse esagerando) addirittura la minor downforce dalla fine degli anni ’90.

Le libere vedono il dominio di Kyle Larson, primo sul giro singolo davanti a Blaney, Bowman, Logano e Briscoe, ma anche in tutte le altre categorie del passo gara ovvero sui 10 (migliori e consecutivi), 15, 20 e 30 giri.

La gioia però dura l’arco di poche ore. La NASCAR infatti ha notato qualcosa che non le è piaciuta nelle prese d’aria sul cofano delle quattro vetture dell’Hendrick Motorsports prima delle prove libere. Essendo appunto “libere”, senza controlli tecnici ufficiali e dato il poco tempo a disposizione, i commissari le hanno lasciate sulle auto per la sessione, confiscandole poi nella serata di venerdì. Eventuali penalità (l’anno scorso a Daytona ad esempio ci fu un caso Penske legato ai cerchioni che non vide sanzioni) saranno comunicate in settimana; stesso destino per la #31 di Haley, sempre per lo stesso pezzo ma dopo le qualifiche.

L’Hendrick Motorsports si dimostra molto tranquillo al sabato e Chad Knaus, qui di nuovo in veste di Vice President of Competition della scuderia, glissa sull’argomenta senza preoccupazioni in volto. E infatti le qualifiche gli danno ragione: Kyle Larson domina il primo round (27.324″ contro il 27.623″ di Kyle Busch alle sue spalle e il 27.553″ di Byron del Gruppo A) e poi si prende la pole position (“solo” 27.642″) davanti ad Hamlin, Byron, Keselowski, Bell, Chastain, McDowell, Blaney, Kyle Busch e Jones.

La gara

Phoenix è il primo short track con banking basso della stagione e quindi debutta ufficialmente anche il pacchetto adatto alle gare da umido, dunque tergicristallo, luci di sicurezza, paraschizzi dietro le gomme posteriori e pneumatici “da umido” nel garage. Tuttavia il weekend dell’Arizona è asciutto e, su richiesta dei piloti, dato che non c’è pioggia all’orizzonte la NASCAR per la gara concede di togliere almeno il tergicristallo. Un po’ di buon senso non guasta mai ed è sempre apprezzato.

L’unico a partire dal fondo per un problema al servosterzo è Zane Smith, qui alla sua prima gara sulla #38 del Front Row Motorsports mentre il titolare Todd Gilliland ha dovuto trovare spazio sulla #15 del Rick Ware Racing riuscendo tuttavia a batterlo in qualifica. A Phoenix sono presenti dunque come a Daytona, ma stavolta sul luogo del misfatto, i tre campioni 2022, Logano, Gibbs e appunto Smith, solo omonimo di Sammy vincitore il giorno precedente in Xfinity Series.

Alla bandiera verde Larson rimane al comando, ma la sua permanenza in prima posizione dura l’arco di un miglio o poco più dato che al secondo giro Byron, partito dietro a lui in seconda fila, lo supera andando al comando. E William riprende subito da dove aveva lasciato la scorsa settimana a Las Vegas, scappando via anche dal teammate.

I primi giri vedono in vetta una classifica relativamente stabile. Uno di quelli che si muovono di più è un altro dei protagonisti iniziali della scorsa gara, Brad Keselowski che supera all’esterno Bell e si porta al quarto posto dietro ad Hamlin al quale si incolla. Dietro di loro invece Blaney scavalca Chastain che poi cede anche a Reddick. Perde invece McDowell, da profeta in patria, dopo un’ottima qualifica ed esce dalla top10 a vantaggio di Suárez.

Intanto però la coppia Hendrick allunga decisamente su tutti gli altri e in molti cominciano forse a perdere già le speranze viste le difficoltà. Chi difficilmente molla è Logano che, però, è in crisi anch’egli seguendo il copione di Las Vegas e, nel cercare di attaccare Truex in curva2 e controllare una vettura che non vuole stare in pista, tocca la #19 venendo poi passato da Buescher.

Dopo una ventina di giri però, come dirà poi Kyle via radio: “La mia auto va bene, ma quella di William va moooooooolto bene” e infatti Byron scappa via pure da Larson.

La gara è nel complesso molto tranquilla, non ci sono grandi emozioni ma i sorpassi, seppur col contagocce, ci sono. Bell approfitta del primo calo di Keselowski per tornare quarto, ma pian piano si fa notare Harvick. Il re di Phoenix viste le sue nove vittorie (l’ultima però cinque anni fa) e le 19 top10 consecutive (record assoluto NASCAR) è partito solo 15°, ma dopo i sorpassi su McDowell, Kyle Busch e Gibbs si porta al decimo posto.

Il degrado delle gomme, molto maggiore con questo pacchetto aerodinamico, sta facendo il suo dovere, dopo 30 giri (metà stage) i tempi si sono alzati di anche 1″, non quelli di Harvick che continua la sua inesorabile avanzata passando anche Suárez. Si comporta anche bene Bell che raggiunge il compagno di squadra Hamlin.

I distacchi si sono stabilizzati e si dilatano solo in coda, i doppiaggi iniziano ma Byron non perde troppo terreno malgrado le difficoltà non ancora risolte a livello aerodinamico. Finiscono doppiati alcuni potenziali protagonisti come Austin Dillon, LaJoie (alla prima gara no del 2023), Haley, Zane Smith, Gragson, persino Cindric. Saluta la compagnia invece McLeod per un problema alla pompa della benzina; sarà l’unico ritiro della gara.

Gli ultimi giri regalano qualche sorpresa: Bell non inquadrato supera Hamlin, Stenhouse bacia il muro, Gibbs sbaglia e viene passato da Jones, ma soprattutto Logano entra in crisi nera e, scivolato al 24° posto, viene addirittura doppiato da Byron che procede per la sua strada ma che non riesce a raggiungere Preece e quindi Joey si salva con il lucky dog.

Byron domina la prima stage vincendola con 2.1″ su Larson, 5.4″ su Bell, 5.9″ su Hamlin (sottosterzo per lui, sarà un tema anche in seguito), 8.3″ su Reddick, 9.2″ su Blaney, 12.1″ su Chastain, 12.5″ su Harvick, 14.3″ su Keselowski (crollato pure lui nel finale) e 18.1″ su Kyle Busch, seguono Buescher, McDowell, Suárez, Bowman e Wallace, 23+1 le auto a pieni giri.

Il primo giro di soste premia il primo stallo in pit lane e dunque Larson torna al comando davanti a Byron e Bell, bene Kyle Busch che balza al quinto posto, male invece Blaney che ne perde tre e pure Reddick (dado che cade dalla pistola); l’unica penalità è per un Allmendinger che era già in fondo a quelli a pieni giri.

Alla bandiera verde Byron ci prova dall’esterno a tornare primo, ma Kyle è molto furbo, si tiene più largo di quanto farebbe di solito e poi in curva2 chiude alla corda lanciandosi sul rettilineo opposto; dietro di loro Hamlin si rimette davanti a Bell, Chastain prova ad approfittarne ma Ross finisce per essere passato momentaneamente da Keselowski. Infine Kyle Busch perde subito quanto guadagnato in pit lane.

Il breve duello in casa JGR, unito al sottosterzo della #11, manda però subito in fuga di nuovo la coppia Hendrick e dopo una manciata di giri Larson e Byron hanno 3″ di margine su Hamlin che inesorabilmente viene scavalcato nuovamente da Bell e così il ritardo del terzo classificato aumenta fino a toccare i 4.5″. Chastain invece ha mollato Keselowski che si vede pressato da un Harvick il cui long run si conferma ancora di notevole livello dopo il sorpasso su Reddick.

Anche il long run di Byron si conferma uno dei migliori e così dopo una trentina di giri nella stage inizia ad avvicinarsi a Larson. Kyle però si difende tenendo a distanza il compagno di squadra e così, anche grazie ai doppiati, ad approfittarne di più è Bell che guadagna decimi su decimi (anche grazie ad una traiettoria leggermente più larga) rimandando la sfida alla sosta in arrivo.

Ai -70 Larson ha 0.6″ su Byron e 2.7″ su un Bell in decisa rimonta così come Harvick (+5.0″) che ormai vede Hamlin (+4.3″); nella top10 anche Chastain, Keselowski, Blaney, Kyle Busch e Reddick. Il primo ad andare ai box per la sua sosta è proprio Denny che cerca di risolvere il sottosterzo pittando ai -67 in una stage da 125 giri, dunque leggermente in anticipo rispetto alla metà della distanza parziale.

Al giro successivo a coprire subito la #11 ci pensa Larson insieme a quasi tutti gli altri, ai -65 è la volta di Chastain, Kyle Busch e Reddick ed il giro di soste è praticamente esaurito in un paio di minuti se non fosse per un Austin Dillon che ci prova. Il pit stop però senza un deciso stop alle ambizioni di Bell – esattamente come successo lo scorso novembre – che, a causa di qualche rallentamento da parte dei meccanici, scivola all’ottavo posto. Problemi ben più grossi però per Kyle Busch (terza identica penalità in quattro gare), McDowell, Jones ed un Cindric già doppiato che commettono un eccesso di velocità.

Larson nel frattempo è rimasto al comando ed ha guadagnato nel frattempo circa 1″ su Byron mentre Hamlin è finito a 6″. La situazione rimane stabile, se si esclude il sorpasso di Buescher su Reddick per il nono posto, per i seguenti 15 giri, poi arriva la prima “vera” caution della corsa.

In curva4 si vede la #10 di Almirola, poi il suo cerchione ed infine lo pneumatico. Ovviamente non è tutto regolare e Aric torna su tre ruote ai box, un fatto che non si vedeva da un anno o quasi. Non è una ruota vagante infatti, Almirola si è fermato con tutti gli altri 15-20 giri prima, questa sembra proprio una ruota rotta.

Sul momento, vista la dinamica, non si capisce la penalità di due giri affibbiata alla #10 una volta tornata in pista per quello che sembra un cedimento meccanico, ma la NASCAR spiega poco dopo la dinamica: alla moviola si è visto che a staccarsi per primo è stato proprio il dato che poi ha portato al cedimento; nel dopo gara il crew chief di Almirola ammetterà il non completo avvitamento del dado e quindi la penalità risulta corretta.

Tutti tornano ai box (incluso il lucky dog Gibbs) e Larson rimane al comando davanti a Byron, Hamlin, Harvick e Chastain, ma da notare ci sono anche le wave around di Allmendinger, Kyle Busch, McDowell e Jones che tornano a pieni giri dopo le penalità. Dopo Bell è volta di Buescher (che scivola al 18° posto) di vedere svanito il sogno di una buona gara dato che l’auto cade dal sollevatore.

Green ai -39 ed esattamente come prima Larson rimane davanti a Byron, tuttavia dietro di loro Harvick si fa vedere e indirizza le vetture davanti a lui cercando un varco, trovandolo poi e mettendosi, finalmente, al terzo posto. Il problema di assetto di Hamlin non è risolto e Denny viene passato pure da Keselowski.

La gara cambia volto perché per la prima volta la coppia Hendrick non scappa via sullo short run mettendo sugli avversari distacchi incolmabili, Harvick infatti resta con loro. Nel gruppo c’è battaglia: Briscoe rimonta dopo un inizio difficile, Logano si ripete in curva2 toccando Berry (che è nella top15), Suárez viene messo nel panino fra Buescher e lo stesso Briscoe con Chris che tiene giù il piede “vendicandosi” del piccolo incidente della scorsa settimana.

Nel finale di stage, oltre al sogno dei tifosi di vedere Harvick subito all’attacco, da notare c’è la crisi di Hamlin, l’entrata nella top10 di Briscoe grazie al traverso di Bowman in curva2 ed il lucky dog di Austin Dillon. Larson vince la seconda stage davanti a Byron (+1.3″), Harvick (+2.3″), Keselowski (+2.9″), Reddick (+4.2″), Hamlin (+6.2″), Bell (+6.5″), Blaney (+6.9″), Chastain (+9.3″) e Briscoe (+9.8″), 23+1 le auto a pieni giri fra cui un Truex in crisi di anteriore e mai in gara.

Altro giro di soste e Larson rimane al comando, ma dietro di lui arriva la zampata di Harvick che, malizioso, uscendo dal proprio stallo si allarga verso il muro mentre sta arrivando Byron costringendo William ad alzare il piede. E così Kevin è secondo. Gibbs invece scivola in coda per uno speeding.

Si riparte a 118 giri dalla fine e Larson resta primo davanti ad Harvick, Byron, Keselowski e Bell che torna nella top5. Dopo il consueto assestamento della bandiera verde, specialmente sulla dogleg di Phoenix, si notano diversi cambiamenti: Berry continua a comportarsi bene ma sta riemergendo a sorpresa pure Logano dopo la crisi iniziale, hanno perso invece Wallace e Chastain che esce per la prima volta dalla top10 così come ci è entrato raramente Suárez in quella che è forse la prima gara in ombra di Trackhouse.

Davanti stavolta Larson ha allungato ed ha ai -100 2.9″ su Harvick e 4.1″ su Byron che non riesce a stare vicino alla #4, Bell è quarto dato che Keselowski ha già ceduto ed è finito dietro anche a Reddick ma si tiene dietro Hamlin, Blaney, Briscoe (con il duo Ford in battaglia) e Bowman.

Al box #5 stanno già tenendo d’occhio le traiettorie di Harvick temendo il suo long run e tengono aggiornato Larson su cosa stia facendo Kevin. Sarà anche questo un momento decisivo. Ai -90, quando il divario è di 3″, l’inerzia comincia ad invertirsi. Anche grazie all’ “aiuto” del doppiaggio di Gilliland, ai -80 Harvick è a 2.2″, ai -70 1.5″. Intanto dietro di loro a sorpresa Byron è andato in crisi è Bell lo ha superato tornando in terza posizione.

Altri movimenti hanno cambiato la classifica come il sorpasso di Briscoe su Hamlin dopo che Denny per attaccare Keselowski aveva toccato leggermente il muro, ma anche quello di Logano su Buescher per un incredibile, viste le premesse, 11° posto.

È proprio in questo momento però che inizia il giro di soste finale, almeno sulla carta. Berry è il primo ai -71, Logano cerca di sfruttare la chance fermandosi ai -69 ma il suo pit stop è lento e quindi Joey perde quanto guadagnato nell’ultimo stint. Ai -67 è il turno di un Harvick arrivato a soli 1.2″ da Larson che pitta al giro successivo. La pit crew di Kevin è più veloce di quella della #5, ma non basta e in uscita dai box Harvick rimane davanti per qualche metro prima di essere passato di slancio da Larson.

L’unico audace in questa fase è Jones che tira dritto ed i suoi tempi sono notevoli, probabilmente ha gestito prima anche se ora è alla caccia di una caution. Chi invece spreca (non tanto visto che era 14°) è Suárez che commette un doppio speeding in sequenza perdendo due giri.

Harvick non molla l’osso e non lascia scappare Larson perdendo al massimo circa 1″ mentre Bell è ancora virtualmente terzo con Byron vicino alla #20. Kyle riprende Jones ai -51 e guadagna qualche decimo nella manovra imitata poco dopo da Harvick, tuttavia Kevin inizia proprio qui il suo recupero che è anche più rapido del previsto dato che ai -43 è già al comando!

Le modalità sono inaspettate dato che a sbagliare è Larson. Il suo crew chief gli ha già detto che Harvick gira leggermente più largo, ma Kyle dal nulla in curva3-4 ai -44 gira decisamente largo, aprendo così la porta a Kevin che si infila e passa in curva1. Ed Harvick scappa via subito così come Bell allunga su Byron. La strategia di Jones invece salta ed Erik pitta ai -32.

I giri successivi sono di transizione, si aspetta solo il finale. Ai -15 Harvick ha 3.5″ su Larson, 5.4″ su Bell, 7.1″ su Byron, 8.7″ su un Reddick che ci aveva anche provato su William, 9.1″ su Blaney che ha preso e passato Keselowski (+10.1″), Briscoe a 10.3″, Hamlin a 10.9″ e Chastain a 15.3″ con 18 vetture a pieni giri.

Kyle ha ormai alzato bandiera bianca, ai -12 ha 4.5″ di ritardo, ai -11 addirittura 5.7″ con Bell che gli è a solo 1.6″ quando, esattamente come una settimana fa Almirola fermò la fuga della #5, stavolta in curva4 è Burton a provocare una caution. E la gara si riapre con Austin Dillon che è il lucky dog.

A decidere la gara probabilmente è anche il rendimento precedente di Jones con gomme usurate nella sua tattica audace. E così addirittura in sei (Larson, Byron, Blaney, Chastain, Kyle Busch ed Hamlin) cambiano solo due gomme. Harvick invece segue la strategia prudente del suo crew chief e con quattro ruote fresche è settimo alla bandiera verde dei -3 alla quale, dopo numerose wave around, si presentano a pieni giri in 24, incluso un Truex che si prende una penalità.

Alla bandiera verde Larson scatta bene difendendosi dall’attacco di Blaney nella dogleg con i due che rischiano parecchio, Byron ci prova all’esterno ma deve accodarsi. Harvick sulla carta dovrebbe infilarsi sull’apron “alla Kyle Busch” per passare tutti, ma si ritrova nel mezzo e non guadagna nulla.

Chi perde tutto è invece un quartetto in coda: sono in realtà due incidenti separati, prima Gibbs e LaJoie in curva1 e poi in curva2 Gragson e Allmendinger con questi ultimi che finendo a muro praticamente tagliano la strada ai già incidentati Ty e Corey.

Si va dunque all’overtime con Larson davanti a Byron, Blaney, Reddick (primo con quattro gomme fresche), Chastain, Hamlin, Harvick, Bell, Bowman e Kyle Busch; Suárez torna incredibilmente a pieni giri con il lucky dog.

Nuova ripartenza sempre con Larson interno e Byron esterno, ma stavolta la seconda fila scatta male e Kyle un pochino peggio. Così William dall’esterno riesce a stargli più alla pari ed in curva2 Byron è davanti al compagno di squadra. Blaney riesce ad incrociare stando stretto e così tenta un attacco che gli frutta “solamente” la seconda posizione su Larson che si perde del tutto facendosi sfuggire anche Reddick.

Byron “frega” così Larson per il secondo weekend di fila e vince pure a Phoenix davanti a Blaney, Reddick, Larson, Harvick (amaramente quinto ma alla 20esima top10 di fila a Phoenix, record probabilmente imbattibile), Bell, Briscoe, Kyle Busch, Bowman e Berry alla prima top10 in carriera che completa il poker Hendrick.

Ed Hamlin? Beh Denny ha combinato una delle sue alla ripartenza. Con sole due gomme fresche e una vettura sottosterzante fin dal via, in curva1 è finito nel mezzo e per tenere la traiettoria ha osato troppo e gli pneumatici non reggono.

Cosa decide di fare Denny? Semplicemente molla mentalmente e fisicamente il volante allargandosi sempre di più. In sintesi, vedendosi sfuggire la top10 cerca un qualche evento che vada a suo favore. E soprattutto decide di allargarsi sapendo di avere già una vettura al suo esterno. E sapere che alla sua destra c’è Chastain (sì, fra tutti proprio Ross) ovviamente non gli fa riprendere il controllo.

Dunque Hamlin stringe a muro Chastain che non la prende bene dando una facendo un piccolo brake check dopo il piccolo “Hail Melon” (visto che è passato fra #11 e muro) e Denny reagisce a sua volta bussando sul retrotreno della #11. I due finiranno rispettivamente 23° e 24° dato che la caution non è arrivata.

La cosa che fa più scalpore è come Denny affronti l’argomento nel suo nuovo podcast, ammettendo l’intenzionalità della manovra (non il fatto di aver mandato a muro Chastain, ma la sequenza descritta) come se fosse una cosa normale e non un qualcosa passibile di penalità, ma si sa che Hamlin non è nuovo ad atteggiamenti del genere. Forse Denny dovrebbe ripassare anche la regola numero uno delle stock car: “Impara a mandare a muro gli avversari senza finire a muro te stesso.”

E mentre Byron festeggia in victory lane con la nuova moda del megacappello coinvolgendo anche Jeff Gordon (che si sa che ormai spunta fuori solo quando c’è da farsi belli mentre due giorni prima era stato Chad Knaus a doversi esporre in qualche modo dopo la confisca delle prese d’aria). E Jeff torna in mente guardando le statistiche: l’ultima volta che la Chevy (o qualsiasi costruttore) vinse le prime quattro gare fu nel 2001 e a vincere il titolo fu la #24. È davvero arrivata la definitiva esplosione di Byron?

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Termina così la grande trasferta ad Ovest della NASCAR. Nel prossimo weekend si correrà nel recente rinnovato ed ora quasi superspeedway ovale di Atlanta. Tutte e tre le categorie in pista, sabato doppio appuntamento con Truck e Xfinity Series una dietro l’altra e domenica la Cup Series. Come da regolamento non ci saranno prove libere, ma solo qualifiche e gara.


Immagine: Media NASCAR

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