Christopher Bell vince la Shriners Children’s 500 grazie a una difesa all’ultimo giro su Hamlin. Il pilota Toyota conquista così il suo terzo successo di fila
Gli occhi di tutti sono su Christopher Bell che, in questo momento, è semplicemente dominante. Il nativo dell’Oklahoma è riuscito a portarsi a casa il terzo trofeo in tre settimane di fila, un risultato che, fino a questo momento, non era mai stato ottenuto da nessuno dall’introduzione delle vetture Next Gen. Si sa, le varie serie NASCAR sono famose per i numerosi vincitori diversi in grado di alternarsi nel corso dell’anno, perciò questa serie di successi permette al ragazzo di Joe Gibbs Racing di possedere un’aura di imbattibilità.
I piloti della NASCAR Cup Series scendono in pista al Phoenix Raceway, sede della Shriners Children’s 500, quarto round stagionale. L’ovale situato in Arizona è caratterizzato da un banking poco pronunciato e da curve lunghe, in cui bisogna cercare di far scivolare la vettura fino all’ingresso sui brevi rettilinei.
Phoenix è un ovale storico, dall’evoluzione nel tempo piuttosto particolare. Nel 1964, data di fondazione, lo speedway da un miglio era solo una delle attrazioni offerte dalla race facility, che comprendeva anche un circuito lungo 4 chilometri e un roval. L’evoluzione storica porta le varianti, poco utilizzate, a sparire per far posto a servizi per il pubblico. Dal 2011, difatti, rimane solo uno speedway da un miglio preciso, caratterizzato da un banking poco elevato e dalle 4 curve diverse fra loro. Il dogleg, allargamento della carreggiata posto dopo la linea di partenza (spostata nel 2018 appena prima di esso), si può tagliare per guadagnare qualche posizione. L’elemento unico che caratterizza il tracciato si è spesso rivelato decisivo durante i late restart.
La Shriners Children’s 500, a differenza della pista che la ospita, non è, invece, un membro di lunga data del calendario della Cup Series. La corsa invernale (primaverile fino al 2010) a Phoenix, difatti, si è tenuta per la prima volta solo nel 2005. La lunghezza, fissata a 312 giri (circa 502 chilometri) non è mai stata modificata nel corso degli anni, tranne per il caso isolato del 2010 (600 chilometri).
Sono 37 gli iscritti alla gara. Live Fast Motorsports torna in pista dopo una settimana di assenza. La Chevrolet #78 verrà guidata a Phoenix da Katherine Legge, quarantaquattrenne inglese ricca di esperienze in moltissime categorie, tra cui l’ARCA Menards Series. Trackhouse Racing decide di non schierare la sua quarta auto, che ha ospitato Zilisch a Austin.
La qualifica è composta da un giro secco composto da ogni pilota a pista libera. William Byron, pilota della Chevrolet #24 di Hendrick Motorsports, conquista la pole position grazie a uno straordinario 26.930″, tempo più rapido di quasi un decimo rispetto a quello siglato da Joey Logano, alfiere della Ford #22 del Team Penske. Il campione in carica affiancherà al via il vincitore della Daytona 500.
La gara
Logano scatta benissimo e si impone su Byron nonostante si trovi in corsia esterna. Il tre volte campione della Cup Series riesce, grazie a delle traiettorie aggressive, a impedire la fuga del rivale, terminando così il primo giro della corsa in testa al gruppo.
Byron, però, non ci sta. Logano, nonostante sia davanti, non riesce mai a coprire l’avversario, che lo attacca in curva 2. La traiettoria interna permette al pilota Chevy di superare agilmente il rivale su Ford, che è costretto ad accodarsi sul backstretch.
Il debutto di Legge in NASCAR Cup Series non inizia nel migliore dei modi. L’inglese, difatti, sbaglia a prendere le misure e colpisce la barriera posta in uscita da curva 2. La pilota, però, riesce comunque a limitare i danni andando in testacoda e provocando la prima caution di giornata.
Il restart è una fotocopia della prima bandiera verde di giornata. Logano, difatti, termina ancora una volta il giro in testa partendo dalla corsia esterna grazie a un ottimo lavoro di difesa, che gli permette di rubare la posizione a Byron una volta entrati nel backstretch.
L’azione in pista, però, è destinata a scemare immediatamente. Un contatto in uscita di curva 2 tra Gragson e Custer causa dei leggeri cambi di traiettoria a entrambe le vetture. La Mustang di Haas vira leggermente verso l’esterno, toccando Gilliland, che, a sua volta, urterà leggermente Stenhouse Jr. Il trentasettenne di Memphis, però, non si aspetta di ricevere una botta da parte di qualcuno e perde il controllo della propria Chevrolet, che si ferma in mezzo alla pista di traverso.
La ripartenza è, per l’ennesima volta, nel segno di Logano. Il trentaquattrenne originario del Connecticut scappa immediatamente da Byron, che si è ritrovato esterno, grazie a uno scatto di frizione spettacolare. O almeno, così sembra a prima vista.
La direzione gara, dopo aver rivisto la ripartenza, costringe il leader della corsa ad effettuare un pass through. Il motivo? Logano ha accelerato fuori dalla restart zone al di sotto della linea gialla, l’area adibita a dare il via all’azione, manovra proibita dal regolamento.
Byron guadagna così la testa della corsa che manterrà fino al termine del primo stage. Durante questa fase della corsa si assiste alla rimonta forsennata di Preece, che, grazie alle gomme option, più morbide della mescola “classica”, riesce a recuperare oltre 20 posizioni prima del termine della fase iniziale della corsa.
William Byron concretizza la velocità dimostrata in qualifica conquistando la vittoria del primo stage. Reddick, Preece, Bell, Blaney, Berry, Hocevar, Hamlin, Elliott e Larson lo seguono sotto la bandiera a scacchi biancoverdi. Al termine della sosta generale, in cui molti piloti veloci nelle retrovie montano gomme option, e dopo il lucky dog di Ty Dillon, la corsa riparte.
La fase centrale di gara sembra, almeno a un primo sguardo, il proseguimento naturale dei primi 60 giri. Byron, difatti, scappa subito da Reddick, che, data anche la posizione esterna tenuta al via, non può fare molto per frenare la fuga del nativo di Charlotte.
I piloti sulla mescola più morbida, però, recuperano fin da subito moltissime posizioni. Il più agguerrito (e veloce) di tutti loro è Cindric che, nell’arco di poche miglia, riesce addirittura a recuperare Byron. Il portacolori Hendrick viene superato dall’ultimo arrivato di casa Penske nella staccata che precede la terza curva. Cambio di leadership al giro 88.
Cindric non ha tempo di concretizzare la sua leadership. Nel corso del novantaduesimo passaggio, difatti, McDowell accusa una foratura dello pneumatico posteriore destro che lo porta a contatto con le barriere di curva 4. La crew della #2 non svolge una sosta rapidissima e, per questo motivo, il campione Xfinity 2020 esce dalla pit lane in posizione arretrata. Lucky dog per Ware.
Il restart è nel segno di Bell che si impone immediatamente sul principale rivale di quest’anno, Byron. Il pilota della #24 non resterà dietro alla #20 per molto, visto che nelle retrovie avviene un altro incidente in grado di coinvolgere numerose vetture.
Gibbs, tornando dall’apron verso la pista, scatena il panico. Briscoe chiude verso l’interno in curva 2, scontrandosi contro la fiancata di Haley. La Toyota #19, a causa del contatto, esce leggermente dalla propria linea, toccando Hocevar, che verrà spedito contro le barriere, anche se a velocità piuttosto moderata.
Da questo contatto multiplo si genera una vera e propria carambola che coinvolge anche Keselowski, Allmendinger, Herbst, Custer, Gragson, van Gisbergen e Austin Dillon. Moltissime auto coinvolte riportano danni terminali. Van Gisbergen, Custer, Keselowski, Haley, Briscoe, Hocevar e Herbst sono costretti al ritiro.
La corsa riparte con ben 7 auto in meno all’appello. Bell è ancora una volta fenomenale e, grazie al sapiente utilizzo della corsia interna, riesce immediatamente a mettersi alle sue spalle Byron, competitivo sul long run ma decisamente pigro nei vari stacchi di frizione.
Le gomme option montate su diverse vetture attorno alla novantesima tornata sono ancora estremamente competitive e permettono grandi rimonte ai piloti che ne fanno uso. Tra questi spicca Logano che, al giro 129, riesce a superare in curva 4 Bell, prendendo la testa della corsa.
Il weekend delle mille promesse di Spire prosegue in modo estremamente negativo. La Chevrolet di McDowell, difatti, è molto lenta e viene richiamata nei box per svolgere ulteriore manodopera. Nonostante la competitività mostrata in libere e qualifiche, la gara sta diventando un vero e proprio inferno per la compagine di Mooresville.
Sarà finita qui la sfortunatissima epopea di Spire? Assolutamente no! McDowell, dopo aver perso diversi minuti nei box, riesce a rientrare in pista, anche se con circa 20 miglia di ritardo dagli avversari. La corsa del veterano verrà frenata (di nuovo) da una foratura alla gomma posteriore destra. Il weekend che avrebbe potuto permettere l’affermazione definitiva del team si rivela quindi estremamente negativo, visto che, a metà gara, due vetture si sono ritirate e l’altra è così attardata da non avere la matematica possibilità di raggiungere le vetture che la precedono. L’unica consolazione domenicale sarà il punto del giro più veloce ottenuto da McDowell con una strategia da Formula 1 su gomme morbide.
Quando mancano circa 25 miglia al termine della fase centrale di gara si assiste al lento ma inesorabile declino di velocità dei piloti su gomma più morbida. La costanza di Logano riesce (anche grazie ai problemi) a mitigare il problema, ma il campione in carica sarà comunque costretto a cedere lo scettro della corsa nel corso del giro 178.
Christopher Bell, pilota della Toyota #20 di Joe Gibbs Racing, allunga e si aggiudica così il secondo stage a Phoenix. Logano, Byron, Blaney, Reddick, Hamlin, Cindric, Suarez, Larson e Berry completano la top 10. Al termine della terza sosta di giornata, nella quale molti piloti optano per utilizzare gomme option, Jones, vincitore di una lotta all’ultimo sangue contro Nemechek, torna a pieni giri.
Logano dimostra tutta la sua forma all’inizio del terzo stage. Il tre volte campione, difatti, riesce a sfrecciare immediatamente davanti a Bell, situato in corsia esterna. Il primo classificato della fase centrale della corsa viene superato nel corso della prima tornata in bandiera verde anche da Reddick.
Dopo diversi minuti di azione, la direzione gara fa rientrare in pista la pace car nel momento in cui scocca il giro 215. Legge allarga in curva 2 e tocca Berry, che la sta doppiando. L’inglese perde così il controllo della sua Chevrolet, che si ferma quando è perpendicolare alla traiettoria ideale in un tratto poco visibile. Suarez, impossibilitato ad evitare la vettura ferma, centra così in pieno la #78 che dovrà ritirarsi a causa dei danni subiti nell’impatto. La #99, invece, rientra in pit lane per svolgere alcune riparazioni.
La caution permette a molti piloti di rientrare in pit lane per cambiare il tipo di mescola da utilizzare nella seconda parte dello stage. Durante questa fase Ware perde una ruota in pit lane. La #51 riuscirà a rientrare in pista, anche se con diversi giri di ritardo dagli avversari diretti.
Al restart Bell è più veloce di Reddick che resta alle spalle del compagno di marca. La leadership della #20 non durerà molto tempo, visto che Preece, su gomma option, è molto più veloce degli avversari. Il veterano di RFK riesce imporsi sulla Camry del primo classificato durante il giro numero 236, più precisamente all’ingresso del backstretch.
La quinta serie di soste viene aperta da Elliott e Gilliland, che si fermano per un cambio gomme al termine del giro 265. Li seguono, appena un miglio più tardi, Allmendinger e Byron. Un incidente metterà presto fine a questa fase di gara molto strategica.
Wallace, a causa di un cedimento all’impianto frenante, va dritto contro le barriere di curva 2. La Camry rallenta unicamente grazie alla forza di attrito data dalla percorrenza forzata dei limiti della pista e rientra in pit lane con gravissimi danni alla parte destra, che la costringeranno al ritiro immediato. Dei detriti lasciati in pista costringono i commissari a proclamare il regime di caution nel corso del giro 267.
L’interruzione delle battaglie porta tutti quelli che non hanno ancora svolto il proprio pit stop sulla piazzola di sosta. Inoltre, chi ha ancora un set nuovo di gomme option decide di montarle. Gibbs sfrutta la situazione favorevole e torna a pieni giri.
La ripartenza di Bell è estremamente rapida. Il pilota della #20 sfrutta la traiettoria interna per lasciarsi alle spalle Hamlin che non potrà fare nulla se non guardare il paraurti personale della vettura del compagno di squadra allontanarsi progressivamente.
La fuga di Bell viene interrotta durante il giro 290, nel quale il motore di Blaney, che già da tempo sembrava non rispondere al pilota in modo ottimale, si rompe all’altezza di curva 4. La possibilità che si siano persi dei liquidi in pista è alta e, per questo motivo, entra in pista per la nona volta la pace car. Jones, Logano, Cindric, Chastain e Preece sfruttano il momento di pausa per svolgere una sosta aggiuntiva. Reddick, alle prese con problemi al servosterzo, si accoda al gruppo.
Nel momento in cui la bandiera verde viene sventolata, Hamlin non riesce ad impensierire Bell che, grazie al sapiente utilizzo della traiettoria interna, inizia la sua fuga trionfale. Che siano finite le possibilità di vittoria da parte di Hamlin?
A quanto pare no. Si verifica un problema ai freni sulla vettura di Gibbs, che va dritta contro le barriere in curva 3. I danni sono ingenti e la Camry termina la gara durante il giro 305. Chastain, Jones, Cindric e Reddick si fermano un altra volta in pit lane. Lucky dog per Gilliland.
L’ultima ripartenza di giornata avviene quando mancano esattamente due giri allo sventolare della bandiera a scacchi. Hamlin, esterno, ha uno spunto validissimo e riesce a mettere il corpo della propria vettura davanti a Bell in uscita da curva 2.
Bell, però, è tutt’altro che intenzionato ad arrendersi. Il pilota della #20, difatti, mantiene la traiettoria interna, che gli permette di mettere il muso della sua Camry davanti a quello della vettura di Hamlin in uscita dalla seconda curva dell’ultimo giro.
La velocità di punta della Toyota di Bell è leggermente inferiore rispetto a quella mostrata da Hamlin. Per questo motivo, il vincitore delle ultime due gare decide di staccare tardi in curva 3. Il nativo dell’Oklahoma manda così largo il veterano, che viene costretto definitivamente a gettare la spugna.
Christopher Bell vince la Shriners Children’s 500 al Phoenix Raceway. Hamlin, Larson, Berry, Buescher, Byron, Bowman, Busch, Smith ed Elliott seguono, in ordine, il pilota della Toyota #20 sotto la bandiera a scacchi.
Christopher Bell sta vivendo un inizio di stagione che definire straordinario è riduttivo. Il trentenne nato a Norman, Oklahoma, è riuscito a vincere 3 gare consecutive in 3 piste completamente diverse l’una dall’altra. Il pilota della Toyota #20 di Joe Gibbs Racing sta dimostrando una concretezza spaventosa. La stagione è appena cominciata, ma, nonostante ciò, al momento è lui il principale candidato al titolo 2025.
I risultati odierni
La classifica della “Shriners Children’s 500”
La classifica generale
Così in campionato dopo 4 delle 36 gare della NASCAR Cup Series 2025
La terza affermazione consecutiva permette a Christopher Bell di essere matematicamente qualificato ai playoff. L’unico altro vincitore, (che, per il momento, non è ancora certo di passare il turno) è Byron.
Le altre categorie
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I prossimi appuntamenti
Il paddock della NASCAR Cup Series si sposta dall’Arizona al Nevada, stato in cui si trova il Las Vegas Motor Speedway, sede della quinta gara della stagione, la Pennzoil 400, che si terrà domenica 16 marzo nella prima serata italiana. A supporto della classe regina correranno, nel corso del weekend, anche NASCAR Xfinity Series, NASCAR Craftsman Truck Series e NASCAR Youth Series.
Immagine: Media NASCAR
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