NASCAR | Cup Series: Michael McDowell vince a Indianapolis una gara perfetta

NASCAR
Tempo di lettura: 12 minuti
di Francesco Gritti @franz_house_vg
15 Agosto 2023 - 19:30
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Michael McDowell vince la Verizon 200 at the Brickyard. Il veterano conquista il passaggio ai playoff al termine di una prova perfetta in quanto a strategia e velocità.

Un paragrafo non basterebbe per dare tutte le opinioni necessarie alla comprensione dell’articolo. Finalmente si è vista una gara molto veloce (sotto le 2 ore e 10, come non si verificava dal 2020) e “priva” di interruzioni. Qualcuno ha definito old style la prova odierna, basata sui long run e senza neutralizzazioni programmate, ma, personalmente, preferisco definirla un prodotto perfetto della nuova NASCAR. L’assenza di stage caution funziona benissimo sugli stradali e, al contempo, permette ai piloti di guadagnare punti nel mezzo della sessione senza doversi per forza preoccupare troppo del risultato finale.

Il paddock di NASCAR Cup Series arriva in Indiana forte di uno dei momenti di massima tensione dell’intero campionato. Il round 24, che si tiene all’Indianapolis Motor Speedway, è difatti, il terzultimo della regular season. Qui si potrebbero decidere diversi nomi di piloti destinati ad avanzare ai playoff. Il road course sarà un vantaggio per i ringer, anche se la presenza di diverse wild card di provenienza extra-americana potrebbe sortire effetti negativi su chi è convinto di poter ottenere qui il piazzamento più importante dell’anno.

La storia di Indianapolis è molto lunga. Il termine speedway (presente anche nel nome completo dell’autodromo, Indianapolis Motor Speedway) sembra sia nato proprio con la creazione dell’ovale più famoso sul territorio americano nel lontano 1909. Da allora, l’impianto sportivo più capiente al mondo (con oltre 250.000 posti a sedere permanenti) si è evoluto solo a livello di infrastrutture per molto tempo, precisamente fino al 2000, anno in cui venne edificato un road course che, negli anni, ospiterà numerosissime categorie mondiali. L’ultima modifica, datata 2014, vede il circuito assestarsi su una lunghezza di 2.429 miglia (3,925 km). Sono 14 le curve che compongono il layout odierno, 9 a destra e 5 a sinistra. Degno di nota il fatto che la percorrenza del tracciato sia in senso orario, opposto a quello dell’ovale.

La Verizon 200 at the Brickyard non ha una storia altrettanto intensa né interessante. La gara, dalla lunghezza di 200 miglia (82 giri), è nata nel 2021 per rimpiazzare la Brickyard 400, prova sull’ovale dello stesso impianto. Il motivo principale pare sia la volontà di aumentare il numero di road course nel calendario. Numerosi indizi, però, fanno pensare che quella odierna possa essere l’ultima edizione prima del ritorno sul layout esterno. Il tracciato è conosciuto per il grande drama: nelle due precedenti edizioni, la prova si è sempre conclusa in overtime, oltre che con l’estromissione dalla battaglia per la vittoria di diversi candidati per incidente.

Sono 39 le vetture iscritte all’evento. Noah Gragson, fresco di rottura con Legacy Motor Club, sarà sostituito qui e a Watkins Glen da Mike Rockenfeller, tedesco, al momento impegnato in IMSA sulla Porsche 963 GTP di JDC-Miller MotorSports. Torna sulla #15, come stabilito a inizio stagione, Jenson Button, che prende il volante a J. J. Yeley. La stessa cosa avviene sulla compagna #51, con Andy Lally al posto di Cole Custer.

Le 3 vetture part time sono guidate da giganti del motorsport a ruote coperte. Torna la Chevrolet #91 di Trackhouse Racing, affidata ancora a Shane van Gisbergen, neozelandese 3 volte campione Supercars, serie in cui attualmente è terzo. Il leader del suddetto campionato, Brodie Kostecki, australiano, è pronto a compiere il suo debutto in NASCAR sulla terza vettura di Richard Childress Racing, la Chevy #33. Questo, però, non è nemmeno lontanamente il pezzo più pregiato della griglia. La Toyota #67 di 23XI Racing torna per la seconda volta in stagione con a bordo Kamui Kobayashi, due volte primo nel mondiale endurance con Toyota (è secondo al momento nel WEC) e decimo in Super Formula, dove partecipa assieme a KCMG.

Come da regolamento, sui road course, la qualifica si tiene in fasi distinte. La prima vede i piloti venire divisi in due fasi eliminatorie. Ognuno di essi avrà 15 minuti per cercare di ottenere il miglior tempo sul giro secco. I migliori 5 di ogni gruppo si sfideranno per definire la top 10 in una sessione supplementare dalla durata di 10 minuti. Daniel Suarez, sulla Chrvolet #99 di Trackhouse Racing, ferma il cronometro in 1.27.968″, appena 2 decimi più lento del record di Byron. Al suo fianco partirà il rivale Tyler Reddick, che non riesce a portare la sua Toyota #45 di 23XI Racing a meno di 145 millesimi dal poleman.

La gara

Suarez scatta meglio di Reddick e tiene la prima posizione. I due si separano dal gruppo, ma la loro fuga è tutta un’illusione. Pochi secondi dopo il contatto tra Lally e Kobayashi in curva 2, che manda in testacoda il giapponese, viene chiamata in pista la pace car per l’unica volta in giornata. Caution is out.

Secondo giro. Logano, interno, salta sul cordolo di curva 6, portando la sua Ford fuori dalla racing line ottimale. Normalmente il problema di causare un incidente non si pone, visto che è una traiettoria che viene percorsa diverse volte nel corso della gara, magari per errore, ma questa volta l’esito è diverso per un motivo molto semplice. La #22 era affiancata dalla #31. Haley viene colpito dal campione in carica e urta contro il guard rail. Le manovre di messa in sicurezza delle barriere obbligano la pace car a guidare il gruppo. Al termine delle riparazioni per la Chevy di Kaulig e dello splash di alcuni piloti nelle retrovie, tra cui Kobayashi, si riparte.

Suarez, rimasto primo, capisce presto di non essere l’uomo con il passo gara migliore. Si accorge della frenesia di McDowell, che lo segue a breve distanza durante il giro del restart. Dopo aver superato Reddick alla prima staccata, il trentottenne fresco di rinnovo, resta appiccicato al retro della Chevy del messicano. Alla dodicesima piega la #34 si affianca alla #99 e, all’ingresso del rettilineo principale, riesce a passarla. Front Row porta una sua vettura in prima posizione.

Ma non è tutto oro quello che luccica. La ripartenza è abbastanza caotica. Logano sbaglia la prima staccata e va in bloccaggio. Ne seguirà un testacoda, dovuto all’impatto contro la vettura amica di Blaney. Anche Gibbs non è fortunato, visto che viene toccato (e girato) da van Gisbergen pochi metri più avanti. I due campioni in carica rientrano in gara a fondo gruppo.

Prima del giro di soste, inaugurato al giro 13 dai piloti SHR, Kobayashi si rende protagonista di un errore che lo porta lungo alla prima variante del nono passaggio. Il campione endurance non è riuscito a superare Kostecki e Stenhouse Jr. L’ultimo evento della prima fase di gara è la sosta delle Ford Penske e RWR durante il quindicesimo passaggio.

Michael McDowell, a bordo della Ford #34 di Front Row Motorsports, vince il primo stage a Indianapolis. A seguirlo direttamente ci pensano Suarez, Elliott, Reddick, Larson, Busch, Bell, Bowman, van Gisbergen e Truex Jr., con punti bonus che si aggiungono al loro già ricco bottino.

Appena passati sotto la bandiera a scacchi biancoverdi (da ricordare l’assenza di una caution al termine dello stage), si fermano alcuni piloti, tra cui Reddick, Allmendinger e Kostecki, seguiti al giro successivo da McDowell, Suarez, Larson e Bowman. Chase Elliott diventa così leader della corsa, anche se solo per 2.5 miglia. Difatti, lo spotter lo chiama in pit lane pochi secondi prima di Busch, Gibbs, Rockenfeller e Stenhouse Jr. Bell passa primo.

Nel corso della ventina di tornate molti piloti nelle retrovie e non sono (Jones, Truex Jr., van Gisbergen e Kobayashi) optano per un pit rapido. Il cambio di leadership non avviene, come prevedibile, in pista, ma proprio dentro la corsia di sosta. Al termine del giro 26 si ferma Bell, che lascerà la posizione di testa ad Austin Dillon, poi superato, per il medesimo motivo, da Hamlin appena 2.5 miglia più tardi. Durante questo passaggio si assiste anche a un errore di Larson, che perderà molte posizioni in seguito a un bloccaggio che lo porterà oltre i limiti del tracciato.

Allmendinger si ritrova molto indietro a causa di un contatto. Il veterano di Kaulig chiude Blaney all’altezza di curva 14 durante il trentunesimo giro e va in testacoda, terminando la sua corsa sulla prima piega dell’ovale, non inclusa nel layout di oggi. La #16 si spegne, ma il già vincitore del 2021 riesce a riaccenderla e ripartire, anche se il tempo impiegato è davvero molto.

L’ultimo giro è al cardiopalma. Hamlin e Keselowski sono inseguiti da Suarez e McDowell. Questi ultimi sono avvantaggiati da un passo migliore, oltre che da gomme più fresche. In curva 12 il veterano compie una mossa di esperienza assoluta approfittando di una condizione molto favorevole. Suarez frena tardi per superare Keselowski, a sua volta molto pesante sul pedale del freno. I due si toccano e il vincitore del primo stage li infila senza chiedere permesso.

Denny Hamlin, storicamente a bordo della Toyota #11 di Joe Gibbs Racing, si aggiudica comunque la seconda fase di gara. McDowell, che sarà seguito a ruota sulla linea del traguardo da Suarez e Keselowski, non è riuscito a disfarsi immediatamente del coproprietario di 23XI. Elliott, Busch, Reddick, Bowman, Briscoe e Larson completano la zona punti.

La strategia del duo Hamlin-Keselowski funziona. I due rientrano in pit lane al termine del passaggio successivo con molti stage points in saccoccia. McDowell, però, si prende lo sfizio di guadagnare la testa della corsa con un sorpasso all’interno in curva 11 grazie alla maggior velocità di percorrenza. Escludendo il testacoda di Bilicki, avvenuto per un bloccaggio all’ingresso della dodicesima piega del giro 46, nel quarto d’ora successivo al ritorno in P1 della #34 non avvengono azioni degne di nota.

La battaglia per la P2 tra Suarez ed Elliott rompe il silenzio. Entrambi i piloti sanno che questa è una pista determinante per poter puntare al passaggio di turno desiderato, così come hanno inteso il fatto che ogni punto guadagnato oggi è fondamentale. Il messicano è più rapido e prende definitivamente la posizione sul figlio d’arte con un bump in curva 12 nel corso del quarantottesimo passaggio.

Pochi minuti dopo si riapre la girandola dei box. McDowell, Larson Briscoe e Cindric, seguiti alla tornata successiva da Suarez (di nuovo leader per 2.5 miglia), Elliott, Buescher e Reddick (solo per citarne alcuni) si fermano per eseguire l’ultima sosta prevista a partire dal giro 49. Qui si verifica un fatto determinante per il risultato finale della corsa. La pit crew #99 incastra il cavo dell’avvitatore sotto le ruote dell’auto. Vengono persi così diversi secondi, probabilmente in grado di ribaltare la classifica finale.

Prima di rivedere McDowell di nuovo in cima alla classifica bisognerà verificare la conclusione della seconda ondata di rientri in pit lane. Tra il giro 50 e 53 si sono alternati in prima posizione van Gisbergen, Bell (per due passaggi) e Wallace. A fermate concluse la classifica sorride alla Ford #34, inseguita a distanza dalle Chevy #9 e #99 e dalla Toyota #45.

Drama al giro 57! Button e Stenhouse Jr. combattono animatamente per la posizione, arrivando addirittura alle maniere forti. L’inglese stacca così tardi da farsi sponda con il vincitore di Daytona in curva 7. Il bicampione Xfinity non ci pensa due volte a rendere pan per focaccia al titolato F1 2009. Difatti, la #47 manda in testacoda la vettura avversaria nel punto di attacco successivo. La manovra di salvataggio della #15 si trasformerà in un 360° degno di un’esibizione, ma non propriamente funzionale alla disciplina.

Contemporaneamente Busch blocca in staccata all’altezza della dodicesima piega e rientra immediatamente in pit lane. La stessa sorte tocca un paio di tornate più tardi a Gilliland. A differenza del bicampione Cup, il giovanissimo alfiere Front Row perde il controllo e colpisce il muretto con l’anteriore, riportando danni estetici non indifferenti. Durante i passaggi numero 64 e 65 si svolge il pit finale di Hamlin e Keselowski. Entrambi rientrano sul tracciato in posizioni molto arretrate.

Giro 66: la “Guerra di Indipendenza” sembra destinata a continuare. In curva 7 Button si vendica del torto subito spintonando Stenhouse Jr. e mandandolo con due ruote sull’erba. L’americano tenta di concludere il conflitto affondando un attacco alla successiva prima piega, ma sbaglia le misure. Ironia della sorte, l’unica vittima dell’assalto sarà il giapponese Kobayashi, colpito proprio dalla Chevy #47.

Le ultime fasi sono condite da un altro errore di Allmendinger, che va lungo in curva 4 nel corso del settantottesimo passaggio e rientra in pista passando per la via di fuga esterna. Nei minuti successivi si assiste alla rimonta di Elliott, pronto a riprendere e superare il leader McDowell. Suarez, terzo, sembra abbia completamente perso le speranze e si sta facendo avvicinare da Reddick. Per i rimontanti, però, il tempo di tentare il cambio di posizione non c’è.

Michael McDowell vince la Verizon 200 at the Brickyard. Elliott, Suarez e Reddick lo seguono a ruota. Molto più distanti gli altri membri della top 10: Bowman, Briscoe, Truex Jr., Larson, Bell e van Gisbergen tagliano la linea del traguardo in un distacco compreso tra i 19 e i 26 secondi dal vincitore.

Michael McDowell, 38 anni, da Phoenix, Arizona, ha guadagnato l’accesso ai playoff nel modo più inaspettato possibile, ossia con una vittoria dominante. Il secondo successo in carriera del veterano (il primo è stato alla Daytona 500 2021) è avvenuto in un’altra cattedrale del motorsport americano. Per Michael, che ha appena rinnovato un altro anno con Front Row (in cui corre stabilmente dal 2018), la giornata odierna vale tutti gli sforzi fatti negli anni per rimanere nel massimo circuito NASCAR.

I risultati odierni

La classifica della Verizon 200 at the Brickyard a Indianapolis

La classifica generale

Così in campionato dopo 24 gare di 36 della NASCAR Cup Series 2023

La vittoria di oggi permette a Michael McDowell di unirsi ai playoff come tredicesimo contendente al titolo. Il pilota della #34 si aggiunge così alla folta schiera già formata da Ricky Stenhouse Jr., Kyle Busch, William Byron, Joey Logano, Tyler Reddick, Kyle Larson, Christopher Bell, Martin Truex Jr., Denny Hamlin, Ryan Blaney, Ross Chastain e Chris Buescher. I posti liberi sono 3 a due gare dal termine della regular season. In caso non ci sia un nuovo vincitore a Watkins Glen, sia Kevin Harvick che Brad Keselowski possono avanzare alla seconda fase di campionato.

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I prossimi appuntamenti

Il paddock NASCAR si muove verso Watkins Glen, sede dei round di settimana prossima. Oltre alla Cup Series, scenderanno in pista anche ARCA Menards Series e Xfinity Series nelle giornate di venerdì e sabato. La procedura di partenza della Go Bowling at the Glen, round 25 di campionato, inizierà alle 21.00 italiane di domenica 20 Agosto.

Immagine: Media NASCAR

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