NASCAR | Cup Series: Larson resiste al ritorno di Reddick per vincere a Las Vegas

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Tempo di lettura: 20 minuti
di Gabriele Dri @NascarLiveITA
5 Marzo 2024 - 09:00
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Tre stage in fotocopia: Larson allunga, Reddick rimonta ma in volata viene battuto. Kyle così fa cappotto e può pensare a playoff e non solo


Per essere una domenica da Kyle Larson è mancata solo la beffa finale. Secondo in griglia, due stage vinte, 181 giri in testa e poteva essere battuto da Tyler Reddick con appena due o tre passaggi al comando. E invece per ben quattro volte il campione del 2021 ha saputo resistere al ritorno del pilota della 23XI Racing che mastica amaro per un paio di circostanze in pit lane in cui ha perso tempo prezioso. Il pilota dell’Hendrick Motorsports ha gestito il tutto al meglio senza perdersi in errori sciocchi come successo nel finale della scorsa stagione in circostanze simili e questo riporta in alto Larson nelle quotazioni per il titolo.

La gara

La NASCAR arriva a Las Vegas ancora sull’onda lunga della volata incredibile di Atlanta, tuttavia il calendario non permette pause e quindi si affronta la mini trasferta a Ovest sperando che l’entusiasmo e la qualità delle gare rimanga tale.

La settimana è stata sì quella dei replay, ma anche delle prime penalità. Mentre per Joey Logano arriva – come da regolamento – una multa da 10k$ per il guanto di Atlanta (e allo show and tell della NASCAR del sabato viene mostrato che tutto il guanto era palmato), per i profili del tettuccio dello Stewart-Haas Racing arrivano 35 punti di penalità per Preece e Gragson. E così, mentre Ryan scende preciso a quota 0, Noah (che sicuramente non voleva iniziare così la sua seconda chance) precipita a -6 con le fin troppo facili ironie sui social. Per fortuna ci penserà la pista a parlare.

37 gli iscritti, manca McLeod ma torna il NY Racing Team con JJ Yeley dopo la DNQ all’ultimo istante della Daytona 500. E anche stavolta c’è da parlare di loro. Nelle libere la vettura, senza sponsor, salta talmente tanto sui bump che è inguidabile. Ai controlli tecnici falliti due volte viene espulso da regolamento un membro del team, di solito la NASCAR caccia il car chief (ovvero l’ingegnere di pista), ma sul roster ufficiale manca persino un car chief e allora deve “andarsene” il crew chief. In gara inizieranno usando le gomme usate delle libere del Rick Ware Racing per risparmiare i soldi dei treni di gomme nuovi.

Il primo a far parlare la pista in qualifica è Joey Logano che, stavolta con tutto nella norma, conquista la pole position, la seconda della stagione e la terza prima fila in tre gare. Logano è il migliore in questo dato da Ricky Rudd in due modi diversi, sia dalla stagione 2000 (tre prime file anche per lui), sia addirittura dal 1983 (tre pole per iniziare l’anno a far meglio dell’1+1+2 di Joey). Al suo fianco però non c’è McDowell (“solo” 12°) bensì Kyle Larson che, visto il passo gara, è il favorito per la corsa.

Dopo aver retrocesso in fondo Chastain (problemi agli adesivi della livrea sul cofano), Haley (sostituzione dello sterzo) e Preece (muletto dopo essere finito a muro nelle libere perdendo il controllo sui bump di curva2), la corsa può avere inizio con un grande terzo (o 38°) incomodo: il vento che soffia forte, non come al sabato ma comunque a 30 km/h di media verso curva3 e con folate da 50 km/h.

Alla bandiera verde Logano dall’interno blocca subito deciso Larson e rimane al comando, tuttavia si capisce come andrà la corsa fin dal giro 3, quando Kyle si infila all’interno di Joey e passa al comando; alla tornata successiva Byron aggira la #22 (che non resiste capendo l’andazzo anche per un po’ di sovrasterzo) e così si forma un 1-2 Hendrick davanti a un 3-4 Penske dato che dietro a Logano c’è Cindric.

Nel frattempo Zane Smith, purtroppo, decide di imitare quanto successo ad Atlanta: in curva2 perde il controllo nelle turbolenze del gruppo, tocca il muretto quel tanto che basta per danneggiare la sospensione e la sua corsa è compromessa. Chiuderà penultimo staccato di 13 giri. L’equilibrio si fa vedere in vetta e Truex passa Cindric facendo vedere che anche le Toyota ci sono.

Magari non tutte le Toyota visto che dopo appena 10 giri Christopher Bell, 18° e appena uscito da un 3-wide apparentemente pulito con Busch e Suárez, fora la posteriore sinistra ed il tire rub è talmente notevole che per prudenza, qualora fosse invece saltato il motore, la NASCAR chiama la caution. Zane Smith non è il lucky dog perché era ancora ai box al momento della bandiera gialla; ne uscirà pochi istanti più tardi.

Malgrado siano passati pochissimi giri tutti vanno ai box ed è la chance per provare strategie alternative. Buescher, Briscoe, LaJoie, Reddick e Suárez cambiano due gomme ed escono davanti a Larson, Logano, Byron, Wallace e Cindric. Penalità per Bell (speeding) che non perde il giro e Gilliland (falsa partenza dei meccanici) ed i rabbocchi di Hemric, Gragson, Jones, Nemechek e Yeley perché da qui si può quasi arrivare in fondo alla stage, si riparte ai -70.

Le due gomme anche reggerebbero, ma lo show al via è di Byron che scarta tutti e in un paio di giri è volato al comando mentre Larson è ancora nel traffico dietro a Briscoe e LaJoie. Quando Kyle emerge al secondo posto ai -60 il ritardo dal compagno di squadra è già di 1.3″. Dietro a loro Briscoe e LaJoie tengono il ritmo su un Wallace in forma, Suárez resiste davanti a Buescher che è crollato solo nei primi metri, poi Truex che prova la rimonta dopo aver “vinto” un 3-wide con Cindric e Logano che nel traffico perde.

Poi però un’altra caution. Sembra che sia saltata un’altra gomma e allora tutti si preoccupano al punto che si riapre la pit lane, tutti vanno ai box e dopo 30 giri si è in media per usare 17.8 set di gomme contro i 9 a disposizione, però presto sbuca fuori il vero motivo dell’incidente che coinvolge proprio Chris Buescher.

Entrando in curva1 il dado della anteriore destra salta via (evidentemente non fissato correttamente come ammesso dal team, si aspettano penalità in settimana), cede il cerchio, il mozzo parte per la tangente e per la #17 la corsa finisce contro il muro.

Il botto è stato talmente forte che il muretto si danneggia e deve essere esposta la bandiera rossa per 10′; è la prima volta dal 1990 (e forse anche prima) che la stagione inizia con almeno una bandiera rossa per ciascuna delle prime tre gare.

Dopo il lucky dog di Zane Smith, purtroppo ininfluente, si vedono altre strategie. Uno Suárez forte della vittoria di Atlanta può rischiare e tira dritto con McDowell e Nemechek precedendo Truex, Busch, Larson (primo con quattro gomme) che torna davanti a Byron. Poi si può ripartire senza nemmeno i patemi del carburante.

Ai -45 Suárez riparte bene tenendo a bada il 2-wide di Martin e Michael dietro di lui. Malgrado la Goodyear abbia portato nuove mescole più morbide per gli pneumatici di destra sembra che gli azzardi possano pagare e così Daniel resiste al comando per 15 giri. Dietro di loro un contatto in curva2 fra Wallace e Byron spinge la #24 leggermente contro il muro mentre William provava ancora il recupero tutto all’esterno. Per Byron sembra un piccolo guaio, ma mai come quello di pochi giri più tardi.

A metà stage chi emerge dal gruppo non è Larson bensì Busch che, dopo un 3-wide vincente con Truex e McDowell, si porta nella scia di Suárez passandolo al giro 43. Il problema per lui è che Larson lo ha seguito, anche se il Kyle più giovane dei due tornerà al comando solamente al giro 61.

Nel frattempo, mentre Suárez cede pian piano con onore e Bell è sorprendentemente già 12°, Byron scende sempre di più in classifica. È 19° quando ai -35 va ai box per un detrito sul muso che gli sta provocando un enorme surriscaldamento al punto che temperature di acqua e olio hanno toccato addirittura i 150 °C.

Al replay la definizione di detrito è persino riduttiva. Mai si era visto il vento portare in pista un saccone nero delle immondizie (poi si scoprirà anche con una lattina di birra dentro) che copre quasi completamente il muso di una vettura. Per fortuna Byron si ferma in tempo e può ripartire solo con un motore leggermente più affaticato e staccato di un giro, ma riprendere Yeley sarà facile dato che la #44 gira 1-1.5″ più lenta al giro della #24.

Dietro alle due Chevy al comando si stanno comportando bene anche le Toyota mentre le Ford sono sparite: in top5 ci sono infatti Truex, un Reddick in rimonta dopo essere partito 18°, Hamlin e poco più dietro anche un Gibbs che si fa finalmente vedere dopo le anonime comparsate di Daytona ed Atlanta; per non farsi mancare nulla ai -25 entra in top10 anche Bell con il sorpasso su JHN (davanti per la strategia). Manca all’appello del tutto dunque solo Erik Jones, fuori dalla top20 praticamente per tutta la gara.

Il pilota più in forma in questo momento sembra essere proprio Reddick che, poco dopo i -25, supera Truex per il terzo posto a 3.2″ da un Busch che ha respinto il primo attacco di Larson, forse intimorito proprio dal recupero di Tyler, ma non si ripeterà sul secondo.

Si fanno notare nelle prime posizioni anche un LaJoie che malgrado le due gomme lotta per la top10 ed un Hocevar che sul long run passa anche vetture più forti della sua ed entra in top15. In sintesi, Spire sembra aver fatto un buon compito durante l’inverno, non solo in campagna acquisti.

Reddick continua a guadagnare, è a 2.2″ da Larson ai -15 e si sta tirando dietro anche Truex, Hamlin e Gibbs con Ty che passerà anche Denny momentaneamente. Ai -6 Busch sbaglia qualcosa e permette aggancio e sorpasso della #45 e Reddick è a 1.3″ dalla vetta. Sarebbe bastato un paio di giri in più a Tyler per l’aggancio definitivo ma, inesorabile, arriva il break.

Larson vince la prima stage senza grossi patemi davanti a Reddick (+0.2″), Truex (+2.9″), Busch (+2.9″, beffato ancora una volta in volata, stavolta per 0.016″), Hamlin (+3.0″), Gibbs (+3.3″), un ottimo LaJoie (+5.4″), un Chastain in rimonta (+6.7″), Cindric (+8.3″) e Bell (+8.7″); Blaney è 11° su Bowman e Logano dopo che Joey ha perso nel finale per una forte vibrazione, Hocevar 14° su un Elliott ancora fumoso, Suárez 17°, McDowell 32° e in forte crisi come Jones 31°, Byron 34° ma lucky dog.

Il long run rimette tutti sulla stessa strategia e arriva una sosta completa generale. Reddick arriva lungo nello stallo e precipita al 16° posto, Larson si tocca con Gibbs senza troppi danni e ciò permette a Truex di passare al comando di un pelo su Hamlin.

Si riparte con 77 giri da disputare nella seconda stage ed Hamlin balza subito in prima posizione lasciando Truex a lottare con Larson mentre un clamoroso LaJoie è spettatore interessato nel 3-wide. L’inevitabile però arriva poco più tardi, Kyle si libera di Truex (lo stesso fa Busch con LaJoie che emerge dopo aver scavalcato in un sol colpo Gibbs e Bowman) e poi dopo altri 15 giri di tregua la #5 torna al comando.

Al piccolo spartiacque del giro 100 (-65 nella stage) Hamlin è ormai braccato da Larson, Truex precede di un soffio Busch, LaJoie si sta staccando e ha dietro Blaney, Gibbs, Chastain, Bell e Bowman con Reddick risalito all’11° posto davanti a Logano ed Hocevar.

Busch sta sentendo la preda che sta scappando e così infila Truex e pure Corey ne approfitta. Larson vede ciò ed affonda il colpo su Hamlin andando subito in fuga. Denny cede di colpo ed in pochi giri deve far sfilare anche Rowdy. Crolla invece LaJoie, scavalcato da Truex, Blaney e Gibbs in appena tre giri. Flessione anche per Bell che esce dalla top10 a vantaggio di Bowman e Reddick.

Si avvicina metà stage e anche il giro di soste. Il primo ad approfittarne ai -48 (dunque un pochino in anticipo) sono Wallace, finito nel gruppo perché nello stint precedente il suo crew chief aveva deciso di sacrificare il treno usato delle qualifiche, e Stenhouse. E qui però la gara di Bubba finisce: il dado della anteriore sinistra non vuole proprio svitarsi e così, dopo un minuto di tentativi a vuoto, la #43 riparte con tre gomme nuove, una usurata e tre giri persi.

Non sarà l’unico a finire nei guai a questa tornata: Cindric paga uno speeding ed esce dalla lotta per le prime posizioni, stesso errore anche per Chastain ed Hemric. Dopo un giro di soste senza audaci a tentare la sorte, Larson è ancora al comando ai -40 con 1″ su Hamlin, 2″ su Blaney (che non è felice di come un doppiato Chastain resiste al sorpasso), Busch e Gibbs, 5″ su Truex, 7″ su Reddick, 9″ su Logano (che emerge dal sottosterzo) e LaJoie, 10″ su un Elliott che approfitta dei guai altrui ed entra in top10; Byron dopo aver sofferto nel traffico entra in top20.

Larson sullo short run allunga, Hamlin invece soffre e viene ripreso da Busch, tuttavia quando il sorpasso arriverà ai -26 il divario dal leader si è ampliato a 3.2″. Al giro successivo Reddick scavalca Truex per il sesto posto ed è a 7.5″ da Larson. In coda Chastain, Cindric ed Hemric lottano per il lucky dog, tuttavia la #5 sta raggiungendo la coda del gruppo in cui c’è anche un buon Derek Kraus al debutto in Cup Series sulla #16 del Kaulig Racing.

Larson sembra in gestione mentre tutti guardano invece un Byron che sembra scatenato come nella primissima parte di gara ed ha recuperato fino al 13° posto passando anche un Hocevar che rischia di rovinare, pare non per colpa sua, una buona gara forando e dovendo andare ai box ai -15 sotto green.

La stage sembra in ghiaccio, e il problema più grosso per Larson sembra il tettuccio del pit wall che rischia di volare via, quando arriva un altro colpo di scena: Bell, dopo essere sceso al 14° posto, finisce in testacoda in curva2 ai -10. Kraus è il lucky dog mentre per tutti gli altri c’è una sospirata wave around che non crea danni dato che il finale di stage a breve resetterà tutto.

Nessuno rischia tutto e il plotone intero va ai box. Bowman è l’unico a cambiare due gomme e precede Larson, Hamlin e un Reddick che poco prima della caution aveva passato anche Blaney e Gibbs. È proprio Ty che esce, almeno momentaneamente, dalla scena dato che arriva una terribile tripletta: sosta lentissima, ruota fuori controllo e prima marcia che si rompe rallentando tuttavia solo le soste e le ripartenze successive e non il risultato finale. Sosta lenta anche per Kyle Busch per problemi all’anteriore destra.

La bandiera verde sventola a quattro giri dalla fine della stage, Bowman resiste per un giro, non due. E a seguire Larson è ancora una volta Reddick e si ripete lo scenario già visto in precedenza con Kyle che gestisce senza doversi difendere da un vero e proprio attacco della #45. Larson vince anche la seconda stage su Reddick, Hamlin, Blaney, Truex, Elliott, Dillon, Bowman, Logano e Jones sbucato fuori dal nulla; LaJoie è 12° davanti ad un buon Gragson e Byron, Suárez 16° su Busch, Hocevar si salva con la wave around pure lui ed è 20° mentre salta quella di Bell che fora all’ultimo giro sulle gomme spiattellate e la gara sportivamente finisce qua.

Wallace è il lucky dog e torna tecnicamente da -2 a -1, ma perderà giri su giri ai box nel tentativo, alla fine riuscito, di togliere quel maledetto dado e montare un set completo di gomme fresche. L’unica soddisfazione per lui sarà battere Zane Smith per il 35° posto chiudendo entrambi a -13.

Al break ci sono alcune soste fra cui, oltre le wave around, ovviamente Bowman ma anche Byron, Gilliland, Preece, McDowell, Nemechek e Stenhouse. Si riparte dunque a posizioni praticamente invariate e i primi 19 che non si sono fermati con 95 giri da disputare. Larson scatta bene e, in una ripartenza molto animata, precede un 3-wide tutto Toyota con Truex, Reddick ed Hamlin. Alla fine Tyler resiste e rimane secondo. Chi vola è anche Gibbs che recupera in un amen dal 19° al nono posto. Cerca il recupero anche Busch che scavalca Elliott seguendo proprio Ty.

Come in precedenza Larson scappa via mettendo 2″ su Reddick ed oltre 3″ su tutti gli altri: già ai -85 pare chiaro che la corsa per la vittoria sarà un duello. Chi stupisce ancora invece è Hocevar che dopo il guaio precedente torna in top15 sorpassando (duramente secondo un Corey che non la prende bene ed esce definitivamente dalla lotta per le prime posizioni) anche il compagno di squadra LaJoie.

Larson non può stare tranquillo, infatti già dai -80 Reddick rosicchia qualche decimo e la lotta si fa viva esattamente come la battaglia fra un buon Austin Dillon e Kyle Busch con Rowdy che si innervosisce non riuscendo a passare il teammate. Davanti a loro Blaney si sta mangiando le mani dopo aver perso troppo tempo dietro a Briscoe e quando torna in top5 è già a 6″ da Larson con Gibbs che segue subito Ryan.

Ai -70 Reddick è già sceso sotto il secondo di ritardo dal leader che deve reagire e trova la vettura che lo asseconda, tuttavia, finché può, Tyler ha trovato sulla strada un Wallace che gli sta fornendo un po’ di scia. Cedono alla distanza Hamlin, con Blaney che passa al quarto posto, ed un Briscoe che forse nemmeno lui sa come ci è finito così tanto in top10, poi crolla e cede la decima posizione per qualche giro ad Hocevar. Prosegue nel recupero anche Byron nel tentativo di riagganciare la top10. Scatto d’orgoglio anche per Elliott che per qualche metro approfitta della difficoltà di Busch con Dillon e mette il muso davanti alla #8.

Ai -65 Reddick è sceso sotto il mezzo secondo da Larson (e pure Truex sta recuperando andando sotto i 3″) e già ci si sfrega le mani per il duello quando ai -63 Briscoe va ai box. È tanto presto rispetto a metà stage, troppo presto, quasi in un limbo fra una e due soste, tuttavia Chase in fretta trascina nel giro di qualche passaggio tutto il gruppo.

La sosta di Reddick non va per nulla bene, perde circa 2-3″ da Larson e Tyler avrà parole di fuoco in pit lane a gara conclusa (“va tutto come l’anno scorso” ed è un eufemismo detto in diretta TV), dunque all’uscita dai box la #45 è di nuovo 3″ dietro la #5 con tutto da ricostruire. Un classico è anche la penalità per Kyle Busch, con Rowdy che arriva lungo nello stallo ed i meccanici che fanno lo stesso – sbagliando – il cambio gomme.

Ci sono soli tre audaci che tentano il colpo grosso inutilmente: uno Suárez che dopo l’azzardo della prima stage è rimasto invischiato nel traffico del 20° posto ma che pitta ai -51, McDowell che si arrende ai -47 e un Derek Kraus che scambia qualche posizione al traguardo per due giri al comando nel debutto in Cup Series.

Ai -45 la classifica si è assestata e Larson ha 2.6″ su Reddick, 7.1″ su Blaney, 7.6″ su Truex, 8.1″ su Gibbs, 9.7″ su Hamlin, 12.4″ su Bowman che rimbalza sempre in alto con le soste, 12.9″ su Logano, 13.4″ su Elliott e 14.1″ su Dillon, seguono Gragson, Hocevar, Byron, Berry (anch’egli in alto dal nulla), Briscoe, Chastain e LaJoie. Busch non è nemmeno lucky dog perché dietro a Kraus, Haley e McDowell.

I giri successivi sono gestione e replay: Reddick inizia il recupero mentre nella top10 ci sono piloti che salgono ed altri che scendono e la forbice fra secondo e terzo che si amplia anche perché Blaney deve difendersi dall’attacco combinato di Truex e Gibbs, Logano sembra tornare competitivo e, insieme ad Elliott, supera Bowman; poi il pilota del giorno, ovvero Noah Gragson, nella gara di casa scavalca Dillon ed entra in top10.

Già, Gragson pilota del giorno perché ai -33 LaJoie (un po’ lamentoso come sempre, opinione di più di qualcuno) perde il controllo in curva2 dicendo invece di essere stato toccato da un Keselowski mai visto e in quel momento per la prima volta in top20. Hemric è il lucky dog e Busch è costretto alla wave around.

Si arriva dunque alla sosta decisiva ed il solo Chastain rischia tutto con due gomme passa al secondo posto fra Larson e Reddick; seguono Blaney, Hamlin, Logano, Elliott, Truex, Bowman e Gibbs mentre Hocevar è costretto ad un’altra rimonta dalla 23esima posizione.

Green ai -27 e Chastain scatta bene, poi però inesorabilmente Larson prende e scappa via nuovamente. Hamlin e Reddick sono affiancati a lungo dopo aver staccato Blaney così come Truex ed uno scatenato Gragson addirittura settimo per qualche giro. Alla fine Hamlin rimbalza, Reddick emerge ma Chastain è ancora secondo.

Ai -20 Reddick finalmente passa ed è a 1″ da Larson, Gragson ha approfittato di un momento no di Truex ed è addirittura sesto davanti a Gibbs con Elliott e Logano che chiudono la top10. Finita qui? No, perché anche Hamlin sul long run ha delle difficoltà come in precedenza e Noah si affaccia ad una clamorosa top5 se si pensa che è tornato in gara da nemmeno un mese dopo mezza stagione di stop.

La lotta per le posizioni dalla terza in poi sarebbe bellissima con almeno 15 pilota in lotta per otto posti, ma il duello per la vittoria non si può perdere perché per la quarta volta, la terza con i punti in palio, Reddick sta andando a prendere Larson, inizialmente pian piano, poi velocemente. 0.9″ ai -15, 0.8″ ai -14, 0.7″ ai -13 (quando Blaney passa Chastain), 0.57″ ai -12 (quando Gragson sembra cedere nel 3-wide con Hamlin e Truex), 0.3″ ai -11 e 0.46 ai -10 quando Larson reagisce.

Kyle segue stranamente la linea interna mentre Reddick va lungo il muro cercando lo slancio. Dopo un piccolo rallentamento (0.6″ ai -8), Tyler si rilancia e ai -3 è a 0.257″ dal leader, ai -2 addirittura a 0.143″. Poi però Reddick si fa un po’ fregare strategicamente da Larson che, prima, si è tenuto più largo al giro precedente e poi in curva1 al penultimo passaggio si tuffa di nuovo interno e Tyler sbagliando (anche un po’ clamorosamente) lo segue perdendo carico e velocità. E la gara è persa lì, con il colpo di grazia che arriva mezzo giro più tardi su un’altra traiettoria strana.

Larson sigilla così i playoff (e anche una tranquillità che arriva due mesi prima dell’impegno faticoso non solo mentalmente di Indianapolis in IndyCar per il Double Duty) facendo cappotto e battendo un deluso Reddick di 0.441″. Seguono Blaney (+3.8″), uno stoico seppur falloso Chastain (+4.3″), Gibbs (+4.5″), un Gragson da applausi pensando alla settimana precedente e alla situazione SHR (+4.8″), Truex (+5.4″), Hamlin (+6.3″), Logano (+6.7″) e Byron che finisce decimo la rimonta (+7.1″). Bravo nel finale Suárez 11° che batte Elliott, Keselowski, Jones ed un altrettanto bravo Hocevar; Bowman 18°, Briscoe 21°, Busch 26°, Cindric 29°, LaJoie 32° e primo dei doppiati, Bell 33° a -2.

Hendrick vince per il quarto anno di fila la gara primaverile di Las Vegas ma dopo Larson, Bowman e Byron è di nuovo la volta di Kyle che festeggia con i figli che accorrono sul traguardo per le interviste. Vista la rotazione sembrava poter essere la volta di Elliott ad un anno dall’infortunio e invece nulla. Poteva essere anche la volta di Bowman, ma ora Alex è a secco da due anni esatti. È sempre più Hendrick a due velocità ed il problema per la #9 e la #48 è che nel mezzo fra loro e la coppia Larson-Byron si sono infilate davvero tante vetture.

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Immagine: Media NASCAR

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