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NASCAR | Cup Series: Larson conquista Indianapolis fra le polemiche

di Gabriele Dri
NascarLiveITA
Pubblicato il 23 Luglio 2024 - 09:30
Tempo di lettura: 28 minuti
NASCAR | Cup Series: Larson conquista Indianapolis fra le polemiche
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Kyle Busch rovina con una caution un finale spettacolare. Al primo overtime Larson scatta leggermente in anticipo, al secondo la bandiera gialla in ritardo e così Kyle conquista un altro gioiello della corona


Una clamorosa e storica rimonta dal 23° al primo posto, il tutto in poco più di 30 giri. Peccato che a rovinare la storica vittoria di Kyle Larson alla Brickyard 400 a Indianapolis, sì proprio sul luogo del misfatto di fine maggio, ci abbia messo lo zampino la NASCAR che con due decisioni discutibili, una per ciascun overtime, abbia probabilmente condizionato il finale della corsa. Ryan Blaney mastica amaro per una vittoria a portata di mano e sfuggita, anche Keselowski ci è rimasto male, rimasto a secco quando era al comando. Tuttavia bisogna riconoscere i giusti meriti a Larson, il migliore e il più spettacolare sulla strategia che non aveva come obiettivo il risparmio del carburante.

La gara

Dopo quattro anni la NASCAR torna (finalmente) sull’ovale di Indianapolis dopo il periodo trascorso sul road course. Torna dunque un gioiello della Corona, la Brickyard 400, una delle Classiche Monumento della Cup Series insieme alla Daytona 500, alla Coca-Cola 600 e alla Southern 500 (una quinta classica da abbinare è tema di discussione fra gli appassionati della categoria).

Per l’occasione, ovviamente, c’è una sessione di prove libere old style da 50′ in programma al venerdì, una sessione tranquilla per 49’40” e chiusa dal testacoda senza danni per Erik Jones in curva2. Il miglior tempo va, dopo una simulazione di qualifica, a Tyler Reddick davanti a Blaney, Hamlin (l’osservato speciale per chiudere dopo troppi tentativi mancati la Corona citata in precedenza), Bell e Bowman; Kyle Larson, in pista a Indianapolis con la livrea con cui non ha gareggiato a Charlotte in quanto impegnato a Indianapolis, è sesto.

39 le auto presenti e fra le vetture Open ci sono la #84 di Jimmie Johnson, la #33 del RCR per Ty Dillon, al ritorno dopo qualche anno nel team di famiglia che, in questo momento difficile dal punto di vista delle prestazioni, avrebbe bisogno di tutto tranne che di una terza auto a cui badare per il weekend, e la #66 di BJ McLeod con il MBM Motorsports ancora in difficoltà nell’approccio alla Next Gen.

Sabato è giorno di qualifiche ma due piloti penseranno subito ad una domenica in salita. Truex, o meglio il suo team, viene beccato con le mani nella marmellata maneggiando la vettura dopo le verifiche tecniche. Per lui la consueta trafila di penalità: espulsione del car chief, partenza dal fondo dopo aver disputato in maniera competitiva le qualifiche (per non salvare un set di gomme) e drive through da scontare al primo giro. Problemi anche per uno dei piloti più attesi, Austin Cindric, il quale tocca il muro in curva4 appena iniziato il tentativo di qualifica e poi anche in curva1 ammaccando la vettura.

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La prestigiosa pole position va a un Tyler Reddick molto in forma e molto convinto della propria prestazione. Il pilota della #45 precede in griglia Hamlin, Elliott, Byron, Larson (e dunque i primi cinque della classifica generale partono dalla top5), Gibbs, Blaney, McDowell e le sorprese Stenhouse e Nemechek. Per chi vuole tenere traccia di Busch e LaJoie, che mantengono attiva la loro faida nata a Pocono con dichiarazioni fatte via podcast e giornalisti (con Corey che non apprezza la definizione di “bugiardo” riferita da Rowdy di fronte alle plurime versioni messe nero su bianco e anche alla penalità scampata), la #7 parte 19esima, la #8 in una terrificante 34esima posizione.

In una giornata soleggiata e in cui le aspettative non sono altissime per lo spettacolo (ci si aspetta una corsa bloccata dalle turbolenze, molto strategica e in cui la track position è il comandamento numero uno), può avere inizio davanti a 70000 spettatori (buona affluenza dopo anni di crisi) la Brickyard 400 del trentennale.

Al via di una stage da 50 giri (50 e 60 le altre due per un totale di 160 giri) Reddick mantiene il comando dopo una esitazione in curva1 a cui segue una curva2 flat out; Truex sconta la penalità ed esce dai box al sicuro con una decina di secondi di vantaggio sulla #45.

Come da pronostico in fretta il gruppo si mette in fila indiana dopo qualche tentativo alla partenza: ottimo lo scatto di McDowell che entra in top5, Logano (partito dal 12° posto) non è riuscito a superare Austin Dillon, ma riesce a tenere a bada Bowman. Suárez perde posizioni in sequenza da Gilliland, Hocevar, Johnson e Berry e così sancisce una giornata, almeno inizialmente, difficile per Trackhouse dato che Chastain lo supera al quinto giro per la 28esima posizione. McLeod in coda si stacca nettamente al ritmo di 2-3″ persi al giro.

Hamlin ha subito un po’ di sottosterzo e così prima Reddick mette metri di margine e poi Elliott lo scavalca per la piazza d’onore. Ma regna la calma e, mentre Chase dimezza il ritardo dalla vetta piazzandosi a 0.5″, da notare ci sono solo i sorpassi di Stenhouse, malgrado del sovrasterzo, su Nemechek per la nona posizione e poi quello di Blaney su Byron per la sesta. Dopo il “controsorpasso” subito da Truex, McLeod al giro 15 prende la via del garage dopo essere rimasto con sette cilindri; sarà il primo di molti ritirati.

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A smuovere un po’ la situazione ci pensa dopo 18 giri, a finestra per il pieno (circa 40 giri) appena aperta, AJ Allmendinger che va ai box in crisi di assetto che si rivelerà causata di un blister sulla anteriore destra. La #16 esce dai box staccata di un giro. Nessuno però lo segue in questo.

In vetta, mentre Hamlin sembra riavvicinarsi ad Elliott, il più in forma sembra essere Blaney che col sorpasso su McDowell entra in top5 a 2″ dalla vetta.

Il primo scossone alla classifica lo regala proprio Denny che dopo 24 giri (dunque ai -26) va ai box per un undercut che si rivelerà fondamentale. Si apre così un lungo giro di soste. Al giro successivo, ad esattamente metà stage, come se fossimo su uno superspeedway pittano in blocco le quattro vetture del Team Hendrick e questo spalanca la pista a Blaney che può risalire e, quando ha in vista il leader, è lui ad andare ai box al giro 27.

Nel frattempo è arrivato però il primo colpo di scena: penalità per Chase Elliott. Non è uno speeding, è una violazione della commitment line, e non in entrata, bensì in uscita. Infatti la #9 fra curva1 e 2 ha sfruttato tutta la pit exit e anche oltre finendo non solo nella parte asfaltata fra pista e corsia di accelerazione, ma addirittura in pista.

Mentre al muretto #9 e anche nell’abitacolo si scatena la rabbia, una rabbia che da parte di un pilota non si sentiva va da… ok, nemmeno cinque ore, la NASCAR è inflessibile e obbliga Elliott a scontare la penalità.

Intanto si cerca di capire il motivo di tale discussione in casa Elliott. E in pochi minuti si arriva la soluzione. La traiettoria adottata da Elliott era concessa fino all’edizione del 2020, ma per quest’anno sia nel drivers meeting, sia nelle ulteriori note pubblicate sabato mattina, la decisione dei commissari era all’apparenza chiara. Anche se non era stato specificato, molto probabilmente, in modo esaustivo quale linea bianca (fra le tante) non si dovesse attraversare, era chiaro che le vetture non dovessero finire in pista e la #9 ci è finita abbondantemente.

Mentre Elliott continua le sue inutili lamentele via radio, in pista è già avvenuto un fatto importante: Reddick sta tirando dritto mentre Hamlin è uscito davanti a Blaney e Larson. Non si capisce bene la strategia di Tyler, infatti sia Hamlin che McDowell alle sue spalle sono più veloci della #45 mentre alla spicciolata tutte le altre vetture vanno ai box. Reddick si ferma solamente al giro 37 e quando esce dai box ha addirittura 10″ di ritardo da Hamlin. La giornata di Cindric si complica ulteriormente con uno speeding.

In sequenza poi vanno ai box dalla prima posizione McDowell ai -12, poi Bell ai -10 (due gomme per lui), fatto che lascia Keselowski al comando. Brad si ferma al giro 41 e si assiste ad un bis: penalità per lui nello stesso modo in cui Elliott era andato largo in accelerazione. Kes non si capacita della decisione e arriva a dire “Ho letto quella mail 20 volte e sono convinto di essere rimasto nella legalità”. Evidentemente aveva letto male per 20 volte dato che gli altri 36 piloti (Larson si era salvato per un pelo) sono rimasti entro la linea bianca.

La domenica del RFK Racing diventa drammatica in poco tempo: Buescher fora una prima volta la posteriore sinistra e poi ai -2 un’altra volta. Le soste aggiuntive gli faranno perdere due giri temendo anche un danno alla sospensione. Al comando, intanto, è passato ovviamente Hamlin, tuttavia farà fatica persino ad affrontare i doppiaggi (il solito Suárez è l’ultimo a pieni giri), il gruppo di testa si ricompatta ma non ci sono sorpassi degni di nota.

Hamlin vince una tranquilla (team radio a parte) prima stage davanti a Larson (+0.2″), Blaney (+0.7″), Byron (+0.8″), Reddick (+5.5″), McDowell (+6.0″), Bowman (+8.0″), Gibbs (+10.6″), Stenhouse (+13.4″) e Gragson (+15.6″); seguono Wallace, Bell, Nemechek, Logano, Burton, A.Dillon, Elliott (+28.8″) e, decisamente più staccati ad oltre 40″, Zane Smith, LaJoie e Allmendinger. Jones (33°) è l’ultimo a pieni giri. Ty Dillon è il lucky dog che lascia fra i doppiati i soli Ware, Keselowski, Cindric e Buescher.

Il lungo giro di soste ovviamente ha come intento di spaccare il gruppo a livello strategico, infatti solo in sette (Reddick, McDowell, Nemechek, Logano, LaJoie, Busch e Gilliland) tirano dritto dopo pit tardivo. Dalla corsia box esce una classifica rimescolata dato che Gibbs e Wallace cambiano solo due gomme e precedono Hamlin, Larson, Burton, Bowman, Bell, Stenhouse e Blaney che ha una sosta lenta. Doppio pit per Jones e Chastain che rabboccano (per Erik sarà solo l’inizio di gravi problemi alla pompa della benzina) mentre Ware prova la wave around che salterà ben presto.

Si riparte con 45 giri netti da disputare nella seconda stage e a sorpresa Nemechek dall’interno si infila fra curva1 e 2 su Reddick passando al comando per quella che potrebbe essere il suo primo dato degno di nota positiva del suo 2024. La sorpresa ulteriore è che JHN scappa via allungando decisamente su un Tyler che sembrava in forma a inizio corsa. Dietro di loro Busch ha passato in maniera pulita LaJoie per la terza posizione e, come fatto notare in diretta su Mola, la vendetta sarebbe stata decisamente fuori luogo quando si lotta per le prime posizioni e così presto nella gara. Nel gruppo invece parecchia confusione ma nessun incidente.

Chi emerge da questo gruppone è Bubba Wallace che dunque diventa il leader virtuale (è sesto) fra coloro che hanno pittato al break. Logano (Joey proverà l’attacco sulla #23 che però chiuderà bruscamente la porta) ed Hamlin tentano di seguirlo insieme a Byron, Larson e Blaney mentre un Elliott all’apparenza ancora impegnato ad imitare via radio Max Verstappen si perde nel traffico ed è 18°.

Si è già aperta la finestra per la sosta per andare in fondo alla seconda stage e quindi si aspettano i primi coraggiosi fra coloro che hanno tirato dritto. Ma ai -32 arriva una caution a congelare tutto: Ware ha forato e perso la carcassa dello pneumatico sul rettilineo opposto; Keselowski è il lucky dog.

Ci si aspetta una sosta generale, e invece il libro delle strategie vede l’aggiunta di altri capitoli infatti Busch, Wallace, Gilliland ed Elliott non si fermano. Questi quattro piloti si mettono dunque su uno scenario con un pit in meno e con soste previste attorno ai giri 80 (dunque appena una decina dopo questa ripartenza) e 120 per poi andare in fondo. Dai box LaJoie e Logano escono con due gomme cambiate e precedono Hamlin, Reddick, Gibbs, Larson, Blaney, Bell e Nemechek che perde terreno. Larson però si ferma nuovamente con la posteriore destra mal fissata mentre McDowell rabbocca.

Bandiera verde ai -27 e subito arriva la caution: in curva2 Briscoe perde la linea e taglia la strada a Byron che deve alzare il piede. Preece allora cerca di infilarsi nel buco lasciato dalla #24 ma finirà stretto fra Burton e lo stesso Byron che si gira sul muso della #41. Byron parte verso l’interno dove viene prima centrato dall’incolpevole Allmendinger e poi finisce a muro. Per AJ, Burton e William (che non proseguirà dunque la cabala vincente della #24 alla Brickyard 400 negli anni che finiscono per quattro) c’è il ritiro. Cindric è il lucky dog.

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Questa è l’occasione buona per Busch per andare ai box, ma non lo fanno gli altri tre. A seguire la #8 ai box sono Jones (rabbocchi continui per lui), Larson, McDowell, Hemric, Keselowski e Johnson. Wallace è dunque passato al comando davanti a Gilliland, Elliott, LaJoie, Logano, Reddick, Blaney, Hamlin, Bell e Nemechek.

Bandiera verde ai -22 ed Hamlin torna nella posizione di forza saltando Logano dopo una clamorosa rincorsa da curva2 verso curva3 ma, chiuso da Joey, aveva approfittato del duello in curva4 fra lo stesso Logano e Gilliland per infilare entrambi. JHN per un paio di giri si mette dietro la #22 prima di subire il controsorpasso.

Al comando ci sono dunque Wallace ed Elliott ma entrambi sono al limite del carburante e devono gestirlo. La difficoltà nel sorpassare permetterà loro di avere successo al punto che ad Hamlin dicono “se non riesci a scavalcarli, allora vai anche tu in fuel saving”. L’attenzione si sposta quindi più dietro e su un Blaney ancora in forma che supera Reddick mentre Hocevar fa lo stesso su Berry (i due sono in lotta per il rookie of the year) quasi mettendo le ruote sull’erba. Larson inizia a scatenarsi e a recuperare posizioni. Si fa notare anche Truex che, fra caution e strategia, ora è ai margini della top10.

Ai -14 Gilliland va ai box come da programma dalla quarta posizione, tuttavia una sosta non eccezionale lo mette fra i doppiati e la sua strategia salta in modo sorprendente. Nel finale da notare solo il sorpasso di Blaney su Nemechek per la quinta posizione e quello di Truex su Bell per la nona. Logano invece è l’unico a fare una sosta “in stile Pocono” ai -3 anticipando il break. Nel suo caso fila tutto liscio e torna in pista un paio di secondi davanti al leader.

Wallace vince dunque la seconda stage davanti ad Elliott (+0.7″), Hamlin (+1.4″), Blaney (+2.4″), un ottimo Nemechek (+4.0″), Reddick (+5.1″), Stenhouse (+5.2″), Truex (+5.5″), Bell (+5.8″) e Briscoe (+10.4″); seguono LaJoie, Gibbs, Preece, Chastain, Gragson, Bowman, Hocevar, Smith, Berry e Larson; Gilliland (33°) è il lucky dog che lascia fra i doppiati, entrambi a -2, Buescher e Ware.

Altro break ed altro mix di strategie: Wallace ed Elliott ovviamente devono rifornire, ma lo fanno anche Blaney, Reddick (per lui doppia sosta per una ruota mal fissata) e Bell. Hamlin, invece, tira dritto. La nuova classifica vede dunque Denny al comando su JHN, Stenhouse, Truex, Briscoe, Chastain, Bowman, Larson, Suárez, Haley, Austin Dillon, Busch, Cindric, McDowell, Johnson e Logano, poi dal 17° posto in poi LaJoie che cambia due gomme come Hocevar e infine finalmente Wallace, Blaney, Gragson ed Elliott.

Bandiera verde in una stage finale da 56 giri, dunque tutti devono fermarsi ancora una volta, e ancora una volta subito caution. Mentre Hamlin rimane al comando, il patatrac arriva in curva3: Larson attacca deciso per proseguire la sua rimonta, Truex non cede un millimetro, forse insiste troppo a stringere, Kyle perde leggermente il filo e tocca la #19 mandandola in testacoda e a muro. Nel parapiglia alle loro spalle Gibbs tampona Berry e lo spedisce contro le barriere costringendolo al ritiro. Mentre Truex si lamenta di Chastain, non si capisce il motivo (poi emergerà un replay di quanto successo in curva1, ovvero nulla di che ma solo Ross che è sempre il capro espiatorio), Ware riguadagna uno dei giri persi.

Si riapre la pit lane e Wallace, Gilliland, Preece, Ty Dillon, Reddick, Jones vanno a rabboccare per una sosta da segnarsi per il finale di gara, appena prima della green lo fa anche McDowell a cui dicono che è così quattro giri a corto. La nuova top10 vede dunque Hamlin al comando su Stenhouse, Nemechek, Briscoe, Bowman, Chastain, Larson, Haley, Busch e Suárez con Logano 13°, Blaney 17° su Elliott.

Pronti via e altra caution immediata: Hocevar va subito 3-wide ma poi non alza il piede e in curva1 tocca Blaney che si intraversa e tocca Johnson che a sua volta tampona Logano. La #84 e la #22 finiscono violentemente a muro (entrambe ko), la #12 si salva invece sul muso di Austin Dillon e non avrà parole gentili per Hocevar durante la caution. Ware torna a pieni giri.

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Stavolta in molti sono costretti ad andare ai box e fra di essi c’è un Hamlin che all’improvviso si rende conto di non essere sulla strategia migliore mentre avevano dovuto rischiare di più piloti come Briscoe, Stenhouse, Suárez, Busch e Dillon. Ai box però vanno anche Blaney, Bell, Gibbs e, nuovamente a rabboccare, Wallace. Pieno fino all’orlo per i fratelli Dillon, LaJoie e il solito Jones.

Altro giro e altra classifica diversa: Nemechek è tornato al comando su Chastain, Bowman, Haley, Larson, Hocevar, Gragson, Keselowski, Elliott, Hemric, Reddick e McDowell con Blaney 13° su Gibbs, Bell, Wallace, Smith ed Hamlin che, dunque, non ha la migliore delle soste e non osa le due gomme come i rivali diretti.

Bandiera verde ai -46 e stavolta la tregua regge. A sorpresa invece non resiste JHN che in questa occasione cede subito la prima posizione a Chastain che passa dall’esterno di curva4. I piloti in top10 devono tirare come dei forsennati, la loro ultima sosta è infatti del giro 69-70, il loro obiettivo è arrivare ai -40 e poi sperare che la sorte li aiuti di fronte ad altri piloti che si sono appena fermati e che invece sperano in una caution per andare fino al traguardo. Emerge intanto il talento di Busch che scavalca Briscoe e Suárez verso curva3, poi il messicano si terrà dietro Stenhouse ripassando Chase.

Bisogna tenere d’occhio i vari leader virtuali: Blaney è ripartito molto bene e ai -40 è 11° avendo staccato Hamlin, Bell, Gibbs e Wallace. McDowell, che aveva rabboccato poco prima, va ai sorpresa ai box e questo lo escluderà dalla lotta finale.

Si apre la trafila ufficiale delle soste: ai -39 vanno ai box Nemechek e Bowman (che aveva avuto anche un principio di incendio elettrico nel cruscotto), Chastain al giro successivo lasciando al comando Elliott che, avendo invece pittato ai giro 102, osa ancora proseguire. Ai -37 è la volta di Larson, ai -36 Elliott e Reddick. E, proprio mentre questi due sono ai box, arriva una caution a scombinare ulteriormente i piani: Truex ha forato ed è finito nuovamente a muro in curva3. A classifica ricostruita il lucky dog va ad Haley che aveva pittato pure lui mentre i big sono tutti a pieni giri. Da notare sotto caution un altro problema al motore per Gibbs, l’ennesimo in casa JGR.

Davanti ci sono ancora quattro audaci, ma in questa caution due alzano bandiera bianca e si chiamano Gragson ed Hocevar. Al comando rimane dunque Keselowski che, a questo punto, vuole sfruttare ogni caution capitata per chiudere l’ultimo stint facendo durare il pieno addirittura 58 giri. A seguirlo alla ripartenza ci sono Blaney, Hemric (stesso piano di Brad), Smith, Hamlin, Gilliland, Bell, Wallace, Busch, Preece, Cindric, Suárez, Stenhouse, Briscoe, A.Dillon, LaJoie, Ware, T.Dillon e Jones che sostanzialmente hanno pittato attorno al giro 110, infine Elliott, Reddick, McDowell, Larson (23°, da annotare), Bowman, Nemechek e Chastain che sono stati gli ultimi ad andare ai box e sono gli unici davvero sicuri di poter arrivare fino in fondo.

Bandiera verde ai -31 e saranno 31 (quasi) giri di fuoco che riscatteranno pienamente una gara iniziata in maniera piatta. Blaney sceglie bene la corsia e rimane secondo dietro a Keselowski e davanti a Smith, Hemric ed Hamlin che non recupera. Mentre Ryan lascia al vento Brad a consumare benzina (è 4-4.5 giri a corto al punto che imposterà un ritmo addirittura sul 52.3″ contro il 49.9″ del giro più veloce di Hamlin), da dietro si cerca la rimonta. Sullo scatto è Reddick ad entrare in top15 in un attimo, poi emerge prepotentemente Kyle Larson.

I suoi sorpassi sono il giusto mix di abilità, aggressività ed esperienza. Vista la livrea e gli attacchi sembra quasi di vedere la gara dello scorso maggio in IndyCar, sembra davvero che stia guidando una monoposto e non una stock car. Ok, può spingere a fondo a differenza di altri, però lo spettacolo resta. Ai -25 Kyle supera Reddick e sale al 12° posto a 4″ da Keselowski. Da qui in poi la #5 avrà sempre almeno una vettura fra di sé e gli avversari sulla stessa strategia.

Dopo un attimo di esitazione, Larson ai -21 supera Preece ed un Wallace a corto di due giri (ed è sulla stessa strategia di Blaney) entrando in top10 a 2.3″ dalla prima posizione in un gruppo che si sta ricompattando. Larson deve attaccare però senza fermarsi, sia perché il fuel saving di Keselowski sta funzionando (ora è 2.5-3 giri a corto), sia perché gli dicono che dai -10 in poi tutti abbandoneranno la strategia al risparmio e tireranno. Cindric è passato ai -19, Busch e Gilliland ai -18, ma Kyle non completa al meglio la manovra su Todd e allora Rowdy ha un sussulto di orgoglio con il controsorpasso.

Ai -16 cede anche Busch e quindi Kyle è settimo a meno di 1.5″ dalla vetta, ai -14 anche Bell è superato, ma il momento chiave è da qui in poi perché Reddick non riuscirà a scavalcare mai la #8 staccandosi dalla #5. Ai -12 un altro momento chiave: mentre a Keselowski dicono che è a corto di due giri, Larson supera un Hamlin, che invece era a posto per andare al traguardo, in curva2 dopo un errorino di Denny in curva1. Al giro seguente è saltato anche Zane Smith e quindi Kyle entra nel quartetto alla testa della corsa.

Ai -10 c’è il cambio di passo annunciato e Keselowski tira giù di colpo mezzo secondo tirandosi dietro Blaney, Hemric e Larson. Gli inseguitori si staccano e Zane Smith si tiene dietro stoicamente Hamlin, Busch, Reddick, Bell e Gilliland; Wallace è 12°, Elliott disperso al 17° posto.

Si aspetta ora col fiato sospeso le mosse seguenti: ai -8 Blaney si fa vedere esterno, Keselowski blocca e Ryan allora torna in scia. Nello stesso giro Hemric si arrende e va ai box per lo splash&go. Keselowski si era fermato insieme alla #31 l’ultima volta e ora invece tira dritto con ancora 20 miglia da percorrere. Rimarrà a secco oppure gli avranno montato il serbatoio di Logano a Nashville?

Mentre Larson colma subito il gap da Blaney, Zane Smith scivola a 2″ ma dietro di lui le posizioni non cambiano. Più i giri passano e più gli ultimi due sorpassi si fanno difficili per Larson che ha dato tanto nella rimonta, Brad poi, alzando il ritmo, ha allungato leggermente il trio di testa.

-6, -5, -4 e -3, non cambia nulla, l’hype è alle stelle in attesa di capire chi dei tre sarà il vincitore. Anche ai -2 la situazione è cristallizzata, poi in curva3 arriva la caution che ribalta completamente la situazione e annulla probabilmente uno dei finali potenzialmente più emozionanti della stagione. Cosa è successo? Semplice, anche quando è sesto Kyle Busch finisce nei guai. L’attacco su Hamlin è deciso ma non tutto fila liscio e Rowdy (che chiude in maniera poco gloriosa la sua 700esima gara in Cup Series) finisce in testacoda e a muro. Buescher è il lucky dog e recupera uno dei due giri di ritardo.

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Si va dunque all’overtime, la situazione peggiore per Keselowski che però è costretto a tirare dritto. Ai box ci vanno invece Hamlin (quasi certamente per un controllo alla vettura toccata da Busch), Austin Dillon, Zane Smith, Briscoe, Chastain, Haley, Ware, Ty Dillon e, ovviamente, Busch oltre che a Jones (12esima sosta della giornata) e Truex.

La classifica alla ripartenza vede dunque Brad davanti a Blaney, Larson, Reddick, Bell, Gilliland, Cindric, Wallace e Preece. Al cono Kes sceglie l’interno come Larson che rischia grosso mettendosi dietro ad una vettura che potrebbe rimanere a secco. Blaney invece va esterno con Reddick.

Tutto è pronto per la ripartenza, ma in curva4 il colpo di scena: Keselowski si sfila e va ai box effettivamente senza benzina al giro 161 e chissà dunque se avrebbe avuto carburante a sufficienza per le ultime 4 miglia sotto green senza incidente di Busch; non lo sapremo mai.

E qui si entra nella zona in cui la NASCAR non è perfetta nella gestione del finale, seppur applicando alla lettera il regolamento. Sfilatasi la #6, la corsia interna può avanzare per ristabilire la parità fra le file. Larson così accelera e si riporta al livello di Blaney che diventa però l’auto in controllo della ripartenza. Poi arriva la bandiera verde e Larson scatta meglio di Ryan passando nettamente al comando in curva1 prima di un big one alle loro spalle.

Nella dinamica che si sposta verso l’interno, infatti, il tandem Hemric-Nemechek non fila liscio con una serie di piccoli errori che porta a conseguenze disastrose visto che nel botto pauroso (si sposterà addirittura il muro di cemento che prolunga quello che separa la pista dalla pit lane) oltre ai due citati verranno coinvolti anche un incolpevole Hamlin e Bowman. Si va dunque al secondo overtime, ma sarà necessaria anche una bandiera rossa da 17′ per sistemare al suo posto con una gru il muretto.

Durante la bandiera rossa la radio fumante è quella di Blaney. Ryan è convinto, infatti, che la ripartenza sia stata irregolare e che Larson sia partito in anticipo. Ci vuole più di un replay per capire la situazione. Sul momento si pensa che la #5 sia partita di rincorsa come al Palio di Siena approfittando dello spostamento di Keselowski, ma alla moviola si vede come Kyle abbia giustamente accelerato ma poi anche frenato una volta arrivato alla pari della #12 prima della bandiera verde.

Quello che è chiaro, invece, è che Larson alla green è sì scattato prima di Blaney, ma la questione è davvero di centesimi di secondo, nulla di trascendentale o clamorosamente da penalizzare come invece sarebbe dovuto avvenire con Hamlin a Richmond. Dunque, malgrado le forti rimostranze di Blaney contro la direzione gara, Larson è al comando.

Nuova ripartenza e stavolta a temere per la benzina sono proprio Blaney e quelli sulla sua stessa strategia, infatti a Ryan in precedenza avevano detto che aveva carburante per un solo OT e non due. Ma ora tranquillizzano l’ex leader della corsa. Larson è primo, seppur ripartendo a spinta e dicono anche a lui di andare in fuel saving, davanti a Blaney, Reddick, Gilliland, Wallace, Bell, Cindric, Suárez, Preece ed Elliott. Buescher col lucky dog è di nuovo a pieni giri.

Al choose cone ovviamente Larson va interno con Reddick e Bell, Blaney invece è esterno con Gilliland. E il diverso peso delle corsie lo si vede subito alla ripartenza. Ryan ci prova fino a curva1, lì però Kyle tiene giù il piede e si invola. La #12 finisce un po’ loose e allora Reddick ne approfitta infilandosi in curva2.

Mentre nasce una fuga a quattro, nella pancia del gruppo c’è un contatto. In curva2 all’interno Preece rimane a secco ed Elliott dietro di lui non riesce ad evitarlo mandandolo in uno stanco testacoda che termina contro il muro interno. Caution? No, si prosegue perché tutto il gruppo è sfilato. Decisione molto discutibile, ma non nuova in caso di overtime.

Mentre Larson si invola, Preece prova a ripartire con le gomme forate. Un primo tentativo non va, il secondo è un mezzo burnout che lo rimette nella direzione giusta, ma comunque fermo fra apron e pista. Il terzo e il quarto tentativo non smuovono la #41 esattamente come successo, fra altre polemiche, lo scorso anno a Pocono. 50″ sono lunghi, ma prima o poi il gruppo tornerà sul posto.

E così, a forza di aspettare una possibile – e molto ottimistica – ripartenza di Preece, Larson ha preso la bandiera bianca e sta approcciando curva1 quando la direzione gara è costretta a chiamare la caution che chiude la corsa con due miglia di anticipo fra mille altre polemiche.

Kyle Larson conquista dunque dopo Coca-Cola 600 e Southern 500 il terzo gioiello della Corona e lo fa proprio ad Indianapolis dove a maggio aveva dovuto prendere una delle decisioni più difficili della sua carriera, scegliendo la Indy500 sulla gara di Charlotte. Ed ora a Larson manca solo la Daytona 500 da mettere in bacheca, esattamente come Busch e Keselowski.

Dopo quasi mezz’ora di moviola per le posizioni dalla quarta in poi, arriva la classifica ufficiale. Larson precede Reddick e un Blaney abbastanza stizzito più con la direzione gara che con Kyle (anche se arriverà una punzecchiatura a caldo fra i due), a seguire Bell, Wallace, Gilliland, Cindric (clamorosa rimonta dal fondo e da una penalità), Suárez, Gragson ed Elliott, un po’ perso nel finale. Fuori dalla top10 Stenhouse, Hocevar (ancora un po’ nella bufera), A.Dillon, LaJoie (a secco come Bell e Wallace nel giro di rientro ma ignorato da tutti gli avversari e quindi spinto ai box dai commissari), Chastain, McDowell, Smith, Ware, Ty Dillon ed Haley. Keselowski è 21°, Buescher 22°, Gibbs 23°, Busch 25° a un giro, Truex 27° a -2.

Dopo che Larson, protagonista di una fenomenale rimonta che altri piloti non sono stati capaci di replicare nelle stesse condizioni, Reddick in primis, ha dato appuntamento ai tifosi al prossimo a maggio per un’altra Indy500 (dovranno passare sul suo cadavere per impedirgli il secondo tentativo del Double Duty) e ha baciato la Brickyard come da tradizione, la NASCAR va in vacanza per la pausa olimpica come solo sa fare: con rimpianti e polemiche.

I rimpianti ovviamente sono per il terzo gioiello della Corona concluso nel modo meno desiderato possibile: a Daytona la bandiera gialla arrivò pochi metri dopo l’inizio dell’ultimo giro, a Charlotte con la pioggia (o l’umidità, a seconda di quanto polemici si vuole essere) a chiudere tutto in anticipo prima dell’arrivo di Larson, qui a Indianapolis un doppio overtime con decisioni discutibili con le consuete accuse di favoritismo nei confronti di Hendrick. Ah, è necessario ricordare che Darlington sarà la gara del taglio in vista dei playoff. Meglio tenersi pronti.

A questo ovviamente si è aggiunta ovviamente la sfortuna: la pioggia a condizionare pesantemente le gare di giugno e luglio con il secondo atteso appuntamento a Chicago nuovamente sotto l’acqua e poi l’imponderabile delle ultime due domeniche, prima con l’attentato a Trump e poi il passo indietro di Biden avvenuti entrambi in prossimità o durante le gare di NASCAR (e IndyCar) con la NBC costretta a spostare le dirette dalla pista alle edizioni straordinarie dei telegiornali con un impatto notevole sugli ascolti.

A stridere molto con la realtà dei fatti ci pensa anche l’atteggiamento di Elton Sawyer, responsabile della competizione per la Cup Series, il quale prima si presenta ai giornalisti parlando e rispondendo solo delle penalità di Elliott e Keselowski e quanto avvenuto in occasione del primo overtime (quello in cui la NASCAR ha seguito il regolamento), mentre evita l’argomento del 2OT che verrà trattato solo in un video postato successivamente sui profili ufficiali della NASCAR senza contraddittorio. Non il massimo della trasparenza.

In tutto questo passa quasi in secondo piano il fatto che, con la quarta vittoria stagionale di Larson che lo lancia in vetta alla griglia playoff, a quattro gare dalla fine della regular season ci sono ora quattro posti disponibili e che piloti come Logano, Suárez e Cindric possono tirare un sospiro di sollievo perché ora la loro qualificazione ai playoff è ufficiale.

Da qui in poi si guarderà molto a tre lotte punto a punto. La prima per la vittoria della regular season, con Larson tornato al comando con 10 punti su Elliott, 15 su Reddick e 43 su Hamlin che ha pagato caro l’incidente finale. La seconda per la qualificazione ai playoff con Truex tranquillo a +108 sul taglio, Gibbs pure a +42, molto meno Buescher a +17 e soprattutto Chastain solo a +7 su un Wallace che ha praticamente annullato nell’ultimo mese il ritardo dalla 16esima posizione; decisamente più indietro Briscoe a -83 e Busch addirittura a -112. Infine la terza battaglia, quella per il rookie dell’anno con Berry ed Hocevar separati da appena cinque lunghezze.

L’estate è ancora calda, ma prima un meritato riposo per tutti dopo cinque mesi e mezzo senza pause. È meglio recuperare energie, perché da Ferragosto in poi ci saranno altri 14 weekend di passione.

I risultati odierni

La classifica della “Brickyard 400”

La classifica generale

Così in campionato a 4 gare dalla fine della regular season della NASCAR Cup Series 2024

Le altre categorie

Xfinity Series: trionfo SHR, Herbst vince a Indianapolis!

Truck Series: Majeski si riconferma all’Indianapolis Raceway Park

I prossimi appuntamenti

Dopo cinque mesi senza alcuna pausa, la NASCAR si ferma in occasione delle Olimpiadi di Parigi (trasmesse negli USA dalla NBC così come Cup e Xfinity Series) per i prossimi due weekend. Si tornerà in pista a Richmond sabato – notte – 10 agosto con la Truck Series e nella notte fra domenica 11 e lunedì 12 con la Cup Series.


Immagine: Media NASCAR

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