La cronaca della gara di Phoenix con la vittoria di Logano che diventa tre volte campione quasi in volata su Blaney. E Roger Penske conferma l’imbattibilità con la Next Gen
La certificazione ufficiale dei risultati arriva alle 4:52 italiane di lunedì 11 novembre. Negli USA è tecnicamente ancora il 10, tuttavia l’11 novembre in America è il Veterans Day, il giorno dedicato alla memoria di tutti i veterani di guerra. Mantenendo la stessa parola, ma andando ad un altro significato sul dizionario, è davvero giunto il momento di considerare Joey Logano come un veterano della NASCAR e della Cup Series in particolare. Ha 34 anni ed ha disputato 579 gare dal 2008 ad oggi (767 considerando anche Xfinity e Truck Series) e dopo i record di precocità ora stanno arrivando anche quelli di longevità (striscia attiva più lunga di stagioni con almeno una vittoria dopo lo zero di Kyle Busch nel 2024 e il titolo di “Ironman” in attività quando Truex salterà la prima gara dopo la Daytona500).
Eppure Logano sembra ancora giovane, malgrado un trapianto di capelli causa alopecia e i tre figli che lo accompagnano con la moglie, e lo spirito dei primi anni lo si vede ancora quando c’è da lottare e sgomitare per la vittoria. Non avrà più l’atteggiamento un po’ irriverente visto fino al 2015 (la lezione di Martinsville è rimasta), ma ci sarà un motivo per cui è il più vincente nella storia della NASCAR Cup Series con questo discusso format che prevede i playoff a eliminazione. Tutti sapevano contro chi dovevano lottare a Phoenix e il copione si è ripetuto. Joey diventa dunque un tre volte campione ed ora svetta ancora più in alto rispetto alla concorrenza che affronterà nuovamente nel 2025. O forse dal 2026, visto il Teorema di Logano.
Il pre-gara
La NASCAR Cup Series arriva al gran finale di Phoenix sulla scia di almeno due polemiche che hanno infervorato l’ambiente nei giorni e nelle settimane precedenti. Quella iniziata prima è quella che vede Joey Logano alla Championship4 dopo una stagione iniziata in modo deludente ma che lo ha visto, come spesso succede, piazzare le vittorie giuste al momento giusto. Ovviamente molti tifosi non ci stanno perché vedono la #22 come una presenza che ha rubato un posto meritato al gran finale a piloti come Larson o Bell. Joey, come di consueto, lascia scivolare via tutto con una risata e ancora una volta si sente addirittura il favorito per il titolo.
Martedì notte la NASCAR dichiara concluse le indagini sui presunti team order del finale di Martinsville e annunciate subito dopo la penalità comminata per il wall ride di Bell che ha escluso la #20 dalla Championship4. E le decisioni sono severe: per i team #1, #3 e #23 (dunque Chastain, Dillon e Wallace) arrivano. come da regolamento agli articoli 4.4.B e 4.4.D 50 punti di penalità nelle classifiche piloti e team, 100’000$ di multa a pilota e team (quindi 600k$ totali) e la sospensione di una gara a testa per crew chief, spotter (con quello di Dillon recidivo dopo i fatti di Richmond) e di un dirigente del team. Una penalità in linea con quella di un paio di anni e rifilata allo Stewart-Haas Racing per il caso Briscoe-Custer al Roval.
I tre team annunciano immediatamente ricorso, poi però il fronte si sfalda. 23XI ritira dopo 24 ore l’appello (pur rimanendo convinta dell’innocenza, giurando che ci sono prove che la gomma di Wallace era effettivamente danneggiata, ma non si capisce allora perché non andare avanti) che invece perseguono le due squadre Chevrolet. Il primo a presentarsi davanti alla giuria è Trackhouse ma il verdetto è a loro sfavore con tutte le penalità confermate. A seguire dovrebbe presentarsi RCR ma, visto quanto successo poco prima, batte in ritirata.
La NASCAR a margine dell’annuncio delle penalità si è detta molto infastidita dagli atteggiamenti messi in atto da parte delle squadre per manipolare l’esito finale e, di fronte alle proteste dei tifosi per il sostanziale quadro immutato in ottica Phoenix, promette nel corso dell’inverno una modifica al regolamento sportivo che consenta delle penalità per fatti del genere non solo a piloti e team ma anche ai costruttori stessi per scoraggiarli a ripetere queste azioni. Perché è evidente come il gioco sia valsa la candela e la differenza fra la Championship4 e l’eliminazione sia maggiore di 100 o 200’000$.
Anche Christopher Bell è fortemente contrariato e nella conferenza stampa va all’attacco dicendo: “È come se mi avessero imbrogliato, dovrei esserci io alla Championship4 […] quello che ho fatto nell’attacco su Wallace è frutto delle precedenti manipolazioni delle Chevrolet.” Il giovane pilota Toyota ha evidentemente ragione, anche se a un torto non si può reagire con un altro torto. Ma, allo stesso tempo, non si può anche negare come Bell si sia trovato in quella situazione: dopo un testacoda e una sosta sbagliata dalla sua pit crew che avevano complicato senza interventi esterni una gara che doveva essere molto semplice per la #20.
Venerdì è anche il giorno della tradizionale conferenza stampa di fine anno della NASCAR sullo stato dello sport. E fra dichiarazioni non condivise dai tifosi sul format dei playoff, opinioni sulla stagione passata e quella futura, i vertici dell’organizzazione declinano ogni commento eccessivo sull’altro tema scottante, quello della causa intentata da 23XI e FRM. E lo fanno a ben donde: venerdì è anche il termine che la corte si è data per dare un verdetto sull’ingiunzione preliminare presentata dai team.
La decisione arriva praticamente in contemporanea: ingiunzione respinta e quindi, al momento prima dell’appello, 23XI e FRM non potranno schierarsi al via della stagione 2025 con gli stessi benefici dei team che hanno firmato l’accordo sui charter pur senza sottoscriverlo. Mentre i team annunciano appello, arrivano anche le motivazioni della giuria e appare lampante come gli avvocati dal nome di peso delle squadre invece abbiano portato avanti delle tesi un po’ fragili. E la corte decide sulla base su una parola, un “could” al posto di “would”: secondo l’accusa i team senza charter avrebbero sicuramente rischiato di perdere sponsor, piloti fino alla chiusura della squadra. La difesa ribatte con il resoconto di un incontro fra 23XI e sponsor dopo la presentazione della causa in cui questo scenario tragico invece non era stato presentato. La contraddizione è lampante e il verdetto arriva di conseguenza.
Con questo clima si arriva in pista, ma una piccola bella notizia c’è: ben 40 le auto iscritte. Mentre sulla #15 a Phoenix c’è Grala e sulla #16 Kraus, come auto Open al via ci saranno la #44 di Yeley, la #66 di Finchum, la #84 di Johnson e, infine, la #50 di Jeb Burton del Team AmeriVet, erede del Money Team.
Le prove libere
Venerdì è giornata di prove libere in una sessione da 50′ in cui le squadre avranno tre set di gomme a disposizione per affinare l’assetto. L’unico inconveniente è un triste testacoda senza danni di Jimmie Johnson in uscita di curva2, ma il resto procede senza problemi. La prima fase è nel segno di Byron che balza subito al secondo posto in graduatoria dietro a Truex mentre a tenere il suo ritmo in top10 è il solo Logano, Blaney e Reddick invece fuori dalla top20.
La sessione è ancora lunga e lo si vede al momento di montare il secondo set di pneumatici. Con questo Blaney balza di colpo al comando della sessione, Byron non si migliora, Logano e Reddick lo fanno di pochi centesimi e, se Joey rimane in top10, Tyler invece rimane drammaticamente fuori dalla top20. Dei quattro il solo Logano monta anche il terzo set di pneumatici, ma è funzionale limitatamente alle prove sul long run.
Al termine delle libere Blaney è al comando (27.174″) davanti a Truex, Larson, Byron (27.272″), Cindric, LaJoie, Gibbs, Hamlin, Logano (27.323″) e Briscoe con Reddick 21° (27.524″); Ryan tuttavia fa paura a tutti perché oltre sullo short run, pare essere il migliore anche sul long run.
Le qualifiche
Dopo una notte di riflessioni, il sabato è giorno di qualifiche ma nel pomeriggio c’è il primo colpo di scena. Mentre la #12, la #24 e la #45 vanno avanti, la #22 di Logano fallisce i controlli tecnici due volte (passandoli alla terza) e questo ha delle conseguenze: car chief espulso e – soprattutto – perdita della priorità nella scelta dello stallo in pit lane. Una priorità ancora maggiore per i Championship4 perché, a prescindere dal piazzamento in qualifica, avrebbero scelto prima di tutti gli altri eliminati dalla lotta per il titolo.
Come si saprà più tardi, ben peggio se la passa Jeb Burton. Già al venerdì la sua vettura non sta quasi in pista, poi al sabato la #50 fallisce i controlli tecnici quattro volte, un nuovo record per la Cup Series da quando esiste questo sistema di penalità. Un sistema di penalità che nemmeno contempla nero su bianco cosa comminare fallendo quattro volte le verifiche, lasciando discrezionalità ai commissari. La decisione è quella di applicare le stesse penalità del 3x (car chief espulso e non ammissione alle qualifiche con conseguente partenza dal fondo) sostituendo però il drive through da scontare al primo giro di gara sotto green con uno stop&go.
Si va in qualifica con il consueto format. E una difficoltà in più si pone per i piloti: curva1 è molto scivolosa e bisogna approcciarla bene altrimenti si finisce larghi. Del gruppo A riescono a sopravvivere al rodeo Byron, Truex, Larson, Gibbs e Reddick che avanza per appena 0.002″ su Briscoe. Out fra i big Hamlin e Bowman.
Nel gruppo B dal rodeo viene disarcionato Josh Berry che finisce in testacoda sfiorando il muro. Logano si riscatta e passa col miglior tempo del gruppo (ma non in assoluto) con Elliott, Chastain, Bell e la conferma del finale di stagione Burton. Blaney è una delle “vittime” di curva1 ed è solamente nono di questa parte, dunque costretto a partire dalla 17esima posizione in griglia. Ryan non si scompone troppo, in fondo l’anno scorso vinse il titolo (ma non la gara) dalla 15esima posizione.
Con Blaney out e Logano fuori dai giochi, la lotta per il migliore stallo in pit lane per la domenica, il #1 che si prospetta però meno dominante del passato perché la linea della pit exit è stata spostata più verso la pista. Ma c’è ovviamente anche la lotta per la pole position e Martin Truex Jr. stupisce di nuovo tutti dato che dopo Martinsville all’ultima gara a tempo pieno in carriera conquista di nuovo la pole (26.718″) battendo di un centesimo Logano, seguono Chastain, Larson, Elliott, Gibbs, Bell, Byron, Burton e Reddick. La #24 avrà dunque l’occasione per avere i pit migliori per tutta la corsa.
Mentre si cerca di capire dove finirà Logano in pit lane (la risposta per lui è per fortuna relativamente fortunata, fra i cugini Burton con Jeb dietro probabilmente doppiato in fretta ed Harrison su una Ford amica davanti) e la Xfinity Series è pronta per partire, arriva però una notizia triste, la scomparsa all’età di 86 anni di Bobby Allison, il campione della Cup Series nel 1983 nonché tre volte vincitore della Daytona500 ma anche testimone delle tragedie dei suoi figli Clifford (incidente in Michigan nel 1992) e Davey (incidente in elicottero nel 1993). La soddisfazione ed il sollievo per tutti è che Bobby abbia lasciato questo mondo con il riconoscimento dell’85esima vittoria in Cup Series arrivato poche settimane fa con 53 anni di ritardo.
La gara
Domenica, giorno della gara. Sulla pista dell’Arizona splende un caldo sole (28 °C) quasi di fine estate e questo rende più dolce il clima da ultimo giorno di scuola. Come detto è l’ultima di Truex come pilota a tempo pieno, ma è anche l’ultima gara nella storia dello Stewart-Haas Racing con la diaspora dei suoi piloti, è l’ultima di McDowell con FRM, ma anche di Hemric ed Harrison Burton che non hanno trovato un posto per il 2025 in Cup Series, arriva anche la conferma dell’addio dello storico sponsor FedEx che ha accompagnato la #11 (soprattutto) di Hamlin dal 2005 fino ad oggi. E per la prossima stagione ci sono ancora tanti punti di domanda su altri possibili sconvolgimenti.
Bandiera verde e subito bandiera gialla: mentre Truex rimane al comando, in curva4 Gibbs finisce largo (toccato da nessuno, Reddick è vicino ma non così tanto nel 4-wide) e bacia il muro. Evidentemente qualcosa si rompe o si fora perché poco più avanti, all’inizio del secondo giro, all’approccio della dogleg la #54 scarta verso le barriere dove impatta violentemente. La stagione 2024 di Ty Gibbs si conclude in modo decisamente negativo con cinque piazzamenti consecutivi fuori dalla top30 con la ciliegina di questa 40esima e ultima posizione.
La classifica, chiaramente, è cambiata poco e alla ripartenza Truex si ripresenta al comando davanti a Logano, Chastain (che al via si era leggermente toccato con Joey), Elliott, Byron, Larson, Cindric, Bell, Reddick ed Hamlin con Blaney sempre 17°. La NASCAR intanto decide che Jeb Burton (ancora con la vettura fuori controllo) è entrato ai box a caution già esposta e quindi deve ripetere lo stop&go.
Si riparte con 51 dei 60 giri della prima stage ancora da disputare e stavolta la prima posizione cambia con Logano che dall’esterno aggira Truex andando al comando. Reddick scatta bene, emerge da un 4-wide con Hamlin, Larson e Cindric senza danni, recupera una posizione mentre Byron la perde a vantaggio di Bell e quindi la #45 vede la #24 col solo Larson in mezzo a loro. Ma la vera ripartenza top è quella di Blaney che guadagna quattro posizioni.
Ryan deve recuperare subito terreno e lo fa, passando una vettura alla volta. Anche Reddick fa il suo e supera Larson che viene infilato anche da Cindric, il suo problema però è che Byron non sta fermo e a sua volta scavalca sia Chastain che Elliott. Logano invece prova subito l’allungo, Truex tenta di seguirlo e così in pochi giri Bell accumula 2″ di ritardo. Blaney è in ottima forma e nei sei giri successivi alla ripartenza guadagna sette posizioni entrando in top10 ai danni di Hamlin che un paio di giri prima aveva rischiato in curva4 all’interno di Larson.
Joey ha guadagnato la prima posizione, ma dal muretto gli dicono subito di gestire la situazione, infatti la stage è corta, l’assetto non è ancora ottimale e il momento decisivo sicuramente sarà in seguito. L’unico suo obiettivo è evitare che Jeb Burton prenda il lucky dog in modo da avere un ingresso libero nello stallo in pit lane. Byron, invece, col ritiro di Gibbs ha già archiviato questo eventuale problema. Chi non gestisce è sicuramente è Blaney che scavalca anche Larson e poi pure Cindric. Chastain, forse anche per il contatto iniziale, sta scivolando indietro ed esce velocemente dalla top10 in cui rientra invece Hamlin.
A metà stage (giro 30/60) Logano (un po’ di sottosterzo e col primo giro di doppiaggi in vista) ha 1.3″ su Truex, 2.8″ su Bell, 4.4″ su Byron (lieve sovrasterzo), 4.8″ su Elliott, 6.0″ su Reddick, 6.6″ su un Blaney già lì, 7.9″ su Cindric, 8.4″ su Larson e 9.0″ su Hamlin.
Il traffico, ovviamente, permette a Truex di iniziare a recuperare qualcosa, ma non troppo. Nemmeno mescole diverse portate dalla Goodyear possono salvare la Next Gen a Phoenix e partono subito i rimpianti per quanto visto ad Homestead. La difficoltà nel doppiare la coda del gruppo è lampante quando Logano si arena su un Kraus che, malgrado sia ben fuori dalla top30, gira appena 4-5 decimi più lento di Joey e quindi non si riesce a fare la differenza netta. Ancor più difficile la questione più avanti dato che ci sono pochi sorpassi competitivi.
Da notare in questa fase c’è solo Hamlin che supera un Larson non al meglio (tanto sovrasterzo per lui), ma in molti sono curiosi di vedere cosa possa fare Blaney una volta raggiunto Reddick. La risposta è: ben poco, infatti anche la rimonta di Ryan si ferma qui a lungo, penalizzata da una #12 che nelle turbolenze fatica a girare sull’anteriore ed avere grip sul posteriore. Chi invece sta recuperando terreno è Busch (da 26° a 13°) ed il tandem Wallace-Suárez con Daniel entrato in top20 dopo una brutta qualifica oltre la 30esima posizione.
Che Logano sia bloccato nel traffico lo si nota non tanto da Truex che stalla a 0.6-0.7″ da Joey, bensì da Bell che torna sotto i 2″ di ritardo, poi Christopher prosegue nel recupero ed ai -15 ricompone un terzetto al comando. Ma anche qui, una volta successo questo, zero movimento. E allora si torna da Reddick e Blaney che si sfidano su traiettorie diverse, la #12 alla corda, la #45 leggermente più larga. Ancora più dietro Hamlin supera Cindric e in progressione infila anche Larson.
Il momento di svolta può essere ai -6 quando Truex sembra poter tentare un attacco che tuttavia Logano respinge senza drammi alcuni. Chi invece insiste è Blaney il cui affondo inizia ai -5 e, a forza di dai e dai, Ryan passa all’inizio dell’ultimo giro.
Joey Logano vince una tranquilla prima stage con 0.13″ su Truex, 0.6″ su Bell, 2.0″ su Byron, 2.7″ su Elliott, 3.8″ su Blaney, 4.2″ su Blaney, 6.5″ su Hamlin, 7.6″ su Larson e 8.1″ su Cindric; seguono Hocevar, Chastain, Busch, Buescher, Harrison Burton, Wallace, Suárez, Nemechek, Bowman e Jones, ben 32 le auto a pieni giri, Hemric lucky dog che lascia fra i doppiati i soli McDowell, Kraus, Grala, Yeley, Finchum (-2) e Jeb Burton (-3).
In arrivo c’è il primo giro di soste e la classifica viene rivoluzionata: dal nulla spunta fuori Elliott che balza al comando davanti a Bell, Byron (nuovo campione virtuale), Blaney, Logano (che paga più una indecisione sull’anteriore destra che lo stallo), Hamlin, Truex, Reddick, Larson e Buescher che entra in top10. Speeding per LaJoie, McDowell prova una wave around che poi salterà ben presto in assenza di incidenti.
Tutto è pronto per la ripartenza, è già arrivato anche il choose cone, quando arriva l’highlight di giornata a chiudere una stagione un po’ pazza: la pace car deve tornare in pit lane ma approccia l’ingresso ai box all’ultimo istante, anzi lo fa troppo tardi e centra i barili pieni di sabbia che proteggono la testa del muretto dopo aver pericolosamente tagliato la strada ad Elliott. E, dopo un incidente strano arrivato esattamente alle 4:20 PM ET, al giro 69 di gara viene sventolata la bandiera rossa per pulire la pista. Il commento di Denny Hamlin su quanto successo riassume tutto alla perfezione: “This is just so NASCAR.”
Dopo 5’47” di bandiera rossa si riparte immediatamente (la scelta del choose cone era già stata effettuata) con 114 giri da completare nella seconda stage e Bell fa capire a tutti la rabbia interiore che ha, aggira Elliott e va al comando. Non solo, va in fuga. Dietro Blaney sfrutta il bump di Logano in curva2 per mettersi dietro Byron, Hamlin supera Larson ed è settimo con Kyle che a sua volta scavalca Reddick. Hocevar completa la top10.
Si capiscono da subito due fatti, che Elliott non ne ha (e Blaney gli è incollato), ma soprattutto che la #45 non è migliorata, anzi se possibile è peggiorata ed un Hocevar già matematicamente rookie dell’anno da una settimana lo passa senza problemi dall’interno ai -105. Bastano pochi giri a far saltare la wave around di McDowell (e la #34 affonda pure con uno speeding), però la strategia azzardata di Michael serve a tutti a capire i limiti delle gomme: 86 giri di cui 17 di caution.
Nel frattempo l’azione è un po’ bloccata, i piloti si distanziano leggermente con Blaney che mette metri su Byron (sottosterzo al punto di corda) e si tiene vicino ad Elliott. Logano tiene nel mirino la #24, tuttavia Truex non è molto distante dal suo paraurti. Poi, invece, improvviso l’attacco di Blaney ai -80, accelerando meglio di curva4 e poi sorpasso all’esterno sulla #9 in curva2. E così Ryan si porta al secondo posto mettendo una vettura fra di sé e il primo avversario diretto per il titolo. Bell ovviamente ne approfitta ed ora ha 2″ di vantaggio sulla #12 mentre Elliott viene lasciato praticamente sul posto.
La stage è ancora lunga, è necessario fermarsi almeno una volta tuttavia ci si aspetta una sosta attorno ai -60. E invece Preece va ai box addirittura ai -75, Jones segue poco più tardi ma sono backmarker. Però le soste proseguono, prima Keselowski a -72, poi Suárez ai -71, Hamlin è il primo big con Gragson ed Haley ai -70. Ai -69 è la volta di Elliott, Byron e Logano (che chiede più rotazione alla vettura), Blaney (un po’ di sovrasterzo) deve coprire con Truex al passaggio successivo. Anche Bell si deve adeguare e si ferma ai -67. Speeding per Briscoe.
Mentre Joey ha rischiato grosso in pit lane nell’incrocio con Haley (poi penalizzato per una ruota fuori controllo), Blaney rimane leader virtuale del campionato ma dietro a Bell. Si è già quasi completato il giro di soste e in pista ci sono ancora degli audaci, Larson, Hocevar, Bowman, Stenhouse, Gilliland ed Hemric, al punto che la #20 tecnicamente è doppiata.
La nuova classifica virtuale vede invece Bell ancora in controllo, poi Blaney con meno di un secondo su Byron e oltre 3″ su un Elliott ancora impalpabile. La sosta di Logano non è stata esaltante come detto, ha mantenuto la posizione su Truex ma ha pagato l’undercut di Hamlin. Davanti intanto proseguono le soste con Hocevar che pitta ai -61 e Larson ai -60 (Reddick approfitta del loro overcut per sorpassarli) lasciando al comando Bowman seppur per un solo passaggio. Nel frattempo Bell supera Gilliland e Stenhouse e torna effettivamente in prima posizione.
Nello stesso momento, tuttavia, è cambiata la corsa perché l’aggiustamento di assetto richiesto da Logano sembra aver dato effetti immediati: Joey supera Hamlin all’interno, poi forza il ritmo per riprendere Elliott, lo raggiunge e lo passa in un amen ai -48 ed ora è a soli 2″ da Byron. Reddick invece è ancora in difficoltà e a Larson bastano gomme più fresche di nove giri per tornare davanti alla #45.
Le buone notizie dalla pista per Logano fanno da contraltare alle cattive che arrivano dai box: il jackman non si sente bene, probabilmente vittima del caldo inaspettato, e deve essere trasportato al centro medico. Entra in gioco così la sostituzione in stile calcistico. Il jackman di Cindric passa a fare i pit stop alla #22, al suo posto arriva il meccanico di Burton il quale a sua volta deve attingere, per fortuna, ad una crew di riserva dato che tutte le Ford iscritte sono ancora in pista. Non si sa se Joey ne sia a conoscenza, però in meno di dieci giri dimezza il ritardo da Byron girando anche due decimi al giro meglio di tutti.
Il long run sta intanto proseguendo ed i doppiaggi si fanno sempre più numerosi ed impegnativi. Ai -40 Bell ha poco più di 2″ su Blaney che ha perso di nuovo grip. Ma tutti guardano la #22 che arriva sulla #24 ma, a differenza di quanto visto poco prima, non riesce a passarla di slancio. Poco importa per Joey, il sorpasso arriva una manciata di giri più tardi all’interno di curva1 ai -32 dopo un giro appaiati. In questo momento Bell ha 1.4″ su Blaney e 4.4″ su Logano che immediatamente stacca anche l’altra vettura Hendrick. Nel frattempo si sono fermati anche Gilliland e Stenhouse, gli ultimi due audaci.
Man mano che passano i giri il trio di testa si ricompatta con Blaney il quale all’improvviso ai -23 piomba su Bell che non riesce a doppiare Ryan Preece ma che respinge il primo attacco dell’altro Ryan. In top10 la classifica vede altri movimenti: un Buescher in convincente progressione (era partito 24°) raggiunge la coppia Elliott-Hamlin ma poi può solo vedere il sorpasso di Denny su Chase ai -18. Poco male, al giro successivo riesce ad infilarsi pure lui. Elliott è in difficoltà ed ai -12 verrà aggirato anche da Larson.
Logano in questi giri probabilmente paga lo sforzo dei giri precedenti e quindi riesce a recuperare “solo” due dei quattro secondi di ritardo, anche perché finalmente ai -15 Bell è riuscito a mettere Preece fra sé e Blaney. Ovviamente la #41 non ostacola il doppiaggio da parte della Ford amica.
Ai -10 Bell sembra in grado di tenere a bada la coppia Penske, ma si trova da doppiare Briscoe e Burton. Blaney si fionda sul leader, lo attacca ai -8 all’esterno di curva3-4 e poi sempre dalla corsia più larga aggira Christopher dopo un giro di metodico avanzamento. Bell non molla, si riorganizza e prova il contrattacco all’interno ai -3, ma il pilota Penske resiste, addirittura probabilmente all’ultimo giro rischia un doppiaggio non necessario nel mezzo fra Briscoe e LaJoie verso curva3.
Blaney vince una seconda stage senza interruzioni davanti a Bell (+0.245″), Logano (+0.520″), Byron (+4.6″), Hamlin (+6.0″), Buescher (+6.3″), Larson (+7.8″), Elliott (+9.0″), Truex (+9.3″) e un Reddick in leggera ripresa se si parla di distacco (+10.6″); a pieni giri dopo la lunga fase di green i soli Wallace, Hocevar, Cindric, Suárez, Keselowski, Gragson, Bowman, Chastain e Burton a cui si unirà il lucky dog Preece per un totale di 20 auto a pieni giri.
La pit lane si riapre e ovviamente tutti ci vanno per un nuovo cambio gomme. Bell torna al comando davanti a Blaney (confermata mancanza di grip), Byron, Logano (tutto ok e che non chiede cambiamenti), Buescher, Larson, Elliott, Truex, Reddick ed Hamlin protagonista dell’ultima personale sosta lenta del 2024. Speeding per Jones mentre Dillon (non si sa perché), Gilliland e Stenhouse (qui si capisce invece il metodo) provano la wave around.
In assenza (piccolo spoiler) di overtime, iniziano ora gli ultimi 118 giri della stagione e Tyler Reddick fa la prima cosa giusta della giornata, una ripartenza aggressiva in cui va 4-wide all’esterno di Truex, Elliott e Buescher, in uscita di curva2 tocca la #17 che rischia grosso con la #9 (e dietro di loro Suárez deve frenare) e sale in top5. E, per la prima volta dal via, i Championship4 sono tutti in top5 seppur dietro a Bell.
Davanti a Reddick, nel secondo giro lanciato arriva l’attacco vincente di Logano su Byron alla dogleg e così Joey torna al terzo posto. Al giro 200 di 312 la nuova svolta con Joey che non si ferma, ci prova anche su Blaney e al passaggio successivo si infila tornando ad essere virtualmente campione. Ryan si apre subito via radio dicendo di avere sottosterzo e chattering e così il compagno di squadra allunga. Byron cerca di resistere (ma chiede più grip in accelerazione) mentre Reddick non sembra in grado di restare con loro.
Man mano che passano i giri il gap fra la coppia Penske (con Blaney che dà tutto per restare con Logano) e gli altri due avversari aumenta. La sensazione che la lotta per il titolo sarà in famiglia cresce sempre di più. E stavolta Bell non scappa, tenendo circa 1″ sulla #22. Dopo il passaggio dei -100 saltano subito le wave around e quindi il gruppo di testa si screma. Probabilmente Stenhouse e Preece vorrebbero andare più lunghi, ma entrambi baciano il muro in uscita di curva2 in incidenti separati e devono andare ai box.
Byron come detto si è staccato ma è comunque a circa 1.5″ da Blaney e ha degli sprazzi ancora che lo tengono in vita. Ben diversa è la questione per Reddick, già ad oltre 4″ dalla coppia Penske, che ai -94 viene superato da Larson per la quinta posizione, Elliott non ne approfitta subito e si accoda alla #45. Wallace, Buescher e Suárez completano la top10.
La situazione più critica in questo momento sembra quella di Blaney, Byron rimane pericoloso nei paraggi e il long run gli sta venendo incontro, tuttavia deve trovare un varco pulito e veloce all’interno del compagno di squadra Logano (che ha sovrasterzo in uscita di curva) per non perdere tempo prezioso e tornare in controllo della corsa.
Poi però le strategie arrivano ancora in anticipo rispetto al previsto. Su una stage da circa 120 giri ci si aspetta comunque una tattica su un’unica sosta. E invece ai -82 Keselowski è già in pit lane. A sorpresa i primi a seguire Brad, esattamente ai -76, sono il leader Bell e Logano il quale era appena stato scavalcato da Blaney.
Ryan copre al giro successivo insieme a Reddick il quale, lo si può dire, sbaglia tutto. Il suo muretto, infatti, in una delle pochissime chance che si possono presentare per smuovere una situazione difficile, invece si adegua alle mosse dei leader alzando una virtuale bandiera bianca.
Chi invece tira dritto, giustamente, è Byron protetto dai compagni di squadra Larson ed Elliott. Ai -70 praticamente tutti si sono fermati ai box tranne il trio Hendrick al punto che a questo giro la classifica recita Byron al comando con 4.4″ su Larson, 7.9″ su Elliott e tutti gli altri doppiati con Bell ancora davanti a Blaney, Logano, Reddick, Wallace, Buescher, Suárez e Truex mentre Hamlin è scivolato indietro.
Una caution in questo momento sarebbe esplosiva perché regalerebbe gomme fresche e track position a Byron. La sua strategia da buona sembra addirittura giusta perché, malgrado con pneumatici freschi Bell e gli altri girino 8-9 decimi più veloce della #24, recuperare i 30″ della sosta in meno che sulla carta farà William sembra difficile sul long run, specialmente nel traffico.
Ai -69 Bell e Blaney (con Ryan ora incollato a Christopher mentre si lamenta del traffico) riescono a sdoppiarsi, Logano lo fa al giro successivo. Poi però probabilmente Byron decide di non osare fino in fondo e ai -65 va lui ai box. Larson ed Elliott proseguono ed ai -62 arriva la caution che ribalta tutto: un freno di Zane Smith esplode e la #71 tira dritto in curva1.
A pieni giri ci sono pochissimi piloti e sono Larson, Elliott (+3.6″), Bell (+19.4″), Blaney (+19.7″), Logano (+20.5″), Reddick (+27.8″) e lo stesso Byron (+28.8″), ad essi si aggiungerà il lucky dog Wallace mentre tutti gli altri devono ricorrere alla wave around.
La caution è un colpo di fortuna per la coppia Penske che ora potrà riportare la strategia dalla sua parte infatti è scontato che tutti si fermeranno ai box tranne la #24 e le poche posizioni di differenza potranno essere colmate. Così avviene e dunque Byron torna al comando davanti a Larson, Elliott, Bell, Blaney, Logano, Reddick, Wallace e poi più indietro nella ripartenza ma ugualmente in top10 (per regolamento le wave around vanno in coda ai doppiati) Buescher e Suárez, 22 le auto a pieni giri con Busch primo dei doppiati ma – quindi – in quarta fila alla bandiera verde.
Davanti a tutti ci sono tre vetture di Hendrick e qualcuno scherza sul fatto che Larson ed Elliott possano stare affiancate fino al traguardo per proteggere Byron, ma ovviamente questo non succederà. Alla green mancano 54 giri alla bandiera a scacchi, ma virtualmente ne bastano un paio per decidere tutto.
Al choose cone Byron sceglie l’interno con Bell, Logano e Busch, Larson va esterno con Elliott, Blaney e Reddick. Bandiera verde e il tandem Bell-Logano salta la coppia Hendrick e si lancia all’inseguimento di Byron, Blaney invece riesce a passare solo Elliott rimanendo dietro a Larson.
Il primo giro si sta per concludere e in curva4 Bell attacca Byron, Logano osserva, accelera meglio e nella dogleg piazza l’affondo. Mentre la #24 e la #20 quasi bisticciano fra di loro, la #22 sfrutta lo short run favorevole per andare al comando. Byron riesce a superare pure lui Bell e cerca di rimanere incollato a Logano. Per Blaney, invece, c’è un grosso problema: è ancora dietro a Larson malgrado i diversi tentativi. Reddick invece è dietro ad Elliott ed ha dovuto pure ripassare Wallace. Chase tuttavia non ne ha e si toglie dalla scena sfilando dietro alla coppia 23XI.
L’occasione ghiotta per Blaney ci sarebbe ai -51 quando Bell si arrende all’evidenza che i Championship4 ora stanno dando il 101% e quindi sull’attacco di Larson viene sfilato sia da Kyle che da Ryan dopo essere stato messo nel mezzo del panino e quindi decide di alzare il piede. Tuttavia Blaney non riesce ad approfittare di questo momento e quindi Larson gli resiste ancora davanti.
Byron conferma subito che non ne ha, almeno in questa fase. Ai -48 Logano ha già 1″ di vantaggio. Blaney vede il compagno di squadra scappare via (2.5″ ai -45) e quindi insiste nell’attaccare un Larson che invece non vuole mollare e infatti dopo la gara dirà “Per tutta la settimana ci si è lamentati dei piloti che non danno il 100% come a Martinsville e quindi io ho deciso di dare il 100% anche oggi.” Ryan si fa vedere all’esterno, Kyle tiene alla corda. Ai -40 Logano ha 1.6″ su Byron che ha fermato l’emorragia, 2.6″ su Larson, 2.85″ su Blaney, 4.2″ su Bell e 4.4″ su Reddick.
A forza di dai il muro della #5 crolla, Blaney inizia l’attacco all’interno di curva1-2 ai -36 e completa la manovra al giro successivo resistendo all’incrocio. Il problema per lui è che ora il ritardo da Logano è di 3.3″ e quello da Byron è di 1.7″. Logano ha dalla sua lo short run, Blaney il long run, ma 54 giri sono pochi o tanti? Non lo si sa e qualcuno teme che di questo limbo ne possa approfittare Byron.
William, tuttavia, ai -33 commette un piccolo errore e scivola a 2.0″ dalla vetta con Blaney a 3.4″. Byron reagisce, anche perché deve farlo. La #12 inizia a girare 1-2 decimi al giro più veloce di lui, ma anche di Logano che inizia il giro finale di doppiaggi. Ai -30 Joey ha 1.9″ su William e 2.9″ su Ryan. Blaney non si ferma qui e ai -25 è a 2.1″ dal compagno di squadra ma ha praticamente raggiunto Byron. La sua stagione si decide ora, se passa di slancio William può riprendere anche Logano, altrimenti potrebbe essere finita.
La risposta per Ryan è positiva, arriva sotto ai -22, attacca subito, passa dopo un giro. Byron si arrende pure lui. Sul palcoscenico rimangono in due separati da 2.2″. Blaney non si ferma qua e ne ha ancora al punto che ai -15 il divario scende di poco sotto al secondo (0.953″). I doppiaggi per Logano proseguono e Joey decide di affrontarli da una corsia leggermente esterna, Blaney si tiene invece alla corda. Ma il suo recupero si fa più difficile e ai -10 è ancora a 0.766″.
La #12 ne ha ancora e si rifà sotto arrivando ai -7 a soli 0.164″, tuttavia non è un attacco, non ci sarà una vera mossa nelle ultime miglia. Blaney attacca sempre deciso la dogleg, Logano non si scompone e traccia ogni giro uguale a quello precedente sulla traiettoria più morbida e senza eccessi. Ai -4 Ryan rimbalza leggermente e torna a 0.390″, qui però Joey decide di coprire lui alla corda mentre Blaney cerca più accelerazione con le gomme che, come ammetterà, hanno dato quasi tutto. Ryan ricuce leggermente ai -2 (0.231″) ma non di più e quindi Joey inizia l’ultimo giro con 0.263″ di margine da difendere.
Qui Logano cambia tattica e sorprendentemente è lui a tagliare la dogleg, in curva1 non sbaglia e quindi ha ancora un paio di lunghezze di margine. Blaney cerca una traiettoria ancora più larga per lanciarsi in uscita, ma la reattività nel cambio di direzione non è quella desiderata. Il margine non si riduce e quindi lo spazio per un ultimo disperato attacco non c’è, nemmeno affondando in frenata.
Quanto passa fra la gioia e la sconfitta più amara perché arrivata per mano di un compagno di squadra? 0.330″ per essere precisi. Logano batte di così tanto (o meglio, così poco) Blaney e dunque torna campione della NASCAR Cup Series a due anni di distanza dall’ultima volta e sei dalla prima. E quindi Joey è un tre volte campione entrando in una ristretta élite di nomi da Hall of Fame. Scatenando la sua gioia ma anche la rabbia finale dei tifosi che non lo ritengono degno di questo trofeo. Ma Logano, ancora una volta, sorride, fa i burnout (36esima vittoria in carriera) e si lascia scivolare via tutto.
Per dovere di cronaca, dietro alla coppia Penske che si conferma imbattuta con la Next Gen (Logano-Blaney-Logano) chiudono un Byron che ci ha provato ma non ne aveva (+5.1″), Larson (+7.1″), Bell (+9.7″), un Reddick mai in corsa (+11.0″), Wallace (+11.3″), Elliott (+11.8″), Buescher (+15.5″) e Suárez (+21.531″) che beffa ed esclude dalla top10 Hamlin (+21.5″); a pieni giri anche Gragson, Cindric, Bowman, Keselowski, Harrison Burton, Truex, Hocevar e Chastain.
Come si era già detto, chi vince festeggia e chi perde spiega. I piloti rendono onore al nuovo campione, i tifosi inondano i social cercando di delegittimare la vittoria di Logano il quale si difende subito in conferenza stampa dicendo che lui e il suo team hanno solo sfruttato al meglio il format presentato a tutti fin dall’inizio della stagione e praticamente invariato (stage e playoff point a parte) dal 2014 ad oggi. Qualora venisse presentato un format diverso, allora adatterebbero la loro strategia generale a questo nuovo tipo di competizione. Ora dunque la palla passa alla NASCAR, ascoltare le critiche della minoranza rumorosa oppure andare avanti sulla propria idea insieme alla maggioranza silenziosa. Sarà un inverno difficile per la NASCAR, non solo su questo fronte.
Il campione
Joey Logano nasce a Middletown, Connecticut il 24 maggio 1990; il papà Tom è di origini italiane. All’età di sei anni comincia con le midget in Connecticut e il giovane Joey comincia a vincere fin da subito, ma le leggi statali impediscono di passare ad auto più potenti in età così precoce. Così a 14 anni la famiglia si trasferisce in Georgia dove prosegue a vincere e conquistare record di precocità.
A 15 anni viene notato da Mark Martin, allora pilota del team Roush, che già allora dichiara: “Senza dubbio sarà uno dei più grandi di sempre della Nascar” e Randy LaJoie, due volte campione della Xfinity Series gli regala il primo soprannome: “sliced bread”, come nel proverbio americano “the greatest thing since sliced bread”.
Nel 2007 una nuova regola della NASCAR permette ai piloti di correre nelle serie minori dall’età di 16 anni e quindi Joey salta subito sul carro. Il Joe Gibbs Racing lo sceglie per disputare la K&N (ora ARCA Menards) Series. Alla prima gara nella West Series è già in victory lane proprio a Phoenix, ma il campionato su cui punta è la East Series. A fine anno i successi sono cinque e il campionato è suo.
Joey brucia le tappe e salta la Truck Series: il 4 maggio debutta nella ARCA Series a Rockingham e vince, il 31 maggio è il turno della Xfinity Series a Dover all’età di 18 anni e 7 giorni. Alla prima gara è sesto, due settimane più tardi in Kentucky – terza gara – ha già vinto.
Dopo aver disputato l’intera seconda parte della stagione con il Joe Gibbs Racing in Xfinity Series, i piani però saltano. Tony Stewart ha annunciato che lascia la squadra per fondare un suo team in collaborazione con Gene Haas. E il pilota prescelto per sostituirlo sulla Toyota #20 è proprio Logano. Dopo un veloce rodaggio part time a fine 2008, come è lecito aspettarsi il debutto è difficile (43° e ultimo alla Daytona500 per un incidente), ma in New Hampshire il 28 giugno vince a sorpresa una gara interrotta dalla pioggia; a 19 anni e 35 giorni è tutt’oggi il vincitore più giovane nei quasi 75 anni di storia della Cup Series.
Vincere non è semplice, ripetersi è ancora più complicato. Prima della seconda vittoria, a Pocono battendo il suo mentore Mark Martin con un bump&run, passano quasi tre anni e il successo arriva quando ormai i rapporti col team sono incrinati. In quattro stagioni con il JGR il miglior risultato è un 16° posto finale e così al suo posto per il 2013 viene scelto Matt Kenseth. La sua carriera sembra in un vicolo cieco, ma per sua fortuna al Team Penske si libera un sedile a causa della positività all’antidoping di AJ Allmendinger e così sia Roger, sia Brad Keselowski, decidono di credere in Joey.
La prima vittoria con il team Penske arriva in Michigan in estate e con essa la prima qualificazione ai playoff. Il 2014 è la stagione della vera esplosione: cinque vittorie e l’accesso alla prima edizione dei Championship 4 di Homestead, dove chiaramente è l’outsider, ma viene escluso dalla lotta finale solo per un’ultima sosta disastrosa. Il 2015 è la stagione migliore per Logano: vince la Daytona500 e altre cinque gare, comprese tre consecutive nei playoff. Purtroppo la sua corsa verso il titolo viene interrotta dalla faida con Matt Kenseth, uno dei tanti piloti con cui si è scontrato per il suo stile di guida molto duro, che lo spedisce a muro a Martinsville.
Il 2016 regala a Logano un’altra qualificazione per Miami; ancora una volta non è il favorito, ma anche in questa occasione resta im lizza fino alla fine, nonostante l’incidente con Edwards, e termina la stagione da vicecampione. Sembra tutto pronto per vincere il titolo, ma il 2017 è invece l’anno più complicato. Vince sì a Richmond, ma la vettura è irregolare e da lì inizia una spirale negativa che lo esclude addirittura dai playoff.
Nel 2018 il rimbalzo da record (mai nessuno era passato dal 17° posto al trionfo in due stagioni consecutive). Vince a Talladega in una gara che lo incorona come nuovo re degli superspeedway, poi dopo una stagione consistente il picco di forma arriva proprio nei playoff. Con il successo di Martinsville si conquista per la terza volta il gran finale di Homestead, finalmente coronato dal successo più prestigioso, il titolo della Cup Series.
L’annata da campione in carica è povera di soddisfazioni, appena due successi a Las Vegas e in Michigan (due fra le sue piste preferite). I playoff non lo vedono mai ai piani alti ed i punti persi nel corso della stagione si sentono al Round of 8 quando, malgrado un ottavo posto a Martinsville, un quarto in Texas e un nono a Phoenix, viene eliminato. Chiude il 2019 comunque da quinto in classifica, migliore di coloro che non si qualificano per Miami.
La regola dell’alternanza vede un’altra conferma nel 2020, anche se la stagione non sembra positiva. Nelle prime quattro corse arrivano ben due vittorie, ovviamente a Las Vegas e a Phoenix. Poi arriva la pandemia e per settimane Joey rimane in vetta alla griglia playoff, ma dalla ripresa del campionato in poi non arrivano più successi. Si arriva così ai playoff dove però Logano sbanca subito il Round of 8. Se nel 2018 era stato necessario il bump&run su Truex all’ultima curva di Martinsville, ora in Kansas serve una difesa prolungata su Harvick che sulla carta ha una vettura più veloce.
Alla prima edizione del Championship 4 a Phoenix arriva però il più grande rimpianto della carriera recente di Logano (almeno fino al traguardo di oggi): Joey è in testa alla gara dopo l’ultima sosta e sulla carta ha pure una vettura veloce, tuttavia arriva una vibrazione non identificata che gli impedisce di guidare al meglio. Negli ultimi giri viene sorpassato da Elliott e Keselowski e chiude amaramente al terzo posto in generale.
Anno dispari, altre delusioni per Joey, anche se non si lascia scappare l’appuntamento con la storia. Logano non è uno specialista dei dirt track, ha sempre corso su asfalto, eppure nella prima gara sullo sterrato negli ultimi 50 anni di Cup Series vince a Bristol staccando in primavera un altro biglietto per i playoff. Biglietto che praticamente non viene usato. D’inerzia arriva come sempre al Round of 8 (mai eliminato prima di questa fase), ma poi manca lo spunto. Eliminato e ottavo a fine anno.
Nel 2022 arriva lo stesso rimbalzo del 2018 in una stagione tipicamente da Logano. Joey inizia forte con inaugurando il LA Coliseum nel Busch Clash, poi prosegue con la prima vittoria a Darlington con un bump&run (eccessivo) su Byron, vince pure al debutto della Cup Series a Gateway, poi sbanca ancora una volta il Round of 8 battendo nel finale di Las Vegas un combattivo Ross Chastain. Arriva a Phoenix con due settimane di anticipo e ancora una volta lo fa valere. Stavolta fila tutto liscio e Logano, come raccontato, diventa campione per la seconda volta. Il cerchio del 2022 si è chiuso nel segno della #22.
Il 2023 di Logano inizia col piede giusto, anche se con l’amaro in bocca dato che nella Daytona500 è secondo alle spalle di Stenhouse. La prima vittoria stagionale arriva però poco più tardi ad Atlanta in una gara che spezza una delle maledizioni (o Teoremi) di Logano, quello di vincere solo con la livrea Shell-Pennzoil. La stagione prosegue su buoni livelli, anche se arrivano o top5, o risultati fuori dalla top10. Ne paga il rendimento in termini di playoff point e quindi al momento del taglio Joey è costretto a rincorrere. Nella rincorsa succede l’incidente sfortunato: a Bristol è vittima innocente della carambola iniziale e quindi Logano è eliminato immediatamente al Round of 16. La #22 chiuderà al 12° posto in classifica generale senza altri acuti. L’unica altra gioia è il ritorno one off nella Truck Series dove vince sullo sterrato di Bristol con ThorSport Racing.
Per qualcuno Joey è in flessione e l’inizio del 2024 lo conferma. Frenato anche da una nuova Mustang non ancora al meglio, le prime quattro gare sono un disastro e Joey deve recuperare in classifica dal fondo della top30 fino ad assestarsi ad un 15° posto che gli varrebbe una stirata qualificazione ai playoff. La vittoria nella All-Star Race è il primo passo nella svolta, poi arriva il miracolo di Nashville dove riesce a sfruttare ogni goccia di benzina per vincere al quinto overtime in una gara storica.
Con i playoff al sicuro, Logano prosegue però sulla stessa falsariga delle tappe precedenti se si escludono gli superspeedway (alla fine finirà ko in tutte e quattro le gare di Daytona e Talladega quando poteva giocarsela) e Richmond quando era in testa all’ultima curva prima di essere eliminato da Austin Dillon. Si arriva così ai playoff ed in pochissimi scommettono su Joey che, tuttavia, immediatamente piazza la zampata, sempre ad Atlanta passando subito il turno.
Il Round of 12 sarebbe altrettanto in tasca fino a pochi giri dalla fine di Talladega quando arriva the biggest one e Joey invece di una top5 ottiene un 33° posto. Si va al Roval con Joey ad inseguire e, malgrado una gara tutta all’attacco chiusa ottavo, viene eliminato. Per un paio di ore, poi Bowman viene squalificato perché trovato sottopeso e la #22 viene praticamente ripescata.
Sembra un segnale del destino è le stelle quasi si allineano: sette giorni la qualificazione al Round of 8 come in un nuovo overtime, Logano vince a Las Vegas per la quarta volta in carriera la tappa di apertura della “semifinale” e vola per la sesta volta al gran finale, sempre negli anni pari. A Phoenix Logano non ci arriva da favorito eppure tutti lo temono. Forse è questo il potere che rende certi piloti dei campioni. Alcuni di essi, da domenica scorsa, tre volte campioni.
I risultati odierni
La classifica della “NASCAR Cup Series Championship Race”
La classifica generale
La classifica finale della NASCAR Cup Series 2024
Le altre categorie
Cup Series: Penske domina ancora a Phoenix, Logano è campione della Cup Series per la terza volta!
Truck Series: Majeski domina a Phoenix ed è il campione del 2024!
I prossimi appuntamenti
La stagione 2024 della NASCAR è ufficialmente finita, anche se ci sono ancora due appuntamenti per le stock car. Domenica prossima, 17 novembre, la NASCAR Brasil inaugurerà l’ovale di Curvelo con una gara fuori campionato; l’appuntamento sarà in diretta come sempre su Parc Fermé con il commento del nostro Francesco Gritti. Il 21 dicembre, invece, ci sarà una gara esibizione della ARCA West Series sull’ovale di Irwindale nella triste giornata che segnerà la chiusura della pista californiana.
La NASCAR tornerà per la stagione 2025 fra meno di tre mesi. L’appuntamento inaugurale è previsto per domenica 2 febbraio per il Busch Clash che si disputerà sullo storico Bowman Gray Stadium di Winston-Salem.
Immagine: Media NASCAR
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