Bubba Wallace vince la Brickyard 400 presented by PPG ad Indianapolis. Il pilota di 23XI torna al successo dopo 100 gare
La vittoria della Brickyard 400 presented by PPG all’Indianapolis Motor Speedway da parte di Bubba Wallace ha dell’incredibile. Certo, il pilota Toyota è stato velocissimo per tutto il weekend, però in pochi si sarebbero aspettati un suo ritorno in victory lane dopo ben 100 gare di assenza. Il pilota della #23 si è portato a casa un successo importantissimo, non solo perché gli permetterà (al 99%) di partecipare ai playoff, ma anche (e soprattutto) perché è arrivato dopo una performance perfetta, in cui il nativo dell’Alabama non ha commesso alcun errore.
La ventiduesima gara di NASCAR Cup Series, la Brickyard 400 presented by PPG all’Indianapolis Motor Speedway, rappresenta uno degli appuntamenti più importanti della stagione. La corsa sull’ovale per antonomasia, difatti, oltre ad essere una “Crown Jewel Race”, è anche quella in cui si tiene la finale della NASCAR In-Season Challenge.
La storia di questo tracciato è davvero lunga e ricca di eventi molto importanti. Basti pensare che il termine speedway (presente anche nel nome completo dell’autodromo, Indianapolis Motor Speedway) sembra sia nato proprio con la creazione dell’ovale più famoso sul territorio americano nel lontano 1909. Il layout in questione, dalla lunghezza di 2.5 miglia (o 4,023 km), non hai mai subito modifiche dalla sua costruzione. Difatti, i cambiamenti principali apportati sulla variante più veloce dell’autodromo hanno riguardato principalmente la sua superficie, la pit lane e le misure di sicurezza, senza intaccare l’anima vera e propria del circuito, che presenta un banking contenuto e 4 curve ben separate fra loro.
La Brickyard 400 presented by PPG è una Crown Jewel race nonostante sia apparsa per la prima volta nel calendario della NASCAR Cup Series solo nel 1994. Da allora, la corsa si è tenuta sull’ovale più famoso del mondo fino al 2020 prima di tornare nel 2024. La lunghezza, fissata a 400 miglia, corrispondenti a 160 giri, è rimasta inalterata fin dalla prima edizione dell’evento.
Sono 39 gli iscritti alla Brickyard, ben 2 in più rispetto a quelli presenti settimana scorsa a Dover. Beard Motorsports e Live Fast Motorsports portano in pista la propria Chevrolet schierando, rispettivamente, Jesse Love e Katherine Legge. Garage 66, su Ford, partecipa alla corsa con Josh Bilicki. NY Racing Team, invece, diserta la trasferta nell’Indiana.
A Indianapolis si tiene anche la finale della NASCAR In-Season Challenge, in cui si scontrano Ty Dillon e Ty Gibbs. Chi fra i due arriverà davanti a fine gara si aggiudicherà il premio di questo nuovo torneo, che ammonta a un milione di dollari.
La qualifica, come è consuetudine, è composta da un giro secco svolto da ogni vettura a pista libera. Chase Briscoe, pilota della Toyota #19 di Joe Gibbs Racing, si dimostra per l’ennesima volta devastante nello “really short run”, dato che conquista la pole position (dopo Daytona e Charlotte anche a Indianapolis) grazie ad un ottimo 49.136″.
La sessione principale del sabato viene dominata dal marchio giapponese: il secondo classificato, difatti, è un altro degli alfieri su Camry, ossia Bubba Wallace, in forza a 23XI Racing, più lento del poleman di appena 13 millesimi. I due contendenti alla vittoria della NASCAR In-Season Challenge, Gibbs e Ty Dillon, partiranno, rispettivamente, dalla quinta e dalla ventiseiesima posizione. Hamlin avrebbe potuto “rubare” la pole position a Briscoe, ma finisce a muro in curva 2 nel corso del suo tentativo.
La gara
Briscoe sfrutta i benefici della corsia interna e, dopo essere stato autore di un ottimo stacco di frizione, si impone fin dai primi metri su Wallace. Il poleman allunga sugli avversari fino alla prima caution, che verrà esposta poche miglia dopo l’inizio della corsa.
Al giro 18, difatti, la pace car entra in pista a seguito di un tamponamento di McDowell ai danni di Chastain in curva 3, che spedisce “Watermelon Man” contro le barriere. La Chevrolet del nativo della Florida subisce gravi danni e, di conseguenza, si deve ritirare. Tutti quanti, ad eccezione di Cindric, Logano e Berry, decidono di sfruttare la caution per svolgere la prima sosta di giornata.
La ripartenza è nel segno di Cindric. Il pilota della Ford #2, scattato dalla linea interna, riesce ad imporsi senza problemi sul compagno Logano che lo segue a ruota. McDowell rientra in pit lane al giro 26 a causa di una foratura della gomma posteriore sinistra.
I piloti Penske e Wood Brothers svolgono la loro prima sosta di giornata con grande ritardo rispetto agli avversari. Logano, Cindric e Berry si fermano dai meccanici, rispettivamente, al giro 42, 43 e 44. Jones, al passaggio numero 47, anticipa il secondo pit stop.
Chase Briscoe, nel frattempo tornato in testa alla corsa, vince lo stage 1 a Indianapolis. Wallace, Byron, Reddick, Buescher, Busch, Hocevar, Larson, Austin Dillon e Allmendinger completano la top 10. Molti piloti sfruttano il momento favorevole per svolgere la seconda sosta di giornata. Solo Preece, Bowman, Haley, Cindric, Berry, Logano e Berry decidono di restare fuori dalla pit lane. Gragson fa tappa nei box per poco più di un quarto d’ora. Bilicki lucky dog.
Preece, interno, dice la sua fin dall’inizio del secondo stage. Il pilota di RFK sfrutta la linea di riferimento per guadagnare immediatamente la testa della corsa ai danni di Bowman, che si accoda all’ingresso di curva 2.
Nelle retrovie, però, avviene un incidente in grado di causare danni a diverse vetture in rettilineo. Ad avere la peggio sono Stenhouse Jr. e Austin Dillon, che subiscono danni di una certa importanza. Il pilota di RCR si deve ritirare, mentre quello di Hyak rientra in pista dopo oltre un’ora riparazioni. A subire altri danni, senza tuttavia essere costretti ad una sosta immediata, sono fra gli altri Busch, Allmendinger, Suarez e soprattutto Ty Dillon.
Al giro 65 Preece si ferma ai pit, lasciando la testa della corsa a Bowman, il quale svolgerà la sua seconda sosta dopo appena 5 miglia assieme a Haley. Durante questo periodo si assiste anche al ritiro di Ware per problemi al motore.
Bowman cede con la sua sosta la testa della gara a Cindric che la manterrà fino alla seconda metà della fase centrale di gara, aperta al giro 78 dal turbolento pit stop di Custer. L’aggettivo è dovuto alla foratura della gomma posteriore destra capitata al ragazzo di Haas in uscita dalla pit lane.
Nonostante perduri il regime di bandiera verde, alcuni tra i piloti più in vista decidono di montare un set di gomme nuove: si tratta di Byron (giro 79), Larson (80), Hocevar (81), Berry e Elliott (82). La strategia scelta dai conducenti appena citati, però, non si rivelerà vincente.
Al giro 84 la foratura della gomma posteriore destra (avvenuta sulla linea del traguardo) costringe Cindric a perdere moltissimo tempo. Nei passaggi successivi il pubblico ammira i pit stop di Logano, Buescher, Gibbs (85), Hamlin (86), Wallace, salito al primo posto dopo il problema del pilota Penske, e Jones (89).
Dopo il rientro in pista del portacolori Legacy, una ruota mal fissata distrugge completamente il castello di carte che si è creato nel corso del secondo stage. Già, perché il terzo stint di Jones termina alla terza curva del giro 90, in cui il cerchione anteriore destro si stacca dalla Toyota del nativo del Michigan, che che urta le barriere ad alta velocità. La corsa di Erik, nonostante vari tentativi di riparazione, termina con largo anticipo. I piloti che non si sono fermati in precedenza, guidati da Briscoe, tornato leader della gara, sfruttano la neutralizzazione per fare visita ai meccanici. Lucky dog per Gilliland, che si accoda al gruppo.
Blaney prende le redini del gruppo alla ripartenza. Il campione 2023, che ha scelto di partire sulla linea interna, brucia Keselowski senza porsi timori reverenziali. Il veterano, oltretutto, viene sfilato in curva 2 anche da Byron, Larson e Hamlin a seguito dell’utilizzo di una traiettoria non ottimale.
Ryan Blaney, pilota della Ford #12 del Team Penske, allunga sulla concorrenza e vince lo stage 2. Larson, Hamlin, Byron, Keselowski, Bowman, Hocevar, Logano, Buescher e Wallace completano la top 10. La caution posta prima della parte finale della gara permette a diversi piloti, tra cui Blaney (fermatosi a pit lane chiusa poiché a secco), Bowman, Gibbs e Keselowski di svolgere il pit stop. L’incubo di Cindric, doppiato a seguito della foratura trattata in precedenza, termina grazie al lucky dog.
L’inizio del terzo stage è sulla falsariga degli altri due, dato che non ci sono grossi scontri per le posizioni di vertice. Hamlin, esterno, nonostante abbia uno stacco di frizione leggermente migliore di Larson, interno, non ha la possibilità di imporsi sul campione 2021, il quale prende saldamente la leadership della corsa già in curva 2.
Le posizioni restano pressoché stabili fino alla serie di soste, inaugurata da Berry al giro 117. Il pilota di Wood Brothers sarà seguito un passaggio più tardi da Logano, due da Byron e Briscoe e tre da Wallace e Buescher. Gibbs svolge il suo pit stop durante il passaggio numero 121.
La maggior parte dei piloti, tra cui Hamlin, Larson, Hocevar e Bowman, svolge la quarta sosta di giornata nel corso del giro 122. Nemechek prende così la testa della gara, anche se la cederà solo 2 miglia e mezzo più tardi a Haley. Oltre al figlio d’arte, anche Smith ed Elliott si fermano sulla propria piazzola durante la centoventitreesima tornata.
La serie di soste prosegue con un secondo atto durante il giro 135, in cui si assiste alla foratura della gomma posteriore destra di Logano, in quel momento leader virtuale della corsa, all’imbocco di curva 3. L’alfiere Penske rientra in pit lane immediatamente, perdendo meno secondi del previsto sugli avversari, poi però la #22 si ammutolisce ripartendo dallo stallo e così Joey perde due giri.
Haley e Keselowski fanno visita ai meccanici durante il giro 138, nel corso del quale lasciano la testa della corsa a Blaney. La leadership del campione 2023, però, dura appena 6 passaggi, dato che nel corso della tornata numero 144 sia lui che Custer decidono di passare dalla pit lane.
Wallace sfrutta la fine della serie di soste (completata solo al giro 146 da Legge) per tornare fisicamente in prima posizione. Contemporaneamente, la corsa di Bilicki termina nei box a causa di un problema elettrico.
Wallace mantiene salda la leadership fino al giro 155, in cui le sue speranze sembrano sgretolarsi. Già, perché, a causa dell’arrivo di una leggera pioggia in curva 1, la direzione gara decide di chiamare in pista la pace car per la quinta volta ad appena 5 giri dalla bandiera a scacchi. Dato l’aumento dell’intensità delle precipitazioni, le vetture sono invitate dai marshal a recarsi in pit lane per spegnere i motori. Bandiera rossa a soli 3 passaggi dalla fine.
I piloti riaccendono le loro auto dopo 18 minuti di pausa. Durante la caution che precede l’overtime tutti i piloti doppiati, oltre che Reddick, Nemechek, Elliott, Gibbs e Cindric, decidono di passare dai meccanici per compiere una sosta addizionale. Legge si accoda al gruppo al termine del periodo trascorso in regime di bandiera gialla.
Il restart premia Wallace, interno, in grado di tenere testa a un Larson pronto a tutto per conquistare la seconda vittoria stagionale in campionato. Il nativo dell’Alabama, difatti, ha superato il californiano in curva 2 nonostante quest’ultimo lo abbia messo in seria difficoltà nella percorrenza della prima piega.
Le bandiere gialle tornano a sventolare poco dopo a causa di un grave incidente sul backstretch. Bell spinge in modo troppo aggressivo Smith, la cui vettura vira ad alta velocità contro le barriere esterne. La Ford, dopo essere tornata al centro della linea di asfalto, si sposta di nuovo verso l’esterno, in cui viene colpita da Reddick. Il contatto tra la Mustang e la Camry spinge verso l’interno la #38, che tocca in curva 3 anche Logano e Love.
Questo incidente causa il ritiro di Smith, Reddick e Logano. Durante la caution si assiste alla sosta supplementare di Bowman, van Gisbergen, Briscoe e Gibbs e al ritorno a pieni giri di Custer, rimasto in attardato a causa di una foratura, avvenuta a circa metà gara.
Wallace ingrana la marcia giusta nel secondo overtime, nel quale il nativo dell’Alabama si impone su Larson, partito sulla linea esterna, grazie ad uno stacco di frizione perfetto, che gli permette, oltretutto, di tagliare il traguardo in solitaria.
Bubba Wallace, pilota della Toyota #23 di 23XI Racing, vince la Brickyard 400 presented by PPG all’Indianapolis Motor Speedway. Larson, Hamlin, Preece, Keselowski, Gilliland, Blaney, Bell, Bowman e Hocevar completano la top 10. Ty Gibbs, ventunesimo, batte Ty Dillon, ventottesimo, e si porta a casa la prima NASCAR In-Season Challenge della storia.

Bubba Wallace, nato a Mobile, Alabama, 31 anni fa, è tornato alla vittoria dopo ben 100 gare di digiuno. Il pilota Toyota, giunto alla terza affermazione personale nella classe regina, si è sbloccato, e, da questo momento, sarà difficile per tutti tenergli testa, anche se, chiaramente, non è uno dei principali candidati al titolo.
I risultati odierni
La classifica della “Brickyard 400 presented by PPG”
La classifica generale
Così in campionato a 4 gare dalla fine della regular season della NASCAR Cup Series 2025
Tutti i partecipanti al campionato che hanno vinto due o più gare, ossia Bell, Larson, Hamlin e van Gisbergen, hanno già conquistato l’accesso matematico ai playoff. I quattro alfieri appena citati avanzeranno alla lotta titolo assieme ad almeno 8 tra i piloti con una singola affermazione personale, che sono Byron, Berry, Cindric, Logano, Chastain, Blaney, Briscoe, Elliott e Wallace.
Le altre categorie
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I prossimi appuntamenti
Il weekend a Indianapolis è giunto al termine. La ventitreesima gara di NASCAR Cup Series, la Iowa Corn 350 powered by Ethanol all’Iowa Speedway, si terrà domenica 3 agosto. La classe regina delle stock car verrà affiancata nel corso del weekend da NASCAR Xfinity Series, ARCA Menards Series e ARCA Menards Series East.
Immagine: Media NASCAR
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