Al termine di una folle notte ricca di incidenti, Harrison Burton batte Kyle Busch (ancora beffato) all’overtime e si qualifica ai playoff pur essendo 34° in classifica generale
Che sarebbe stata una notte particolare lo si era capito fin dalla prima sosta con la vettura di Suárez a fuoco al termine di una dinamica incredibile, ma nelle ore successive si è andato ben oltre l’immaginabile. O il temuto. È stata una Daytona ricca di incidenti come di consueto quando in palio c’è uno degli ultimi posti ai playoff, ma un flip e mezzo forse sono troppi, anche alla luce di quanto successo appena pochi giorni fa.
Alla fine della selezione brutale si sono presentati all’overtime due tandem, uno composto da Kyle Busch e Christopher Bell, l’altro da Harrison Burton ed il quasi debuttante Parker Retzlaff. Pronostico già scritto? E invece no, perché i giovani hanno battuto gli esperti consegnando alla storia una delle vittorie più sorprendenti, quella del già licenziato Harrison Burton che ha messo comunque tutto il suo impegno per regalare al Wood Brothers Racing la storica 100esima vittoria della sua storia.
La gara
La NASCAR arriva a Daytona non per l’ultima bensì per la penultima gara della regular season a differenza di quanto successo nelle ultime stagioni, tuttavia il clima è ancora più teso. Il flip di Corey LaJoie in Michigan appena cinque giorni fa ha destato preoccupazione fra molti ed il rapido intervento della NASCAR che per questa gara ha introdotto sul lunotto la pinna anche sul lato destro, garantita dalle prove in galleria del vento, sembra calmare le acque. E invece sarà un buco nell’acqua.
Ma la settimana è ricca di notizie come la sconfitta nel primo grado di appello di Austin Dillon e Richard Childress sul caso Richmond (lunedì 26 ci sarà l’ultimo grado dopo l’ulteriore ricorso del team) che lascia immutata la classifica generale almeno fino a quando da NASCAR arriva la penalità a sorpresa.
Denny Hamlin ed il suo team si vedono penalizzati di 75 punti e 10 playoff point a causa di un clamoroso errore del TRD, il motorista Toyota che cura i propulsori per tutti i team del costruttore giapponese. Cosa è successo in breve: TRD ha ricevuto in queste settimane dal JGR il motore usato dalla #11 nella vittoria a Bristol, ha rotto i sigilli, smontato e rimontato l’unità dopo la revisione. Il problema è che questa unità, come da regolamento, doveva essere utilizzata per (almeno) un’altra gara della stagione prima che questa operazione potesse essere effettuata. E, ancor più grave a livello regolamentare, prima che la NASCAR potesse fare i controlli tecnici sul motore stesso.
Dunque la penalità comminata al team #11 è notevole in quanto non si è potuta verificare la regolarità del motore utilizzato a Bristol e quindi, oltre alle penalità citate e ad una multa da 100’000$ che tecnicamente va al crew chief, la vittoria di Bristol non è più sfruttabile per i playoff ma Denny (a differenza di Dillon) può sfruttare altri due successi per stare tranquillo.
Chi può stare tranquillo è invece Shane van Gisbergen che nel 2025 sarà a tempo pieno sulla terza vettura di Trackhouse, che ha quindi acquistato uno dei charter di Stewart-Haas Racing, la quale avrà il #88. Meno tranquillo, al momento, invece Zane Smith dato che lui e Trackhouse dopo nemmeno un anno hanno rescisso consensualmente il contratto che li legava più per mancanza di spazio che di risultati. Zane è uno dei candidati per i sedili di Front Row Motorsports.
Venerdì è giornata di qualifiche senza prove libere come da regolamento e la Cup Series riesce ad evitare pioggia e fulmini. Chi va come un fulmine è il gruppo delle Ford come nelle ultime occasioni sugli superspeedway ed è loro la prima, seconda e terza fila. A proposito di prima fila, storico risultato del Front Row Motorsports che monopolizza la front row per la prima volta, con pole di McDowell e seconda posizione di Gilliland; i due nel primo round addirittura avevano ottenuto il miglior tempo alla pari al millesimo. A seguire Logano, Preece, Berry, Briscoe, Byron, Cindric, Larson ed Elliott mentre la migliore delle Toyota è Truex, 17°. 40 le vetture in griglia con le auto Open di Hill (#33), Gase (#44), Retzlaff (#62) e McLeod (#78).
Detto che ai controlli tecnici gli unici problemi sono per Gilliland (espulsione del car chief), la gara può iniziare senza auto che devono partire dal fondo, nemmeno un Erik Jones mandato nuovamente in pista in condizioni di assetto pietose dal Legacy MC dopo Atlanta, fatto che denota una crisi crescente all’interno del team.
Alla bandiera verde della 400 miglia più tesa dell’anno McDowell e Gilliland non riescono a mettere in pratica il consueto gioco di squadra perché Logano spinge forte il poleman mentre Todd cerca il recupero. Si va avanti così 2-wide per un paio di giri fino a quando Austin Dillon dalla coda apre il primo 3-wide. Gran parte dei 35 giri della prima stage saranno affrontati in fila per tre.
A saltare su questa corsia sono poi Keselowski e soprattutto Cindric che rimonta, ma non riesce a completare l’opera. A rompere lo stallo al quinto giro ci pensa Logano che con una spinta su McDowell manda la #34 davanti e così Michael può finalmente riunirsi a Gilliland senza rischiare. La tregua per McDowell dura pochi secondi, poi deve coprire tre corsie comandate appunto da Gilliland, Logano e Cindric. Joey approfitta di questa fase per spostarsi a sinistra e, con l’aiuto di Berry, affiancare il leader.
La #22 mette il muso al comando ma stranamente Joey appare lento nei blocchi, forse il leggero carico aerodinamico in più dovuto alla pinna suppletiva lo influenza e così, per tutta la prima parte di corsa, Logano quando si sposta sembra in leggero ritardo. La prima occasione è quando non riesce a chiudere proprio su Berry che lo affianca mentre Keselowski dalla corsia esterna riesce persino a mettersi davanti a lui.
Inizia un po’ di rimescolamento generale nelle prime posizioni, ad esempio emerge Byron che ci prova, ma viene passato dal tandem Logano-Keselowski mentre Berry si è spostato all’esterno, poi di nuovo interno e Brad decide di non coprire. Lo fa invece poco più tardi sulla coppia McDowell-Cindric a destra mentre a sinistra ci sono Logano e Gilliland. A forza di coprire corsie ne emerge un’altra, quella composta da Berry e Byron.
In questa fase molto combattuta alla fine l’occasione per andare al comando ce l’ha Logano, ma ancora una volta il blocco su Berry appare lento e così la #22 si perde per un attimo al centro mentre Josh ha offerto il fianco a McDowell e Byron; Gase dopo 15 giri è l’unico ad aver perso la scia in un gruppo più sfilacciato in coda.
In questa fase avviene la prima transizione: Logano ritrova il bandolo della matassa con le altre Ford, emerge Blaney, Berry e Byron si spostano dalla corsia di sinistra a quella centrale e quindi la fila di sinistra implode con Larson che perde terreno. Avanza anche Buescher che sospinge proprio Byron mentre Joey torna al comando seguito dalla coppia Front Row. Ma il piccolo vantaggio in poco ritorna 3-wide con #22, #4 e #38 affiancate; lo spostamento di Berry permette a Blaney di unirsi dopo 18 giri al compagno di squadra.
È sfida fra le coppie FRM-Penske, tuttavia emergono anche Keselowski e Berry. Il rimescolamento è continuo e alla fine ai -10, mentre Gilliland sembra in controllo al comando, Logano e Blaney all’interno sembrano perdere terreno in corrispondenza del doppiaggio di Gase ai -9. Nasce così un piccolo allungo di Todd, McDowell, Keselowski e Cindric, tuttavia a riprenderli ci pensano Berry e Byron, Brad è costretto a chiudere mentre Austin decide di fare il salto della cavallina e in attacchi successivi passa la #34 e la #38 ma facendo perdere velocità al gruppo.
E chi emerge così? Logano che trova i buchi giusti e si mette con Berry a recuperare, poi quando Josh copre Keselowski, lui resiste e va davanti. I successivi blocchi di Josh su Buescher, non perfetti, sembrano consegnare la stage a Joey che mantiene una lunghezza sulla coppia Blaney-Keselowski, tuttavia all’ultimo giro proprio Berry e Buescher trovano la quadra nell’alleanza e così dall’esterno aggirano tutti.
Berry vince una avvincente prima stage davanti a Logano, Buescher, Cindric, Blaney, Gilliland, Keselowski e McDowell; le prime otto auto sono tutte Ford, prima volta che un costruttore monopolizza così tanto una stage. Punti anche per Byron e Larson. Lucky dog per Gase e quindi tutti tornano a pieni giri.
Alla fine di un prolungato (chi si ferma subito, chi dopo per rabboccare) giro di soste è Logano a tornare al comando su Buescher, Cindric, Berry, Larson, Chastain, Wallace, Keselowski, Gilliland e McDowell, ma nel frattempo è avvenuto il primo colpo di scena.
Suárez lascia la pit lane con un piccolo principio d’incendio di quelli comuni, ma torna ai box con il retrotreno avvolto dalle fiamme per qualcosa di quasi mai visto in NASCAR.
Solo dal replay “rubato” alla telecamera di servizio di Trackhouse si capisce la clamorosa dinamica: in una sosta un po’ disturbata dall’auto davanti, Daniel fatica a ripartire con un piccolo principio di incendio dopo il rabbocco, dietro di lui Hamlin fa lo stesso avanzando e poi dovendosi fermare viste le vetture davanti, ma incredibilmente gli scarichi incandescenti della #11 innescano un ritorno di fiamma che passa alla #99 (la quale probabilmente aveva anche altri problemi al sistema di rifornimento) e da qui l’incendio si propaga fino a causare un prematuro ritiro per il messicano.
Dopo la pulizia della pit lane si passa ad una seconda stage da 54 giri netti in cui pittare sarà praticamente obbligatorio, ma comunque un po’ di fuel saving al comando sarà inevitabile. Logano sospinto da Cindric e Berry rimane al comando, tuttavia Buescher al suo fianco non molla. Stavolta la differenza è in coda con un gruppo che appare fin da subito più sfilacciato. Al comando invece la tregua dura poco con Wallace che apre il 3-wide all’interno e inizia a recuperare per quello che pare il primo vero attacco alla corazzata Ford. Bubba mette il muso davanti e poi anche tutta la vettura davanti alla #22 mentre Buescher al centro ha un attimo di esitazione che fa perdere anche un possibile collegamento fra Blaney ed i compagni di squadra alla sua destra.
Dopo un attimo di rallentamento vista l’assenza della #23, l’interno prosegue il recupero stavolta con Briscoe favorito anche dalla lotta fra Wallace ed un rimontante Buescher. Il gruppo si ricompatta perché d’inerzia i tempi si alzano con un fuel saving diventato imperante e con nessuno che in pratica vuole andare davanti. Briscoe e la corsia interna si perdono completamente mentre davanti rimane Wallace a coprire le corsie di Buescher e Logano.
Questa relativa calma viene rotta ai -36 quando LaJoie lancia di nuovo una terza corsia, Chastain chiude così come davanti a tutti il trenino composto da Wallace, Buescher e Keselowski. Larson rimane un po’ perso nel centro. Ed è proprio da questa situazione che si innesca al giro successivo il primo big one.
In uscita di curva2 ci sono un po’ di sbandamenti e contatti, ma la spinta che innesca l’incidente è quella di LaJoie (e in molti punteranno di nuovo il dito contro di lui) su Gragson, Noah poi si tocca con Haley e la #10 si intraversa centrando per primo Chastain (ed è un gran colpo in ottica playoff) ma poi nel mucchio finiscono anche Preece, Hamlin, Elliott (tutti ritirati), Truex, Bowman, Byron, Larson (dunque tutto il team Hendrick), Jones, Reddick, Hemric, Blaney, Dillon, Bell e Nemechek per 17 auto coinvolte, chi più chi meno, sulle 40 totali.
Dopo la lunga pulizia della pista ed un giro di soste, si riparte ai -29 con Buescher al comando su Keselowski, Logano, Wallace, Berry, Cindric, Gilliland, McDowell, Burton e Blaney; 31 le auto a pieni giri, Bowman e Chastain a -1, Truex a -2, LaJoie nel garage per riparazioni, tornerà in pista con una manovra scriteriata “alla Lepage” con 10 giri di ritardo.
Come all’inizio della gara Logano cerca di rompere il gioco di squadra, solo che stavolta è quello di RFK. Alla fine ha meglio la corsia di Buescher e Keselowski, arrendendosi, si infila dietro fra la #22 e la #23. Il gruppo intanto appare dimezzato e in cerca di nuovi equilibri anche se i piloti finiti ko non si erano affacciati fino a quel momento nelle prime posizioni. E, come conseguenza di questo, arriva la tradizionale fila indiana lungo il muro.
Ma ancora una volta la calma dura pochi minuti se non secondi: Wallace si sfila, salta Buescher e si rilancia coprendo un attacco di Gilliland, Busch e McDowell. Cambia corsia anche Logano che, insieme a Cindric, va 3-wide con Wallace e le altre Ford che lasciano sul posto la #8. E magicamente, malgrado fosse stato coinvolto marginalmente nel big one, Logano e Cindric trovano Blaney per un momentaneo trenino Penske.
L’equilibrio non regge, dal nulla spunta fuori un altro che era nella lista degli incidentati, ovvero Kyle Larson alla caccia della prima top5 in carriera a Daytona. La #5 viene sospinta al comando da Gilliland, Busch e McDowell. L’interno si perde, Cindric viene toccato e salva la vettura dell’apron e così Logano rimane da solo mentre Wallace trova in Reddick (vedasi capitolo Blaney e Larson) finalmente l’alleato di cui aveva bisogno. Tuttavia arriva un’altra caution.
Succedono tre fatti in contemporanea: Jones fora l’anteriore destra, Truex la posteriore sinistra ma entrambi erano rimasti coinvolti nel big one e quindi avevano già danni precedenti. Chi non ne aveva era invece Shane van Gisbergen il cui motore esplode in maniera spettacolare e scenografica. Bowman è il lucky dog.
Dopo un’altra lunga pulizia della pista c’è un giro di rabbocchi che viene declinato da Logano, Larson, Blaney, Keselowski, Reddick, Buescher, Byron, Wallace, Retzlaff, Bell, Gibbs e McLeod mentre Gilliland (13°) è il primo ad uscire dai box. Si va ad uno sprint di sette giri in cui la sorpresa è che la coppia Penske fatica ad avviarsi e così il trio Larson-Keselowski-Buescher avanza.
L’esterno è un po’ scomposto, ma è tutto pianificato: Reddick sta tenendo alzato il piede per favorire l’inserimento davanti a lui di Wallace e da qui nasce invece un attacco Toyota 3-wide all’esterno con la coppia 23XI, Bell e Gibbs. Questo sembra la fine della possibile rimonta di Logano e invece a rimbalzare sono proprio le Toyota ai -2. Keselowski nel frattempo, dopo aver spinto Larson, cambia corsia e si mette davanti a Joey il quale all’ultimo giro salta di slancio Brad difendendosi poi nel 3-wide sulla linea.
Dopo il sorpasso subito nella prima stage, stavolta Logano è dalla parte giusta della manovra e vince il secondo traguardo intermedio precedendo Keselowski, Blaney, Larson, Gilliland, Haley, Busch, Byron, Buescher e Wallace; Chastain torna a pieni giri lasciando solo Truex a -2.
Al break sosta generale con qualcuno che ovviamente ha un pit stop più veloce degli altri e quindi McDowell passa al comando seguito da Busch, Berry, Haley, Burton, Smith, Cindric, Briscoe, Nemechek e Dillon; stupisce la sosta all’ultimo per rabboccare di Keselowski mentre Gilliland si prende una penalità potenzialmente deleteria.
La bandiera verde viene sventolata ai -60 e McDowell nei primi metri mantiene il comando, poi deve tenere a bada un Berry che arriva di rincorsa. I due vanno in tandem all’esterno e così all’interno avanza un Haley che a Daytona d’estate ci ha già vinto. Nell’oscillare fra le due corsie la coppia #34-#4 però si spezza perché proprio Haley riesce ad infilarsi in mezzo a loro.
Il tandem diventa trio che si sposta all’esterno lasciando al vento Cindric prima, poi quando Austin trova pure lui il varco dietro a Berry è la volta di Briscoe che però viene fatto saltare. Un nuovo attacco guidato da Nemechek e Larson obbliga le Ford a scendere lasciando Logano nel mezzo. JHN recupera fino al livello di Berry, poi stalla sfavorito anche da una corsia interna che perde vetture. La sensazione è che si stia passando alla fila indiana dato che sia Nemechek e Larson riescono ad infilarsi davanti a Busch, ma poi Berry, Cindric e Logano rilanciano la corsia interna ai -45.
In fretta la situazione si riequilibra fra le due corse, Berry avanza ed Haley, coprendolo, viene sospinto al comando dopo una serie di incroci pericolosi in cui Justin e Josh vanno esterni, lasciando Cindric alla loro sinistra tranne per occasionali blocchi di cui approfitta McDowell momentaneamente per mettersi in scia al leader prima di cedere di nuovo il testimone a Berry.
Siamo ai -35 e la finestra per l’ultima sosta è aperta anche se gli indizi portano ad un pit stop generale attorno ai -20. E così si cerca nuovamente la fila indiana per un attimo di respiro e anche lasciare la vittima sacrificale Haley al comando a consumare più benzina. Ma, ancora una volta, il copione viene stracciato e, mentre Truex torna ai box con l’ennesimo problema, a rilanciare la corsia interna a sorpresa è Cody Ware seguito da Bell e Wallace. L’attacco viene respinto e poi rilanciato in ordine diverso da Bell, Wallace, Hemric e Ware e stavolta la manovra sembra funzionare.
Ai -25 la #20 arriva al livello di Nemechek e quindi Haley e Berry devono chiudere la porta lasciando al vento JHN che, sulla spinta di Larson, avanza. E, per non farsi mancare nulla, Cindric, McDowell e Logano lanciano il 3-wide che viene coperto da Busch. L’equilibrio è precario e ovviamente arriva la caution ai -21. Incredibilmente non è un big one perché dalla testa Nemechek si tocca con Haley dopo un bump di Larson, si scompone e finisce in testacoda verso l’interno senza coinvolgere altre vetture. Busch viene dato al comando mentre Truex recupera uno dei quattro giri persi.
Ovviamente questo apre la pit lane a tutti per l’ultima sosta generale in cui c’è un mix di zero, due e quattro gomme fresche e anche qualche contatto, Cindric balza al comando seguito da Keselowski, Larson, McDowell, Busch, Logano, Blaney, Berry, Briscoe e Wallace.
Bandiera verde ai -16 e altro colpo di scena: Keselowski scatta meglio dall’interno, troppo meglio e infatti viene penalizzato per ripartenza anticipata lasciando così appaiati Cindric e McDowell. Haley ai -12 riapre la terza corsia che si riempie in fretta prima con Bowman e poi con Berry che si mettono davanti alla #51. Il nervosismo aumenta e ovviamente arriva l’incidente, un altro big one.
Tutto nasce in curva4 ai -9 quando Cindric e Larson rischiano grosso lungo il muro, ma nonostante questo Austin ritrova velocità sfruttando anche la scia di McDowell che si mette davanti a lui. La #2 prosegue nella spinta fino a curva1, probabilmente fin troppo dato che la #34 perde il controllo. McDowell taglia la pista al gruppo travolgendo tutti, primo fra tutti un Logano sul quale si ribalta ma non del tutto in maniera quasi miracolosa, quasi come si fosse anche incastrato in bilico sul muso della #22. Nel mucchio finiscono anche chi più chi meno Larson, Wallace, Bowman, Reddick, Haley, Byron, Blaney, Busch, Bell, Stenhouse, Buescher e Hill. I ritirati di questo incidente sono tanti: Stenhouse, Haley, Logano, McDowell, Blaney, Reddick e Byron per un altro scossone alla griglia playoff dato che Chastain ne esce indenne.
La ripartenza arriva ai -3 con una nuova classifica che vede Cindric e Berry al comando, ma le Ford alleate sono finite ko e quindi devono difendersi da Busch, Byron, Burton, Bell, Gilliland, Dillon, Hill e Jones. Alla bandiera verde Busch spinge Cindric al meglio ed i due avanzano, ma Berry di rincorsa torna sotto. Le due file appaiate arrivano fino a curva2 dei -2, poi l’innesco di un altro botto.
Busch sbanda leggermente in uscita di curva, si allarga e innesca un flipper in due fasi di cui la vittima principale è Berry che prima finisce sul tetto (e quindi la pinna aggiuntiva è servita a ben poco) e poi ancora a testa in giù impatta violentemente a muro col muso per una dinamica difficilmente prevedibile e per questo preoccupante ma, durante la breve bandiera rossa che ne consegue, Josh esce indenne dalla vettura. L’incidente però ha avuto altri coinvolti e finiscono nel mucchio anche Cindric, Zane Smith, Gilliland, Jones, Ware, Hocevar e nuovamente Byron.
Mentre qualcuno insinua via radio che Busch, nuovo leader, si sia fatto largo di forza nel gruppo per prendere la prima posizione, si cerca di ricostruire la classifica dietro alla #8 in vista dell’overtime. E i nomi che vengono su sono sorprendenti. Secondo è un Burton che è indenne, poi Bell, Retzlaff alla seconda gara in carriera, Cody Ware in top5, Nemechek, Keselowski risalito dopo la penalità, Gibbs, Hemric ed Hocevar con 21 auto a pieni giri.
Dopo il cono il pronostico sembra scontato: gli esperti Busch e Bell all’interno mentre i giovani Burton e Retzlaff sono all’esterno. Inoltre durante la bandiera gialla sui canali radio della #62 c’è un’atmosfera febbrile perché in fondo Retzlaff corre con un team affiliato tecnicamente con il RCR ed ora c’è il rischio che tolga un successo preziosissimo a Kyle Busch. Via radio addirittura dicono a Parker di non spingere troppo Burton. Poi però arriva la bandiera verde.
Il primo giro e mezzo va secondo pronostico e Busch avanza inesorabilmente, tutto sembra in discesa per Rowdy. Poi? E poi invece arriva incredibilmente il tandem Burton-Retzlaff che rimonta a velocità doppia, malgrado il tentativo di 3-wide di Nemechek, approfittando dell’indecisione di Bell in curva2 all’ultimo giro che pensa di uscire e saltare davanti alla #21 e poi invece rimane dietro alla #8.
Il sorpasso di Burton è netto e appena può scende su Busch fra curva3 e curva4, da lì in poi è una serie di blocchi a sinistra e destra, su uno di questi c’è anche un contatto che fa andare la #21 sulla linea gialla e per questo mette l’arrivo sotto investigazione, ma alla fine tutto viene confermato. C’è pure un piccolo incidente sul traguardo dietro ai leader, ma Harrison Burton si difende al meglio da Kyle Busch e completa il ribaltone inaspettato.
A poche settimane dal licenziamento in vista del 2025 a favore di Josh Berry, Harrison Burton conquista la prima vittoria in carriera in NASCAR Cup Series probabilmente all’ultima occasione utile per farlo. Lo fa da 34° in classifica generale, fatto mai successo nella storia dei playoff e questo apre scenari temuti da molti che erano in bilico. Inoltre è la storica 100esima vittoria per il Wood Brothers Racing. E in cabina di commento per la NBC c’è Jeff Burton al quale Leigh Diffey dedica alla bandiera a scacchi un “Jeff, your little boy has done it!” che sa tanto del “Dale&Dale show” del 1993 con i Jarrett impegnati negli stessi ruoli.
Quella di Burton è una vittoria sorprendente ma non a sorpresa visto che sugli superspeedway si è comportato sempre bene, ma nessuno si aspettava lui, specialmente con questo overtime sulla carta. Busch è ancora secondo e beffato a precedere Bell, un incredibile Cody Ware (miglior risultato di sempre per il team di famiglia), Gibbs, Wallace, un monumentale e indipendente da pressioni Retzlaff, Keselowski, Hemric e Buescher; a pieni giri anche Hocevar, Chastain, Smith, Briscoe, Nemechek, Bowman, Jones, Cindric, McLeod e Gase, tutti gli altri staccati o ritirati.
E adesso si va a Darlington con ancora tre posti da assegnare ai playoff ed un solco di 21 punti fra Buescher virtualmente qualificato e Wallace primo degli esclusi come Chastain a -27. Relativamente più tranquilli Truex (+58) e Gibbs (+39), ma anche la Southern 500 può regalare sorprese.
I risultati odierni
La classifica della “Coke Zero Sugar 400”
La classifica generale
Così in campionato a 1 gara dalla fine della regular season della NASCAR Cup Series 2024
I prossimi appuntamenti
Il weekend NASCAR non è finito: a Milwaukee, infatti, oggi doppio appuntamento alle 19:00 con la ARCA Series e poi alle 22:00 con la Truck Series che apre così i suoi playoff; in questa corsa a partire dalla pole position sarà Ty Majeski. La Cup Series tornerà nella notte fra domenica e lunedì prossimi con la Southern 500 di Darlington, tappa di chiusura della regular season e che deciderà gli ultimi qualificati ai playoff.
Immagine: Media NASCAR
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