NASCAR | Cup Series: Hamlin vince una gara assurda a Bristol!

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Tempo di lettura: 36 minuti
di Gabriele Dri @NascarLiveITA
19 Marzo 2024 - 22:00
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A Bristol gli pneumatici vengono triturati dopo poche decine di giri. L’esperienza viene fuori e in un finale tiratissimo Hamlin emerge come vincitore


La NASCAR in questo inizio di campionato non ha vie di mezzo. Dopo il big one di Daytona e la volata di Atlanta, a Phoenix era arrivata una gara praticamente senza degrado delle gomme, il tutto al contrario delle intenzioni da parte della Goodyear. In molti, oltre a più cavalli, avevano chiesto pneumatici dal consumo più deciso. E a Bristol tutti sono stati accontentati. Fin troppo, dati che si è andati in una situazione d’emergenza come solo una volta nella storia recente della Cup Series, a Indianapolis nel 2008. Motivi diversi (oggi ancora ignoti), dinamiche simili.

A salvare questa gara a Bristol, anziché renderla uno smacco per la Goodyear come allora, e renderla una delle più emozionanti della storia recente il fatto che non sono state necessarie competition caution ripetute ma ci hanno pensato i piloti a regolarsi da soli e chi ha voluto osare troppo ha fatto la fine di Icaro con gli pneumatici sulle tele. In condizioni inaspettate ed emergenziali è ovvio che emerga l’esperienza dei piloti e infatti nella top3 solo ultra 40enni con Denny Hamlin a battere la resistenza di Truex e, un po’ più distante, Keselowski.

La gara

Si arriva a Bristol ancora sull’onda lunga di Phoenix e delle discussioni che ne sono conseguite al termine di una corsa dal degrado delle gomme praticamente nullo (Buescher secondo al traguardo tenendo lo stesso set per l’ultimo terzo di gara senza alcuna conseguenza notevole sulla prestazione) e un tema che è tornato prepotentemente alla carica, ovvero quello di avere più cavalli, almeno sugli short track per ridare il pallino del gioco in mano ai piloti. Piloti che in larga maggioranza si sono detti favorevoli a questo mentre a frenare, come sempre, la NASCAR che adduce – anche giustamente – alcuni ostacoli su questo eventuale percorso.

Si arriva così a Bristol per un weekend da cerchio rosso sul calendario, infatti dopo tre anni si è abbandonato l’esperimento sterrato (i piloti condividono il ritorno alla tradizione, per il sottoscritto invece era una corsa interessante, anche se forse sarebbe stato meglio disputare una dirt race su un vero dirt track) per il ritorno sul cemento. L’esaltazione generale però deve anche fare i conti con il perché fu fatto quell’esperimento: nel 2019 (l’ultima edizione “normale”) addirittura in primavera a Bristol si vendettero i biglietti dei soli rettilinei mentre le tribune delle curve rimasero desolatamente vuote. L’affluenza del 2024 è sì più numerosa, ma nulla di esaltante, nulla che faccia dire con convinzione che il ritorno al cemento sia valso davvero la pena se non per il risparmio economico nell’organizzazione.

Bristol dovrebbe rappresentare una tregua nelle discussioni su Phoenix, infatti pur essendo uno short track il banking elevato fa sì che per regolamento il pacchetto aerodinamico portato sia quello da pista intermedia, quindi torna il diffusore completo e torna lo spoiler da 2″. Le gomme sono le stesse dello scorso autunno e l’unica differenza riguarda l’additivo posto nella corsia più interna delle curve per dare una chance anche a questa parte di traiettoria su una pista che ormai ha come linea ideale quella alta. Addio famigerato (e poco amato) PJ1, benvenuta resina (stesso concetto, diversa composizione chimica e nome commerciale) che su altre piste ha riscosso un po’ più di successo. Sono particolari da tenere in conto per il weekend.

In pista ci sono solo Truck e Cup Series e quindi il programma è compresso in soli due giorni. La top class scende in pista per libere e qualifiche subito il programma analogo dei pick up. E inizia così il rodeo, tutto inaspettato. Il gruppo A scorre via abbastanza regolare con Blaney al comando in 15.028″, poi cambia tutto. Pochi istanti del Gruppo B e al secondo giro lanciato Gibbs perde la vettura e tocca il muro; per lui convergenza da rifare ma niente muletto al punto che disputerà anche la fase finale di libere e le qualifiche seppur con un’auto non al meglio.

Ma non è l’unico ad accusare una marea di sovrasterzo, le vetture scodano dappertutto su una resina che si scalda e garantisce al momento poco grip. Burton è il migliore del secondo gruppo, ma il suo 15.324″ vale solo il 13° posto in classifica.

Poi si va dritti in qualifica e i piloti del Gruppo A sono sfavoriti perché si trovano una pista completamente diversa da inizio sessione. E l’inquadratura sulla pista a metà sessione fa già capire moltissimo del sabato e anche della domenica: l’esterno di curva4 è praticamente ricoperto da uno strato di polvere, ma non è terra avanzata dal 2023, bensì marbles, trucioli di gomma che si staccano dalle gomme.

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A spanne la regola nel motorsport è una: più fine è il marble, peggio è. E il fatto che si veda solo polvere è un pessimo segno, infatti così i pezzi di battistrada si accumulano all’esterno, non rimangono in traiettoria e non favoriscono la gommatura della pista, anzi diventano uno strato scivoloso per chi mettesse le ruote fuori dalla corsia ideale e una garanzia di contatto col muro. Inoltre, la pista (in questo caso il cemento), non gommandosi non fa calare il degrado delle gomme che rimane elevato, quindi si producono ancora più marbles e il circolo vizioso rischia di diventare incontrollabile. Ma solo in pochi si accorgono del potenziale disastro.

Intanto Bristol dal Tennessee si sposta in Texas talmente rodeo c’è nel mezzo miglio: Blaney è ancora il più veloce del gruppo A (15.134″, gli basta un giro solo) e passa al secondo round con Wallace, McDowell, Logano e Byron. Traditi da pista e assetto invece Suárez, Allmendinger, Haley, Buescher e Chastain che devono alzare il piede. Scene simili nel Gruppo B dove Hamlin e Briscoe staccano lo stesso miglior tempo (15.165″) davanti a Larson, Elliott ed un Berry che ha bisogno di risultati positivi, mentre di traverso finiscono Keselowski e Hocevar che abortiscono la qualifica dopo un giro.

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Il secondo round vede il completamento del sabato perfetto di Blaney che conquista la pole position davanti a Berry (che sfrutta il suo amore per gli short track), Hamlin, Logano, Elliott, Briscoe, McDowell, Byron, Wallace e Larson con Kyle ultima vittima del sovrasterzo al limite della perdita di controllo.

Domenica, giornata primaverile non troppo calda (fatto che non aiuta la pista), nessuno che deve partire dal fondo, in sintesi sembra l’ambiente perfetto per disputare 500 giri a Bristol. Nessuno si immagina cosa sta per accadere. Qualcuno nella serata del sabato, analizzando i dati, ha avvisato NASCAR e Goodyear dei potenziali rischi, tuttavia sembra la classica situazione in cui anche il più pessimista degli addetti ai lavori dipinge una situazione più rosea di quella che si presenterà.

Alla bandiera verde Blaney sceglie l’esterno e il primo giro è suo, tuttavia in curva3 perde subito il controllo della vettura e nel riprenderla quasi travolge Logano che deve allargarsi. Questo crea una chance doppia per lo Stewart-Haas Racing, con Berry che prima affianca e poi passa la #12; sarà solo il primo di una serie da record di lead change. Anche Briscoe ne approfitta infilando Logano che da qui in poi entrerà in una delle sue crisi sempre più ricorrenti, ma non una sorpresa sugli short track.

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Questo intoppo manda in fuga la coppia Berry-Blaney che gira in 15.7-15.8″ contro il 16.0-16.1″ dei primi inseguitori; sembrano dati inutili, ma torneranno buoni per comprendere le dinamiche della corsa. Mentre Logano trascina involontariamente giù in classifica anche Byron, chi perde dopo l’abbrivio iniziale è Briscoe che viene superato da Hamlin, Elliott e Wallace. Denny è scatenato e, una volta al terzo posto, colma in un paio di minuti il ritardo di 2″ accumulato e al giro 21 è già al comando.

Nel gruppo iniziano i contatti, Chastain-LaJoie scorre senza intoppi, meno quello successivo che avviene nel corso del giro 23, momento in cui è d’obbligo notare come Hamlin giri già in 16.7″ e gli altri, tranne Elliott e pochi altri, di poco più lenti ma in pochi si sono accorti di quanto sta succedendo.

Ben più evidente è la bandiera gialla, la prima della giornata: come detto Logano nella sua caduta in basso (ormai fuori dalla top15) si era trascinato con sé anche Byron. In curva1 Bell attacca Joey che all’esterno ha William, la #20 tocca la #22 che a sua volta si appoggia contro la #24. Byron scoda, tocca il muro in curva2 e perde velocità. Logano non riesce a rallentare abbastanza e nel bump fa sbandare ancora Byron contro Bell alla sua sinistra mentre di rincorsa dietro alla Toyota è arrivato anche Kyle Busch, Christopher attacca di nuovo interno e apre il varco nel 3-wide in cui si infila proprio Rowdy il cui tocco manda Byron di nuovo contro il muro. Per la #24 convergenza ko ed una caution ufficialmente per detriti perché ha strappato via il vinile dal muro. Byron esce così subito dalla contesa, perderà sei giri ai box che al traguardo diventeranno otto per un 35° posto finale.

Si pensa che qualcuno possa approfittare per una sosta ai box per tentare qualche azzardo strategico, in fondo sono passati appena 25 giri di gara, ovvero un ventesimo di corsa quando a disposizione ci sono 10 set di gomme, nove nuovi e uno ereditato dalle qualifiche. E invece tutti vanno ai box, tutti tranne Reddick. La prima penalità del giorno è per Jones (interferenza della pit crew), Berry cambia solo due gomme come Wallace, Elliott, Truex e McDowell e tutti questi escono davanti ad Hamlin che scende così al settimo posto.

Si riparte con 95 giri da disputare nella prima stage (125 quelli totali) e fino a curva3 sembra tutto regolare con Reddick che rimane al comando senza apparenti problemi. Poi in curva4 la #45 si pianta all’improvviso, come se non avesse trazione, Tyler fa la fine di Ricardo Zonta, Wallace lo affianca all’esterno, Berry all’interno e lì perde il controllo all’improvviso, McDowell lo agevola nel testacoda e si innesca un altro incidente. Le prime auto passano regolari, la confusione è in coda dove Carson Hocevar punta tutto all’interno ma lì trova i marbles e la #77 frena come se fosse sul ghiaccio centrando sulla anteriore sinistra la vettura di Reddick che nella piroetta si era solo appoggiata al muretto interno. Nel parapiglia finiscono ammaccati anche Zane Smith (altro inizio di gara difficile), LaJoie, Hemric ed Allmendinger, in maniera ancora minore Grala, Gilliland, Stenhouse, Logano e Cindric. Quindi in pratica ad avere i danni maggiori sono tutto lo Spire Motorsport e tutto il Kaulig Racing.

Dopo qualche sosta in pratica solo per gli incidentati si riparte con 87 giri da disputare e Wallace rimane al comando difendendosi da Berry, dietro di loro però in top5 è tornato già Hamlin che prima supera Elliott e poi McDowell portandosi dietro anche Blaney. Berry però è scatenato in questa prima fase e al giro 41 torna al comando.

Che il vento sia cambiato lo si nota dai tempi, i leader girano in 16.5″ circa, almeno mezzo secondo più lenti di inizio gara e questo non è analogo a quanto successo il giorno precedente, i piloti stanno alzando il ritmo dopo pochi giri sotto green perché in molti sono stati avvisati dai box sullo stato, tutt’altro che positivo, degli pneumatici usati nel primo set, soprattutto la anteriore destra.

Il gruppo così si mantiene compatto e chi osa tenere alto il ritmo guadagna in fretta posizioni dall’esterno. È quasi un reshuffle da superspeedway e invece siamo a Bristol, sull’ovale più piccolo della Cup Series. Mentre Berry rimbalza e precipita in dietro, Wallace torna al comando al giro 48, ma al 53 Hamlin è di nuovo primo e a seguirlo sono Blaney ed Elliott. Siamo ai -70 e si vedono i primi 17.x” sul live timing. La top10 è un via vai di piloti, ne escono Berry e McDowell, ne entra Kyle Busch fino a questo momento protagonista, con Dillon, di un altro weekend nero per il RCR.

Blaney ci prova nel passare Hamlin, la manovra non va a buon fine e ne approfitta Elliott che di slancio al giro 61 passa lui al comando. Siamo a metà prima stage e non solo i rimescolamenti sono in stile Talladega, è proprio tutto il gruppo che viaggia compatto al punto che la top20 è raccolta in 2.4″ e l’ultimo a pieni giri (uno Suárez in difficoltà per tutta la gara) è 33° ma a 4.9″. Mai viste scene del genere a Bristol in pieno stint.

L’esempio perfetto di quanto al comando si cerca di controllare il ritmo appena presa la prima posizione (alla fine Blaney ci riesce al giro 65) è la rimonta furiosa di Rowdy che un paio di minuti dopo essere entrato in top10 al giro 69 è già al comando. Il rimescolamento prosegue, Hamlin esce dalla top5, Keselowski ne entra.

All’improvviso però il caos: Burton fora e va ai box, Gragson lo imita pochi secondi più tardi, poi uno Zane Smith già con la vettura danneggiata in precedenza vede la anteriore destra cedere del tutto. Non esplode, si sfalda completamente e il battistrada devasta il passaruota. Per Smith la gara complicata si chiuderà con un altro ritiro poco prima del giro 200 per la rottura del motore. Allmendinger è il lucky dog.

E Bristol entra in modalità panico all’improvviso. Qui non è più questione di degrado gomme, qui in nemmeno 40 giri gli pneumatici finiscono sulle tele, siamo al giro 75 e i team si stanno giocando già il terzo set a disposizione su 10. I conti non tornano per nulla.

Mentre Hamlin torna al comando davanti a Blaney, Elliott, Busch e Keselowski, le penalità per Gragson e Grala per safety violation e McDowell per troppi meccanici oltre il muretto, si riparte con 46 giri da disputare e tante incognite su come si arriverà in fondo. Denny e Ryan si scambiano un paio di volte la prima posizione (con Hamlin che non gradisce tanto una manovra di Blaney), poi al giro 89 è la #11 a consolidare il primo posto. A beneficiare questa lotta è Busch che guadagna al secondo posto. E siamo al giro 100 di 500.

La situazione in vetta sembra più tranquilla, non c’è più il rimescolamento dello stint precedente, da dietro piloti come Nemechek, Gibbs e Bowman cercano il recupero così come Bell che fa un po’ di elastico ma sbarca in top5. I piloti stanno ancora cercando l’equilibrio giusto e, dopo essersi sentiti forse troppo giudiziosi con il set appena lasciato ai box, ora tirano di più e a metà stint ora girano ancora in 16.5-16.6″ contro il 17.x” citato poco fa.

Il più in forma sembra proprio Bell che col sorpasso su Elliott ai -20 è quarto ma a 3.5″ da Hamlin, Gibbs prova a seguirlo ed è sesto a 4.0″. Dietro di loro altri dentro e fuori dalla top10 con piloti come Larson, Briscoe, Keselowski e Buescher coinvolti. Busch tenta di stare con Hamlin, ma poi rimbalza e Blaney lo infila di nuovo. Ai -15 Austin Dillon apre, suo malgrado, il primo vero giro di doppiaggi della corsa.

Mentre Busch forse è il primo big ad andare in crisi (Hamlin riesce a gestire l’estremo sovrasterzo) e viene scavalcato da Bell, Wallace bacia il muro ed inizia così una spirale negativa che lo porterà a chiudere 29° staccato di quattro giri.

Ai -10 la corsa riesplode nuovamente come una bomba: Hamlin inizia a girare in 17.5″, Busch quarto addirittura in 18.4″ con la posteriore destra finita mentre Larson alle sue spalle lo raggiunge in 16.9″, un secondo e mezzo recuperato a Bristol in mezzo miglio è qualcosa di mai visto. Anche Briscoe sta esplodendo, Jones è sull’orlo del baratro, Dillon è affondato ulteriormente ed il suo 20.005″ al giro 115 sembra un errore di cronometraggio. E invece è tutto vero, le gomme sono già praticamente sulle tele e mancano cinque miglia prima di una sospirata caution.

Nemmeno i leader sono immuni: dopo Cindric con la anteriore destra distrutta, il 18.3″ di Hamlin è un allarme rosso, Blaney sembra raggiungerlo, ma non sarà né Ryan e nemmeno Bell a passarlo. Sarà clamorosamente Gibbs che passa al comando al giro 120.

Sembra una gara fuel mileage, ma qui bisogna gestire delle gomme che non hanno nulla più nulla da dare. È un tire mileage quasi inedito, anche come definizione.

A far tirare un sospiro di sollievo a tutti (e via radio scherzando dirà che tutti devono ringraziarlo) ci pensa Kyle Busch che finisce in testacoda tutto da solo in curva2 e come da tradizione torna ai box in retro. Larson stava recuperando su Gibbs, ma la bandiera gialla blocca la sua rimonta quando era a mezzo secondo da Ty ai -2 quando è uno dei pochi a girare in 17.6″ mentre poco fuori dalla top10 c’è un 20.0″ di Stenhouse e addirittura un 22.4″ di Hamlin precipitato al 14° posto dopo essere stato toccato e mandato quasi a muro da Byron da pluridoppiato.

Gibbs vince dunque la prima stage sotto caution davanti a Larson, Buescher, Keselowski, Nemechek, Blaney, Truex, Bell, Preece e Berry; dietro posizioni praticamente random fino alla 27esima posizione di Briscoe, ultimo a pieni giri, e il lucky dog di Wallace.

Ovviamente arriva un nuovo giro di soste e facendo le proporzioni per arrivare in fondo alla gara servirebbero 12 set di gomme contro i 10 a disposizione e quindi servono delle contromisure. Nell’hauler della Goodyear inizia il fermento, si inizia a montare sui cerchioni set di pneumatici di scorta, si scoprirà poi che sono gomme prodotte lo scorso anno e non usate nella gara dell’estate 2023. Inizia anche la grande conta e si arriva ad una sintesi: ci sarebbe materiale per dare a tutti un set aggiuntivo (ovviamente da pagare) di gomme, non due. E quindi tutti entrano nell’ottica di una gestione maggiore. Anche la NASCAR si adegua e, con la scusa di pulire la pista il più possibile dagli insidiosi marbles, le caution si prolungano riducendo così di un paio di giri qua, un paio là ogni stint.

Dopo un’altra penalità per Gragson, si riprende con una nuova classifica dopo le soste, Larson ha preso il comando davanti a Gibbs, Keselowski, Blaney, Nemechek, Buescher, Berry, Truex, Bell e Preece. Alla bandiera verde sono già passati 15 giri e quindi green ai -110 nella seconda stage.

Larson scivola subito praticamente e scende al quinto posto con Gibbs al comando su Blaney e Nemechek. Chi sbuca fuori in questo abbrivio è Truex che prima balza dal nono al quarto posto, poi si porta al secondo, infine al giro 146 è già primo. È il 20° lead change della gara ed il record storico a Bristol è di 40 e datato 1991. Le anomalie portano sulla strada del record.

Si torna in clima Daytona-Talladega sul ritmo del 16.7-16.8″ e il gruppo è ancora compatto. Gibbs reagisce e torna primo portandosi dietro Larson che in questo momento è dunque l’unico intruso in una top5 completamente firmata da Toyota e Joe Gibbs Racing, l’unico dato rimasto fisso da Phoenix. Dietro di loro, emerso dal nulla, Logano al sesto posto mentre Berry rimbalza ancora indietro, poi però reagisce ed il ciclo del reshuffle ricomincia. La costante in coda alla top10 è sempre la stessa in una continua altalena di prestazioni. Infatti poco più tardi Joey viene infilato anche da Buescher, Nemechek e Keselowski.

Al giro 159 in questo reshuffle (top20 racchiusa in 2″) dall’esterno torna in prima posizione, dopo le difficoltà di fine stage, Denny Hamlin e Larson è sempre il primo inseguitore, alle volte anche affiancato alle #11, mentre il suo compagno di squadra Elliott tocca leggermente il muro. Kyle sta dando forse più del previsto, infatti nella top14 è l’unica Chevrolet e lo sarà fino al pazzo finale. Blaney sta faticando troppo in questa fase mentre si fanno notare le due auto del Rick Ware Racing con Grala 13° ed Haley 14°.

Siamo ai -80, dunque lo stint è iniziato da 30 giri, e si entra di nuovo in zona rossa con i tempi che si alzano fino a 17.6-17.8″. Gibbs rimette il muso davanti poco prima di un’altra caution. Stavolta niente gomme, ma un classico incidente, provocato però da una serie di rallentamenti imprevisti. In curva1 c’è in pratica un flipper che vede protagonisti McDowell, Hemric e Stenhouse che viene lanciato all’esterno e centra l’incolpevole Zane Smith che è all’esterno. Burton è il lucky dog.

Questa bandiera gialla salva tutti quelli che stavano iniziando a boccheggiare come Larson (sceso al settimo posto), Hamlin (11°) mentre stavano emergendo Bell e Buescher.

E a questa sosta iniziano gli esperimenti veri: le gomme di destra sono quelle che vanno in crisi nera e finiscono sulle tele. Ma quelle di sinistra sembrano reggere e il tentativo di non cambiarle non sembra malvagio. Buescher balza così al comando (30esima lead change al giro 183) davanti a Truex, Bell, Gilliland (ecco il vero azzardo) e Larson; Hamlin dopo una sosta complicata precipita al 22° posto. Gibbs sarebbe terzo, ma si prende una penalità per interferenza da parte dei meccanici e allora decide di giocarsi lui una carta diversa: il set usato in qualifica. Byron prova una inutile wave around.

Ripartenza ai -61, dunque troppo per arrivare sani e salvi fino in fondo alla stage e quindi il nervosismo, ma anche il fermento, è tanto. Già, perché malgrado la situazione critica non stanno succedendo situazioni che vanno oltre il limite della sicurezza percepita. I piloti, guidati dal muretto, stanno gestendo la situazione alzando o abbassando il ritmo e nei giri finali si va a sperare che tutto regga.

Buescher alla bandiera verde rimane al comando mentre poco più dietro Nemechek e Larson lottano a lungo per il quarto posto. Nuovi ingressi in top10 (unica fase buona di Suárez) mentre Blaney prosegue la fase no uscendone. Al giro 200 i piloti dimostrano un po’ più di fiducia e girano in 16.8″ con Bell che ha appena preso il comando da Buescher, seguono Truex, Nemechek, Larson, Logano, Berry, Keselowski, Gilliland ed un ottimo Haley. È in questo momento che NASCAR e Goodyear rendono ufficiale la messa a disposizione di un set di gomme in più rispetto a quanto preventivato.

Buescher, una volta aperta la porta su di lui, perde terreno ed esce dalla top5 a vantaggio di Logano. Precipita anche Suárez che si è toccato con Haley in un piccolo ingorgo formatosi in pista e Daniel non riemergerà più. A sorpresa inizia una buona fase di Joey che supera anche Larson per il quarto posto e a provare a seguirlo è incredibilmente Grala al settimo posto.

Le telecamere si spostano in fretta però su Gibbs. Ripartito in fondo alla top30 dopo la penalità e con gomme rodate dalla qualifica non esaltante dopo il contatto nelle libere, Ty sta facendo un all in clamoroso: tirare a tutta sperando che arrivi una caution proprio mentre le sue gomme cederanno. E così la #54 rientra in top10 con Hamlin a provare a stargli vicino.

Ai -30 (e si torna in zona rossa dato che sono passati 30 giri dalla sosta) Gibbs dopo il sorpasso su Logano è addirittura quarto a 1″ da Bell e nel mezzo ci sono Truex e Nemechek, Hamlin invece è nono dietro a Keselowski, Larson e Berry ma davanti a Grala. Tutti questi girano ancora in 16.9-17.0″, quindi tutto sembra a posto e non ci sono segnali di allarme.

E invece, proprio mentre Truex ha appena passato Bell andando al comando, arriva la caution con Kyle Busch, in quel momento 30° e in lotta per il lucky dog con Cindric (che si prende il premio) e il compagno di squadra Dillon, finisce in testacoda tutto da solo in curva2. Gibbs vince così la scommessa perché tutti vanno ai box dove Blaney si prende uno speeding, Elliott finisce lungo nello stallo, LaJoie ed Hocevar tentano un insensato azzardo non fermandosi ai box e precedono Bell, Nemechek, Logano, Hamlin, Larson, Truex, Grala e Gibbs.

Si riparte per uno sprint di appena 11 giri e dopo l’azzardo c’è il suicidio tattico di Spire: LaJoie sceglie l’esterno, Hocevar l’interno, Corey scatta meglio e in curva1 scende giù davanti al compagno di squadra. Bell, dietro alla #7 al choose cone, si trova così un’autostrada completamente sgombra davanti a lui, deve solo tenere giù il piede con gomme fresche e in meno di un quarto di miglio è di nuovo al comando.

Fatta per la #20? E invece no: mentre Buescher bacia il muro, di rincorsa arriva clamorosamente Logano che ai -7 supera Christopher ed è un altro lead change. Il problema per Joey è che a inseguirlo c’è uno scatenato Gibbs che passa la #22 al giro 249. Ty vince dunque anche la seconda stage davanti a Keselowski, Logano, Nemechek, Bell, Truex, Hamlin, Larson, Wallace (dopo i guai precedenti) e Preece. 29 auto a pieni giri (e gli ex leader LaJoie ed Hocevar finiscono 27° e 28°) più il lucky dog Austin Dillon. Gragson e Busch rimangono a -1, Reddick e Stenhouse a -3, Byron a -7.

Siamo a metà gara esatta ed i team si sono giocati sei set di gomme, dunque sulla carta ne servirebbero altrettanti. Il problema è che a disposizione, come detto, ce ne sono solo cinque. Le uniche speranze sembrano dunque che la pista finalmente si stia gommando un po’, che i piloti continuino a gestirsi teleguidati dai report drammatici dai box dopo i cambi gomme e dalla cadenza delle caution affinché non arrivino nei momenti strategicamente peggiori. Con 250 giri lordi da disputare si potrebbero fare stint da 50 giri, una lunghezza non stratosferica e già vista finora.

Ovviamente tutti vanno ai box per un nuovo set di gomme in cui Logano monta gli pneumatici della qualifica ed esce dalla scena in pratica; Gibbs rimane al comando davanti allo stesso Joey, Truex, Bell, Gilliland, Nemechek, Keselowski, Chastain, Wallace e Larson. Proprio due di questi sono in volontari protagonisti. Brad deve bloccarsi di colpo per evitare JHN fermo nello stallo davanti a lui e in quel momento sta arrivando proprio Cindric ed il contatto forte fra la anteriore destra della #6 e la sinistra della #2 è inevitabile. Doppia sosta invece per Briscoe.

Si riparte con 236 giri da disputare e Logano viene subito superato da Truex e Bell, dunque ci sono di nuovo quattro Toyota in top5 dato che arriva da dietro anche JHN, in battaglia però con Gilliland. Si gira in 16.5″ in questo inizio di stint, forse troppo e infatti via radio dicono a Gibbs di togliere il piede dall’acceleratore. Chi invece non può metterlo è Logano, superato anche da Todd. Si fa vedere anche Chastain che, dopo un’ottima sosta avendo cambiato due gomme, è in top10. Chi aveva avuto invece un pessimo pit (quasi 14″) è Hamlin che deve recuperare terreno ed è in zona Ross.

Nella gestione che porta i piloti ai -220 salire già sopra i 17″, Gibbs e Truex allungano su Bell e Nemechek di 1″, tuttavia non è finita qua, infatti al giro 285 è Martin ad andare al comando. Dietro di loro Gilliland scivola indietro (Logano sta sprofondando in coda al gruppo) e a passarlo sono Larson seguito da Hamlin.

Ty forse deve ancora capire come gestire in maniera equilibrata le gomme e ai -210 Bell lo scavalca. Perde un colpo anche Larson e quindi al giro 300 la top5 è interamente Toyota (con il solo Nemechek in mezzo al quartetto JGR). La fase positiva di JHN tuttavia termina qua e a ereditare il suo posto è Keselowski.

Sembra tutto tranquillo, ma all’improvviso si scatena un altro minuto di follia: Burton va ai box, Busch rischia di essere doppiato nuovamente dopo aver azzardato una wave around, Elliott è in crisi nera con il leader Truex alle calcagna e proprio mentre la #19 lo sta superando ecco che Berry va in testacoda in curva2 con la posteriore destra ormai finita. Chase si salva e Gragson è il lucky dog.

Questo stint come tendenza per il finale è durato troppo poco, mancano infatti 189 giri alla conclusione, tuttavia non si può fare altro che andare tutti ai box e montare l’ottavo set di gomme. In pit lane Hamlin balza al comando su Bell, Gibbs, Truex e Larson e questo è il 40° lead change della gara, quello che eguaglia il record storico di Bristol.

Bandiera verde ai -178 dopo un’altra pulizia della pista dai marbles e quindi servirebbero sulla carta tre stint da quasi 60 giri per non dover ricorrere alla variabile anomala del set aggiuntivo. Gibbs scatta bene e rimette il muso davanti a tutti e lo farà a lungo. Meno bene lo scatto di Truex che viene infilato per il quarto posto da Larson, ancora una volta unica Chevy nella top15 se si esclude Bowman che galleggia attorno al 14°-15° posto, e poi anche da Gilliland con Keselowski spettatore interessato. La seguente Ford in pista non è quella di Blaney (ancora in fase oscillante), bensì Haley.

Ty sembra davvero in forma e pronto a conquistare la prima vittoria, tiene un ritmo in 16.7″ come Hamlin ed i due con Bell staccano ai -160 Larson di 2″. Gilliland invece è finito largo ed è uscito di colpo dalla top10 a vantaggio di un Wallace che cerca un’altra rimonta nella scia dell’amico Blaney.

Che il gruppo stia tirando leggermente di più lo si capisce ai -150 quando Gibbs raggiunge la coda del plotone per iniziare un nuovo giro di doppiaggi. E sono proprio i doppiaggi che smuovono molto la classifica perché ogni mossa diversa nel cambio di corsia può far pagare caro sui marbles. Dunque, Hamlin si incolla di nuovo al paraurti del compagno di squadra. Dopo Gragson che va ai box dopo un contatto con le barriere con un’altra foratura ed Hemric che tocca il muro, ai -135 Hamlin torna al comando dopo un lungo tira e molla.

Noah ha lanciato la zona rossa: McDowell in poco perde la posizione da Blaney e Wallace, Blaney evidentemente ha gestito meglio le gomme e passa pure Haley e Keselowski, Bowman pure lui recupera quando arriva un’altra caution. Le dinamiche sono simili al flipper precedente: Gilliland, malgrado avesse cambiato quattro gomme, sta precipitando in classifica e in uscita di curva2 si pianta, viene aggirato da una parte da Cindric, dall’altra da Stenhouse e dopo averlo passato questi ultimi due si toccano in ingresso di curva3 non sapendo l’un l’altro di dove fosse finito l’avversario con Gibbs che evita l’incidente per un pelo. Gilliland stesso è il lucky dog in quella che, incredibilmente, a 131 giri dalla fine sarà l’ultima caution della gara.

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Altra caution, altro set di gomme e stavolta è il nono. Hamlin resta al comando davanti a Bell, Gibbs e Truex per un quartetto tutto Joe Gibbs Racing che già in precedenza si è comportato in maniera quasi da squadra ciclistica nel ruotare in cima al gruppo. Keselowski completa la top5 davanti a Blaney, Haley e Larson, tuttavia Kyle si prende una penalità per interferenza. Alla bandiera verde a 121 giri dal traguardo si presentano a pieni giri in 28, staccati di un giro Hemric e Cindric, di due Gragson, di tre Reddick, Burton e Stenhouse, di sette Byron. Due stint da sessanta giri sulla carta dunque, abbastanza per far sudare freddo tutti. Oppure vivere l’ultimo quarto di gara senza staccare gli occhi dallo schermo.

Il duello fra Hamlin e Gibbs riparte subito, tuttavia stavolta è Denny ad avere la meglio. Dietro alle quattro Toyota ci sono tante Ford con la migliore Chevy diventata quella di Bowman sempre al 14° posto. Il ritmo “imposto” dalla #11 nei primi giri è quello del 16.5″, ma in molti si adeguano invece al 16.8″ e così il gruppo si allunga leggermente.

Mentre Keselowski mantiene il quinto posto davanti ad un buon McDowell, Blaney invece precipita in classifica, prima perde infatti il confronto con Haley e poi viene toccato da Chastain con il quale sta crescendo di settimana in settimana la rivalità.

Praticamente al giro 400 avviene l’ennesimo cambio di leader con Gibbs e Bell che infilano Hamlin, seguono Truex, Keselowski, McDowell, Haley, Nemechek, Wallace e Berry. Justin tuttavia è scatenato e poco più tardi scavalcherà anche la #34.

Quando il gruppo si assesta, il numero cerchiato in rosso sul taccuino di tutti i crew chief è quello del giro 440. Arrivare sani e salvi a quel traguardo vorrebbe dire che il peggio è alle spalle, ci si può giocare il decimo set di gomme e, in caso di emergenza (foratura oppure overtime), usare l’incognita dello stagionato undicesimo appena consegnato.

Ad essere più movimentata è sempre la parte bassa della top10: Wallace rimbalza e ne esce, entrano invece prima Jones (la Toyota più in ombra della gara probabilmente) e soprattutto Berry in recupero dopo il testacoda.

Si ragiona di 10 giri in 10 giri ormai, al 420 Nemechek perde la ottava posizione di Jones mentre Bowman sale al decimo posto superando proprio Berry. Inoltre in questo momento il leader Gibbs inizia a vedere in fondo al rettilineo circa 3″ più avanti la coda del gruppo rappresentata dai due grandi in crisi, Logano e Suárez.

Ormai è fuga conclamata del JGR che ha oltre 3″ su Keselowski e fra loro non ci si ostacola, ad esempio Bell dopo un’esitazione scivola in fondo al quartetto rimettendo Hamlin al secondo posto. E Denny ci rimane lì soltanto fino al giro 426 quando torna davanti a Gibbs approfittando del doppiaggio di Gilliland.

Purtroppo però per gli altri si sta già entrando in zona rossa. Larson e proprio Bell alzano il piede, poi è la volta di McDowell, Berry è il primo ad andare ai box. Il giro 428 è simbolico: Hamlin e Truex girano in 16.9″ e 17.0″ e staccano nettamente Gibbs (18.0″) e Bell (18.3″), al punto che Keselowski scavalca la #20.

Giro 430. Quanto durano 10 giri a Bristol? Normalmente 2’30”, al massimo 2’40”. Qui i 10 giri decisivi per la chiusura senza patemi della corsa sembrano durare il doppio o il triplo. Hamlin pare piazzare l’allungo, poi arriva un 18.3″ pure per lui, per Jones arriva un 18.4″ che permette il sorpasso di Bowman per il sesto posto, Haley è uscito dalla top10 dopo un 18.5″, Wallace sta cedendo con un 18.7″, Briscoe è crollato in 19.6″ e via andare. Hamlin e Truex nonostante tutto sono in formissima rispetto ad una coda del gruppo in crisi nera al punto che in poche tornate è rimasta a pieni giri solo la top20 con Larson al gancio. Kyle pochi istanti più tardi deve andare ai box, davanti il gruppo è esploso, dietro a Truex ora c’è Keselowski e poi dal nulla Bowman.

Giro 435. Nessuno può pittare ancora a meno di avere già forato. Keselowski è il più veloce in pista ma gira in 17.6″ ed è a 5″ da Hamlin. Sono rimasti a pieni giri appena in 13 con Preece in coda che gira in 19.1″, Briscoe abbatte la soglia psicologica dei 20″ (20.3″) ma deve proseguire.

Blaney si è già arreso andando ai box, Elliott è emerso dal nulla ed entra in top5 passando Gibbs. Quanto dura un minuto. Troppo se hai due gomme sulle tele, i secondi durano minuti col cuore in gola.

Giro 440. Finalmente 35 piloti possono tirare un sospiro di sollievo e simbolicamente è Bell ad andare ai box. Hamlin e Truex girano circa in 18.5″, Keselowski è più veloce di loro, ma solo a tratti e per un giro di guadagno ce ne sono tre di ritardo ed è scivolato a 5.7″, seguono Bowman (+7.6″), Elliott (+12.3″), Buescher (+13.5″), Nemechek (13.6″), Gibbs che non si arrende malgrado giri in 19.1″ (+14.9″) e Chastain che ancora peggio ha segnato un 19.7″ ed è nono e ultimo a pieni giri con 18.1″ secondi di ritardo. Dietro di loro tanta altra gente che deve ancora pittare e nonostante questo è già doppiata.

Qualcuno dovrà pur forare, o finire a muro, o finire in testacoda, un detrito, un contatto, qualsiasi cosa che metta fine a questa sofferenza e provochi un’altra caution nel momento atteso da tutti. E invece no, i piloti dimostrano tutta la loro bravura proprio in questi minuti, in questi secondi. Sì, in molti finiscono sulle tele, altri forano, ma non ci sono errori, la gara prosegue nel caos più incredibile ma bellissimo da seguire.

Haley va ai box ai -59, Suárez e LaJoie ai -58, poi Buescher con Preece e McDowell. Nel mezzo ha pittato anche Busch che riparte con un meccanico ancora sul cofano. Gibbs si arrende ai -55 quando però per lui è troppo tardi, le gomme hanno ceduto e lui sta entrando ai box praticamente su un cerchione. In una assurda follia fatta di giri in 18.9″ i leader Hamlin e Truex proseguono insieme ad un Keselowski che ha rosicchiato un secondo di ritardo, poi ai c’è Bowman a 7.5″ ed Elliott a 10.7″. E gli altri tutti doppiati.

Elliott alza bandiera bianca ai -54, Hamlin si arrende (con i freni in fiamme) ai -52 mentre gli altri (sono in tre ma sono pur sempre altri) proseguono con Truex che ha ormai appena 1.2″ su uno scatenato Keselowski e infatti Martin pitta ai -51. Brad non esagera e quindi copre immediatamente fermandosi mezzo miglio più tardi. Al giro 451, dunque, Alex Bowman è al comando con (almeno) un giro di vantaggio su tutti gli altri. Ed è passato quasi inosservato il fatto che per la prima volta in vent’anni dovrebbe esserci stato un giro di soste sotto green a Bristol. Anche questa è storia.

La #48 si ferma ai -48 e quindi si può ricostruire più o meno la classifica. Hamlin è tornato al comando su Berry, tuttavia l’undercut di Josh in cui ha passato vetture come se fossero ferme è finite e poco dopo viene ripassato da Truex che è a 2.2″ dalla vetta. Seguono Larson, Buescher, Keselowski, Bell, Nemechek, Haley, Bowman, Elliott e Briscoe con appena 12 auto a pieni giri.

Truex prova a forzare e il suo divario dal compagno di squadra scende a 1.4″, Keselowski ha perso tempo alla sosta rispetto a Martin, è riuscito a passare Berry ma è a oltre 7″ da Hamlin, tutti gli altri da Larson in giù a oltre 11″ con Briscoe ora doppiato.

Il distacco fra Hamlin e Truex sembra dover rimanere costante a circa 1.5″, e invece i doppiaggi giocano ancora un ruolo fondamentale. Cade anche Elliott e dunque solo la top10 è a pieni giri, ma Denny si gioca praticamente tutto il vantaggio sulla #19. I giri passano e la situazione sembra cristallizzarsi su un sottile filo pronto a spezzarsi. -30, -25 e -20 scorrono via senza grossi problemi se non per un grosso allarme che arriva all’orizzonte: il gruppetto di Larson, Buescher, Nemechek, Bell, Haley e Bowman è praticamente in vista del leader.

Ed è proprio di questo che approfitta Truex, Hamlin rimane un po’ incastrato e lui arriva dall’esterno passando ai -17, ma Denny reagisce e ai -16 rimette lui il muso davanti al teammate. Sarà il 54° e ultimo lead change della corsa. Truex resiste per il giro successivo poi si stacca di quei metri che gli saranno fatali.

Hamlin infatti riesce ad approcciare bene i doppiati, Bowman tiene il suo passo e guadagna approfittando del fatto di aver pittato per ultimo, Berry invece crolla con le gomme finite. 10 alla fine, l’ultimo tentativo di Truex all’interno è andato vano, Nemechek e Bell sono capitolati e davanti ci sono sempre quei tre decimi costanti fra la #11 e la #19. Decimi che aumenteranno.

-5, -4, -3… Il conto alla rovescia è dolceamaro, il desiderio comune è quello di veder chiudere la corsa senza altri patemi, ma allo stesso tempo c’è quasi il gusto di volere i piloti andare oltre le loro possibilità e sfidarsi in terreni inesplorati. Ma non arrivano incidenti, né altre forature rilevanti. Bandiera bianca e poi, 17.834″ più tardi, quella a scacchi.

Denny Hamlin vince una gara storica a Bristol (la quarta in carriera, la prima in primavera) battendo Truex di 1.083″, Keselowski di 7.284″, un ottimo Bowman a 14.342″ e Larson a 15.155″. Questi gli unici cinque piloti a pieni giri, mai così pochi in Cup Series da 20 anni (Dover 2004).

Doppiati a un giro Nemechek, Buescher, Elliott, Gibbs, Bell, McDowell e Berry che chiude l’ultimo giro in 19.656″. A due giri praticamente tutto il resto del gruppo con Briscoe ancora in crisi (19.891″), Preece, Chastain, Blaney, Haley (peccato per il finale), Suárez, Grala, Jones, LaJoie, Allmendinger, Dillon e Busch, a tre giri Gilliland ed Hocevar, a quattro Hemric e Wallace, a cinque Reddick, Cindric, Burton e Stenhouse, a sei Gragson, a otto Byron. Applausi per tutti, anche per il ritirato Zane Smith, perché in queste condizioni hanno saputo gestire al meglio una situazione complicatissima senza incidenti di rilievo.

Ci vogliono dei minuti per riprendersi da 500 giri dei follia, non Hamlin che riesce pure a fare i burnout, uscire dall’auto e… prendersi il solito muro di fischi dal pubblico che non lo ama. Poi è il tempo delle analisi.

Analisi che non ci sono praticamente perché la stessa Goodyear in una conferenza stampa improvvisata durante e poi dopo la gara ammette pubblicamente che non è chiaro cosa abbia provocato tutto questo. Il cemento era lo stesso, le auto pure, le mescole delle gomme anche, dunque cosa è cambiato dalla scorsa estate. Le uniche differenze sono state la resina (applicata solo su una parte della pista) al posto del PJ1 ed un leggero calo della temperatura (non a livelli polari, comunque c’erano poco più di 15 °C). Basta così poco per creare una corsa dal degrado delle gomme tendente all’infinito sette giorni una dal consumo nullo? Aspettiamo sintesi più certe.

Intanto mentre in conferenza stampa Hamlin scherza con sé stesso dicendo “Forse oggi non sarebbero serviti i cavalli in più, bastavano questi”, il suo crew chief Chris Gabehart riassume perfettamente la corsa dicendo: “Questa è stata una delle corse migliori degli ultimi 20 anni. E il motivo è uno solo. Si è restituito il destino della gara ai piloti togliendolo alle vetture.”

Eh già, in un motorsport sempre più tecnologico e perfetto dal punto di vista meccanico e aerodinamico (considerando un’auto alla volta isolata da tutte le altre), l’aspetto umano si era inevitabilmente perso. È bastata una inaspettata concausa di diversi fattori per ribaltare 20 anni e più di evoluzione tecnica.

E la Goodyear, che 16 anni a Indianapolis fu messa alla gogna per quanto successo ed una gara che divenne tragicomica, ora viene quasi invitata a portare sempre queste gomme. Allora ci fu un’importante componente di colpa da parte del gommista che sottovalutò il rifacimento dell’asfalto dell’Indiana, oggi non poteva fare proprio nulla, anzi dice “beh, i piloti ci avevano chiesto più degrado e noi lo abbiamo dato.”

Per troppe volte in passato la Goodyear è stata un facile capro espiatorio di forature e problemi tecnici quando invece a spingere le gomme sull’orlo del precipizio erano stati gli stessi team con assetti sempre più rigidi e pressioni sempre più basse, fuori dalla finestra consigliata, per poi puntare il dito contro la stessa Goodyear costringendola sull’onda della gogna popolare a portare in pista mescole sempre più dure prima di ripetere il ciclo vizioso dal principio.

Ovviamente non si può avere d’ora in poi una replica di Bristol ad ogni gara, nemmeno volendo. In Tennessee è andato in scena uno spettacolo estremo come un funambolo che attraversa il Grand Canyon su un cavo sottile, seppur legato con un moschettone per non cadere giù nel baratro. Quel moschettone sono stati crew chief e piloti che hanno dato a volte il 99%, a volte il 101% di quanto concesso dalle gomme e per questo meritano solo gli applausi dei tifosi che, in larga maggioranza, hanno apprezzato la corsa.

Chissà se la strada dopo Phoenix e Bristol è stata tracciata per il futuro. C’è tanto da analizzare e altrettanto da decidere per il futuro degli short track in Cup Series e con la Next Gen. L’importante è non decidere sulla scia delle emozioni. Ma nel frattempo riportiamo il video al minuto 0:00:00 perchè questa corsa è stata troppo bella da vivere e dunque deve essere rivista.

I risultati odierni

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Nel prossimo weekend la NASCAR affronterà il primo stradale della stagione facendo tappa ad Austin. Sabato doppia gara per Truck e Xfinity Series, domenica alle 20:30 (in diretta su Mola) la Cup Series.


Immagine: Media NASCAR

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