NASCAR | Cup Series: finalmente vittoria per Bell a Phoenix!

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Tempo di lettura: 22 minuti
di Gabriele Dri @NascarLiveITA
12 Marzo 2024 - 09:30
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Dopo due occasioni mancate Bell conquista il successo a Phoenix in un finale strategico dopo una serie di caution in apertura di seconda stage. Nuovo pacchetto aerodinamico rimandato senza ottimismo


Il primo titolo pensato a caldo per questo articolo era “Riscatto per Bell a Phoenix”, poi però nelle dichiarazioni post gara, non a mia diretta domanda, ci ha pensato lo stesso Christopher a modificare l’apertura dicendo: “No, il reale riscatto sarebbe a novembre. Quindi vediamo come andrà allora.” Già, perché nelle ultime due Championship 4 Christopher Bell ha davvero sfiorato il titolo, nel 2022 perdendolo per un’ultima sosta lenta che gli aveva tarpato le ali nell’inseguimento a Logano e nel 2023 con il freno esploso. Ora è arrivata la prima vittoria in Arizona che fa ben sperare per il finale di stagione della #20.

La gara

Il nuovo pacchetto aerodinamico e le prove libere

Phoenix è tappa attesa in vista di novembre, ma soprattutto per il debutto del nuovo pacchetto aerodinamico per short track e stradali dopo i test dello scorso novembre proprio qui a Phoenix. Il risultato di tanti esperimenti è un diffusore con meno profili aerodinamici per togliere carico aerodinamico generato da sotto la vettura, però parzialmente compensato da uno spoiler che passa da 2″ a 3″ per ridare un po’ di downforce sopra il corpo auto. Interviene anche la Goodyear che porta gomme dalla struttura più spessa per aumentare il degrado. In fondo torneremo proprio su questo.

Le prove libere del venerdì, molto old style, da 50′ sono la prima occasione in cui tutti possono provare le novità. Alla fine della sessione più dei tempi (Logano al comando su tante Toyota) si attendono le dichiarazioni dei piloti. E il responso della prima giornata è un pugno nello stomaco alla NASCAR. Queste le parole di alcuni big.

Elliott non nota praticamente alcuna differenza al punto che si ricorda delle modifiche solo parlando dopo la sessione, Byron lo stesso e nel traffico ha sentito le turbolenze delle vetture davanti già a 2-3 lunghezze di distanza, Suárez riferisce che per lui la vettura è forse addirittura peggiorata anche se salva un pochino il degrado delle gomme più veloce, Truex dice solo che l’auto in scia è terribile, Reddick in diretta TV a caldo pensa che la vettura è esponenzialmente peggiorata nel traffico, Hamlin prima si limita a riferire un leggero miglioramento (condiviso anche da Briscoe), ma poi torna sul suo cavallo di battaglia, parlando anche da team owner, dicendo che secondo lui l’unica soluzione, semplice e di veloce implementazione, sarebbe quella di dare più cavalli al motore tornando indietro rispetto alla riduzione di potenza perseguita negli ultimi anni. Con questo clima si affronta il resto del weekend, come si può capire c’è poco ottimismo.

Qualifiche

Al sabato la qualifiche vede i primi scossoni dopo l’andamento delle prime tre gare. Joey Logano abdica nettamente ed è appena 23° in griglia con il resto del Team Penske che non va veloce (Blaney 16°, Cindric addirittura 35°). Disastro anche per il RCR con Dillon 30° e Busch 31°, non bene anche il pilota di casa Bowman 25°. Il primo round vede anche il testacoda di Berry in curva4 dopo aver pizzicato l’apron e nella piroetta si appoggia contro le barriere

E dunque chi emerge? Arrivano di gran carriera le Toyota con Hamlin che conquista la 41esima pole in carriera staccando nettamente il compagno di squadra Ty Gibbs. Terzo un Chase Elliott a caccia, finalmente, della riscossa con al fianco Erik Jones avvantaggiato sicuramente dall’aver fatto i test con il nuovo pacchetto proprio su questa pista. Ancora veloci Gragson (settimo), McDowell (nono) ed Hocevar (decimo).

La gara

L’unico penalizzato in fondo alla griglia è Josh Berry, già comunque ultimo, con il team che non fa ricorso al muletto ma soltanto sostituisce le parti ammaccate. In una giornata tipicamente primaverile prende il via della gara e dall’esterno Gibbs batte subito un Denny che non scatta al meglio e viene aggirato anche da Jones. Chi invece parte malissimo è Kyle Busch che fin dal primo metro trova la vettura inguidabile e precipita (relativamente visto il punto di partenza) all’ultimo posto.

A “salvarlo” ci pensa una caution immediata al giro numero sei (e per la prima volta nella storia delle statistiche registrate che l’annata inizia con quattro gare con bandiere gialle nei primi 10 giri): in curva2 Derek Kraus perde il controllo della vettura e viene centrato proprio, in pieno stile karma, da chi ha fatto una brutta qualifica, ovvero Austin Cindric (ritiro immediato per lui) e Austin Dillon (alla fine 32° a otto giri). Nel marasma finisce ammaccato anche Preece, ma riesce a proseguire senza troppi danni.

Dopo alcune soste strategiche (LaJoie, Berry, lo stesso Preece, Grala ed Hemric) o necessarie per disperazione (ovviamente Kyle Busch) si riparte con 48 giri da disputare nella prima stage sui 60 in programma. E la ripartenza con Gibbs che rimane al comando di una classifica invariata in vetta permette il primo spunto: le (anzi, la) Toyota hanno passato in testa i primi 15 giri, tanti quanti ne avevano messi insieme a Phoenix nelle prime quattro gare disputate qui con la Next Gen (dunque su oltre 1200 totali).

In coda invece sembra esserci una gara tipicamente da Kyle Busch: dopo aver dimostrato tutta la sua mancanza di fiducia nella pit crew (già al secondo blocco di cambi in quattro gare), ora reagisce alle difficoltà iniziali con una ripartenza magica salendo in una manciata di giri al 23° posto. Riuscirà ad affacciarsi alla top20, ma sarà un fuoco di paglia. Al traguardo sarà 22° e doppiato.

Tornando ai piani alti, ai -40 entra in top10 un Ryan Blaney che sembra in forma, quasi come a novembre, dopo la brutta qualifica e passando Truex mette nel mirino altre vetture potenzialmente sorpassabili come Briscoe, Hocevar e McDowell. Dietro di loro, invece, una bella battaglia fra Larson e Gragson con Noah che cede dopo un’ottima resistenza.

Mentre davanti la situazione è stabile, con le quattro Toyota di Gibbs, Jones, Hamlin e Reddick separate reciprocamente da 6-8 decimi ed Elliott a 3″ a metà stage, dietro c’è movimento ma solo per chi ha riuscito a capire subito la vettura nel traffico. Fra di essi sempre Blaney, sorpasso su Briscoe, mentre uno dei favoriti della corsa, ovvero Bell, è bloccato nella cosa dietro a Suárez e lotta con Keselowski per la 15esima posizione. Idem Logano, 24°.

Attorno ai -20 il vento al comando cambia: Gibbs per tenere il ritmo ha usato troppo i freni che si sono surriscaldati e quindi il gruppetto al comando si è ricompattato con Reddick che di slancio ha provato l’attacco su Hamlin. Cede anche Hocevar che esce dalla top10 dopo i sorpassi subiti da Blaney, Briscoe e Truex.

La lotta si accende ai -15: Jones tenta ad infilarsi in curva2 e in curva3 su Gibbs, ma Ty resiste dall’esterno, dietro invece al secondo tentativo Reddick aggira Hamlin. Il long run cambia i valori in campo e, esattamente come a Las Vegas, emerge proprio Tyler che in un amen scavalca anche Jones (sempre più loose) con Hamlin che ne approfitta. Si creano così ai -10 due coppie in casa Toyota e a seguire a 2″ la coppia Hendrick di Elliott e Byron.

Reddick si incolla a Gibbs, ma stavolta riesce a trovare il varco: Tyler ci prova all’interno ai -3 in curva3, affianca la #54 e lo supera al giro successivo in curva2. Reddick vince, stavolta sì, la prima stage precedendo Gibbs (+0.7″), Hamlin (+0.9″), Jones (+1.3″), Elliott (+2.1″), Byron (+2.7″), Blaney (+5.3″ con sorpasso sulla #34 nelle miglia finale), McDowell (+6.1″), Briscoe (+7.0″) e Truex (+7.3″); Larson è 11° davanti a Gragson, Bell (ripresa nel finale), Keselowski, Hocevar, Suárez, Buescher, Wallace, Chastain e Berry. Busch 22°, Bowman 23°, Logano 25°, Stenhouse precipitato al 34° ma il lucky dog è Austin Dillon che recupera uno dei quattro giri persi.

Primo giro di soste completo ed Hamlin sfrutta al meglio il primo stallo in pit lane per tornare al comando davanti a Reddick, Byron, Elliott, Gibbs, Blaney, Briscoe, Keselowski, Jones e Gragson. Deraglia la gara di Larson ed Hocevar, entrambi costretti ad un doppio pit per rimediare ad una gomma mal fissata.

Green con 116 giri da disputare nella seconda stage e saranno tutti di bandiera verde. La dinamica della gara cambierà parecchio ed avrà delle conseguenze sul finale di corsa. Alla ripartenza Hamlin stavolta non sbaglia lo scatto (sempre dalla corsia interna) e rimane al comando tentando la fuga con Reddick che comunque ci aveva provato nei primi metri. Elliott è terzo dopo essersi rimesso dietro Byron mentre Gragson è l’unico a non tagliare la dogleg e in un 4-wide in cui è tutto esterno torna prepotentemente in top10.

A perdere qualcosa alla sosta era stato Ty Gibbs, ma il giovane pilota JGR reagisce e supera pure lui Byron; seguono Blaney, Keselowski, Truex, Gragson e Jones che rientra in top10 con il sorpasso su Briscoe dopo le difficoltà a montare la anteriore sinistra al pit stop. Più dietro in fondo alla top20 invece un po’ di bagarre fra Wallace e Chastain con Bubba che in uscita di curva4 stringe a muro (senza malizia) Ross con entrambe le vetture che proseguono indenni.

In vetta, intanto, Hamlin sta tentando la fuga e in una decina di gira ha accumulato 1.5″ sul suo “dipendente” Reddick ed il gap continua ad aumentare. Nel resto della top10, invece, cambiano i rapporti di forza: Blaney non riesce a ripetere quanto visto in precedenza e, dopo essere stallato al sesto posto, viene scavalcato da un Truex che si accende a sorpresa e all’improvviso sorpassando prima Keselowski e poi come detto anche lo stesso Ryan.

Ai -105 cambia la corsa anche per Christopher Bell che col sorpasso su Jones prima (ancora sovrasterzo per lui) e Gragson poi sale al nono posto a 6″ dalla vetta: sarà l’inizio di una clamorosa rincorsa. Chi invece fatica è Larson che solo ai -100 rientra in top20.

Hamlin prosegue nella fuga solitaria e ai -95 ha 2.5″ su Reddick, 4.6″ su Elliott, 5.5″ su Gibbs, Byron e Truex mentre Bell ha sì perso un secondo e mezzo, ma ha superato anche Keselowski ed è ottavo. Si spegne all’improvviso Gibbs che, invece di riprendere Elliott, viene scavalcato da Byron e Martin gli è subito incollato.

Sono passati 25 giri da inizio stage e, forse anche prima del previsto, si entra nella “fase Reddick” con Tyler che ha fermato le perdite ed iniziato a recuperare un decimino alla volta. A Denny via radio dicono che Reddick ha cominciato ad allargare pian piano la traiettoria e gli suggeriscono di imitarlo per tornare sui tempi della #45. Il passaggio del testimone arriva poco più tardi alle loro spalle con Bell che scavalca anche Blaney.

Ai -80 sta per iniziare il primo giro di doppiaggi con Hamlin che precede di 1.8″ Reddick, 6.1″ Elliott, 6.6″ Byron, 7.9″ Truex e 8.3″ Bell che ha passato pure Gibbs. Denny paga proprio i primi sorpassi nel traffico e lo si nota non per il recupero poderoso di Tyler (già a 1.2″ ai -75), ma anche quello di Elliott che torna sotto i 6″.

Poi, ai -70, il colpo di scena: inizia da Blaney il giro di soste. Come il giro di soste? Sono passati 45 giri e ne mancano ancora 70 a fine stage, si è ancora ben lontani dal giro di boa e non è nemmeno un pit stop per una strategia da due soste. Evidentemente si è già a qualche mossa disperata. La #12 trascina ai box al giro successivo Chastain e Larson e via via tutti gli altri.

Prima delle soste dei big c’è da notare però un altro sorpasso di Bell, stavolta ai danni di Truex. Ai -67 Reddick anticipa di un giro ai box il leader Hamlin che quasi collide con Suárez nell’incrocio fra fuori e dentro dallo stallo e quando esce dalla pit lane è davanti alla #45 di 0.5″. Chi ha perso terreno ulteriore è invece Gibbs, rallentato da un problema nella sostituzione della posteriore destra.

Ci sono degli audaci alla caccia di una caution e sono Gilliland (14 giri in testa, gli unici che non siano di una Toyota oggi), Busch, Stenhouse, Hocevar e Kraus. Kyle è il primo a mollare, Derek e Carson vengono scavalcati in pista e questo permette a Reddick di chiudere la rimonta e tentare di slancio l’attacco, tuttavia Hocevar involontariamente dà una mano a Denny nel restare leader virtuale. Anche Stenhouse viene passato ai -55 proprio mentre Bell supera anche Elliott con Truex che dietro di lui ci prova ed innesca la battaglia con Chase.

Ai -52 il sorpasso: Reddick taglia decisamente la dogleg e in curva1 chiude il sorpasso su Hamlin diventando virtualmente primo. Al giro successivo Tyler è effettivamente primo con Gilliland che deve passare la posizione al comando.

Reddick allunga subito ed ai -45 ha 0.9″ su Hamlin, 3.6″ su Gilliland che prosegue, 5.5″ su Byron e Bell (sorpasso che avviene al passaggio successivo), 9.2″ su Truex, 9.7″ su Elliott e 10.1″ su Blaney; anche Stenhouse tira dritto.

Cosa sta succedendo? Qualcosa di imprevisto sicuramente perché sì Bell fra -40 e -35 recupera 1″ netto al leader, ma dietro di loro Gilliland sta cedendo con onore, è quinto a 9.7″ dalla vetta e non cambia gomme da 90 giri ormai e perde solo mezzo secondo al giro da Reddick. Non era assolutamente nei piani di nessuno (tranne evidentemente nei crew chief della #38 e della #47) un long run del genere. Sicuramente non nella mente della Goodyear che aveva progettato un pneumatico dal degrado più elevato rispetto al 2023.

Lo scenario assurdo si raggiunge al giro 163 quando Gilliland è l’ultimo a fermarsi ai box e lo fa dopo 99 giri in pista di fila, tutti sotto green e quando lo fa è ancora in top10 dopo essere appena stato passato da Elliott, Keselowski e Gragson. In sintesi a Phoenix si è riusciti a finire prima un pieno che un treno di gomme.

A giro di soste completato, ai -20 della seconda stage Reddick ha 0.8″ su Hamlin, 1.2″ su uno scatenato Bell, staccatissimi Byron a 7.1″, Truex a 10.6″, Blaney a 13.5″, Elliott a 14.4″, un ottimo Gragson a 14.9″, Keselowski a 15.3″ (con Noah che passa dall’esterno malgrado un contatto) e Buescher a 19.3″ con Gibbs 13° e Jones 14°.

La fuga delle tre Toyota è inarrestabile, ma Bell ancora di più. Hamlin è aggirato dopo un giro di battaglia e non perde nemmeno metri da Reddick. Dopo quattro stage di fila stavolta è Tyler quello ripreso, Bell prova ad approfittare subito di lui e di un Logano in netta difficoltà e prossimo al doppiaggio. Il secondo tentativo è quello buono e la #20 completa una clamorosa rimonta stavolta infilando la #45.

Bell vince la seconda stage con 1.1″ su Reddick, 2.5″ su Hamlin, 4.9″ su Byron, 9.1″ su Truex, 10.9″ su Blaney, 12.2″ su Elliott, 13.4″ su Gragson, 14.4″ su Keselowski e 17.5″ su Buescher. A oltre 23″ gli altri a pieni giri ovvero Suárez, Bowman, Jones, Larson, Chastain, Wallace, Gibbs, Briscoe e McDowell. Preece 20° è il lucky dog beffando (ma nemmeno tanto visto il Joey di Phoenix) Logano dato che Bell ha dovuto tirare nel finale mettendo fra i doppiati tante vetture.

Altro giro di soste e ancora una volta lo stallo numero uno premia Hamlin mentre Bell rivive i problemi del 2022 e un pit stop lento alla posteriore destra lo relega al decimo posto dietro anche a Reddick, Byron, Elliott, Blaney, Truex, Keselowski, Gragson e Bowman. Di Burton la prima penalità del giorno (speeding) mentre giustamente Hocevar, Gilliland e Stenhouse si giocano la wave around.

La bandiera verde sventola a 118 giri dalla fine, ma sarà l’inizio di una fase a strappi. Pronti via e al secondo giro di green in curva2 Kyle Busch finisce in testacoda da solo (è si nel mezzo di un 3-wide fra Kraus ed Haley ma con spazi larghi attorno a lui) e alla fine viene leggermente aiutato nella piroetta da Zane Smith. LaJoie beffa (qui sì veramente a posteriori) Logano per il lucky dog. Sorridono Carson, Todd e Ricky che azzeccano la strategia ed ora possono pittare con Larson, Suárez e Preece.

Si riparte ai -110 con Hamlin ancora davanti a Reddick, Byron, Blaney, Elliott, Truex, Gragson, Bell, Keselowski e Chastain per la prima volta in top10. Pronti via e stavolta il caos arriva al terzo giro lanciato. Hamlin perde di nuovo la prima posizione sullo scatto da Reddick, poi le battaglie proseguono ed in curva1 Nemechek travolge in frenata Logano che stava cercando un 3-wide interno ma non sull’apron. La #22 finisce contro il muro (disastroso inizio di anno, almeno in gara) e nella sua traiettoria fuori controllo trascina con sé anche LaJoie (primo ritiro dopo 44 gare consecutive) e Kraus mentre ammaccati sono anche Hocevar, Nemechek e Berry. Nessun lucky dog perché sarebbe stato proprio Logano.

Altra caution e altra occasione per delle soste e cambi di strategia. Stavolta è la volta di Chastain, Buescher, Gilliland, Briscoe, Jones, Hocevar, McDowell e Stenhouse. Green a 100 giri dalla fine con Reddick davanti ad Hamlin, Blaney, Byron, Truex, Gragson, Keselowski, Elliott, Bell e Gibbs e caution dopo appena altri due giri di gara.

È la caution più clamorosa della corsa: sullo scatto Reddick ed Hamlin tagliano forte la dogleg e sono affiancati, a seguirli a sorpresa c’è Truex che si inserisce nella lotta, Denny cede un pochino e dall’essere alla pari della #45 si trova al livello della #19, poi però al giro seguente Hamlin reagisce fin troppo, attacca deciso la dogleg, si mette dietro Truex, affonda in curva1 per stare vicino a Reddick se non addirittura tentare un sorpasso impossibile, perde il controllo e finisce in testacoda evitando il muro e venendo evitato da tutti. Il lucky dog va incredibilmente a Kyle Busch.

Altra caution e altre strategie e stavolta la classifica viene stravolta perché ormai mancano 95 giri alla fine. Truex clamorosamente non si ferma mentre lo fanno tutti gli altri big che finiscono dietro agli altri piloti che avevano pittato in precedenza, ad esempio Reddick precipita al 16° posto.

Alla ripartenza del giro 221 è obbligatorio un recap sulle strategie: Truex è al comando (ultima sosta completa al giro 189, dunque a 123 dalla fine, impossibile andare in fondo) e precede Preece (198), Gilliland (solo pieno al 209, quattro gomme al 198), Stenhouse (209), Chastain (209), Briscoe (209), McDowell (209), Jones (209), Stenhouse (209), Gibbs (due gomme al 217, quattro al 189), Wallace (idem), Keselowski (idem), Suárez (due gomme al 217, quattro al 198), Larson (idem), e da qui in poi tutti quelli che hanno fatto una sosta completa al giro 217 ovvero Byron (con sorpasso su Tyler), Reddick, Elliott, Gragson, Blaney, Bell (20° quindi), Bowman, Hocevar, Hamlin e Busch.

Bandiera verde con 92 giri alla fine e saranno 92 giri di green, 92 giri parecchio strategici, per qualcuno probabilmente troppo. Mentre Truex rimane agilmente al comando, chi attacca per primo è Gibbs che in pochissimi giri dal decimo posto balza addirittura al terzo posto. Più dietro la competizione saluta un protagonista dato che Jones bacia il muro in curva1 e la convergenza salta. Lui e il muretto ce l’hanno animatamente con Briscoe, reo a loro dire di essere sempre un po’ rude con la #43 senza apparente motivo, tuttavia la manovra non è così delittuosa, anche perché a iniziare il 3-wide era stato Wallace e non Chase.

Ai -85 Truex ha 0.5″ su Preece ma è solo l’inizio dell’allungo, Gibbs è terzo a 1″, seguono Chastain, McDowell, Gilliland, Buescher, Keselowski (il migliore con quattro gomme fresche), Briscoe e Gragson. 11° è Bell che ha già staccato tutti gli altri avversari. Nessuno lo sa, ma la gara si è già decisa.

Già, perché il temuto traffico, le temute turbolenze, la paura generale forse hanno la meglio su gente come Reddick, Blaney, Hamlin e tutto il team Hendrick, piloti che si trovano a non riuscire a sorpassarsi sia fra di loro, sia a mettersi dietro la #99 di Suárez che è 12esima. Gli unici all’attacco sono Gibbs, che però fatica troppo con Preece, Keselowski e Bell.

Davanti Truex deve cercare la fuga, il suo team ha scommesso tutto su una caution che per il momento non è arrivata e quindi dal muretto cercano di tranquillizzare Martin dicendogli che anche in caso di sosta (l’unico obbligato a farlo) potrebbe recuperare fino alla top5. Sembra più un bluff motivazionale viste le difficoltà (non impossibilità, sia chiaro) nel sorpassare anche con gomme fresche visto il poco degrado.

Ai -75 Truex ha 2″ su Preece e Gibbs, 3.7″ su Chastain e 4.1″ su Buescher con i due sulla stessa strategia a dover fare un pelo di fuel saving per andare fino in fondo, 5.0″ su Keselowski, 5.5″ su McDowell, Gilliland e Bell; Reddick (-6.9″) è riuscito a passare Suárez ma Gragson è un altro osso duro e in questa fase perde davvero l’ultimo treno possibile.

Gestione e sorpassi necessari, questo è il riassunto del finale di gara senza veri e propri scossoni: Truex va finché può, Preece fa quel che può, Gibbs non è quello di inizio gara, Chastain e Buescher non possono forzare, Keselowski ha sfruttato la ripartenza al meglio ma Bell è troppo più forte e sta arrivando di rincorsa mollando tutti gli altri per strada, uno dopo l’altro.

Il primo momento decisivo è ai -65 quando, poco dopo la manovra di Gibbs su Preece (ma a 4″ da Truex), Bell supera Keselowski per il sesto posto, il secondo ai -51 quando Bell passa anche Gibbs per la leadership virtuale della corsa (+5.1″ da Truex), il terzo ai -40 quando Martin si arrende e va ai box per la sua sosta senza che la caution sia arrivata.

La nuova classifica vede dunque Bell al comando e in gestione con 2.2″ su Gibbs, 4.1″ su Chastain, 4.3″ su Buescher, 5.8″ su Keselowski, 8.6″ su McDowell, 8.9″ su Briscoe, 9.0″ su Reddick, 9.1″ su Preece, 9.9″ su Gilliland, 10.0″ su Blaney, 10.5″ su Gragson, 11.5″ su Hamlin, 12.7″ su Suárez e 13.0″ su Larson con Truex che esce dai box (pure con una sosta lenta alla posteriore destra) doppiato dal leader e da Ty ma in fretta inizia il suo recupero.

A svegliarsi in questa fase è Blaney. Superato Gragson punta in successione Todd e Ryan e si mette a seguire Reddick che non è distante, ma anche lui ha scavalcato Briscoe, ma è scivolato a 12″ dalla vetta ai -27. Ai -20 la sorpresa con Reddick che cede e viene infilato proprio da Blaney.

Ai -10 Bell è in fuga solitaria con 6.4″ su Buescher che ha deciso di attaccare ed ha passato un Gibbs andato in difficoltà (+6.7″), seguono Keselowski (+9.8″), Chastain (+10.5″), Blaney (+12.6″), McDowell (+13.9″), Reddick (+14.4″), Briscoe (+14.8″) e Gragson (+15.4″).

I giri finali sono una passerella per Bell, una rimonta sorprendente per Truex che entra in top10 ed un paio di volate sul traguardo. Nulla di più, nulla di meno se non la giusta riconoscenza per il dominio espresso da Bell nella seconda metà di gara.

Bell vince precedendo di 5.4″ Buescher (ed ora Christopher ha i due margini di vittoria più ampi con la Next Gen), 6.0″ Gibbs, 9.2″ Keselowski, 9.4″ Blaney che beffa Chastain di 0.051″ per la top5, Truex è settimo a 13.1″ (lontano in secondi dalla top5, ma comunque la strategia ha reso più del temuto), poi McDowell a 14.6″, Briscoe a 14.8″ e Reddick a 15.3″ con Gragson che nel finale perde la posizione anche da Hamlin; a seguire dal 13° posto in poi Suárez che si è tenuto dietro tutto il tempo Larson, Hocevar, Wallace, Gilliland, Byron, Elliott (spariti del tutto e misteriosamente), Bowman e Stenhouse.

Per una volta si deve tralasciare il discorso classifica (Bell quarto vincitore su quattro gare mentre Blaney è il nuovo leader della classifica generale a +10 su Larson e Truex), il cappotto del Joe Gibbs Racing a Phoenix (vittoria in ARCA con Sawalich e Xfinity con Chandler Smith), il disastroso weekend RCR, le ancora ottime prestazioni di Gragson e Hocevar, i risultati negativi di Logano (30° in classifica generale) e molto altro per affrontare la doverosa analisi sul debutto del nuovo pacchetto aerodinamico per la Next Gen.

La corsa nel complesso è stata migliore del temuto, non del previsto però. Le difficoltà nel sorpassare ci sono ancora e le turbolenze dello spoiler più alto possono ancora aver complicato (prevedibilmente) l’affrontare il traffico. Tuttavia Blaney all’inizio, Reddick nel mezzo e soprattutto (ma non solo) Bell hanno dimostrato che rimontare era possibile con la giusta vettura (soprattutto se una Toyota che clamorosamente piazza cinque vetture con 50+ giri al comando). Quindi nel complesso il pacchetto aerodinamico è rimandato.

Quello che è invece da bocciare è il nuovo pneumatico portato da Goodyear. Nelle intenzioni del gommista, infatti la struttura più spessa doveva “trattenere più calore nella mescola, favorire il degrado e portare la gestione delle gomme nella corsa per renderla più competitiva” dicendo addirittura che “il test di novembre è andato bene.”

E invece, su queste premesse, non sono concepibili i 99 giri di Todd Gilliland su un unico set di gomme resistendo in top5 nella seconda stage e ancor meno i 103 di Buescher e Chastain – che trascendono dunque, seppur con le caution, pure la finestra indicata per il pieno – che chiudono secondo (!) e sesto. Sicuramente c’è stata una combinazione di fattori, ma disputare un terzo di gara con lo stesso treno di gomme con meno di 1″ di degrado fra inizio e fine stint non ha nemmeno aggettivi per essere descritto ed è qualcosa che dovrà essere rivoltato da capo a piedi, senza se e senza ma.

Il problema per NASCAR e Goodyear è che la prossima gara su uno short track è domenica a Bristol. C’è quasi da sperare che Phoenix con la sua conformazione sia un ovale anomalo, ma in ogni caso in vista di novembre i guai restano e pure tanti. Bei tempi quando si decideva il titolo a Miami…

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Immagine: Media NASCAR

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