NASCAR | Cup Series: Elliott scaccia le ombre in una Talladega insolitamente tranquilla

NASCAR
Tempo di lettura: 17 minuti
di Simone Longo @_Long_hito
3 Ottobre 2022 - 13:55
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Ci si aspettava di vedere una lunga serie di incidenti nella classica gara di sopravvivenza per tutti i piloti playoff. Così non è stato (non che sia un male) e, mentre la tensione saliva, Elliott è rimasto sempre nelle prime posizioni del gruppo fino a veder premiato il suo coraggio


Tensione e lunghezza della gara sono state correlate, nell’arco di tutta la gara, da un rapporto inversamente proporzionale: diminuendo la distanza dal traguardo, aumentava la tensione per il big one. Un gran classico delle gare sui superspeedway. Due stage quasi complete di bandiera verde non si vedevano da tempo e la gara ne ha notevolmente giovato a livelli di ritmo e strategia. Come conclusione di premessa va fatto un complimento a tutti i piloti, comportatisi con estrema correttezza e bravura in una serata spesso complicata quale la “YellaWood 500”. Bravura messa in campo nell’ultima ripartenza specialmente da Chase Elliott.

La gara

Per la seconda gara di stagione in Alabama sono previsti 188 giri suddivisi in tre stage da 60-60-68. Sette set di gomme a disposizione per tutti e durata di un pieno tra i 34 e 38 giri. Le chance di pioggia rasentano lo 0% dopo i timori della vigilia riguardo l’uragano Ian e si lasciano subito alle spalle i fantasmi dello scorso anno: la gara si correrà integralmente oggi.

Bell conquista la pole in qualifica, mettendosi in buona posizione, relativamente parlando, per recuperare i punti importanti persi in Texas (-25). Tutti gli altri piloti playoff partono nella parte alta del gruppo con Blaney che chiude il loro raggruppamento in 19^ posizione. Lo stesso Blaney è l’unico ad avere un problema nel pre-gara: un malfunzionamento con la radio, risolto in tempo rientrando ai box per cambiare casco prima della green flag.

L’assenza da segnalare è quella di Bowman, sfortunatamente senza ok da parte dei medici a causa dei sintomi da trauma cranico (come successo per Kurt Busch) per poter correre dopo la botta di settimana scorsa che sembrava persino lieve. Se tornerà al Roval, sarà una situazione da must win per il pilota della #48.

Hamlin scatterà dietro al leader mentre Larson gli sarà accanto. Le penalità pre-gara spediscono in fondo Reddick, Gibbs, Wallace e McLeod. Si parte, bandiera verde a Talladega! Almirola fa la voce grossa dietro a Larson, riuscendo a spingerlo in avanti quanto basta per far si che Kyle riesca a cambiare corsia. Detto fatto, sul rettilineo opposto Larson scala in basso e si piazza davanti a Bell, mentre Almirola diventa solo inizialmente leader degli esterni, finendo poi per abbassarsi pure lui lasciando il posto a Chastain.

I primi giri sono l’antifona del resto della gara: si assisterà a ben 57 cambi di leader tra 17 piloti diversi. Chastain decide di non scendere, rimanendo in alto con la spinta di Jones. Dietro si vedono i primi staccati per precauzione (Truex e Keselowski su tutti) seppur senza piloti playoff.

Al giro 7, da fondo gruppo, si accenna una terza corsia, spenta sul nascere dalla prima caution di giornata. La causa è un finestrino, quello di Ty Dillon, che improvvisamente si stacca dalla vettura, partendo per un bel volo. Nonostante l’accaduto sia avvenuto a metà gruppo, non ci sono danni per nessuno. -52 da fine stage e qualcuno anticipa già la sosta ai box: Larson, Harvick e i tre del Team Penske vanno di sola benzina. La scelta non basta ad evitare guai per Cindric che si becca la prima penalità di giornata: speeding e ripartenza dal fondo.

Green ai -49. Il duo TrackHouse guida la corsia esterna. Chastain è l’ariete mentre Suarez alimenta la spinta. Scatto e ripartenza ottimi per loro. Chastain opta ancora una volta per non scendere, lasciando spazio a Jones e Almirola, fissi lì davanti da inizio gara. Grazie ai bump non troppo decisi lo schema si mantiene inalterato per tredici tornate, fino al primo e unico incidente da superspeedway di giornata.

Nella formazione della terza corsia, poco dopo la metà del gruppo, Burton decide di buttarsi a guidarla; appena completa il passaggio gli arriva un bump poco delicato da Stenhouse che fa subito girare la #21, facendola sbattere a muro in testacoda. Tutti temono che la vettura possa rimbalzare come in un flipper, finendo in mezzo al gruppo: parte la carambola nel provare ad evitarlo. Sono coinvolti subito Logano, Gragson (sostituto di Bowman sulla #48), Haley, Allgaier (sostituto di Gragson sulla #62) e Gibbs (sostituto ormai da tempo di Kurt Busch sulla #23 di Wallace).

Se la scampano Blaney, Harvick e Wallace (che, per ulteriore confusione, è sostituto del compagno Kurt sulla #45 per lottare nella classifica degli owner). Si becca una botta anche Cindric, eppure la #2 è come se non avesse danni. Va spezzata, in tutte le discussioni recenti sulla sicurezza, una grossa lancia a favore delle auto Next Gen: in un incidente come questo, l’anno scorso, avremmo perso molti più nomi, oggi i ritirati sono solo Burton e Gibbs. Tutti gli altri ripartiranno e termineranno la corsa senza problemi.

La caution arriva nel momento perfetto per le soste. Box per tutti con rabbocco benzina per arrivare fino in fondo alla stage. Suarez e Busch sono i nuovi leader all’uscita. Ripartenza ai -30: Suarez, esterno, viene spinto bene da Elliott. La corsia guadagna terreno ma poco dopo Chase la “tradisce” spostandosi in basso davanti a Larson e facendo perdere agli esterni molti metri. Il nuovo aiutante di Suarez è Almirola, fino ad ora scatenato, che permette a tutta la fila di risalire. Daniel, non appena riguadagna la testa, decide di spostarsi pure lui in basso, continuando il trend lanciato da Elliott. Identica manovra al giro successivo per Almirola e Hamlin.

Denny torna per un attimo sui suoi passi con un doppio cambio, rispostandosi davanti alla #24 di Byron. La mente finisce presto a settimana scorsa ma fortunatamente tra i due non succede nulla di scorretto o pericoloso. I due addirittura collaborano meglio del previsto e guadagnano abbastanza terreno sulla linea interna per fare un doppio cambio di corsia contemporaneo e momentaneo. Prima si spostano insieme a guidare la corsia interna ma poi si ributtano entrambi in alto nel tentativo di bloccare Custer, perdendo il vantaggio in corsia unica che si erano creati. Ma arriva un’altra caution.

Foratura per LaJoie al giro 45. Sfortuna per Corey che solitamente si diverte sempre, sfornando ottime prestazioni, sia a Daytona che a Talladega. La #7 è finita a muro ma fortunatamente faceva parte di un gruppetto distaccato e organizzato in fila singola e tutti sono riusciti facilmente ad evitarlo. Il gruppo si divide tra chi cerca i punti stage e chi preferisce stare fuori dai guai. Alla ripartenza ai -10 Hamlin e Byron guidano le corsie e decidono di lavorare insieme pur non essendo compagni di squadra. Si uniscono nella corsia interna, lasciando spazio a Custer sulla parte alta.

Quattro giri dopo Cole si butta in basso da 4° con una mossa inspiegabile e lascia Elliott a guidare l’esterno. Hamlin rompe il patto reciproco al giro 57: la #11 cambia corsia e si mette in posizione per bloccare entrambe le file ad alternanza. L’outside line guadagna metri preziosissimi mentre l’inside one perde le fondamenta dalla coda gruppo. Byron, da leader di corsia, si ritrova a metà gruppo ai -2. Occasione troppo ghiotta per non approfittarne, Gragson si lancia davanti correndo un rischio pazzesco ma rimanendo in controllo della vettura. Busch lo segue due curve dopo, con Hamlin costretto a fare lo stesso per bloccare.

Ultimo giro. Sul rettilineo i tre Penske rischiano il disastro sfaldando il terzetto, Elliott davanti a loro è secondo dietro Hamlin e si butta in basso, Blaney guida la corsia alta con Cindric a spingerlo meglio di tutti. La loro velocità aumenta nettamente e, poco dopo l’ultima curva, la #12 si affianca alla #11 vincendo la stage al photofinish. 10 punti ottimi per Blaney, seguito da Hamlin, Elliott, Cindric, Logano, Stenhouse, Busch, Larson, Gragson e Jones.

Le opzioni al pit sono molteplici: 0, 2 o 4 gomme nuove con benzina obbligatoria per tutti. La 2^ stage è un long run unico di 60 giri: strategia e correttezza la fanno da padrone. Alla ripartenza i nuovi leader sono Larson e Jones. Erik imita i colleghi per quanto fatto finora, è leader esterno ma si butta ben presto all’interno per domare Larson e guidare la fila di sinistra con Chastain, Bell e Elliott. Blaney è il nuovo leader esterno e alle sue spalle ha Harvick, McDowell, Busch e Keselowski.

Ai -51 arriva il primo cambio: i primi tre esterni cambiano corsia insieme, Jones fa l’opposto e diventa leader esterno, convincendo Harvick e Blaney a tornare sui loro passi solo per un attimo. I cambi di corsia terminano tre giri dopo ai -48: Keselowski e Buescher si perdono all’esterno nel tentativo di formare una terza corsia mai nata, Jones è tornato interno con Busch a suo seguito, mentre Blaney ha tentato per la 3^ volta ritrovandosi alle spalle il solito Almirola, ha ricevuto un bump pauroso decidendo infine di levarsi da lì e farsi sfilare in fondo al gruppo. Il momento era troppo concitato e il rischio troppo alto per Ryan e il team.

I nomi in testa non cambiano e, giro dopo giro, il gruppo si ritrova sempre più nella tanto odiata dai fan fila unica. La scelta è conservativa e con l’idea di un pit stop sotto bandiera verde che balena in testa a tutti questo è uno scenario tipico degli superspeedway. Così è: -22 e le prime Ford decidono di rientrare; Keselowski e Buscher per RFK, Logano e Blaney per Penske e Briscoe per SHR.

I primi a entrare solitamente sono quelli a perdere più terreno, per evitare che ciò accada si cerca di formare un folto gruppo con le altre vetture della stessa casa produttrice (Ford, Chevrolet, Toyota) per riguadagnare il prima possibile l’alta velocità attraverso il gioco di scie. Che qualcuno rimanga indietro è inevitabile e la coordinazione tra crew chief, spotter e piloti deve essere pressoché perfetta.

Il giro successivo rientra anche il JGR con Truex, Hamlin, Busch e Bell; quest’ultimo perde il controllo in frenata e finisce in testacoda in un classico epilogo per le fermate ai box nei superspeedway. Christopher evita danni strutturali ma è costretto a cambiare gomme, perdere terreno e scontare una penalità per speeding che lo caccerà a -1 facendo temere il peggio al suo team. -19 e dentro le Chevy: Larson, Jones, Chastain, Elliott, Stenhouse, Byron e Ty Dillon.

Per tutti non ci sono problemi durante la sosta e il gruppo che si forma all’uscita è forte e ben strutturato. -18 dentro un gruppo con Reddick, Suarez, Haley, Cassill e Hemric con Tyler e Daniel velocissimi a guidare il gruppetto. Ai -17 a concludere Almirola, Gilliland, Harvick, Custer, McDowell e Bell (per scontare la penalità). La volata è lanciata e viene nettamente vinta dal gruppo di Reddick e Suarez: la loro fila singola ha risalito il gruppo uscente superandoli e mettendosi saldamente al comando a -16 da fine stage.

I due resistono in testa per sei tornate, sono ripresi ai -10 e superati ai -9. Il gruppo torna in doppia fila ordinata e si prepara ad affrontare il secondo arrivo. Reddick e Suarez esterni, Larson e Elliott interni. Si prosegue a bump e spinte fino a curva 3 dell’ultimo giro, dove saltano gli schemi.

Reddick è costretto improvvisamente a spostarsi per aver finito il carburante, la linea esterna perde molta inerzia e da sotto ne approfittano guadagnando la vetta solitaria. Elliott spinge il compagno fino all’ultimo dove gli basta scostarsi di poco e superare facilmente Larson per vincere la stage. A seguire Haley, Larson, Suarez, Jones, Chastain, Cassill, Buescher, Hemric e Briscoe.

Caution di fine stage che fa tirare un sospiro di sollievo a Bell: lucky dog e gara salva. Esattamente come prima la scelta ai box è libera. Elliott e Jones sono i primi sulla linea d’uscita e guidano la ripartenza al giro 127 di 188. Come nella prima stage i cambi di leader si sprecano: prima Jones con la solita mossa esterno interno, poi Buescher e Byron interni in successione, Chastain dall’esterno e per chiudere nuovamente Hamlin dal basso. In tutto ciò decidono di proteggersi sfilando in fondo Briscoe, Suarez e Logano, con la paura di un big one sempre dietro l’angolo e sempre maggiore con l’avvicinarsi del traguardo.

Al contrario, la calma prima della tempesta prosegue per diverso tempo e ai -50 ci si ritrova addirittura in fila singola. Il treno dura sette tornate, poi Hamlin, rimasto leader interno, si rifà sotto sospinto dai compagni di corsia fino ad affiancare e superare Chastain ai -41. Qualche chilometro più tardi e la corsia interna rimbalza indietro, con lo schema che si ripete due volte in otto giri fino al che Chastain si stanca della ripetitività e decide di scendere in corsia interna.

Il nuovo leader alto è Blaney. La mossa non è un granché e dall’interruzione dell’equilibrio ne scaturisce un ulteriore massiccio cambio di corsia: Keselowski, Gilliland e Harvick sono tutti esterni e, sfruttando l’ulteriore rimbalzata indietro della corsia interna, si buttano su di essa con Blaney che scende pure lui per mantenere la testa. Ai -31 la fila interna è lunga il doppio e, di conseguenza, molto più performante.

Long run della terza stage sotto green quindi box in vista. L’idea è la stessa della stage precedente, solo che questa volta i gruppi saranno più numerosi. Il primo rientra ai -27 con 14 vetture guidate da Blaney. Il secondo, guidato da Hamlin, fa la stessa cosa ai -26 con 17 vetture al seguito. La sosta è perfetta da parte di ambo gli schieramenti, che si ritrovano appaiati all’uscita dalla pit lane come se nulla fosse successo.

Le penalità per speeding colpiscono Harvick e Keselowski, mentre i piloti con la banda gialla dei playoff sono tutti lì a giocarsela. Lo schema che si forma è originale ed insolito, su 3 corsie quella centrale è la più avanzata mentre le altre due si aprono a ventaglio. Pur essendo visivamente bella, la struttura risulta poco efficace ed in breve tempo si torna sulle classiche due corsie.

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Blaney e Jones in testa al gruppo ai -20. Siamo troppo vicini al traguardo per rischiare di fare mosse azzardate e si rimane immobili con le posizioni fino ai -13, dove l’inside line sembra perdere terreno importante. In realtà è solo la classica rimbalzata e ai -10 si ristabilisce la distanza solita. -9 gli interni prendono la leadership. -8 Jones si sposta per un attimo alto a bloccare cambiando ben presto intenzioni tornando interno. -7, invece, una caution inaspettata.

Nessun incidente, viene inquadrata la #16 di Hemric ferma ai box e bloccata per un problema al motore nonostante abbia già lasciato il suo pit stall. La scelta di esporre la bandiera gialla è corretta; il posto dove è fermo Hemric non è sicuro e l’auto dev’essere spostata. Si ripartirà ai -2 in un finale lanciatissimo con le stesse caratteristiche di un overtime.

La corsia interna si compone (in ordine) di: Blaney, McDowell, Elliott, Hamlin, Suarez e Byron. Nell’esterna abbiamo Jones, Chastain, Gilliland, Cindric, Haley e Gragson. Bandiera verde, parte lo shootout! Meglio la corsia alta in spinta, ma nella bassa riguadagnano subito il terreno sfruttando l’interno di curva 1 e aggiudicandosi tre vetture di vantaggio. Elliott ne approfitta subito e cambia la linea buttandosi davanti a Jones e prendendosi la sua spinta.

Chastain (ora terzo deli esterni) perde terreno quanto basta per non garantire il proprio supporto in curva 3, permettendo a Blaney di mantenere il comando per una vettura di vantaggio. La grande spinta arriva in uscita di curva; sotto le tribune Chase recupera tutto il terreno con l’aiuto magistrale di Erik, il boato del pubblico comincia a risuonare. Bandiera bianca, ultimo giro.

I due amici, Blaney e Elliott, sono appaiati sul traguardo e ci rimangono fino al backstretch. La spinta esterna parte da Cindric che scorre in successione per la #38, la #1 e solo infine per la #43. La #9 di Chase assorbe tutta la velocità ed è lanciatissima ad 200 miglia orarie verso curva 3. Rispondono gli interni con Hamlin che spinge con tutto sé stesso McDowell. La spinta è talmente tanta che Denny perde il contatto a inizio curva mentre McDowell scarica tutta la forza momento accumulata sulla #12 che riguadagna il comando.

Dopo che a Chastain accade lo stesso di Hamlin, sono in quattro appaiati a due a due per tutta la curva. In uscita saltano gli schemi e si perdono gli aiuti. Elliott sale vicino al muro per guadagnare più velocità possibile, Jones scala al centro per trovare un varco e Blaney perde la spinta di McDowell rimanendo attaccato alla linea in basso. Arriva il gruppo ad inghiottire tutto, McDowell e risucchiato e agli altri tre sta per capitare lo stesso, ed è qui che Elliott fa la mossa che gli permette di vincere.

Chase dall’alto si lancia a centro pista guadagnando tutta la velocità di cui a bisogno con la pendenza del banking, Jones è rimasto da solo e viene risucchiato, Blaney non ha più lo stesso momentum ed è costretto ad alzarsi per trovare spazio per passare, lo fa e sembra essere più veloce, ma la pista è finita. Chase Elliott taglia in tempo il traguardo e vince la “YellaWood 500″ senza bisogno di replay. Blaney è 2° staccato di 0.015″, McDowell 3°, Chastain 4°e Hamlin chiude la top 5 a meno di 0.2” dal leader.

Con la vittoria odierna Elliott allontana le ombre che dopo Texas si erano presentate minacciose. Arrivare al Roval sotto la linea del taglio sarebbe stato un rischio pericoloso per il favorito principale nella rincorsa al titolo. Questa vittoria per Chase è ossigeno e, a differenza di tutti gli altri piloti playoff, gli permetterà di gareggiare con più serenità settimana prossima in quel di Charlotte.

Tra i colleghi nessuno può ritenersi totalmente al sicuro, seppure più di uno potrà essere salvo prima dell’arrivo. È il caso di Blaney (+32) e Chastain (+28): il primo non è uno dei favoriti sugli stradali (pur avendo già vinto sul Roval), ma dovrebbe farcela mentre con Ross si ha più paura per via dei possibili errori e contatti con altri piloti. A seguire Hamlin (+21) che oggi si è risollevato con importanti punti stage e un buon punteggio finale al contrario di Logano (+18) che si è bruciato il tesoretto guadagnato in Texas.

Pari merito con Joey troviamo Larson (+18) che solitamente sugli stradali o passa l’intera gara davanti o nel fondo del gruppo. Gli ultimi due per ora salvi sono Suarez (+12) e Briscoe (+0) che nessuno avrebbe pronosticato in posizione favorevole alla qualificazione in questo momento. Entrambi dicono sempre la loro in ogni road course su cui gareggiano.

Incontriamo poi due top sugli stradali con Cindric (-0), al momento out rispetto a Chase per il peggior piazzamento in questo round, e Byron (-11) che avranno tutte le carte in regola per giocarsela. Infine le due situazioni un po’ più disperate: Bell (-33) che deve ancora fare i conti con la sfortuna di settimana scorsa, ma che comunque è riuscito a salvarsi oggi, e Bowman (-54), nel caso in cui tornasse e Rick Hendrick è ottimista al riguardo, obbligato alla vittoria.

I risultati odierni

La classifica della “YellaWood 500”

La classifica generale

Questa la griglia playoff dopo la seconda gara del “Round of 12”

NASCAR Cup Series classifica dopo Talladega 2022

La classifica completa

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In Cup e Xfinity Series ci si giocherà la qualificazione a Charlotte sul Roval, i cadetti con gara programmata per le 21:00 di sabato mentre la categoria regina alle 20:00 di domenica. Rivedremo la Truck Series il 22 ottobre a Miami dopo un ulteriore riposo di altre tre settimane.


Immagine: Media NASCAR

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