Chase Briscoe vince per la seconda volta consecutiva la Cook Out Southern 500 a Darlington grazie ad una performance dominante
Chase Briscoe ce l’ha fatta di nuovo. Il trentenne nato in Indiana ha ottenuto per la seconda volta la prima posizione nella Cook Out Southern 500. Il significato di questo trionfo, però, è ben diverso rispetto a quello dell’anno scorso. La vittoria del 2024 era un monito per Joe Gibbs Racing, oltre che il canto del cigno di Stewart-Haas, mentre questa rappresenta la consacrazione definitiva del suo talento e il suo ingresso nell’Olimpo dei top driver. O piloti all’interno dei playoff, temete Chase Briscoe!
La NASCAR Cup Series è giunta al momento clou della stagione, i playoff. La ventisettesima gara stagionale, la Cook Out Southern 500 al Darlington Raceway, non è, però, solo la prima del Round of 16. Già, perché la corsa in questione è una Crown Jewel Race, ossia uno degli appuntamenti legati alla storia della massima serie di stock car.
Il Darlington Raceway, ovale costruito nel 1950, è uno speedway da 1.366 miglia (circa 2,2 km), con 4 curve asimmetriche. Il layout è rimasto invariato dal 1953, anno in cui è stato portato alla lunghezza attuale dalle “anonime” 1.25 miglia originarie. La velocità media sulla “Signora in nero” è relativamente bassa, ma ciò non è abbastanza per permettere ai piloti di potersi rilassare. Il banking poco elevato, ma diverso in base al tratto del tracciato in cui ci si trova, e la carreggiata stretta rendono Darlington uno degli speedway più particolari e complessi presenti sul suolo americano.
La Cook Out Southern 500 è una prova che per l’America significa storia. Questo evento è apparso ininterrottamente nel calendario della Cup Series fin dall’apertura del circuito, avvenuta nel 1950. Basta vedere la sua longevità per comprendere quanto la gara estiva a Darlington sia una tappa importante per la classe regina delle stock car. I piloti devono affrontare “Il Tracciato Indomabile” per ben 367 volte, moltissime, sintomo della natura storica di questa corsa, che affonda le radici nel passato della NASCAR.
Sono 38 i piloti che prendono parte all’evento. NY Racing Team schiera Derek Kraus al posto di Gase sulla sua Chevrolet. Anche Garage 66 cambia il proprio pilota. Mears cede la Ford in questione a Timmy Hill, iscritto con la sua squadra, Hill Motorsports, in NASCAR Craftsman Truck Series, ARCA Menards Series e ARCA Menards Series East, a cui prende parte in veste di part timer. Per lui si tratta del ritorno in Cup Series dopo un anno esatto di assenza. Richard Childress Racing iscrive solo due vetture, mentre Live Fast Motorsports diserta la trasferta a Darlington.
La qualifica è composta da un giro singolo svolto a pista libera. Denny Hamlin, pilota della Toyota #11 di Joe Gibbs Racing, conquista la pole position grazie ad uno straordinario 28.694″. Il veterano anticipa di soli 21 millesimi il compagno di squadra alla guida della #19, Chase Briscoe che puntava ad uno storico cappotto, ovvero la pole nella stessa stagione alla Daytona 500, alla Coca-Cola 600, alla Brickyard 400 e alla Southern 500. In seconda fila, distanti un decimo dalla coppia delle Camry, si trovano altri due partecipanti ai playoff, Berry e Reddick, seguiti a breve distanza da Larson e Chastain.
Bell e Wallace, settimo e ottavo, anticipano sulla griglia, Austin Dillon, Cindric, Byron e Blaney, distanti 3 decimi dai primi. Logano, quattordicesimo, segue i playoff driver appena menzionati di qualche millesimo. Van Gisbergen (P20), Elliott (P21) e Bowman (P29) sono più lenti di Hamlin di mezzo secondo.
La gara
Briscoe scatta benissimo dalla linea interna. Il nuovo arrivato sfrutta il suo ottimo stacco di frizione per mettere in difficoltà il veterano di Joe Gibbs Racing, Hamlin, che, nonostante abbia il banking dalla sua, non riesce a sbarazzarsi del compagno di squadra.
Questa battaglia si interrompe in uscita di curva 2, dove Berry, a seguito di una piccola perdita di trazione, perde il controllo della sua Ford e colpisce Reddick, situato al suo fianco destro, prima di urtare contro le barriere con il posteriore. La direzione gara decide di far entrare la gara in regime di caution nel momento in cui il pilota di Wood Brothers si ferma nella via di fuga dell’inner. I danni sono così ingenti da obbligare il trentaquattrenne a restare in panchina per tutto il primo stage. Alcuni piloti, tra cui Bowman, Buescher e Gragson, sfruttano la neutralizzazione per cambiare subito le gomme.
La ripartenza premia Briscoe. Lo scambio di corsie permette al trentenne dell’Indiana di imporsi immediatamente su Hamlin, che, questa volta, non solo non è brillante allo stacco di frizione, ma non può nemmeno salvarsi “in corner” con il banking di curva 2, assente data la sua posizione interna.
Poco dopo l’inizio dei doppiaggi si apre la prima serie di soste, che viene inaugurata al giro 34 da Bowman, il quale viene seguito immediatamente da Briscoe. Il pit stop del leader permette a Wallace di guadagnare la testa della corsa al passaggio numero 35.
Al giro 37 si fermano moltissimi piloti, tra cui Reddick, Larson, i fratelli Dillon, Cindric e Byron, che verranno seguiti un passaggio più tardi dalla maggior parte dello schieramento. Basti pensare che le vetture di Gragson, Buescher, Chastain, Jones, Allmendinger, Smith e Preece sono solo alcune di quelle che affollano la pit lane durante questo periodo.
Altri piloti optano per fare durare le gomme un po’ di più. Si tratta di Blaney, Elliott, Gilliland (sosta al giro 41), Hamlin, Bell (42), Wallace (43) e van Gisbergen (44) fra i tanti. La visita ai meccanici della Toyota #23 permette a Nemechek di condurre la gara.
Al giro 46 si assiste ad un evento che sta diventando sempre più comune durante le soste. La gomma anteriore sinistra non è stata fissata correttamente dai meccanici di Keselowski e, per questo motivo, il veterano di RFK si ferma sulla piazzola di Logano, in cui la sua pit crew gli avviterà correttamente il dado allentato.
La rimonta di chi ha scelto di svolgere due soste durante il primo stage invece di una diventa sempre più netta ed evidente con il passare delle miglia. L’elemento di spicco di questa “composizione” è il sorpasso di Briscoe ai danni di Nemechek al giro 56, che costringe il figlio d’arte a fermarsi poco dopo.
La seconda serie di soste viene inaugurata da Bowman, che si presenta in pit lane con largo anticipo rispetto agli avversari, addirittura durante la sessantasettesima tornata e forse sorprende la sua stessa pit crew dato che la sosta dura addirittura 40″. Altri piloti che si fermano presto sono Byron, Logano, Reddick (73), Cindric, Austin Dillon (74) e Chastain (75).
Al giro 76 una massa di vetture si precipita in pit lane. Tra i tanti si possono riconoscere Buescher, Ty Dillon, Stenhouse Jr., Hamlin e Briscoe, che cede così lo scettro della competizione a Wallace. Il nativo dell’Alabama, però, resterà primo solo per poco più di un miglio, dato che raggiungerà gli avversari già citati in pit lane durante la settantasettesima tornata assieme a Gibbs, Haley, Allmendinger, Gragson, Preece, Jones e Keselowski.
Wallace, durante questo periodo, diventa protagonista del caos in pit lane. La Toyota #23, difatti, urta la Ford #38 di Smith mentre sta uscendo dalla piazzola. La vettura di Front Row, che stava per parcheggiarsi dai meccanici.
Larson, che, complice la sosta di Wallace, è salito in prima posizione, svolge la sua seconda sosta di giornata assieme a Blaney al giro 79. Bell eredita la corona, che manterrà per una sola tornata. Al termine della sosta del trentenne dell’Oklahoma, avvenuta in contemporanea con Elliott, è van Gisbergen a prendere le redini della corsa.
Il neozelandese, come prevedibile, passa a dare un saluto ai meccanici già al giro 82. Nemechek torna così a guidare lo schieramento, anche se per poco, dato che, al passaggio numero 84, Briscoe lo azzanna alla staccata di curva 3. Da qui in poi il nativo dell’Indiana volerà verso l’infinito e oltre.
Chase Briscoe, pilota della Toyota #19 di Joe Gibbs Racing, vince lo stage 1 a Darlington. Reddick, Hamlin, Chastain, Wallace, Larson, Bell, Cindric, Nemechek e Blaney seguono il rivale sotto la bandiera a scacchi biancoverdi. La corsa riparte dopo la sosta generale e il ritorno a pieni giri di van Gisbergen.
Il secondo stage si apre con un duello che sa di rivalsa. Hamlin, difatti, è un fulmine allo sventolare della bandiera verde e resta affiancato a Briscoe, situato sulla linea esterna, fino a curva 4, dove il pilota della #19 mette il muso davanti a tutti, anche se non definitivamente.
Già, perché alla staccata successiva Hamlin affonda, strappando così la leadership dalle mani del compagno di squadra. Briscoe, però, ne ha di più e insegue il polesitter solo fino al giro 132, nel quale guadagna la prima posizione grazie ad un attacco in curva 2. Bowman, su una strategia molto particolare, svolge il quinto pit stop di giornata durante il passaggio numero 134.
La corsa viene neutralizzata per la terza volta al giro 152 a causa di un testacoda di Hocevar in curva 4, che, fortunatamente, non provoca alcun danno alla sua Chevy. Il giovanissimo, però, si rende protagonista di un incidente anche durante la sosta generale, dato che viene toccato da Bell nel momento in cui quest’ultimo sta uscendo dalla piazzola. La #77 entra quindi sul proprio “spazio privato” in contromano. Custer lucky dog.
La ripartenza è nel segno di Briscoe. Il campione ARCA 2016 sfrutta il banking dato dalla linea esterna per imporsi su Chastain, interno, che, però, gli terrà testa fino a curva 4. L’azione si fossilizza fino alla nuova serie di pit stop.
Al giro 187 si assiste all’ingresso nell’area deputata alle soste di Blaney e Larson, che verranno seguiti poco più di un miglio più tardi da Austin Dillon, Reddick, Chastain, Byron, McDowell, Buescher e Wallace, fra i tanti.
Il cambio di leadership avviene durante la tornata numero 189, dove si assiste al pit stop di molti piloti, tra cui Briscoe, Allmendinger, Gibbs, Buescher, Busch, Jones, Preece, Logano, van Gisbergen, Hamlin (sosta lenta) e Herbst.
Elliott guadagna così la prima posizione, che cederà a Briscoe durante la sosta, che svolgerà nel corso del giro 195. Il campione 2020 viene anticipato da Cindric e Bell, che fanno visita ai meccanici durante la tornata numero 193.
La corsa verso l’infinito di Briscoe viene interrotta al giro 203 da un testacoda di Ware in uscita da curva 2, avvenuto a seguito di un tamponamento da parte di Preece. I danni, causati dal contatto con le barriere interne, lasciano la Ford #51 ferma dai meccanici per qualche tempo. Nel frattempo si assiste alla sosta generale e al lucky dog di Stenhouse Jr.
Alla ripartenza Briscoe non è così brillante. Certo, riesce a tenere la leadership grazie all’utilizzo della corsia esterna, ma fino a curva 3 si ritrova appaiato a Reddick, che non vuole assolutamente regredire. La situazione viene alterata proprio in quel punto da Jones, che si lancia all’interno dei due compagni di marca, anche se non riesce a guadagnare nemmeno una posizione.
L’azione si interrompe subito. In curva 4 Busch scoda e Blaney, per evitarlo, alza il piede dall’acceleratore. Austin Dillon, però, spinge la Ford del campione 2023, che perde quindi il controllo del proprio mezzo, il quale toccherà, anche se senza troppa forza, le barriere che dividono il tracciato dalla pit lane. Caution al giro 210. Si torna a correre dopo la sosta di alcuni piloti, tra cui Bowman e Hill, e il ritorno in coda al gruppo di Suarez.
Il restart successivo si rivela decisivo per l’assegnazione del secondo stage. Briscoe, esterno, e Reddick, interno, scattano bene e restano affiancati fino a curva 4. In quel punto la Camry di JGR ha lo spunto che decide la fase centrale di gara.
Chase Briscoe si aggiudica anche il secondo stage a Darlington. Il nativo dell’Indiana anticipa sul traguardo Reddick, Jones, Larson, Allmendinger, Chastain, Wallace, Nemechek, Preece e Byron. La sosta generale, condita dal lucky dog di Bowman, occupa la pausa che anticipa la porzione finale della corsa odierna.
L’inizio del terzo stage è molto diverso rispetto a quanto ci si potrebbe aspettare. Alla ripartenza, Reddick, interno, brucia Briscoe allo stacco di frizione, conquistano così immediatamente la testa della corsa. Il rivale, però, non resta a guardare.
Briscoe, difatti, si mette in gioco fin da subito e, alla seconda curva del giro 240, trova uno spiraglio e supera Reddick senza alcun timore reverenziale. Poco dopo si assiste al ritiro di Ware per le conseguenze dell’incidente descritto qualche paragrafo più indietro.
La calma regna sovrana fino al giro 274, in cui si apre la prima serie di soste dell’ultimo stage. Diversi piloti, tra cui Logano, Blaney, Bell, Reddick, Larson, Bowman, Nemechek, Herbst, Jones, Wallace, Preece e Austin Dillon, oltre che Briscoe, che lascia la corona nelle mani di Chastain.
La sosta di Allmendinger (275) precede quella di Busch, Gragson, Smith, Kraus e Chastain, avvenuta al giro 277. Hamlin eredita la leaderdhip, che mantiene fino al passaggio 280, in cui si ferma dai meccanici assieme ad Elliott.
Van Gisbergen, nel frattempo salito in prima posizione, viene superato al giro 281 dall’arrembante Briscoe, nel frattempo tornato ad esprimere il suo pieno potenziale in pista. Quasi in contemporanea Kraus rientra nei box, dove rimane per oltre 10 minuti prima di tornare a solcare l’asfalto.
Van Gisbergen si trova su una strategia diversa. Il neozelandese, difatti, punta a svolgere una sola sosta invece che due nel corso dell’intero stage finale. Per questo motivo quello che dovrebbe essere il pit stop finale del “Re degli Stradali” viene svolto solo alla tornata 303.
La strategia del kiwi viene completamente distrutta dall’incendio divampato sulla Chevrolet di Kraus al giro 313. La sosta della vettura a bordo pista obbliga la direzione gara ad esporre la caution per la settima e ultima volta. Elliott torna in coda al gruppo, mentre quasi tutto il resto della griglia sfrutta la situazione per montare delle gomme nuove.
L’ultima ripartenza di giornata sorride a Briscoe nonostante Reddick, interno, riesca a mantenersi al fianco del rivale fino a curva 4. Durante la seconda metà dell’ultimo stage l’unico evento degno di nota è il pit stop di Bell, avvenuto al giro 335.
Nelle miglia finali la lotta per la prima posizione si riaccende. Briscoe, difatti, è seguito a ruota per tutto il tempo da Reddick e Jones, che nel finale sembrano averne di più rispetto al dominatore della domenica. Il pilota della #45 prova addirittura a sorpassare disperatamente il rivale all’ultima curva, chiaramente senza successo.
Chase Briscoe vince così la Cook Out Southern 500 al Darlington Raceway. L’ultimo arrivato in casa JGR anticipa sul traguardo Reddick, Jones, Nemechek, Allmendinger, Wallace, Hamlin, Busch, Hocevar e Buescher, che completano in ordine la top 10.
Chase Briscoe, nato a Mitchell, Indiana, nel 1994, vince a Darlington la sua seconda gara stagionale, quarta in carriera. Il pilota, arrivato quest’anno alla corte del Coach Gibbs a seguito del ritiro di Truex Jr., continua a dimostrare la sua velocità, soprattutto su piste molto tecniche. Chase, ora che si trova in un top team, può davvero puntare al titolo, anche se, chiaramente, dovrà scalare (e molto in fretta) la gerarchia in casa JGR.
I risultati odierni
La classifica della “Cook Out Southern 500”
La classifica generale
Così la griglia playoff dopo la prima gara del “Round of 16”

Chase Briscoe conquista il passaggio al Round of 12 grazie alla vittoria odierna.
Le altre categorie
Truck Series: Corey Heim porta a casa di forza l’ottava vittoria stagionale
Xfinity Series: Connor Zilisch rischia, ma porta a casa l’ottava vittoria stagionale
I prossimi appuntamenti
Anche se il weekend è giunto al termine, non ci vorrà molto per rivedere in pista la NASCAR Cup Series. La ventottesima gara della stagione, seconda del Round of 16, della classe regina delle stock car si terrà domenica 7 settembre al World Wide Technology Raceway. La corsa in questione, la Enjoy Illinois 300 presented by TicketSmarter, sarà preceduta da quella di NASCAR Xfinity Series.
Immagine: Media NASCAR
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