Montezuma colpisce van Gisbergen la mattina della corsa a Città del Messico, ma il neozelandese domina in progressione rifilando addirittura oltre 16″ a Bell
Chissà come sarebbe andata a finire se Shane van Gisbergen fosse stato al 100% della forma fisica. Già, perché qui bisogna scomodare un paragone storico molto ingombrante. Non troppo fuori tema, visto che si parla del comproprietario del 23XI Racing.
Per chi non conoscesse questo pezzo di storia siamo a Salt Lake City, 11/7/1997 e la notte prima di una cruciale gara5 delle Finals NBA Michael Jordan è vittima di una intossicazione alimentare (probabilmente non casuale) che lo manda al tappeto. Calibrando ogni singola stilla di energia lungo quella giornata, MJ alla fine scende in campo. E anche sul parquet ogni suo movimento è finalizzato per dare il 100%, non una frazione di più, né una di meno. Alla sirena finale il tabellino di Jordan recita 38 punti, 7 rimbalzi, 5 assist, 3 rubate e 1 stoppata in 44 minuti sul campo, trascinando i suoi Chicago Bulls ad una fondamentale vittoria 90-88 contro gli Utah Jazz, rubando il fattore campo in vista della chiusura della serie in casa due giorni più tardi.
Se quello di Jordan è passato alla storia come il “Flu Game”, quella di Shane van Gisbergen a Città del Messico si può benissimo definire “Flu Race”. Infatti, anche il risveglio del neozelandese alla mattina della corsa è stato drammatico, quasi certamente per la classica Maledizione di Montezuma che accoglie i neofiti in terra messicana. “I felt pretty rubbish today, leaking out both holes. That wasn’t fun.” non è traducibile in maniera garbata, ma si intuisce bene come SVG abbia trascorso le ore prima del via. Come Jordan, Shane ha calibrato ogni energia, prima dando risposte monosillabiche ma non sgarbate nel pre-gara, poi andando in progressione man mano che la forma migliorava.
Lo stint finale di corsa è stato uno show personale a cui nessuno ha saputo resistere, qualcosa di memorabile che va oltre allo storico debutto della NASCAR Cup Series in Messico. 16.567″ di vantaggio sul secondo (Christopher Bell, uno che sugli stradali non va piano) sono un’enormità e sarebbero potuti essere anche di più se SVG all’ultimo giro non avesse rallentato per evitare il doppiaggio di Cody Ware. In Cup Series non si vedeva un distacco del genere da quasi 16 anni (Kurt Busch, Texas 2009), escludendo i finali fuel mileage addirittura si deve tornare al 1994 quando a North Wilkesboro Geoff Bodine dominò con un giro di vantaggio su Terry Labonte, riducendo il campo ai soli stradali il viaggio nel tempo porta al 1979 quando Bobby Allison vinse a Riverside con 32.9″ su Darrell Waltrip.
La gara
Finalmente è arrivato il weekend che segna la storia della NASCAR Cup Series: per la prima volta dal 1958 (e la terza in assoluto), la top class varca i confini degli USA, ma stavolta non si va in Canada, bensì in Messico all’Autódromo Hermanos Rodríguez. Per dare una idea più chiara di quanto tempo sia passato da allora, quella gara a Toronto di 67 anni fa vide il debutto in NASCAR di un certo Richard Petty.

Il layout prescelto è diverso da quello su cui corse la Xfinity Series per quattro volte dal 2005 al 2008. Nel frattempo è arrivata – ahimè – la mano di Tilke, ma anche il percorso nello stadio davanti alla folla immensa. L’unica differenza dal tracciato percorso ora dalla F1 è l’accorciamento del primo settore con un tornante (curva4) che porta dal secondo rettilineo direttamente all’ingresso delle Esses.
Quello che si muove verso CDMX è un grande convoglio logistico via camion e aereo. La parte via strada viaggia alla perfezione, quella in volo decisamente meno, ma non per colpa della NASCAR (in queste occasioni sempre sfortunata): giovedì ben due voli charter da Charlotte rimangono a terra, uno per motore rotto in fase di decollo ed uno, pare, fermato dal Dipartimento della Sicurezza Nazionale per motivi imprecisati. Non l’ideale in questo periodo storico. Fra i team della Cup Series, fra i più colpiti ci sono Trackhouse e Haas con moltissimi (se non tutti) i membri del team ma anche van Gisbergen e Custer costretti a soluzioni alternative e affrettate per raggiungere il Messico.
Per questo il programma viene leggermente modificato, anche se le conseguenze peggiori le subirà la Xfinity Series. Vengono confermate le due sessioni di prove libere al venerdì (una da 50′ e l’altra da 25′), tuttavia non saranno più inframezzate dalle FP1 (sempre da 50′) della Xfinity, bensì solo da una breve pausa.
Chi non si deve preoccupare di questo è Denny Hamlin: dopo due weekend in trepidante attesa, al giovedì nasce finalmente il terzo figlio e, come preannunciato dallo stesso pilota, il neopapà salterà la trasferta messicana per stare vicino alla compagna. Al suo posto, in preallarme appunto da 20 giorni, Ryan Truex (il fratello di Martin) alla prima gara in Cup Series da 11 anni.
Nelle libere tutti vogliono capire ogni problema che possa dare questo stradale, pista jolly per definizione, unito all’altitudine (siamo ben oltre quota 2000 metri) quasi quadrupla delle “vette” raggiunte a Las Vegas e Pocono. Gli effetti della rarefazione dell’aria sono quelli ben conosciuti: minore potenza del motore, meno carico aerodinamico, minore capacità di raffreddamento che può influire soprattutto sui freni. E a Città del Messico di staccate importanti ce ne sono, fra tutte le curve1, 4 e 11 (all’ingresso dello stadio).
Nelle prime libere sono dunque molti i lunghi, tuttavia la temuta curva1 è la più sicura e rispettata. La prima vittima è Noah Gragson che sbanda nella frenata di curva11 e si appoggia al muro. Per lui vettura più danneggiata del previsto al punto che dovrà utilizzare il muletto e saltare il resto del venerdì. Per il resto, testacoda per Hocevar sempre in curva11 (si appoggia leggermente contro le barriere col retrotreno) e solo altri lunghi. A fine FP1 il miglior tempo è di McDowell (1’34.024″) davanti a Briscoe, Gibbs, Cindric e Larson. Le FP2, escluso un testacoda di Gibbs nelle Esses, sono veloci e tranquille e vanno a Gilliland (1’33.496″) davanti a Chastain, lo stesso Gibbs, Blaney e Buescher.
Sabato è tempo di qualifiche, ma anche di incertezza meteo che è una costante del weekend con la pioggia che sembra sempre dietro l’angolo ed è difficile da pronosticare. Per evitare diseguaglianze nel format, la NASCAR decide di non disputare le prove ufficiali su due gruppi (da 20′ ciascuno) con classifica combinata a determinare la griglia di partenza, bensì una sessione unica da 45′ con tutte le auto in pista.
Questa sarà la scelta giusta perché dopo una ventina di minuti arriva qualche goccia di pioggia che poi aumenta leggermente. A 17’01” dalla fine della sessione viene esposta la bandiera rossa. Visto che tutti hanno completato almeno un giro, che non vale la pena rischiare e dato che difficilmente si sarebbe riusciti ad ottenere tempi migliori, la NASCAR decide saggiamente di dichiarare conclusa la sessione.
La pole position va al grande favorito, Shane van Gisbergen, chiamato alla vittoria che ribalterebbe la griglia playoff dal suo 33° posto in classifica generale. Il neozelandese, col suo 1’32.776″, precede di soli 0.064″ la sorpresa Preece e di 0.073″ il compagno di squadra Chastain; a seguire un Gibbs ancora veloce, McDowell, Larson, Gilliland, un Allmendinger in recupero dopo libere difficili, Logano e l’idolo di casa Suárez che di lì a poche ore trionferà nella corsa della Xfinity Series. Male invece altri favoriti come Reddick (22°), Byron (27°), Bowman (29°, ancora non al meglio dopo il botto del Michigan al punto che Anthony Alfredo è in preallarme) e Bell (31°).
Domenica è il giorno più atteso e ovviamente si spera che vada tutto per il meglio. Non sarà tutto così, infatti nel pre-gara arriva il temuto avversario oscuro: Montezuma. Il primo ad ammettere di essere in “difficoltà col proprio corpo” è Noah Gragson (unico a partire dal fondo), ma il pilota della #4 cerca di sorridere postando la tuta bianca che lo aspetta per i 100 lunghi giri (pari a 242 miglia, stage da 20, 25 e 55 giri). A pochi minuti dal via arriva il grande colpo di scena: anche van Gisbergen non è al 100%, rilascia interviste stringate alla radio, in TV lo si vede solo già in macchina. E così gli avversari sperano di approfittare di questo. Pure Chastain accusa qualche guaio fisico, ma Ross riferisce che non è Montezuma, bensì mal di altitudine. Solo a gara terminata, infine, anche Blaney ammetterà di aver avuto problemi di pancia, ma di aver salvato la giornata.
Vengono accesi i motori e nei giri di formazione arrivano subito le informazioni dalla pista: sta piovendo. È solo qualche goccia nelle Esses, poi anche nello stadio e quindi i piloti non si preoccupano e si avviano verso la bandiera verde con le slick. La lunga strada verso curva1 permette a Chastain di uscire dalla scia del compagno di squadra, piazzarsi davanti a Preece e salire al secondo posto. Il gruppo scorre via tranquillo e da notare c’è solo Hocevar che taglia curva3.
Nel corso del primo giro, tuttavia, la pioggia aumenta notevolmente e i commissari (prudentemente e con le solite discussioni su questo tema) chiamano la caution prima ancora che il gruppo arrivi nello stadio. La classifica al termine della prima tornata vede SVG al comando su Chastain, Preece, McDowell, Gibbs, Logano, Gilliland, Larson, Allmendinger e Busch.
La NASCAR dichiara gara bagnata, lasciando dunque libertà ai team su quali gomme utilizzare. E la pit lane, ovviamente si riempie, ma non del tutto. Due auto (Buescher e Cindric, con Austin non nuovo a iniziative del genere) tirano dritto con le slick e alla ripartenza precedono Chastain, van Gisbergen, Preece, Gibbs, McDowell, Larson, Allmendinger e Gilliland sulle wet; Logano precipita al 33° posto a causa di un dado che cade dalla ruota e Joey esce dalla contesa già al terzo giro.
La ripartenza arriva subito con 16 giri da completare nella prima stage e le auto si sparpagliano subito, Chastain addirittura finisce largo sull’ “apron” sul traguardo ma non viene penalizzato. Buescher invece fa pattinare le gomme, Cindric arriva leggermente lungo in staccata, Gibbs ringrazia e passa al comando seguito all’apparenza da SVG, tuttavia il neozelandese verso curva4 si vede affiancato da Chastain, Preece e Chastain per un clamoroso 4-wide. Ross emerge verso curva4.
Tutti o quasi (Nemechek, A.Dillon e Byron finiscono lunghi in curva4 sull’erba) passano indenni i primi metri sul bagnato e la classifica cambiata vede dunque Gibbs al comando su Chastain, SVG, Preece, Suárez, Larson, McDowell, Haley, Gilliland e Cindric mentre Buescher è sceso al 16° posto, ma i due audaci tirano dritto e infatti dicono ad Austin che in curva1 l’intensità della pioggia è già diminuita. Chastain resiste al compagno di squadra fino a curva4, dove scivola leggermente largo e deve concedere strada. Malgrado un settore dietro a Ross, SVG in questa tornata recupera 1.1″ al leader e Gibbs è ora a 2.0″.
Poi però il botto, l’unico vero della corsa: alla frenata di curva1 Kyle Busch perde il controllo e fa praticamente strike centrando Larson, Haley ed Allmendinger mentre Zane Smith a sua volta sbanda e finisce nel mucchio coinvolgendo Briscoe con Cindric che invece riesce ad evitare le auto nella via di fuga. Per i due Kyle ci sono pesanti danni alla sospensione (Rowdy sarà poco dopo il primo ritiro), Haley è quasi senza retrotreno (ed è protagonista non notato di un curioso valzer nel garage di un paio di secondi a causa della scadenza del DVP per un nonnulla), Smith non ha più la convergenza e perderà diversi giri, Briscoe lascia per strada una tornata prima di ripartire, AJ ha tutta la corsa in salita (ed ha perso pure la zavorra in pista).
Dopo le soste di Buescher (ma non Cindric), Logano e Byron, si riparte con Gibbs al comando su van Gisbergen, Chastain, Preece, Suárez, McDowell, Gilliland, Jones, Bell (già in top10) e T.Dillon a 11 giri dalla fine della prima stage. Suárez scivola subito largo sul traguardo, ma salva la #99, SVG si piazza nel mezzo, affronta meglio la chicane iniziale, esce veloce da curva3 e alla staccata di curva4 infila Gibbs; Chastain rimane terzo mentre in uscita dallo stadio Preece supera il messicano prima che Daniel si riprenda la posizione in staccata. Ty Dillon a sorpresa emerge in sesta posizione, ma nel giro successivo inizierà il duello con McDowell e Bell. Tutti ok tranne Stenhouse che viene toccato e mandato in testacoda, crolla invece Cindric fuori dalla top30.
Il leitmotiv della corsa lo si capisce fin da subito da questi giri: van Gisbergen e Gibbs scappano via lasciando sul posto gli altri. Nel gruppo ancora battaglia con Byron che manda in testacoda Gragson in curva11 (decisamente non è il weekend di Noah che perderà di lì a poco anche la prima marcia) e la classifica si va assestando. Da notarsi in questa fase i recuperi di Preece (superata la coppia Trackhouse di Suárez e Chastain) e Blaney che scavalca Bell e McDowell e, ai -7, anche Ty Dillon e Suárez che va in difficoltà sul long run.
Ci si avvicina al finale di stage, Gibbs riporta che non piove più in curva1 ma ha dovuto alzare bandiera bianca nei confronti di una scatenata #88, tuttavia Cindric (unico sulle slick) gira ancora almeno 4″ al giro più lento (se non 5-6). I tempi comunque si stanno abbassando e dal 1’50”-1’51” iniziano a vedersi per il leader i 49″.
La situazione ai -5 vede van Gisbergen al comando (GPV in 1’48.943″) con 5.0″ su Gibbs, 11.4″ su Preece, 12.3″ su Chastain, 12.8″ su Blaney, 14.2″ su T.Dillon, 15.1″ su Suárez, 15.5″ su McDowell, 16.0″ su Gilliland e 16.6″ su Bell; come riferimento, Cindric è 31° a 39.2″ e gira addirittura in 1’54.106″.
Poi inizia il valzer delle strategie: il primo a muoversi è Bell ai -4 e al box della #20 decidono di montare le slick. Al passaggio successivo è la volta di Gibbs e Custer, ai -2 solamente SVG e Ty Dillon. Malgrado al neozelandese dicano che la pioggia sia a 15′, pure sulla #88 si passa alle gomme da asciutto.
Quella che pochi minuti prima sembrava una scelta azzardata, ora diventa quella giusta: al giro 16 il giro più veloce rimane a SVG ma in 1’47.416″, al 17° la #88 scende a 1’46.971″, al 18° passa a Briscoe pur se doppiato, segno che la #19 non è stata danneggiata troppo nell’incidente precedente, in 1’45.575″, al 19° il testimone passa ad Allmendinger (1’44.351″). Le slick sono le gomme giuste.
Il finale vede dunque Preece che ha tirato dritto tenendo a bada un rimontante Blaney: Preece vince la prima stage (e il GPV crolla a 1’42.126″) davanti a Blaney (+0.9″), Chastain (+9.2″), McDowell (+10.4″), Gilliland (+10.7″), Jones (+11.0″, dopo una lotta feroce con Michael e Todd nello stadio), Hocevar (+11.5″), Wallace (+13.3″), Elliott (+14.03″) e Suárez (+14.06″). Briscoe sarebbe il lucky dog, ma il team commette una clamorosa infrazione al rifornimento e quindi la NASCAR si riprende il giro riconquistato; per Chase questo potrebbe essere al traguardo un grande rimpianto.
Al break sono in quattro a scommettere sul radar nuvoloso e sono McDowell, Hocevar, Suárez e Stenhouse che tirano dritto, la maggior parte del gruppo va ai box per passare sulle slick e Cindric tprosegue ancora (non ha nemmeno rifornito da inizio corsa). Dunque, alla ripartenza della seconda stage, McDowell è al comando su Hocevar, Suárez, Stenhouse, SVG, Gibbs, Cindric, Bell, T.Dillon e Custer, Preece è sceso invece al 20° posto dopo la sosta.
Si riparte con 21 giri netti da disputare nella seconda stage e i quattro audaci cercano fin da subito ogni pozza di umido. McDowell scatta bene mentre van Gisbergen spinge il teammate Suárez. Pure Stenhouse ci prova, ma alla fine è proprio il messicano ad approcciare meglio le prime curve e aggirare McDowell. Mentre in coda c’è parecchia confusione (coinvolti ancora Gragson, ma anche Jones e Chastain), Suárez accelera meglio da curva3 ed è al comando per la gioia dei tifosi di casa. Quanto dura la gloria per Daniel? Mezzo giro, poi Gibbs emerge e all’ingresso dello stadio è lui in prima posizione.
Van Gisbergen perde qui attimi preziosi (mentre Reddick manda in testacoda Nemechek in curva2), infatti supera il messicano solamente in curva4 al giro successivo e sul traguardo ha già 1.6″ da un Gibbs che ha firmato il giro più veloce in 1’35.692″. Suárez è ancora terzo, ma ormai sotto pressione da parte di un clamoroso Cindric che ha gomme di 20 giri più usurate ma ha anche il serbatoio consumato per oltre metà.
Le gomme wet non ne hanno, i quattro girano almeno 2.5″ più lenti dei rivali e alzano bandiera bianca in sequenza, Hocevar ai -18, Suárez e McDowell ai -17, Stenhouse ai -16; l’unica buona notizia per loro è che da qui potranno andare in fondo con solo un’ulteriore sosta. Nel frattempo l’assestamento della classifica è tutt’altro che tranquillo. All’uscita dello stadio c’è un 3-wide con Elliott, Preece e lo stesso Hocevar che sta per entrare ai box, Ryan stacca più lungo e manda in testacoda Gilliland davanti a lui. Al giro successivo altro 3-wide, stavolta però con Jones, Chastain e Stenhouse che “imita” Carson. Bell intanto ringrazia queste soste, sale al quarto posto ed è lui ora il più veloce in pista, ma a 6″ da Gibbs.
Ai -15, subito dopo il sorpasso di Bell su Cindric al tornantino dello stadio, arriva però una nuova caution: Ryan Truex, in coda alla classifica, finisce largo nelle Esses e perde il controllo nelle pozze d’acqua rimaste. Essendo di traverso dietro ad una curva cieca, la bandiera gialla è inevitabile. Ware va ai box per un surriscaldamento unito ad un principio di incendio al cruscotto mentre stavolta il lucky dog per Briscoe è confermato.
Siamo ad un terzo di gara e l’obiettivo minimo per Cindric è ottenuto, infatti anche lui potrà fare solo due soste totali, ma pittare ora sarebbe un suicidio in termini di track position. E allora Austin prosegue mentre ai box vanno Custer, Preece, Allmendinger, Chastain, Jones, Nemechek e Gragson. La nuova classifica vede dunque Gibbs al comando su SVG, Bell, Cindric, Bowman, Byron, T.Dillon, Keselowski, Logano ed Elliott.
Bandiera verde ai -11 e Bowman scatta male, Cindric davanti a lui va 3-wide, ma la lotta è sempre fra la #54 e la #88, van Gisbergen ci prova, tuttavia in curva4 Gibbs rimane primo con Cindric che si riprende la terza posizione e Byron che entra in top5. A centro gruppo ancora confusione, Keselowski taglia curva3, alla piega successiva Austin Dillon manda nell’erba Logano che precipita nuovamente in coda al plotone.
Gibbs e van Gisbergen allungano nuovamente e un segnale importante arriva direttamente dalla radio della #88 con il neozelandese che ammette sinceramente di non averne, per ora, nei confronti di Ty che, dunque, dopo un clamoroso – visto il team – 0/102 (mai così male un pilota nella storia del Joe Gibbs Racing) potrebbe iniziare a sognare la prima vittoria in Cup Series. In ogni caso, il controsorpasso di Bell su Cindric ai -8 alimenta ulteriormente la loro fuga.
Non c’è grosso movimento nei giri seguenti: Jones fora la anteriore sinistra e va ai box, Bowman non ha problemi a ripassare Byron sul traguardo, Wallace scavalca A.Dillon ed entra in top10 mentre davanti a loro Blaney punta T.Dillon; il sorpasso arriverà ai -5 e pure Elliott ne approfitterà. Lotta inedita fra Herbst e McDowell in top15 con Michael che finisce largo nelle Esses.
Poi si torna in ambito strategico: Cindric finalmente pitta dopo 41 giri (di cui 10 sotto caution) e con lui ai -4 si fermano anche T.Dillon e Keselowski, ai -3 vanno in pit lane Byron, Elliott, Wallace, Berry, Logano, Reddick e Gragson. Poi, ai -2 un piccolo colpo di scena: Gibbs sceglie la prudenza andando ai box, van Gisbergen tira dritto scommettendo su una tattica diversa e sulla pioggia che, via radio, gli dicono di essere a 15′ (spoiler: non arriverà mai).
Shane van Gisbergen vince dunque la seconda stage davanti a Bell (+1.7″ dopo che la #88 ha alzato il piede e perso un paio di secondi), Bowman (+4.8″), Blaney (+7.1″), McDowell (+11.9″, unico rimasto a galla dei quattro audaci), A.Dillon (+12.7″, primi stage point della stagione alla gara numero 16), Buescher (+12.9″), Herbst (+13.3″), Hocevar (+14.0″) e Suárez (+14.4″); Gibbs 21°, lucky dog per Haley che torna a pieni giri (lasciando solo Smith a -5) mentre Larson torna in gara dopo le riparazioni durate 1h18′.
Durante il break effettivamente arrivano report di qualche goccia di pioggia in curva4, ma nulla di più. Van Gisbergen ovviamente deve tirare dritto ad esaurire il pieno mentre ai box vanno Blaney, A.Dillon, Stenhouse, Allmendinger, Gilliland, Legge (sulla #78, unica auto Open presente), Reddick (ancora assente dalla contesa per le prime posizioni) e Ware. La nuova ripartenza a 51 giri dalla fine (dunque metà gara più un giro) vede SVG al comando su Bell, Bowman, McDowell, Buescher, Herbst, Hocevar, Suárez, Chastain e Preece.
Gli occhi di tutti sono sulla #88 e sulla #54 ovviamente e il pendolino alla ripartenza va verso la Toyota: van Gisbergen conferma che nei restart deve ancora imparare qualcosa dagli altri piloti, Bell scatta meglio e lo infila dopo un incrocio in curva4. In coda ancora un po’ di confusione e ancora sfortunati protagonisti Logano, A.Dillon, Reddick, Haley, Gragson e Chastain (quest’ultimo nello stadio).
Al giro di boa Bell è dunque al comando su van Gisbergen, Bowman, McDowell (che ha tagliato palesemente curva2 nella confusione dopo essere stato appena toccato, tuttavia non viene penalizzato), Buescher, Herbst, Suárez, Custer, Nemechek e Preece con Gibbs 13°. Ty prosegue nella rimonta e al giro successivo è già in top10.
Van Gisbergen deve sbrigarsi e, mentre Stenhouse finisce in testacoda all’ultima curva toccato da Keselowski, ai -48 supera Bell di forza al tornantino dello stadio. In questo momento ha 6.2″ su Gibbs (nono) che ha dalla sua il vantaggio di un’ultima sosta in arrivo più breve (meno rifornimento necessario) e che potrà sfruttare l’ultimo treno di gomme per meno giri. A SVG il compito di ridurre il più possibile il differenziale fra la sua sosta e quella della #54 cercando allo stesso tempo di allungare.
Si vive così di una lotta a distanza mentre attorno ai due si assesta la classifica: Gibbs avanza, passa un altro giro e guadagna altre due posizioni superando Herbst e Custer, passa un’altra tornata e anche Suárez è passato. Nei guai, invece, Truex (toccato da Chastain), Hocevar (lungo in curva4), Preece (quasi a muro in curva11) e T.Dillon (mandato largo al tornantino). Ai -44 SVG tenta la fuga su Bell, ma Gibbs firma il proprio giro più veloce, passa anche Cindric e Buescher ed è in top5 a 7″ dalla vetta. Ty non si ferma qui e in curva1 ai -43 passa pure Bowman.
Nel complesso Gibbs, malgrado le lotte ed i sorpassi, recupera qualche decimo al leader anche se il ritardo rimane superiore ai 6″. Dietro è ancora lotta nelle zone di Elliott (con Buescher) e Briscoe (con mezzo gruppo). Jones forza sulla #19 in curva4, Byron ringrazia, si infila e passa entrambi. A ruota segue al giro successivo a ruote fumanti Blaney sullo stesso Briscoe.
L’istantanea ai -40 vede van Gisbergen che in progressione ha guadagnato su Bell (+4.2″), ma dietro ci sono McDowell (+5.6″), Gibbs (+5.9″), Cindric (+11.2″), Bowman (+15.5″), Elliott (+16.2″), Buescher (+17.0″), Suárez (+17.3″) e Custer (+18.7″); a seguire Byron, Jones, Herbst, Blaney, Briscoe, T.Dillon, Berry, Nemechek, Wallace e Logano.
Al giro successivo inizia il turno finale di soste e ad aprirlo è Bell ai -39 (che non si fermava dal giro 16) che dietro di sé aveva ormai Gibbs dopo il sorpasso su McDowell in curva4; Ty ora ha pista libera e 5.9″ da SVG; con la #20 si fermano anche Bowman, Buescher e Preece (penalità). Ai -38 Gibbs recupera quattro decimi, poi ai -37 la #88 va anch’essa ai box (con Custer, Herbst e Chastain) e qui si decide gran parte della corsa. La sosta del neozelandese è pulita e il più è fatto, dato che esce dalla pit lane davanti a Bell, seppur di circa un secondo e mezzo.
Gibbs ovviamente ora può tirare ma è allo scoperto, una caution in questo momento sarebbe deleteria. Ai -36 si fermano Briscoe e Nemechek, al giro successivo arriva la caution: Hocevar finisce in testacoda e di traverso all’ultima curva e fatica a ripartire nel traffico di vetture che arrivano; Zane Smith recupera uno dei giri di ritardo. La classifica cristallizzata vede Gibbs al comando su McDowell, Cindric, Elliott, Byron, Blaney, Suárez, Jones, Berry e T.Dillon e SVG 19° dietro solo ad auto che dovranno per forza pittare ora.
Sembra tutto in discesa per il neozelandese, tuttavia Shane via radio dice che secondo lui c’è una ruota mal fissata. Dal box lo tranquillizzano e hanno ragione loro, non è infatti la prima volta che SVG ha questa sensazione quando, in realtà, è solo un problema di pressioni basse che si risolve sotto bandiera verde.
Alla ripartenza dei -32 van Gisbergen è dunque tornato al comando su Bell, Bowman, Custer, Briscoe, Buescher, Nemechek, Chastain, Herbst, Truex e Gibbs. Ancora una volta SVG non è il migliore sullo scatto, tuttavia stavolta stacca forte ed in curva1 rimane primo. E metà della questione è sistemata, anche perché dietro di lui in curva2 Bowman supera Bell, poi un po’ di confusione: Briscoe prende la pila di gomme, McDowell tampona Truex che si fa una curva intera perpendicolare alla traiettoria ideale sospinto dalla #71, Gibbs però ne esce indenne e già al nono posto infilandosi nella lotta fra lo stesso Briscoe ed Elliott. Al giro successivo Ty Dillon fora e deve andare ai box perdendo un ottimo risultato.
Ai -30 van Gisbergen guida seguito come un’ombra da Bowman e Bell, poi Nemechek, Custer, Buescher, Chastain, Elliott, Gibbs (con Chase che è il migliore con gomme fresche e non Ty) e Briscoe.
Via radio SVG si dimostra tranquillo, dice che vuole gestire questa fase iniziale (ha gomme più usurate di quattro giri, di cui due sotto green, rispetto ai rivali più pericolosi) e Bowman perde solo centimetri ad ogni giro. Si guarda dunque a Gibbs che sembrava in grande forma. E invece Ty nel traffico si perde, già il bloccaggio in curva4 per attaccare Elliott ai -28 è un segnale. Un segnale arriva anche in coda da Kyle Larson che firma il giro più veloce (1’33.782″, qualche centesimo meglio di SVG) che gli vale un punto in più.
Mentre davanti si viaggia regolari in questa fase, a centro gruppo c’è molta battaglia: Logano restituisce il favore ad Austin Dillon (che via radio mette in saccoccia) nello stadio, Herbst viene toccato da Byron in curva11 e Riley, ripartendo dal testacoda, per poco non viene centrato da Stenhouse, Keselowski si prende una penalità per track limits, McDowell è a corto di 1/2 giri con la benzina per un pieno troppo rapido, Legge ha problemi coi pedali, un paio di gocce di pioggia cadono in curva9.
Ci sono anche dei sorpassi veri: Bell si fa vedere su Bowman, Elliott supera Chastain nelle Esses con Gibbs che non ne approfitta, poi Chase supera in sequenza anche Buescher, Custer e Nemechek salendo al quarto posto, McDowell passa Briscoe, poi c’è il controsorpasso. L’aggiornamento dei -20 vede van Gisbergen in controllo su Bowman (+1.6″), Bell (+3.0″), Elliott (+6.7″), Nemechek (+7.5″), Custer (+8.5″), Buescher (+8.8″), Chastain (+9.5″), Gibbs (+10.3″) e Briscoe (+11.0″).
Chase in questi giri forza il ritmo, recupera terreno, ma dura poco. Già ai -18 van Gisbergen alza il ritmo e prosegue la sua progressione. Intanto iniziano alcune soste (A.Dillon, Herbst e Berry) alla caccia di una caution quando non si hanno altre speranze. Ai -17 SVG ha 2″ di margine, ai -15 2.5″ che poi raddoppiano nell’arco di un giro perché Bowman sta cedendo di gomme e Bell lo attacca in curva1, curva4 e alla fine in curva11 dove chiude il sorpasso. E, al primo giro a pista libera per la #20… van Gisbergen guadagna un altro mezzo secondo. E la corsa si chiude qui a meno di caution.
Dietro Bowman sta cedendo ulteriormente e ormai viene ripreso da Elliott. Intanto, mentre ci si aspettava il sorpasso di Gibbs su Chastain, ecco invece che Ty viene infilato a Briscoe e McDowell. In coda altro guaio e bello grosso: Hocevar perde il controllo alla frenata del tornante dello stadio. E chi va a colpire? L’incolpevole Stenhouse con cui c’erano già stati screzi nelle scorse settimane. Seguirà fra i due un vivace scambio di opinioni con Carson ancora nell’abitacolo e Ricky che si affaccia dal finestrino.
Ai -10 è ormai fuga per la vittoria: van Gisbergen ha 6.8″ su Bell, 8.9″ su Bowman, 9.3″ su Elliott, 14.6″ su Nemechek, 15.7″ su Custer, 17.2″ su Buescher, 18.0″ su Chastain, 18.2″ su McDowell e 18.5″ su Briscoe.
Il finale vede gli assestamenti del long run: crolla anche Chastain, passato di forza da Briscoe, passa Elliott su Bowman, passa McDowell sempre su Ross con tanto di finta esterno-interno più toccatina, passa Blaney su Gibbs, cede anche di netto Buescher, passa anche il tempo senza incidenti e van Gisbergen va. Dai box gli dicono di rallentare, ma SVG – in versione Raikkonen – dice di essere lasciato perdere e che si sente più tranquillo così. E i secondi, infatti, aumentano fin sul traguardo. O quasi, dato che la #88 alza il piede nell’ultimo mezzo giro per evitare l’impiccio del doppiaggio di Ware.
Quello di Shane van Gisbergen è un vero trionfo, fortunato per le tempistiche della caution finale, ma inesorabile con 60 giri al comando sui 100 totali. 16.657″ accumulati in progressione negli ultimi 32 giri sono un’enormità per questa NASCAR e non solo. E si riscrivono anche molti record riguardo ai piloti internazionali dato che c’è stato il cappotto nel weekend ed oltre dato che gli ultimi vincitori nelle stock car sono un neozelandese (Van Gisbergen, Cup), un messicano (Suárez, Xfinity) e due canadesi (Friesen nei Truck e Lapcevich in ARCA).
SVG, come detto, vince e ribalta la griglia playoff (e anche il pubblico con la dichiarazione sul suo stato di salute poche ore prima) vincendo a Città del Messico con 16.5″ su Bell, 20.6″ su Elliott, 25.2″ su Bowman, 27.6″ su McDowell, 30.1″ su Nemechek, 33.2″ su Briscoe, 35.7″ su Custer, 36.5″ su Byron e 38.5″ su Buescher; a seguire Gibbs (a 40″), Wallace, Allmendinger, Blaney, Preece, Chastain, Jones, Cindric, Suárez e Reddick. L’estate degli stradali è iniziata così: la speranza, ora, per molti piloti in bilico per la qualificazione per i playoff paradossalmente sarebbe quella di vedere ulteriori dominii della #88 per evitare che altri “rubino” dei posti in top16. Un nome fra tutti potrebbe essere quello di Kyle Busch, arrivato in Messico a quota -0 (16° alla pari con Preece ma dietro per la classifica avulsa), ed ora – dopo l’ultimo posto in gara – sprofondato a -50.
I risultati odierni
La classifica della “Viva México 250”
La classifica generale
Così in campionato a 10 gare dalla fine della regular season della NASCAR Cup Series 2025
Le altre categorie
Xfinity Series: Città del Messico 2025: Daniel Suárez profeta in patria!
I prossimi appuntamenti
Nel prossimo weekend la NASCAR farà tappa a Pocono sul Tricky Triangle. Nella tarda serata di venerdì sarà in pista la Truck Series seguita dalla Xfinity sabato sera e domenica sera dalla Cup Series.
Immagine: Media NASCAR
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