Van Gisbergen fa cappotto nel weekend di Chicago e dopo la Xfinity vince anche la Cup Series, non dominando ma rimanendo sempre in controllo della gara
34.7″. No, stavolta Shane van Gisbergen non ha dominato in maniera ancora più esorbitante di quanto visto a Città del Messico. 34.7″ sono il tempo trascorso fra l’incidente di Cody Ware al penultimo giro e l’esposizione della bandiera gialla quando ormai SVG aveva iniziato già l’ultima tornata, congelando così la classifica ed evitando a tutti un overtime. La direzione gara torna quindi nell’occhio del ciclone perché, con questa indecisione, ha tolto a Tyler Reddick una chance di vincere la corsa, vista la forte rimonta che stava completando con gomme più fresche.
Nel complesso, tuttavia, il neozelandese ha meritato la vittoria con il solo McDowell che ha tenuto il suo passo (anzi, gli era davanti) nella prima stage prima di finire ko per la rottura del cavo dell’acceleratore. Van Gisbergen si consacra definitivamente come re di Chicago (quattro vittorie in cinque presenze) ed è matematicamente ai playoff, ma soprattutto diventa il pilota non americano più vincente nella storia della Cup Series (da solo a quota tre) e in tutta la NASCAR (sette successi, tanti quanti quelli di Marcos Ambrose e Daniel Suárez).
Prove libere e qualifiche
La NASCAR Cup Series arriva a Chicago nel weekend del 4 luglio con una notizia buona ed una cattiva. Quella cattiva è che l’unico giorno dell’intera settimana con previsione di temporali è proprio domenica. E, visti i due precedenti, quando arriva troppo acqua e pure i fulmini, la situazione diventa complicata e tutto l’hype generato va giù nel tombino per la solita fortuna della NASCAR in queste situazioni, anche pensando al fatto che questo è l’ultimo anno del contratto (ancora eventualmente da rinnovare) per la gara sulle strade del Grant Park.
La buona notizia, invece, è che per la prima volta nella storia della Next Gen, escludendo la Daytona 500, ci sono più di 40 auto iscritte. Anzi, per la prima volta dal Texas nell’autunno 2018 (!), sempre togliendo Daytona, ci sarà una DNQ in una gara della Cup Series. Le cinque auto Open sono, in ordine di numero, la #13 di Kaulig per l’australiano Will Brown proveniente dal Supercars (alla seconda presenza dopo Sonoma l’anno scorso), la #33 di RCR per Austin Hill, la #66 di Garage66/MBM per Josh Bilicki, la #67 di 23XI per Corey Heim e la #78 di Live Fast per Katherine Legge. Sulla carta, dunque, sembra una sfida di sopravvivenza fra Bilicki e Legge.
Il sabato a Chicago per prove libere e qualifiche è molto movimentato. Pronti via e nel gruppo1, nel giro di uscita dai box, si rompe il motore della #11 e così la giornata di Hamlin finisce con un testacoda sull’olio lasciato dalla propria vettura. Dopo la pulizia della pista, fra errorini vari soprattutto in curva4 (anche per van Gisbergen che finisce lungo), Byron stacca il miglior tempo, ma a 2′ dalla fine della prima parte della sessione tocca il muro in curva10 e torna ai box con la sospensione posteriore sinistra rotta.
Il secondo gruppo vede altri problemi: Legge va in testacoda e finisce nelle gomme, poi sia Bowman che Elliott toccano le barriere e per la #48 la convergenza finisce ko. Alla fine delle libere, con qualcuno che ha spinto al massimo e qualcuno no, il miglior tempo è a sorpresa di Wallace (1’30.951″) davanti a Byron (che salterà le qualifiche essendo tornato nel garage), Elliott (idem come sopra), Gibbs, McDowell, Hocevar, van Gisbergen, Buescher, Reddick e Keselowski.
Poi si va alle prove ufficiali con le 41 auto divise in due gruppi (21+20), 20′ a disposizione per ciascuno e poi griglia ottenuta dalla classifica combinata. Per quanto riguarda la DNQ, sarà semplicemente l’auto Open più lenta e, basandosi sui tempi registrati finora, Legge è nei guai perché era 0.4″ dietro a Bilicki sulla carta ed ora ha pure la vettura un po’ danneggiata dall’incidente.
Dopo il primo giro lanciato per tutti, c’è una sorpresa: Chase Briscoe è in pole provvisoria con 0.088″ su van Gisbergen. Evidentemente il neozelandese, ricevuta la notizia, si scatena e, dopo un giro di riposo per le gomme, stampa un pauroso 1’29.656″ che migliora il tempo della #19 di addirittura 0.617″. Bisogna ricordare che SVG, in ottica playoff, è tornato a rischio in quanto, con otto gare al taglio e soli quattro posti liberi, lui sarebbe sempre l’ultimo della fila, pronto ad essere fatto saltare in caso di 17 vincitori diversi prima di Daytona. Ma un secondo successo vorrebbe dire playoff matematici.
Più dietro, invece, il colpo di scena: in curva4 Heim ha toccato le barriere e danneggiato la sospensione posteriore sinistra più di quanto le immagini dicano. Corey prova a proseguire, poi dopo un check ai box, pure a rilanciarsi nel finale, ma il suo 1’32.597″ è più lento dei tempi di Brown, Hill e Bilicki. L’algoritmo ha messo la #78 nel gruppo2, quindi per la DNQ sarà sfida a distanza fra Heim e Legge.
Dopo il primo gruppo, dunque, SVG in pole provvisoria davanti a Briscoe, Logano (che nelle libere era fuori dalla top30), Bell, Blaney e Suárez che in settimana ha annunciato la separazione consensuale con Trackhouse a fine stagione dando il via ufficiale al mercato 2026; Gragson 12° e con la posteriore sinistra ko dopo una toccata.
Il gruppo2 inizia con una seconda toccata della Legge, stavolta però non contro le gomme bensì contro il muro. Sembra un danno decisamente peggiore di quello di Heim, anche se sulla anteriore sinistra, invece poi arriva il capolavoro di Katherine. Il suo 1’32.368″ batte il 1’32.506″ di Heim e la contesta si chiude qua: a sorpresa la #66 e la #78 sono qualificate mentre ad andare a casa in anticipo è la #67.
Intanto là davanti la questione pole è già decisa: in molti si infilano fra van Gisbergen e Briscoe, tanti altri sbagliano. Il primo è Wallace che finisce in testacoda e nel ripartire ostacola Smith e quasi mura Jones. Poi, non inquadrato, è la volta di Larson che tocca il muro, Keselowski invece fa una piroetta e si appoggia col retrotreno nelle gomme.
La sessione si chiude con 56.875″ di anticipo: Wallace sbaglia ancora e finisce negli pneumatici in curva2. Dopo una lunga manovra riesce a ripartire proprio mentre la direzione gara espone la bandiera rossa. Non c’è il tempo materiale per completare altri giri e quindi Shane van Gisbergen conquista la pole position con quasi mezzo secondo (0.468″) di margine su McDowell, a seguire Hocevar, Reddick, Briscoe, Busch, Preece, Buescher, Gibbs e A.Dillon. Senza tempo Byron, Hamlin ed Elliott mentre Wallace ha chiuso un giro ad oltre 15″ dalla pole.
Il sabato ha lasciato conseguenze pesanti sulle vetture, infatti la lista di auto costrette a partire dal fondo è lunga, quasi tutti per modifiche in parco chiuso. Clamorosamente c’è tutto il quartetto Hendrick con Larson, Elliott, Byron e Bowman, poi anche – in ordine di numero – Gragson, Ty Dillon, Wallace, Stenhouse e Legge, oltre ovviamente ad Hamlin per il cambio del motore. Ma la preoccupazione prima del via è tutta per i temporali in arrivo (sulla carta) circa 1-2h dopo la bandiera verde. Visti i due precedenti, è già qualcosa.
La gara
Mentre SVG pensa già alla prima curva, anzi all’ultima – dato che la restart zone è prima di curva12 per sgranare il plotone – in coda Byron pensa già alla sua vettura. Fin dai giri di formazione, infatti, William sente qualcosa che non va. È la frizione che fa scivolare le marce e c’è poco da fare, ma la situazione precipita. Dopo un primo giro al rallentatore, il secondo passaggio vede la #24 ammutolirsi in pista e Byron prende la strada per il garage. La beffa è servita qualche decina di minuti dopo: quando William è pronto per tornare in pista per guadagnare qualche punto sulle vetture che nel frattempo si sono ritirate (su questo di più fra poco), ecco che la sua auto accusa gli stessi problemi e il team alza bandiera bianca. L’estate no di Byron prosegue con un 40esimo e ultimo posto con appena un giro completato.
Là davanti, intanto, la corsa è partita e SVG è di nuovo quello di CDMX (ma forse anche ogni altra gara, solo che non si bada tanto a lui sugli ovali) e sugli short run soffre tremendamente, soprattutto le pressioni basse degli pneumatici che (come da assetto tradizionale della NASCAR ma non solo) si alzano man mano che passano i giri e le gomme si scaldano (per gli amici della chimica, si torna sempre a pV=nRT). La sintesi è che la #88 parte bene, ma non benissimo e McDowell riesce a infilarlo in curva1 prendendo il comando, il neozelandese tenta l’incrocio, c’è pure un leggero contatto però Michael rimane primo. Reddick prova ad approfittarne alla curva successiva, ma si deve riaccodare alla #88.
Dopo il primo giro, McDowell guida dunque davanti a van Gisbergen, Busch, Reddick (sorpassato in curva6 da Kyle), Buescher, Briscoe, Hocevar (che ha perso qualche posizione), A.Dillon, Preece e Gibbs. Dopo un secondo giro tranquillo in fila indiana, forse è proprio Carson quello più desideroso di recuperato il terreno lasciato sul campo nelle prime miglia. Forse troppo desideroso.
Al terzo giro in curva10 Hocevar commette un classico errore da circuito cittadino: taglia troppo la curva, picchia con la anteriore destra contro l’apex (che non è un cordolo ma il muretto) e viene spedito verso la tangente che è un altro muretto di cemento. L’impatto è talmente violento che la barriera viene spostata di mezzo metro, poi la #77 rimbalza verso il centro della pista. Sarebbe tutto finito qui, con la vettura fuori traiettoria, se la sospensione collassata non facesse virare improvvisamente la Chevy di nuovo a sinistra verso il gruppone che sta arrivando. E nasce così un big one dato che questo è uno dei pochi angoli ciechi sia per i piloti che per gli spotter.
Spazio per frenare non c’è e in molti finiscono nel mucchio: la lista degli incidentati include, più o meno in ordine nel tamponamento a catena, Keselowski, Suárez, Gilliland, A.Dillon, Allmendinger, Custer, Brown ed Herbst. Tanti altri, come Blaney, Logano, Chastain, Larson e Bell riescono a scamparla quasi indenni scartando verso destra, ma il papocchio è servito perché la #77 si è piantata in mezzo alla pista con le sospensioni a pezzi e quindi nessuno riesce più a spostarsi. Inevitabile la bandiera rossa per liberare la pista.
Dopo quasi 15′ si riesce liberare tutto (e rimettere al suo posto il muretto) e inizia la conta dei danni: dopo qualche minuto arrivano le conferme dei ritiri di Brown (radiatore bucato), Gilliland (muso distrutto), Keselowski (vedi sopra), Austin Dillon (che ha parole poco carine via radio nei confronti di Carson) e ovviamente Hocevar che si assume la responsabilità di tutto. Riescono a proseguire invece Allmendinger (sfiorato), Custer, Herbst (muso rientrato) e Suárez (che ha più danni di quanto sembra in un primo momento). La beffa per la #77 è una tragica rottura del cavo di traino del carro attrezzi in ingresso di pit lane.
Durante la bandiera rossa, però, c’è tempo però per un altro colpo di scena: Buescher riporta problemi al motore, sente che il motore gira male ed è molto basso di rpm con parecchio backfiring. Crede che sia un guaio allo scarico, il team appena si apre la pit lane invece proverà a cambiare la centralina, ma non cambierà nulla per la #17, il problema è dunque interno al motore e Buescher proseguirà girando 1-2″ più lento dei leader portando la corsa in porto comunque al 18° posto. Con lui pittano anche Jones, Gragson, Elliott, T.Dillon (che ha già passato un altro round del Challenge col ritiro di Keselowski) e Legge mentre Larson riparte a spinta per la batteria scarica.
Si riparte ai -14 nella prima stage con McDowell al comando su van Gisbergen, Busch, Reddick, Briscoe, Preece, Gibbs, Bell, Logano ed Allmendinger in top10. Il leader mantiene il comando mentre Preece ci prova su Briscoe, non va e così Gibbs supera Ryan in curva4-5. Arriva anche Bell, ma la #60 riesce a difendersi in curva7.
Il resto della prima stage è molto tranquillo, la top15 si mette in fila indiana e il movimento è fra chi deve rimontare dal fondo. Larson (che poco dopo toccherà il muro in curva11 senza grossi danni) e Bowman entrano in top20 e anche Wallace recupera fino a raggiungere Cindric con il quale inizia la battaglia al millimetro. Intanto iniziano i report sulla pioggia che, tuttavia, rimangono ottimistici con le precipitazioni date ad almeno 1h di distanza.
Man mano che passano i giri la vettura di van Gisbergen si adatta meglio al pilota e a metà stage il neozelandese recupera quei pochi metri che lo separavano dal leader, tuttavia un vero attacco non arriverà mai. In ogni caso, la coppia al comando stacca gli inseguitori. L’attenzione torna quindi in fondo alla top20 dove Bowman ci prova su Cindric in curva7, non riesce nella manovra, perde il ritmo, viene ripreso da Hill che lo tocca all’ultima curva e lo manda in testacoda.
Ai -5 nella prima stage (giro 15, 75 quelli totali della corsa) McDowell guida con 0.8″ su SVG, 7.0″ su Busch, 8.1″ su un Reddick in recupero sulla #8, 10.4″ su Briscoe, 12.2″ su Gibbs, 12.4″ su Preece, 13.6″ su Bell, 14.6″ su Allmendinger e 16.9″ su Logano. Si entra ovviamente in zona strategie e ai -4 (mentre Gibbs lascia passare in curva7 Preece vedendo la velocità del rivale) pittano Blaney, Berry e Larson, ai -3 è la volta di Gibbs, Bell, Allmendinger, Logano, Wallace, Jones, Hamlin, Cindric, Elliott, Bowman ed altri.
Mentre Smith finisce nelle gomme in curva11 (tornerà ai box al break per le riparazioni) e Bell si prende una penalità per speeding, il duello in vetta prende strade diverse: McDowell tira dritto, van Gisbergen invece guarda lungo e va ai box ai -2. McDowell vince così la prima stage davanti a Busch (+5.3″, ultimo giro in gestione per la #71), Reddick (+6.5″), Briscoe (+7.0″), Preece (+8.1″), Chastain (+22.0″), Nemechek (+22.9″), Smith (+23.9″), Holl (+26.1″) e Gragson (+29.8″); lucky dog per Buescher.
La caution, oltre a permettere ulteriori riparazioni a Custer (che poi andrà nel garage e si ritirerà), Suárez ed Herbst oltre al citato Smith (anteriore destra), evidenzia l’ennesima cool suit mal funzionante (Larson), ma anche la strategia ad unica sosta di McDowell (al quale dicono che la pioggia non sarà un fattore, altri crew chief invece sono più incerti nella previsione) e molti altri mentre Gragson, Bell, Ware, Bilicki e Legge vanno ai box.
Si riparte ai -21 nella seconda stage, dunque, con McDowell ancora al comando su Busch, Reddick, Briscoe, Preece, Chastain, Nemechek, Hill, van Gisbergen e Gibbs. Michael scatta bene a differenza di Reddick che finisce nel mezzo fra Briscoe e Preece. Chase ci prova in curva2 su Tyler, non va e allora in uscita Ryan spinge Reddick ed entrambi si mettono davanti alla #19. Van Gisbergen, invece, non è ancora scattato bene, perde qualcosa e poi ripassa Nemechek in curva6.
Mentre Wallace finisce in testacoda (toccato da Larson in un incidente al limite fra divebomb di Kyle e mancata ricezione del messaggio via radio dallo spotter da parte di Bubba) in curva11 e deve aspettare che passino tutti per ripartire (Bilicki tampona Bell e danneggia il muso nel parapiglia), il gruppo si è già sgranato e messo infila indiana e questo permette a SVG con gomme fresche di recuperare posizioni su posizioni.
In mezzo giro sono saltati Gibbs ed Hill, poi persino Allmendinger in curva2, passa un altro giro e anche Chastain viene infilato in curva6 (e ne approfitta anche AJ). Davanti a loro, sempre ai -18, Reddick supera Busch in curva7 e sale al secondo posto a 1.5″ da McDowell. Passano pochi minuti e il neozelandese scavalca anche Briscoe in curva1, poi Preece in curva12, altro giro e anche Busch è saltato in curva6. Fa impressione tuttavia il fatto che, malgrado questi sorpassi, SVG stia girando 1″ più veloce di McDowell.
Ai -16 il leader ha 1.1″ su Reddick, 3.1″ su van Gisbergen, 4.1″ su Busch, 4.4″ su Allmendinger, 5.6″ su Preece, 6.0″ su Briscoe, 7.0″ su Gibbs, 7.5″ su Chastain e 7.9″ su Logano. È in questo passaggio che in curva7, dopo una toccata subita da Jones, Berry finisce a muro.
Anche se l’innesco è diverso, la dinamica è simile a quella di Hocevar con la #21 che prima va contro il muretto esterno, poi più pesantemente contro quello interno. La NASCAR aspetta a chiamare la caution (ne approfittano Reddick, Briscoe, Nemechek, pure lui senza cool suit funzionante, T.Dillon ed Herbst fiondandosi ai box) e sarebbe anche una decisione corretta perché Josh sta cercando di ripartire fuori traiettoria, ma il muretto spostato (come successo con la #77 prima) sarebbe invece da bandiera gialla immediata. La caution viene chiamata solo quando Berry, spostandosi, va contromano verso curva7 proprio in traiettoria. Nessun lucky dog.
Mancano 45 giri a fine corsa e questa caution da un lato ha azzoppato la strategia di McDowell e gli altri (Busch, Preece, Chastain ed Hill) che avevano bisogno di un long run per la loro sosta unica, dall’altro espone al rischio due big come Reddick e Briscoe dato che la finestra per l’ultimo pieno non è ancora aperta e avrebbero bisogno di ulteriori caution per andare fino in fondo.
Si apre la pit lane e McDowell deve pittare con Hill, Hamlin, Ware e Legge mentre Preece e Chastain tirano dritto. E qui arriva un colpo di scena: già durante la caution si nota qualche problema per la #71, poi la notizia diventa pubblica: l’acceleratore di McDowell rimane bloccato al 75%, poi completamente aperto. Si è rotto il cavo dell’acceleratore ed il leader passa dalla pista, alla pit lane e poi al garage perdendo una grossa occasione per vincere. Berry, invece, si deve ritirare.
Alla ripartenza dei -12, con un radar non più così limpido come in precedenza, SVG è dunque tornato al comando su Allmendinger, Busch, Preece, Gibbs, Chastain, Logano, Blaney, Larson e Jones.
Stavolta van Gisbergen (aiutato dal cambio leggero di assetto alla sosta precedente) scatta bene e rimane in prima posizione mentre inizia “la fase Busch-RCR” della corsa: passato da Preece in curva1, infilato da Gibbs in 4 dopo che Ty ha approfittato del mancato sorpasso di Chastain sulla #8 in curva2, scavalcato dallo stesso Chastain in 5, superato da Blaney 6, testacoda tutto da solo in 7. E Busch passa dal terzo al 31° posto in un paio di miglia. Ringraziano Larson e Bowman che consolidano la top10.
SVG intanto non va in progressione, guadagna decimi su un rivale pericoloso come Allmendinger a blocchi, ma il trend è quello dell’allungo. Siamo ormai a metà gara (e la corsa è ufficiale) quando Chastain riesce ad ottenere l’obiettivo principale della sua strategia e andare ai box ai -8 seguito da Preece ed Hill ai -7 e si chiude così il primo giro di soste. Reddick, invece, con gomme fresche rientra in top15 seguito da Briscoe con Elliott (mai in gara) che perde così due posizioni. Ai -6 pitta anche Busch che torna in pista pochi secondi davanti al leader; sarebbe tutto a posto se non arrivasse una penalità per speeding per la #8.
Dopo il testacoda della Legge in curva1 (con impatto notevole con gomme e muretto, ma questo weekend la #78 sembra un carro armato e prosegue), si entra di nuovo in zona strategia, si ferma Smith ai -5. Larson ai -4 (mentre Jones tocca il muro in curva7), SVG non rischia con eventuali caution e va ai box ai -3 con Gibbs e Logano. Anche Allmendinger guarda alla bandiera a scacchi e, mentre Stenhouse finisce nelle gomme in curva1 ripartendo, pitta ai -2; la sosta non eccezionale lo farà uscire dai box di poco davanti a Gibbs.
A tirare dritto è Blaney che va a vincere la seconda stage davanti a Briscoe (+7.1″), Reddick (+9.3″) con questi due già in fuel saving estremo, Bowman (+12.2″), Wallace (+14.6″), Hamlin (+15.3″), Elliott (+15.8″), Nemechek (+16.0″), Jones (+16.1″) e Bell (+16.6″) con van Gisbergen 12° dietro ad un incredibile Buescher. Le soste altrui insieme alla #12 che può alzare il piede, toglie Busch dall’impiccio del doppiaggio e del lucky dog.
Al break ci sono le soste di Blaney, Elliott (muso danneggiato non si sa quando, ma il team deve alzare il cofano e tornerà in pista con 40″ di ritardo), Buescher, Jones (anche controllo danni con perdita di un giro), Stenhouse, Suárez e Bilicki. La classifica aggiornata vede dunque Briscoe al comando su Reddick, Bowman (che non si ferma dal giro 17, quindi 30 tornate fa), Wallace, Hamlin (che ha fatto il pieno fino all’orlo in precedenza), Nemechek e Bell, poi van Gisbergen che è sì ottavo ma ha gomme fresche; Gibbs e Allmendinger completano la top10.
La bandiera verde viene sventolata a 27 giri dalla fine: Briscoe scatta bene mentre a pagare dazio è Bowman che viene infilato da Wallace e poco più tardi anche da Hamlin. Il gruppo si allunga in fretta con Briscoe, Reddick e Wallace che guadagnano metri su Hamlin, Bowman e SVG che è già lì e non ha perso terreno, anzi. E la parte più difficile per il neozelandese alle spalle. La buona gara di Gragson finisce invece contro il muretto (non inquadrato dalle telecamere, solo molto dopo si scoprirà che è stato toccato da Preece in curva10); Noah torna ai box per le riparazioni, ma perderà diversi giri.
La seconda metodica rimonta della #88, iniziata già col sorpasso su Gibbs, prosegue con quello su Bowman, ma la notizia più importante per SVG è che Allmendinger non è riuscito a scavalcare di forza Nemechek e perderà almeno un paio di giri dietro alla #42. Giri in cui van Gisbergen scapperà da un rivale pericoloso mettendo un outsider come Gibbs fra la #88 e la #16.
Ad aiutare il pilota Trackhouse ci pensa anche la coppia Hamlin-Wallace: Denny ci prova su Bubba in curva1 e 2 e questo permette in riaggancio immediato. La #11 passa la #23 in curva4 e così la coppia SVG-Gibbs segue in sequenza in curva6-7.
Mancano 25 giri alla fine e l’ottimismo in tema di meteo non è più così incredibile, il radar vede le nuvole più grandi sì dirigersi verso nord e comunque distanti circa 1h, ma cominciano a comparire altre macchie con anche potenziale rischio fulmini.
Van Gisbergen lascia sul posto Gibbs e va a riprendere Hamlin che nel frattempo si è preso 3″ di ritardo da Briscoe-Reddick con le tre Toyota che sono anche in fuel saving. Anche Ty Dillon va ai box, lui invece viene inquadrato con la anteriore destra forata, ma la causa pure qua resta incognita. Stessa sorte al giro successivo anche per Blaney (e qui cade un altro big) mentre Cindric, toccando Bell, rischia di innescare un incidente all’ultima curva con Christopher che sembra quasi cercare vendetta immediata su Austin.
Ai -23 van Gisbergen supera Hamlin e, a pista libera con la #19 e la #45 forse a corto di tre giri con la benzina, inizia a recuperare terreno. Ai -20, quando Bowman va ai box (e anche per lui cool suit rotta), Briscoe guida con 0.6″ su Reddick, 1.8″ su SVG, 6.3″ su Gibbs, 8.7″ su Hamlin, 10.8″ su Allmendinger, 12.3″ su Wallace, 12.7″ su JHN, 13.3″ su Chastain e 15.0″ su Logano.
Mentre Chastain supera Nemechek, Bell va ai box e McDowell torna in corsa (e toglierà il giro più veloce alla #88), ovviamente il neozelandese riprende Reddick, il sorpasso è immediato ai -18 e non solo perde tempo, anche in questo caso ne guadagna sui rivali, davanti e dietro a lui. Dal box gli dicono di gestire al meglio le gomme posteriori dato che addirittura sta uscendo il sole e la pista si sta scaldando, tuttavia Shane rassicura il muretto.
Iniziano ad esserci doppiati in vista, ma non rappresenteranno un problema. Ai -17 SVG si fa vedere in curva1, 2 e 4, ma si riaccoda, poi al giro successivo si rilancia negli stessi punti ma stavolta in curva4 completa il sorpasso. Passano pochi secondi ed arriva una delle caution più imprevedibili. La motivazione ufficiale è “Spectator medical emergency”, ovvero uno spettatore si è sentito male nell’infield ed è necessario l’attraversamento della pista (nel dettaglio da curva3 a curva4) da parte di un ambulanza. Ty Dillon è il lucky dog.
La bandiera gialla ricompatta sì il gruppo e fa perdere a van Gisbergen i 10″ che aveva di vantaggio su Gibbs e Allmendinger, tuttavia sulla carta mantiene il cuscinetto di alcune vetture di distanza per la ripartenza. Questo però rallenta il gruppo e avvicina la possibile pioggia. Reddick, Briscoe ed Hamlin sarebbero così tranquilli con la benzina, tuttavia Tyler viene richiamato ai box (con JHN, Busch, Haley, Hill, Smith, Legge e gli ammaccati) per montare gomme fresche per giocarsi il tutto e per tutto.
La nuova classifica vede dunque SVG al comando su Briscoe, Gibbs, Allmendinger, Hamlin, Wallace, Chastain, Larson, Logano e Preece; Reddick riparte dal 18° posto. Alla bandiera verde mancano 13 giri, potenzialmente una ventina di minuti al traguardo, ma l’aria è girata. Il vento si sta alzando, la pioggia è data a sole 12 miglia dalla pista, un possibile fulmine quindi è a sole quattro miglia dal lightning hold. In sintesi, vien voglia di sbrigarsi e la frenesia sale parecchio. I primi giri dopo il restart saranno un concentrato di agitazione e nervi tesi.
Van Gisbergen scatta bene a differenza (delle gomme usurate) di Briscoe che viene infilato da Gibbs, ma per il neozelandese il margine acquisito basta per allungare quel tanto per sentirsi tranquillo. Chase si deve difendere anche Allmendinger, ma l’incidente arriva dietro di loro.
Tutto nasce da Cindric che arriva lungo in frenata e complica già un 4-wide in cui ci sono Larson, Chastain, Stenhouse e Logano. Quello che ne esce peggio dalla prima piega è Ross che alla curva successiva cerca subito di forzare la mano ed esagera, convinto forse che la causa di quanto successo sia o la #47 o la #22. Quindi Chastain affonda l’attacco in curva2 e il colpo da biliardo è perfetto in quanto Stenhouse finisce ko con la sospensione rotta (uscirà dalla pista contromano per togliersi di mezzo) mentre Logano termina nelle gomme riuscendo però a ripartire.
E così la caution non arriva. Non immediatamente almeno, perché al giro successivo Cindric (la causa scatenante di tutto) si ferma in pista fra curva6 e 7, evidentemente con qualcosa di rotto, e dunque arriva una nuova bandiera gialla (Blaney lucky dog) che annulla la fuga di van Gisbergen e Gibbs e avvicina ulteriormente il meteo avverso. Ora la situazione è visibilmente peggiorata, dato che le nubi basse sono ormai fra i grattacieli della downtown di Chicago. E qualcuno addirittura riporta delle gocce di pioggia in pit lane.
Le soste non riguardano le posizioni al vertice e quindi si va ad una ripartenza ancora più bollente con SVG al comando su Gibbs, Allmendinger, Hamlin, Briscoe, Wallace, Preece, Larson, Chastain e Bowman e con Cody Ware addirittura 11°.
Bandiera verde ai -9 e anche in questa occasione (la più cruciale) la #88 scatta bene malgrado un piccolo contatto contro la fiancata della #54. Allora Allmendinger prova ad approfittarne in curva1, ma non passa. E così il neozelandese ringrazia e rimette magine.
Il clima è decisamente cambiato, il sole è sparito del tutto ed il vento si fa fastidioso ed entra forse nella mente dei piloti. Haley finisce ko e va ai box, il bivio strategico fra Briscoe e Reddick si riunisce con il ritorno in top10 di Tyler in rimonta proprio ai danni di Chase, di questo prova ad approfittarne anche Preece ma i due si toccano all’ultima curva. Briscoe fora così la anteriore destra tuttavia, essendo all’esterno, non riesce ad entrare ai box e viene costretto ad un giro su tre ruote.
La presenza della #19 a rilento mette a scompiglio questa parte del gruppo. Anche Chastain ha perso posizioni mentre Preece ha scavalcato Wallace. E Bubba finisce così nel mirino di Bowman. Sembra un fatto normale nella dinamica di una corsa, ma si aggiunge qui un secondo layer: Wallace e Bowman sono avversari diretti nel Challenge, dunque chi finisce davanti all’altro avanza. Entrambi lo sanno, nel pre-gara c’è stata anche una intervista doppia da parte di TNT, e quindi la sfida si fa molto accesa.
Mentre Reddick avanza inesorabilmente con gomme fresche, ai -7 Wallace inizia a difendersi con le unghie e con i denti, soprattutto in curva1-2, su Bowman. La loro lotta rallenta ulteriormente chi li segue che non sanno dove passare. Busch è il più bravo a divincolarsi e anche lui passa tutti. Bowman ci riprova all’esterno dell’ultima curva, ma non va e allora va di bump in curva1, ma non è sufficiente, dato che Bubba ripassa in curva2. O almeno sembra così, visto che in uscita di curva le loro traiettorie si incrociano e – in sintesi – la #23 si gira sul muso della #48 finendo contro il muro rompendo il tirante della convergenza.
Ai -5 van Gisbergen ha 1.1″ su Gibbs, 2.2″ su Hamlin, 4.7″ su Allmendinger, 5.4″ su Reddick (in forte rimonta e che ha girato 0.8″ più veloce del leader), 7.0″ su Preece, 10.8″ su Busch, 11.8″ su Bowman, 12.2″ su Chastain e 15.2″ su Bell che ha rischiato grosso con un Larson che perderà posizioni nel finale, arriva anche Logano che aggira Kyle in curva1.
Reddick sembra avere il passo per riprendere Shane, tuttavia c’è poco tempo a disposizione e tre auto da sorpassare. Sembra di rivivere l’edizione del 2024 quando proprio Tyler era all’inseguimento (anche allora con il tempo quasi scaduto) di Bowman con un sorpasso che sembrava già fatto prima di una toccata col muretto in curva5.
Ai -4 il colpo di scena è l’incidente di Bell che si ferma contro il muretto contromano proprio nella strettoia di curva5 e una caution favorirebbe clamorosamente Reddick, ma la #20 riuscirà a ripartire in qualche modo. SVG intanto ha 1.3″ su Gibbs, 2.6″ su Hamlin e 4.4″ su Reddick che ha stampato il giro più veloce (1’30.091″); gli altri sono fuori dalla contesa.
La situazione si fa ancora più tesa, mancano circa 5′ alla bandiera a scacchi in assenza di incidenti, ma c’è ancora qualche goccia di pioggia, la nebbia avanza ancora e i fulmini sono a nove miglia da Grant Park, ogni evento potrebbe fermare o prolungare la corsa allo stesso tempo. Ai -3 van Gisbergen allunga ulteriormente (fra qualche imprevisto raggio di sole) ed ha 1.8″ su Gibbs, 3.2″ su Hamlin e 3.6″ su Reddick. Denny capisce subito che può fare poco e in curva2 non chiude la porta sull’attacco del suo dipendente. Chi invece sta sorprendendo, pensando al testacoda precedente, è Busch che supera Allmendinger ed entra in top5, ma a 10″ dalla vetta.
Ai -2 SVG ha 2.0″ su Gibbs e 2.8″ su Reddick, ma in pratica gli basta chiudere il giro seguente e prendere la bandiera bianca per essere relativamente al sicuro perché Tyler può sì recuperare, ma non così troppo. La #45 si deve appellare, parlando di vittoria, solo ad una caution.
Per Reddick, tuttavia, anche passare Gibbs è difficile, Ty è troppo lontano in curva4 mentre riesce a difendersi in 6 e 7, il settore finale poi è troppo stretto per un vero attacco. Ad aiutare Tyler ci sarebbe un incidente che è avvenuto alle loro spalle, ma la direzione gara tarda ad intervenire.
Cody Ware ha disputato una gara attendista, approfittando dei guai altrui, ed ora è buon 18°, quando a un giro e mezzo dal traguardo, nella frenata di curva6, gli esplode il freno anteriore destro. Mentre Buescher dietro di lui si prende tutti i detriti, Cody ha la lucidità di far appoggiare la #51 contro il muretto di destra, ma la velocità è notevole al punto che Ware finisce violentemente nelle gomme ad una velocità di circa 93 mi/h (150 km/h).
La direzione gara sbaglia tutto, ha già sbagliato tutto, non imparando dagli errori del passato anche su questa pista. Infatti, i commissari in curva6 riportano immediatamente l’incidente, ma non capiscono subito la gravità dello stesso (non sul pilota che ne uscirà indenne con solo qualche botta). È impossibile infatti che la #51 riesca a fare retromarcia e liberarsi dalle pile di pneumatici (il muso della Ford sarà completamente distrutto).
La caution sarebbe da chiamare immediatamente, e invece secondo i calcoli di Jeff Gluck fra impatto e bandiera gialla passano interminabili 34.7″. Non sono questi a fare la differenza in maniera integrale, ai -2 Ware era passato sul traguardo a 25.9″ da van Gisbergen che al momento della rottura del freno (basandosi sul passaggio precedente) potevano essere lievitati fino a circa 27″. Considerando che il tempo medio per completare il tratto fra curva6 e il traguardo è di circa 45″, la NASCAR ha avuto 18-20″ per chiamare la bandiera gialla che avrebbe mandato la corsa all’overtime.
Invece prevale la paura, come anche ammesso oltre alla valutazione sbagliata sulla severità dell’incidente di Ware, del meteo avverso in arrivo con pioggia e fulmini che avrebbero portato ad un ritardo nella conclusione della corsa oppure ad un overtime sul bagnato.
Dunque, la bandiera gialla esposta a ultimo giro già iniziato congela le posizioni quando van Gisbergen è in curva2. La beffa è doppia per Reddick in quanto non solo, senza overtime, non ha potuto attaccare SVG in condizioni favorevoli per la #45, ma è dovuto rimanere anche dietro a Gibbs.
Shane van Gisbergen vince quindi ancora una volta a Chicago (quarta volta in carriera su cinque presenze e sei corse disputate in totale) precedendo sul traguardo Gibbs, Reddick, Hamlin (da ultimo a quarto senza giri disputati al sabato), Busch, Allmendinger, Preece, Bowman, Hill e Chastain; a seguire un Logano arrabbiatissimo con Ross (al punto che dirà alle telecamere che Ross gli ha ammesso di averlo tamponato intenzionalmente), Blaney (rimonta clamorosa dopo il lucky dog), Larson, Smith, Nemechek, Elliott (con uno spento Chase che perde nel bracket proprio da JHN), Herbst, Buescher, Legge (una ragazza in top20 per la prima volta da Danica Patrick) e Ty Dillon. Briscoe 23°, Bell 24° a -1, Cindric 27° a -3, Wallace 28° a -5, tutti gli altri incidentati ancora più indietro.
Mentre iniziano le polemiche (sulla direzione gara) e le discussioni (oltre al citato Logano-Chastain lo scambio fra Bomwan e Wallace è ben più pacato), van Gisbergen marca il tradizionale drop spedendo il pallone da rugby in tribuna. SVG entra nella storia stavolta senza dominare come a Città del Messico. Il controllo degli avversari basta e avanza per il terzo successo in Cup Series (mai nessuno straniero come lui) ed il settimo in NASCAR (appaiati in vetta Ambrose e Suárez). Ma sono statistiche futili: nel prossimo weekend si va a Sonoma e Shane, come a Chicago, è iscritto anche alla gara della Xfinity Series. Allarme rosso per tutti gli avversari, anche in ottica playoff perché i punti in classifica aumentano.
I risultati odierni
La classifica della “Grant Park 165”
La classifica generale
Così in campionato a 7 gare dalla fine della regular season della NASCAR Cup Series 2025
Il tabellone del NASCAR In-Season Challenge dopo il secondo round:

Le altre categorie
Xfinity Series: hat trick per van Gisbergen, doppietta JR Motorsports con Zilisch secondo
I prossimi appuntamenti
Nel prossimo weekend la NASCAR farà tappa su un altro stradale, quello di Sonoma. In pista sabato la Xfinity Series e domenica la Cup Series che vedrà anche il terzo turno dell’In-Season Challenge. Ancora pausa estiva per la Truck Series che tornerà il 25 luglio all’Indianapolis Raceway Park.
Immagine: Media NASCAR
---
Stai visualizzando da visitatore. Accedi o registrati per navigare su P300.it con alcuni vantaggi
È vietata la riproduzione, anche se parziale, dei contenuti pubblicati su P300.it senza autorizzazione scritta da richiedere a info@p300.it.