I piloti chiamati a vincere a Martinsville comandano per tutta la gara. Blaney emerge nel long run finale e supera prima Larson e poi Elliott bissando il successo 2023. Finale ricco di discussioni fra ordini di scuderia e un nuovo “Hail Melon” tentato e punito per Bell
Tutto in una notte, fin troppo. La classica Martinsville con i contatti alla ripartenza e anche un accenno (fin troppo breve) di degrado gomme, i tanti pit stop e annessi errori delle pit crew, comers and goers fra inizio e fine gara, i big che non vogliono mollare nemmeno una posizione. Il finale come sempre ricco di tensione con le onde radio infuocate e piene zeppe di ordini di scuderia (più o meno in codice) fra vetture dello stesso costruttore e “Hail Melon” tentati e penalizzati dopo mezz’ora di trepidante attesa da parte di Bell e Byron in pit lane, con la grafica della NBC impietosa a mostrare la situazione al momento della bandiera a scacchi: Bell +0, Byron -0.
Alla fine la direzione gara ha deciso di penalizzare Christopher Bell per il mezzo wall ride in curva4 all’ultimo giro per sorpassare un Wallace estremamente lento negli ultimi giri così come erano stati molto guardinghi Chastain e Dillon nel non attaccare un Byron in difficoltà. Sulla questione ordini di scuderia la NASCAR si è riservata il diritto di prendere decisioni nei prossimi giorni, ma intanto la Championship4 di Phoenix è decisa e, insieme a Logano, Reddick e appunto Byron, ci sarà Ryan Blaney che bissa l’impresa dell’anno scorso andando a vincere Martinsville quando era obbligato a farlo dopo il possibile errore all’ultimo giro a Miami.
La gara
La NASCAR Cup Series arriva a Martinsville per l’ultima gara del Round of 8, quella che deciderà gli ultimi due qualificati per la Championship 4 di Phoenix e che faranno compagnia a Joey Logano e Tyler Reddick già qualificati grazie alle vittorie di Las Vegas ed Homestead.
Dietro a questi due, Christopher Bell sembra in buona posizione su una pista amica partendo dal +29 sul taglio mentre Byron deve difendere sette lunghezze su un Larson che è scivolato sotto la linea rossa. Hamlin ha ancora qualche speranza di tornare in corsa con gli stage point scattando da -18 mentre per Blaney (-38) ed Elliott (-43) l’unica strada sembra quella della vittoria.
Nel sabato soleggiato di Martinsville in programma c’è una sessione old style da 45′ di prove libere con tutte e 37 le auto iscritte insieme in pista. Per questa gara la NASCAR ha deciso di non portare la doppia mescola sperimentata a Richmond, bensì – visti i risultati positivi – di creare un set di gomme ibrido con le gomme di sinistra che ripescano le mescole già usate su questo short track mentre quelle di destra, le più sollecitate, sono della stessa composizione proprio di quelle morbide per una decisione nata dal test effettuata ad agosto da Wallace, Busch e Gilliland.
Per le libere i team hanno due set di gomme a disposizione e la coppia Hamlin-Elliott sembra subito partire forte, poi però a 25’15” dalla fine della sessione il Round of 8 cambia ancora volto, clamorosamente e in maniera imprevedibile. La #11 di Hamlin esce da curva2 normalmente, tuttavia un pezzo di gomma si stacca dallo pneumatico oppure viene raccolto, finisce nel vano motore e si incastra proprio nel meccanismo dell’acceleratore che, dunque, rimane bloccato. La Toyota finisce così pesantemente contro le barriere col retrotreno e il sabato di Hamlin finisce qui con la sua vettura che torna nel garage.
Iniziano subito le ispezioni da parte del crew chief Gabehart e dei meccanici per valutare il da farsi, la Camry viene smontata completamente nella zona posteriore per valutare se il telaio sia stato danneggiato oltre le parti deformabili. Una vettura mezza nuda torna nella zona delle verifiche tecniche per avere risposte che alla fine sono positive. Gabehart dunque prende una delle decisioni più importanti della sua carriera: sceglie di tenersi una vettura che di base si era dimostrata veloce, che è finita a muro ma che verrà riparata rinunciando all’uso del muletto (che comunque non era a Martinsville e doveva arrivare da Charlotte).
La classifica finale delle prove libere, dopo che tutti hanno utilizzato anche il secondo set di gomme, vede Truex al comando (19.918″) davanti a LaJoie, Hamlin, Bell, Elliott, Gibbs, Briscoe, Gilliland, Dillon e Suárez, Byron 11°, Logano 25°, Blaney 29°, Larson 30°, Reddick 34°; le Toyota fanno impressione sul passo gara e diventano le favorite.
Breve pausa e si passa alla qualifica: dal Gruppo A parecchie sorprese, Logano, Blaney e Bell sono uno dietro all’altro ma sono tutti e tre eliminati e scatteranno dalla sesta, settima e ottava fila mentre avanzano Briscoe, Preece, Elliott, Burton e Dillon. Nel Gruppo B passano Truex (19.584″, record della pista con le Next Gen), Byron, Gibbs, Bowman e Larson che si salva perché Reddick sbaglia tutto nei suoi due giri e scatterà 31°. Hamlin ovviamente salta le prove ufficiali e sarà 37° in griglia.
Il secondo round sembra giocarsi sul filo dei millesimi, poi Martin Truex Jr. batte tutti nettamente e conquista la pole position (19.686″), la 24esima in carriera e quella che sembra perfetta per la chiusura della carriera a tempo pieno. Dietro alla #19 si piazzano Elliott, Byron, Briscoe, Gibbs, Burton, Bowman, Preece, Larson e Dillon.
Anche la domenica vede il sole su Martinsville e i crew chief devono capire e modificare le strategie in base a quanto successo sabato perché ora per Hamlin la strada è tutta in salita e la possibilità di recuperare tramite gli stage point è praticamente nulla. Inoltre, Gabehart deve fare conto con un brutto stallo in pit lane avendo scelto per ultimo quello che era rimasto. Stessa sorte anche per il crew chief di Cindric dato che, prima di sostituire lo sterzo con conseguente partenza dal fondo, la #2 ha fallito i controlli tecnici per due volte. Retrocessione anche per LaJoie con i meccanici che hanno dovuto riparare il muso della #51 dopo una pesante toccata su Keselowski con la #6 che invece viene sistemata solo con un po’ di scotch.
500 giri in programma divisi in tre stage da 130, 130 e 240 giri con una tensione che regna fin da prima della bandiera verde. Sullo scatto Truex mantiene il comando davanti ad Elliott ed in fretta nelle prime posizioni si forma la fila indiana, Hamlin in fondo guadagna subito due posizioni ai danni di Bilicki e Grala mentre Reddick non recupera. Per Tyler e la #45 sarà una gara disastrosa, il peggior preludio in vista di Phoenix dato che guai vari fino a quello decisivo ai freni (con relativo principio di incendio) lo relegheranno sempre fuori dalla top30, più volte doppiato fino al ritiro del giro 458 con in tasca un misero 34° posto.
Uno dei primi piloti ad essere tenuto sulla linea esterna è Dillon, tuttavia Austin non perde terreno e tiene a bada quattro piloti decisamente arrembanti alle sue spalle, ovvero Larson, Blaney, Logano e Bell inframezzati da Gilliland. Hamlin nel frattempo prosegue nella sua metodica rimonta, la #11 sembra essere decisamente a posto e l’assetto pare davvero pensato per questa fase nel traffico. Reddick invece viene scavalcato persino da Nemechek e Zane Smith dall’esterno. Denny, invece, passa tutti e tre facilmente.
Truex intanto guadagna centesimi di giro in giro e dopo 25 passaggi comincia a respirare sulla coppia Elliott-Byron. Il gruppo sembra un po’ congelato e l’unico sorpasso di nota è quello di Blaney su Larson per la decima posizione, tuttavia in arrivo dopo circa 30 giri arriva il primo turno di doppiaggi. Bilicki è il primo ad alzare bandiera bianca, poi perderà ulteriore tempo prima di diventare il primo ritirato della corsa dopo 131 giri. La causa è simile a quella di Hamlin in qualifica: un pezzo di gomma è finito sotto il cofano, solo che nel caso del #66 si è incastrato nel cavo della frizione in un punto irraggiungibile per i meccanici. Anche per lui principio di incendio e ritiro.
Hamlin deve forzare i tempi, anche se dal muretto gli dicono che è in anticipo sulla tabella di marcia, e così arrivano quasi naturali i sorpassi su Cindric e van Gisbergen entrando in top30.
Ai -90 nella prima stage Elliott approfitta della fase di traffico per riprendere Truex e sorpassarlo subito al giro 42 portandosi al comando, diventando anche il primo a ribaltare la griglia playoff e mettendo in difficoltà entrambi i compagni di squadra ancora in lotta. Ma, arrivati a questo punto, non esistono più teammate. O almeno lo si crede. Altri sorpassi notevoli sono quelli di Blaney su Dillon e quelli, a sorpresa, di Berry su Bell e Logano. Ryan sembra davvero il pilota più veloce in questa fase di gara e dopo pochi giri arriva anche il sorpasso su Burton.
Per Truex invece si spegne un po’ la lampadina e poco prima del giro 60 arriva anche Byron prima e Brisoce poi a scavalcarlo con William che ora è a 1.4″ da Elliott. In vista del giro di boa di metà stage anche Preece si mette davanti a Martin. Hamlin invece si era fermato per un po’ dietro ad Haley, poi approfitta di un bloccaggio in frenata della #7 per scavalcarla.
In questo momento un Reddick già in modalità disperata è il primo ad andare ai box per un cambio gomme, ma nessuno lo segue immediatamente, segno che in molti si sentono ancora a posto. Mentre Hamlin passa in sequenza anche Stenhouse, Busch (altra giornata no) ed Hocevar, la giornata di Truex finisce (virtualmente) subito. Martin è infatti il secondo ad andare ai box viste le difficoltà dei giri precedenti, tuttavia uno speeding in ingresso di pit lane lo condanna al doppiaggio. Seguono le soste di altri due in crisi oggi, Busch e Buescher.
Blaney intanto vola, sorpassa pure Bowman e Gibbs e così Ryan entra in top5 anche se staccato di 6″ da Elliott. Tuttavia in suo aiuto arriva la prima caution di giornata al giro 77 ed è subito un colpo di scena: un Bell non al meglio in curva1 perde il controllo finendo in testacoda e coinvolgendo anche LaJoie; lucky dog per Stenhouse.
Questa è l’occasione perfetta per il primo giro di soste ed Elliott rimane al comando davanti a Byron, Briscoe, Preece, Gillliland (due gomme), Blaney, Bowman, Gibbs, Larson e Logano, Hamlin non guadagna ulteriore terreno ed è 22° davanti a Bell; 29 le auto a pieni giri dopo le wave around di Grala e LaJoie (il quale tuttavia poco dopo tornerà ai box, preludio dei problemi elettrici che uniti a quelli del motore lo costringeranno al ritiro al giro 365) che lasciano fra i doppiati otto vetture fra cui Reddick, SVG, Truex, Busch e Buescher.
Bandiera verde ai -45 e Byron dall’esterno conferma che sulle ripartenze questa corsia è competitiva con quella interna. Alla fine, dopo qualche giro di lotta con la #24 che in un paio di occasioni sembra farcela, Elliott resiste e rimane al comando. Mentre Larson supera Gibbs, Hamlin fa un enorme balzo e in appena cinque giri è già 16esimo e poi entra in top15. La sua gara si può definire salva e, con ancora 40 giri da completare, la zona punti non sembra nemmeno lontana. Bell, invece, fatica ancora.
La situazione si assesta in fretta e ci sono poche manovre, Logano rientra in top10 superando anche lui Gibbs, Larson approfitta del sorpasso mancato di Bowman su Blaney per infilare lui la #48. Todd invece resiste bene in questo inizio di stint con solo due gomme fresche e diventa uno dei più osservati da parte dei crew chief.
Al giro 100 di 500 (dunque a -30 nella prima stage) Elliott guida con 0.3″ su Byron, 0.8″ su Briscoe, 1.4″ su Preece, 2.8″ su Gilliland, 3.1″ su Blaney, 4.0″ su Larson, 4.5″ su Bowman, 4.8″ su Dillon e 5.3″ su Logano, Hamlin 15°, Bell 20° rischiando pure in un contatto con Gragson in curva2 con Noah stretto a muro, Reddick 35° a -1.
Poi però Blaney decide di aprire la porta su Todd e Gilliland così inizia a perdere posizioni su posizioni, tenuto all’esterno da chiunque. Davanti, intanto, Elliott allunga e mette 1″ sul terzetto alle sue spalle. Bell invece decide di usare la testa e lascia passare Gragson dopo lo scontro precedente.
Ai -10 Chase raggiunge la coda del gruppo e inizia una piccola fase di doppiaggi, Byron rosicchia qualcosa ma non ci si aspetta nulla di che e invece William arriva sul paraurti, con contatto non leggero, del compagno di squadra all’ultimo giro in curva3 senza però sorpassare. Rischio anche per Hamlin che, insieme a Berry, mette un Gilliland in discesa nel mezzo del 3-wide, poi in curva Todd scivola e rischia di travolgere proprio Denny.
Elliott vince quindi la prima stage davanti a Byron (+0.2″), Briscoe (0.6″), Preece (+1.1″), Blaney (+1.4″), Larson (+1.6″), Bowman (+5.6″), Dillon (+6.3″), Logano (+6.8″) e Keselowski (+7.7″), a seguire Chastain, Gibbs, Hemric, Berry, Hamlin, Suárez, Gilliland, Cindric, Gragson, Burton e Bell 21°. Zane Smith (28°) è il lucky dog che lascia a -1 Busch, Truex e SVG mentre sono finiti addirittura a -2 Buescher e Reddick.
Altra bandiera gialla e altro giro di soste che lascia Elliott al comando su Byron, Briscoe, Blaney, Preece, Bowman, Larson, Logano, Keselowski e Chastain che approfitta dello speeding di Dillon, Hamlin ha più spazio per entrare nello stallo e sale al 12° posto mentre Bell rimane 20°. Larson rimedia un muso leggermente ammaccato perché Bowman davanti a lui aveva dovuto frenare per evitare Blaney in uscita dallo stallo.
Green ai -119 nella seconda stage e in breve tempo avvengono due fatti, prima Byron stavolta aggira con successo Elliott, poi dopo un paio di giri Cindric tocca Hemric che manda in testacoda Suárez in curva2 con Bell che riesce ad evitare per poco l’incidente; Busch è il lucky dog. Dopo le poche soste (Hemric e Zane Smith oltre alle #99) si riparte con Byron in prima posizione su Elliott, Briscoe, Blaney, Preece, Larson, Bowman, Logano, Keselowski e Gibbs, Hamlin 12° e Bell 17°.
Bandiera verde ai -108 e la #24 mantiene la prima posizione rimettendo ordine in una griglia playoff che sostanzialmente non è cambiata rispetto al via. Logano si fa vedere ma non guadagna a differenza di Bell. Tuttavia in pochissimo tempo arriva un’altra caution: Hocevar, che a fine prima stage ha vinto matematicamente il premio di rookie dell’anno, tampona Burton in curva3 mandandolo in testacoda e coinvolgendo anche Dillon. Stavolta il lucky dog va a Truex che torna dunque in corsa. Anche in questo caso alcune soste (Wallace, Hemric, Gragson, Jones, Stenhouse con speeding di Bubba e Daniel) e poi si riparte a posizioni sostanzialmente invariate.
Green ai -96 e, dopo il sorpasso aggressivo (rischiando grosso) di Larson su Preece, entra in scena Denny Hamlin che in semplici due mosse al giro 168 si presenta in top10 mettendo paura a tutti. Logano perde quanto guadagnato in precedenza dato che è all’esterno e viene sfilato da Chastain e Bowman. Hamlin, tuttavia, non riesce ad approfittarne.
Mentre Byron allunga leggermente, Blaney cerca di riprendere il filo perso col treno di caution e si avvicina a Briscoe riuscendo nel sorpasso, seguito come un’ombra da Larson, poco prima di un’altra caution ai -80. Truex si esclude nuovamente dal giro finendo in testacoda in curva4, probabilmente toccato da dietro da Hemric con coinvolgimento di Nemechek; stavolta il lucky dog è di Grala dopo un bump aggressivo (troppo per la #16) su SVG.
A forza di caution siamo arrivati quasi a metà stage e quindi i leader si fermano, ma non tutti. Blaney ed Hamlin, infatti, tirano dritto insieme a Keselowski, Bell, Dillon, Gragson, Stenhouse, Burton, Jones, Haley ed Hemric. Sosta disastrosa da 20″ per Elliott con problemi alla posteriore destra e quindi dietro agli 11 audaci si piazzano Byron, Larson, Bowman, Briscoe, Gilliland, Hocevar, Preece e Logano con Chase che deve ripartire dalla 26esima posizione.
Green ai -69 con Blaney che riparte bene mentre Keselowski supera Hamlin, Byron seguito da Larson torna subito in top10 con gomme fresche, tuttavia dopo una manciata di giri arriva un’altra caution, l’ennesima di questa stage ed il protagonista (negativo) è ancora Hocevar che in curva1 tocca Hemric il quale manda in testacoda Gilliland; lucky dog stavolta per van Gisbergen. Poche soste anche in questo caso (gli incidentati più Haley e Truex).
Al giro 200 su 500 si è sotto bandiera gialla e Blaney precede Keselowski, Hamlin, Dillon, Bell, Gragson, Stenhouse, Jones, Byron, Burton, Larson, Logano 16°, Elliott 21°, Reddick 35° a -2. Bandiera verde ai -58 e Keselowski scatta bene e aggira l’ex compagno di squadra andando al comando della corsa. E tutti tirano un sospiro di sollievo perché il cautions breed cautions termina qui.
Mentre Logano non avanza ed Elliott si avvicina a lui passando di finezza gli avversari come ad esempio Cindric e Burton in un 3-wide, Larson riprende Byron ed i due cercano e trovano il recupero in tandem all’inseguimento del trio Blaney-Hamlin-Bell con Christopher che supera Austin con un contatto. Questo dovrebbe essere il momento della verità per Denny, e invece la #11 perde lo spunto, la coppia Keselowski-Blaney allunga. Ai -45 un’altra mossa cruciale per il campionato: per la prima volta in corsa Larson si mette davanti a Byron con un piccolo bump&run anche se il ritardo in punti è ancora importante fra i due.
Davanti intanto inizia il nervosismo di Blaney, Ryan sa di essere più veloce di Keselowski sul long run tuttavia non riesce a trovare il varco, né di giustezza e nemmeno di forza e così via radio le conversazioni fra lui ed il muretto si fanno sempre più accese. Ed Hamlin non riesce ancora ad approfittarne.
Il finale di stage scorre via tranquillo ed il sospetto è che le mescole diverse delle gomme stiano funzionando sì, ma solo sullo short run, poi dopo una quindicina di giri il degrado degli pneumatici pare si stabilizzi prima di un crollo che arriva solo dopo parecchie decine di tornate. Negli ultimi 25 giri si tengono d’occhio soprattutto i recuperi di Larson, Byron ed Elliott, ma in ottica classifica generale gli scossoni per il momento sono pochi. Ai -6 il tandem Hendrick infila un Bell non ancora al meglio.
Keselowski vince con coraggio e metodo la seconda stage precedendo Blaney (+0.8″), Hamlin (+1.3″), Larson (+1.6″), Byron (+2.1″), Bell (+3.6″), Dillon (+4.3″), Bowman (+4.8″), Gragson (+5.1″) e Preece (+5.7″), seguono Chastain (+6.2″), Elliott (+6.5″), Logano (+7.1″), Briscoe e Cindric, Gilliland (32°) è il lucky dog lasciando fra i doppiati i soli Buescher (-1), Nemechek (-1) e Reddick (-2).
La classifica generale in questo momento, dietro a Reddick e Logano, vede Bell a +22, Byron a +10, Larson a -10, Hamlin a -25, Blaney a -38 ed Elliott a -48, dunque tutto più o meno come al via. Ma il giro di soste in arrivo ribalterà completamente la classifica live. Pit generale in cui a pagare dazio sono Cindric (penalità per interferenza) e soprattutto Bell che deve fermarsi due volte per una ruota mal fissata. Dietro la pace car, invece, scaramucce non inquadrate fra Suárez e Stenhouse.
Dietro a Keselowski, che rimane primo, alla ripartenza si presenta ora Larson a precedere Byron, Hamlin, Bowman, Blaney (sosta non eccezionale dopo aver rischiato di travolgere i meccanici di Hocevar), Dillon, Preece, Chastain, Logano ed Elliott. Bell è precipitato in 30esima posizione e virtualmente sarebbe clamorosamente eliminato per sette punti per mano di Larson.
La bandiera verde sventola a 230 giri dalla fine, dunque la corsa è ancora lunghissima e può succedere di tutto. Keselowski mantiene la prima posizione in quello che nessuno sa ma sarà un clamoroso long run di addirittura 128 giri, oltre un quarto di gara. Dietro a Brad c’è il buono scatto di Byron che si rimette davanti a Larson. Da dietro Bell inizia la sua lenta rimonta verso la sicurezza. Si fa notare anche Briscoe che passa in un sol colpo o quasi Logano, Elliott e Chastain (bump aggressivo sulla #14 in risposta) salendo al nono posto.
In top5 c’è parecchia intensità con Keselowski che sembra tenere a bada Byron, Larson, un Hamlin che punta la #5 e un Blaney che ha già recuperato parte di quanto perso ai box. E in questa fase, come prima, Denny manca lo step decisivo e ai -110 è lui ad essere infilato dal bump&run di Ryan ancora in forma anche se non si capisce se quella decisiva per ripetere la vittoria di un anno fa qui a Martinsville.
Al giro 300 di 500 Keselowski comanda con 0.3″ su Byron, 1.1″ su Larson, 1.7″ su Blaney, 2.6″ su Hamlin, 3.3″ su Bowman, 3.8″ su un ottimo Dillon quasi come a Richmond, 4.1″ su Preece, 4.6″ su Briscoe, 4.7″ su Elliott, 5.3″ su Chastain e 5.8″ su Logano; Bell è risalito in 23esima posizione a 12.2″ dalla vetta ma soprattutto è tornato virtualmente alla Championship4 con un paio di lunghezze su Larson.
Pochi giri più tardi Elliott rischia di salutare la compagnia: un Buescher in crisi nera aveva tentato la wave around, ma la mancanza di caution lo costringe ad una sosta proprio nel bel mezzo della lotta fra i due Chase. La #17 sterza a sinistra verso l’ingresso della pit lane ed Elliott quasi tampona il pilota RFK arrabbiandosi molto. Bell intanto si avvicina alla top20 mentre Chastain perde la posizione anche da Gragson.
Ai -185, quando Blaney riprende Larson, sta per iniziare un nuovo giro di doppiaggi ed i leader sembrano quasi aspettarlo prima di muovere le proprie pedine. 15 giri di calma piatta, in cui Gibbs accusa ancora problemi al cambio (senza quarta marcia) mentre la #48 di Bowman perde via via il servosterzo, vengono rotti al giro 329 da Blaney che supera anche Larson e si porta al terzo posto staccandolo subito, segno che anche Kyle non è stato in grado di trovare col muretto la quadra per il long run. Bell è 20esimo, ma poi a sorpresa viene ripassato di forza da Cindric.
In mezzo fra questi due ci sarebbe Busch, tuttavia un Kyle spento è il primo ad aprire un nuovo giro di soste andando ai box quando mancano 156 giri; si è aperta la finestra per l’ultimo pieno ma si è anche in una situazione che fa pensare addirittura a due soste nell’ultima stage. Mentre ci si interroga sulle possibili strategie, Blaney continua il suo attacco alla vetta. A cadere al giro 344 è Byron, ma la manovra della #12 è d’astuzia: Byron e Blaney raggiungono SVG da doppiare, William lo passa sul traguardo, Ryan invece aspetta e in frenata con un piccolo bump manda la #16 contro la #24 che finisce larga e così la Ford torna al secondo posto con un colpo da biliardo. Byron ovviamente si arrabbia e lamenta una convergenza non più perfetta sulla posteriore sinistra.
Busch intanto ha aperto davvero il giro di soste, ma non con Burton, van Gisbergen ed Hocevar, bensì con Elliott che dal decimo posto deve per forza qualcosa per ribaltare una corsa che via via gli sembra scivolata di mano e non solo per la sosta eterna precedente. Chase dunque pitta a 150 giri dalla fine, ad appena 80 dalla ripartenza, in un apparente limbo fra una e due soste. In ogni caso siamo un un rarissimo giro di soste sotto green a Martinsville, qualcosa che è poco calcolato persino dai crew chief.
L’attenzione colpevolmente si distrae da Elliott e i suoi giri dopo la sosta, infatti su una pista come Martinsville non si pensa che si possa fare la differenza con gomme fresche con costanza in mezzo al traffico e quindi si va a guardare Blaney che riprende Keselowski e riprende la lotta di nervi della #12 contro la #6. E anche gli altri big sostanzialmente ignorano la mossa della #9.
Il long run in questa fase vede pochi movimenti, ma solo i leader imprimere un ritmo notevole al punto che Keselowski e Blaney, con Byron a 2″, Larson a 4″ ed Hamlin a 7.5″, iniziano a doppiare vetture più veloci come Hocevar, Haley, Suárez e Jones ma soprattutto a 135 giri dal traguardo raggiungono un Bell impantanato al 19esimo posto dopo essere stato ripassato anche da Stenhouse. E cinque giri più tardi, mentre Blaney rischia grosso con Keselowski e il muro e in occasione del pit stop di Hamlin, quasi inosservato per la lotta per la prima posizione arriva il doppiaggio della #20. Non sembra, ma questo dei -130 è il momento decisivo in ottica Championship4, forse più di quanto succederà nell’ultimo miglio.
La sosta di Denny apre le porte però della pit lane anche ai big ed ora la gestione del finale di corsa sembra più oculata dato che mancano 10-15 giri a metà stage. Dillon e Truex (secondo speeding e saluti finali) pittano ai -129, poi Byron e Larson (che rischia di centrare Jones e il muretto in ingresso box) ai -128, Blaney segue ai -127, Keselowski copre con Bowman e Gragson ai -126.
Esclusi Wallace e McDowell che per il momento proseguono, la classifica che esce dal giro di soste è completamente ribaltata per la sorpresa di chiunque. Elliott infatti è leader virtuale e non di poco, Bell è a 2.5″ da lui (il piano del crew chief era aspettare la sosta finché si era nella lucky dog position virtuale, poi però Keselowski e gli altri si sono fermati prima), Byron è terzo ad addirittura 7.4″ ed è seguito a breve distanza da Keselowski, Blaney, Busch, Grala (idem come Bubba e Michael), Larson invece ha perso terreno ed è a 9.8″ mentre Hamlin ha recuperato ed è a 11.2″. Tutti gli altri, incluso Logano che pure lui è andato ai box, doppiati o che si stanno per sdoppiare.
Come Elliott sia riuscito a guadagnare così tanto (in 25 giri ha guadagnato oltre 15″ su tutti i principali rivali) non ce lo si sa spiegare, ma non c’è tempo di capirlo. Anche perché si nota subito che ora, con gomme fresche, chi ha appena pittato guadagna su Chase almeno mezzo secondo al giro. Bell si ferma ai box, McDowell viene superato da Chase, Wallace pitta pure lui e quindi ai -120 Elliott è il leader effettivo della corsa. Byron si scatena, molla Keselowski e vuole riprendere il compagno di squadra.
Il ricongiungimento arriva ai -110 e nei giri successivi Chase è bravo a difendersi, tuttavia servirebbe una caution per rimetterlo definitivamente in gioco. E la caution puntualmente arriva, casualmente per Bowman che tampona e manda in testacoda Hocevar.
L’ultima fotografia della corsa (che vale in pratica anche come scenario al giro 400/500 esclusi i distacchi) vedeva Elliott con 0.2″ su Byron, 1.7″ su Keselowski, 2.0″ su Blaney, 2.5″ su Larson, 5.0″ su Hamlin, 10.2″ su Busch, 10.7″ su Dillon, 13.1″ su Preece, 14.0″ su Briscoe, 16.7″ su van Gisbergen, 17.2″ su Logano, 17.4″ su Hocevar, 17.9″ su Bowman, 18.8″ su Gragson, 19.8″ su Cindric, 20.4″ su Hemric, e 20.6″ su Chastain. Berry (19°) è il lucky dog mentre Bell 23° è intrappolato per il momento fra i doppiati. Burton intanto si è ritirato per problemi al motore.
Elliott è ovviamente costretto ad andare ai box a montare gomme fresche, ma chi con lui insieme ad altri audaci che rispondono al nome di SVG ed Hemric? La risposta è: molti. Pittano anche Keselowski, Blaney, Hamlin, Busch, Dillon, Briscoe, Logano, Bowman, Gragson e Chastain.
La classifica alla ripartenza vede dunque quattro che tirano dritto e sono Byron, Larson, Preece e Cindric, a seguire Keselowski ed Hamlin che hanno cambiato solo due gomme e poi Elliott, Blaney, Dillon, Busch, Briscoe, Logano, Bowman, van Gisbergen, Gragson, Chastain, Hemric e Berry. Ma appare chiaro perché la coppia Hendrick non abbia pittato: così facendo hanno impedito la wave around a tutti, incluso un Bell che è quindi 22° e imprigionato in questa situazione a meno di un lucky dog anche se nella classifica live sarebbe comunque qualificato per due punti su Larson.
Green ai -94, caution ai -94 e prosegue la fase tesa della gara. Nemmeno il tempo di ripartire e in curva3 Kyle Busch perde una ruota evidentemente mal fissata. I commissari però non bloccano la procedura in tempo e in questo brevissimo lasso di tempo sotto bandiera verde sia Larson scatta meglio mettendo il muso davanti a Byron, sia Blaney (ovviamente arrabbiatissimo per questo) perde due posizioni.
Dopo il lucky dog di Wallace e la penalità di due giri per Busch (in settimana attese la prime squalifiche del 2024 che avranno conseguenze anche sul 2025) si riparte con 87 giri da disputare e Larson al comando su Byron, Cindric, Preece, Elliott, Keselowski, Hamlin, Dillon, Briscoe, Blaney e Logano e Bell 21° ed ora però virtualmente eliminato ai danni di Byron per ben sette punti.
Larson scatta ancora bene e rimane al comando e quindi Kyle per la prima volta in oltre 400 giri è con un piede a Phoenix, ma la strada è ancora lunga. E infatti lo aspettano 87 giri di bandiera verde. E per lui, ma anche per Byron, la brutta notizia è che Bell è partito pure lui bene e col 19° è virtuale lucky dog a -5 dalla qualificazione per la quale, tuttavia deve sperare o in una caution, o in un calo della coppia Hendrick.
Larson può fare solo una cosa, tentare l’allungo e in pochi giri mette 1″ di margine su Byron, Keselowski perde posizioni così come Briscoe, Blaney sul momento invece non recupera terreno ed è ancora decimo, poi invece la rabbia interiore di Ryan prevale e la #12 inizia a superare gli avversari. Ai -75 Larson ha un nuovo avversario, infatti Elliott con gomme fresche (circa 20 giri di differenza) ha superato e staccato Byron (ora a +4 su Bell) ed ora guadagna sulla #5, Cindric è ancora quarto davanti ad Hamlin, Dillon, Blaney, Preece, Briscoe e Keselowski che entra in lotta con Chastain.
Kyle reagisce ai giri più rapidi di Chase e lo tiene a distanza, sempre a circa 0.7-0.8″ ed i due mollano sul posto Byron che ai -65 è già staccato di 3″. Blaney prosegue nel suo recupero, passa Dillon e vede Hamlin sempre più vicino. Ryan perde un po’ di tempo dietro alla #11, ma quando la sorpassa è comunque a soli 5″ da Larson.
L’elastico in vetta prosegue, Blaney forse ricomincia ad usare la testa e respira un attimo prima di riprendere l’attacco, ai -55 riprende e scavalca un Cindric che sicuramente non ostacola troppo il compagno di squadra che, tuttavia, è ancora a 5.5″ da Larson. Ed è qui che la situazione inizia a ribollire lentamente.
I leader iniziano a intravedere la coda del gruppo: ai -50 Larson guida con 0.75″ su Elliott, 3.4″ su Byron, 4.4″ su un Blaney che recupera 2-3 decimi al giro, 5.9″ su Cindric, gli altri tutti più staccati. Il primo dei doppiati nella lista sarebbe Wallace e anche questo è un dato da segnare mentre Elliott non ne approfitta e non guadagna su Larson. Nei cinque giri successivi, tuttavia, Blaney recupera su di loro un altro secondo (+3.5″ ai -45) e riprende Byron.
Preso, passato e andato: ai -42 Ryan Blaney si porta al terzo posto a 3.3″ da Larson ma soprattutto Byron ora scivola a +3 su Bell che è ancora virtuale lucky dog fino ai -35 quando Larson doppia Wallace. Ryan è ancora scatenato, sul long run è davvero il migliore e quando ha spazio di manovra non ce n’è per nessuno, anche nei sorpassi di forza. Ai -40 è già a 2.7″ da Kyle, ai -35 è a 2.2″, ai -30 addirittura a 1.2″.
Ai -25 il trio si ricompatta nel traffico dietro ad Hemric da doppiare, Larson ha 0.3″ su Elliott e 0.6″ su Blaney, ma la vera sorpresa è dietro di loro dato che Cindric (+4.0″) ha superato Byron (+4.4″) che ora deve difendere due soli punti su Bell, seguono Hamlin (+4.9″), Dillon (+5.6″), Preece (+7.3″), Chastain (+8.2″) e Briscoe (+8.6″).
Si entra nella fase decisiva. E purtroppo per Larson non è la sua. La velocità non è più quella di inizio stint e ci sono auto migliori della sua. Elliott lo attacca ai -24 completando una manovra con bump al passaggio successivo. Ma il problema per Chase è nei suoi specchietti dato che Blaney si infila di forza, mette quasi le ruote sul cordolo, un po’ si appoggia sulla #5 e così Ryan sale al secondo posto. Larson alza bandiera bianca e per lui clamorosamente Phoenix non sarà terreno di caccia per il titolo.
Sullo slancio emotivo della vittoria-ribaltone Elliott guadagna su Elliott e ai -20 ha 1″ su Blaney mentre alle loro spalle la classifica è congelata anche se, non lo si sa, le onde radio sono già bollenti. Ryan rimette fuoco sull’obiettivo e nei cinque giri successivi torna sotto ad Elliott. L’attacco è immediato e di slancio ai -14 e Chase può fare poco, la #12 è nettamente più veloce e passa al comando della corsa.
Ryan si invola subito allungando sulla #9. La notizia peggiore per la sua Ford perfetta sul long run sarebbe una caution beffarda. La bandiera gialla per sua fortuna non arriverà e, piccolo spolier, quindi la questione riguardante il terzo pilota qualificato per Phoenix si risolve con un pilota che vince a Martinsville esattamente come nel 2023 e il pilota è pure lo stesso. Blaney, dunque, potrà difendere il titolo fino all’ultimo.
Rimane dunque un solo posto per la Championship4 e sono due a giocarselo con Larson, Hamlin ed Elliott praticamente fuori dai giochi. Byron ai -15 ha ancora due punti da difendere su Byron ma il suo problema è che, mentre Blaney passa al comando, Hamlin lo inizia a puntare completando il sorpasso ai -11. #24 a +1 sulla #20 e in caso di pareggio passerebbe Bell per il miglior piazzamento nel Round of 8.
Ai -10 Blaney ha 1.1″ su Elliott, 2.9″ su Larson, 4.8″ su Cindric, 6.4″ su Hamlin, 7.6″ su Byron, 7.7″ su Dillon, 8.1″ su Chastain, 8.5″ su Keselowski e 9.5″ su Logano. E qui le onde radio diventano, più che bollenti, scottanti. Come emergerà poi nel post gara, sia Chastain ma soprattutto Dillon vengono aggiornati sulla situazione di classifica di Byron che rischia così di essere l’unico rappresentante Chevrolet a Phoenix quando ad un certo punto dopo il Roval Hendrick sembrava avere quattro auto su otto al Round of 8.
Dillon sembrava capace di attaccare un Byron in crisi e invece non riesce a completare il sorpasso, anzi offre il fianco ad un Chastain altrettanto arrembante. La #3 e la #1 si trovano dunque affiancate, ma più che volersi sorpassare sembrano quasi voler parare eventuali attacchi di un Keselowski che non è lontano, facendo di tutto per non far perdere l’ultimo punto alla #24.
Si viaggia così fino a praticamente all’ultimo paio di giri quando l’attenzione di tutti da Chevrolet si sposta a Toyota. Se Byron “non può e non riesce” a perdere posizioni, allora l’unica carta rimane quella di Bell che deve guadagnarne una. Ed è in questo momento che Bubba Wallace inizia a rallentare. È stato doppiato da una ventina di giri ma non ha perso troppo terreno dai leader e Bell non è vicinissimo, eppure inizia a perdere 1-2″ al giro. Dopo la gara un replay mostrerà un contatto con un’altra vettura e/o il muro, ma è stato sufficiente a provocare un danno? E se sì, è giustificabile un rallentamento del genere?
Quello che sta per succedere ovviamente è immaginabile, ma non fino in fondo. Perché siamo oltre ogni limite immaginabile persino per Martinsville. Bell raggiunge Wallace praticamente a mezzo giro dalla fine e per sorpassarlo prova l’attacco disperato. Christopher arriva lungo e in curva3 sembra quasi aver completato il sorpasso su un Bubba che ha rallentato ulteriormente ed è finito largo per evitare la #20.
Fin qui tutto ok (nei limiti del possibile, visto che sarebbe bastato quanto successo negli ultimi 25 giri per scatenare abbastanza polemiche), poi però arriva l’ultimo caso della serata, il tutto con Blaney che ha già tagliato il traguardo.
Bell probabilmente si fa prendere dal panico fra curva3 e curva4. Wallace, per logica o per obbligo aziendale, difficilmente incrocerebbe per il controsorpasso e bisognerebbe controllare quanto lontano sia Erik Jones per infilare entrambi, però Christopher dopo aver toccato il muro decide (e lo si può dire abbastanza palesemente vista la reazione della vettura) di tenere giù il piede a fondo e arrivare al traguardo appoggiandosi alle barriere.
Blaney intanto ha vinto la corsa come detto con 2.5″ su Elliott, 5.1″ su Larson, 5.2″ su Cindric, 7.6″ su Hamlin, 11.8″ su Byron, 11.9″ su Dillon, 12.2″ su Chastain, 12.3″ su Keselowski, 12.6″ su Logano, a seguire a pieni giri Gragson, van Gisbergen, Bowman, Preece, Briscoe, Berry ed Hemric, Bell 18° e primo dei doppiati ma soprattutto qualificato per Phoenix alla pari con Byron ma con un tiebreaker favorevole nel Round of 8.
Poi però si entra nel giallo. Subito emergono tre casi da analizzare, i possibili team order via radio in casa Chevrolet per non superare Byron (e ancora una volta quello con la lingua più lunga è lo spotter di Dillon), i possibili team order via radio in casa Toyota per rallentare Wallace e farlo superare da Bell e, last but not least, la manovra di Bell in curva4.
Già, perché fin dalla prima impressione (bravissimo Simone Longo in telecronaca su Mola) quello di Bell è sembrato un Hail Melon a metà, non facendo tutta l’ultima piega a tavoletta contro il muro ma almeno per curva4 sì. E dall’inverno 2022/23 la manovra di Ross Chastain è stata vietata dalla NASCAR per motivi di sicurezza.
I commissari dunque aspettano ad ufficializzare la classifica finale e così, esattamente mentre due anni fa Bell fu ignorato da tutti di fronte alla follia di Chastain, ora quello nemmeno inquadrato è Blaney che festeggia giustamente una clamorosa vittoria anche d’orgoglio. Le telecamere sono tutte su uno split screen fra Bell a +0 e Byron a -0.
Prima della decisione della direzione gara passano 27 lunghi – quasi eterni – minuti, poi arriva il verdetto: la NASCAR reputa quello di Bell un “Hail Melon” e dunque una manovra che ha violato il regolamento. Christopher viene dunque penalizzato (tecnicamente di 30″) e retrocesso in fondo al gruppo di piloti a -1 e quindi al 22° posto. William Byron è dunque l’ultimo qualificato a Phoenix per quattro punti.
Ovviamente il Joe Gibbs Racing non ci sta e il viaggio dei principali rappresentanti verso la direzione gara è immediato. Dopo un’altra mezz’ora esce Joe Gibbs a capo chino e mesto con il responso immaginabile dei commissari. La decisione presa non è appellabile in quanto una misura di sicurezza e un verdetto dei commissari equiparabile in sintesi ad una violazione in pit lane o anche uno speeding. E quindi la Championship4 è decisa. La NASCAR poi annuncia che in settimana si indagherà su tutti gli eventuali team order.
E così, mentre al lunedì si è tenuta la prima udienza in tribunale nella causa fra 23XI/FRM e NASCAR, la NASCAR stessa va a Phoenix a chiudere la stagione in mezzo alla tempesta, fra chi è stufo di questo format che favorirebbe momenti del genere (ne siamo sicuri che senza playoff non ci sarebbero?) oppure che non vuole vedere più manipolazioni di questo tipo. O anche un sei volte vincitore in stagione che non sarà campione. Ora bisogna superare un’altra settimana di fuoco prima di eleggere il campione 2024 della NASCAR Cup Series.
I risultati odierni
La classifica della “Xfinity 500”
La classifica generale
Così in campionato al termine del Round of 8 della NASCAR Cup Series 2024
I quattro qualificati alla Championship 4 di Phoenix
Le altre categorie
Xfinity Series: un Almirola perfetto vince di nuovo a Martinsville!
I prossimi appuntamenti
Siamo giunti all’ultimo weekend della stagione 2024 in NASCAR, almeno in territorio americano. A Phoenix si assegneranno i tre titoli delle categorie nazionali. Nella notte fra venerdì e sabato (bandiera verde alle 2:00) ci sarà la gara della Truck Series, fra sabato e domenica (partenza all’1:30) la Xfinity Series ed infine domenica sera alle 21:00 (diretta su Mola con il commento di Matteo Senatore, Daniele La Spina e Simone Longo) correrà la Cup Series alla ricerca del successore nell’albo d’oro di Ryan Blaney. In settimana, inoltre, la consueta anteprima su P300.
Immagine: Media NASCAR
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