NASCAR | Cup Series: Blaney storico! Il titolo è suo a Phoenix

NASCAR
Tempo di lettura: 23 minuti
di Simone Longo @_Long_hito
7 Novembre 2023 - 21:00
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L’atmosfera da serata speciale si percepiva fin da subito: con l’addio di Harvick a fare da sfondo, Ryan Blaney vince il suo primo titolo in carriera nonostante un unicum statistico con la vittoria andata a Chastain

Phoenix ha regalato una grande gara. Dopo due giorni di critiche feroci al format, ci hanno pensato i piloti della Cup Series a salire in cattedra diventando i protagonisti assoluti di 500 chilometri emozionanti. Con Bell primo e unico dei quattro contendenti al titolo ad uscire dalla lotta, per gli altri tre si è spianata un’autostrada di possibilità, racchiuse tutte in uno splendido triello, emblema del format e del modo di correre statunitense.

Libere, qualifiche e pre-gara

La tensione della fine si è cominciata a palesare già dal venerdì e successivamente ancor di più durante il sabato. Le due gare di Truck e Xfinity, la prima in negativo, la seconda in positivo, sono state emblema di ciò che è divenuta la NASCAR negli ultimi 10 anni. Migliaia di critiche e apprezzamenti: fan, addetti ai lavori e piloti si sono tutti schierati chi contro e chi a favore del format playoff, sempre protagonista di accesi dibattiti in ogni post season da 10 anni a questa parte.

Mentre sullo sfondo divampava il fuoco polemico, l’intero schieramento della Cup e, in particolare, i quattro championship contender hanno svolto prove libere e qualifiche. Metodi di approccio differenti e risultati ottenuti altrettanto poco simili. Ryan Blaney, pilota della #12 del Team Penske ha fatto solo long run, infatti i suoi due compagni Logano e Cindric hanno simulato la qualifica per lui. In qualifica Blaney sarà il peggiore dei contendenti ottenendo solo il 15° posto in griglia.

Kyle Larson, pilota della #5 del Team Hendrick, ha provato entrate decise in curva 1, iniziandole a millimetri dal muro e trovando un buon ritmo e sensazioni via via migliorando. William Byron, rappresentante della #24 del Team Hendrick, è risultato, come spesso in questa stagione, il migliore in accelerazione. La coppia Chevrolet sarà la migliore in qualifica, con Larson al 3° posto e Byron a conquista della pole position, fondamentale perché vale lo stallo migliore in pit lane.

Infine, Christopher Bell, pilota della #20 del Joe Gibbs Racing (unico team ad essere stato sempre presente con almeno un pilota nel season finale da quando il format esiste) che ha avuto problemi d’assetto fin da subito: inizialmente tight in curva 3 ma per il resto tutto liscio. Chiuderà 13° le qualifiche.

Nei 312 giri (60+125+127) per 500 km, con 8+1 set di treni di gomme e pieno da 92-100 giri, i discorsi ancora da decidere sono il campione piloti (che sarà identico all’owner); oltre 30 °C in Arizona quindi il clima è ancora bollente. Ma l’attenzione è anche su un altro pilota: oggi ultima gara per Kevin Harvick ed è un ritiro di quelli storici dopo 23 anni in Cup Series con 21 anni fra prima e ultima vittoria, 1299 gare includendo anche Xfinity e Truck Series, più di chiunque altro.

Sarà anche l’addio di Almirola dallo SHR e forse dalla Cup Series, l’ultima di Haley con Kaulig che deve ancora risolvere la questione Allmendinger, l’ultima di Hocevar da part rime, l’ultima di Ty Dillon (forse), l’ultima di Live Fast prima della vendita del charter e infine la prima di Keselowski da 3 volte papà. Il solo pilota a dover partire dal fondo è proprio Brad: cambio pilota dopo aver saltato le qualifiche (un Custer non ancora campione della Xfinity Series suo sostituto al volo) per la citata paternità arrivata in anticipo sulle previsioni.

La gara

Alle 21:37 orario italiano è tutto pronto, bandiera verde a Phoenix. Byron parte bene ed è affiancato da Truex che riesce rimanere secondo all’esterno. Larson, subito alle spalle del proprio compagno, sfrutta l’interno e passa Truex per mettersi secondo. Dietro Bell e Blaney scelgono la prudenza e perdono entrambi una posizione nell’immediato start. Harvick si fa subito vedere e arriva in 2^ posizione, ha fatto capire che la sua passerella finale avrà un senso.

I giri volano ed è al 10° quando Blaney raggiunge Bell per la prima volta. Entrambi lamentano di problemi: il pilota Ford non ha grip al posteriore e soffre qualcosa anche al centro della curva, il beniamino Toyota è troppo tight. Nessun problema per Byron che è: “Pretty good everywhere” e può cominciare ad allungare e far preoccupare gli avversari: 1.3″ di vantaggio su Harvick dopo 30 giri, il momento in cui iniziano anche i doppiaggi.

Il tandem Blaney-Bell prova ad ingranare: quest’ultimo in particolare trova un buon passo e va a superare in successione Preece, Gibbs, Reddick e Hamlin. Cambia qualcosa anche davanti e il duo Hendrick comincia a dare i primi segni di imperfezione. Larson è il primo a patire e viene scavalcato da Wallace e Chastain. Harvick chiude su Byron grazie alla maggiore scioltezza e tranquillità nell’affrontare i doppiaggi. La #4 arriva incollata a Byron, ma il pilota ancora in lizza per il titolo resiste e conquista la prima stage.

Niente caution finora e niente contatti importanti, i Fab 4 stanno bene. Chastain alla fine ha chiuso terzo davanti a Wallace e al frastornato Larson. Buescher, Truex e Jones davanti alla “B&B Airlines” che ha visto viaggiare la coppia Blaney-Bell in tandem per tutti i primi 60 giri. Per loro top 10 e obiettivo minimo raggiunti.

Prima sosta ai box e prima piccola scossa: Byron rimane in testa, Larson guadagna una posizione e torna 4°, Blaney +2 e scavalca Bell mettendoselo immediatamente dietro. Speeding per Busch (l’ennesimo della stagione), McLeod e Yeley (che era anche lucky dog). Nella seconda stage ci saranno 117 giri netti, lunghezza raddoppiata e di conseguenza sarà necessaria una sosta a smezzare questa fase di gara. Si può riprendere, bandiera verde a iniziare la seconda stage.

La coppia B&B non commette lo stesso errore della prima partenza: questa volta sono aggressivi e passano entrambi Buescher per mettersi 6° e 7°. Byron sembra essere tornato saldo al comando e si conquista 0.5″ di vantaggio su Chastain che poi diventa 1.3″ al giro 80. Harvick è il primo a reagire riprendendosi la 2^ posizione e cominciando a ricucire il gap. La reazione è forte e cresce sulla spinta del pubblico: Harvick sorpassa William all’esterno di curva 3-4 al giro 93 e il pubblico esplode in un roboante boato.

Dietro gli altri tre contender si ritrovano vicini e ne scaturisce la prima lotta. Blaney è intento a seguire le linee di Larson e Bell è scaltro ad approfittarne all’interno: passa e sorpassa. Poi continua a sfruttare il momentum e dopo vari tentativi passa su Larson. Anche Blaney si infila e scavalca la #5 pure lui con una manovra sensazionale. Dentro al dogleg e il sorpasso diventa magicamente doppio: anche a #20 è alle spalle.

https://twitter.com/mola_italia/status/1721283803140796437?s=20

Giro 100, -85 nella stage. Byron non sta andando bene, viene scavalcato anche da Chastain e ora deve guardarsi le spalle da Blaney e gli altri. La risalita di Ryan procede in pompa magna, ai -80 Blaney sorpassa e, da ultimo dei 4 appena una manciata di giri prima, si ritrova virtualmente campione. Byron non demorde e reagisce, ma alla fine Blaney ultima la manovra. Pochi istanti dopo viene esposta la prima “vera” bandiera gialla. Inizialmente c’è confusione, l’inquadratura dall’alto non trova l’indiziato finito a muro. La tensione per gli spettatori sale fino a che viene improvvisamente mostrata… la #20 di Bell!

Il colpo di scena ha del clamoroso e subito se ne intuisce la causa: guasto ai freni, notato dal pilota appena due giri prima e diventato terminale in curva3 dove la #20 è protagonista di una sorta di “Hail Melon” ovviamente non cercato. Un problema meccanico mai capitato in carriera a Christopher che abbandona la gara sconsolato, diventa il primo contender della storia a chiudere ultimo la gara finale di stagione e ci fa rimanere con un pilota in meno da seguire.

Le odds per gli altri tre si alzano notevolmente e ora si presenta anche una chance in chiave strategica da sfruttare: è sosta ai box per tutti. La #12 ha la classica sosta lenta (anticipo già che la prima sosta buona rimarrà anche l’unica) e viene scavalcato da Byron, Buescher, Larson e Truex. Tutto da rifare per Ryan. Poche lamentele e testa bassa, bandiera verde ai -69.

Ross Chastain supera Kevin Harvick in ripartenza e si ritrova al comando. Blaney è 7° alle spalle di Larson, lo punta per diversi giri ma non riesce ad inventarsi la manovra adatta. Truex intanto passa Byron e a -45 da fine stage abbiamo incredibilmente una top 4 senza nessun membro del Championship 4 (che sono tutti vicini dalla 5^ alla 7^ posizione). -40 Harvick non scappa e resta a +0.8″ da Chastain, Truex rimane impantanato alle spalle di Buescher che appare il più veloce e chiude il margine su Harvick intorno al secondo.

Giro 150, Blaney finalmente si muove e attacca Larson, impiega due tornate per scavalcare il californiano. Byron, sempre più in difficoltà man mano che la pista si gomma, viene ripreso a metà gara, al giro 160. Poco dopo però reagisce anche il nativo di Charlotte e prova a rispondere alla #12 abbassando i propri tempi: inizia un elastico. In vetta Chastain viene raggiunto e scavalcato dal più veloce in pista Chris Buescher. Il nuovo leader, protagonista di una gran gara fino ad ora, prende e se ne va, mettendo in cassaforte la stage. Dietro la battaglia non infuria: la reazione di Byron ha sicuramente ripagato e la #24 è finita addirittura per andare a riprendere la #19 di Truex scavalcandola.

Termina la 2^ stage. Vince Buescher con il duo Chastain – Harvick alle proprie spalle. Byron precede Truex e la coppia playoff con Blaney e Larson. Chiudono la top 10 Wallace, Keselowski e Jones.

Momento sosta generale. Per Buescher c’è un pit stop decisamente lento e perde tutte le posizioni guadagnate a fatica. Blaney è ancora il peggiore dei tre playoff driver, viene riscavalcato e deve rifare tutto per la 2^ volta. Non bene Harvick che scala al 6° posto ed esce così dalla lotta per la vittoria, invariate le posizioni di Ross, Martin e William davanti a Kyle. Tutto pronto per la stage finale, bandiera verde a Phoenix.

Chastain rimane al comando, Truex è affiancato a Byron e Blaney tenta l’attacco su Larson: il momento è importante per Ryan che passa ed è 4°, togliendosi uno degli ostacoli che lo aveva frenato in precedenza. Larson prova il contrattacco all’esterno ma la manovra non gli riesce e la #5 si stacca. -115: Chastain riallunga leggermente e va ad 1″. Blaney risale indemoniato, ora ha davanti a sé Truex. Non lo studia neanche e attacca subito: sorpasso e 3^ posizione. Mirino su Byron adesso. #24 raggiunta a -101, Blaney con un momentum pazzesco attacca pure lui e riesce a diventare, per la prima volta questa sera, il campione virtuale ultimando il sorpasso.

Byron paga il colpo e viene raggiunto e scavalcato anche da Truex. Blaney se lo porta dietro alla caccia della prima posizione di Chastain. La vettura di Trackhouse è raggiunta ai -85, Ryan tenta subito i primi attacchi ma questa volta falliscono. La #12 è rimbalzata indietro dall’aria sporca. Tempo per studiare il sorpasso non ce n’è: inizia, presto rispetto alle previsioni dato che a metà stage manca ancora una decina di giri, il giro di soste potenzialmente finale e la coppia Hendrick anticipa le aspettative rientrando ai -72. Larson esce davanti al compagno Byron. Blaney deve coprire e lo fa alla tornata successiva. Lui e Chastain vanno ai box allo stesso giro, ma la #1 ha ancora la meglio.

Tentano di allungare tre audaci (Hamlin fra tutti), ma tutti vengono ripresi o desistono andando ai box, fino a che Chastain non torna leader ai -58. Larson e Byron non tengono il ritmo nemmeno di Truex e il loro guadagno con l’undercut è stato relativo se non quasi nullo, infatti rimbalzano a 4″ dal leader. Blaney è l’unico con un buon ritmo e senza problemi di assetto: può ripuntare la #1 e tentare il sorpasso ai -54. Troverà una difesa a dir poco coriacea.

I continui blocchi di Ross non lasciano spazio d’azione alla #12. Blaney comincia ad innervosirsi e si apre più volte via radio prendendosela con le manovre, a suo dire, al limite e incuranti della situazione campionato che sta mettendo in atto il contadino di angurie della Florida. Chastain in fin dei conti non sta facendo nulla di sbagliato: non rispetta il buon costume e la tradizione non “lasciando passare” il contendente al titolo, ma ne ha tutto il diritto visto che si gioca la vittoria.

Dopo 4 giri di testa a testa Truex ne può ovviamente approfittare infilando un Blaney che ha perso tutta la tranquillità, dando una bussatina intenzionale alla #1 e finendo per rimbalzare addirittura a +0.9″ dopo aver rivolto anche un dito medio a Chastain. I crew chief di Larson e Byron si aprono via radio comunicando che “Blaney sta implodendo” per cercare di dar loro una speranza per una possibile rimonta.

E invece Blaney è più forte del cuore, da qui comincia ad usare la testa. Vedendosi arrivare Larson alle spalle sempre più minaccioso, torna concentrato e ricomincia a martellare. Truex è raggiunto e sorpassato di nuovo: botta e risposta in meno di 10 giri. Poi di nuovo Chastain, questa volta ai -38 per quella che sembra poter essere la volta buona, oltre che la manovra decisiva.

Ed è proprio sul più bello che tutto viene interrotto: caution per un testacoda di Kyle Busch che chiude così una stagione iniziata bene e finita malino. Non è un dramma per Blaney che probabilmente sfrutta questi minuti a bassa intensità per calmarsi, lo è bensì per la sua pit crew. Da due anni ormai in casa Penske il team #12 è autore di brutte prestazioni ai box e quest’oggi, seppur senza gravi errori, non sono mai stati perfetti come in Hendrick. Ora la speranza è tutta affidata a loro.

Speranza che, per l’ennesima volta, non viene ripagata. La sbavatura arriva sull’anteriore destra e Ryan, per la 4^ volta, esce alle spalle di Larson e Byron, dovendo rifare tutto. La buona notizia è che mancheranno 31 giri alla ripartenza, è abbastanza tempo per sfruttare la velocità in long run che solo lui possiede. Un’altra variabile può arrivare da Denny Hamlin ed Erik Jones, entrambi hanno deciso di montare solo due gomme e andranno quindi a comporre la prima fila. Alle loro spalle Larson (terzo dopo un altro capolavoro ai box che sembra tanto quello del 2021) e Chastain in seconda fila, Byron e Blaney (che per fortuna di Ryan scavalcano Truex) poi possono quindi partire affiancati.

Ultima bandiera verde dell’anno, la più importante. Blaney parte forte ed è subito aggressivo, Jones si pianta e costringe tutti a manovre rischiose, Byron non è perfetto e viene subito superato da Blaney. Salta anche Hamlin e Chastain passa Larson dall’esterno. La #1 torna al comando con Larson che non riesce nel suo tentativo di sorpasso all’interno. Un altro momento fondamentale.

-25 Chastain vola e scappa via. Ora Blaney ha capito che non lo deve più guardare, serve solo sorpassare Larson e prendersi il secondo posto più bello della sua carriera. Kyle è raggiunto mentre William non ne ha più e perde lentamente ma inesorabilmente contatto. Ryan attacca, taglia più volte la curva dogleg e Larson è costretto ad una strenua difesa. Si vede che ne ha di meno, ma dà comunque tutto ad ogni curva per questo titolo. Blaney tira un’altra sferzata ai -21, ai -20 ha il muso davanti! Larson va loose alla dogleg e Blaney compie il sorpasso di un’intera carriera all’esterno di curva 3-4.

Kyle ovviamente non molla e cerca di rimanere attaccato sperando in errorini di Ryan. Ma la speranza si affievolisce sempre di più… 19 giri passano velocemente a Phoenix, per tutti tranne che per Blaney. Il pilota del team Penske fa il suo: 5 decimi ai -15, 9 decimi ai -11, 1.1″ ai -6 e un costante guadagno su un Chastain per cui è totalmente disinteressato. L’errore non arriva: Larson alza bandiera bianca e si arrende. Ross Chastain taglia per primo il traguardo e vince il Season Finale di Phoenix, ma un secondo dopo arriva il vero vincitore, Ryan Blaney trionfa nella maniera più dolce e conquista il suo primo titolo in carriera, tra la commozione personale e il giubilo generale.

3° e 4° gli sconfitti Larson e Byron, bravi: hanno dato tutto ciò che avevano e, in qualsiasi altro campionato motoristico al mondo, sarebbero divenuti campioni senza nemmeno dover lottare con un outsider come Blaney. Per Byron questa è la stagione dell’evoluzione, sei successi non si ottengono per caso e i suoi solo 25 anni la dicono lunga. Larson è sempre più un consacrato, su di lui è già stato detto molto e non serve sottolinearlo nuovamente. Campione è stato e campione tornerà.

Ma la NASCAR è così, questo è il suo brutto e il suo bello, non sempre a fine anno sorride il più meritevole. Solamente accettando che sia così ci si può godere per davvero il successo di un ragazzo che per la carriera che ha avuto se lo merita tutto. Sportività e correttezza in pista, amicizia e divertimento fuori dai tracciati. Il 29enne dell’Ohio si è guadagnato i cuori di migliaia di fan della disciplina e l’amicizia di tutti i piloti che ha incontrato e sfidato proprio grazie alla gemma che si riscopre nel suo carattere.

Chi più di tutti sembra aver accettato che la NASCAR è questo, cioè tanta abilità, tanto spettacolo e tanta fortuna sono i piloti: l’intero schieramento si affianca a Ryan per fargli i complimenti durante il giro d’onore, c’è addirittura chi piange per lui nel momento più commovente dell’anno, pochi rimorsi e zero rancore, ogni pensiero negativo deve essere seppellito per la premiazione finale, quest’anno per la prima volta in modalità doppia.

Mentre gli occhi, e le telecamere, sono tutti su Ryan Blaney che fa i burnout, si ferma nella victory lane, viene intervistato, poi riceve la coppa del campione, quasi in disparte ed ignorato ingiustamente da troppi c’è Ross Chastain che si è fermato in curva1 e, come al suo solito, rompe l’anguria lanciandola sull’asfalto. Il suo è un festeggiamento che guarda ad un 2023 di livello però inferiore alla stagione precedente, ma anche al 2024 dato che alla fine sopra un pezzo di cocomero c’è una lattina di birra Busch, il suo futuro sponsor.

NASCAR Cup Series Chastain Phoenix 2023

E se parliamo di Busch non possiamo concludere con Harvick, settimo al traguardo (21esima top 10 consecutiva a Phoenix) dietro a Chastain, Blaney, Larson, Byron, Buescher, Truex e davanti ad Hamlin, McDowell e Wallace, che rimane in pit lane per un’ora intera come in un grande banchetto a base di Busch a salutare tutti quelli che passano ad onorare un grande campione come lui che appende il casco al chiodo, si spera non per sempre anche perché quel 1299 nella voce gare disputate in NASCAR grida un po’ vendetta. Per Kevin, per Ryan e per tutti i piloti che hanno regalato uno spettacolo incredibile in tutto questo campionato, in alto i calici per un brindisi di ringraziamento. Anzi, in alto una lattina di birra.

Il campione

NASCAR Cup Series Blaney Phoenix campione 2023 1

Ryan Blaney nasce ad Hartford, Ohio il 31 dicembre 1993. È figlio e nipote d’arte. Nonno Lou, classe 1940, è una leggenda delle dirt race in Ohio ed è nella National Sprint Car Hall of Fame. Tre figli, tutti e tre piloti a loro volta. Fra di essi Dale, attivo al volante e con la palla da basket a West Virginia al punto che fu scelto al Draft 1986 dai Los Angeles Lakers al numero 92, ma preferì concentrarsi solo sugli ovali sterrati.

Dave Blaney, classe 1962, è quello che porta avanti il nome di famiglia sui giornali nazionali. Nel 1983 è rookie dell’anno, nel 1984 è già campione USAC nella categoria Silver Crown. L’anno più memorabile forse è il 1993, dall’inizio alla fine: il 9 gennaio vince il Chili Bowl, il 31 dicembre nasce Ryan. Anche il 1995 è da ricordare con il titolo nelle World of Outlaws ed un King’s Royal a Eldora. Nel frattempo, ha debuttato anche in NASCAR per una carriera di seconda fascia con una vittoria in Xfinity Series nel 2006 a Charlotte.

Ryan inizia a correre con quarter midget e Bandolero a nove anni. Poi il percorso tradizionale con Legends (conquista il campionato che si disputa sul mini-ovale fra traguardo e pit lane di Charlotte) e Late Model su cui debutta nel 2008. Nel 2009 all’esordio nel campionato PASS è, oltre a rookie of the year, secondo nella serie regionale South e terzo nella nazionale. Nel 2010 si ripete nel ruolo di vicecampione in questo campionato, mentre vince la serie CRA. Nel 2011, infine, vince finalmente il campionato PASS. La sua in ogni caso è una gavetta ponderata e non affrettata.

Il 2011, dunque a 17 anni, vede il debutto della gerarchia NASCAR nella K&N Pro (ora ARCA) Series East e West con una serie di gare spot su una vettura iscritta da papà Dave. Nella East due top10 in due gare, nella West subito vittoria a Phoenix, pista anche del destino dunque, in chiusura di stagione. Debutta anche nella ARCA Series con il prestigioso Venturini Motorsports dove è sesto a Winchester dopo aver conquistato la pole e secondo all’Indy Raceway Park.

Nel frattempo, è stato messo d’occhio da parecchi big della NASCAR fra cui Tony Stewart e Kevin Harvick, ma in vista del 2012 firma un contratto con il Tommy Baldwin Racing per sei gare. Motivo? Papà Dave corre in Cup Series per il team. Al debutto in primavera a Richmond è subito settimo. La corsa ad uno dei talenti più interessanti, inserito nella classe 2012 di NASCAR Next (il programma di sviluppo ufficiale per i migliori giovani piloti) insieme a Chase Elliott, Kyle Larson, Daniel Suárez e Bubba Wallace, alla fine la vincono Roger Penske e Brad Keselowski che lo ingaggiano rispettivamente per Xfinity e Truck Series.

Il programma in Xfinity di Blaney nel 2012 si amplia fino a disputare 13 gare con una top5 (secondo in Texas) e sette top10, nei Truck debutta con il team di Keselowski. All’esordio a Bristol è sesto, alla terza corsa in Iowa è già in victory lane. Nel 2013 Ryan è full time nei Truck con BKR e ancora part time in Xfinity con Penske. La stagione a tempo pieno si conclude con una vittoria a Pocono, otto top5, 13 top10, il sesto posto in campionato ed il titolo di rookie dell’anno. Prima vittoria anche in Xfinity, in appena tre gare, in Kentucky.

Anche il 2014 vede lo stesso percorso, ma Blaney è lo stesso: poche vittorie (una a Mosport), ma stavolta molta più consistenza dato che arrivano 12 top5 e 17 top10 nelle 22 gare. Purtroppo per lui a fine stagione è vicecampione, staccato di soli 21 punti da Matt Crafton. In Xfinity arriva sempre una vittoria, ma le 13 top10 in 14 gare si fanno notare. E allora Roger Penske decide di farlo debuttare a 20 anni anche in Cup Series su una terza vettura, la #12. In primavera corre in Kansas (27°), in autunno 32° a Talladega dove però guida per 15 giri. L’amarezza più grande però è che al debutto papà Dave è presente, ma non si qualifica per il team derelitto per cui guida e quindi la famiglia Blaney non corre insieme.

Nel 2015 si esaurisce la parentesi Truck (cinque gare con una vittoria) e rimane part time in Xfinity (due successi in 13 gare) e Cup Series (due top10 in 16 gare), poi nel 2016 viene promosso nella top class grazie al Wood Brothers Racing che, dopo anni di difficoltà, diventa un partner tecnico di Penske.

Alla prima stagione a tempo pieno in Cup Series, dovendo lottare ad ogni gara per la qualificazione perché il team non ha ricevuto uno degli originari charter, Blaney raccoglie tre top5 e nove top10; tuttavia, manca la qualificazione ai playoff e a fine anno è 20° in graduatoria.

Il 2017 arrivano i primi risultati importanti. Inizia con un secondo posto alla Daytona 500, poi a Pocono vince in maniera strabiliante nel finale battendo big come Kevin Harvick e Kyle Busch regalando anche la 99esima vittoria alla squadra, la prima dalla Daytona 500 del 2011 di Trevor Bayne. Poche settimane più tardi l’annuncio della definitiva promozione nel Team Penske che così fa diventare la #12 la terza vettura a tempo pieno. A fine anno, dopo degli ottimi playoff, è nono in classifica generale.

I primi anni nel Team Penske sono all’insegna della costanza di rendimento, ma ancora di un’unica vittoria a stagione, un po’ come successo nei Truck. Nel 2018 la vittoria arriva nei playoff al Roval per gentile concessione di Johnson che travolge Truex all’ultima chicane e poi a fine stagione è 10°. Nel 2019 si replica, vittoria a Talladega ma nei playoff e settimo in classifica generale. Nel 2020 altro successo a Talladega seppur in primavera e di nuovo nono dopo un’altra eliminazione prima della Championship 4.

Il 2021 sembra l’anno della definitiva esplosione, dato che le vittorie in un campionato triplicano: Atlanta e poi in chiusura di regular season Michigan e Daytona; tuttavia, i playoff al Round of 8 sono ancora amari ed è ancora settimo.

2022: improvvisa regressione. Il primo anno di Next Gen è difficile e Blaney vince “solo” la All-Star Race, ma in campionato rimane a secco. Per accedere ai playoff deve passare per una drammatica Daytona dove sia lui che Truex finiscono in un incidente e batte Martin per l’ultimo posto utile per una manciata di punti. Nel playoff si comporta bene, ma viene eliminato di nuovo al Round of 8. A Phoenix probabilmente avrebbe l’auto più veloce nel finale, tuttavia diventa il gregario perfetto e protegge Logano da un eventuale “Hail Melon 2” di Chastain che sta rimontando.

E siamo arrivati a questa stagione, la Ford appare in difficoltà a inizio stagione e i risultati sono altalenanti al punto che il piazzamento medio finale è di 14.1, il peggiore nella 75ennale storia della Cup Series per un campione. Il primo successo, quello che mette in cassaforte i playoff, è nella prestigiosa Coca-Cola 600 a Charlotte in una prestazione molto convincente. Il buon mese di maggio viene sprecato da una terribile estate con una top10 in sei gare.

Blaney arriva ai playoff non al meglio e pure il Round of 16 è disastroso, ma avanza lo stesso anche ai danni di Logano finito in un incidente a Bristol. Poi il risveglio nel Round of 12, dopo il ritiro del Texas, con la terza vittoria in carriera a Talladega che vale ormai l’ennesimo Round of 8. Sembra ormai una maledizione quella di Ryan a questo punto dei playoff, e invece la #12 prende velocità e inerzia. A Las Vegas è sesto con il brivido di una squalifica annullata, a Miami è secondo dietro a Bell ma dopo aver “battuto” Hamlin in un duello duro, a Martinsville grazie alle debacle altrui potrebbe anche non vincere ma va a prendersi dominando la pendola del nonno.

A Phoenix arriva fra i papabili ma forse i favoriti sono altri. E invece rimonta dopo una brutta qualifica e, seppur non vincendo, porta a casa il primo meritato titolo in carriera.

I risultati odierni

La classifica della “NASCAR Cup Series Championship Race”

La classifica generale

La classifica finale della NASCAR Cup Series 2023

Le altre categorie

Xfinity Series: Custer trionfa a Phoenix ed è campione 2023!

Truck Series: Christian Eckes vince a Phoenix, ma Ben Rhodes diventa campione 2023 con un quinto posto finale

I prossimi appuntamenti

La stagione 2023 della NASCAR è ufficialmente finita e inizia così la pausa invernale. L’appuntamento è fra 89 giorni al LA Coliseum con il Busch Clash. Il campionato 2024 sarà trasmesso in streaming da Mola, broadcaster della Cup Series in Italia per il terzo anno consecutivo, come annunciato proprio prima della bandiera verde di Phoenix.

Immagine: Media NASCAR

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