Le polemiche di Daytona proseguono ad Atlanta con un altro incidente all’ultimo giro. Stavolta (come preannunciato dalla NASCAR) arriva la caution e Bell batte Hocevar e Larson
Tanta confusione, forse più fuori dalla pista che dentro. Infatti dopo due gare in victory lane, malgrado Daytona ed Atlanta, ci sono finiti due candidati alla Championship 4 di Phoenix. Dopo William Byron è stata la volta di Christopher Bell. E anche in questa occasione le dominanti Ford sono rimaste a bocca asciutta, vittime appunto della confusione. Per il resto poco da commentare perché le polemiche riguardanti la direzione gara hanno rovinato dall’esterno una gara che in realtà era stata molto avvincente e appassionante da vivere.
La gara
La NASCAR arriva ad Atlanta per la seconda gara stagionale ancora sull’onda delle polemiche del weekend di Daytona in cui c’è stato un Duel chiuso sotto bandiera gialla per una caution chiamata troppo improvvidamente mentre la Daytona 500 è finita in bandiera verde malgrado un incidente all’ultimo giro. La NASCAR allora in settimana decide di evitare – se possibile – di bloccare la gara all’ultimo giro, anche per soddisfare le richieste dei tifosi.
Quanto dura la nuova policy? Poche ore: la gara della Xfinity si conclude ovviamente con un incidente dopo la bandiera bianca e si lascia correre, ma la NASCAR rivedendo i filmati non apprezza quanto è stato fatto e adducendo – sacrosante – motivazioni di sicurezza torna sui suoi passi tornando a giudicare caso per caso. Perché (opinione personale dell’autore) ogni incidente è un caso a sé, diverso in ogni sfaccettatura e dunque nella regolamentazione di tali situazioni di gara non si possono prendere decisioni nette – “o bianco, o nero” anzi “o verde, o giallo” – a priori e a tavolino. Ovviamente, essendo questa la NASCAR, ad Atlanta ne capita un’altra simile e le polemiche proseguiranno.
Tutta questa situazione offusca la vera notizia della settimana, non la penalizzazione di 10 punti per Gilliland e Ware (zavorra posizionata irregolarmente nei giorni prima della Daytona 500), bensì quella riguardante Chase Briscoe da 100 punti, 10 playoff point, 100’000$ di multa e quattro gare di squalifica per il crew chief James Small per manipolazione dello spoiler che getta una brutta ombra sulla pole conquistata. Il Joe Gibbs Racing ha presentato appello adducendo anche delle motivazioni tecniche, ma intanto Briscoe entra dal lato sbagliato della storia presentandosi ad Atlanta con -67 punti in classifica. Un cratere talmente profondo che, anche in caso di cappotto in Georgia, Chase sarebbe virtualmente qualificato ai playoff pur avendo in classifica punti e playoff point in negativo.
Essendo classificato come superspeedway, Atlanta presenta l’ormai consueto format ridotto, dunque qualifiche e gara senza libere. Sabato c’è un dominio Ford che non si vedeva – letteralmente – da 30 anni: dieci vetture nella top11 in griglia e fra queste c’è un sottodominio Penske che monopolizza le prime due file con la pole di Blaney davanti a Cindric (+0.002″), Berry (sulla affiliata #21 del Wood Brothers Racing) e Logano (nuovo Ironman della Cup Series con 578 gare consecutive – di queste 500 tonde con Penske – nella striscia attiva dopo il ritiro effettivo di Truex). A seguire in griglia Gilliland, Busch, Smith, Buescher, Keselowski e Gragson. In coda le Toyota del JGR che puntano tutto sull’assetto da gara.
Non essendoci penalità da applicare, la corsa parte veloce in una fresca giornata di fine inverno (nei giorni precedenti di notte si è andati anche sotto zero). La prima stage è da 60 giri (260 quelli totali per 400 miglia in programma) e probabilmente già da febbraio abbiamo la candidata a stage dell’anno. Infatti ogni minuto di azione sarà ricco di sorpassi, attacchi e comunque movimento.
Alla bandiera verde Logano spinge Blaney e Berry fa lo stesso con Cindric; prevale quest’ultimo tandem all’interno e quindi Austin alla fine prevale prendendo il comando. Incredibile ma vero, Blaney tornerà in prima posizione solamente al giro 224. E solamente al giro 224. L’ordine regna per poco, infatti nel gruppo già si vedono dei 3-wide con la coppia Wallace-Reddick alla caccia di posizioni da recuperare.
Intanto davanti le Ford già controllano il gruppo al punto che passeranno davanti a tutti 139 dei primi 140 giri di gara e l’eccezione è una tornata di BJ McLeod che ritarda il giro di soste prima di riallinearsi alla strategia altrui. Passano pochi giri e al gruppo Penske si aggiunge uno dei piloti più attivi della prima stage, ovvero Todd Gilliland che spingendo la coppia di testa permette a Berry di smarcarsi nel varco creatosi e di mettersi al comando della fila esterna davanti a Blaney. Cindric è costretto a coprire e così le quattro auto alleate sono una in fila all’altra.
Sembra questo il segnale che porta il gruppo a evolversi verso la fila indiana, ma i segnali durano al massimo 1.54 miglia, ovvero un giro, poi la situazione cambia sempre e comunque. Quando persino Wallace e Reddick si arrendono nel loro attacco, ecco che arriva Byron a rilanciarlo. E così il duo 23XI Racing si unisce alla #24 insieme ad un rimontante e combattivo – fin troppo, poi vedremo – Carson Hocevar che ha guadagnato già una decina di posizioni dopo essere partito 26°. Queste manovre costringono a Gilliland a smarcarsi nuovamente e attaccare Logano. Ma arriva anche Keselowski e così, respinta la mossa di Todd, è lo stesso Joey a lanciarsi ed affiancare Cindric seguito da Blaney. La #2, nonostante tutto, mantiene il controllo di un gruppo che generalmente accusa sottosterzo.
Gilliland non si arrende (siamo già a tre attacchi in 20 giri) e cambiando corsia un paio di volte riesce a far saltare il tandem Cindric-Berry. La quarta mossa porta Todd al comando della corsa al giro 24, ma due tornate più tardi Austin riesce a controbattere. Nel frattempo Larson è andato all’interno di curva1 in 3-wide e Blaney ha dovuto alzare il piede perdendo posizioni trascinando con sé Byron. Si passa in un amen dal 3-wide, alla fila indiana al 2-wide perché proprio William vuole recuperare subito quanto perso. Gilliland copre e poi fa lo stesso Logano, dunque è la volta di Berry che affianca Cindric mentre Larson va di nuovo 3-wide ma stavolta all’esterno.
Dopo 10 giri magnifici ad avere la meglio è Josh Berry che si porta stabilmente in prima posizione e questo permette ad esempio di guardare anche più indietro: il quartetto del Joe Gibbs Racing è risalito ma fatica a sfondare la top15, in coda il gruppo si sfilaccia leggermente (fino a poco prima i 39 iscritti erano racchiusi in 3.5″) con McDowell unico staccato in quanto il servosterzo, a causa di un tubicino rotto, non funziona più.
La risoluzione del lungo duello fra Byron e Keselowski (vantaggio William) sembra riportare tutti in fila indiana, ma la #24 decide di saltare di auto in auto e quindi passa Wallace, poi anche Logano (e Bubba lo segue), dunque Gilliland – e il numero dei suoi attacchi è già fuori controllo – si vuole rimettere davanti a Berry. Ce la fa, tuttavia Cindric aiuta Josh e così la #21 è di nuovo prima ai -15.
E torna la calm… nemmeno il tempo di pensarlo che Hocevar si rilancia guidando la corsia interna, Byron copre puntando allo stesso momento Cindric, Blaney seguendo Carson decide di andare 3-wide non completando la manovra di sorpasso. Attacca pure Logano ma pure lui deve ritornare indietro seppur inseguito da Gilliland, Hocevar e Busch affiancati. La #77 non ha un assetto molto stabile e di questo se ne accorge Kyle che nei giri seguenti – eufemismo – non apprezza le manovre di Hocevar arrivando persino via radio a minacciare di buttarlo fuori.
Questa momentanea confusione addirittura manda in fuga Berry e Cindric, tuttavia ovviamente vengono ripresi da Wallace che di slancio – giustamente – tenta l’attacco a Berry che viene respinto ai -10. L’interno si è un po’ perso in questo e chi arriva a rilanciarlo? Ovviamente Hocevar seguito da Gilliland, poi anche Logano e Larson. Ai -5 nuovo attacco di Wallace che copre Todd ora seguito da Elliott e Blaney. E dietro ancora 3-wide. L’attacco finale è di Byron dal terzo posto, ma in uscita di curva4 non solo non passa il leader ma deve riaccodarsi anche alla #2.
Berry vince dunque una magnifica prima stage davanti a Cindric, Byron, Wallace, Elliott, Reddick, Gilliland, Blaney, Hocevar e Logano; nessun lucky dog in quanto McDowell è riuscito a resistere a pieni giri seppur staccato di (soli) 13.5″.
Il primo ad andare ai box è, con la pit lane ancora chiusa, proprio McDowell per cercare di riparare il guaio, ma la #71 fila dritta nel garage. Ne riemergerà a gara appena ripresa con sei giri di ritardo. Un numero da annotarsi in seguito.
Inizia poi anche il vero giro di soste e Logano con un pit perfetto balza dal decimo al primo posto davanti a Berry, Cindric (fiancata leggermente ammaccata dopo un contatto con la #48 in pit lane), Reddick, Byron (piccolo principio di incendio), Bowman, Elliott, Blaney, Hocevar e Wallace. Sosta disastrosa per Busch che precipita al 32° posto, penalità per Keselowski che si trascina fuori dallo stallo tanica della benzina e annesso meccanico nonché per Yeley (speeding).
La seconda stage è più lunga (100 giri lordi, 92 netti) e inizia con Logano che scatta sì bene, tuttavia in curva3 dimostra come la sua vettura non sia perfetta e allargandosi permette a Berry di rifarsi sotto. Il primo attacco 3-wide stavolta è di Briscoe, ma Joey davanti riesce a mettersi dietro Josh e così il gruppo si va allungando. Ci prova Byron a rilanciare la corsia interna, tuttavia il compagno di squadra Bowman si mette nel mezzo creando anche qui una terza corsia e quindi William deve alzare il piede per non rischiare, fatto che invece avviene a centro gruppo fra gli altri compagni di squadra Gibbs e Bell.
Poteva mancare un attacco di Gilliland? Ovviamente no: si pone a capo dell’interno e Bowman lo sospinge fino alla top5 all’altezza di Cindric quando ecco che arriva la prima vera caution della corsa. Ty Dillon fora la posteriore destra in curva3, finisce in testacoda, forse anche tocca il muro e si spiaggia sull’apron cercando di ripartire forando non si sa come anche la anteriore destra; la #10 viene trainata nel garage (dopo un comico scambio col muretto “Perché non mi spingono?” – fatto che fa capire come Ty non conosca il nuovo regolamento – a cui segue la risposta “Perché se non smetti di fare i burnout non capiscono come aiutarti”) e dopo le riparazioni chiuderà al 29° posto staccata di 24 giri. McDowell recupera col lucky dog uno dei sei giri persi.
Siamo al limite dell’apertura della finestra per il pieno che permetta di arrivare a fine stage e dunque tutti vanno ai box (ed è qui che McLeod passa un giro al comando). Logano rimane al comando su Berry, Bowman (che al choose cone sceglierà la prima fila), Byron, Gilliland, Reddick, Cindric, Larson, Blaney e Wallace. Austin Dillon lungo nello stallo, penalità per Hamlin (passato attraverso troppi stalli), Haley, Ware ed Allmendinger.
Bandiera verde ai -72 e Logano scatta bene scendendo subito su Bowman. Chi è il primo ad attaccare andando 3-wide? Ancora Gilliland insieme a Cindric. Chi ne paga le conseguenze è Berry che perde più di qualche posizione. Todd ne ha e, dopo aver affiancato la #48, attacca anche Logano e riesce di nuovo a mettere il muso davanti a tutti mentre Reddick bacia leggermente il muro. Joey reagisce e al giro successivo tiene giù il piede in curva4, rischia fra la #34 e il muro e poi torna primo. Todd riesce ad incrociare e manovrare dall’esterno: sembra fatta per un suo sorpasso definitivo tuttavia arriva Cindric in soccorso della #22.
Dopo il rischio di Preece in curva3-4 da cui sia lui che Reddick ne escono indenni, al giro 102 arriva la caution con Erik Jones che in uscita di curva2 si infila in un buco che non c’è e si gira sul muso di Buescher finendo tutto solo contro il muro interno. Anche qui la nuova DVP funziona perché, dopo essere stato trainato in quanto spiaggiato, Jones dopo le riparazioni può tornare in gara e chiudere la corsa seppur 31° staccato di 26 giri. Secondo lucky dog per McDowell, ora staccato di quattro giri.
Questa caution mette tutti al sicuro per quanto riguarda la benzina, tuttavia alcuni (Busch, Gragson, Hamlin, Smith, Allmendinger, Haley, A.Dillon, Custer, Ware, McLeod e Yeley) preferiscono rabboccare. Si riparte ai -53 con Logano ancora al comando su Gilliland, Cindric, Wallace, Bowman, Hocevar, Byron, Blaney, Larson ed Elliott.
Favori alla coppia Penske che viaggia in tandem? E invece no, Gilliland e Bowman si trovano bene e i due vanno davanti alla #22 che, tuttavia, lascia la prima posizione per appena un giro, poi l’accordo con Cindric viene rodato e Logano torna al comando. Todd riattacca, ma Byron arriva in suo aiuto troppo tardi. La #34 si assesta in terza posizione, la #24 rimbalza indietro.
Berry, dopo la fase precedente, stavolta è riuscito a divincolarsi bene e segue Bowman, ma i movimenti seguenti lo rimettono in lotta con Gilliland e Wallace. Se non attacca Todd deve farlo Carson e quindi è Hocevar ad affiancare lo stesso Berry per poi superarlo. Josh arretra ancora e viene affiancato da un Larson sempre lì ma non ancora capace di sfondare la top5. Ora però Kyle sembra aver trovato qualcosa, forse ha ancora nelle orecchie le critiche (gratuite) di Jeff Gordon dopo la Daytona 500 vinta dal compagno di squadra Byron; ok, Larson non ha negli superspeedway il suo punto di forza (ancora a secco di top5 in carriera), però le opinioni si possono esprimere nei modi e nei tempi giusti, anche se si è Hall of Famer.
Fatto sta che l’attacco di Larson su Bowman che non si risolve subito manda in fuga momentaneamente Logano, Cindric e Gilliland. Todd riesce poi a coprire la mossa di rincorsa di Alex ai -30. Forse succede qualcosa proprio fra la #34 e la #48 perché un paio di giri più tardi proprio Todd sbanda in curva4 e deve rallentare, salvando clamorosamente la vettura, a causa di una foratura. La carcassa persa in pista in un rientro ai box alla Gilles Villeneuve provoca una nuova caution. McDowell dimezza il ritardo dalla vetta col terzo lucky dog.
Buona parte della gara si decide in questo momento: infatti con una sosta effettuata in questo momento si sacrificano i punti della stage, ma si può andare in fondo alla corsa con solo un ulteriore pieno. E metà gruppo ne approfitta con Elliott, Reddick, Bell, Chastain, Briscoe, LaJoie, Suárez, Gibbs, Nemechek, van Gisbergen, Haley, Preece, A.Dillon, Allmendinger, Herbst, Buescher, Custer, Ware e McLeod ad approfittarne. Chase esce davanti a tutti dai box e alla ripartenza è 16°.
Se qualche piccola crepa nelle ripartenze di Logano si era già vista in precedenza, alla bandiera verde dei -20 le difficoltà sono chiare, infatti malgrado un buono scatto, incredibilmente un maestro dei superspeedway come Joey esita in uscita di curva2 e quando decide di bloccare il recupero di Bowman è troppo tardi ed è costretto a lasciarlo andare. Il giro 141 è il primo vero non guidato da una Ford da inizio corsa. Larson arriva in aiuto di Bowman e dietro di loro ci sono Blaney e Byron. Sembra quindi una brutta situazione per la #22, tuttavia Cindric lo aiuta ancora e così inizia un duello che si fa sempre più intenso verso il break.
Col passare dei giri c’è la staffetta Bowman-Logano con Joey che, tuttavia, deve remare sempre di più. Spunta fuori dal nulla anche Hocevar che spinge nuovamente Alex col muso davanti. Blaney rompe le uova nel paniere a tutti andando 3-wide e Carson che perde il filo della traiettoria in curva3 non aiuta. Però arriva una caution a fermare tutti.
In curva4 succede un papocchio: in un 3-wide Stenhouse stringe incomprensibilmente la traiettoria al punto che le fiancate della #47 e della #19 di Briscoe si toccano, Ricky rimbalza e si allarga travolgendo (senza riportare danni ovviamente) Elliott che bacia il muro e perdendo il controllo sul traguardo viene travolto da Keselowski e LaJoie. Per la #9 c’è un braccetto della convergenza rotto e che verrà riparato in appena due giri persi, per Brad (radiatore rotto) e Corey c’è il ritiro. Poker di lucky dog per McDowell.
Il gruppo si spacca ancora con le soste di Briscoe, Berry, Smith, Haley, Hamlin, Busch, Bell, A.Dillon, Suárez, Nemechek, Herbst, Preece, Allmendinger, Buescher e Custer. Si va dunque ad uno sprint di quattro giri in cui la dinamica è simile a quella precedente: Logano, spinto da Cindric, parte bene, stavolta non manca il blocco su Bowman il quale tuttavia sul traguardo trova lo slancio sospinto da Larson e torna primo. Il trenino Penske quasi deraglia poi in curva3 e perde l’attimo vincente. Attimo che invece non perde Larson che di slancio attacca e supera il compagno di squadra. Logano ci riprova all’ultimo giro, tuttavia non guadagna terreno.
Larson vince così la seconda stage davanti a Wallace, che ha approfittato del 3-wide innescato dalla #22, Logano, Byron, Bowman, Reddick, Hocevar, Stenhouse, Cindric e Gragson. Cinquina di lucky dog per McDowell che annusa il lead lap ed il libro dei record.
Al break si completa il giro di soste e ovviamente la classifica ne esce completamente rivoluzionata visto che la graduatoria ora vede Briscoe al comando davanti a Nemechek, Chastain, van Gisbergen, Herbst, Busch, Smith, Buescher, Dillon ed Haley con Larson 18° e tutti gli altri leader ancora più dietro. E inizia così una nuova gara in cui tutti gli equilibri stabiliti finora sono stati cancellati dalla strategia.
Si riparte a 92 giri dalla fine con due tandem, uno fatto di Toyota (con gomme usurate da 14 giri) e uno di Trackhouse (31). Nonostante questo ha la meglio la coppia Chevy e Chastain passa al comando seguito da SVG e da Kyle Busch. Briscoe perde subito terreno ed arretra sempre di più fino a quando Berry decide di coprire la sua corsia esterna. Si guarda con interesse anche a chi dei big riesce a divincolarsi meglio nel plotone: Cindric, Larson, Logano e Bowman entrano in top20 subito con Kyle che attacca persino andando 4-wide.
La situazione però si rimescola ad ogni giro e la sensazione è che la miccia sia accesa e pronta ad esplodere. Si rischia grosso con Herbst che in curva4 sbanda e Bell dietro di lui per evitarlo bacia il muro. Ma intanto l’azione torna viva anche davanti con Chastain che deve coprire prima l’attacco di Busch-Buescher, poi il recupero alle sue spalle del compagno di squadra. Alla fine SVG trova lo spunto migliore e al giro 181 van Gisbergen è al comando seppur per una sola tornata, poi torna Chastain. Più dietro Byron e Cindric tornano in top10 prima di un altro incidente.
Herbst ha un’altra esitazione in curva4 e stavolta a rischiare è Wallace (quindi 2/2 con le Toyota), dietro a Bubba ad essere costretto visibilmente a frenare è Suárez che deve stringere anche la traiettoria non accorgendosi che in quel buco si è infilato, forse troppo frettolosamente, Gibbs. Ty viene stretto nel panino fra Suárez e Gilliland e si innesca un incidente in cui vengono coinvolti anche Gragson, Custer, Yeley, Stenhouse e Ware. Per Noah, Cole e Daniel la botta è pesante ma ne escono indenni, peggio il messicano soprattutto a livello morale dato che da vincitore uscente invece si accolla troppe colpe di questo incidente. Chi sorride è invece Michael McDowell che col sesto lucky dog consecutivo (record all time in Cup Series pareggiato) torna a pieni giri.
Mentre la #54 torna ai box in versione granchio e poi riparte dopo un consueto cambio del braccetto della convergenza, il gruppo va ai box per una sosta di gruppo dato che da qui si può andare fino al traguardo con una caution ad aiutare il consumo della benzina. La sosta di Chastain è pessima e Busch passa al comando seguito da Briscoe, Byron, Blaney, A.Dillon, Cindric, Berry, Buescher, Reddick e van Gisbergen con Ross che precipita al 18° posto. Elliott prende la wave around.
Bandiera verde ai -68 e Byron spinge bene Busch, poi si smarca lasciando la coppia RCR insieme all’interno. Briscoe prova a farsi vedere, tuttavia William copre subito. Nel centro del gruppo i piloti del Team Penske si vedono, ma non si sono ancora ritrovati e faticheranno a farlo. E, come a Daytona, una volta perso il controllo della corsa poi il risultato finale sarà in deficit rispetto alle premesse. Da un giro all’altro Blaney, Cindric e Logano si ritrovano in fila, al giro dopo non si sa come sono ancora in fila, ma affiancate in un 3-wide. Anche qui il gruppo si rimescola di continuo e per Penske la situazione inizia a incrinarsi ulteriormente con Cindric che tocca leggermente il muro e Logano che arretra e non riuscirà più a recuperare, lottando spesso con SVG senza riuscire a chiudere il sorpasso.
Intanto davanti Busch è in controllo della situazione fino a quando spunta fuori di nuovo Berry che al giro 200, dunque ai -60, rimette il muso davanti a tutti. Poco dopo arriva però un’altra caution: è il classico effetto farfalla in cui un attacco di Logano su Byron non completato porta nel corso di mezzo giro ad una lunga serie di rallentamenti e scarti e ad un replay dell’incidente precedente con Briscoe che bacia il muro e nel tornare in pista stringe Buescher in un panino che Bowman non può evitare. Praticamente in contemporanea Gibbs dall’altra parte della pista fora e finisce a muro dovendo essere trainato ai box ritirandosi. Elliott ringrazia e torna a pieni giri.
Poche soste ai box, dunque si riparte a classifica quasi invariata con Berry al comando su Blaney, Busch, Hocevar, Cindric, Logano, Byron, Larson, Chastain e van Gisbergen; la selezione ha lasciato sole 27 auto a pieni giri. Green ai -48 e il tandem vincente è quello che vede Cindric spingere nuovamente Busch al primo posto, tuttavia in questo momento si scatena Chastain che nel corso di due giri salta Hocevar ed il trio Penske (e qui Logano precipita definitivamente), poi dopo un attimo di respiro anche Berry e così Ross è solo dietro a Busch. Di slancio la #1 attacca ed è al comando al giro 218.
Ovviamente non è finita qui, Hocevar alle sue spalle non riesce a coprire la rimonta del tandem Busch-Blaney che fa tornare Rowdy in prima posizione. Chastain rimbalza, Berry insegue Blaney e in top5 entra per la prima volta Christopher Bell.
Mancano 40 giri alla fine, la sensazione di fila indiana viene respinta da un attacco mancato di Blaney a Busch, Berry finisce nel mezzo di un 3-wide, Bell si incolla alla #12 mentre Chastain torna secondo dietro a Busch. E cerca il recupero dall’esterno anche Larson. Il rimescolamento prosegue: il secondo tentativo da Blaney ha buon esito, tuttavia Ross lo segue e al passaggio successivo è la #1 al numero uno in classifica ai -35. Busch scivola largo dietro a Cindric e Larson favorendo il recupero di Berry che viene sospinto un paio di giri più tardi da Austin al comando.
E all’improvviso si cambia sport e si passa il tennis visto che batte Berry, risponde Chastain, passante di Josh, rovescio di Ross che chiude momentaneamente la contesa visto che la #21 viene infilata dalla #2 e viene inglobata dalla lotta che coinvolge anche Busch, Blaney e Larson che torna su dall’esterno insieme a Bell. Ryan si trova in una situazione scomoda e preferisce alzare il piede proprio mentre Berry riprende il comando.
E qui arriva l’incidente quando tutto sembrava andare per il meglio. Hocevar, dopo qualche giro coperto, sta rinvenendo all’interno e si trova davanti Blaney, le traiettorie e le idee dei due non arrivano a concordare e in curva1 Carson spinge in maniera storta la #12 mandando Ryan in testacoda (protagonista di un ottimo salvataggio e di uno show via radio contro Hocevar) sull’apron. In contemporanea altra foratura per Gilliland. Bowman col lucky dog recupera uno dei tre giri persi.
All’improvviso come a Daytona, arrivati a meno di 30 giri dalla fine il pronostico ha cambiato favori. Le Ford sono svanite dopo il dominio iniziale: Logano è a centro gruppo, Gilliland ha forato di nuovo, Blaney è finito in fondo, Buescher è incidentato, molti altri ritirati, Preece e Smith non si sono mai visti. Rimangono solo Berry e Cindric contro Chevy e le Toyota entrate sul palcoscenico. Poche soste, dunque alla green dei -22 Berry guida su Chastain, Cindric, Larson, Bell, Hocevar, Wallace, Busch, Byron e Stenhouse.
Il tandem Berry-Cindric funziona ancora bene e Josh rimane al comando… fino a curva3 dove la #21 viene messa nel mezzo, da un lato passa Cindric, dall’altro Chastain… ma in curva1 al giro successivo il leader è Larson che ha preso la scia di tutti e usando la traiettoria migliore si lancia all’attacco. La leadership di Kyle dura appena un giro, ma a rubargliela non è Hocevar come sembra bensì Cindric che aggira le Chevy per un pelo. La manovra riesce e – soprattutto – Berry lo segue come scudiero. L’esterno avanza, l’interno con Hocevar e Byron precipita.
Il gruppo si sgrana e ai -15 si va quasi in fila indiana, Bell ci prova su Busch per l’ottavo posto ma perde la posizione da Reddick, poi all’attacco ci vanno Byron ed Hocevar, Chastain e Larson si uniscono a loro, ma non cambia nulla e Carson perde terreno. Pure Busch va al contrattacco, tuttavia non trova alleati.
Si cerca di capire quando la coppia Cindric-Berry crollerà sugli attacchi. Ci provano ai -10 persino Herbst e Blaney, sembra un nulla di fatto vista l’estemporaneità di questa coppia, ma la manovra prende forza con Stenhouse e Zane Smith. Bell copre ed è aggressivo nel side draft su Byron, Hocevar li segue, Chastain è costretto a scendere e a questo punto anche Cindric deve adeguarsi. Chastain finisce largo ma la corsia ha forza e così il tandem Ford viene scardinato, Austin deve coprire le corsie di Berry e di Bell.
Cinque giri alla fine e Larson si infila nel mezzo facendo saltare Blaney, davanti a loro Bell si muove ed è lui a togliere la prima posizione a Cindric, non senza il brivido perché in curva3 i due si toccano. Ma è solo questione di centimetri e centesimi, infatti i due sono affiancati e ad essere decisivo sul traguardo dei -4 è la spinta della #5 sul pilota Penske. Austin torna dunque in controllo e al giro successivo riesce a coprire Larson all’esterno.
Kyle riattacca in curva1 e la manovra è forzata, tuttavia completata. Non la pensa così Cindric che, malgrado si lamenti via radio, finisce a muro in curva2 perché insiste lui nel tenere giù il piede, non perché Larson lo stringa contro le barriere. Altrimenti, nel rimbalzo in pista la #2 avrebbe centrato la #5 e non la #24 di Byron. Cindric e Byron contro il muro interno, entrambi ko e si va all’overtime con Larson davanti a Chastain, Bell, Hocevar, Berry, Blaney, Stenhouse, Busch, Hamlin e Wallace; lucky dog per Bowman.
Si va al choose cone decisivo: Larson sceglie l’esterno con Bell, Stenhouse ed Hamlin, all’interno vanno Chastain, Hocevar, Berry e Blaney, dunque Ford fuori dai giochi anche oggi. Bandiera verde ai -2 e l’interno deraglia, Hocevar di forza fa saltare Chastain che non molla (e Carson fa arrabbiare ancora qualcuno stasera), Larson dunque non ha grossi patemi per essere davanti a tutti alla bandiera bianca, ma dietro di sé ha Chastain, Hocevar e Bell con la corsia esterna che ha tanta inerzia.
Kyle forse sbaglia qui in maniera decisiva, non si accorge di questo e sulla linea stringe troppo la traiettoria, cercando più un’alleanza che una difesa. Bell arriva di slancio a velocità doppia e in curva1 gli è affiancato all’esterno. Larson resiste ancora sul rettilineo opposto, va di side draft e sembra pronto al contrattacco alla curva successiva. Nessuno può immaginare che Hocevar prenda una scia incredibile della #20, la spinga in avanti e poi si inventi qualcosa di potenzialmente clamoroso in curva3, ovvero infilarsi nel piccolo varco creatosi fra Larson e Bell.
Neanche il tempo di immaginare a un anno di distanza un nuovo arrivo 3-wide al fotofinish che arriva la caution. In un incidente sul rettilineo opposto sono stati coinvolti Berry, Haley e Preece più seriamente ma anche altri come Hamlin e Logano. La NASCAR lo aveva detto poche ore prima, in caso di incidente simile a quello della Xfinity Series chiameremo la bandiera gialla. È questo il caso e quindi l’intervento della direzione gara è una conseguenza di ciò. Si va alla moviola, ma all’accensione delle luci Bell era ancora nettamente davanti.
Christopher può dunque festeggiare la vittoria di Atlanta precedendo un clamoroso Hocevar, malgrado almeno tre piloti arrabbiati con lui, Larson, Blaney, Stenhouse, Hamlin, Busch, Chastain, Wallace e Nemechek; Logano 12°, McDowell 13° dopo essere stato a -6, Elliott 20°, tutti gli altri big fuori dalla top25.
L’uno-due della NASCAR Cup Series sugli superspeedway si chiude dunque con più polemiche che sorprese. La questione di come la direzione gara dovrebbe gestire gli incidenti all’ultimo giro sembra diventata dal nulla una questione di principio quando la questione fondamentale dovrebbe essere la sicurezza dei piloti. Eppure in molti, fin troppi, non vogliono pensarci su.
I risultati odierni
La classifica della “Ambetter Health 400”
La classifica generale
Così in campionato dopo 2 delle 36 gare della NASCAR Cup Series 2025
Le altre categorie
Xfinity Series: Austin Hill si conferma re di Atlanta
Truck Series, Atlanta: Kyle Busch vince la gara per l’ottava volta battendo al fotofinish Friesen
I prossimi appuntamenti
Nel prossimo weekend la NASCAR farà tappa sul primo stradale della stagione. Si andrà ad Austin al Circuit of The Americas, anche se in una versione rinnovata dato che per la prima volta si userà il layout corto e non quello F1. Non sarà presente, a differenza degli anni scorsi, la Truck Series, mentre gareggeranno Xfinity (sabato) e Cup Series (domenica, ore 21:30 con diretta su YouTube e p300.it)
Immagine: Media NASCAR
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