NASCAR | Cup Series: Bell doma la Dirt Race di Bristol!

NASCAR
Tempo di lettura: 31 minuti
di Gabriele Dri @NascarLiveITA
10 Aprile 2023 - 15:15
Home  »  NASCARTop

Mentre la NASCAR perde un po’ di controllo e coerenza in direzione gara, ci pensa Christopher Bell a rimettere ordine in un finale che finale vede più bandiere verdi che gialle. Larson si perde nel traffico e finisce a litigare con Preece ritirandosi


Una settimana così piena di eventi si era vista raramente in NASCAR. Non è detto che sia un buon segnale e infatti hanno regnato le polemiche. Poi si è tornati in pista e le discussioni non sono terminate. Per fortuna nel mezzo delle caution un po’ motivate, un po’ casuali, un po’ cercate è stata una bella gara con la vittoria meritata di Christopher Bell che ha tenuto a bada Tyler Reddick ed ha approfittato dei guai in cui si è cacciato da solo Kyle Larson. Un peccato, perché questa gara meriterebbe di stare ancora in calendario ma gli accorgimenti per renderla perfetta forse sono troppi e dunque saranno settimane di riflessioni e di altre decisioni importanti.

La movimentata settimana

La scorsa è stata una settimana di Passione in NASCAR, in tutti i sensi.

Partiamo con il recap dal post gara di Richmond. Yeley ovviamente non ha preso bene la tamponata subita da Hamlin e rispedisce al mittente tutte le frasi di Denny, della giornata e delle settimane precedenti, riguardo al rispetto in gara fra i piloti denunciando un po’ della sua ipocrisia. Hamlin, ovviamente nel suo podcast, ha imparato la lezione e giura che è stato solo un errore di guida e non un tamponamento solo per provocare una caution che gli permettesse di recuperare posizioni dopo la penalità subita per speeding.

Il “confronto” fra Bell e Chastain ha risollevato invece l’umore dei tifosi. Christopher, senza aver visto le immagini, ha accusato Ross di aver provocato l’incidente con Byron, poi chiede scusa solo a William assumendosi la colpa e non al pilota della #1 per la falsa accusa. Questo provoca la reazione ironica di Twitter che al ritmo di #ThanksRoss ha photoshoppato la vettura di Chastain in situazioni ed incidenti in cui era impossibile la sua presenza, ma ormai Ross è diventato il capro espiatorio di questa NASCAR in cui l’aggressività dei piloti oscilla sempre fra sana competizione e spettacolo discutibile (non una novità, è solo un tema che torna ciclicamente).

Oltre al rant di Truex via radio con il crew chief per non avergli detto che era su gomme usurate nell’ultimo stint che ha fatto riflettere sulle prestazioni recenti di Martin, per chiudere il garage di Richmond domenica notte ci ha pensato la NASCAR convalidando la vittoria di Larson, ma decidendo di portare, come nelle sue facoltà, di portare per ulteriori accertamenti al R&D Center di Charlotte le auto di Bowman e Byron. Una conferma che la NASCAR ancora non ha digerito la parziale cancellazione delle penalità di Phoenix all’Hendrick Motorsports? Il sospetto è praticamente confermato lunedì dalla stessa NASCAR.

Martedì: dopo una giornata a discutere i temi citati, arriva dal nulla un’altra potenziale bomba. Dopo settimane di relativo silenzio sul tema, l’associazione dei team della Cup Series (che quest’anno coincide con quella dei proprietari di charter) annuncia il boicottaggio della riunione con la NASCAR per la discussione del rinnovo di quello che si può definire il “Patto della Concordia” per le stock car, ovvero la ripartizione degli incassi del futuro contratto fra NASCAR e TV che entrerà in vigore nel 2025.

Ma se nei mesi scorsi il tema principale sembrava essere esclusivamente quello della ripartizione dei soldi, con i team (giustamente e sostenuti dai tifosi) a chiedere una percentuale maggiore in confronti ai dollari praticamente regalati negli ultimi anni ai circuiti, ora il tema di discussione è diventato quello dei charter, con la NASCAR che punta sì ad un rinnovo dell’accordo in stile franchigie ma a termine ed i team che invece vogliono che diventi un sistema permanente.

Ed i team con questa mossa hanno perso sostegno popolare in quanto i tifosi vedono nei charter un impianto che ha ucciso i piccoli team (i cosiddetti Open) che non sono incentivati a partecipare alle corse dati i premi decisamente minori rispetto a chi ha un charter. Ora si aspetta solo la prossima puntata nella delicata trattativa.

Mercoledì: una delle giornate campali forse in tutto il 2023, quella dell’appello del Kaulig Racing riguardo alla penalità subita dopo Phoenix per la presa d’aria irregolare, lo stesso caso discusso la settimana precedente per l’Hendrick Motorsports. E, come praticamente tutti immaginavano o temevano, la decisione della commissione di appello è diversa da quella di Hendrick con i giudici che praticamente solo riducono la penalità per la #31 da 100 a 75 punti.

Mentre Kaulig decide di andare in “Cassazione”, si scatenano sul web le consuete polemiche riguardo i favoritismi fatti all’Hendrick Motorsports dalla NASCAR (anche se in questo caso la NASCAR non centra nulla perché il panel dei tre giudici è indipendente e ascolta le controdeduzioni degli accusati). Anche togliendo questo discorso, nei tifosi e negli addetti c’è tanta rabbia per questa differenza di giudizio (le due commissioni erano diverse fra i due appelli) fra due casi all’apparenza identici. E la richiesta più grande che corre sui social è appunto quella di maggiore trasparenza in questo processo decisionale.

Giovedì: altra giornata campale, quella dell’appello di Hamlin contro la penalità per l’incidente nel finale di Phoenix con Chastain. La decisione, almeno a quanto ha riferito Denny in una puntata straordinaria (usando i suoi termini “di emergenza”) del suo podcast, è rapida: confermate penalità di 25 punti e multa di 50’000$. Ovviamente Hamlin non la prende bene e cerca di riportare ancora il popolo dalla sua parte mettendo in ballo l’anima della NASCAR che da sempre ha visto fatti del genere e così via. Ma il podcast, pur se apprezzato nella sua sincerità, omette sempre il fatto più importante: che Denny ha ammesso di averlo fatto intenzionalmente e questo la NASCAR lo ha sempre punito.

È giovedì ma dopo tutti queste notizie c’è come una sensazione che qualcosa sia stato dimenticato e non è il fatto che nel giro di qualche ora verrà annunciato il format ideato da Dale Earnhardt Jr. per la All Star Race a North Wilkesboro, approvato dai tifosi quasi unanimemente perché è un ritorno alla semplicità dopo le confuse regole degli anni scorsi. Nell’aria però c’è qualcosa, si capisce che qualcosa sta per succedere. E allora tutti si ricordano che all’R&D Center c’erano ancora le vetture di Byron e Bowman.

E il comunicato infatti arriva poche decine di minuti più tardi. La NASCAR penalizza le vetture #24 e #48 di 60 punti (piloti ed owner), 5 playoff point, multa di 75’000$ e squalifica di due gare per i crew chief (che sono ancora i sostituti dei titolari sospesi per quattro gare dopo Phoenix e per questo la penalità entrerà in vigore dopo Bristol quando torneranno nel loro ruolo questi ultimi) per un’infrazione di livello L1 degli articoli 14.1.D, 14.1.2.B e 14.5.6.B. del regolamento tecnico.

L’infrazione riguarda una irregolarità riscontrata nella zona del parabrezza dove, essendo Richmond uno short track con poco banking e quindi con pacchetto da umido in vigore, sono montati i tergicristalli. Ripicca? Zona sotto osservazione da parte della NASCAR da tempo? Effettiva coincidenza? Non sapremo forse mai la verità su questo nuovo caso che coinvolge l’Hendrick Motorsports (che ad oggi ha già accumulato nel 2023 oltre mezzo milione di dollari in multe, una discreta botta pure per loro). O forse lo sapremo, dato che hanno ancora tempo fino a martedì per presentare appello.

L’unica certezza, eventualmente, è che questo sarà l’ultimo appello che si svolgerà con il vecchio regolamento. Infatti, nella serata americana di giovedì la NASCAR pubblica un non sorprendente (di fronte agli smacchi subiti gli organizzatori del campionato hanno sempre tappato le falle) aggiornamento al regolamento sportivo riguardante appunto il processo di appello.

L’aggiornamento riguarda gli articoli 10.5.2 (i livelli delle penalità), 11.10.2 e 11.20.1 (accertamento dei fatti legati alla penalità) e 11.29 (pubblicazione delle decisioni). Partendo dall’ultimo comma, la NASCAR accoglie la richiesta di praticamente tutti e decide di essere più trasparente riservandosi il diritto (dunque potrebbe farlo ma non è obbligata) di pubblicare le decisioni del panel di appello con le motivazioni annesse.

I primi punti riguardano invece un vulnus regolamentare nato dall’appello vinto parzialmente dall’Hendrick Motorsports sul caso Phoenix. La corte d’appello, infatti, pur riconoscendo l’infrazione di livello L2 e mantenendo le altre penalità, aveva restituito i 100 punti ed i 10 playoff point a piloti e team. Un controsenso perché, secondo l’articolo 10.5.2.3, una violazione L2 prevede penalità fra 75 ed i 120 punti e fra 10 e 25 playoff point.

Dunque, la NASCAR ha deciso che, nel caso in cui una penalità sia accertata anche dal panel di appello (che eventualmente può ovviamente anche annullarla riconoscendo la correttezza di team/piloti), le penalità conseguenti – ridotte, confermate o aumentate – devono per forza rientrare nel range definito dal regolamento tecnico per il livello di infrazione riconosciuto.

È venerdì e finalmente si può pensare a Bristol, alla gara sullo sterrato del weekend di Pasqua. Tutto è pronto ed i team sono pronti per partire per il “Last Great Colosseum”. Ma le previsioni meteo sono decisamente brutte e quindi, appurato l’arrivo della pioggia, la NASCAR cancella la giornata di libere con ore di anticipo per risparmiare ai team un viaggio a vuoto verso il Tennessee rimandando l’inizio delle attività al sabato.

Le batterie

37 le vetture iscritte, quasi lo stretto necessario e l’unica presenza extra sulla carta (anche fra i piloti) è quella della #13 del Kaulig Racing che porta in pista Jonathan Davenport, il 39enne della Georgia e leggenda delle Late Model al punto che i suoi soprannomi sono “Superman” e “Million Dollar Man” visto il montepremi accumulato nella scorsa stagione vincendo, fra le tante corse, la quinta World 100 e l’Eldora Million. Per lui, dopo la gara dei Truck del giorno precedente, è il debutto assoluto in Cup Series.

All’ultimo minuto si aggiunge una sostituzione: sulla #51 del Rick Ware Racing Cody Ware rinuncia alla gara per “motivi personali” ed al suo posto viene scelto Matt Crafton, il superveterano della Truck Series appena alla sua terza gara in Cup Series dopo la Daytona500 del 2015 (sostituzione all’ultimo dell’infortunato Kyle Busch) e Martinsville 2019 (stesso motivo con Matt Tifft), ma che sulla terra con i pick up ha dimostrato di garantire risultati nella top10.

Il sistema di qualificazione prevede in questa gara speciale le batterie (a sorteggio integrale) dalle quali viene computata la griglia di partenza in base alla posizione sul traguardo ed ai passing point.

In una grigia e fredda Bristol nel sabato, dopo la cancellazione delle libere al venerdì per la pioggia, prendono il via le quattro heat. Nella prima c’è un inizio combattuto con protagonisti Stenhouse (in pole), Bowman ed Austin Dillon, ma regala spettacolo Christopher Bell che va subito 4-wide all’esterno e piazza un +3. Il conseguente testacoda di Berry per resistere proprio a Bell provoca una caution che la #20 non riesce a sfruttare. Reddick prova un attacco nel finale, ma Austin Dillon incrocia e si prende prima heat e pole provvisoria.

La seconda batteria è decisamente più tranquilla: un Blaney scontento del sorteggio sfrutta gli insegnamenti nati in famiglia con nonno e papà e resiste ad un Briscoe (non al meglio a causa della frattura al dito medio della mano sinistra patito in settimana in un allenamento sullo sterrato) e vince la heat però non facendo tanti punti.

La terza heat è quella decisiva. Dopo il testacoda di Ty Dillon nei giri di riscaldamento, simbolo forse della stagione della #77, Kyle Larson piazza una magia e dall’esterno in mezzo giro dal sesto posto in griglia è secondo, poi completa l’opera andando in testa dopo il primo passaggio sul traguardo. La #5, tuttavia, non va in fuga e Preece gli rimane vicino. Larson vince sì la heat e pure la pole provvisoria (poi definitiva), ma gli applausi sono anche per l’esperto Yeley che con la #15 del RWR è terzo.

L’ultima batteria è combattuta nella parte centrale del gruppo e vede solo due vetture che si staccano, davanti Bubba Wallace che approfitta dietro di lui per guidare dall’inizio alla fine, e quella di Suárez in coda, troppo sovrasterzante e che finisce anche in testacoda quando la #99 era già ultima.

Dunque Kyle Larson conquista la pole position con 15 punti (10 della vittoria ed il +5 dei sorpassi) davanti ad Austin Dillon ed Yeley (miglior qualifica nella storia del Rick Ware Racing) con 14, Bell, Kyle Busch e Reddick con 13, Cindric e Preece con 12, Blaney, Byron e Wallace con 10 e a seguire tutti gli altri ovviamente senza DNQ.

La gara

In una domenica di Pasqua soleggiata e decisamente fresca (poco più di 10 °C alla bandiera verde) prende il via la gara da 250 giri e Larson rimane al comando mentre alle sue spalle ci sono già i primi movimenti, con la sorpresa (relativa, vista la sua esperienza al Chili Bowl) Yeley che perde subito posizioni anche a causa del mancato funzionamento del sistema di aerazione. I primi a toccare il muro in due eventi separati sono in coda al gruppo Buescher e Ty Dillon.

La #5 prova un primo allungo favorita anche dal fatto che Austin Dillon deve tenere a bada Bell al suo esterno riuscendoci, anzi dopo essersi difeso dalla #20 va a riprendere un po’ a sorpresa il leader ed inizia una breve fuga a due; Reddick e Preece completano la top5. Recupera anche Logano, entrato nella top10 con la #22 che sembra molto veloce, ma gli eventi della serata saranno contro di lui.

Ad inizio corsa la pista, almeno nella fascia centrale, sembra essere piuttosto polverosa, forse i preparatori hanno sopravvalutato le piogge dei giorni precedenti, ma di tempo per sistemarla al meglio ce ne sarà in abbondanza.

Dopo appena 11 giri la prima caution: attorno al decimo posto Wallace perde il controllo della sua vettura, Logano non può evitarlo e manda definitivamente in testacoda la #23, stessa cosa per Byron alle spalle di Joey che spedisce la #22 con il retrotreno contro i barili a protezione del muretto dei box (e i danni per la Ford del vincitore della prima edizione sono incredibilmente minimi). Byron, nella carambola, poi parte all’esterno e colpisce pure l’incolpevole Gilliland che a causa di una foratura all’anteriore sinistra perde un giro.

Dopo le soste di Logano, più per il sovrasterzo che per i danni in sé, Keselowski (in difficoltà per tutto il weekend), McLeod (alla prima corsa su sterrato in circa 35 anni secondo le sue parole) la corsa può riprendere ai -55 nella prima stage e la curiosità è tanta nel vedere cosa possa fare un combattivo Austin Dillon nei confronti del maestro Larson.

Al choose cone, anzi al choose drone visto che la NASCAR non può disegnare sulla terra e probabilmente si è ritenuto che mandare in pista un commissario a mettere e togliere un cono in mezzo alla pista fosse troppo rischioso (a differenza di quanto avviene su ogni short track americano), Larson sceglie l’esterno e rimane davanti a Dillon e Bell.

Riparte la fuga a due a causa del sottosterzo della #20, ma le battaglie più intense sono nella zona fra decimo e 20° posto, con la lotta appena fuori dalla top10 fra Wallace, Bowman ed Almirola e lo scambio di fiancate fra il debuttante Davenport e LaJoie. Si animano anche le prime posizioni con Kyle Busch (alla gara numero 650 in Cup Series) che sale al quarto posto davanti a Reddick e Preece che supera Blaney per il sesto; seguono Cindric, Briscoe e Byron.

Due sembrano i piloti più in forma, Kyle Busch che approfitta delle difficoltà di Christopher e lo passa ma è a 3″ dalla vetta e Logano che si muove fra le corsie e recupera posizioni su posizioni. Si comporta bene anche Crafton che è nella top20, ma non c’è nemmeno il tempo di pensarlo che arriva una caution.

Forse è questo il primo momento in cui la direzione gara ha qualche cedimento. È proprio Crafton a finire in testacoda in curva4 e va verso il muro, Logano molto probabilmente vede quanto sta succedendo davanti a lui (l’inquadratura è troppo stretta per capirlo) e rallenta ed un Gilliland che cerca una caution involontariamente la trova toccando Joey mandandolo verso la #51.

Joey frena in tempo ma la NASCAR dice che la caution è solo per Crafton e quindi le posizioni perse dalla #22 – quasi una decina – sono ufficializzate dai commissari (Logano non la prende bene dicendo che stava solo evitando l’incidente) mentre Gilliland, in quanto escluso dalla lista dei piloti coinvolti nel contatto, può prendersi il lucky dog e tornare a pieni giri.

La pista si sta già gommando ed i piloti dietro al pace truck stanno sull’esterno per non surriscaldare ulteriormente gli pneumatici mentre pensano all’assetto, Bell conferma il terribile sottosterzo, Austin Dillon invece è un po’ loose. Si riparte ai -30 e le prime posizioni sono invariate tranne Blaney che supera Reddick ed entra nella top5 seguito poco più tardi da Preece che è appena alla seconda gara su sterrato da quando è adolescente ma si comporta molto bene.

Mentre Bowman entra in top10, la coppia Truex-Hamlin staziona fuori dalla top20 e Crafton rischia di nuovo di finire a muro, Kyle Busch rimane con il compagno di squadra Austin Dillon ed inizia una piccola battaglia con lui favorendo l’allungo di Larson.

Cominciano anche le prime diatribe. LaJoie e Jones si toccano con Corey che dice che Erik è sceso all’improvviso come se non ci fosse un domani, entrambi accusano una foratura e tornano ai box perdendo tre entrambi giri malgrado lo speeding beffardo di LaJoie.

Mentre prosegue la crisi di Bell, superato anche da Blaney e Preece, continua anche il weekend difficile di Keselowski con un testacoda. Jones è il lucky dog e torna a -2. Si riparte con appena 11 giri da disputare nella prima stage e la lotta più intensa è ancora quella fra decima e ventesima posizione con nuovi (Haley fra tutti) e vecchi protagonisti come Logano salito di nuovo.

Il restart è meno lineare dei precedenti con Larson, Kyle Busch ed Austin Dillon che rischiano qualcosa stando troppo vicini (non si capisce se intenzionalmente o no). Il pilota della #3 è quello che sembra più capace di approfittare di questo, ma alla fine Larson gestisce gli ultimi giri malgrado un altro rischio mentre sfiora il muro.

La stage finisce sotto caution per un incidente all’ultimo giro – per la #5, per i coinvolti era ancora curva4 del penultimo – fra Berry ed Hamlin (che ne esce senza carrozzeria a coprire la anteriore destra) che coinvolge anche Ty Dillon. Larson vince dunque la prima stage rimanendo al comando per 75 giri su 75; a seguirlo sono Austin Dillon, Kyle Busch, Preece, Blaney, Bell, Briscoe, Reddick, Haley e Byron con Keselowski lucky dog. Bene anche McDowell 11°, Logano è 14° dopo aver approfittato delle difficoltà di Cindric nella lotta con Bowman.

Le soste a fine stage sono congelate sotto bandiera rossa per non correre rischi nella transizione fra terra e cemento ed i team hanno 6′ di tempo per completare tutte le operazioni necessarie. Inizia anche la fase strategica e non si fermano in quattro: Reddick, Wallace (dunque tutto il 23XI Racing), Truex (appena entrato in top20) e Ty Dillon che forse cerca una svolta non solo nella gara ma in tutto il suo 2023 finora disastroso (ultimo in classifica fra i piloti full time, staccato persino da Cody Ware e davanti solo al penalizzato Haley). Larson dunque riparte al quinto posto davanti agli altri con posizioni relative immutate.

Dopo la sistemazione della pista con l’idratazione necessaria mentre cala il sole, la corsa riprende per altri 75 giri e a pagare un po’ di inesperienza su una pista appunto resa più scivolosa sono Kyle Busch (che va in coda alla top10) e Logano che torna in fondo al gruppo per la terza volta danneggiando pure la sospensione dopo aver toccato il muro.

In questa ripartenza Larson probabilmente crede di aver vita più facile nel passare i quattro che ha davanti su gomme usurate, ma il degrado degli pneumatici è ridotto e quindi gli audaci rimangono davanti alla #5. Ed è qui che Kyle inizia a perdere il bandolo della matassa di una gara che sembrava nelle sue mani. Larson in curva4 sta interno, ma arriva di gran carriera Preece. Non si sa se Kyle non lo veda oppure sì, tuttavia è evidente che Larson stringa a muro la #41 malgrado tutte le dichiarazioni a non cercare colpe nel post gara da parte del campione 2021.

A fermare tutti però ci pensa Davenport che finisce in testacoda in curva4 e blocca una fuga a tre con Ty Dillon in versione tappo sul gruppo; altro lucky dog per Jones che torna a -1. Dopo la caution in cui Preece ha qualcosa da ridire subito con Larson affiancandolo facendogli qualche gesto, si riparte ai -63 solo per qualche istante: in curva2 McDowell fa un 360° venendo evitato da tutti e in coda nella frenata collettiva pure Keselowski finisce in testacoda. Jones ringrazia e torna a pieni giri.

La sorpresa in questa breve fase di green è che Larson non solo non ha guadagnato posizioni, ma addirittura ne ha perse due dallo stesso Preece e da Kyle Busch che stavolta all’esterno ha preso le misure ed ha fatto un piccolo capolavoro; completano la top10 Blaney, Austin Dillon e Bell.

La pista inizia a segnarsi ed in curva3-4 a centro carreggiata inizia a formarsi un solco sempre più profondo con bump notevoli, ma lo sterrato nel complesso regge e molti piloti pensano addirittura a non fermarsi a fine stage vedendo quanto stanno facendo i leader.

Nuova green ai -56, ma inizia ora una nuova corsa. Agli occhi di molti è come se la direzione gara si sia stufata delle numerose caution ed ora voglia lasciar fare e correre. Dai piani alti lasciano trapelare che la linea è sempre la stessa, che chiamano la bandiera gialla solo se una vettura si ferma nella direzione opposta e quindi lenta a ripartire, ma le incongruenze fra il prima e il dopo sono notevoli e segnano ancora una volta la mancanza di fiducia dei tifosi nei confronti della NASCAR. I giri che seguono ne sono l’esempio ed una regia della FOX a dir poco persa non mostra le fasi salienti.

Mentre Reddick rimane al comando. Suárez finisce in testacoda in coda al gruppo ma non arriva la caution, forse a toccarlo è stato Logano la cui sospensione è definitivamente rotta e per lui arriva un amaro (vista la raw speed) ritiro e ultimo posto, Gibbs bacia il muro ma non arriva la caution, Allmendinger tocca le barriere rallentando vistosamente e niente caution, McDowell fa un altro 360° molto simile al primo e in questa occasione non arriva la caution. Tutto questo avviene nell’arco di nemmeno cinque giri e potete capire quanta poca coerenza c’è tra prima e dopo il giro 94.

Larson perde ancora terreno ed ora è addirittura decimo, a salvarlo ci pensa proprio Preece che, mentre è quarto, vede la sua sospensione posteriore destra danneggiata in precedenza rompersi ed il testacoda è il preludio alle riparazioni ai box che gli costeranno un paio di giri. Il lucky dog è Allmendinger che passa da -3 a -2 dopo la foratura precedente. Il principale cambio davanti è che Kyle Busch era riuscire a scalfire il muro dei quattro e a passare sia Ty Dillon che Truex portandosi al terzo posto.

Nuova bandiera verde ai -39 e al choose drone il 23XI sceglie l’esterno mandando Kyle Busch in prima fila all’interno. Tyler sullo scatto sembra il Logano del giorno precedente nei Truck, ovvero imprendibile, ma ora alle sue spalle non c’è più il compagno di squadra Wallace bensì Rowdy in grande forma. Dietro c’è grande battaglia con anche un 4-wide e a pagare dazio è Ty Dillon che bacia il muro seguito poco più tardi proprio da Wallace e poi anche da Gragson il tutto senza ulteriori caution.

Dopo la lunga fase di difficoltà si riprende Larson che trova i varchi giusti e rientra nella top5. Inizia così un bel momento di gara con i piloti che battagliano intensamente. Larson si trova davanti Truex che fa da tappo e ad approfittarne fra tentativi all’interno e slide job è Austin Dillon che passa entrambi mentre Kyle rischia grosso e si trova Bell pericolosamente vicino.

Il sogno dura poco, poi Keselowski finisce di nuovo in testacoda coinvolgendo anche Yeley. Preece recupera uno dei due giri persi mentre via radio, già dopo il rant nei giri finali di Austin, si dice definitivamente stufo del trattamento che gli altri piloti gli stanno riservando.

Bandiera verde ai -19 e dietro a Reddick ci sono prima i 3- e poi 4- e quasi un 5-wide. A pagare è Jones che, appena rientrato nella top20, fa un 360° mentre Gibbs si ritrova con il muso ammaccato. Stavolta Tyler non ha fatto uno scatto eccezionale e così Kyle Busch lo attacca mettendo il muso davanti ai -15, Reddick però cerca l’incrocio mentre Austin Dillon tenta un altro dei suoi attacchi all’interno.

È un’altra fase magnifica di gara con tre piloti in lotta e per un attimo sono anche 3-wide. Dillon è l’ago della bilancia ma, proprio mentre Rowdy sembrava aver allungato di qualche metro, la mancanza di grip della #8 permette a Reddick di riprendere Busch e di ripassarlo ai -10. Pure Dillon ci prova ed un paio di piccoli contatti fra i compagni di squadra permette a Tyler di involarsi anche se Austin fino all’ultimo prova a cercare un varco. Kyle alla fine cede nettamente e perde parecchie posizioni nelle miglia conclusive.

Reddick vince dunque la seconda stage davanti a Dillon, Larson, Bell, Kyle Busch, Briscoe, Truex, Blaney, Haley ed Almirola; lucky dog per Preece che torna a pieni giri. La strategia dei quattro audaci ha fatto scuola ed al secondo break sono addirittura in nove a non fermarsi: Bell, Briscoe, Almirola, Gilliland, Byron, McDowell, Hamlin, Berry e Chastain. Sarà la tattica vincente. Larson invece va sì ai box ma non cambia gomme e regola solo l’assetto. Il risultato non sarà dei migliori.

Alla green mancano 100 giri alla fine e Bell rimane al comando mentre nella lotta sull’altra strategia Reddick perde la posizione nei confronti dei principali rivali ovvero Austin Dillon, Larson e Kyle Busch. Passano cinque giri ed arriva forse il primo vero colpo di scena della serata: Larson da solo perde il controllo della vettura in curva4 per superare all’interno Hamlin e finisce in testacoda. Arriva la caution che in questo rispecchia le indicazioni della direzione gara.

Solo Larson e Cindric, ancora una volta finito un po’ nel mucchio nella ripartenza, vanno ai box per controlli alla vettura ma danni non sembrano esserci, poi si riparte ai -89 con Bell in controllo, stavolta seguito all’esterno da un rivale pericoloso come Briscoe che non sembra soffrire il dito medio rotto nella mano sinistra (oggi farà ulteriori radiografie per valutare se sia da operare o no) e da una sorpresa come Almirola che si mette dietro Gilliland il quale aveva approfittato delle scelte altrui al choose drone.

Poco dietro di loro, mentre Hamlin fa pure lui un 360° senza caution, Austin Dillon si conferma il migliore con gomme fresche e, fin quando si trova Berry davanti, mette metri ed auto fra sé e la coppia Busch-Reddick con Tyler che deve anche difendersi da Blaney. Larson dal fondo invece all’inizio fatica, poi inizia a recuperare posizioni fino a quando incrocia sulla sua strada la #41.

L’esito dell’incontro è ovviamente scontato e non deve sorprendere nessuno. In curva2 Larson cerca di superare Preece, ma Ryan restituisce il maltolto nella stessa maniera, stringendo la #5 contro il muro. Le due vetture viaggiano poi fiancata contro fiancata verso curva3 sempre più dirette verso l’apron. Qui la dinamica non è chiara ma Larson rimbalza contro Preece e finisce a muro. La sospensione danneggiata segna la fine della corsa del favoritissimo.

Larson nel post gara sembra piuttosto ingenuo, dice che non crede che la colpa dell’incidente iniziale con Preece fosse sua (evidentemente non ha ancora visto un replay) e dice che Ryan è stato piuttosto bambinesco sia nella reazione sotto caution, sia nel portare ancora rancore dopo così tanto tempo dopo il contatto iniziale (una frase così nel mondo NASCAR forse non si è mai sentita).

Preece dal canto suo dopo la bandiera a scacchi ribadisce il fatto di essere stufo del trattamento ricevuto, ma mette subito le cose in chiaro dicendo “ero loose” nel contatto finale. Tutti sanno ovviamente come è andata e, malgrado qualche polemica sterile che non centra il punto della questione, anche questo è NASCAR. L’importante è non ammettere di averlo fatto intenzionalmente e quindi è decisamente inultile tirare fuori in questo caso benealtrismi in stile “E ma allora Hamlin…”. Anche perché Preece non ha un suo podcast da far crescere a forza di interazioni.

Tornando alla corsa, caution dolceamara per il Kaulig Racing: mentre Allmendinger recupera uno dei due giri persi, Davenport è costretto al ritiro con la anteriore destra ko. Dopo le soste di Hamlin e Crafton (per Matt sarà il preludio al ritiro per problemi al motore), il choose drone con Bell, Briscoe e Dillon esterni e Gilliland ancora interno in prima fila, si riparte ai -69. Austin salta gli ostacoli Berry e Gilliland e si piazza in terza posizione, tuttavia a poca distanza c’è Kyle Busch il quale però fatica a sorpassare Todd. In fondo Chastain finisce in testacoda all’interno di Harvick ma si prosegue.

Il lancio di Bell è durato poco ed ai -60 viene ripreso, nasce così una fuga a tre. Dopo una fase di studio, ai -50 Bell ha 0.6″ su Briscoe, 1.3″ su Austin Dillon, 2.9″ sulla sorpresa (se si pensa anche a come era iniziata la sua corsa) Gilliland, 4.4″ su Reddick che è tornato in palla passando un Kyle Busch in difficoltà (+4.7″) e Berry (+5.7″), a seguire Stenhouse (+6.5″), Blaney (+6.7″) e McDowell (+7.4″) mentre Almirola ha baciato il muro ed ha perso terreno.

L’attesa per il triello è però vana: Gragson finisce in testacoda in curva1 con la convergenza sballata e così Reddick torna in lotta per la vittoria mentre Allmendinger è a pieni giri. Solo la coppia Trackhouse (ancora in crisi nera) ed Almirola (riparazioni alla posteriore destra) vanno ai box, poi altra green ai -43 con Briscoe che stavolta sceglie l’interno con Busch lasciando Dillon e Reddick all’esterno dietro a Bell.

Chase scatta bene e rimane affiancato al leader per un paio di giri, poi dopo un leggero contatto con Bell deve lasciar andare via la #20 restando però secondo. Reddick adesso è terzo dopo aver scavalcato Austin Dillon mentre Kyle Busch ha sbagliato la scelta al choose drone ed è finito impantanato nel traffico dietro a Gilliland, Blaney (sesto malgrado il sovrasterzo), Stenhouse, Berry e Bowman.

Nasce così una nuova fuga a tre anche se con protagonisti diversi dato che Dillon a sorpresa sembra soffrire in questo stint. Reddick si tiene principalmente esterno con gli altri due interni, poi però le corsie si rimescolano ed i traversi dei tre specialisti regalano spettacolo puro.

La curiosità è che due dei tre erano in lotta per la vittoria anche nel 2022, con Briscoe ad inseguire Reddick fino all’incidente dell’ultimo giro causato da Chase e Kyle Busch a godere fra i due litiganti. E dunque Tyler, ora terzo, forse è quello più attendista volendo vedere come Briscoe davanti a lui voglia provare ad attaccare Bell soprattutto all’interno. Ai -30 Dillon è staccato di 2″ mentre Blaney si prende la top5 ai danni di Gilliland.

Reddick prudente? Tutt’altro! Ai -27 sorprende tutti e con un poderoso slide job al limite, che sa anche un pochino di ripicca appunto per il finale dell’anno scorso, passa Briscoe che si deve appoggiare a muro e si porta al secondo posto, anche se questo manda Bell in fuga con 1″ sulla #45. Briscoe si è disunito, tocca di nuovo le barriere e così viene superato anche da Dillon e Blaney.

Il triello è diventato duello, anche perché Reddick si avvicina di nuovo al leader ed ai -25 ha già mangiato due decimi. In coda Yeley finisce in testacoda da solo ma si prosegue con l’attenzione tutta sulla lotta per la vittoria.

Il terzo incomodo ora è diventato Austin Dillon, anche se a 2″. Il pilota RCR ha perso l’alleato Kyle Busch che, non inquadrato immediatamente, nei giri precedenti ha toccato pesantemente le barriere ed ora ha la sospensione anteriore destra danneggiata e sta precipitando in classifica. E nel momento buono, come un po’ in precedenza, Austin si perde e viene superato a sorpresa da Blaney ai -20.

Reddick intanto è in caccia di Bell e sempre ai -20 si è portato a soli 0.4″ dal leader (Blaney è a 2.5″), poi però Christopher reagisce e torna a guadagnare qualche metro malgrado pure lui si sia appoggiato leggermente al muro. Servirebbe in sintesi qualche colpo di scena per far rientrare qualche altro pilota. E la NASCAR se lo costruisce.

Quello di Kyle Busch ai -15 è un 360°, seppur con la sospensione e ammortizzatore ormai collassati, come se ne sono visti moltissimi altri nei 140 giri precedenti (ovvero dal cambio di passo in direzione gara), persino LaJoie era finito in testacoda pochi secondi prima senza interventi dall’alto. Rowdy appena finito il 360° è addirittura all’ingresso della pit lane e ci si è infilato senza alcun problema supplementare. Eppure la NASCAR chiama la caution che fa esplodere definitivamente i tifosi sul web per la mancanza di uniformità di giudizio.

Si va dunque ad uno sprint finale di otto giri. Al choose drone Bell, Reddick e Dillon vanno esterni, Blaney, Briscoe e Gilliland interni.

Ryan scatta bene anche se Christopher gli rimane davanti, il problema per lui è però Briscoe che cerca un varco inesistente all’interno della #12, colpisce la cosiddetta dirtle (dirt+turtle, l’avvallamento artificiale sull’apron realizzato per impedire tagli) e centra Blaney mandandolo in testacoda. La #12 viene evitata da tutti, ma la mancata caution è la goccia che fa traboccare il vaso per moltissimi. Briscoe a fine gara chiederà scusa a Blaney definendo la sua come una “manovra idiota”.

Bell è così in fuga con almeno un paio di lunghezze su Reddick ed ancora più margine su Dillon che ancora una volta non riesce ad essere quello della fase centrale di gara dato che uno Stenhouse ancora una volta in palla nel finale come nel 2021 lo attacca e lo passa ai -6 prima di riprendersi la posizione nei metri finali.

La #20 conduce per i giri seguenti con circa mezzo secondo di margine sulla #45. Reddick non molla e resta lì, poi negli ultimi due giri forse a Bell viene un po’ di braccino e così Tyler dimezza il ritardo in vista della bandiera bianca. In curva1-2 Reddick è ancora troppo distante, ma a regalargli un’ultima chance in mezzo ad un polverone inatteso ci pensa Bell che, memore del finale 2022, sta molto interno per evitare uno slide job.

Un possibile attacco di Tyler all’esterno però viene bloccato sul nascere. In coda al gruppo, nel loro penultimo giro, Chastain e Berry si sono toccati, Josh sta ripartendo lentamente mentre Ross è quasi fermo in alto sul banking in curva4. La caution in questo caso è giustificata e quindi Bell vince sotto bandiera gialla la gara di Bristol.

Non sapremo mai se l’attacco di Reddick avrebbe avuto successo, tuttavia la vittoria di Bell (anche nuovo leader approfittando della giornata no di Chastain) più che meritata, la prima di uno specialista vero sullo sterrato di Bristol. Chiudono in top10 anche Austin Dillon, finalmente convincente anche se è mancato proprio quando poteva vincere, Stenhouse, Briscoe, Haley, Truex, Gilliland, Harvick (emerso dopo un inizio disastroso) e Gibbs ad un’altra top10 di fila.

Si chiude così la settimana di Passione della NASCAR, forse la speranza che le discussioni fossero finite era illusoria vista la pista su cui si sarebbe corso. Sarà un’altra settimana di animi accesi per tanti motivi. Ed il prossimo weekend si va a Martinsville, dunque tanto altro può succedere nel bene e nel male. La calma, all’apparenza, è ancora lontana.

I risultati odierni

La classifica della “Food City Dirt Race”

La classifica generale

Così in campionato dopo 8 delle 36 gare della NASCAR Cup Series 2023

Le altre categorie

Truck Series: Joey Logano domina la Dirt Race a Bristol

I prossimi appuntamenti

La NASCAR non si ferma e la prossima settimana farà tappa a Martinsville. Tutte le categorie in pista con Truck Series che gareggerà nella notte fra venerdì e sabato, la Xfinity Series nella serata di sabato e la Cup Series nella notte fra sabato e domenica.


Immagine: Media NASCAR

Leggi anche

Tutte le ultime News di P300.it

È vietata la riproduzione, anche se parziale, dei contenuti pubblicati su P300.it senza autorizzazione scritta da richiedere a info@p300.it.

LE ULTIME DI CATEGORIA
Lascia un commento

Devi essere collegato per pubblicare un commento.

COLLABORIAMO CON

P300.it SOSTIENE

MENU UTENTE

REGISTRATI

CONDIVIDI L'ARTICOLO
RICEVI LA NEWSLETTER
Iscriviti per rimanere sempre aggiornato
(puoi sempre iscriverti in seguito)