NASCAR | Cup Series: Austin Dillon sbanca Daytona grazie alla pioggia ed ai commissari. Blaney qualificato ai playoff, Truex out

di Gabriele Dri
NascarLiveITA
Pubblicato il 30 Agosto 2022 - 08:30
Tempo di lettura: 31 minuti
ARTICOLO DI ARCHIVIO
NASCAR | Cup Series: Austin Dillon sbanca Daytona grazie alla pioggia ed ai commissari. Blaney qualificato ai playoff, Truex out

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La corsa vive della paura per la pioggia. I commissari nel finale non chiamano la caution ed il gruppo finisce inghiottito dall’acqua. Dal big one emerge indenne Austin Dillon che per qualificarsi ai playoff in extremis deve spingere via Cindric. Nel drammatico finale Truex cede ai danni della sua vettura e viene eliminato da Blaney per appena tre punti


“Thank you Jesus”, questo dice Austin Dillon subito dopo aver tagliato il traguardo da vincitore a Daytona. Ma il pilota della #3 sicuramente deve ringraziare anche la NASCAR ed i commissari se si è qualificato ai playoff in questo modo, infatti il pilota del Richard Childress Racing prende il comando a poco più di 20 giri dalla fine perché le 15 vetture che aveva davanti finiscono ko in un big one causato dalla pioggia non notata dai commissari malgrado le nuvole nere su Daytona e le lamentele degli spotter e anche dei piloti stessi.

La vittoria di Austin Dillon, conquistata poi anche con un bump&run un po’ controverso su Austin Cindric, l’unico altro superstite dell’incidente precedente, ovviamente è l’ultimo scossone della regular season. Con un nuovo vincitore solo uno fra Blaney e Truex si sarebbe qualificato ai playoff ed alla fine a prevalere per soli tre punti è stato Ryan, anch’egli graziato dai commissari a inizio gara dopo essere stato coinvolto in un incidente prima che Truex – suo malgrado – pareggiasse il conto.

La gara

È agosto in Florida e quindi il meteo è quello tipico: temporali pomeridiani e non solo da evitare in qualche modo. Il venerdì la pioggia inizia presto e saltano le qualifiche di Xfinity e Cup Series, poi la gara della categoria cadetta inizia con tre ore di ritardo e termina all’1:30 di notte locali.

Il sabato lo scenario è identico al giorno precedente, l’unico “problema” è che la gara della Cup Series è lunga 150 miglia in più di quella della Xfinity Series e la NASCAR non vuole iniziare una corsa sapendo che non c’è la speranza di portarla a termine. E così tre scrosci in successione nell’arco di un paio di ore, l’ultimo circa 30′ dopo l’orario previsto per la bandiera verde, impongono un rapido rinvio al giorno successivo già alle 20:15 locali.

L’appuntamento per la domenica è molto presto, le 10:00 a Daytona, un orario a cui la 400 miglia estiva non era programmata addirittura dal 1990 quando era l’orario tradizionale. Il cielo non butta giù pioggia e quindi la speranza di disputare la gara c’è.

L’algoritmo ha messo in pole position Kyle Larson al suo fianco l’amico-nemico Chase Elliott, ma il Watkins Glen è alle spalle anche perché i temi di Daytona sono decisamente più importanti. È l’ultima gara della regular season e ci sono da decidere gli ultimi due piloti, dopo il “ritiro” di Kurt Busch, qualificati per i playoff.

Prima della bandiera verde Ryan Blaney e Martin Truex Jr. sono virtualmente qualificati, tuttavia un nuovo vincitore fra la lista dei 13 piloti ancora in corsa potrebbe escluderli dalla top16 anche perché i due sono separati soltanto da 25 punti (con 60 disponibili) e o la #12 o la #19 potrebbe essere eliminata.

Anche se il sole splende, tutti guardando il radar sanno che la pioggia prima o poi arriverà. Certo non ci si aspetta che si inizi a soffrire ancora prima della bandiera verde. Mentre già si pensa di arrivare al giro 80 di 160 per dichiarare la gara ufficiale dato che è prevista pioggia in un paio di ore, Stenhouse scatta in ritardo per problemi alla radio ed è proprio via radio si dice che sta cadendo qualche goccia verso curva1-2.

La situazione tuttavia regge e quindi si parte. Larson a sorpresa di molti sceglie l’esterno, Suárez non lo aiuta (non si capisce se sia un errore di Daniel) e così dall’interno un Logano subito aggressivo spinge Elliott al comando. La corsia interna prende subito uno buono slancio e un discreto vantaggio sull’altra fila. Il primo a sfilarsi per non correre rischi è Kyle Busch che si rifugia in coda al gruppo.

Quando il gruppo 2-wide si assesta, l’esterno comincia la sua rimonta ma poi, come già successo quest’anno, stalla attorno alla terza-quinta posizione. La pioggia intanto ha solo sfiorato la pista e quindi si prosegue regolarmente. Bastano poco più di cinque giri e si apre la terza corsia con Wallace, poi a saltarci su ci sono anche Haley e poi Bowman, così le due file esterne si rallentano a vicenda e la leadership di Elliott si consolida.

Mentre Wallace riporta qualche goccia di pioggia, il gruppo si rimescola lungo il muro a causa di questo rallentamento. Hamlin si mette davanti a Larson che ha avuto un attimo di esitazione (le condizioni sono particolari per tutti che non hanno provato la vettura fino ad ora e lo fanno in diurna anziché in notturna come previsto), poi arriva anche il turno di Suárez che si libera di Kyle e poi di rifugia nella corsia più veloce lasciando Bowman ad aiutare il compagno di squadra.

Pian piano si riforma il 2-wide e dietro ad Hamlin ci sono Blaney (problemi via radio con lo spotter), Bowman, Larson e Cindric. Ed è qui che arriva il primo colpo di scena della serata. Dopo appena 14 giri Larson rallenta con un evidente problema al motore (probabilmente nato dal radiatore) e va nel garage, costretto al ritiro e alla perdita di numerosi e preziosi punti in classifica. Molto sfortunato è Cindric alle sue spalle che deve frenare per evitare la #5 e quando riaccelera il gruppo è già andato e lui si ritrova senza scia; sarà persino doppiato in seguito.

Approfittando di queste esitazioni Jones salta fuori dall’interno e si mette alla guida della seconda fila e la sua rimonta, aiutata da Hamlin, gli permette di riprendere Elliott malgrado le spinte forsennate di un Logano deciso di fare il possibile per aiutare Blaney. Chase però all’arrivo di Erik decide di non coprire e quindi al giro 22 la #42 ha il muso davanti a tutti per il primo ribaltone virtuale della griglia playoff.

La pioggia che lambisce ancora curva1 sembra sia in aumento e via radio pare che la NASCAR abbia già la bandiera gialla già in mano, ma intanto si prosegue col duello fra Elliott e Jones, Erik ad un certo momento sbanda in curva2 ma si raddrizza ed Hamlin lo spinge di nuovo davanti. Nel frattempo dall’altra parte della pista esce il sole, la pista si scalda questo mette ancora più in crisi i piloti aumentando il sovrasterzo.

Ai -8 nella prima stage l’esterno trova lo slancio definitivo ed Erik con Hamlin e Blaney riesce a mettersi davanti alla corsia interna spostandosi davanti ed Elliott e lasciando Bowman al vento. Il doppiaggio di Cindric complica la vita a qualcuno: Elliott decise di contrattaccare con Logano, Bowman deve allargarsi per aggirarli ma si trova la #2 davanti e deve frenare.

Mezzo giro più tardi il primo, forse inevitabile, incidente: Jones ancora una volta sbanda leggermente in curva2 e deve alzare il piede, Hamlin non può fisicamente reagire in tempo come Blaney alle sue spalle e così si innesca un tamponamento a catena che potrebbe anche risolversi senza troppi danni, ma Bell perde il controllo sulla transizione verso l’apron e schizza verso il gruppo.

A venire coinvolti nell’incidente sono – oltre ai piloti citati – anche Harvick e Keselowski ed il bilancio in ottica playoff è già importante. Oltre al ritiro di Bell c’è quello di Brad il quale diventa il primo dei 13 ancora in corsa con un potenziale successo a salutare la corsa e a venire definitivamente eliminato. Ma il danno più grande è quello alla anteriore destra di Blaney che sembra definitivamente bloccata.

Ryan torna ai box ed iniziano subito le disperate operazioni di riparazione, ma la sua qualificazione ai playoff, con Truex indenne in pista e che ha evitato l’incidente per un pelo a differenza di Reddick e Gibbs leggermente ammaccati, sembrano già appese ad un filo. Nel frattempo anche altri piloti entrano ai box e ci si gioca la prima stage in uno sprint di un solo giro.

Truex, alla caccia di punti pesanti per recuperare il -25, spinge forte Logano che viene “aiutato” dal compagno di marca Burton che non spinge per nulla Elliott al suo fianco e così Joey ha vita facile. Logano vince la prima stage, portandosi a casa un prezioso playoff point, davanti ad Elliott, Burton, Kyle Busch, Truex (che recupera sei punti ed ora è a -19 da Blaney), LaJoie, Wallace, Stenhouse, Jones e McDowell.

Nel break molti altri vanno ai box e LaJoie passa al comando davanti a Wallace, Stenhouse, Jones, McDowell, Custer, Gilliland, Buescher ed Almirola per una mega allerta playoff dato che la top9 è fatta di otto dei 12 piloti rimasti obbligati a vincere con il solo Corey, già out perché matematicamente fuori dalla top30 in classifica, come intruso. Mentre Kyle Busch si prende la prima penalità del giorno (interferenza dei meccanici) ed Harvick ripara la vettura, c’è il primo giallo della serata.

Ryan Blaney dopo l’incidente è sotto la cosiddetta DVP (Damaged Vehicle Policy), ovvero i meccanici hanno 6′ di tempo per rimandare in pista la #12 per farle fare almeno un giro sopra la velocità minima stabilita dopo la quale, in caso di esito positivo, si ha tutto il tempo possibile per completare le riparazioni. Il problema è che dopo la caution c’è solo un giro da completare e così non c’è tempo per farlo a velocità sufficiente.

Blaney, dunque, esce dai box all’ultimo istante possibile, tiene giù il piede anche dopo l’uscita della caution (ovvero appena il decimo taglia il traguardo di fine stage) e chiude il giro a velocità sufficiente “ignorando” la bandiera gialla. La NASCAR, che intanto gli lascia il lucky dog che lo fa tornare a -1 mentre alla caution precedente Cindric era rientrato a pieni giri, sul momento ci pensa su, poi gli dice che è ancora sotto DVP (e quindi a rischio ritiro “forzato”), poi però viene graziato e la sua corsa può proseguire nella speranza che le riparazioni ulteriori lo rimettano in corsa.

Inizia ora una doppia gara, quella a metà gara (distante appena 40 giri alla green) e quella alla fine della seconda stage in caso di mancanza di pioggia, il tutto 15 giri più in là. È per questo, dato che il pieno dura circa 44-45 giri, che Truex prima della bandiera verde va a rabboccare il serbatoio.

Alla green Stenhouse spinge LaJoie, ma i due sono da soli e così Jones manda al comando Wallace che diventa il secondo a farsi largo virtualmente nella top16. Il gruppo è completamente disorganizzato e Bubba si trova a coprire tre corsie con anche McDowell, Buescher e Bowman protagonisti nella battaglia. C’è aria di big one, ma incredibilmente tutto fila liscio.

Alla fine Stenhouse spinge davanti di nuovo LaJoie e rimette nei playoff Blaney, che cerca di tenere la scia del gruppo mentre Gibbs (evidentemente più ammaccato di quanto rilevato) la perde, e Truex. Corey copre la rimonta di Buescher e Bowman ma così lascia la porta aperta a Jones che ai -35 (o -50 a seconda dei punti di vista) torna al primo posto.

L’interno sembra poter finalmente prevalere, ma il 3-wide in fondo è ancora nutrito e a perdere posizioni è McDowell così come Buescher ed i due trascinano in fondo le relative corsie. Jones a questo punto è leader indiscusso. E qui arriva il secondo giallo della corsa.

Blaney sta girando sempre più lento con un cofano che sballonzola ed ovviamente potrebbe una creare una situazione di pericolo. È chiaro che il team è alla caccia di una caution ma, esattamente come Elliott fu graziato al Roval l’anno scorso, la NASCAR decide di non fermarlo subito dicendo solo al team che alla prima sosta utile sarà obbligatoria la riparazione.

Nel frattempo la situazione in pista si è calmata e il radar è sgombro da nuvole pericolose. La gara non è più una corsa al giro 80, ma si può guardare più in là. In testa Jones e Wallace coprono la corsia esterna, ma Buescher incrocia la traiettoria con una bella manovra e, con l’aiuto di LaJoie, mette il muso in testa (e anche lui ribalta la top16). Bowman per seguirlo fa saltare dalla fila un Bubba che sicuramente non è felice di quanto successo e poco dopo tocca leggermente il muro.

Nel rimescolamento c’è di nuovo un duello fra Buescher e Jones e la corsia esterna guidata da Erik prevale di nuovo. La #43 con Byron copre l’interno, Bowman ancora una volta è al vento all’esterno ma a spingerlo c’è ora Hamlin e così Erik deve difendersi lasciando pista libera a William che lo affianca. La lotta fra i tandem Jones-Bowman e Byron-Buescher è intensa al punto che William dice a Chris di spingere di meno.

A rischiare grosso in curva4 è proprio Buescher che si trova all’interno di Byron finito leggermente largo, l’interno si scompone e così Bowman si trova al comando davanti ad Hamlin e Logano che è risalito di nuovo dopo la sosta. Ma Alex resta al comando appena un giro, poi deve cedere ad Hamlin che sta formando lungo il muro la fila indiana per la prima volta da inizio corsa. L’interno pian piano cede e nemmeno l’aiuto di Chastain sembra farlo recuperare. Jones, dopo i rischi precedenti, si lascia sfilare a causa del sovrasterzo.

Dopo un paio di giri di tregua ricominciano gli attacchi. Ci sono vari scambi fra le corsie come quelli di Hemric, Almirola e Suárez e così a rimanere a sinistra sono soltanto Bowman, lo stesso Hemric, Elliott, Truex e Jones. L’esterno è ricco anche di piloti alla caccia del colpaccio come ad esempio Burton (terzo), Haley (quinto) e Gilliland (sesto).

Mancano ormai cinque giri a metà gara e la pioggia non è data in arrivo, quindi si pensa all’inevitabile sosta per rifornire. Ovviamente si torna a cercare l’interno per avere un ingresso in pit lane più agevole e così in molti si tuffano a sinistra inclusi i leader che lasciano al vento Harvick, Byron e pochi altri.

Le prime ad andare ai box ai -18 sono le Toyota, le quattro superstiti dato che Bell è già sulla strada di casa e Gibbs è pluridoppiato come Blaney, e così Logano passa al comando. Due giri più tardi Ford e Chevy hanno la stessa idea e così si assiste ad una incredibile sosta generale sotto green che, a parte un piccolo rischio per Gragson, non vede incidenti.

Al giro 80 che segna l’ufficialità della corsa in testa c’è McLeod che non si è ancora fermato, ma al giro successivo è anche il suo turno. Dietro di lui si scatena la battaglia: Logano ha fatto un’ottima sosta ed è uscito davanti a tutti con un po’ di margine, ma è troppo solo e così Elliott lo riprende a metà out lap. Il problema per tutti loro è che dall’esterno stanno arrivando di rincorsa le Toyota (ottima strategia per loro e soprattutto per Truex che era fuori dalla top 20) e Kyle Busch passa tutti.

A saltare sul loro treno è Reddick e a 13 giri dalla fine della stage inizia una bella battaglia fra la #18, sostenuto dai compagni di squadra, e la #8 che fa quel che può ma alla fine si unisce ai futuri (dal 2024) teammate e così Elliott si ritrova a guidare l’interno. Reddick ed Elliott, con due livree simili, guidano il gruppo e alla fine a prevalere è Tyler, ma ad approfittarne alla fine è Kyle Busch.

Mentre il cielo torna a scurirsi di nuovo è ancora #18 vs #8 verso il finale. Ai -2 Hamlin lancia Busch ed i due riescono a mettersi davanti a Reddick con Tyler ed Elliott che provano l’incrocio, ma con una manovra simile ed opposta lo stesso Hamlin con Truex fa saltare la #8 della fila. A lanciare così l’attacco è Logano all’esterno, tuttavia Denny lo va a bloccare e così facendo mette in pratica un piano perfetto che fa passare Truex. La volata non cambia le posizioni.

Kyle Busch, dunque, vince la seconda stage precedendo Truex, Hamlin, Logano, Wallace, Gilliland, Reddick, Harvick, Stenhouse e Austin Dillon. Gibbs è il lucky dog ma così torna a -3 mentre Blaney è a -4. Anche con Rowdy al comando gli occhi sono sulla lotta fra Ryan e Martin e Blaney inizia l’ultima stage 10 punti davanti a Truex ma la #12 è relegata in 34esima posizione e staccatissima.

Quasi tutti vanno ai box (e Kyle Busch si prende un’altra penalità, stavolta per eccesso di velocità) ma non Ty Dillon che tenta la mossa disperata vedendo la pioggia a poche miglia sulla spiaggia di Daytona; con lui in origine ci sono altri piloti come Buescher, ma alla fine con la #42 rimane solo McLeod. Alla fine nemmeno Dillon ci crede fino in fondo e così le due vetture vanno ai box lasciando la prima posizione a McDowell che era uscito davanti a tutti dalla pit lane.

Ora è la #34 ad iniziare la danza della pioggia, ma arriva prima la bandiera verde dei -60 (sempre se saranno 60 giri visto che la pioggia è davvero in zona). Logano spinge bene Michael anche con l’aiuto di Cindric risalito nella top5 dopo la sfortuna iniziale. Joey è tornato molto aggressivo perché sa bene che Blaney non può permettersi un nuovo vincitore e quindi Logano deve tenersi dietro McDowell. Passano però pochi secondi e arriva un’altra caution importante.

Tutto nasce in curva4 poco dietro a Logano. McDowell e Reddick sono alle sue spalle con Michael che si vede che è indeciso sulle manovre da farsi, Tyler continua a spingere e così manda la #34 in testacoda. Nel mucchio finiscono diverse vetture fra cui Chastain, Byron (costretti al ritiro con McDowell che così saluta i sogni di playoff), Buescher, Wallace (ammaccati), LaJoie (a lungo nel garage) e soprattutto Truex che si ritrova col passaruota aperto ma all’apparenza senza danni meccanici per un quasi pareggio con Blaney che torna a sperare.

Chi sorride è anche Logano perché, mentre è in testa, ha visto Larson, Chastain, Blaney e Truex perdere tanti punti e Joey potrebbe anche conquistare la seconda posizione, con annessi dieci playoff point, in classifica generale. Senza ulteriori soste si riparte ai -53 con un nuovo pretendente alla vittoria, ovvero Stenhouse che spinge Reddick e lo manda al comando. Tyler copre entrambe le corsie e comincia la battaglia con la #22.

Il cielo si fa sempre più scuro, la paura diventa anche quella dei fulmini e l’intensità della gara sale ancora. Joey rischia sulle spinte di Bowman, Wallace insiste con Stenhouse alle spalle di Reddick, Kyle Busch invece apre la terza corsia. In vetta c’è un rimescolamento continuo, Bubba attacca e si mette fra Reddick e Logano, ma arrivano di rincorsa Bowman e Stenhouse, Wallace finisce loose, deve alzare il piede e quindi Alex passa al comando.

Intanto in coda Blaney ha passato i ritirati, ma è ancora 30° e solo un Truex ancora in fase assestamento danni lo fa stare leggermente più tranquillo. L’esterno guadagna terreno e Wallace viene salvato all’interno da Hamlin, Reddick viene inglobato dal gruppo e si riforma il 2-wide. Mancano 40 giri alla fine e si entra nella finestra per l’ultimo pit stop, ma la sensazione è che tutti andranno lunghi.

Le Toyota rimaste, visto Truex non al massimo delle potenzialità, si mettono tutte (nel senso di Kyle Busch ed Hamlin) ad aiutare Wallace e così l’interno recupera metri, ma non riescono a colmare le ultime lunghezze che le separano dalla vetta. Serve un aiuto e questo arriva da Haley e Jones, entrambi ovviamente all’attacco.

Ormai anche i leader devono andare sulla difensiva e Logano è costretto a muoversi con l’aiuto di Briscoe che tenta poi il contrattacco, ma Joey è riuscito nella manovra ed è pure passato al comando per quel tanto che basta prima di un altro big one. L’incidente è quasi una fotocopia del precedente, solo che stavolta ad andare largo è Briscoe e a spingere troppo è Bowman.

Quando lo sparpaglio di vetture si calma si può fare la lista dei danni. L’unico ritirato è tecnicamente Briscoe che rischia il flip, ma a riportare danni sono anche Almirola, Wallace (stavolta più seri), Custer e anche Austin Dillon che finisce in retromarcia in pit lane. Nel frattempo Gibbs si prende il terzo lucky dog di fila e torna a -2 mentre Blaney è ormai disperso a -6 ma può recuperare ancora qualche punto.

Il cielo è nero, la pioggia è data ormai a 5-7 minuti da Daytona secondo le previsioni, ma si muove molto lentamente. Quasi tutti vanno ai box per l’ultimo pit stop, ma ovviamente qualcuno deve scommettere sulla pioggia e così Haley (già vincitore in maniera simile qui tre anni fa) e Jones non si fermano; Logano è terzo davanti ad Almirola, dunque alla green dei -30 ci sono ben tre non-vincitori nelle prime due file.

E alla ripartenza arriva forse la mossa più sciocca da parte di un pilota in tutta la gara: in curva2 Almirola (che in settimana ha disannunciato il suo ritiro) spinge troppo Jones, gli fa perdere il controllo e lo manda contro Logano che stava attaccando il blocco di Haley.

Aric così, con la pioggia in arrivo ed una possibile bandiera rossa, non solo elimina l’unico potenziale alleato ma rallenta la corsa con Haley in testa e virtualmente ai playoff al posto suo. A rallentare le procedure ci pensa anche Logano che con due gomme forate e forse una sospensione danneggiata deve essere trainato ai box. Austin Dillon è il lucky dog e sarà la svolta della sua corsa.

La pioggia però non arriva ancora e quindi si riparte ancora a 26 giri dalla fine. In prima fila ci sono Haley ed Almirola, tuttavia dal nulla in terza posizione è spuntato fuori Suárez con Buescher in quarta posizione. La selezione ha lasciato sole 23 vetture a pieni giri. Alla green Daniel spinge Haley che poi copre Almirola e così la spinta di Kyle Busch manda la #99 al comando della corsa.

Il fatto da notare in questa fase, tuttavia, è che Truex rimbalza indietro. Il passaruota troppo ammaccato gli fa da paracadute e così Martin perde posizioni, ma comunque non abbastanza per un eventuale ripescaggio di Blaney. Davanti si spinge sapendo che la corsa potrebbe durare ancora poco. Busch rischia grosso con Hamlin e così all’esterno Suárez ed Almirola avanzano e li coprono.

L’attacco successivo è quello di Hamlin che va di slalom ed avanza fino alla seconda posizione. Mancano 23 giri all’arrivo quando Denny attacca all’esterno sul traguardo Suárez passando al comando, ma la corsa e la storia della stagione nel giro di pochissimi secondi cambieranno completamente.

La storia è breve, molto breve. In curva1 sta piovendo e non poco e i commissari non hanno chiamato la caution. Un gruppo di una ventina di vetture sta arrivando lì a circa 200 mi/h con pochi avvisi del pericolo. Il plotone poi è poco organizzato al punto che un fotogramma mostrerà anche un 4-wide.

Capire chi perda il controllo per primo è completamente inutile perché lo fanno tutti contemporaneamente. L’aderenza si è improvvisamente annullata e le vetture non stanno più dritte. Probabilmente l’incidente sarebbe anche di dimensioni relativamente piccole se ci finissero solo quelli all’esterno che si appoggiano al muro a partire da Hamlin e Kyle Busch, ma purtroppo Suárez all’interno è quello nella situazione fisicamente peggiore e dopo aver sbandato subisce il pendolo in bilico fra banking ed apron e taglia la strada a tutti gli altri.

5, 10, 15 le vetture che finiscono nel mucchio, la 16esima passa indenne ed è quella di Austin Dillon che si ritrova al comando. La caution ovviamente arriva e poco più tardi anche la scontata bandiera rossa per pioggia.

Le vetture non fanno in tempo a fermarsi che scoppiano le polemiche. Come è possibile che con una nuvola nera ben visibile la NASCAR non si sia accorta della pioggia? Haley e Suárez sono i più polemici con i commissari che sono più rapidi nell’autoassolversi (“Non potevano fare nulla diversamente”) che nel capire la classifica aggiornata della corsa.

Anche Harvick decide di metterci del pepe dicendo secondo la sua opinione alla caution era lui in testa. La NASCAR prima di questa dichiarazione prima dice che la #4 è seconda perché “non ha mantenuto il ritmo del leader”, poi cambia versione dicendo “che è stato coinvolto nell’incidente e quindi conta quando e dove ne è uscito”, il che è tecnicamente vero (Kevin stava passando quasi indenne prima che Ty Dillon involontariamente gli chiudesse il varco buono), ma non si capisce questa doppia giustificazione.

Intanto arrivano le prime vere testimonianze. Gli spotter dicono che pioveva da almeno un giro ma nessuno li ha ascoltati, Haley dice lo stesso, poi si corregge ma il suo onboard è chiaro: sul trioval c’era già uno scroscio, poi una breve pausa e poi di nuovo pioggia in curva1. Già quei 5-10″ sarebbero stati decisivi per una eventuale caution.

Tuttavia l’accusa “più grave” è il video pubblicato da un tifoso in tribuna proprio nei pressi del traguardo dove si vede il gruppo in curva3 mezzo giro prima del patatrac e lui che urla già “It’s raining” con i goccioloni nell’inquadratura ed evidentemente il flagman sul trespolo che non sente nulla e non fa nulla nei circa 25-30″ prima del big one.

È evidente che la NASCAR ha sbagliato qualcosa e lo ha capito. È pure la terza volta dopo Texas 2020 (Harvick a muro e l’inizio della sua eliminazione dai playoff) e New Hampshire 2021 (Kyle Busch ed Hamlin dritti in curva1) non ha reagito rapidamente con la pioggia cambiando l’esito di una gara, ma di contromisure – come conferma lo stesso Hamlin – non ne sono state prese.

Il senso di colpa è evidente anche nelle dichiarazioni ufficiali durante la bandiera rossa: la NASCAR dichiara che farà di tutto per completare la gara e disputare gli ultimi 21 (in pratica 20 e pochi metri) giri in programma. In fondo sono ancora le 13:30 locali e poche ore prima la Xfinity Series ha terminato la propria corsa all’1:30 di mattina quindi teoricamente ci sono ancora 12 ore per cercare una finestra libera, ma è altrettanto chiaro che in un’altra situazione avrebbero mandato tutti a casa subito visto il diluvio.

A salvare la NASCAR ci pensa il cielo. Dopo un paio di ore smette di piovere e spunta fuori il sole al punto che in fretta e furia si apre la finestra buona, quasi insperata, per chiudere la gara. Dopo 3h19’57” (più dei 2h28’37” di gara fino a quel momento) di bandiera rossa si torna a girare dietro la pace car. Il tutto con una classifica ancora da sistemare.

È anche il momento di fare un recap della classifica. Le polemiche su chi fosse in testa si sono già spente perché Harvick è stato già trainato nel garage e si è ritirato. Con lui sono già probabilmente a casa anche Elliott, Haley, Buescher, Hemric, Hamlin, Suárez, Gilliland, Stenhouse ed Almirola.

Rimangono così in pista 13 auto a pieni giri e sono (non nell’ordine giusto e che viene poi cambiato) Austin Dillon, Cassill, Ware, Cindric, Kyle Busch, Truex (che a seconda delle versioni ha 12-13 punti di margine su Blaney), McLeod, Ragan, Gragson, Burton, Reddick, Ty Dillon e Jones. Ignoto inoltre il motivo per cui Wallace non sia il lucky dog pur non figurando nella lista degli incidentati.

A dare uno sguardo più reale della situazione è la grid walk fatta prima della ripartenza dalla pit lane. Austin Dillon e Cindric (avanzato poi al secondo posto) sono praticamente senza danni così come Cassill, Ware, McLeod e Ragan che erano in coda. Tutti gli altri, chi più (come passaruota mancanti e motori esposti), chi meno (erba sulla griglia e musi con dei bozzi), ha qualche ammaccatura. In sintesi, la ripresa della corsa rischia di essere un Austin vs Austin.

Dietro la pace car si gira per qualche minuto per asciugare la pit lane e permettere le soste degli incidentati di riparare se possibile i danni. Questa fase è decisiva per Blaney perché non è rimasto coinvolto nell’incidente e quindi, nell’arco di qualche minuto (il tempo di recuperare sei giri), potrà scavalcare una decina di vetture e tornare a lottare con Truex per quello che al momento è un solo posto ai playoff.

Alla ripartenza dei -16 si presentano in totale appena 19 vetture, 10 a pieni giri (Austin Dillon, Cindric, Ware, Truex, Cassill, McLeod, Kyle Busch, Reddick, Ragan e Gragson nell’ordine corretto), Wallace, Jones e Ty Dillon sono a -1, Logano e Gibbs a -2, Bowman a -3, Custer a -4, Blaney a -6 (che sta balzando da 29° a 23° e poi 20°) e LaJoie (appena uscito dal garage) a -23. Burton invece ha alzato bandiera bianca.

Sullo scatto ovviamente Ware non riesce a spingere Austin Dillon e così Truex fa quello che è più utile alla sua causa, ovvero mandare Cindric al comando per mettere al sicuro i suoi playoff. A rimanere vicino al tandem degli Austin (con Dillon che riesce a recuperare il secondo posto dopo averlo perso) rimangono solo Cassill e Truex, gli altri o hanno danni o stanno inutilmente battagliando 2-wide e perdono subito metri.

Gli ultimi giri sono senza respiro per quanto succede. Dillon è incollato a Cindric e non lo molla, ma non vuole ancora esporre le sue carte. Intanto la classifica si assesta e Blaney ai -13 è al 18° posto e più di così all’apparenza non può risalire. Il problema per lui è che Truex è quarto e quindi lo escluderebbe dai playoff per quattro punti. Serve una mano, ne arriveranno almeno due ma stavolta i commissari non c’entrano.

Ai -12, mentre Kyle Busch si stacca, Ty Dillon va nel garage per i troppi danni; la #42 era solo quattro giri davanti alla #12 e quindi Blaney recupererà un’altra posizione e un altro punto. Ai -11 Gragson (con una vettura quasi intatta, aveva fatto solo un’escursione sull’erba) si mette dietro gli avversari del secondo gruppo, li mette in fila e questi recuperano il terreno perso (circa 1″).

Ai -10 la rimonta di Noah è tale da permettergli di attaccare di slancio Truex. È la chiave di volta che somiglia più ad un metaforico (solo tale) piede di porco: Martin viene fatto saltare dalla fila e – con il passaruota-paracadute che ha – perde tanta, troppa velocità. Ai -8, mentre Blaney ha “passato” Ty Dillon, Truex è sceso in sesta posizione ed ora sarebbe qualificato per un solo punto.

Davanti intanto c’è una nuova fuga a quattro. Gragson insieme a Reddick ha fatto saltare anche Cassill e così ora dietro alla Ford di Cindric ci sono ben tre Chevrolet di cui una del compagno di squadra di Austin Dillon che deve assolutamente vincere per qualificarsi ai playoff.

Ai -7 si decide praticamente mezza corsa ai playoff. Pure Jones è costretto al ritiro per i troppi danni subiti. Aveva due giri di vantaggio su Blaney che così ha il tempo per scavalcarlo. Dunque Ryan e Martin sarebbero ora a pari punti e la #12 ha dalla sua il tie-breaker per il miglior risultato parziale. Blaney non può perdere posizioni, dunque tocca a Truex recuperarne, ma la #19 non ne ha. E quindi Martin deve tifare Cindric (o Gragson, o Reddick, in sintesi tutti tranne Austin Dillon, l’unico a pieni giri in grado di ribaltare tutto).

Truex ha ancora Cassill vicino a sé e quindi potrebbe sorpassarlo ai -6 ed ai -5, ma contro Martin arriva un’altra condanna: Custer fora e bacia il muro. Cole non sparge detriti (quindi non arriva una caution) e riesce ad andare ai box a passo d’uomo perdendo il giro di vantaggio abbondante che aveva su Blaney il quale virtualmente dunque è a +1 su Martin.

Ormai per la #19 il destino non è nelle proprie mani e l’ultimo segnale è che ai -4 Truex viene passato persino da Ragan, Ware e McLeod. A questo punto il gruppo dei quattro leader ha 2″ su cinque inseguitori, Kyle Busch è a 20″, Wallace a -1, Logano e Gibbs a -2, Bowman a -3, Blaney a -6, Custer a -7.

Si aspetta solo di vedere come Austin Dillon attaccherà Cindric, ma nessuno si aspetta una mossa in curva1 ai -3. La manovra non piace ai più infatti, pur essendo in 3 contro 1, Austin decide di spingere l’omonimo quando sono ormai sul banking. Austin dirà dopo: “Non sapevo che la #2 fosse già in curva” e la frase si commenta da sola. Cindric ovviamente sbanda, deve alzare il piede e facendo ciò crea scompiglio alle sue spalle.

La manovra di Dillon oltre che eccessiva se proporzionata alla situazione, forse rivaleggia con quella di Almirola come mancanza di lungimiranza, infatti il gruppetto dei quattro esplode e permette agli altri cinque di recuperare rimettendo in gioco persino Truex. La sua fortuna però è che alle sue spalle ora ci sia il compagno di squadra Reddick che ovviamente difenderà strenuamente la vittoria della #3. Sul traguardo ai -2 Austin Dillon, Reddick, Cassill, Gragson, Ragan, Ware, Cindric, McLeod e Truex sono racchiusi in appena 1.111″.

Il penultimo giro non vede grossi movimenti, le Ford tentano una manovra improvvisata con Ragan, Ware e Cindric e Gragson perde posizioni preziose. Reddick difende tutti gli attacchi, ma – con tutto il rispetto per Cody – le difese su Ware non sono impossibili da mettere in atto. E quindi Austin Dillon può festeggiare una vittoria arrivata dall’alto, infatti il primo ad essere ringraziato non è il team bensì Gesù.

Austin Dillon conquista così la quarta vittoria in carriera (nessuna in condizioni limpidissime) davanti a Reddick, uno Cindric che con un giro in più sarebbe tornato a lottare per il successo e che nel post-gara è più deluso che arrabbiato dalla manovra subita, Cassill, Gragson, Ware, McLeod, Truex e Ragan racchiusi in soli 0.579″. Kyle Busch chiude la top10 a 41.7″, seguono Wallace a -1, Logano e Gibbs a -2, Bowman a -4, Blaney a -6, Custer 16° a -7, tutti gli altri ritirati tranne LaJoie 30° a -23 e beffato perché se fosse uscito dal garage 2 minuti prima avrebbe passato molti ritirati.

Un paio di statistiche, fra cui una “coincidenza”: l’ultima 400 miglia di Daytona iniziata alle 10 di mattina fu quella del 1990. A vincerla fu la #3, allora ovviamente guidata da Dale Earnhardt ed ora da Austin Dillon (guai ovviamente a fare paragoni fra i due). Cassill, Gragson, Ware e McLeod ottengono tutti il miglior risultati in carriera, ma il fatto che gli ultimi cinque in griglia abbiano concluso tutti nella top10 non succedeva in Cup Series da quasi 60 anni e questo fa vincere ad un fortunato scommettitore un milione di dollari.

Mentre Austin Dillon, moglie, figlio e team festeggiano un insperata qualificazione ai playoff, è facile fare i conti per il 16° e ultimo posto utile. Nella parità spannometrica degli incidenti subiti, Blaney sicuramente è stato quello notevolmente avvantaggiato dal big one sotto la pioggia perché ha recuperato tutte le posizioni perse. Truex viene eliminato per appena tre punti, sul traguardo doveva arrivare quarto (la posizione che aveva all’inizio dell’ultimo stint) e la beffa è ovviamente più grande dei 0.317″ sul traguardo.

Una convulsa Daytona che farà discutere molto per quanto successo in gara però viene oscurata dal reset del punteggio. Chase Elliott aveva già vinto la regular season, ed ora rimane in vetta alla classifica a quota 2040. Logano approfitta anch’egli del big one e il 12° posto gli basta per essere “vicecampione”, prendersi a sorpresa 10 playoff point e partire da 2025. Il resto è la sintesi del 2022 con 14 piloti racchiusi in 15 punti. Ogni incidente, non necessariamente in stile Daytona, da qui in poi rischia di essere fatale per chi sogna il titolo.

I risultati odierni

La classifica della “Coke Zero Sugar 400”

La classifica generale

Così in campionato al termine della regular season della NASCAR Cup Series 2022

Questa invece la griglia dei playoff dopo il reset del punteggio:

NASCAR Cup Series classifica inizio playoff 2022

Le altre categorie

Xfinity Series: Jeremy Clements ottiene una vittoria da sogno a Daytona

I prossimi appuntamenti

Il prossimo weekend a Darlington inizieranno i playoff della Cup Series con la tradizionale Southern 500; la gara verrà disputata nella notte fra domenica e lunedì. Sabato sera, invece, sempre a Darlington proseguirà la regular season della Xfinity Series. Ancora un turno di riposo per la Truck Series che tornerà in Kansas la settimana successiva.


Immagine: Media NASCAR

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