Brembo

NASCAR | Cup Series: Austin Dillon elimina Logano ed Hamlin per vincere a Richmond

di Gabriele Dri
NascarLiveITA
Pubblicato il 12 Agosto 2024 - 21:10
Tempo di lettura: 26 minuti
NASCAR | Cup Series: Austin Dillon elimina Logano ed Hamlin per vincere a Richmond
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Sorpresa di giornata, Dillon è in testa a due giri dalla fine quando una caution manda tutto all’overtime. All’ultima curva il pilota del RCR risolve tutto fra le polemiche


Si inizia parlando di gomme e si finisce parlando di tutt’altro. Avevo chiuso la cronaca di Indianapolis tre settimane fa scrivendo: “La NASCAR va in vacanza per la pausa olimpica come solo sa fare: con rimpianti e polemiche.” Bene, a Richmond non ci sono stati nemmeno i rimpianti, solo polemiche per quanto successo all’ultima curva, con Austin Dillon (che prima dell’overtime avrebbe meritato un clamoroso e inaspettato successo) che prima manda in testacoda Logano e poi si tocca con Hamlin mandando ko entrambi gli avversari e prendendosi una discussa e poco limpida vittoria.

La gara

La pausa olimpica della NASCAR termina proprio in contemporanea alla chiusura del sipario sulla cerimonia di commiato e del passaggio del testimone fra Parigi e Los Angeles (con inquadrature anche sul LA Coliseum che sarà stadio olimpico per la terza volta ma è stato anche sede del Busch Clash negli ultimi due anni).

Prima però ci sono state tre settimane e due weekend ricchi di notizie fuori e dentro la pista nonché una giornata di sabato con prove libere e qualifiche.

Detto della vittoria post-matrimonio di Daniel Suárez in NASCAR Brasil a Interlagos (primo pilota NASCAR a vincere in tre categorie internazionali dopo Messico e USA non solo in generale ma pure nello stesso anno), di Spire Motorsports che ha scaricato all’improvviso Corey LaJoie malgrado il contratto e quindi il mercato ha ripreso improvvisamente vigore, del ritorno di Montoya al Watkins Glen per una gara con 23XI Racing, degli infortuni di Busch (nell’incidente di Indianapolis con polso slogato e ancora dolorante dopo 20 giorni) e del crew chief di Bell (entrambe le ginocchia ko tuffandosi dal trampolino e costretto a rimanere in sede) e di tante altre cose, il tema principale di Richmond sono le gomme.

Dopo le prove effettuate alla All-Star Race di North Wilkesboro (ma anche in una edizione passata a Charlotte col ricordo nascosto sotto il tappeto), si tenta di salvare la Next Gen sugli short track introducendo la variabile delle gomme morbide da affiancare a quelle “tradizionali”. E, dato che il banking è basso, ci sono anche quelle wet e quindi la NASCAR all’improvviso deve imparare dalla F1 con gomme prime (le tradizionali con le scritte gialle), quelle option (dal colore rosso, anche se la visibilità è ridotta) e le wet (bianche).

Per il weekend di Richmond ci sono tre set di gomme cosiddette morbide/option a disposizione, uno per una sessione di libere allungata a 45′ e due per la corsa, liberamente utilizzabili in qualunque momento oltre ai sei treni di pneumatici prime nuovi ed uno, sempre prime, ereditato dalle qualifiche. L’unico divieto è fare mix fra set di mescole diverse.

Sabato pomeriggio, con la coda della tempesta Debby passata diverse ore prima, è dunque ora di prove libere per le 37 vetture (le tradizionali 36 con in questo caso Herbst sulla #15, Ty Dillon sulla #16 ed il debutto in Cup Series, anticipato rispetto alla prevista Daytona per ordine della NASCAR, di Parker Retzlaff sulla #66 del MBM Motorsports) con 45′ a disposizione e un set per ciascuna mescola da provare.

Al termine di una sessione difficile da decifrare, visto anche il leader, al comando c’è Austin Dillon che precede le Toyota, favorite per la corsa, di Wallace (alla caccia dell’ingresso in top16), Bell e Truex e con Zane Smith ed Hocevar a seguire. E invece Dillon sarà a sorpresa velocissimo per tutto il weekend. In coda invece un enigmatico Hendrick Motorsports con Bowman 27°, Larson 32° (nel bel mezzo di una campagna vincente ai Knoxville Nationals), Byron 35° ed Elliott 36°.

Dopo una pausa leggermente più lunga del solito si va in qualifica con il consueto cervellotico format e le gomme tradizionali. A conquistare la pole è un Denny Hamlin che dopo il primo round aveva il tempo peggiore dei 10 piloti che hanno passato il turno. A seguire in griglia di partenza Truex, Berry, Elliott, Bell, Austin Dillon, Buescher, Wallace, Logano e Reddick.

In una Richmond che pare ancora spenta, un po’ per il ritorno in pista dopo due weekend di pausa, un po’ anche per le voci di corridoio che vedrebbero la pista della Virginia perdere una delle due tappe in calendario nel 2025, la corsa può iniziare senza alcun penalizzato e con qualche minuto di ritardo, evidentemente la coda a sorpresa con “My Way” nella cerimonia di Parigi ha costretto la NBC (detentrice dei diritti di entrambi gli eventi) a rallentare il pre-gara di Richmond, la corsa, quartultima della regular season, può avere inizio.

Tutte e 37 le vetture hanno le gomme normali/tradizionali/prime montate, infatti il responso delle prove libere è stato abbastanza chiaro: gli pneumatici option danno un vantaggio notevole nei primi 20/30 giri dello stint, poi a seguire una fase di crossover non netta e solo dopo 40-50 giri un decadimento delle prestazioni della mescola morbida, ma non un tracollo. Quindi molti team, visto questo responso, preferiscono essere prudenti e tenersi i due set jolly nel garage fino alle fasi decisive a meno di ribaltoni necessari.

Al via Hamlin rimane al comando difendendosi dagli attacchi di Truex dall’esterno, seguono poi Berry, e Bell mentre Elliott viene attaccato e passato anche da Wallace e Logano. A chiudere la top10 Buescher, Dillon e Byron che ha scavalcato Reddick. Ottima rimonta iniziale per Chastain che, tutto dalla seconda o terza corsia, entra in top15. Cede subito invece Busch, ancora con una fasciatura rigida al polso, che scivola in fondo alla top20.

Berry ha dimostrato di averne di natura sugli short track, ma forse la sua vettura era più adatta alla qualifica e così la coppia Hamlin-Truex allunga subito mentre Josh si vede pressato da Bell. Il sorpasso arriva al giro 18 quando però la #20 ha perso 2.6″ dalla vetta. In top10 e nei paraggi altri movimenti: Logano supera Wallace e Chastain fa lo stesso con Larson seguito da Gibbs (altra gara anonima per Ty), Cindric e Busch si scambiano un po’ di vernice così come Gilliland e il muretto di curva2.

Bell è in grande forma su una delle sue piste preferite e in poco tempo raggiunge la coppia al comando mentre Berry inizia la sua lenta e inesorabile discesa nella top10 con Josh che prova a resistere ad esempio a Wallace ma dopo un paio di giri di incroci e controsorpassi deve lasciar andare la #23. A metà prima stage (giro 35 di 70, 400 quelli totali), Hamlin ha 1″ su Bell che ha appena passato Truex, 4″ su Logano, 6″ su Wallace, 7″ su Berry, Elliott, Buescher ed Austin Dillon, 9″ su Byron e Reddick, 10″ su Blaney. 12″ su Chastain e Larson.

https://twitter.com/NASCAR/status/1822761519282606389

La competitività del gruppo è data dal fatto è che tutti e 37 i piloti siano ancora a pieni giri, ma Hamlin a questo punto vede la coda del plotone rappresentata dal debuttante Parker Retzlaff che sta portando la #66 alla prima vera buona prestazione dell’era Next Gen (anche se alla lunga il pilota del team di Jordan Anderson in Xfinity Series chiuderà staccato di sei giri) e quindi in testa ci si ricompatta.

Mentre Berry perde la posizione anche da Elliott ed Austin Dillon, con quest’ultimo che poco prima aveva scavalcato Buescher, al giro 46 Bell aggira Hamlin e si porta al comando allungando subito. Truex prova ad approfittare di questo, ma rischia di finire nel panino fra il doppiato Herbst ed Hamlin in curva4 e così deve alzare il piede. Il finale vede poco movimento: Bell quasi perde il controllo in curva1 all’esterno per passare Haley (il quale poi per poco non finisce a muro in curva4 nella lotta per il lucky dog con McDowell) e pure Reddick scavalca Berry.

Bell vince una tranquilla (come da tradizione ormai a Richmond) prima stage precedendo Hamlin di 1.6″, Truex di 2.0″, Logano di 3.2″, Wallace di 6.3″, Elliott di 7.9″, Dillon di 8.7″, Buescher di 10.0″, Reddick di 11.3″ e Berry di 12.2″; a seguire Chastain, Byron, Larson, Blaney, Suárez, Hocevar, Gibbs, Busch, Cindric (senza servosterzo ma lo si scoprirà solo a gara finita) e Gilliland. A pieni giri anche Bowman, Zane Smith, Preece, Stenhouse, Briscoe, un Keselowski mai presente, Jones e Gragson. McDowell (29°) è il lucky dog.

Il primo giro di soste vede già parecchio movimento: Bell mantiene la prima posizione ma, uscendo dallo stallo, tocca Jones che invece sta entrando nel suo e lo fa girare di 90° per una sosta anomala ma regolamentare; per la #20 muso leggermente ammaccato. Detto dello speeding di Ty Dillon, del rischio corso da Gragson con Truex e del pit lento di Wallace, irrompe sulla scena in vista della seconda stage (come da tradizione di Richmond) la strategia: Suárez e McDowell, infatti, sono i primi due a provare il set di gomme option.

https://twitter.com/NASCAR/status/1822766837307720002

Il riferimento di partenza dopo 80 giri percorsi (dunque con 150 netti da disputare, da vedere se con una o due soste), è la 15esima posizione di Daniel e la 29esima di Michael. Quanto fanno la differenza gli pneumatici morbidi? Beh, basta dire che al giro 93 Suárez è già al comando mentre McDowell al giro 95 è 14°. Il ritmo della #99 e della #34 è impressionante, ma anche previsto.

https://twitter.com/NASCAR/status/1822767975570534696

Nel frattempo è successo anche altro, ad esempio Hamlin dall’esterno è ripartito bene e dopo cinque giri di lotta supera Bell e torna al comando. Alle loro spalle Logano ha scavalcato Truex mentre Elliott chiude la top5. Ma sta arrivando Suárez che, dovunque trovi un varco, passa senza trovare ostacoli, anche perché i leader sanno di non avere speranze in questa situazione strategica e quindi non oppongono troppa resistenza.

Dopo che è passato al comando, a Suárez dicono che non serve spingere, che le gomme saranno ancora performanti per circa 30-35 giri ed è meglio che le risparmi per la fase di doppiaggi. Daniel esegue ma anche senza volerlo al giro 100 ha 3″ di vantaggio su Bell che proprio in questo passaggio è tornato davanti ad un Hamlin che dice “più forzo e più vado lento”. McDowell pure lui non si è fermato e il suo recupero da lucky dog termina al settimo posto.

Dopo circa 25 giri dalla bandiera verde avviene il punto di crossover e Bell prima pareggia e poi migliora i tempi sul giro di Suárez iniziando il suo recupero sul leader. Un recupero che si fa ad elastico perché la #99 ha già raggiunto la coda del gruppo per un nuovo turno di doppiaggi.

Nemmeno il tempo di capire se Christopher possa o meno sorpassare Daniel ed inizia un nuovo giro di soste. Burton e Briscoe sono i primi al giro 120, al passaggio successivo è la volta, a sorpresa, di Bell il quale dunque dividerà la seconda stage in tre stint asimmetrici visto che sono passati 40 giri dalla ripartenza e ne mancano ancora 110 alla fine. A seguire la #20 nello stesso giro è anche Cindric, poi al passaggio successivo Suárez è costretto a coprire insieme a Truex, 0.75 miglia più tardi Logano, Chastain e Wallace, un altro giro dopo Hamlin che lascia Elliott al comando fino al giro 127.

Tutti i leader montano gomme prime (quelle tradizionali) mentre più indietro a tentare quelle morbide sono Cindric, Briscoe, Zane Smith, Burton, Berry, Hemric, Jones e Gilliland. Buescher nel frattempo stava ripartendo con una ruota mal fissata e la successiva retromarcia con sosta prolungata lo fa finire fra i doppiati.

Dopo il pit stop di Blaney rimangono davanti ai -100 tre potenziali big: Larson, Reddick e Byron. La sosta della #24 al giro 132 sembra la classica situazione che fa finire William nel limbo fra una e due soste; il successivo pit stop anticipato al termine di uno stint su pneumatici “duri” penalizza ulteriormente il giudizio sulla strategia di Byron in una corsa in cui è stato complessivamente anonimo. Passa poco e va ai box anche Kyle Busch e pure per lui il pit stop è disastroso con la posteriore sinistra che fa fatica ad avvitarsi e tanto tempo perso.

Nel frattempo Bell (che nell’undercut ha sorpassato la #99) e Suárez, entrambi su gomme gialle, stanno recuperando sulla coppia Larson-Reddick e al giro 144 Christopher torna al comando; i due si fermeranno qualche giro più tardi esattamente a metà stage convalidando la loro (e anche quella di Stenhouse più staccato) scelta strategica. Decisamente più lungo va invece Keselowski che si ferma ai -76, solo che Brad monta gomme morbide e da qui può solo che andare fino al fondo della stage e questa pare proprio una scelta disperata. Penalità invece (meccanico che tira qualcosa al di là del muretto) per un LaJoie invisibile.

Passa poco ed un Jones in crisi sulle morbide apre il secondo giro di soste, seguono ai -70 Preece, Briscoe e Cindric che erano sulla stessa strategia, poi è la volta di Berry, Gilliland (speeding), Smith e Gragson.

Ma ai -60 è la volta di nuovo dei leader, forse in leggero anticipo rispetto alle previsioni, ai box. Truex (tornato terzo davanti a Logano ma a 3″ da Suárez e quasi 4″ da Bell) pitta, il messicano copre subito con McDowell, Wallace, Dillon, Hocevar e Buescher non sapendo però che la sosta della #19 è eterna perché la posteriore sinistra non è stata mal fissata, proprio non si è attaccata e quindi è necessario fermare Martin prima del disastro. Poi è la volta di Hamlin al giro 173, Logano e Blaney al 174 e del leader Bell al 175. L’overcut però è decisivo e il leader virtuale torna ad essere Suárez con circa 3″ sulla #20.

Poi, come il precedenza, a chiudere questa fase è Elliott ai -53 mentre Reddick (che nella sua sosta aveva superato la #5) e Larson sono in fase di crociera per andare fino a fondo stage. Ai -50 è la volta di Busch che azzarda le gomme morbide dopo che la disastrosa sosta precedente lo aveva lasciato quasi doppiato.

La strategia di Reddick e Larson paga ma solo in parte visto il guadagno marginale, infatti già ai -45 Suárez è tornato effettivamente al comando della corsa, Bell prova a recuperare il ritardo e sembra in grado di farcela, ma sul più bello ad una ventina di giri da fine stage rimbalza indietro a 2″ e alza virtualmente bandiera bianca.

Gli ultimi giri della stage scorrono anche qui tranquilli: sul più bello le gomme di Busch (sulle morbide come quelle di Gibbs) cedono e quindi Kyle finisce doppiato. Perdono terreno anche Reddick e Larson con Kyle che esce dalla top10 a vantaggio di uno scatenato Hocevar che non ha ancora usato le gomme dalla spalla rossa. Carson riesce persino a scavalcare nel finale Truex che si vede raggiunto e superato da Elliott (per il disappunto di Martin che con un bump poco motivato si fa sentire sulla #9 nel break) per l’ultimo punto.

Suárez sfrutta magnificamente le gomme morbide (ma poi nei due stint successivi ha tenuto il ritmo dei leader) vincendo la seconda stage davanti a Bell (+0.75″) e Hamlin (+3.5″); staccatissimi ad oltre mezzo giro Logano (+12.7″), Dillon (+13.1″), McDowell (+13.8″, pure per lui strategia che ha pagato), Reddick (+14.0″), Wallace (+17.4″, tornato così virtualmente qualificato per i playoff ai danni di Chastain), Hocevar (+20.1″) ed Elliott (+20.6″). A pieni giri in una stage molto selettiva sul ritmo anche Truex, Chastain, Byron, Blaney, Larson e Stenhouse; Berry (17°) è il lucky dog beffando Busch.

Il secondo break riapre completamente il discorso strategie perché la maggior parte del gruppo ha ai box entrambi i set di gomme morbide e, sulla carta, tre stint fino al traguardo. La stima, infatti, dice che solo 12-14 piloti finora hanno utilizzato un treno di pneumatici option. E infatti dei 17 piloti a pieni giri ben 16 optano per montare le option, incluso McDowell che dunque esaurisce così i bonus a disposizione. L’unico a dover giocare in difensiva è ovviamente Suárez che dovrà cedere la prima posizione all’uscita dai box a Bell rimanendo davanti ad Hamlin, Logano, Dillon, Reddick, McDowell, Wallace, Truex ed Elliott.

Nel break c’è il tempo però per un intermezzo decisamente imprevedibile: dato che è rimasto fra i doppiati, Busch ha avuto più tempo per la sosta e si è fatto passare nell’abitacolo un paio di forbici. Durante i successivi giri dietro la pace car Rowdy si toglie il guanto sinistro ed inizia a tagliare la fasciatura al polso, diventata evidentemente troppo stretta. Poi completa l’opera, rimettendosi il guanto appena in tempo prima della ripartenza che avviene a 160 giri dalla fine, dunque per 10 giri in più da disputare rispetto alla seconda stage.

Suárez viene inghiottito immediatamente dal plotone e scivola in coda mentre Bell rimane al comando su Hamlin, Logano, Reddick e Dillon. Due le sorprese dei primi giri: Denny viene superato da Joey per la seconda posizione e Truex soffre in fondo alla top10. Dopo qualche giro Martin inizia ad aprirsi via radio con un eloquente “no power”. La pausa non è servita dunque per il Joey Gibbs Racing a risolvere i problemi ai motori e così dopo la valvola di Bell a Gateway, il fumerone da conclave di Hamlin a Sonoma, ed il cocktail malefico uscito dagli scarichi di Gibbs a Pocono (per non parlare della Xfinity Series), ora arriva il ritiro anche per Truex che saluta così le residue speranze di vittoria della regular season.

La classifica rimane abbastanza stabile in questo stint in cui praticamente tutti corrono alla pari, Bell mette un piccolo margine su Logano che però ha un pedale del freno che non fornisce le giuste sensazioni, Blaney invece è in forma e supera prima Byron, poi Hocevar ed infine Chastain salendo all’ottavo posto.

Tutto sembra tranquillo, tutto sembra in controllo per Bell. Poi arriva il giro 279.

Sono passati appena 40 giri dall’inizio della stage e ne mancano dunque 120 a fine gara. Decisamente troppo presto per una sosta, sarebbe come dividere in quattro e non in tre l’epilogo di Richmond. E invece Hamlin, Byron, Larson e Bowman (speeding) vanno già ai box a togliere le gomme morbide e tornare sulle prime. Al giro successivo sono obbligati ad andare in pit lane Logano, Reddick, Wallace, McDowell, Chastain, Berry, Hocevar e Stenhouse, un altro giro dopo il leader Bell con Dillon. L’ultimo, con una sosta lenta che rovina tutto il recupero precedente, al giro 282 è Blaney.

L’unico a rimanere in pista è, ovviamente, Daniel Suárez che prosegue sulla sua strategia. Nel frattempo arriva la notizia che ribalta la corsa: speeding per Bell in uscita dai box che butta così la vittoria. A ereditare la leadership virtuale però non è Logano bensì Hamlin. E la gara è completamente riaperta. Ai -115 il messicano ha 8.7″ su Hamlin, 9.4″ su Logano, 11.7″ su Reddick e 13.4″ su Dillon, ma ovviamente sta perdendo terreno. Chi accende però i razzi è Austin che inizia ora un clamoroso e inaspettato recupero su chi lo precede.

Daniel si ferma ai box a 107 giri dalla fine, dunque in media ponderata perfetta per andare al traguardo con due soste, seppur sia momentaneamente doppiato e nemmeno lucky dog dietro a Gilliland. Hamlin ai -100 dunque è al comando con 0.5″ su Logano, ma Dillon è già pericoloso dato che è ha superato e staccato Reddick; Austin è quindi terzo a 1.5″ e Tyler quarto a 3″, Wallace chiude la top5 ma a 8.5″.

Si capisce che la situazione è tesa, in vetta il terzetto composto da Hamlin, Logano e Dillon si sta ricompattando in vista dei doppiaggi e dal punto di vista strategico la loro situazione pare molto incerta. In tutto questo arriva Suárez a sdoppiarsi mentre Denny ridoppia Busch (che completamente alla deriva si fermerà ai -89) e così la #11 perde un po’ di velocità. I tre al comando sono racchiusi in 1″.

Ai -87 Dillon attacca Logano, sembra chiudere il sorpasso ma Joey reagisce e torna davanti. Hamlin così guadagna, ma non sembra il solito Hamlin di Richmond, gli manca qualcosa e così il suo vantaggio sulla coppia in lotta è di solo 1″. Dopo una decina di giri Dillon si rilancia e stavolta ai -75 sorpassa la #22.

Austin Dillon è arrivato a Richmond da 32° in classifica generale, zero top5 e persino zero giri in testa nelle prime 22 gare stagionale. La peggiore stagione della sua carriera dopo l’ennesimo cambio di crew chief in un team che sembra allo sbando vedendo anche Kyle Busch. Ma in questa situazione, invece, Dillon risorge dal nulla e fa paura a tutti, specialmente se il tuo cognome è Chastain, Buescher o Wallace e quello che vuoi di meno è che la linea rossa della qualificazione ai playoff si sposti di colpo un gradino più in alto.

Ai -70 Dillon arriva su Hamlin mentre Logano è già leggermente staccato e pochi secondi più tardi decide addirittura di andare ai box. E a 70 giri dalla fine non si possono montare le gomme option, bisogna per forza andare sulle prime e sperare che il fatto di aver lasciato dietro il muretto un treno di pneumatici morbidi non sia alla bandiera a scacchi un rimpianto troppo grande da digerire. Ovviamente Joey si porta dietro tutti gli altri, McDowell e Larson ai -69, Chastain e Byron ai -68, Hamlin ai -67 con Reddick, Wallace e Berry. Ed è curioso che il primo giro in testa di Austin Dillon nel 2024 sia il numero 333. Poi anche la #3 va ai box e torna in pista virtualmente al terzo posto dietro ad Hamlin e Logano.

Dopo le soste di Elliott ai -65 ed Hocevar ai -64, sono solo in tre ad allungare e sono Bell, Stenhouse e Blaney, ma gli occhi di tutti sono sulla #99 che recupera terreno sui leader effettivi e che nei giri successivi pitteranno ad uno ad uno al punto che Daniel 57 giri dalla fine, proprio mentre Dillon sorpassa nuovamente Logano in un mare di doppiati, torna al comando e sembra avere una buona chance strategica.

Hamlin, Dillon e Logano sono tutti su gomme prime e stanno raggiungendo la #99 ovviamente con un vantaggio di prestazioni. Ai -53 Denny supera Daniel e si porta al primo posto seguito da un Dillon al quale dicono di essere paziente perché sul long run è più veloce. In questa fase perdono terreno sia Logano (2″) che Suárez (4″, forse troppo al punto che verrà scavalcato anche da Reddick) e quindi davanti rimangono in due.

Fra i -45 e i -40 due soste importanti, la prima è quella di Blaney (l’ultimo degli audaci) e l’altro è Suárez. Entrambi si possono concedere il jolly e quindi montano gomme morbide per andare fino in fondo. Daniel torna in pista come prima da secondo dei doppiati, ma lo resterà brevemente. Ai -38 si ferma anche Busch che quindi cambia strategia da una a due soste.

Ai -35 Dillon inizia a premere su Hamlin e si capisce che anche in questa fase è più veloce, prima cerca l’esterno e poi trova il varco all’interno completando il sorpasso ai -28. E da qui si invola, non ce n’è per Hamlin, ancora meno per Logano, anche Suárez che gira quasi un secondo al giro più veloce sembra essere troppo lontano dato che si è sdoppiato poco prima involontariamente aprendo una porta su Hamlin a vantaggio di Dillon.

Mentre Suárez (e anche Blaney) recuperano terreno, ormai sembra inevitabile la vittoria di Dillon che ai -5 ha 2.9″ su Hamlin, 4.2″ su Logano, 4.9″ su Reddick, 5.7″ su Wallace, 6.1″ su Suárez che si è arenato da un paio di giri nella rimonta proprio contro Bubba, 14.5″ su Chastain, 17.2″ su Bell, 17.9″ su Blaney e 18.5″ su Larson con i soli Hocevar, McDowell, Berry, Elliott, Byron e Stenhouse a pieni giri anche se Ricky sta per essere doppiato.

E invece c’è sempre un colpo di coda in questa stagione della NASCAR Cup Series. La gara è stata completamente pulita fino a questo momento e lo è per complessivi 399 giri e qualche metro sui 400 totali, poi l’imponderabile che lascia di stucco. Proprio davanti al parabrezza di Dillon, Stenhouse (come detto ultimo a pieni giri) e Preece (ultimo a -1 e 21°) si toccano in un incidente che ha quasi dell’imbarazzante proprio perché i due non erano in lotta direttamente per la posizione, eppure Ricky forza l’ingresso e un po’ arriva lungo, Ryan invece stringe troppo e quindi il contatto è inevitabile.

Si va dunque all’overtime e questa è una brutta notizia per Suárez in quanto la scommessa di tutti gli altri crew chief, quella di tenersi ai box un set di gomme morbide, si rivela vincente anche se comune a tutti gli avversari. Tutti vanno ai box e Dillon ne esce ancora al comando, solo che stavolta è seguito da Logano, Hamlin, Reddick, Wallace, Suárez (che deve montare un set nuovo di prime), Chastain, Blaney, Larson e Bell.

Al choose cone Dillon tiene l’interno mentre Logano non può che andare all’esterno e si va così alla bandiera verde dei -2. E Joey stupisce tutti, almeno in questa serata, non in generale conoscendo la sua abilità sugli short run, infatti aggira agilmente Dillon e già in curva2 è al comando. Curva3, curva4 e poi di nuovo curva1 e curva2 dell’ultimo giro: Logano sembra in controllo, ha circa una lunghezza di buco fra di sé e la #3. Poi però l’inevitabile in un sistema che obbliga i piloti a vincere per qualificarsi ai playoff.

Quello di Austin Dillon non è un bump&run, è un dump&run infatti Logano finisce in testacoda e si appoggia al muro, nulla di nuovo (nemmeno per Joey onestamente ad esempio con Byron a Darlington un paio di anni fa), tuttavia la manovra appare subito come poco ortodossa e ancor meno apprezzabile.

Ma non è ancora finita, questo è avvenuto infatti in curva3, manca curva4. Dillon nella manovra ovviamente è finito lungo e quindi Hamlin sta cercando di infilarsi all’interno. A prima vista sembra davvero che Dillon punti verso la posteriore destra di Denny con l’intenzione di centrarlo, intenzione che viene esaudita dato che Denny si gira e finisce pure lui contro il muro, poi al replay forse non è così tutto limpido, dato che Hamlin si sta allargando, forse sottostimando la velocità della #3 che invece sta cercando di tornare verso il centro della pista.

L’esito però è lo stesso: Dillon nell’arco di due curve ha spedito a muro Logano ed Hamlin e, sotto caution, si prende una vittoria non pronosticabile da nessuno prima della bandiera verde. Alla moviola poi Hamlin viene classificato secondo davanti a Reddick, Wallace, Chastain, Bell, Larson, Hocevar, Elliott e Suárez che non si sa come riesce a salvare la top10 contro un mare di gomme morbide. A pieni giri anche Blaney, Busch, Byron, Berry, McDowell, Keselowski, Gilliland, Buescher e Logano che per quando si raddrizza è già tutto finito.

https://twitter.com/mola_italia/status/1822972921066787113

E scoppiano subito le polemiche. Che le manovre di Dillon non siano piaciute lo si capisce un metro dopo la linea del traguardo quando il primo a farsi sentire sul paraurti della #3 non è Hamlin e nemmeno Logano bensì Reddick il quale (dubito, nda) abbia avuto il tempo fisiologico di capire che con la vittoria di Austin la situazione in ottica playoff del compagno di squadra Wallace è tornata difficile, è proprio una reazione d’istinto.

Il primo a parlare in pit lane (dopo una sgasata vicino allo stallo della #3 per la quale quasi sicuramente sarà l’unico penalizzato) è Logano che chiude il discorso su Dillon dicendo di lui: “Ha fatto una manovra da codardo. Fa schifo, ha fatto schifo, oggi e in tutta la carriera (triplo eufemismo, nda)” mentre Hamlin rilancia prima dicendo “Oggi è stata passato decisamente un solco, non so quale ma è stato passato” e persino Reddick (ex compagno di squadra di Dillon) non è gentile nei suoi confronti. Poi Denny va a parlare con i commissari e sicuramente la conversazione non è stata pacata.

Intanto Dillon festeggia. E come festeggia? Prima di tutto ringraziando Dio (atteggiamento molto cristiano in effetti in pista, nda) con la figlia in braccio appena sceso dalla vettura (bel tentativo per evitare risse, nda), infine non si pente di quanto fatto ma si dice non contento di quanto fatto, anche se ha dovuto farlo due volte.

Ancor peggiore però è il comportamento di Richard Childress, suo nonno e proprietario del team. Infatti sono già emersi e pubblicati i team radio della #3 dell’ultimo giro in cui in sintesi lo spotter gli incoraggia a fare di tutto pur di passare Logano e poi, fra i due contatti, istiga con un “Wreck him! Wreck him!” (che però qualcuno interpreta come un “Wrecking! Wrecking!” riferendosi a Logano dietro di lui) a liberarsi pure di Hamlin. Il tutto condito da un patetico “Nonno è orgoglioso di te” da parte di Childress. E Richard rincara la dose in conferenza stampa negando tutti questi team radio quando ormai sono già di dominio pubblico. L’ennesima figuraccia del team negli ultimi mesi.

Ma il risultato viene, ovviamente, ufficializzato: Austin Dillon si tiene la vittoria di Richmond, la quinta in carriera, nessuna di queste veramente limpida dopo la Coca-Cola600 del 2017 con un finale fuel mileage, la Daytona500 del 2018 anche lì mandando a muro Almirola, la gara del Texas del 2020 con il teammate Reddick a fargli da paggetto e bloccare gli avversari ad ogni ripartenza di una fortunosa serie di caution ed infine la gara estiva del 2022 a Daytona, con tutti gli avversari eliminati dalla nuvola di Fantozzi non vista dalla NASCAR e anche lì Reddick a fargli da gregario altrimenti a battere Cindric da solo non ce l’avrebbe fatta.

La NASCAR promette che analizzerà il tutto in questi giorni per valutare delle penalità, tuttavia Austin Dillon è ai playoff. Ma più che di questo bisognerebbe preoccuparsi di altro davvero, ovvero come dice Hamlin dove sia il limite morale per ottenere una vittoria e quanto i commissari avrebbero dovuto e dovrebbero intervenire per evitare situazioni del genere. La NASCAR si porrà davvero questo dubbio oppure sfrutterà questo incidente che ha fatto storcere il naso alla maggioranza per fini promozionali come sempre successo? Ai posteri una sentenza forse fin troppo scontata.

I risultati odierni

La classifica della “Cook Out 400”

La classifica generale

Così in campionato a 3 gare dalla fine della regular season della NASCAR Cup Series 2024

Le altre categorie

Truck Series: Ty Majeski rimonta dal fondo e vince una gara ricca di caution

I prossimi appuntamenti

Nel prossimo weekend la NASCAR farà tappa in Michigan per un’altra tappa di avvicinamento ai playoff. Sabato sera in pista la Xfinity Series, domenica invece (diretta come sempre su Mola) la Cup Series. I Truck apriranno i loro playoff il 25 agosto a Milwaukee.


Immagine: Media NASCAR

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