NASCAR | Cup Series, Austin 2025: Bell trionfa al COTA resistendo agli attacchi di Byron e Reddick

Autore: Gabriele Dri
NascarLiveITA
Pubblicato il 4 Marzo 2025 - 09:00
Tempo di lettura: 25 minuti
NASCAR | Cup Series, Austin 2025: Bell trionfa al COTA resistendo agli attacchi di Byron e Reddick
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Clamoroso finale a quattro ad Austin: Kyle Busch resiste in testa finché può, poi cede la prima posizione a Bell che si difende fino al traguardo


Non c’erano dubbi che Christopher Bell fosse ormai un pilota completo, ma mancava ancora la ciliegina sulla torta per completare il set. Anzi ne mancavano due agli estremi per completare il set: superspeedway e road course. Nel giro di sette giorni il pilota del Joe Gibbs Racing ha vinto ad Atlanta ed Austin lanciandosi in vetta alla griglia playoff. In Texas il successo è arrivato in uno spettacolare finale all’attacco per superare Kyle Busch e in difesa da William Byron. Il tutto con Tyler Reddick pronto ad approfittarne. Una prova di freddezza incredibile e che merita di essere rivista e rivissuta.

La gara

Terza gara stagionale della NASCAR Cup Series 2025, prima su uno stradale e quindi se a sconvolgere l’ordine nella griglia playoff non ci hanno pensato Daytona ed Atlanta con le vittorie di Byron e Bell potrebbe farlo allora il COTA. Le polemiche sembrano spazzate all’improvviso per l’attesa di questa corsa per via del talento presente in griglia di partenza. Solo 37 le auto iscritte, dunque le 36 vetture con charter (con i 36 piloti a tempo pieno che per ora reggono tutti) più una vettura Open. Ed è una vettura da segnarsi col circoletto rosso sulla entry list.

Trackhouse, infatti, decide di far debuttare ad Austin Connor Zilisch, il giovane fenomeno americano già vincitore l’anno scorso a cavallo del compimento della maggiore età di 24 ore di Daytona e 12 ore di Sebring in classe LMP2 unite alla pole al debutto nei Truck al COTA e a pole+vittoria al debutto in Xfinity al Watkins Glen per non parlare dei successi con record di precocità in Trans Am. Zilisch a 18 anni, 7 mesi e 8 giorni con un successo potrebbe battere il record di vincitore più giovane in Cup Series superando nientemeno che Joey Logano che arrivò primo in New Hampshire nel 2009 all’età di 19 anni, 1 mese e 4 giorni. Connor, inoltre, è riuscito nell’impresa di riportare un marchio globale come Red Bull in NASCAR a 13 anni dall’improvvisa chiusura del team a fine 2011 che lasciò tanto amaro in bocca.

Sabato è giorno di prove libere e i piloti devono scoprire il nuovo layout del COTA, non più quello identico a quello usato dalla F1 e utilizzato nelle prime quattro edizioni dell’evento, bensì una versione rivisitata del layout National lungo circa 2.4 miglia, una in meno rispetto al giro completo. Già, devono scoprire perché nelle settimane precedenti alla gara vengono pubblicate sui social almeno un paio di versioni diverse del modo in cui viene disegnato il taglio che accorcia la pista perché non si sfrutta esattamente il layout National (già usato dal campionato Supercars nel 2013 con podio in gara4 di un certo Shane van Gisbergen) ma la strada parallela con le due curve di raccordo che presentano dei nuovi tratti asfaltati per creare le pieghe desiderate.

Per l’occasione, dunque, ai piloti vengono concessi 20′ aggiuntivi di prove libere con il format già visto l’anno scorso al Watkins Glen, ovvero le auto vengono divise in due gruppi (l’algoritmo nell’inverno è cambiato nonché la distribuzione nelle due parti con il Gruppo1 destinato ai piloti in fondo alla graduatoria e il 2 ai migliori), prima scende in pista il Gruppo1 per 20′, poi il 2 per altrettanti (e i tempi combinati restituiscono i risultati delle FP1), poi immediatamente si ripete il giro per quelle che vengono considerate FP2.

Le due sessioni scorrono via senza grossi problemi (tre i testacoda rispettivamente per Ware, Stenhouse e Wallace) ed i piloti si acclimatano a pista e gomme che sono più morbide e bisogna capire quanto velocemente di degradano. In entrambe le sessioni di libere il miglior tempo è di Shane van Gisbergen (1’38.855″ nelle FP1 davanti a Bowman, Zilisch, Larson e Allmendinger, 1’38.846″ nelle FP2 precedendo Byron, Hocevar, Blaney e Bowman).

Poi si va dritti in qualifica con il nuovo format: niente secondo round, semplicemente 20′ per il Gruppo1, 20′ per il Gruppo2 e la griglia determinata dai tempi combinati in maniera molto semplice, un deciso testacoda dai format arzigogolati degli scorsi. Fondamentale indovinare il primo giro perché altrimenti una seconda chance potrebbe essere limitata dalle gomme consumate. Già nel Gruppo1 c’è la (relativa) sorpresa perché fra tutti i favoriti ed esperti dei road course il miglior tempo – e dunque la pole provvisoria – va a Daniel Suárez (1’38.820″) che precede SVG, Allmendinger, Gibbs, Zilisch (che arriva leggermente largo all’ultima curva) e Byron mentre Cindric sbaglia tutto e si mette in fondo.

Il Gruppo2 ribalta tutto: prima arriva Hocevar a migliorare il tempo della #99, poi è la coppia del 23XI Racing che si trova insieme in pista non volendo e si tira la volata a vicenda fino alla prima fila; ci sarebbe anche Herbst ma un taglio nelle Esses vede il suo tempo cancellato. La pole position va a Tyler Reddick (1’38.344″) che precede Wallace, Elliott (che aveva sbagliato il primo tentativo, ma riesce ad abortirlo in tempo salvando le gomme), Hocevar, Suárez, SVG, Larson, Busch, Chastain e Gilliland, unica Ford in top10 per un ovale blu che appare abbastanza sottotono (per essere gentili); Zilisch si piazza 14° dietro Hamlin, Allmendinger e Gibbs.

Dopo aver retrocesso in fondo il solo Zane Smith per modifiche in parco chiuso, può avere inizio una gara da 95 giri che, tuttavia, per qualcuno può avere già fine nell’imbuto di curva1. E infatti al tornantino arrivano due incidenti, separati ed allo stesso tempo collegati. Il primo contatto nasce da un tuffo di Chastain all’interno di Elliott aprendo un 5-wide che rischia di essere quasi 6-wide. La #1 colpisce la #9 mandandola in testacoda e danneggiando la sospensione; non può evitare la Chevy Todd Gilliland che si ferma appena in tempo, ma così facendo innesca la seconda parte dell’incidente.

Hamlin scarta a destra per evitare la Ford, tocca il compagno di squadra Gibbs (che rischia il decollo come al Clash), il quale a sua volta rovina contro l’incolpevole Zilisch che rimedia una foratura all’anteriore destra (Byron alla sua destra ne esce quasi indenne) mentre la #11 rimane senza passaruota anteriore destro. Dunque, due dei favoriti finiscono già in coda al gruppo ben staccati dopo un passaggio ai box.

Nel frattempo là davanti Reddick ha mantenuto la prima posizione davanti a Wallace, Hocevar, van Gisbergen, Busch, Larson, Suárez, McDowell, Byron ed Allmendinger. I piccoli spostamenti nelle prime posizioni sono ancora destinati ad aumentare. Già dai primi due giri si capisce che Bubba è un po’ impiccato per stare in scia al compagno di squadra e la #23 ad ogni frenata sbanda vistosamente. Hocevar non riesce a tenere il ritmo delle Toyota e viene infilato da SVG e Busch, Suárez, invece, è sotto pressione di Larson, tuttavia Kyle non riesce a passare. Più dietro va veloce McDowell che scavalca prima Allmendinger e poi Byron (il quale poi reagirà).

La vera reazione, tuttavia, è in fondo al gruppo ma non è di quelle buone: al terzo giro in uscita dell’ultima curva Ty Dillon manda largo Cindric il quale tiene giù il piede e sul traguardo manda in testacoda (secondo gli indizi ottenibili dalle immagini in maniera volontaria e plateale) la #10 che quasi contro il muro e rimedia un muso danneggiato perché da dietro arriva Zane Smith e lo colpisce. Si aspettano in settimana eventuali penalità per Austin.

Mentre al giro successivo c’è un testacoda di Gragson, al comando van Gisbergen ha raggiunto Wallace e al quinto giro si prepara al sorpasso su Bubba. Non sarà necessario: la #23 è la prima auto penalizzata per taglio delle Esses (l’unico track limit in vigore) e quindi Wallace deve eseguire uno stop&go letterale che da questa edizione deve essere completato nel tratto di pista creato dalla MotoGP per il LLP. L’attesa della #88 permette a Busch di tornare sotto. Quando Wallace sconta la penalità riprende all’ottavo posto mentre SVG deve recuperare 1.4″ a Reddick.

Intanto la fase veloce di McDowell è già finita e la #71 esce dalla top10 a vantaggio di un rimontante Bowman, ma gli occhi di tutti sono su van Gisbergen per vedere quanto può andare a pista libera. La risposta è quantificabile in quattro decimi recuperati in un giro, ma la vera sorpresa è che un Kyle Busch in gran forma tiene il suo ritmo. Non solo, pure Suárez e Larson girano su tempi simili. All’ottavo giro, dunque a -12 nella prima stage, SVG è arrivato su Reddick, tuttavia anche lui lamenta un po’ di difficoltà all’anteriore con le gomme.

Ciò non ferma van Gisbergen che al passaggio successivo, mentre Allmendinger supera Wallace, si infila alla curva 6a e nel raccordo passa Reddick andando al comando della gara lasciando sul posto la #45 che viene scavalcata all’ultima curva anche da Busch. A metà stage (con i tempi saliti già di 1-1.5″) van Gisbergen guida con 0.8″ su Busch, 1.8″ su Reddick, 2.7″ su Suárez, 3.7″ su Larson, 4.3″ su Hocevar, 4.8″ su Byron, 6.6″ su Allmendinger, 7.8″ su Wallace e 8.0″ su Bowman mentre McDowell è stato superato anche da Briscoe.

Dopo un inizio piacevole da seguire arriva una fase di calma in cui i piloti pensano più alle gomme da far durare ancora per qualche passaggio. Davanti c’è un po’ di elastico, un po’ allunga SVG, un po’ al giro successivo Busch recupera. Reddick, invece, alza bandiera bianca e perde terreno. Chi invece è in recupero è Byron che supera Hocevar ed è sesto. Cede ancor più in fretta Wallace, scavalcato sia da Bowman che da Briscoe. E qui si capisce che in 23XI hanno puntato più sulla qualifiche che sul passo gara.

Si entra così in fase strategie: Berry è il primo ad andare ai box ai -6, ma nessuno lo segue. Dopo il sorpasso di Allmendinger su Hocevar ai -5, ai -4 si entra nel vivo con i pit di Bowman, McDowell (penalità per falsa partenza dei meccanici), Buescher, Blaney, Herbst, Keselowski (senza cool suit funzionante e che arriverà cotto a fine corsa), Nemechek ed Haley. Ai -3, dopo il sorpasso di Larson su uno Suárez che aveva fallito l’aggancio a Reddick, si fermano questi due, Byron, Briscoe, Hocevar, Bell, Gibbs, Chastain, Hamlin e tanti altri. In questa occasione c’è un contatto in pit lane fra Zane Smith e Jones con Erik che, a quanto pare, uscendo dai box si tocca anche con Ware in curva1.

A chiudere la pit lane ai -2 sono van Gisbergen, Busch, Reddick e Allmendinger. La sosta di SVG non è eccezionale e Kyle gli è davvero incollato in uscita dalla pit lane. A tirare dritto è Wallace che non ha problemi a gestire il vantaggio sugli altri piloti (pochissimi) che puntano ai punti e non alla track position. Bubba vince la prima stage davanti a Logano (+3.6″), van Gisbergen (+6.2″), Busch (+6.6″), Elliott (+7.6″), Reddick (+9.6″), Larson (+10.9″), Suárez (+12.7″), Byron (+14.2″) ed Allmendinger (+15.4″); seguono Briscoe, Bowman, Hocevar, Bell, Gibbs, Stenhouse, Chastain, Keselowski e Preece. Lucky dog per Ty Dillon (unico doppiato) che resta in pista nel kilometri finali con una possibile foratura per evitare una sosta che lo avrebbe messo a -2.

Durante la caution pittano subito Elliott (sostituzione del tirante della convergenza) e Stenhouse, poi è la volta di Wallace, Logano, Cindric, McDowell, Zilisch (che a pista libera girava come i leader), Jones (sosta lunga per riparazione danni) e Ware a completare il giro di soste. Poi si può ripartire a -20 nella seconda stage con van Gisbergen di nuovo al comando.

Alla bandiera verde la #88 non scatta al meglio e Busch ci prova all’esterno, tuttavia il neozelandese tiene la corsa e a seguirlo è Reddick e non Kyle; seguono Larson, Suárez, Byron e Allmendinger, Hocevar perde terreno mentre non ci sono contatti rilevanti nel gruppo.

Quando sembra che Reddick, sfruttando lo short run già visto, stia per superare il leader, invece Kyle Busch compie una doppia magia: all’ultima curva supera la #45, accelera bene e in fondo allo stesso rettilineo di partenza affonda l’attacco su SVG e passa lui al comando. Dietro di loro Larson perde terreno a vantaggio di Byron, Suárez e Allmendinger; Briscoe, Bell e Bowman completano la top10.

https://twitter.com/NASCAR/status/1896316420113179052

Busch prova subito la fuga mentre Larson entra in crisi e viene superato anche da un rimontante Briscoe, poi pure Bell ci prova di forza nel settore finale non completando il sorpasso. La fuga di Kyle dura un paio di giri, poi van Gisbergen inizia a recuperare. Lo stesso lo sta facendo nel gruppo Connor Zilisch che, ripartito 32°, entra in top25 e seguendo Blaney avanza di posizione in posizione. Elliott gira su tempi buoni, tuttavia dopo le riparazioni è uscito dai box staccato e quindi è ancora in coda al gruppo.

Ai -15 entra definitivamente sulla scena uno dei protagonisti attesi: anche se ci si aspettava in questa fase l’avanzamento di Byron, William invece viene scavalcato per il quarto posto da Allmendinger. Davanti, nel frattempo, Busch tenta un nuovo strappo sul pilota Trackhouse. L’altro pilota Trackhouse in top10, ovvero Suárez viene attaccato da Briscoe all’esterno; il messicano riesce a difendersi.

Nel frattempo c’è un piccolo giallo in diretta e via radio: più di qualche pilota nota che degli avversari-colleghi stanno tagliando curva6 (l’ultima delle Esses) senza interventi della direzione gara e allora chiedono lumi ai propri crew chief. E la risposta – non unanime – è che la NASCAR ha deciso di non penalizzare in caso di tagli in questa curva. La situazione è un po’ confusa, qualche pilota ne è a conoscenza, altri dicono che lo sapevano già dal briefing, uno come Larson cade dalle nuvole quando gli dicono che deve scontare una penalità per aver tagliato curva3. E Kyle esce dalla lotta per la vittoria facendo entrare Buescher in top10.

Siamo a quasi metà stage e pian piano van Gisbergen riprende Busch staccando la coppia composta da Reddick e Allmendinger; il sorpasso di AJ su Tyler arriva ai -12 e la #16 deve recuperare 2.8″ ai leader. Mentre la #45 crolla letteralmente e dopo un errore deve far strada anche a Byron e Suárez, Allmendinger potrebbe approfittare del duello che sta ricominciando per la prima posizione. SVG si fa sentire col muso in staccata, ma alla fine il luogo per il sorpasso è ancora la curva 6a, stavolta ai -10 (prima era ai -9) nella stage.

Al piccolo giro di boa van Gisbergen guida con 0.2″ su Busch, 1.9″ su Allmendinger, 4.3″ su Byron, 5.2″ su Suárez, 6.1″ su Briscoe, 7.9″ su Bell, 8.1″ su un Reddick in difficoltà, 8.7″ su Bowman e 9.2″ su Buescher; la crisi di Larson è conclamata quando viene superato per il 19° posto da un Connor Zilisch che poi scavalca anche Hamlin.

Con passare dei metri la #88 guadagna sulla #8, tuttavia Allmendinger recupera centesimi su entrambi; l’avanzata di Zilisch prosegue e col sorpasso su Gibbs entra in top15, poi Connor ai -7 si libera del traino di Blaney mentre Ty entra in crisi e precipita. Non se la passa Hamlin che si prende pure lui una penalità per taglio delle Esses.

Ai -5 si ricomincia a parlare di strategia: vanno ai box Keselowski ed Austin Dillon, poi è la volta di Suárez, Reddick, Buescher, Chastain, Haley, Gibbs, Nemechek (che rischia di fare la fine di Coulthard ad Adelaide 1995 e si prende una penalità) e Cindric, ai -3 tocca a Byron, Bell, Briscoe, Bowman, Hocevar, Zilisch, Larson, Logano (sosta lenta con la anteriore destra avvitata male) e Gragson, ai -2 chiudono la pit lane van Gisbergen, Busch e Allmendinger i quali rischiano di trovare lì ancora Larson che ha avuto una sosta disastrosa sul lato sinistro e perde ulteriore terreno.

Dopo il terreno, mezzo giro più tardi la #5 perde anche la ruota anteriore destra che rimbalza pericolosamente sul rettilineo opposto. Per Larson scatta a fine stage la penalità di due giri (seguiranno penalità per i meccanici in settimana) che lo esclude quasi definitivamente dalla corsa.

Nel frattempo la stage non è finita in quanto van Gisbergen soffre ancora nel breve termine e Busch lo attacca uscendo dai box nelle Esses, SVG prova a rispondere affondando ancora in curva 6a, tuttavia deve alzare il piede per evitare il contatto. Intanto c’è anche a questo giro qualcuno che cerca i punti ed in questo caso è la volta di Ryan Preece che va a vincere la seconda stage davanti a Blaney (+3.0″), McDowell (+8.9″), Busch (+13.6″), van Gisbergen (+14.0″), Allmendinger (+15.0″), Byron (+15.4″), Wallace (+16.0″), Bell (+16.5″) e Suárez (+17.0″); seguono Briscoe, Hamlin, Custer, Reddick, Elliott, Gilliland, Herbst, Buescher, Bowman ed Hocevar, nessun lucky dog in quanto Larson è sotto penalità.

Al break si completa (o quasi) il giro di soste con pit molto lunghi per la coppia Legacy MC di Jones e Nemechek; l’unico che tenta una strategia alternativa è McDowell che tira dritto e alla ripartenza dei -46 precede Busch, SVG, Allmendinger, Byron, Bell, Suárez, Briscoe, Reddick, Buescher, Bowman, Hocevar, Chastain, Zilisch e Keselowski.

Anche in questa occasione van Gisbergen non scatta bene a differenza di McDowell che stupisce tutti su gomme usurate, Michael stupisce ancora di più in accelerazione da curva1 dove Busch non riesce ad attaccarlo. Dietro di loro Allmendinger supera SVG mentre Byron passa Bell, seguono Briscoe che passa Suárez il quale si deve difendere da Reddick. Alla fine Kyle riesce a tornare al comando affondando il colpo in curva 6a. Michael alza bandiera bianca e passano sia AJ che SVG mentre Bell deve aspettare.

Poi però arriva la caution di quelle che fanno male al tifoso: Suárez taglia troppo la penultima curva per restare attaccato ai leader, tocca in maniera eccessiva il gradino fra erba e cordolo che si è formato e finisce in testacoda in una nuvola di fumo. Passano tutti indenni tranne uno e quello è il compagno di squadra Connor Zilisch che sceglie di andare all’esterno ma non riesce a vedere che la #99 è lì e la centra in pieno. E così due dei piloti Trackhouse finiscono ko in un sol colpo con il libro delle statistiche che curiosamente dirà che il debutto in Cup Series del giovane fenomeno si è concluso con un ultimo posto. Larson recupera col lucky dog uno dei due giri persi.

Alla ripartenza dei -41 Busch è tornato al comando su Allmendinger, van Gisbergen, McDowell, Bell, Byron, Briscoe, Chastain, Reddick ed Hocevar; in coda oltre a Larson c’è anche Bowman che nel breve tratto sotto green si è preso una penalità per il taglio di curva5.

Bandiera verde e ancora una volta la #88 va piano al punto che viene messa nel mezzo e così il neozelandese perde diverse posizioni. In curva1 ci sono un paio di piccoli lunghi e contatti e clamorosamente dietro a Busch emerge in seconda posizione Bell seguito da Briscoe, poi seguono Byron, Allmendinger, SVG, Chastain, McDowell, Hocevar e Reddick. In curva1 al passaggio successivo Tyler supera Carson mentre Bowman finisce in testacoda e perde ancora terreno.

Briscoe non ha il passo dei leader e la coppia Busch-Bell (i due sono i primi a scendere sotto il muro dell’ 1’40”) va in fuga fin da subito. Byron capisce la situazione e nel giro di un paio di miglia supera la #19. Allmendinger invece non ce la fa, sente qualcosa che non va a livello meccanico. Sembra la solita crisi puramente mentale via radio di AJ, invece la gara della #16 precipiterà col passare dei giri. Van Gisbergen non riesce ad approfittarne e perde tempo dalla vetta. In top10, intanto, c’è un nuovo ingresso, quello di Haley che segue il rimontante Reddick nel sorpasso su Hocevar. Custer va ai box per motivi non chiariti.

Tyler si riprende da una fase difficile e supera anche Chastain. Lo stesso non riesce a fare nel misto finale Allmendinger su Briscoe e così questo gruppetto si stacca ulteriormente. Hocevar perde terreno e così entra in top10 Blaney seguito da Gragson. Elliott, invece, rientra in top20. La difesa di Briscoe cade solo ai -32, tuttavia quando passa Allmendinger è staccato ormai di 7″ da Busch.

Non c’è nemmeno il tempo di respirare e si entra in zona strategia: Elliott va ai box ai -31 per la sua ultima sosta dopo aver ricostruito la corsa, al giro successivo è la volta di Keselowski. Intanto Bell è sempre incollato Busch mentre SVG ha superato Briscoe, seguito da Reddick, ma in questa tornata ha già perso 2″ da Allmendinger. Hocevar scivola ancora più indietro.

Pian piano proseguono le soste: ai -29 tocca ad Herbst, ai -28 Zane Smith, ai -27 si fa sul serio con Byron, Reddick, Briscoe, Chastain, Hocevar, Buescher ed Austin Dillon. Ai -26 Busch rompe gli indugi e pitta con Haley, Preece e Logano; Kyle ha una sosta pulita e può iniziare ai sognare. Bell tira dritto e sembra quasi voglia imitare la strategia (perdente, secondo dietro a Byron in rimonta) del 2024 mentre ai box ci va solo Allmendinger. La lotta in pista diventa strategica.

I giri di overcut della #20 sono solo due e Christopher cambia gomme ai -24 con Hamlin e Nemechek. Passa in testa van Gisbergen il quale ha detto di voler andare lungo per avere gomme miglior nel finale. Mentre Bowman si prende un’altra penalità, Bell esce dai box dietro a Busch e Byron ma davanti ad Allmendinger. Ai -23 è la volta di Blaney con Jones e Ty Dillon, ai -22 di Berry, ai -21 di SVG (con Cindric) che sì è andato lungo, ma ha diviso un maniera più equa la stage.

All’appello mancano ancora in pochi outsider (fra cui Gilliland e Stenhouse), ma la classifica dei -20 rende chiara la situazione: Busch guida con 2.3″ su Byron, 5.3″ su Bell, 10.2″ su Allmendinger, 10.8″ su Reddick, 13.8″ su Briscoe, 15.1″ su van Gisbergen, 16.7″ su Chastain, 20.9″ su Haley e 25.6″ su Bowman che deve ancora fermarsi ai box. Alex si ferma ai -19 facendo tornare Blaney in top10.

Si guarda ora ai distacchi: la #88 perde tempo dietro alla #19 poi riuscendola a passare, Bell rosicchia decimi su decimi… ma ai -18 arriva subito la caution: Hamlin tenta l’attacco su Austin Dillon alla curva 6a, ma mette le ruote sullo sporco, arriva lungo e centra la #3 che si insabbia. Larson ringrazia e torna a pieni giri. Dillon riparte, ma la sosta nel garage diventa ritiro.

Il gruppo ovviamente si spacca ed in molti vanno a giocarsi l’ultimo set di gomme fresche: Briscoe guida Buescher, Hocevar, Preece, Elliott, Wallace (penalità poi al choose cone), Zane Smith, Jones, Herbst, Keselowski, McDowell, Nemechek, Hamlin (speeding), Custer e Ty Dillon in pit lane. Tirano dritto in 18 (fra cui alcuni come Gilliland, Berry, Bowman e Stenhouse che hanno pittato da poco) e dunque Briscoe riparte 19°.

Dopo la pulizia della pista dalla ghiaia sparsa da Dillon, si può ripartire con 13 giri alla conclusione. Iniziano ora i 22′ circa che si candidano alla fase di gara migliore della stagione. Stavolta van Gisbergen scatta bene, ma finisce nel mucchio delle prime curve e perde tanto, troppo terreno uscendo definitivamente dalla lotta per la vittoria. Davanti Byron arriva leggermente lungo alla prima curva lanciando nuovamente la fuga di Busch e Bell. I contatti ci sono e a pagare è Gibbs che finisce per un attimo nella ghiaia toccato da Briscoe.

Dopo il primo giro della ripartenza Busch guida su Bell, Byron, Allmendinger, Gragson (spuntato fuori dal nulla), Reddick, Chastain, Haley, Logano (mai visto finora), SVG, Blaney, Gilliland ed Elliott. Il neozelandese però è stato mandato largo da Reddick all’ultima curva e l’accelerazione carente lo esclude dalla top10. Anche Chastain finisce in difficoltà poco più tardi, infilato da Logano prima ed Haley poi. Elliott osserva e con gomme fresche vede il decimo posto.

Bell sta già puntando Busch, si fa vedere in curva1 ma si deve riaccodare, Byron non molla e vanno via in tre. Kyle sta dando tutto, finisce anche largo alle Esses nel giro successivo, tuttavia la #20 non trova il varco alla 6a. Ai -10 Busch ha 0.4″ su Bell, 1.3″ su Byron, 3.8″ su Allmendinger, 4.1″ su Reddick, 6.0″ su Gragson, 6.4″ su Haley, 6.7″ su Logano, 8.5″ su Chastain e 9.2″ su van Gisbergen. Larson viene toccato da Preece e finisce in testacoda all’ultima curva. Kyle rimane lì per 30″, sia per far passare il gruppo, sia per tirare un sospirone metaforico. Larson riparte, va ai box, cambia gomme e nel finale firma il giro veloce per un punticino di consolazione.

Rowdy al comando inizia a mostrare le prime crepe: fatica a prendere la corda e si capisce che prima o poi Bell troverà il varco. E più Cristopher faticherà a trovarlo e più Byron si inserirà nella lotta per la vittoria. Meriterebbe una telecamera a sé la lotta per le posizioni dal quinto al decimo posto in cui si mischiano piloti con gomme usurate e gomme fresche. Elliott per superare van Gisbergen si fa passare da Gilliland, ad esempio, poi la battaglia prosegue.

Ai -9 Bell sbaglia tutto forzando l’attacco in curva1 e finisce lungo. Busch può respirare ma la #20 salva il salvabile, si tiene dietro Byron e si rilancia riprendendo la #8 in un solo giro. Più dietro salta Haley (chissà se toccato da Logano) ed esce dalla top10 a vantaggio di Gilliland. Gibbs va ai box arrendendosi ai danni subiti.

Ai -7 i tre di testa sono in 1.1″ e la sensazione è che in caso di battaglia prolungata possa tornare sotto anche Reddick. Avviene proprio questo scenario: Bell riprova in curva1, ma stavolta è solo lunghino, c’è un leggero contatto ma rimane tutto invariato. Chris si fa vedere anche nelle Esses, tuttavia Busch si difende sia alla 6a, sia nello stadio dove non c’è spazio. E Reddick in un solo giro recupera 1″ pieno ai leader. Al giro successivo Tyler ride ancora di più perché Bell accelera meglio dalla prima curva, affianca Busch nelle Esses, i due si toccano leggermente ma ancora una volta le posizioni non cambiano.

La diga sta per crollare: Bell si tuffa ancora nella curva più lenta dell’ultimo settore e innesca la serie di incroci che porta all’attacco definitivo, all’ultima curva. Sul traguardo dei -5 Bell è passato al comando con 0.035″ su Busch, seguono Byron a 0.3″ e Reddick a 1.0″, fuori dai giochi Gragson, Chastain, un Allmendinger che ha iniziato la caduta libera in classifica, van Gisbergen, Elliott, Logano, Bowman, Gilliland, Buescher, Haley ed Hocevar.

Busch intanto ha l’accelerazione migliore, ma è all’esterno in frenata e così si deve accodare. Per Rowdy la situazione non migliora, ha ormai cotto le gomme per resistere a Bell e così Byron lo brucia prima delle Esses. Questo toglie il tempo al nuovo leader di provare la fuga: la #24 torna sotto alla #20 in nemmeno mezzo giro. E forse Bell subisce questo, non riesce ad allungare al punto che i quattro nel settore finale sono davvero raccolti in un fazzoletto, addirittura approcciano la curva più stretta su quattro traiettorie diverse simulando un 4-wide a bassa velocità. Ad approfittarne è Reddick che supera Busch alla terzultima curva. Kyle alza bandiera bianca, rimangono in tre ai -4 raccolti in 0.9″. Dietro di loro saltano sia Allmendinger che Logano, quest’ultimo spedito largo alla 6a da Gilliland.

Bell va veloce nelle Esses, poi però nel lento o nel guidato perde tutto quanto di guadagnato e così si innesca un pericoloso elastico. Ai -3 la #20 guadagna solo centesimi sulla #24 e un decimino sulla #45. Preece rimane a secco ma riesce a tornare ai box. Ci si aspetta un Byron all’attacco e invece nel terzultimo giro Reddick rosicchia metri a William. Passano 10″ e la situazione si ribalta, Byron torna incollato alla Toyota nel settore finale. -2 e ricomincia la lotta, Bell ha 0.23″ su Byron e 0.74″ su Reddick. Elliott intanto ha guadagnato clamorosamente la top5.

Byron accenna l’attacco all’interno di curva1, Bell si sposta per difendersi, tuttavia William non riesce a passare in accelerazione. Non perde terreno e così il distacco è invariato. Il settore finale rischia di diventare il fulcro dell’azione, pure Reddick si fa vedere e così Bell può respirare leggermente andando ad iniziare l’ultimo giro con 0.384″ su Byron e 0.728″ su Reddick. Le ultime 2.4 miglia sono una replica delle precedenti, non ci sono attacchi forzati e lo spettacolo puro ne beneficia. Byron probabilmente è sempre quel centimetro troppo lontano per provare un bump&run e quindi le vetture si sfiorano, si incrociano ma non si toccano. Non ci sono sorpassi, ma è comunque uno spettacolo incredibile.

Christopher Bell vince d’attacco e di difesa ad Austin battendo Byron (+0.433″) e Reddick (+0.578″), più staccati Elliott (+5.2″), Busch (+5.9″, sorpasso all’ultimo giro), van Gisbergen (+8.5″), Buescher (+8.6″), Gragson (+9.8″), Bowman (+10.2″) e Gilliland (+11.2″); a seguire McDowell, Chastain, Hocevar, Briscoe, Keselowski (poi finito al centro medico per una flebo), Haley, Herbst (tre 17esimi posti in tre gare), Stenhouse, Blaney e Wallace; Hamlin 21°, Logano 24°, Allmendinger addirittura 30°, Larson 32°.

Bell diventa così il primo pilota matematicamente qualificato ai playoff con il successo stagionale, ma diventa anche un pilota da libro dei record: è il primo pilota a vincere su ogni tipologia di pista con la Next Gen (superspeedway, cookie cutter, short track, ovali da un miglio, road course e sterrato) nonché chiude una striscia di un anno e mezzo e 52 gare senza piloti in grado di vincere due corse di fila (l’ultimo era stato Buescher a fine estate 2023), un record all time che resisterà forse per sempre.

Tre gare, tre possibili piste da vincitori a sorpresa e invece 2-1 per Bell su Byron che ha chiuso secondo al COTA. La stagione sembra indirizzata su binari convenzionali, ma è ancora terribilmente lunga la corsa ai playoff.

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Nel prossimo weekend la NASCAR fa tappa a Phoenix per una anteprima di quanto avverrà a novembre in chiusura di stagione. In pista Xfinity (sabato alle 23:00) e Cup Series (domenica alle 20:30 con diretta – imprevisti permettendo – YouTube e qui su P300).


Immagine: Media NASCAR

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