Un big one a inizio seconda stage elimina gran parte dei big. Fra i sopravvissuti c’è Elliott che sorpassa Keselowski all’ultimo giro e conquista la gara di casa ad Atlanta
Il big one è arrivato relativamente subito ad Atlanta, ma è stato decisivo. Solo quella decina di vetture sopravvissute all’incidente del giro 70 si è poi giocata, evitando altri incidenti, la vittoria in Georgia. Fra i candidati (Keselowski, Buescher, Reddick e Bowman), alla fine è emerso Chase Elliott che, dopo essersi fatto vedere in una prima fase, poi ha piazzato la stoccata all’ultimo giro nella gara di casa per un successo emozionante (sembra strano dirlo parlando di lui) e che mancava da ben 44 corse.
La gara
La NASCAR Cup Series arriva al giro di boa della stagione 2025 (gara 18/36) con due impegni importanti: si va ad Atlanta per il primo circuito affrontato per la seconda volta in campionato, c’è il ritorno come broadcaster di TNT dopo una dozzina di anni e c’è il debutto ufficiale dell’In-Season Challenge, una sorta di competizione parallela basata su un tabellone tennistico e che accompagnerà la Cup Series per le prossime cinque settimane.
Nelle settimane scorse sono stati selezionati 32 dei 36 piloti a tempo pieno; esclusi in quanto troppo in basso in classifica Shane van Gisbergen (il taglio è stato effettuato prima di Città del Messico), Cole Custer, Riley Herbst e Cody Ware. Nelle ultime tre gare i piazzamenti hanno determinato le relative teste di serie e, con la vittoria in Michigan, Denny Hamlin si è preso la #1 mentre Briscoe a Pocono la #2. Nel tabellone tennistico e nei vari abbinamenti conterà solo una cosa: il piazzamento al traguardo, chi arriva davanti passa al turno successivo, gli altri vengono eliminati. L’epilogo fra i due finalisti alla Brickyard 400 con in palio un milione di dollari.
Ad Atlanta è piena estate ed è il luogo perfetto per attrarre temporali pomeridiani. Il sabato verte tutto su questo: non ci sono prove libere come da regolamento, poi le qualifiche della Xfinity Series vengono accorciate ad un solo round per un lightning hold che fa anche ritardare le prove ufficiali della Cup Series di 30′ oltre, anche qui, al taglio del secondo round.
Nemmeno le qualifiche filano via lisce, infatti dopo 14 auto sulle 40 (ottime presenza ad Atlanta, le auto Open sono la #01 di LaJoie, la #66 di Starr, la #78 di McLeod e la #87 di Zilisch), arriva un altro lightning hold per un fulmine caduto a meno di otto miglia dalla pista malgrado sull’ovale splenda il sole. Per fortuna, malgrado il caldo e il programma compresso, è l’unico fulmine e la sessione si può concludere regolarmente.
Le qualifiche sono un dominio Penske (+Wood Brothers): la pole position va a Joey Logano che clamorosamente segna lo stesso tempo al millesimo (30.979″) di Josh Berry, ma la prima posizione in griglia – come da regolamento – va alla #22 perché ha più owner point in classifica; l’ultima volta che era accaduto un fatto del genere fu nell’aprile del 2007 quando a Talladega Jeff Gordon rovinò la favola di David Gilliland (il papà di Todd). Seconda fila ancora Penske con Blaney (appena +0.004″) e Cindric, poi altre quattro Ford con Preece, Keselowski, Custer e Smith, dunque Bowman e Briscoe a completare la top10. McDowell 32° dopo aver toccato il muro in curva4 nel giro di lancio.
La domenica vive come il sabato: temendo pioggia e fulmini. A meno di 2h dalla bandiera verde, quindi a metà pomeriggio di Atlanta, arriva un lightning hold che per fortuna non compromette il cerimoniale di partenza, reso ancora più semplice dal fatto che nessuna auto viene retrocessa in fondo (solo Larson ha fallito i controlli tecnici due volte ed ha perso crew chief e scelta dello stallo in pit lane).
Alla bandiera verde Logano dall’interno rimane primo sulla spinta di Blaney, ma la prima vera notizia è che qualcuno riporta delle gocce di pioggia. Intanto si va avanti e Blaney, dopo il “sacrificio” per aiutare il compagno di squadra, deve difendersi da Keselowski all’esterno mentre Logano, Berry e Cindric allungano leggermente. Il gruppo perde subito Starr in coda con la #66 che viaggia ogni giro circa 2″ più lenta, ma che riuscirà a salvarsi dalla tagliola della direzione gara.
Il plotone viaggia compatto con un paio di 3-wide, poi pian piano il gruppo si va allungando. Custer si mette dietro a Blaney, riesce a spingerlo e così Ryan si piazza davanti a Keselowski che, comunque, si mantiene in posizione di attacco. Cole con questa manovra, tuttavia, viene aggirato da Preece e nei giri successivi perderà posizioni fino ad uscire dalla top10. Chi regala spettacolo nel traffico è però Hocevar che, partito 30°, è già 18° nell’arco di dieci giri. Non recuperano sul momento, invece, Busch ed Hamlin che riescono a guadagnare qualcosa solo a plotone più sgranato
Il gruppo si va riassestando in vista per primo doppiaggio di Starr: Blaney supera Cindric, Smith entra in top5 ai danni di Keselowski, ma da dietro sta arrivando la corazzata Hendrick con Bowman, Byron ed Elliott che attaccano le Ford che monopolizzano ancora la top7. I tre, nei giri seguenti, si scambieranno le posizioni a seconda degli attacchi (il primo su Preece) riusciti o falliti. Ed Hocevar a questo punto vede già la top10. Arrivano anche i primi report dalle auto: Logano al comando è un po’ loose ma riesce a tenere a bada Berry, Briscoe ha invece molto sovrasterzo e, oltre a Starr, ha dietro a sé solo Ware, Reddick è molto tight.
I leader si ricompattano leggermente e dalla fila indiana si torna al 2-wide con l’attacco di Keselowski e Smith su Blaney e Cindric. La manovra non riesce, i due rimbalzano e portano con loro anche qualche vagone di Hendrick al punto che un Hocevar, che lamenta pure un po’ di sottosterzo, balza davanti a loro e a questo punto, fra 3-wide vari, sogna la top5. Ma il suo ultimo attacco non va in porto, viene lasciato al vento e così al quinto posto sale Byron che, di slancio, attacca senza successo Cindric e Blaney.
A metà stage (giro 30, la gara è sui 260 giri con seconda e terza stage da 100 tornate ciascuna), Logano è al comando su Berry, Keselowski, Blaney, Cindric, Larson, Byron, Hocevar, Preece ed un Bell che è l’unica Toyota in grado di manovrare bene in questa fase; rimbalzati Elliott, Smith e Bowman mentre Custer è addirittura precipitato fuori dalla top30.
Brad ha “rotto” il quartetto Penske-WBR e quindi il controllo della testa del gruppo non è più al sicuro per loro, infatti Keselowski attacca di forza Berry in curva3; dopo un paio di incroci nel giro successivo, la #6 sale al secondo posto con Cindric che prova a seguirlo. Il secondo doppiaggio di Starr favorisce ad Austin il definitivo sorpasso sulla #21.
Pochi secondi più tardi arriva però la prima caution della gara: le gocce di pioggia sono tornate e si sono intensificate in curva2. Dopo sei giri (43 quelli totali completati) dietro la pace car, la direzione gara getta la spugna e viene esposta la bandiera rossa con Logano al comando su Cindric, Berry, Keselowski, Byron, Hocevar, Larson, Preece, Bell e Blaney (loose); secondo lucky dog per Starr che però verrà vanificato da una penalità.
Per fortuna la nuvola è passeggera e priva di fulmini, dunque dopo 14’34” di interruzione, la competizione può riprendere, per Bell dopo una spinta da parte dei commissari. Si apre anche la pit lane con la maggior parte delle vetture che ne approfitta; tirano dritto solo i primi sette con A.Dillon, McDowell, Stenhouse e McLeod (che pitterà al giro successivo). Speeding per LaJoie, lunga sosta per cambio di assetto per Briscoe, Wallace mette due ruote sull’erba in un 3-wide innescato da Bell. Busch esce per primo dai box davanti a Preece, T.Dillon, Bell, Wallace, Elliott e Blaney.
Ripartenza con appena 12 giri mancanti nella prima stage e in prima fila c’è la coppia Penske con Logano in controllo del restart, ma Keselowski spinge forte Cindric e quindi il divario fra la #22 e la #2 nei giri successivi è nell’ordine dei millesimi. L’inerzia però è a favore di Austin sul lungo periodo, tranne una fase ai -8 in cui Brad deve più guardarsi da Byron. Mentre dietro di loro Wallace rischia grosso cercando di infilarsi fra Larson e il muro, ai -5 l’esterno va definitivamente. Ai -4 Cindric scende su Logano (che deve difendersi dall’attacco degli stessi Keselowski e Byron) proprio mentre arriva un’altra caution.
In curva3 Bell perde il controllo tutto da solo e innesca un’incidente in cui, per evitare o lui o le altre auto che scartano a destra e sinistra, finiscono il solito sfortunato Blaney (toccato da A.Dillon e poi frontale col muro), Allmendinger e Wallace, ma anche in maniera minore Busch e Zilisch.
Cindric vince quindi la prima stage sotto caution davanti a Keselowski, Logano, Byron, Hocevar, Stenhouse, Berry, van Gisbergen, Elliott e Wallace, a seguire Buescher, Chastain, T.Dillon, McDowell, Haley, Suárez, Nemechek, Gragson, Larson e Reddick, lucky dog per Starr (che torna di nuovo da -2 a -1), Bell va nel garage mentre Blaney è l’unico ritirato.
Nel break si riapre la pit lane e ancora una volta il gruppo si spezza. E la corsa si decide praticamente qua dato che tirano dritto Elliott, Buescher, Haley, Gibbs, Nemechek, Reddick, Hamlin, Smith e Gilliland; dai box esce davanti SVG con un solo rabbocco precedendo i compagni di squadra Chastain e Suárez. Per le riparazioni anche Wallace perde un giro non riuscendo a battere la pace car. Penalità salvifiche, a posteriori, per Ty Dillon e Stenhouse che vanno in coda.
Bandiera verde ai -92 e in curva3 arriva subito il disastro. Dare colpe su chi abbia causato il big one pare persino futile, quindi responsabilità sulla spinta di Nemechek nei confronti di Hamlin l’autore non vuole attribuirle in pieno perché questo incidente che coinvolge una ventina di vetture (le stime sono varie a seconda della fonte) pare il classico crash da Next Gen sugli superspeedway in cui una fila all’improvviso si accartoccia, con i leader che perdono velocità e da dietro, invece, la mancanza di tempo di reazione perché tutto avviene troppo velocemente, molto più che in passato, e quindi il tamponamento a catena è inevitabile.
Quello che è certo è che la fila esterna deraglia all’improvviso e pochi secondi più tardi ci sono auto ovunque in curva3. Il bollettino ufficiale elenca nei coinvolti i seguenti piloti: Chastain, Preece, Logano, Byron, Suárez, Hocevar, Preece [sic], Larson, Briscoe, LaJoie, Hamlin, Ware, Keselowski, Gragson, Haley, Cindric, Berry, Custer, Bowman, Busch, Jones, McLeod ed A.Dillon (in quello di TNT ci sono anche T.Dillon, Nemechek e McDowell), ma probabilmente qualche ammaccatura la subiscono anche altri tranne chi era in testa o in coda. Viene esposta la bandiera rossa per la pulizia della pista.
Il bollettino dei ritirati, dopo che il garage è diventato più brulicante di un mercato fra auto, carri attrezzi, meccanici, pezzi e fluidi persi, è pesante, specialmente pensando all’In-Season Challenge: Hamlin si ostinerà nelle riparazioni solo per guadagnare qualche posizioni a gratis, ma la testa di serie #1 del tabellone finisce ko come Berry, Chastain, Suárez, Briscoe, Logano, Byron, Cindric e LaJoie. Anche Bell seguirà la stessa strategia di Denny e, dopo oltre un’ora nel garage, tornerà in pista per una cinquantina di tornate prima di ritirarsi quando ormai non ci sono più punti ulteriori da guadagnare.
Dopo il ritorno sotto caution, inizia la conta dei sopravvissuti. Quelli in grado di girare sono esattamente 28 di cui 25 a pieni giri, poi McDowell, Wallace e Starr a -1 e, incredibilmente visto come è il muso, Hocevar a -2, ma di questi meno di 20 è intatto e forse una quindicina non ha subito danni in nessuno degli incidenti finora (Zilisch si è visto ammaccare il muso in entrambe le occasioni infatti).
Poi si apre la pit lane anche per i leader e il gruppo si spacca ancora con Buescher, Gibbs, SVG (che si era salvato perché al momento dell’incidente era 3-wide quasi sull’apron), Herbst e Nemechek, per tutti gli altri sosta con Elliott che esce davanti ad Haley, Smith, Gilliland ed Austin Dillon.
Bandiera verde con 84 giri mancanti nella seconda stage e tutto un equilibrio da trovare nel gruppo dato che l’intero team Penske è già sulla via di casa ed Hendrick ha perso Byron mentre Larson ha danni allo splitter. Alla ripartenza il tandem Toyota sulla corsia esterna funziona meglio e quindi Gibbs viene spinto al comando da Herbst mentre Buescher scende al livello di Elliott. Chris ci mette qualche metro a prendere velocità, ma alla fine si infila nuovamente all’interno della #35. Non riesce a completare la manovra e così sbuca fuori nuovamente van Gisbergen che va 3-wide.
La gara che nasce dopo il giro 69 è diversa da quella precedente, molto movimentata ma nel senso buono, una delle più appassionanti dei tempi recenti e che porterà a 46 lead change ufficiali (quelli registrati sul traguardo, quelli reali sono molti di più) fra 13 piloti diversi. Le alleanze che si formano sono sempre al volo e molto labili e si vive più delle occasioni che si presentano.
Ad esempio, Buescher riemerge grazie a Smith mentre SVG rimbalza dopo averci provato sul leader Gibbs lasciando così la scia della #54 alla #17 mentre tornano sotto Elliott e Reddick dall’esterno. La tregua della fila indiana dura a poco dopo il sorpasso al pelo di Chase su Herbst che perde velocità insieme ad un Haley che era appena arrivato sui leader. La #9 è scatenata in questa fase dato che in sequenza supera anche Reddick e Buescher, ma torna su anche Herbst dall’interno, sfruttando appunto la scia di Chase che si è spostato all’interno.
I giri che seguono sono un rimescolamento continuo fra i piloti citati, con Gibbs che è costretto a cedere la prima posizione, e descrivere ogni manovra è impossibile perché ad ogni curva c’è un incrocio, un attacco riuscito o mancato, una difesa al limite, un 3-wide, una qualsiasi incertezza che cambia la classifica.
L’attenzione, dunque, si deve spostare anche sulla coda del gruppo per la valutazione degli ammaccati: Ware, Allmendinger e Allmendinger sono al gancio lasciando nel gruppo di testa sole 18 auto, Larson si stacca leggermente, Custer non ce la fa più, Busch è già distante come il compagno di squadra A.Dillon, Gragson deve andare ai box mentre Hocevar, incredibilmente, viaggia come i leader e – come a inizio gara – recupera consolidando il lucky dog virtuale.
Al giro 100, dunque ai -60 nella seconda stage con finestra per il pieno aperta, Gibbs è tornato al comando su Buescher, Reddick (con Hocevar dietro di lui da doppiato), Smith, Herbst, Elliott, Stenhouse, Jones, Bowman e van Gisbergen, poi Gilliland, Keselowski, Haley, Nemechek, T.Dillon, Zilisch, McLeod e Ware che si è riagganciato.
Ci sono meno auto in pista, ma comunque a sufficienza per generare altri incidenti: Stenhouse perde la linea in curva3 nella scia di Elliott e scivola a muro con Jones che non riesce ad evitarlo, ma le due auto proseguono senza che esca la bandiera gialla. Per Ricky c’è un tirante della convergenza rotto alla posteriore destra, ma dal muretto gli dicono di restare in pista, malgrado giri 2-3″ più lento, alla caccia di una caution.
Quella della #47 è la scelta vincente perché pochi giri più tardi Herbst perde il controllo e finisce contro le barriere sempre in curva3 e Gilliland lo centra. Stenhouse. che non era stato doppiato e così potrà riparare i danni sotto caution, ed Hocevar, lucky dog dopo aver sorpassato A.Dillon, ringraziano. Il gruppo va ai box integralmente e dalla pit lane Reddick esce al comando su Bowman, Haley, Smith, Buescher, Jones, T.Dillon, Elliott, Keselowski e Gibbs. La selezione ulteriore ha lasciato 21 auto a pieni giri, poi A.Dillon e Wallace a -1, Gilliland, McDowell e Stenhouse a -2, Gragson a -7.
Con la ripartenza ai -43 nella seconda stage (e a 13 giri da metà corsa con Preece che riporta nuovamente gocce di pioggia) Reddick scatta bene, tuttavia Bowman non molla e, dopo un paio di giri, con un sorpasso in curva1 si porta al comando. Il duello fra la #48 e la #45, tuttavia, sembra un’americana del ciclismo su pista, con i due che si passano il testimone “lanciandosi” al comando, ovviamente in questo caso senza accordi. Dietro di loro c’è Haley, ma arrivano anche Buescher e Keselowski. È la #17 a prendere il testimone di Reddick nella lotta con Bowman per la prima posizione.
Mentre Hocevar, a sorpresa, ora non recupera pur essendo a pieni giri, riemergono anche due dei protagonisti dello stint precedente ovvero Gibbs e Smith, si riaffaccia anche van Gisbergen, però sempre a cavallo della top10. Si trova finalmente in pista anche la terza alleanza possibile dopo RFK ed Hendrick, ovvero Legacy dato che Nemechek e Jones sono in top10, tuttavia più che stare in fila il più delle volte saranno affiancati. Poi, zitto zitto, arriva nuovamente Elliott che supera Smith e Reddick andando 3-wide, poi si ricongiunge a Bowman.
Siamo ormai nelle fasi finali della stage e, dopo un attimo di respiro, ricominciano gli attacchi. Bowman è in testa protetto da Elliott, ma nei paraggi ci sono sempre Buescher e Reddick. È Chris il primo a riattaccare all’esterno di Alex, ma non riesce a completare il sorpasso, allora alla sua sinistra Reddick e Jones seguono Elliott. Ai -10 si rilancia Reddick mentre JHN lancia un 3-wide che lascia il compagno di squadra al vento. L’attacco di Tyler manda Elliott al comando di un gruppo che si è selezionato pesantemente in coda e vede ormai sole 13 auto con Preece (muso danneggiato nel big one) che si appoggia al muro.
Gli ultimi 10 giri sono praticamente un duello fra Elliott e Reddick, fatto di attacchi e contrattacchi e dietro di loro vari rischi come quello fra Nemechek e Buescher. La questione per la stage si risolve all’ultimo centimetro: Tyler attacca alla virtuale bandiera bianca e resiste al ritorno di Chase per appena 0.001″. Reddick conquista il traguardo intermedio davanti ad Elliott, Buescher, Bowman, Jones, T.Dillon, SVG, Smith, Nemechek e Keselowski, a seguire Gibbs, Haley e Zilisch, più staccati Ware, Allmendinger, Preece, Larson, Hocevar, McLeod, Busch e Custer, lucky dog per Wallace che torna a pieni giri, wave around per A.Dillon che passa da -2 a -1, poi McDowell (-2), Stenhouse (-2), Gragson (-9), Starr (-16), Gilliland (-23) ed Herbst (-36). Malgrado tutto, ci sono ancora 30 auto in pista.
Anticipati da Larson, Custer e McDowell che devono riparare le loro vetture, il break permette un altro giro comunitario di soste. Elliott torna al comando su Buescher, Reddick, Bowman, T.Dillon, Nemechek, Keselowski, van Gisbergen (unico nella top20 ad aver vinto già una gara in stagione, e questo mette in preallarme l’intera griglia playoff per eventuali trionfatori a sorpresa), Jones ed Haley.
Si riparte con 92 giri dal traguardo ed Elliott rimane al comando con Bowman che prova a seguirlo, Reddick invece spinge Buescher, ma con pochi risultati al punto che Chris quasi finisce a muro nell’attaccare Chase che, per proteggersi da questo attacco, apre la porta a Bowman. Il gruppo viaggia ancora 2-wide, poi 3-wide con l’attacco di Gibbs che affianca Haley e van Gisbergen.
Ed è in questa zona che ai -85 arriva il nuovo incidente: in curva4 SVG dall’esterno chiude leggermente, forse spaventato per l’uscita larga mentre JHN si allarga e così Gibbs finisce nel panino in mezzo a loro. Per il neozelandese salta la convergenza della posteriore sinistra con tre giri persi nel box, per Nemechek lunga sosta nel garage, per Gibbs pochi danni. Lucky dog per Austin Dillon che ringrazia dopo l’azzardo strategico tornando a pieni giri.
Non siamo ancora in zona ultima sosta (ad Haley dicono che mancherebbero ancora circa sette giri), ma tutti tranne Bowman, Keselowski ed Elliott vanno ai box al giro 177; dietro di loro si piazzano Haley (due gomme), Haley, Buescher, Reddick, Jones, Gibbs, Wallace e Smith; doppia sosta per Hocevar.
Mentre Preece riferisce ancora di gocce di pioggia, si riparte ai -79 e il gioco di squadra in casa Hendrick in prima fila va a buon fine con Bowman che scende davanti ad Elliott in curva1, tuttavia Chase in curva2 si infila subito. Passerebbe al comando se Keselowski non arrivasse a sostegno di Alex. Brad torna all’attacco all’esterno, poi si tuffa in curva1 venendo seguito da Reddick. Proprio nel clou di questa battaglia, ecco una nuova caution con Wallace che, ad un passo dalla top10 al termine della personale rimonta, perde il controllo tutto da solo in curva2 e finisce contro il muro interno; lucky dog per Stenhouse che torna a -1.
Chi ha pittato poco prima ringrazia per il fuel saving, ma ora – dopo la tattica del giro 177 – si crea quella del giro 187 con le soste di tutti tranne Haley, Gibbs, T.Dillon, Preece e Zilisch; a seguire Reddick (penalità deleteria per troppi stalli attraversati), Buescher, Keselowski, Elliott (solo pieno), Bowman (due gomme).
Bandiera verde ai -70 e la corsia esterna vola subito con Gibbs al comando seguito da Preece e Buescher mentre Haley perde la grande occasione. Passa un giro e lo stesso Preece, pur con il muso con lo scotch per restare in posizione, trova il varco tuffandosi in curva3 per andare al comando mentre Keselowski cerca di raggiungere il compagno di squadra infilandosi in un 3-wide fra Jones e Bowman. A rispondere alla #60 è invece Elliott che, sospinto da Brad, riprende Gibbs (al quale avevano detto che non poteva stare al vento fino in fondo per la gestione della benzina), poi di slancio attacca e sorpassa Preece, sempre in curva3.
Ma la tregua non regge, infatti arriva pochi istanti più tardi una nuova caution per un testacoda di Jones che rappresenta una mina vagante, non per sé ma perché così Stenhouse torna ai pieni giri. Dopo il 177 e il 187, ora è la volta dei pit stop del giro 197 quando ai box vanno T.Dillon, Haley (sosta disastrosa), Busch, McLeod, Allmendinger, Custer e Jones.
All’alba del giro 200 (ma anche all’alba italiana ormai), si riparte a 60 tornate dal traguardo con Elliott al comando su Preece, Gibbs, Keselowski, Buescher, Reddick, Bowman, Larson, Smith e Ware (che a sorpresa ha il giro più veloce che poi passerà definitivamente a Nemechek quando la #42 tornerà in pista dopo le riparazioni).
Chase scatta bene e a seguirlo è Keselowski che, di rincorsa, prima finta esterno ma la #9 chiude, poi si tuffa all’interno in curva3 e passa al comando. Dopo il controsorpasso ed il contro-controsorpasso, Starr che perde il controllo in curva4, tocca il muro e finisce nell’erba provoca però una caution che blocca l’azione proprio nel momento migliore; McDowell è il lucky dog e anche lui passa da -2 a -1.
Le caution in sequenza permettono a tutti di non andare ai box per ulteriori rabbocchi ed Elliott riparte al comando su Keselowski, Buescher, Preece, Gibbs, Bowman, Reddick, Smith, Hocevar e Ware con 21 auto a pieni giri. Green ai -53 e ripartenza equilibrata fra la #9 e la #6, tuttavia all’esterno al choose cone si è piazzato il trio RFK che avanza mandando avanti Brad. La tregua non dura, infatti Bowman apre un 3-wide per rientrare in top5. Stenhouse sale immediatamente in top15.
Dopo una breve fase di calma in fila indiana, Buescher salta Elliott in curva1, poi Chase rilancia ma Chris gli chiude la porta in uscita di curva e così ad approfittare della situazione è Bowman che sale al secondo posto dietro a Keselowski. Quello che conta tuttavia è che il trenino delle Ford si è spezzato. Dall’interno riemerge anche Reddick dopo la penalità precedente ed inizia un duello con lo stesso Bowman, ma rimbalza indietro favorendo il recupero di Haley.
L’esterno avanza e questo apre varchi all’interno che si prendono Gibbs ed Elliott, Hocevar invece prova addirittura il 3-wide ma perde terreno favorendo il recupero di Ty Dillon. L’auto di Keselowski è sì davanti, tuttavia non sembra al 100%, lascia sempre un’occasione per gli avversari, scivola leggermente, tiene aperta la porta e quindi è fondamentale la presenza di Buescher alle sue spalle. Reddick ci prova la #17 ma non chiude la manovra, idem poi Haley e così torna su Elliott che supera al pelo Chris, poi nell’incrocio i due si toccano leggermente. Larson, intanto, sbanda e tocca il muro.
Elliott non si lascia sfuggire il momento è ai -35 attacca anche Keselowski. Anche in questo caso sorpasso, controsorpasso (mentre Bowman attacca e alle loro spalle va 3-wide) e contro-controsorpasso prima di una nuova caution. Ty Dillon perde la vettura in curva2, tocca l’incolpevole Haley e la #7 finisce a muro col retrotreno, poi spiaggiandosi verso i box per una foratura. McDowell torna a pieni giri durante la decima e ultima caution della corsa.
La seconda metà del gruppo (Stenhouse, Reddick, Zilisch, Hocevar, Preece, Ware, Allmendinger, McLeod, Larson, Busch, A.Dillon) tenta il tutto e per tutto con un cambio gomme e la sicurezza della benzina per eventuali overtime. Si riparte ai -28 con Keselowski al comando su Elliott, Buescher, Bowman, Smith, T.Dillon, Gibbs, Jones e Custer, poi Reddick che non era il primo in uscita dai box perché Stenhouse si è preso (come McLeod) una deleteria penalità.
Keselowski alla bandiera avanza grazie al contributo di Buescher e Smith, poi chiude subito su Elliott che, tuttavia, riesce ad aprirsi nuovamente un varco. Gibbs va subito 3-wide all’esterno mentre Reddick si scatena e avanza con gomme fresche. Per Brad non sarà semplice gestire questa situazione, Bowman riesce ad aiutare Elliott (e viceversa) e i due si infilano in mezzo ai principali alleati della #6.
La situazione si è scompaginata nuovamente, quindi saltano completamente le alleanze e, in vista dei -20, ognuno pensa a sé o quasi. Smith è il primo a smarcarsi dato che approfitta di un attacco mancato di Bowman su Buescher. Zane in sequenza salta Chris e Brad e ai -22 si porta al comando. Keselowski reagisce al giro successivo, ma queste lotte rimettono in corsa un Reddick che si trova l’interno senza turbolenze davanti ed uno Stenhouse che salta di corsia in corsia.
Tyler manca l’attacco finale per completare la rimonta, ai -19 ci prova su Bowman, ma rimbalza indietro e non lo aiuta il fatto che tutti gli altri lo lascino da solo sulla corsia di sinistra. Alex ringrazia e, superando Smith, si porta al secondo posto che poi, dopo un attacco in curva3, diventa primo. Anche in questo caso Keselowski incrocia e torna al comando.
Poi ricomincia il giro: torna all’attacco Smith che salta le due auto davanti a sé e ai -12 si riporta al comando seguito da Bowman mentre Hocevar alle loro spalle finisce in un 3-wide con Elliott e Reddick, ma ad approfittare di questa situazione è Stenhouse che sale in top5. Ty Dillon, dopo aver eliminato Haley, mette a muro Gibbs ma si prosegue.
10 giri appena alla fine: Smith è davanti a Bowman mentre Stenhouse diventa pericoloso (nel senso buono del termine stavolta) avendo passato Keselowski e Reddick, seguono poi Hocevar, T.Dillon, Elliott, Buescher e Gibbs. Al giro successivo Ricky si tuffa in curva1, ma non ha inerzia e così Bowman prima si difende e poi si rilancia andando al comando. Zane reagisce e per i due giri successivi sono affiancati con la #47 in versione avvoltoio.
Un rischio di Hocevar in curva2 riapre la porta ad Elliott in top5, ma la manovra decisiva è quella dei -6: Stenhouse lancia un 3-wide in curva1 e di forza si prende la prima posizione, Smith viene infilato anche da Keselowski mentre Bowman perde terreno e passa dietro a Reddick ed Elliott. Questa perdita però permette ai due piloti Hendrick di riunirsi e lanciare l’attacco finale.
Stenhouse in questa manovra vincente, tuttavia, ha perso inerzia e così Brad ai -5 ha gioco finale per ripassarlo, lo stesso Reddick al passaggio successivo mentre ai -3 arriva l’attacco all’interno da parte di Bowman. E qui Chase si smarca dal compagno, puntando invece tutto all’esterno, guadagnando un paio di posizioni di rapina e salendo al terzo posto ai -2. Poi la #9 cambia sponda, si fionda all’interno di Reddick e lo infila.
Keselowski sente il pericolo e infatti deve scendere sulla Chevy favorendo così il ritorno di Reddick. Elliott con un controsorpasso consolida a un giro e mezzo dal traguardo la seconda posizione. Chase si fa vedere all’esterno in curva3 e Brad chiude ancora in vista della bandiera bianca. La corsa si decide ora, visto che Bowman (all’interno fin da prima) si riunisce al compagno di squadra e lo spinge verso curva1.
Elliott sorpassa la #6 e si invola. Keselowski avrebbe ancora una chance per il controsorpasso ma, come detto, non ha una vettura agile in queste manovre reattive in chiusura e, in uscita di curva2, Bowman ha ancora velocità per avanzare. Brad non riesce a portare il blocco sulla #48 e così le due vetture viaggiano affiancate fin sul traguardo, impossibilitare a riprendere l’idolo di casa.
Chase Elliott torna al successo dopo 44 gare di digiuno e lo fa nella gara di casa (già vinta alcuni anni fa, in maniera però discutibile, quasi murando LaJoie nel finale) e questo mostra un lato quasi inedito del campione 2020, un pilota in grado di emozionarsi ed entusiasmarsi per quanto fatto, una delle principale critiche portate ad un Chase che si solito è piuttosto piatto.
Sul traguardo la #9 precede Keselowski e Bowman (soli 0.002″ fra #6 e #48) con Brad che mastica amaro vista l’occasione persa, a seguire poi Reddick, Jones, Stenhouse, Smith, T.Dillon, Buescher ed Hocevar; nel gruppo di testa anche Zilisch (ad un passo dalla top10), Allmendinger, Ware e Gibbs, nei paraggi Preece e McLeod, più staccati Larson, McDowell, Custer, A.Dillon e Busch. Doppiati Wallace (-2), Haley (-3), van Gisbergen (-3), Gragson (-8), Nemechek (-19), Gilliland (-23) ed Herbst (-37).
E, mentre la griglia playoff cambia relativamente poco (con molti che tirano parecchi sospiri di sollievo) dato che Elliott era già virtualmente in top16, il bracket è letteralmente esploso con parecchi big già eliminati. Purtroppo molte delle sfide del primo turno sono state decise dal big one, al punto che alla bandiera a scacchi c’era in ballo solo un duello (a distanza) sui 16 possibili. Il secondo round sarà una scrematura in pratica, ma a Chicago potrebbero esserci ulteriori sorprese.
I risultati odierni
La classifica della “Quaker State 400”
La classifica generale
Così in campionato a 8 gare dalla fine della regular season della NASCAR Cup Series 2025
Il tabellone del NASCAR In-Season Challenge dopo il primo round:

Le altre categorie
Truck Series:
I prossimi appuntamenti
Nel prossimo weekend la NASCAR farà tappa per la terza (e ultima?) volta sul circuito cittadino di Chicago. Sabato sera in pista sarà la volta della Xfinity Series, domenica la Cup Series.
Immagine: Media NASCAR
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