NASCAR | Cup Series: a Fontana Kyle Busch scrive un altro capitolo leggendario

NASCAR
Tempo di lettura: 19 minuti
di Gabriele Dri @NascarLiveITA
28 Febbraio 2023 - 08:30
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Ad appena la seconda gara con il Richard Childress Racing Kyle Busch ottiene la sua prima vittoria nel 2023. Con questo successo Rowdy ha conquistato almeno un successo nella NASCAR Cup Series per la 19esima stagione consecutiva, mai nessuno come lui, chiudendo un ciclo iniziato proprio a Fontana nel 2005


Quando c’è un appuntamento con la storia raramente Kyle Busch se lo fa sfuggire. Ultimamente in NASCAR solo Logano (con le sue prime vittorie al LA Coliseum, sullo sterrato di Bristol ed a Gateway) gli è stato pari in questo, ma Rowdy è Rowdy. E dunque ottenere la prima vittoria del 2023, la prima della sua epoca RCR, proprio là dove nel 2005 ottenne il primo successo in Cup Series allo stesso tempo chiude un ciclo di 19 stagioni (record all time) di trionfi ma ne apre potenzialmente un altro chissà quanto lungo.

La gara

Il weekend di Fontana è triste, infatti si va in California per l’ultima volta sullo speedway da due miglia prima dei lavori (non ancora confermati al 100% ma destinati ad avvenire) di demolizione completa e ricostruzione della pista in versione short track. E questa decisione non è stata amata moltissimo da piloti e tifosi. Il sabato si capisce bene quanto grande sia il motivo: la NASCAR ha venduto tutto il terreno ritenuto in eccesso per la cifra astronomica di 544 milioni di dollari. Di fonte ad un valore del genere difficilmente si può dire di no evidentemente.

A contribuire al clima grigio ci pensa un meteo straordinario persino per Los Angeles dove è previsto freddo e pioggia praticamente per una settimana intera da mercoledì a mercoledì. L’ottimismo per la disputa del weekend è molto basso, ma magicamente per la domenica sembra esserci una finestra. Il sabato invece è la giornata peggiore ed in fretta si arriva prima alle cancellazione delle libere e qualifiche di Xfinity e Cup Series (l’algoritmo mette in pole Bell davanti a Stenhouse) e poi il posticipo della gara della Xfinity come epilogo all’Auto Club Speedway.

Il monte Baldy guarda severo da 25 anni la pista dietro curva3, ma mai si era presentato così. A cavallo fra venerdì e sabato i meteorologi prevedono in vetta 2.5 metri di neve nell’arco di 24 ore, un record assoluto, così come storica è la prima allerta neve a Los Angeles dal 1989. E la neve, malgrado la temperatura circa 3-4 °C sopra lo zero, per una mezz’oretta cade pure su Fontana fra lo stupore generale.

La domenica a Fontana per fortuna è senza pioggia e la mattinata, seppur fredda (circa 6 °C) serve ad asciugare del tutto la pista, anche se le temute weepers, ovvero la risalita capillare dell’umidità infiltratasi nel terrapieno del banking e che riappare fra i pori dell’asfalto, fanno paura a tutti.

Alla fine però tutte le paure durate una settimana hanno fine all’accensione dei motori, poi iniziano i piccoli guai. Il primo è Suárez a cui non va il cruscotto evidentemente per problemi elettrici, ma tutte le Chevrolet avranno per un motivo non identificato problemi di trasmissione dati fra vettura e muretto.

Dopo il classico 5-wide di saluto ai tifosi la gara può iniziare e subito le ostilità si fanno serie su una pista non gommata. Si va immediatamente 3- e 4-wide ma Bell davanti mantiene il primo posto davanti a Bowman che osa rischiando all’esterno guadagnando posizioni; perde invece Stenhouse che scivola in fretta fuori dalla top10, ma sarà solo una eccezione in una gara comunque positiva.

Bowman prende la scia sul traguardo ed in curva1 al secondo giro passa al comando; sarà il primo di 28 lead change. Ad approfittare di questa manovra sono Chastain e Logano (che deve sconfiggere ancora la maledizione della livrea AAA, sponsor anche della pista) che superano la #20.

Nei primi giri si nota fin da subito quanto le vetture saltellino sull’asfalto originario del 1997, il più vecchio ed usurato di tutta la NASCAR, ma ben presto si nota anche quanto la pista sia sporca di polvere e detriti e questo porterà a conseguenze inaspettate.

Ci sono molti movimenti di assestamento della classifica causati dall’algoritmo iniziale e quindi l’inizio di corsa è molto piacevole. Truex recupera entrando nella top5 superando Suárez ed Allmendinger, Bell invece arretra, Blaney avanza, LaJoie rimane a sorpresa ai margini della top10, Byron risale, Elliott invece fatica ancora.

Manca poco alla competition caution, necessaria in questi casi per verificare il degrado delle gomme, del giro 15, ma arriva subito il primo colpo di scena della gara: Kyle Larson rallenta e torna ai box a passo d’uomo, si crede un problema al motore ma in realtà è un guaio elettrico. Il vincitore dell’edizione 2022 di Fontana tornerà in gara fra altri problemi e confusione (un paio di penalità di cui una evitabile) con circa 15 giri di ritardo e solo i ritiri altrui gli permetteranno di concludere 29°.

Alla prima interruzione Bowman precede Chastain, Logano, Blaney, Truex, Suárez, Bell, Allmendinger, Stenhouse ed Hamlin. Oltre a Larson in difficoltà c’è anche Briscoe scivolato al 33° posto a causa di un motore che Chase definisce “piatto”. Per fortuna il suo team risolverà il problema con il passare dei giri.

Il primo giro di soste premia Chastain che passa al comando davanti a Bowman, Logano e Truex che però viene penalizzato perché una sua ruota rotola nello stallo a fianco; a completare la top5 sono dunque Suárez ed un Kyle Busch che è già lì dopo essere partito 21°.

La prima pausa permette anche di analizzare i team radio che arrivano dalla pista ed i commenti sono soprattutto per lo sporco. Una voca anonima dice che “il muso è già sabbiato, la pellicola in vinile è già consumata. È brutale.” Ben presto i team dovranno convivere con situazioni forse mai viste, nemmeno sullo sterrato di Bristol.

Si riparte ai -45 nella prima stage, dunque al limite per completarla con il pieno, e il trenino all’esterno formato da Chastain e Logano si mette dietro Bowman e pure Blaney ci prova sulla #48 con i due che quasi si toccano, ma a rompere le uova nel paniere ci pensa Kyle Busch; il suo tentativo non va (toccatina con Blaney) a buon fine e Suárez gli torna davanti insieme a Wallace.

Non siamo a Daytona ma i tandem funzionano pure a Fontana e la coppia Logano-Blaney supera di slancio un Chastain che comunque non demorde all’inizio; molla invece Bowman passato da un Wallace in buona forma. La leadership di Joey dura giusto un paio di giri, poi è il turno di Blaney a portarsi al comando.

Cominciano anche le toccatine col muro ed il primo a baciarlo pur riuscendo a proseguire quasi indenne è Gragson che resiste in fondo alla top20; poco dopo è la volta di Byron che rimane nono. Ai -30 il primo doppiato è Cody Ware, ma a poca distanza c’è Briscoe in netta difficoltà.

Con il passare dei giri le prime tre posizioni si sgranano, ma dietro c’è un quintetto con Wallace, Kyle Busch, Bowman, Suarez ed Harvick (alla 750esima gara consecutiva in Cup Series) molto compatto e combattivo. In rimonta Truex il quale però si lamenta (comprensibilmente) dicendo che praticamente non ci vede più dal parabrezza sporco e grattugiato dai detriti.

A prendere il comando del quintetto poco più tardi è Kyle Busch che approfitta del fatto che la posteriore destra di Wallace è praticamente andata. In molti forse sperano in una caution per avere pneumatici freschi e a regalare loro una chance ci pensa LaJoie che ai -23 tocca Keselowski in curva2 mentre lottano per la 13esima posizione e lo manda in testacoda. Brad fatica a riaccendere la vettura e perde un giro recuperato invece da Ware.

Di set di gomme a disposizione per la corsa ce ne sono ben 13 e dunque tutti tornano ai box. Blaney (400esima gara in NASCAR) entra ed esce primo davanti a Chastain e Kyle Busch il quale però butta tutto con il secondo speeding (per pochi centesimi di mi/h) dell’anno tornando in coda al gruppo. Soste multiple per Briscoe ed Austin Dillon che deve riparare le abrasioni al muso.

Green ai -19 e Blaney non scatta bene, finisce nel mezzo di un 3-wide con Ross e Byron e viene scavalcato da Chastain che va largo e da Suárez che va ancora più largo. E a sorpresa l’1-2 Penske si trasforma in 1-2 Trackhouse. Alla fine Ryan non perde tanto anche perché a cedere al suo posto è invece Logano all’interno.

Gli ultimi giri vedono l’assestamento della classifica. Chastain pian piano allunga approfittando di uno Suárez che va sì forte ma non come il compagno di squadra e che nel finale viene ripassato da Blaney. Chastain dunque vince la prima stage davanti a Blaney, Suárez, Bowman, Hamlin (zitto zitto nella top5 malgrado un bacio alle barriere), Byron, Logano, Harvick (toccatina al muro per il sottosterzo), Truex (già nono dopo la penalità) ed Elliott; pure Kyle Busch ha recuperato ed è 11° davanti a Wallace e LaJoie, Bell è precipitato in 24esima posizione. Briscoe è il lucky dog.

Nuovo break e nuovo giro di soste, Chastain rimane primo ma perde l’alleato Suárez che commette pure lui uno speeding. E così in prima fila al fianco di Ross si mette Hamlin, ma il 2022 è un lontano ricordo. Blaney paga invece una sosta lenta con un tubo della pistola pneumatica che si incastra sotto il muso e scivola al 13° posto.

Alla ripartenza la corsia interna scatta bene e Logano spinge al comando Hamlin mentre Chastain viene superato anche da Byron che mette in pratica un altro ottimo restart dato che aveva già passato Kyle Busch con un tuffo all’interno. Di slancio al giro successivo Joey torna al comando appena prima di un’altra caution, la prima di una lunga serie nella seconda stage. In curva2 in un 3-wide Blaney si sposta leggermente a sinistra, LaJoie si adegua ma al suo fianco c’è Allmendinger che, toccato, perde il controllo e finisce contro il muro interno. Per AJ c’è il ritiro. Keselowski è il lucky dog.

Malgrado siano passati pochi giri quasi tutti tornano ai box; all’appello non si presentano solo Austin Dillon, Preece e Gragson che precedono Logano ed Hamlin. Il colpo di scena è però all’uscita dei box dove Truex perde l’anteriore sinistra evidentemente mal fissata. Martin torna ai box e, secondo il nuovo regolamento, deve scontare due giri di penalità mentre per crew chief e meccanici ci saranno due gare di squalifica.

Nuova ripartenza ai -51 e Gragson mette in scena il suo talento e, dopo un 3-wide all’esterno, supera i due compagni di strategia, passa al comando concludendo davanti a tutti il suo primo giro in carriera in Cup Series. La gioia dura poco perché a quello successivo Logano lo passa di slancio, Hamlin lo segue con un rischioso slide job in curva2 in cui Noah deve alzare il piede mentre arriva un’altra caution. Nel mezzo della confusione c’è ancora LaJoie che viene tamponato in curva4 da Reddick. Per fortuna Corey non si pianta nell’erba e riprende.

Dopo il lucky dog di Ware, le soste di Austin Dillon, Preece (non Gragson che rimane quinto), Buescher, Suárez ed altri in coda, si riparte ai -44 ma subito arriva una caution, anzi un big one, un doppio tamponamento a catena sul traguardo. Sul momento non si capisce la causa, qualcuno punta il dito su una frenata del leader Logano, ma alla fine si comprende che semplicemente Joey è partito male e dietro di lui prima sono stati ottimisti e poi hanno dovuto inchiodare.

Alla fine le auto coinvolte sono nove (Preece, Bell, Blaney, Almirola, Reddick, Ware, Ty Dillon, Haley e Gilliland; Gibbs era inizialmente incluso nella lista) e, secondo alcune fonti questo sarebbe l’incidente più grande nella storia di Fontana ed è quasi ironico che avvenga nel suo ultimo giorno di questa parte di storia. A ritirarsi in anticipo sono Bell, Preece, Reddick (due ko in due gare con conseguente ultimo posto in classifica) ed Almirola. Truex invece recupera un giro.

Mentre qualcuno come Harvick ne approfitta per una sosta per rabboccare e cambiare gomme e sarà un fattore nel finale, a dare una sintesi delle condizioni della pista ci pensa Ty Dillon a cui dicono che hanno finito i tear off sul parabrezza. Alla bandiera verde si entra nel giro 92 di 200 e quindi la situazione polverosa è davvero abrasiva.

Ci si riprova con 38 giri da completare nella seconda stage e Logano riparte meglio ma non benissimo e infatti Byron manda Hamlin al comando. Denny, William, Joey e Ross sono quasi 4-wide, a mollare il colpo è la #24 e ad approfittarne è Kyle Busch che torna così ai piani alti. Nei giri successivi, oltre ad un Blaney ancora una volta azzoppato da un incidente, perde colpi anche Logano passato dai principali rivali.

Basta poco anche a Chastain per tornare al comando, giusto in tempo per il giro di boa che sancisce l’ufficialità della corsa; a seguirlo sono Hamlin, Logano che recupera, Byron, Kyle Busch, uno Suárez che completa il recupero dopo la penalità, Harvick che ha gomme fresche, Bowman, Wallace e Stenhouse.

Oltre ad Harvick il pilota più in forma è però Rowdy che passa in sequenza Byron, Logano ed Hamlin e si mette in caccia del leader distante 1″. Per un po’ il distacco rimane costante, poi la #8 sembra in grado di annullarlo. Prosegue la fase altalenante di Logano che ora ha paura di una ruota mal fissata (alla fine era solo sporcizia accumulata fra mozzo e gomma) ma, nonostante questo, supera Hamlin.

Ai -15 Busch dimezza il ritardo, poi però il sovrasterzo ha la meglio ed un ondeggiamento pericoloso in curva2 è il segnale del via libera per Chastain che da qui in poi allunga inesorabilmente. Dietro invece si lotta in un gruppo, il terzo, in fondo alla top10. Stenhouse cerca di resistere ma una toccata al muro permette ad Elliott di superarlo.

Iniziano anche i doppiaggi e, dopo Blaney doppiamente, è la volta di un Gragson la cui strategia è clamorosamente fallita, ma si salverà con un lucky dog. Gli ultimi giri vedono molto movimento nella top10 ed i protagonisti principali sono Harvick (che ha gomme 13 giri più fresche dei leader), Hamlin, Logano e Suárez (penumatici che hanno “solo” sei giri in meno di usura). Chi invece soffre è Byron (sovrasterzo) e Bowman (paura di rimanere a secco).

Chastain così domina la seconda stage e si prende il terzo traguardo intermedio su quattro disponibili con 6.6″ su Kyle Busch (accumulati praticamente in meno di 20 giri), 6.9″ su Logano, 7.3″ su Harvick, 7.7″ su Suárez, 8.6″ su Hamlin, poi il terzo gruppo con Elliott (+15.5″), Bowman (+17.5″) e la coppia Keselowski-LaJoie (+18.0″) che beffa al fotofinish Austin Dillon; seguono Buescher, Stenhouse, Byron e Wallace.

Ovviamente tutti tornano ai box ed Harvick con una sosta rapidissima balza al comando mentre in coda molti devono aspettare per pulire il muso da polvere e detriti. Si riparte ai -63 con in prima fila 120 successi in Cup Series, 60 a testa fra Kevin e Kyle Busch il quale con l’aiuto di Chastain balza al comando. Saranno loro due i protagonisti del finale.

Il giro della ripartenza si chiude con un contatto: in curva4 Buescher quasi si gira sul muso di Cindric il quale, per evitare l’incidente viene invece spedito contro le barriere da Gilliland che lo seguiva. Austin perderà diversi giri ai box con la posteriore destra ko in una corsa comunque anonima per lui. La caution arriva invece non per questo (la #2 viene miracolosamente evitata da tutti), ma per Ty Dillon che si ferma in pista senza potenza. E per il minore dei fratelli è un altro ritiro per problemi meccanici. Sorride invece Truex che torna a pieni giri.

La bandiera gialla aveva interrotto la battaglia fra Elliott, Harvick e Logano mentre Kyle Busch e Chastain stavano provando la fuga. Malgrado siano passati meno di 10 giri dal pit stop precedente tutti cambiano di nuovo gomme. Alla bandiera verde dei -55 Kyle Busch precede Harvick, Suárez, Chastain e Logano mentre Elliott è finito dietro ad Hamlin.

Kevin scatta bene, poi però Chastain prova il tuffo in curva1 che non va a buon fine, arriva quindi Logano dall’esterno dopo aver aggirato Suárez e nella mischia ci finisce pure Keselowski. È forse la ripartenza più incredibile della gara con big ovunque sparsi per la pista cercando la prima posizione che invece Kyle Busch ha ceduto di schianto finendo per un attimo dietro anche ad Elliott e Keselowski.

Alla fine Chastain sembra in controllo, ma Logano sul traguardo si tuffa sull’apron prendendosi la prima posizione. Sarà invece l’ultimo guizzo di Joey che da qui al traguardo pagherà un sovrasterzo crescente. Al giro successivo Chastain torna primo e, a confermare la giornata molto positiva di Trackhouse, Suárez è terzo.

Chi emerge prepotentemente dal traffico è però Kyle Busch che a 50 giri dalla fine è secondo dietro a Chastain e l’ha già ripreso, terzo invece a 1″ Logano che tiene dietro ancora per poco Suárez, Elliott, Hamlin, Keselowski ed Austin Dillon; staccati Byron e Buescher. Disperso senza apparente motivo, se non una ripartenza confusionaria, Kevin Harvick scivolato addirittura al 13° posto dietro a Jones e Bowman.

In breve si capisce che la lotta per la vittoria si è ristretta ai soli Kyle Busch e Ross Chastain, infatti la battaglia alle loro spalle fa solo perdere tempo agli inseguitori. Harvick invece non recupera a differenza di Briscoe, incredibilmente nella top15, e Truex che rientra nella top20. Si avvicina inesorabilmente la finestra dell’ultima sosta ed il timing sarà decisivo.

Per i piloti ci sono però anche preoccupazioni. Quasi in contemporanea sia Hamlin (falso allarme) che Wallace (invece no, e questo si somma allo splitter danneggiato) credono che il loro motore si stia rompendo.

Ai -35 Logano cede di colpo, il sovrasterzo ha la meglio, e dunque decide di rientrare per primo ai box al giro successivo; a questo passaggio c’è l’ultima istantanea prima del giro di valzer conclusivo. Chastain precede Busch di due decimi, Elliott di 1.6″, Hamlin e Suárez di 2.5″, Logano di 2.7″, A.Dillon di 4.1″, Keselowski di 4.5″, Harvick di 5.2″ e Buescher di 6.8″.

Come detto ai -34 Logano va ai box per una sosta leggermente anticipata, ma, mentre la #22 entra ai box, Busch decide di rompere gli indugi dopo giri di attesa ragionata. L’attacco di Kyle gli permette di passare al comando, ma la paura dell’undercut di Joey ha la meglio e così entrambi pochi secondi più tardi sono ai box con Ross che frena tardi e quasi ripassa la #8 all’ingresso della pit lane. All’uscita Busch gli è davanti e non verrà più ripreso.

In sequenza vanno ai box anche tutti gli altri big, nell’ordine Harvick, Truex, Byron, Elliott, Dillon, Stenhouse, Suárez. Ai -30 mancano all’appello praticamente solo Hamlin e Keselowski che vanno lunghi cercando di poter sfruttare uno stint più corto per le gomme alla fine. Intanto la classifica virtuale vede Busch davanti a Chastain, Elliott, Logano ed Harvick, ma Kyle sta già allungando.

Hamlin si ferma ai -28 splittando lo stint in due metà esatte (rientrerà in pista dietro a Suárez addirittura a 12″ da Kyle Busch), Keselowski ai -27 lasciando in pista solo tre audaci: Burton, McDowell e Gragson; poco più tardi si arrendono Harrison e Noah mentre Wallace si deve ritirare. Rimane solo Michael che riuscirà nell’impresa di completare l’ultima fase di gara senza rifornire, pur perdendo molto tempo e venendo passato da tante vetture chiudendo 18°.

Quando Kyle Busch ai -25, quando si è liberato di tutti gli avversari tranne la #34, ha ormai guadagnato oltre 2″ su Chastain braccato invece da Elliott, gli altri sono a 7″ e più e devono solo sperare in una caution. Hamlin con gomme fresche gira 1″ più veloce dell’ex compagno di squadra, ma il traffico ed il rapido degrado delle gomme gli impediranno la desiderata rimonta.

Busch torna effettivamente al comando ai -20 proprio mentre dietro di lui Elliott supera un Chastain che cede nel momento meno ideale. Crolla anche Logano che ha le gomme più usurate di tutti. Alza bandiera bianca anche Byron che prima fora (secondo altre fonti ha invece un problema ad una ruota) e nel pittare si prende una penalità.

Il finale di gara è una parata di Rodwy mentre infiamma la battaglia fra Harvick, Austin Dillon, Hamlin e Suárez. Decisive sono le due toccatine di Austin prima e Denny poi al muro e così a prevalere è il messicano.

A quasi 18 anni dalla prima volta in carriera proprio a Fontana, la 61esima vittoria in NASCAR Cup Series per Kyle Busch chiude un ciclo e ne apre un altro, quello che lo vede già ad altissimi livelli con il Richard Childress Racing. Rowdy così si scrolla un po’ di sfortuna dato che aveva già sfiorato la vittoria al Clash (rimonta furiosa dal fondo al podio dopo una toccata da parte di Logano), nel Duel (mandato a muro da Suárez) e alla Daytona 500 (in testa al giro 200, ma non alla bandiera a scacchi).

La longevità di Kyle Busch è data anche da un altro dato record: infatti da quel 2005, nemmeno nelle stagioni più oscure, non ha mai mancato di timbrare il cartellino e quindi questa è la 19esima stagione consecutiva con una vittoria, mai nessuno nella storia come lui, nemmeno Richard Petty che si era fermato a 18. E per magia dalle tribune nessun fischio ma solo applausi.

Per la cronaca, dietro a Kyle Busch concludono Elliott (senza acuti ma concreto, +2.9″), Chastain (+7.5″), Suárez (+11.8″), Harvick(+13.2″), Hamlin (+13.2″, solo 0.028″ dietro a Kevin), Keselowski (+13.5″), Bowman (+16.2″), Austin Dillon (+16.7″) e Logano (+17.0″) che si salva dall’attacco di Truex; più distanti Stenhouse, Buescher, un ottimo LaJoie, Burton, Gibbs, Gilliland, McDowell, Jones e Briscoe, ultimo a pieni giri.

La storia di Fontana, almeno per la Cup Series visto il posticipo della Xfinity, si chiude così con molto amaro in bocca. I soldi fanno comodo alla NASCAR, ma demolire una pista che (seppur con il contributo di un asfalto ormai da rifare) ha regalato anche quest’anno spettacolo. Ora l’augurio, l’unico possibile, è che la NASCAR abbiano fatto i conti per bene e non solo nel portafoglio. Grazie Fontana per questi 25 anni di ricordi.

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Nel prossimo weekend proseguirà la trasferta ad Ovest della NASCAR. La tappa successiva sarà Las Vegas dove venerdì notte correrà la Truck Series, sabato sera la Xfinity Series ed infine domenica sera la Cup Series.


Immagine: Media NASCAR

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