NASCAR | Championship 4 – Phoenix 2023 | Anteprima

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Tempo di lettura: 25 minuti
di Redazione P300.it @p300it
2 Novembre 2023 - 21:15
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La Championship 4 più giovane della storia è forse anche quella più equilibrata. Kyle Larson contro Blaney, Bell e Byron alla caccia del loro primo titolo


Come ormai da tradizione, questa anteprima è stata curata da Gabriele Dri, Francesco Gritti e Simone Longo

Se la stagione 2022 era stata una delle più equilibrate grazie al debutto della vettura Next Gen, ora invece stiamo per assistere ad una delle Champioship 4 più incerte di sempre con i quattro piloti che sulla carta hanno davvero il 25% di possibilità ciascuno di vincere il titolo della NASCAR Cup Series.

Al Phoenix Raceway domenica sera Ryan Blaney, Christopher Bell, Kyle Larson e William Byron si contenderanno ad armi pari, se non per la vettura che guidano, un ambito titolo che potrebbe lasciare i tre avversari davvero con l’amaro in bocca al lungo per un’occasione storica a portata di mano e poi sfuggita via.

Dopo una stagione dominata a tratti con ben sei successi parziali, William Byron arriva all’epilogo ancora sull’onda della regular season che lo ha consacrato definitivamente, tuttavia nelle ultime gare ha visto l’emergere dei possibili rivali per la corona e allo stesso tempo tuttavia l’eliminazione di due avversari pericolosi come Denny Hamlin ed il vincitore della stagione regolare Martin Truex Jr., assoluta delusione di questi playoff.

Tutti e quattro i piloti in lizza hanno carte a loro favore e altre invece che vanno contro. Non siamo a Las Vegas, però i contendenti dovranno giocare al loro meglio la mano che verrà servita nell’arco di 500 km più eventuali overtime, sfruttando i pregi delle loro vetture e dei loro team e le debolezze altrui.

Di seguito verranno presentati i quattro contendenti, rigorosamente in ordine di classifica generale dopo il reset conseguente alla fine del Round of 8.

Cup Series

Ryan Blaney (Ford #12 – Team Penske)

A livello di inerzia, e anche da seeding in seguito al reset dei punti dopo il Round of 8, Ryan Blaney arriva a Phoenix da numero uno, uno status mai visto nella sua carriera. Sulle ali dell’entusiasmo per un turno che lo ha visto protagonista in ogni gara, ora il pilota del Team Penske – nonché figlio d’arte – può andare alla caccia del primo titolo a poche settimane dal tagliare il traguardo dei 30 anni.

La crescita di Blaney aveva subito lo scorso anno un brusco stop. Dopo il debutto part time nel 2014 proseguito nel 2015 e la prima stagione a tempo pieno con l’affiliato Wood Brothers Racing nel 2016, per ben quattro stagioni di fila Ryan aveva vinto appena una gara all’anno, un po’ poco per un giovane di talento come lui in un team di punta come Penske e soprattutto in un campionato in cui il successo è fondamentale per avanzare.

Il 2021 sembrava l’annata della definitiva esplosione con ben tre vittorie, tuttavia il Round of 8 rimaneva ancora una volta l’ultimo traguardo raggiunto. L’anno scorso tendenza completamente opposta, di nuovo a digiuno di successi (All-Star Race esclusa) ma una costanza di rendimento incredibile… e alla fine lo stesso risultato, ovvero l’eliminazione dai playoff ad un passo dal traguardo.

Quest’anno Blaney ci ha messo un po’ a sbloccarsi, tuttavia il ritorno al successo è coinciso con la prima gara monumento messa in bacheca, una Coca-Cola 600 quasi dominata che gli ha donato la tranquillità della qualificazione ai playoff. Da allora una estate difficile a livello di risultati e poi il ritorno ai piani alti in vista delle gare più importanti. In sintesi un piano identico a quelli che metteva in pratica il suo compagno di squadra Joey Logano, quest’anno invece in difficoltà e sostituito sul campo nel ruolo di prima guida.

Due soli passi falsi nei playoff per Blaney a Bristol e in Texas quando, quasi con le spalle al muro nel bel mezzo del Round of 12, ha tirato fuori dal cilindro il terzo successo a Talladega dimostrando di essere ancora un asso degli superspeedway.

Infine il Round of 8, il consueto scoglio. E ancora una volta il destino sembrava contro Ryan con il sesto posto di Las Vegas tramutato in squalifica per un ammortizzatore della lunghezza non conforme. Lo sconforto in 24 ore si è trasformato in sollievo dato che a sbagliare la misurazione era stata la stessa NASCAR. Uscito indenne – e con un secondo posto in tasca – dal duello con Hamlin a Miami, Ryan si è trovato per la prima volta in carriera alla penultima gara stagionale sopra al taglio. E la gara capolavoro di Martinsville, culminata con una vittoria praticamente ininfluente ai fini della qualificazione, ha visto il pilota della #12 accedere finalmente al gran finale.

L’inerzia è dalla sua parte e pure le statistiche visto che a Phoenix con la Next Gen (vittorie a parte) nessuno è stato migliore di lui. Ben 252 giri in testa nelle tre gare disputate in Arizona dal 2022 ad oggi. 109 di questi sono stati nella corsa di un anno fa quando fece praticamente da scudiero nel finale al compagno di squadra Joey Logano lanciato verso il titolo. Chissà se quest’anno i ruoli si invertiranno, la concorrenza è forte ed ora tocca a Ryan fare l’ultimo gradino nella scalata che porta da essere un ottimo pilota ad un campione.

– Gabriele Dri

NASCAR Cup Series Blaney Anteprima Phoenix 2023

Christopher Bell (Toyota #20 – Joe Gibbs Racing)

Christopher Bell è diventato un asso a tutti gli effetti e chi lo vede ancora come un ragazzino che si deve ambientare o vincere di più ha torto, senza mezze sentenze. Arrivare al Championship 4 per due anni consecutivi è sintomo non solo di grande talento, ma anche di un’abilità nell’ottenere il risultato giusto al momento giusto che è fenomenale e quasi unica.

Bell è solo alla sua quarta stagione tra i grandi, ma ha già dimostrato di che pasta è fatto, senza blocchi di crescita o un andamento altalenante. L’unica stagione in cui non ha raggiunto i playoff è stata quella d’esordio, in cui ha trainato più volte a punti un Leavine Family Racing pronto a cedere le sue attività. Dal suo passaggio in JGR non tutto è stato rose e fiori. Nel 2021 qualche errore di inesperienza nel momento più importante lo ha lasciato presto fuori dalla lotta titolo, ma questo gli ha permesso di affinare un’abilità fondamentale: quella di reggere la pressione. L’arrivo in finale nel 2022 è stato quindi bissato da risultati ancora più impressionanti.

La prima parte della regular season è stata ricca di risultati positivi. Il ventottenne originario di Norman, Oklahoma, è riuscito ad infilare una sfilza di top 10 che raramente si nota anche in veterani della categoria. Peccato solo per la singola vittoria, arrivata nella Dirt Race di Bristol, e per una flessione significativa dei piazzamenti nell’ultima decina di appuntamenti, in cui sembrava molto, forse troppo, rilassato.

Dopo aver superato i Round of 16 e of 12 all’ultimo secondo (con soli due piazzamenti fra i primi 5 e un altro ai limiti della zona punti “all’europea”), Bell si è ritrovato con una terza fase playoff tra le migliori mai svolte. Il secondo posto a Las Vegas, seguito dalla straordinaria vittoria a Homestead, hanno messo matematicamente il frutto dell’academy TRD al Championship 4 per il secondo anno consecutivo.

Christopher sa di non essere il favorito a Phoenix. Il suo rendimento sul miglio dell’Arizona dipenderà molto dal contesto avversario. Il quasi ventinovenne, difatti, non ha mai vinto in Cup Series su questo circuito. Non sia mai che i compagni rimasti esclusi possano dargli una mano, soprattutto contando il fatto che, fra i tanti piloti Toyota arrivati alle fasi finali, è l’unico rimasto a potere ambire al trofeo più ambito. Solo il tempo ci saprà dire il nome del campione. Nel frattempo preparatevi, perché Christopher Bell sa bene come e quando mostrare gli artigli.

– Francesco Gritti

NASCAR Cup Series Bell Anteprima Phoenix 2023

Kyle Larson (Chevrolet #5 – Hendrick Motorsports)

”La storia della resilienza in persona”: Così mi riferivo personalmente alla chiusura della stagione Cup Series di due anni fa coronata poi con il titolo, in quella splendida gara che fu Phoenix 2021 commentata insieme al collega Francesco Gritti.

Quel Larson era rientrante: allontanato dalla categoria nel 2020 per i noti fatti che hanno rischiato di comprometterne la carriera. Reintegrato un anno dopo, è diventando l’autore di un crescendo culminato proprio con il trionfo. La maturazione non si è di certo fermata lì anzi, se vogliamo, è proprio con quel riconoscimento che è cominciata e che ha permesso al Kyle odierno di essere finalmente considerato un grande pilota ed il favorito per molti.

La stagione in atto è stata una montagna russa per Larson. L’ennesimo ”dal baratro alla vetta” della sua carriera, questa volta su scala minore. Due vittorie ottenute in regular season a Richmond e Martinsville, altrettante arrivate nei playoff. Il californiano, non esente dal brivido nemmeno in questa post season, si è reso protagonista dell’ennesima rimonta, quintessenza della sua stagione, culminata con il trionfo di Las Vegas nella gara più importante dei playoff con l’Arizona in vista. Larson ha avuto tempo per prepararsi e non è di certo l’ultimo arrivato sul particolare tracciato di Avondale.

La montagna russa del driver di Elk Grove si articola su varie fasi: una falsa partenza prontamente ribaltata, prima un singhiozzo con coppia di buoni risultati e poco dopo con la prima vittoria a Richmond. Settimana di ”riposo” con l’amaro 35° posto sullo sterrato di Bristol, seguita dalla 2^ vittoria a Martinsville. Parte centrale di stagione calante fino alla Coke Sugar 400: 7 top 5 in 17 gare che non gli hanno mai permesso di tenere il passo del tandem Byron-Truex sempre davanti a tutti.

La nuova risalita coincide con l’inizio dei playoff: vittoria nella perfetta gara inaugurale di Darlington e un Round of 16 pressoché perfetto. Picchiata con grado di pendenza decisamente elevato nel Round of 12 dove Kyle si è qualificato ma convivendo con quel brividino citato. Infine, la grande vittoria in Nevada nella prima gara del Round of 8 (vincendo un ticket per la giostra del cosiddetto “Teorema Logano”) arrivando in carrozza a Phoenix. Kyle è sicuramente pronto in vista della tappa conclusiva. Qui ha già vinto il titolo nel 2021 e la sua esperienza pregressa aiuterà sicuramente: avere 2 dei 4 piloti rimasti neofiti in questo format è un lusso, soprattutto se il 3° è un Bell appena alla sua seconda presenza.

A mettere i bastoni tra le ruote a Larson può pensarci la pressione. In più di un’occasione l’abbiamo visto imperfetto in questa stagione e, per molti, la colpa è da additare all’ansia. Il problema si è ripresentato di recente, con gli errori importanti di Texas e Miami. Personalmente, ho imparato ad apprezzare il pilota Hendrick proprio per la sua freddezza e dubito che in una situazione dove egli stesso può dimostrare ciò che tutti pensano (ovvero che ne abbia oggettivamente di più dei suoi diretti avversari) le sue emozioni possano prendere il sopravvento.

Gli ultimi due anni a Phoenix sono stati agli antipodi: vittoria nel 2021 e ritiro nel 2022 quando era stato eliminato già al Round of 12. Sarà un lancio della moneta, 50 e 50, ricordando però che Kyle è riconosciuto in maniera unanime come uno dei migliori gioielli dell’intero schieramento per qualità e talento dietro al volante.

– Simone Longo

NASCAR Cup Series Larson Anteprima Phoenix 2023

William Byron (Chevrolet #24 – Hendrick Motorsports)

Il 2023 è stato l’annata della definitiva consacrazione per William Byron, tuttavia per il coronamento manca una sola gara e serve vincerla (o comunque chiudere davanti agli avversari diretti).

La stagione scorsa sembrava esserlo già, poi però un evento ha cambiato tutto: la reazione al bump&run subito a Darlington nella primavera del 2022. Il giovane Byron prometteva vendetta al veterano Logano per la manovra, una vendetta praticamente mai messa in pratica. Joey si è preso nota di questo e, una volta vinta anche la battaglia psicologica, è andato a prendersi il titolo.

Quest’anno invece non ce n’è stato per nessuno, infatti Byron ha sfruttato ogni occasione ad inizio stagione per mettere a segno una vittoria, anche quando la corsa sembrava destinata a finire in mani altrui come proprio a Phoenix otto mesi fa. Quella però era già la seconda di fila nelle prime quattro gare dopo quella dominante di Las Vegas.

Byron nella prima metà di stagione ha messo in cascina moltissimi playoff point, ma di punti veri e propri invece no, infatti nelle prime sette gare sono arrivate due vittorie ma anche quattro piazzamenti fuori dalla top20 ed una penalità di 60 punti per irregolarità tecnica a Richmond.

Il pilota della #24 ha poi caricato sulle sue spalle un team orfano delle presenze Elliott e Bowman e dei risultati al traguardo di Larson vincendo su ogni tipologia di pista, dopo cookie cutter e short track anomali sono arrivati speedway asimmetrici (Darlington nella 400 miglia, anche qui approfittando dei guai altrui), superspeedway rinnovati (Atlanta in una corsa accorciata per la pioggia) e stradali (Watkins Glen).

Questi risultati non sono stati sufficienti per vincere la regular season, tuttavia Byron è riuscito a partire nei playoff alla pari di Truex. Ma, mentre Martin è imploso col suo team, William e la #24 hanno proseguito con i risultati: un buon Round of 16, uno stratosferico Round of 12 (vittoria in Texas raccogliendo il successo lasciato sul tavolo da Larson e due secondi posti, seconda migliore prestazione sulle tre gare di sempre nei playoff), un Round of 8 in gestione dei punti accumulati ma allo stesso tempo un passo indietro rispetto agli avversari arrivati fin qua.

Ora Byron deve saper lottare davvero per il titolo, deve riprendere un po’ di inerzia persa nelle ultime tre gare e non puntare eventualmente solo sui giri della sorte che influenzano sempre la corsa decisiva. Sulla carta ha tutto per trionfare, anche a differenza dei numeri che – vittoria a Phoenix di inizio stagione a parte – lo hanno visto un po’ in difficoltà proprio sugli short track.

– Gabriele Dri

NASCAR Cup Series Byron Anteprima Phoenix 2023

Le statistiche

Questi sono i dati che riassumono in breve il 2023 dei quattro piloti e anche qualche dato più comprensivo della loro carriera, incluso il loro palmares a Phoenix.

Nell’equilibrio generale che ha visto parecchi piloti conquistare 2-3 vittorie, si è stagliato ovviamente dal gruppo William Byron che ha portato a casa addirittura sei successi (Las Vegas, Phoenix, Darlington, Atlanta, Watkins Glen e Texas). E questo dato, insieme alle quattro vittorie di Kyle Larson (Richmond, Martinsville, Darlington e Las Vegas) porta la coppia dell’Hendrick Motorsports a quota dieci.

Byron e Larson hanno statistiche simili per top5 e top10, anche se emerge man mano che si analizzano i dati il fatto che Kyle quest’anno, per colpa sua o no, un pilota alla checkers or wreckers, ovvero con tanti piazzamenti davanti ma anche tanti ritiri, ben otto contro i tre degli avversari.

Emerge dai numeri anche come siano arrivate le vittorie di Byron, in un paio di occasioni di rapina sfruttando le chance che gli si sono presentate davanti, da qui i due successi in più rispetto a Larson malgrado 200 giri in meno al comando.

Numeri minori invece per Bell e soprattutto Blaney che paga dazio in materia di top5 e piazzamento medio al traguardo una Ford che per la prima metà di regular season ha convinto poco in confronto a Chevy in primavera e di Toyota in estate. Malgrado ciò Ryan è riuscito a portare una Mustang a Phoenix probabilmente anche contro i pronostici di inizio playoff.

Vista l’eliminazione di Truex, vincitore della regular season ma protagonista in negativo di questi playoff, e quella di Hamlin, penalizzato dalla rottura meccanica a Miami, probabilmente questa è numeri alla mano la miglior Championship 4 che potessimo avere, sia per bilancio generale, sia per come sono andati i playoff.

Scendendo più nel tecnico e guardando le tappe di Phoenix, Richmond (x2), Martinsville (x2), New Hampshire e Bristol e concedendo a tutti una gara bonus togliendo il peggior risultato ottenuto, questa è la graduatoria del piazzamento medio:

  1. Kyle Larson: 2.83 (vittorie a Richmond e Martinsville/1, secondo a Bristol)
  2. Christopher Bell: 9.33 (terzo a Bristol, quarto a Richmond)
  3. Ryan Blaney: 11.33 (vittoria a Martinsville/2, secondo a Phoenix)
  4. William Byron: 15.17 (vittoria a Phoenix)

Il favorito senza discussione sembrerebbe essere dunque Kyle Larson che in sette gare sugli short track nel 2023 ha conquistato cinque top5, un sesto posto domenica scorsa a Martinsville senza forzare e un 19° posto a Richmond/2 da “scartare”. Bell si conferma abile su queste piste, ma il distacco in termini di piazzamento – così come l’assenza di vittorie – pesano. Pesa anche tanto a sorpresa il bilancio in negativo di Byron che, esclusa la vittoria in primavera a Phoenix, ha portato a casa solo il nono posto a Bristol e ben quattro piazzamenti fuori dalla top20. Da notare anche come la Toyota in tre gare con la Next Gen a Phoenix non abbia mai trascorso un solo giro al comando sui 941 disputati.

In primavera a Phoenix vinse all’overtime William Byron, ma la gara fu controllata per gran parte da Kyle Larson (201 giri in testa) prima di perdere la leadership da un Kevin Harvick che sembrava vicino alla vittoria e invece venne beffato da una caution a poco più di 10 giri dalla fine. Ripresa la prima posizione, Larson venne battuto all’overtime dal compagno di squadra Byron nello sprint finale.

Il fatto curioso però è un altro: nel convulso – come sempre – restart del supplementare, in curva1 all’esterno a lottare per la prima posizione c’erano Larson e Byron, all’interno per la terza invece Bell e Blaney, i nostri Championship 4 che si ritrovano a Phoenix ora per lottare il titolo. Alla bandiera a scacchi, dietro a Byron, Blaney concluse secondo, Larson quarto (preceduto da Reddick) e Bell sesto in scia ad Harvick.

– Gabriele Dri

Il regolamento

Come sempre, la gara di Phoenix verrà suddivisa in tre stage (rispettivamente da 60, 125 e 127 giri) con punti assegnati ai due traguardi intermedi, tuttavia ai quattro piloti in lizza per il titolo questo interessa relativamente poco se non per la strategia complessiva. Infatti, verrà eletto campione chi di questi sarà il meglio piazzato alla bandiera a scacchi, che sia o no il vincitore della gara.

Nei nove casi precedenti con questo format chi ha conquistato il titolo ha sempre vinto anche la gara, risparmiando agli organizzatori qualche imbarazzo sul fatto di dover ignorare chi fosse arrivato primo per concentrarsi sul trionfatore del campionato. Le stesse regole valgono anche per Xfinity e Truck Series, gare in cui non potranno partecipare piloti iscritti alle categorie superiori.

Gli altri piloti dunque saranno ancora in gara per il successo parziale e per conquistare punti (anche nelle stage) con l’obiettivo di migliorare la posizione in campionato. Per la lotta per il platonico quinto posto sono ancora in corsa due dei 12 piloti rimanenti che si erano qualificati per i playoff un paio di mesi fa. A partire in vantaggio dopo la somma dei punti ottenuti nel corso delle prime nove gare dei playoff è Denny Hamlin (2354 punti) che in Arizona partirà con 25 lunghezze di vantaggio sul suo “dipendente” Tyler Reddick.

Tecnicamente aperta anche la lotta per l’amaro 17° posto, il migliore riservato a chi non si è qualificato ai playoff. Malgrado le sette gare saltate, sei per infortunio e una per squalifica, Chase Elliott arriva a Phoenix in questa posizione. Il pilota dell’Hendrick Motorsports, tuttavia, appare senza più motivazioni in questa stagione dato che è ancora senza vittorie di tappa e conquistarne una proprio in questa occasione è molto difficile, ancor di più dopo l’eliminazione al Round of 8 della sua #9 dall’owners championship. Il campione del 2020 dovrà difendere 44 punti di margine su Ty Gibbs, matematicamente rookie of the year dopo la sospensione di Noah Gragson per il noto caso social.

Infine, il campionato costruttori è andato alla Chevrolet (come in Xfinity e Truck Series) grazie alle 17 vittorie nelle prime 35 gare contro le 10 di Toyota e le 8 di Ford. Questo titolo si assegna senza playoff, ma conteggiando nell’arco della stagione in ogni gara il miglior piazzamento per marca al traguardo senza stage point. Chevrolet al momento ha 1289 punti, 71 più della Toyota e 84 più della Ford ed è diventata matematicamente irraggiungibile già dalla bandiera verde la scorsa settimana a Martinsville.

Infine, a differenza del 2022 i titoli piloti e per team andranno alla stessa figura dato che in questo campionato non ci sono state differenze fra chi si è qualificato per Phoenix. Il brivido però c’è stato lo stesso fino alla settimana scorsa. Infatti, per l’owners championship si era qualificata la #9 grazie ai punti ottenuti dai sostituti di Chase Elliott (principalmente Josh Berry, in maniera minore Jordan Taylor e Corey LaJoie) ai danni della #23 portata invece ai playoff da Bubba Wallace.

L’asimmetria è proseguita dopo il Round of 16 grazie alla promozione di Wallace, ma ha vissuto una svolta interessante nel Round of 12 quando le prestazioni disastrose di Martin Truex Jr. hanno determinato l’eliminazione della #19 ma allo stesso tempo un nuovo avanzamento della #9. Elliott ci ha provato a Martinsville con una strategia sfalsata a vincere, ma alla fine l’assenza di caution lo ha rispedito indietro e quindi al gran finale sono passate sempre la #12, la #20, la #5 e la #24 dei già citati piloti.

– Gabriele Dri

Xfinity Series

I big4 alla fine si sono sciolti al Round of 8, uno ha dovuto abbandonare la compagnia di fronte al colpo a sorpresa. Così si potrebbe riassumere il recente passato dei playoff della NASCAR Xfinity Series, duri e ricchi di colpi di scena come sempre dopo una regular season come si suol dire… regolare e fatta di caccia ai playoff point e un paio di nomi a sorpresa qualificati.

A saltare dei quattro è stato Austin Hill, “vittima” della faida interna in casa RCR di cui il colpevole però non è Sheldon Creed bensì i vertici del team, incapaci di gestire i piloti ed una situazione favorevole. A far saltare il banco la vera sorpresa della stagione, il giovane Sam Mayer che, dopo una convincente stagione di debutto, ha portato a casa addirittura quattro successi di cui tre sugli stradali (Road America, Watkins Glen e Roval) e la prima, fondamentale, su un ovale a Miami nel corso del Round of 8, fatto che ha innescato la sfida accesissima di Martinsville.

Mayer ha dalla sua il futuro, ma sicuramente anche nel presente vorrà subito conquistare il titolo al cospetto dei big della categoria. La personalità assolutamente non gli manca così come il carattere per difendersi nei momenti più ruvidi in cui c’è da cercare il contatto deciso. Ad appena 20 anni è sbocciato un talento in puro stile NASCAR e bisogna ringraziare ancora Dale Earnhardt Jr.

Sempre dello stesso team, ancora una volta Justin Allgaier arriva al gran finale, ma allo stesso tempo alla 13esima stagione a tempo pieno nella categoria cadetta il veterano dell’Illinois è ancora alla caccia del primo titolo. Fra alti e bassi, fra stagioni di costanza ed altre – come questa – di vittorie, Allgaier è ancora qui e il successo strappato con i denti a Martinsville ha seguito quelli prestigiosissimi su piste storiche come Charlotte, Daytona e Bristol. Sarà la volta buona? Non si sa, ogni anno si dice che Justin a Phoenix va bene e ogni anno vince un altro.

Forse un mezzo gradino più in alto nel pronostico ci sono John Hunter Nemechek e Cole Custer. Il pilota del Joe Gibbs Racing è all’ultimo tassello della scommessa personale che lo ha visto autoretrocedersi nella Truck Series dopo una stagione comunque positiva Cup Series. Ora il passaggio nella categoria cadetta prima del ritorno nella categoria regina nel 2024 con il Legacy Motor Club.

JHN dovrà però togliersi dalla memoria il ricordo degli ultimi due playoff con i pick up in cui, da favorito assoluto, è imploso in entrambe le occasioni, nel 2021 in appena due giri a Phoenix (qualifica disastrosa e a muro al primo giro), nel 2022 al Round of 8. Indubbiamente sette vittorie in stagione (Fontana, Martinsville, Atlanta, New Hampshire, Michigan, Kansas e poi solo il Texas nei playoff) sono un ruolino di marcia invidiabile, ora tocca a lui chiudere il cerchio proprio alla 100esima gara nella categoria.

Il suo avversario diretto potrebbe essere un Cole Custer che, reduce dalla retrocessione stavolta non volontaria in Xfinity Series, probabilmente ci ha messo più del previsto ad adattarsi di nuovo ad una categoria che lo aveva visto assoluto dominatore – anche se senza titolo – nel 2019. L’inizio è stato sottotono, poi la definitiva svolta è arrivata con le due vittorie ravvicinate (seppur se sugli stradali) a Portland e sulle vie di Chicago in una corsa accorciata per pioggia.

Il pilota dello Stewart-Haas Racing alla fine ha accumulato 13 top5 e 20 top10, tuttavia ha dimostrato qualche punto debole ricorrente in questa stagione: ripartenze e short run. Dunque in caso di caution nel finale di Phoenix forse sarà meglio puntare su un altro cavallo e non sull’unica Mustang rimasta in lizza per il titolo.

– Gabriele Dri

Truck Series

La serie minore del circuito NASCAR si trova, per la prima volta dopo 3 anni, orfana del campione in carica Zane Smith nella fase finale. Non per questo, però, lo spettacolo tenderà a diminuire, soprattutto visto l’altissimo livello dei quattro contendenti.

Andando in ordine di età bisogna iniziare dall’unico, vero, veterano dei pick up su ovale, Grant Enfinger. Il trentottenne originario dell’Alabama, full time nella serie a partire dal 2017, ha raggiunto la fase finale di campionato per la seconda volta in carriera. Nonostante i risultati altalenanti, il pilota dello Chevrolet #23 di GMS Racing ha saputo farsi vedere come un avversario tosto, soprattutto sugli ovali più stretti.

Le vittorie stagionali, arrivate a Kansas, Gateway e Milwaukee Mile, sono i coronamenti di velocità ed abilità di interpretazione. Grant, però, non ha mai tagliato il traguardo nemmeno in top 5 a Phoenix e questo potrebbe renderlo forse il più improbabile campione fra i vari candidati. C’è però da ricordare come questa sia l’ultima gara di GMS Racing in Truck Series, perciò sarà molta la sua voglia di fare bene.

Ben Rhodes, nato nel Kentucky 26 anni fa, vuole bissare il successo arrivato al termine della stagione 2021. Nonostante la giovane età, Ben è uno dei piloti con più esperienza nelle serie minore. Si sa, ThorSport tende a scegliere piloti destinati a rimanere per molto tempo e la scelta dell’attuale conducente del Ford #99, arrivata nel lontano 2016, è perfettamente in linea con i canoni di una delle squadre più prestigiose della Truck Series. L’unico successo a Charlotte, in realtà, è stato uno dei pochi momenti di luce di una stagione difficile e ricca di cambiamenti (ben tre crew chief che si sono succeduti) che, però, sta per terminare. Bisogna sempre da ricordare il fatto che un titolo è già arrivato e, anche per questa ragione, la sua fame di successo sarà particolarmente alta.

Arrivare al Championship 4 durante la propria prima stagione completa non è una cosa che accade tutti i giorni. Bisogna dare quindi grandi meriti a Corey Heim, 21 anni, pronto a giocarsi per la prima volta un titolo NASCAR. Vedendo la sfilza di risultati positivi, è addirittura possibile ritenere proprio il pilota del Toyota #11 di Tricon Garage (tra l’altro riconfermato per il 2024) il più convincente in ottica campionato. L’unica gara terminata fuori dalla top 10, in quella che statisticamente è stata una stagione for the ages, è stata quella a Bristol Dirt. Vanno anche ricordate le 3 vittorie, ottenute a Martinsville, Mid Ohio e Bristol quando quasi 2 mesi fa si è qualificato per Phoenix. Sui tracciati lenti, il ragazzo di TRD nato in Georgia sa il fatto suo, ma sarà necessario reggere una pressione supplementare, oltre che battere per l’ennesima volta, quella più importante, la concorrenza per arrivare al tanto ambito trionfo finale.

Si termina questa carrellata con Carson Hocevar, ventenne dal carattere irrequieto nato in Michigan. Talentuoso quanto permaloso (caratteristica che lo ha visto più volte penalizzato nel corso della sua carriera), l’attuale pilota dello Chevrolet #42 di Niece Motorsports può coronare le sue 3 stagioni in Truck Series con un titolo prima del passaggio repentino in Cup Series in cui esordirà a tempo pieno grazie a Spire Motorsports la prossima stagione. Sono ben 4 i trionfi del giovanissimo pilota di lontana origine slovena arrivati questa stagione: Texas, Nashville, Richmond e Homestead hanno visto proprio lo Chevy blu derapare dalla linea del traguardo fino alla victory lane. Visto che è la sua ultima occasione, Carson darà tutto il necessario per arrivare lì dove non potrà in futuro e, quindi, incidere il suo nome nell’indelebile lista di campioni NASCAR.

– Francesco Gritti

Il programma del weekend

Nel weekend di Phoenix saranno quattro le categorie in pista. Oltre a Cup, Xfinity e Truck Series ci sarà anche la ARCA West Series, anch’essa giunta all’epilogo stagionale. A Sean Hingorani, che poi debutterà pure in Truck Series poche ore più tardi, basterà gestire un confortevole vantaggio di 30 punti su Trevor Huddleston e di 33 su Tyler Reif per aggiudicarsi il titolo.

Per quanto riguarda le categorie principali, le prove libere (una sessione da 50′ per ogni serie) e le qualifiche saranno trasmesse soltanto dalle reti americane. Come per tutta la stagione, la NASCAR Cup Series sarà in streaming su Mola con commento in italiano e per l’occasione anche uno studio pre-gara. La registrazione è possibile su mola.tv (al prezzo di 3.99€/mese) e sulla app ufficiale.

Notte fra giovedì 2 e venerdì 3 novembre

1:00 Prove libere NASCAR Truck Series

2:00 Prove libere ARCA West Series

3:10 Qualifiche ARCA West Series

Venerdì 3 novembre:

19:30 Gara ARCA West Series

23:05 Qualifiche NASCAR Truck Series

Notte fra venerdì 3 e sabato 4 novembre:

0:05 Prove libere NASCAR Xfinity Series

1:05 Prove libere NASCAR Cup Series

3:00 Gara NASCAR Truck Series (diretta su FS1, bandiera verde alle 3:11)

Sabato 4 novembre:

20:30 Qualifiche NASCAR Xfinity Series

21:35 Qualifiche NASCAR Cup Series

Notte fra sabato 4 e domenica 5 novembre:

0:00 Gara NASCAR Xfinity Series (diretta USA Network, bandiera verde alle 0:18)

Domenica 5 novembre:

21:00 Gara NASCAR Cup Series (diretta su Mola con commento di Matteo Senatore, Daniele La Spina e del nostro Simone Longo. Pre-gara dalle 20:30 circa a cura di Giovanni Esposito e Simone Longo; diretta americana su NBC, bandiera verde alle 21:32)


Immagini: Media NASCAR

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