NASCAR | Championship 4 – Phoenix 2022 | Anteprima

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Tempo di lettura: 31 minuti
di Redazione P300.it @p300it
3 Novembre 2022 - 21:00
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Una stagione equilibratissima della NASCAR giunge al suo triplo epilogo a Phoenix per il Championship 4. In Arizona Truck, Xfinity e Cup Series incoroneranno i rispettivi campioni. Per la categoria regina conferme e sorprese in lotta per il titolo con un pronostico apertissimo


Come ormai da tradizione, questa anteprima è stata curata da Gabriele Dri, Francesco Gritti e Simone Longo

In una delle stagioni NASCAR più avvincenti degli ultimi anni, si arriva a Phoenix con molti temi da trattare e l’ansia di un campione da incoronare che grava sulle contraddizioni di questa annata. Con l’introduzione delle vetture Next Gen i fan hanno finalmente ottenuto una maggiore competitività di diversi team e il record di vincitori diversi in una singola stagione, arrivando addirittura a 20 se si include anche la All-Star Race conquistata da Ryan Blaney.

Se solitamente quindi bastava vincere una gara per qualificarsi alla post-season, quest’anno solo il ritiro di Kurt Busch ha permesso all’unico pilota senza vittorie ufficiali (proprio Ryan Blaney) di qualificarsi ai playoff, escludendo Truex e Jones su tutti, pur avendo fatto una stagione, fino a Daytona II, nettamente migliore di Austin Dillon e Chase Briscoe, qualificati entrambi per una vittoria.

Con un playoff field abbastanza particolare ci siamo tuffati in un ancor più particolare Round of 16 con tre vincitori diversi non qualificati ai playoff (Erik Jones, Bubba Wallace e Chris Buescher) andando a siglare un altro record. Tyler Reddick e Kyle Larson si sono aggiunti a questo gruppo nei round successivi quando erano stati già eliminati dalla lotta per il titolo, Bell ha fatto l’impresa per due volte consecutive quando era alle corde e Chastain ha scioccato il mondo questa domenica a Martinsville.

Alla terza edizione del gran finale in Arizona, i piloti potrebbero essere accorpati due a due, proprio come l’anno scorso: la coppia esperta (#9 e #22) con Chase Elliott presente per la terza volta consecutiva e Joey Logano che torna a lottare il titolo dopo il consueto anno di pausa, e la coppia neofita (#1 e #20) con Ross Chastain che si è saputo difendere da coloro che hanno subito torti in pista da parte sua e Christopher Bell a cercare di battere la statistica e salvare la stagione della Toyota.

Le quote elevano Elliott come favorito grazie alla sue costanti prestazioni di buon livello. Logano arriva più lanciato di tutti. Chastain deve compiere un miracolo che non accade dalla seconda stagione nella storia della Cup Series. Bell potrebbe vincere la terza must win situation consecutiva.

– Simone Longo

Di seguito verranno presentati i quattro contendenti, rigorosamente in ordine di classifica generale dopo il reset conseguente alla fine del “Round of 8”.

Cup Series

Joey Logano (Ford #22 – Team Penske)

Si può dire che Joey Logano ha fatto la sua consueta stagione, tutto secondo un copione che ormai si ripete da molti anni al punto che si poteva prevedere tutto quasi matematicamente. Il clou di questa dimostrazione si è avuto a Las Vegas in apertura di “Round of 8” quando il pilota del Team Penske ha verificato in un sol colpo quelli che ormai si possono classificare come “i tre teoremi di Logano”.

Primo teorema: chi vince la prima gara del “Round of 8” ha più del 25% di possibilità di vincere il titolo. Joey ancora una volta dopo il 2018 e il 2020 si è aggiudicato una delle gare più importanti dell’anno garantendosi così due settimane di tranquillità in più rispetto ai suoi avversari. E così, mentre Bell, Chastain ed Elliott hanno dovuto concentrarsi su Miami e Martinsville per strappare la qualificazione, per Logano ed il suo team ci sono stati giorni di preparazione esclusivamente su Phoenix. Nel 2018 ciò è valso il titolo, nel 2020 era in testa dopo l’ultima sosta prima di una vibrazione fatale.

Secondo teorema: se è un anno pari mi qualifico per il Championship 4, altrimenti no. Il format attuale ad eliminazione è in vigore dal 2014 e da allora Logano non ha mai mancato l’appuntamento ad anni alterni. 2014 (quarto), 2016 (secondo), 2018 (campione) e 2020 (terzo) gli hanno sorriso mentre 2015 (l’annata migliore se non fosse stato per la faida con Kenseth), 2017 (nemmeno qualificato per i playoff), 2019 (quinto) e 2021 (ottavo) no. 2022 è pari e quindi Joey ha proseguito la sua striscia arrivando al gran finale per la quinta volta (record di Harvick, Truex e Kyle Busch eguagliato).

Terzo teorema: vinco solo in livrea Shell-Pennzoil (o comunque lo sponsor “principale”). Joey proprio non riesce a vincere con gli sponsor minori che ogni tanto porta sulla vettura, in carriera ora è a 0 su 64. Con quello più famoso (Home Depot quando era al Joe Gibbs Racing e Shell-Pennzoil ora con Penske) invece è a quota 30 su 442. Anche quest’anno la regola è stata rispettata: Busch Clash, Darlington (seppur in livrea celebrativa per il Throwback Weekend), Gateway e Las Vegas sono state ottenute con il classico giallo-rosso, a volte più giallo, come in Nevada, a volte più rosso, battendo Byron con un eccessivo bump&run.

Chiudendo questa parentesi simil-matematica, la stagione di Joey Logano ha davvero seguito il solito copione. Un inizio convincente (quinto a Fontana, secondo a Martinsville, terzo sullo sterrato di Bristol), la consueta abilità sugli superspeedway, il tipico testa o croce (top5 o disastro) sugli stradali, la tradizionale vittoria primaverile, questa volta di forza – fin troppa – a Darlington toccando Byron al penultimo giro. Poi il successo della sicurezza al debutto della Cup Series a Gateway e un’estate di controllo e di prove generali in vista dei playoff, iniziati con la consueta ripresa di agosto al secondo posto in graduatoria.

Da lì i soliti playoff convincenti, anche se la competizione e l’equilibrio decisamente più elevati rispetto al solito non rispecchiano totalmente i fatti. Il vantaggio, seppur non cospicuo, sul taglio gli ha permesso di poter disputare sempre solo una gara buona per Round (quarto a Darlington, secondo in Texas), poi puntando ai punti delle stage per passarlo. A Las Vegas, infine, il successo che ha fatto jackpot e reso validi in un sol colpo anche quest’anno i tre teoremi.

Logano sa come vincere, probabilmente è il pilota più completo fra i quattro, è anche incredibilmente – a 32 anni – il veterano, quindi non sembra avere punti deboli, eppure Joey dovrà lottare e rimontare se vorrà vincere il secondo titolo. Da un lato c’è la consueta differenza di prestazioni fra qualifica e gara, raramente infatti ci sono entrambe, poi una pit crew che nei playoff non è sembrata fra le più efficaci, nemmeno a Las Vegas, e deve affinare qualcosa per non perdere posizioni al momento cruciale, specialmente viste le dinamiche della Next Gen sugli short track. Fatto 30 (vittorie) in carriera, ora manca solo la lode.

– Gabriele Dri

NASCAR Cup Series Logano Championship 4 2022

Christopher Bell (Toyota #20 – Joe Gibbs Racing)

Christopher Bell ha dimostrato, alla sua seconda stagione nel team, di non essere un pilota meno abile rispetto ai suoi compagni di squadra, soprattutto se sotto pressione. Stagione in crescendo per il classe 1994, in adattamento continuo e completo alla sua Toyota #20, storicamente ultima ruota del carro di Joe Gibbs Racing.

Per Christopher questo è il quinto Championship 4 in carriera, primo in Cup dopo i due affrontati in Truck e gli altrettanti in Xfinity. Vedendo i precedenti, anche se datati tra il 2016 e il 2019, non ha sempre ottenuto risultati di successo. Difatti, escludendo il secondo posto nel finale di Homestead-Miami del 2017, il ragazzo dell’Oklahoma non ha mai ottenuto un piazzamento in grado di regalargli un titolo, ma stavolta le carte in tavola sono diverse, per molti motivi.

Il primo è il tracciato. Christopher Bell è famoso per le sue abilità sugli speedway da un miglio e dal basso banking, grazie alla sua abilità di mantenere velocità e precisione in curve difficili. Senza usare troppi giri di parole, Phoenix è un tracciato perfetto per sfoggiare le sue abilità. Nonostante abbia vinto sulla pista dell’Arizona solo una volta (in Xfinity peraltro), il pilota della #20 può ritenersi fortunato: la pista gli sorride.

Parlando di numeri, per Bell è il primo Championship 4 in Cup Series, ma anche l’anno scorso si è qualificato ai playoff, venendo però escluso dopo il Round of 12. Dopo un primo anno nella classe regina con Leavine Brothers senza ottenere grossi risultati, il pilota dell’Oklahoma, da sempre junior driver Toyota, si è accasato nel team maggiore, Joe Gibbs Racing. Se la vittoria a Daytona Road alla seconda stagione ha fatto ben sperare, le tre di quest’anno hanno confermato che il talento è cristallino, soprattutto per i momenti in cui sono arrivate.

New Hampshire, da sempre terreno di conquista per il pilota Toyota, è stato finalmente teatro di un suo successo anche in Cup Series, ma non solo. Nonostante un Round of 16 estremamente tranquillo, i playoff di Bell sono stati quanto di più difficile da affrontare. Da praticamente spacciato si è ritrovato al Round of 8 dopo la straordinaria vittoria a Charlotte Roval, pista in cui non è mai andato storicamente fortissimo, ripetendosi nella stessa situazione anche a Martinsville, ultima gara del Round of 8, cominciato in regime di must win dalla P20 e terminato davanti a tutti con distacco.

Sono solo 4 le vittorie in Cup, ma, in uno schema di campionato impreciso e imprevedibile come quello NASCAR, misto alla sua concentrazione fuori dal comune, bastano per dargli delle concrete possibilità di conquistare il titolo, al pari rispetto a quelle dei rivali.

– Francesco Gritti

NASCAR Cup Series Bell Championship 4 2022

Ross Chastain (Chevrolet #1 – Trackhouse Racing)

Mentre gli altri tre piloti guidano tutti per dei big team pluriaffermati in NASCAR, con Bell e Elliott fissi nella loro squadra da quando hanno debuttato e con Logano prima al Joe Gibbs Racing e ora da anni al Team Penske, Ross Chastain fa capolino come unica eccezione, avendo compiuto un cammino molto diverso dal suo debutto a oggi.

La prima gara corsa in Cup Series per Chastain arrivò quando corse per Premium Motorsports nel lontano 2017. Seguirono due anni definibili full time con la stessa squadra: le prestazioni furono mediocri ma la colpa era in gran parte da attribuire al team di basso livello. Alla fine i primi successi di Ross arrivarono ma in Xfinity, vincendo una gara nel 2018 per lo scomparso Chip Ganassi Racing, su cui gareggiava occasionalmente.

Nel 2020 ottenne la sua possibilità migliore unendosi al Kaulig Racing sempre in Xfinity Series e trasformando un 7° posto in classifica a punti in un’assunzione totale con Chip Ganassi. Si arriva allo scorso anno con l’acquisto di Chip Ganassi da parte di Trackhouse Racing e il passaggio di Ross al team rivelazione dell’anno.

In questa stagione Chastain ha conquistato le sue prime due vittorie in Cup Series, rispettivamente ad Austin e a Talladega: su Ross grava quindi una statistica interpretabile in maniera positiva e in negativa, la quale ci dice che l’ultimo campione Cup Series a vincere nello stesso anno la sua prima gara e il campionato fu Bill Rexford nel 1950.

Parlando sempre di numeri e statistiche bisognerebbe levarsi il cappello di fronte al pilota della #1: Ross nella sua prima apparizione nella post-season ha guidato come un veterano ed è riuscito a tenersi sempre a buona distanza e con un’ottima soglia punti nei confronti del taglio. La sua posizione pre Martinsville è stata definita da lui stesso in maniera ossimorica ”comodamente scomoda”.

Infine c’è da parlare del modo in cui Ross Chastain è riuscito a passare il turno e qualificarsi al gran finale. Grazie ad una mossa ai limiti dell’immaginabile, definita ”da videogioco”, Ross ha ottenuto un risultato incredibile non solo nel miracolo in quel fatidico ultimo giro, ma anche nella ben più difficile impresa del far parlare nel bene di NASCAR ovunque, anche in Italia.

Per la prima volta ho avuto amici appassionati di motori e non scrivermi a riguardo, i social sono esplosi e la risonanza del gesto ha fatto il giro del mondo. Insomma, è stato bello sentir parlare così tanto di NASCAR. E quindi grazie Ross per la tua idea sregolata quanto geniale, e buona fortuna per il tuo primo Championship 4, con la certezza che gran parte dei fan persi per le tue mosse al limite durante tutto l’anno, con vittima “prediletta” Denny Hamlin, te li sei appena riguadagnati in un solo giro.

– Simone Longo

NASCAR Cup Series Chastain Championship 4 2022

Chase Elliott (Chevrolet #9 – Hendrick Motorsports)

Chase viene considerato da molti (in gran parte suoi fan) il miglior pilota attuale in Cup Series. Il figlio d’arte non è di certo più un novellino: in 8 anni di carriera con il Team Hendrick ha gareggiato più di 250 volte vincendo in 18 occasioni, un dato notevole alla sua età (27 anni a fine mese). Il coronamento e il passaggio a top driver sono arrivate nel 2020, quando Elliott vinse gara e titolo alla sua prima apparizione da pretendente in quel di Phoenix. Ad oggi quella rimane la sua unica vittoria in Arizona, dopo un deludente e sfortunato 11° posto l’anno scorso, reo di un testacoda a 10 giri dal termine.

Le parole di Chase in queste settimane evidenziano le solite criticità rivolte al format di gara del gran finale: “Io mi sento bene e tutti siamo carichi e pronti per partire. Abbiamo una sola possibilità, e questo è il grosso problema”. Si potrebbe dire che sono le solite parole di Elliott, un antidivo che se può cerca sempre di togliersi dai riflettori lasciandolo a piloti più espansivi del figlio d’arte che, malgrado questo atteggiamento, mantiene stabilmente il ruolo di pilota più popolare della NASCAR.

In aiuto della #9 arrivano in maniera relativa le prestazioni recenti: pilota e pit crew non hanno mai rischiato davvero il taglio pur trovandosi più di una volta in situazioni spiacevoli. Il tesoretto accumulato durante la stagione grazie alle cinque vittorie ottenute a Dover, Nashville, Atlanta, Pocono (dopo la squalifica di Hamlin) e Talladega nei playoff e la velocità sempre presente hanno permesso di non rovinare quanto di buono fatto.

A Martinsville la giornata è stata tranquilla e a tratti dominata: Chase ha corso praticamente per tutto il giorno lontano dai guai, guidando il gruppo per molte tornate e finendo 8° solo a causa del caotico finale. La tranquillità tradizionale con cui approccia sempre le corse, Martinsville inclusa, però è costato il posto a Phoenix alla vettura #9 nell’owners’ championship, beffato all’ultima curva senza potersene rendere conto da Chastain.

A riprova del suo relativo dominio in tutta la stagione, se non esistesse il sistema playoff avrebbe già vinto il titolo domenica scorsa mentre con quello vecchio della Winston Cup gli basterebbe prendere il via a Phoenix. Invece ora Elliott si presenta al Championship 4 sì con i favori dei pronostici, ma allo stesso tempo con la possibilità di perdere tutto.

– Simone Longo

NASCAR Cup Series Elliott Championship 4 2022

Le statistiche

Questi sono i dati che riassumono in breve il 2022 dei quattro piloti e anche qualche dato più comprensivo della loro carriera, incluso il loro palmares a Phoenix.

NASCAR statistiche Championship 4 2022

La stagione di debutto della Next Gen ha visto un equilibrio incredibile in Cup Series, al punto che nelle prime 35 gare ufficiali ci sono stati addirittura 19 vincitori diversi, record storico eguagliato. Malgrado questo e una stagione molto incerta, con l’ago della bilancia che di settimana in settimana e di circuito in circuito pendeva verso team diversi, alla fine a Phoenix sono arrivati i quattro piloti col miglior piazzamento medio stagionale.

La parte (relativamente) del leone la recita Chase Elliott, campione 2020 proprio a Phoenix, che all’attivo ha cinque vittorie, quattro sul campo (Dover, Nashville, Atlanta e Talladega) ed una a tavolino (Pocono) dopo la squalifica di Hamlin e Kyle Busch. 4+1 anche il conto fra regular season e playoff, dove la vittoria in Alabama è stato un raro appuntamento in cui il pilota dell’Hendrick Motorsports si è fatto vedere nelle prime posizioni, poi è andato di inerzia con i playoff point accumulati fino a quel momento.

Tre vittorie invece per Logano e Bell, ma decisamente dalla consistenza diversa. Il pilota Penske, che può aggiungere anche quella al Busch Clash al LA Coliseum, ha vinto soprattutto sugli speedway (Darlington, Gateway e Las Vegas), mentre Christopher su tracciati decisamente più simili a Phoenix e quindi le sue quotazioni si alzano guardando ai successi in New Hampshire, Roval a Charlotte e la scorsa settimana a Martinsville. L’inerzia inoltre è dalla sua in queste settimane.

Due i successi per Ross Chastain, ottenuti su piste tecnicamente agli antipodi ovvero Austin e Talladega. Ross però, malgrado l’aggressività e qualche screzio in pista, primeggia per numero di top5 (ben 14) e top10 (20, alla pari con Elliott) mentre il dato del piazzamento medio è praticamente uguale a quello di Logano e Bell, con Chase che stacca i tre di circa 1.5 posizioni.

Il fatto che sia stata una stagione equilibrata lo dimostra anche il numero di giri in testa. L’anno scorso, al termine di un campionato dominato, Larson arrivò a Phoenix con 2474 tornate al comando, Elliott, il leader di questa graduatoria, ora ne ha appena 857, praticamente un terzo. Mai nell’era moderna della NASCAR Cup Series nessun pilota ha chiuso un campionato con meno di 1000 giri in prima posizione e quindi, a meno di gara dominata dalla #9, in Arizona si potrebbe stabilire un record storico. Per la cronaca anche in questa categoria gli altri tre si equivalgono.

È dunque questa una Championship 4 corretta? Quest’anno si può dire di sì, ma anche il contrario. Elliott sicuramente, malgrado dei playoff sottotono, ha meritato. Nell’arco di tutta la stagione è stato il pilota migliore, ma ora deve tornare il Chase visto fino all’estate. Logano e Bell hanno giocato al meglio le loro carte se si guarda al format del campionato: una regular season da quanto basta per qualificarsi bene e poi dei playoff piazzando le stoccate al momento giusto, nel caso di Christopher per ben due volte in extremis.

Ovviamente su Chastain si può discutere. Hamlin e Byron possono alzare il dito e far valere una candidatura tardiva, ma sono mancati al momento decisivo, Blaney non ha vinto e in un sistema che fa pesare tanto i successi bisogna essere Matt Crafton per scardinarlo. Harvick è caduto subito quando sembrava il più in forma, Bowman si è infortunato (ma torna domenica), Larson ha sbagliato in maniera incredibile, Suárez è stato sfortunato, gli altri onestamente non avevano chance. Quindi due secondi posti a Las Vegas e Miami più un clamoroso colpo di genio valgono meritatamente per Chastain un posto al Championship 4.

Analizzando invece meglio Phoenix e gli altri short track per capire meglio chi potrebbe trionfare domenica, il pronostico che finora sembrava pendere – inerzia a parte – dalla parte di Elliott, ora vede come favorito numero uno Christopher Bell, non per il risultato della primavera (26°, ma Christopher ha iniziato la stagione in maniera disastrosa), bensì per quanto fatto sugli altri ovali più corti di un miglio escludendo lo sterrato di Bristol.

Guardando le tappe di Phoenix, Richmond (x2), Martinsville (x2), New Hamphire e Bristol e concedendo a tutti una gara bonus togliendo il peggior risultato ottenuto, questa è la graduatoria del piazzamento medio:

  1. Christopher Bell: 5.67 (vittorie in New Hampshire e a Martinsville, secondo a Richmond)
  2. Chase Elliott: 6.67 (secondo in New Hampshire e a Bristol)
  3. Ross Chastain: 7.17 (secondo a Phoenix, quarto e quinto a Martinsville)
  4. Joey Logano: 10.5 (secondo a Martinsville)

Ancor più impressionante è il dato di Bell se si tolgono, sulle sette gare disputate, i due peggiori risultati: 2.8. Chastain è a 5.0, Elliott a 5.8 e Logano a 7.8, tutti staccati. Joey, però, dei quattro è il pilota che in Cup Series ha vinto di più a Phoenix, la prima nell’autunno 2016 per qualificarsi in extremis per il Championship 4 e poi nella primavera 2020 nell’ultima gara prima del Covid.

In primavera a Phoenix vinse grazie ad un incredibile finale nelle ripartenze Chase Briscoe davanti a Chastain (il miglior restarter della stagione) e Reddick, una top3 che a inizio anno sembrava impronosticabile e che invece nel corso dell’anno ha visto questi piloti spesso ai piani alti. Logano concluse ottavo, Elliott 11° dopo un testacoda a sette giri dalla fine e Bell, come detto, solo 26° a due giri anch’egli dopo un testacoda nella prima metà di corsa.

– Gabriele Dri

Il regolamento

Come sempre, la gara di Phoenix verrà suddivisa in tre stage con punti assegnati ai due traguardi intermedi, tuttavia ai quattro piloti in lizza per il titolo questo interessa relativamente poco se non per la strategia complessiva. Infatti, verrà eletto campione chi di questi sarà il meglio piazzato alla bandiera a scacchi, che sia o no il vincitore della gara.

Negli otto casi precedenti (Harvick nel 2014, Kyle Busch nel 2015, Johnson nel 2016, Truex nel 2017, Logano nel 2018, di nuovo Kyle Busch nel 2019, Elliott nel 2020 ed infine Larson nel 2021) chi ha conquistato il titolo ha sempre vinto anche la gara, risparmiando agli organizzatori qualche imbarazzo sul fatto di dover ignorare chi fosse arrivato primo per concentrarsi sul trionfatore del campionato. Le stesse regole valgono anche per Xfinity e Truck Series, gare in cui non potranno partecipare piloti iscritti alle categorie superiori.

Gli altri piloti dunque saranno ancora in gara per il successo parziale e per conquistare punti con l’obiettivo di migliorare la posizione in campionato. Per la lotta per il platonico quinto posto sono ancora in corsa quattro dei 12 piloti rimanenti che si erano qualificati per i playoff un paio di mesi fa.

A partire in vantaggio dopo la somma dei punti ottenuti nel corso delle prime nove gare dei playoff è Denny Hamlin (2350 punti) che in Arizona partirà con 11 lunghezze di vantaggio su William Byron, 34 su Kyle Larson e 50 su Ryan Blaney.

Già decise, invece, molte altre questioni. Martin Truex Jr., il grande escluso dai playoff, si è assicurato addirittura dopo la gara di Miami-Homestead, dunque con due tappe di anticipo, l’amarissimo 17° posto in classifica, il tutto nonostante dei playoff altalenanti (ritirato a Darlington, Bristol e Fort Worth, 26° a Talladega) ed ora ha ben 193 punti di margine su Erik Jones; i suoi 1001 punti in graduatoria gli hanno permesso di sfondare la fatidica quota 1000, un dato mai raggiunto dal 17° in classifica generale con questo format.

Già dalla fine della regular season, inoltre, Austin Cindric è il “Rookie of the year”. Il pilota del Team Penske, infatti, è stato l’unico dei debuttanti ad essersi qualificato ai playoff grazie al successo nella Daytona 500 e dunque, dato che ora l’assegnazione del premio si basa sulla classifica generale e non su altre statistiche o sul giudizio di una commissione, Cindric già da agosto ha vinto il premio ed ora è 12° in campionato. Per la cronaca, gli altri “rivali” erano Harrison Burton e Todd Gilliland, al momento 27° e 28° in generale e separati da 32 punti.

Infine, il campionato costruttori è andato alla Chevrolet (come in Xfinity Series, mentre nei Truck il titolo è andato a Toyota) grazie alle 19 vittorie nelle prime 35 gare contro le 8 di Ford e Toyota. Questo titolo si assegna senza playoff, ma conteggiando nell’arco della stagione in ogni gara il miglior piazzamento per marca al traguardo senza stage point. Chevrolet al momento ha 1290 punti, 80 più della Ford e 132 più della Toyota ed è diventata matematicamente irraggiungibile già da Miami.

Una questione ancora apertissima, però, è quella dell’owners’ championship, ovvero il titolo a squadre (o, per meglio dire, per vetture). Di solito in Cup Series questo campionato coincide con quello piloti ed i due titoli vengono assegnati contestualmente. Quest’anno però c’è una variazione importante ed il Championship 4 è diventato 4+1.

Come già accennato nell’analisi sulla manovra di Ross Chastain a Martinsville, in questo campionato si è creato uno sfalsamento dovuto al forfait di Kurt Busch dopo l’incidente di Pocono a qualificazione ai playoff già ottenuta. Il pilota di Las Vegas ha ceduto il suo biglietto, ma la sua vettura – la #45 – ha mantenuto il suo posto con il testimone, per dinamiche interne, passato a Bubba Wallace.

Il fatto che Ryan Blaney, con la #12 che invece era rimasta esclusa dai playoff, abbia continuato a rimanere in corsa per il titolo fino al “Round of 8” e che la #45, grazie ad un nuovo successo in Kansas, lo sia stata fino al “Round of 12”, ha mantenuto inalterate le differenze. Dopo Charlotte il testimone è passato dalla #45 alla #5 di Larson in quanto Kyle dopo il Roval era il primo degli esclusi e, con Blaney davanti, la sua vettura rientrava fra le migliori otto.

E proprio nel “Round of 8” Larson ha completando l’opera vincendo a Miami qualificando la #5 per il gran finale di Phoenix. Con la vittoria di una settimana prima della #22 a Las Vegas e, poi, quella della #20 a Martinsville rimaneva dunque un solo posto in palio e questo è andato grazie alla storica follia di Chastain proprio alla #1 che ha beffato la #9.

In sintesi, dunque, i binomi Logano-#22, Bell-#20 e Chastain-#1 lotteranno sia per il titolo piloti che per l’owners’ championship, Elliott solo per il titolo piloti e la #5 (come sempre guidata da Larson) solo per il titolo a squadre. Da qui il Championship 4+1.

– Gabriele Dri

NASCAR Cup Series Championship 4 2022

Xfinity Series

Uno contro tutti e tutti contro uno: la stagione 2022 della NASCAR Xfinity Series è stata decisamente l’opposto del romanzo scritto da Alexandre Dumas ed i valori dei tre(+1) moschettieri sono stati disattesi quasi continuamente.

A recitare, numericamente, il ruolo di Athos, Porthos e Aramis saranno i tre piloti del JR Motorsports Noah Gragson, Justin Allgaier e Josh Berry mentre a rappresentare l’opposto di D’Artagnan sarà Ty Gibbs del (quasi) omonimo team. I quattro a Phoenix lotteranno sia per il titolo piloti che, caso raro per la categoria cadetta, anche per l’owners’ championship.

È stata una stagione di colpi bassi e colpi alti, di scorrettezze, di mosse improvvide, di polemiche, una stagione allo stesso tempo da dimenticare e da ricordare e che sicuramente segnerà un altro momento di passaggio nella categoria cadetta, la quale vedrà altre promozioni in Cup Series e ricambi fra i favoriti al titolo 2023. Quella di Phoenix, dunque, rappresenta l’ultima chance di conquistare il titolo in Xfinity Series per due piloti fra quelli arrivati al Championship 4, o almeno lo è quasi certamente.

Inevitabilmente bisogna iniziare a parlare da Ty Gibbs. Il nipote di Joe, titolare del team, ne ha combinate di ogni durante questa stagione. Ha iniziato a Las Vegas mandando a muro Ryan Sieg dopo pochi giri, ha proseguito a Martinsville dove ha fatto rissa con Sam Mayer senza togliersi il casco, a Portland ha fatto a sportellate con Gragson reagendo eccessivamente ad una toccatina subita, infine il fattaccio di Martinsville che potrebbe aver indirizzato il campionato con una settimana di anticipo.

Quanto successo sabato sera è stato sulla bocca di tutti, almeno fino a quanto fatto da Chastain 24 ore più tardi: nel corso degli overtime Ty Gibbs ha battagliato con il teammate Brandon Jones per la vittoria, successo che il pilota della #19 era obbligato a conquistare per potersi qualificare per Phoenix. Con qualsiasi pilota sarebbe stato normale pensare ad un gioco di squadra per poter andare al gran finale in 2 vs 2 contro il JR Motorsports partendo alla pari con due big e due gregari di lusso su uno short track.

E invece Ty ha fatto prevalere la sua indole da pilota dall’infinito talento (e le sei vittorie di questa stagione a Las Vegas, Atlanta, Richmond pure qui dopo una battaglia dura con il compagno Nemechek, Road America, Michigan prima del fattaccio in Virginia) ma anche quella di – ormai è chiaro a tutti – bambino viziato e si è preso di forza una vittoria mandando, secondo lui involontariamente, Jones a muro.

Tutto questo, unito ad una immagine pubblica da ultracristiano in cui dopo i successi si ringrazia prima Dio e poi il team e dopo quanto successo a Martinsville si dice “Anche Gesù fu odiato all’inizio dalla gente”, ha reso Ty Gibbs il pilota probabilmente più odiato di tutta la NASCAR, anche più di Denny Hamlin che viene fischiato pure in casa, più di Kyle Busch che ormai viene rispettato e persino di Joey Logano che dopo la vittoria di Las Vegas è stato più applaudito che fischiato.

La mossa impulsiva ha messo Ty all’angolo, da solo contro tre compagni di squadra che a Martinsville hanno dimostrato già di saper lavorare di gruppo quando con i loro paraurti hanno punzecchiato la macchina ma anche la mente di AJ Allmendinger, già in grossa difficoltà con entrambe le cose durante la stagione, il grande escluso ma non a sorpresa di questo Championship 4.

Gragson, Allgaier e Berry, inoltre, avranno come alleati nella caccia di un altro titolo per il JR Motorsports non solo il loro compagno di squadra Sam Mayer, eliminato sabato nella prima stagione completa disputata, ma anche lo stesso Brandon Jones che già da qualche settimana aveva annunciato il suo passaggio per il 2023 proprio dal Joe Gibbs Racing al JR Motorsports al posto di Noah che è stato promosso in Cup Series sulla #42 del Petty GMS Racing.

Per Gragson il 2022 è stato l’anno dell’esplosione definitiva con addirittura otto successi parziali (Phoenix in primavera e bisogna tenerne conto, Talladega, Pocono, Darlington, Kansas, Bristol, Texas – questi ultimi quattro consecutivi – e Miami) ed una dimostrazione di talento, seppur ancora ruvido a tratti, che ora deve essere coronato con il titolo all’ultima chance.

Neppure la stagione di Noah è stata pulita. Sul suo campionato rimane la macchia dell’incidente di Road America in cui ha tamponato intenzionalmente Sage Karam coinvolgendo un’altra dozzina di vetture innocenti. La manovra gli è costata 30 punti di penalità, ma forse sarebbe stata giusta una punizione più severa. Quella punizione severa che ora non si riesce a comminare internamente in casa Joe Gibbs Racing al pilota di famiglia. Il lapsus di Gragson a Martinsville che lo ha definito “Ty Gibbs Racing” rende chiaro il fatto che nel team hanno per le mani un ragazzo già conscio del suo potenziale, ma anche del fatto che difficilmente verrà licenziato o anche solo punito.

La stagione di Gragson non è stata pulita nemmeno per l’unico suo punto debole al momento. Noah non è riuscito ancora a gestire l’ansia in vettura e questo, probabilmente unito a problemi di respirazione ed alimentazione solida e liquida, lo porta ad avere problemi di stomaco durante e dopo la corsa. Purtroppo per lui avere spesso una tuta bianca lo ha tradito in victory lane e in ogni caso il suo volto appena sceso dalla vettura non è dei più sani e sereni, dunque Noah dovrà saper controllare corpo e mente nelle fasi più cruciali, nella speranza che non venga rallentato da questo.

Anche Ty, molto probabilmente, avrà ad appena 20 anni un’ultima chance di vincere il titolo in Xfinity Series. Il mercato dei grandi ha liberato, grazie a Kyle Busch suo alter ego a 20 anni di distanza, un posto sulla prestigiosa #18 del JGR e quindi appare inevitabile che Gibbs verrà promosso a stagione conclusa qualunque sia l’esito finale.

Gragson vs Gibbs dunque, ma in lotta per il titolo ci sono ovviamente anche altri due piloti e le loro quotazioni non sono affatto basse. Josh Berry è stato per anni uno specialista degli short track in giro per l’America nei circuiti minori fino alla grande chance fornitagli da Dale Earnhardt Jr. per il grande salto. E Josh lo ha ripagato, dopo due successi part time nel 2021, a ben tre vittorie (Dover, Charlotte e Las Vegas) ed un posto al gran finale. Il successo in Nevada è stato quello che ha fatto saltare il banco nel “Round of 8” mettendo a rischio qualificazione uno fra Allgaier ed Allmendinger.

Alla fine la tattica JR Motorsports a Martinsville ha avuto successo ed AJ è stato eliminato a vantaggio di Allgaier che ancora una volta arriva al gran finale grazie alle vittorie di Darlington, Nashville e New Hampshire. A Phoenix Justin è sempre tra i favoriti, ma per un motivo o per l’altro gli manca sempre qualcosa e quindi il pilota della #7 è ancora alla caccia del primo titolo in NASCAR dopo 15 anni di carriera. Sarà la volta buona oppure dovrà aspettare il prossimo anno ed una nuova chance senza Gragson, Gibbs ed Allmendinger di mezzo?

In sintesi pare non essere saggio dare per scontato un duello fra Gragson e Gibbs per il titolo, anche Berry ed Allgaier potranno dire la loro, il tutto nella speranza che la lotta finale sia pulita e corretta. Un bump&run è concesso ovviamente, ma ogni mossa eccessiva sarà giudicata spietatamente dal pubblico e vincere un campionato in maniera sporca rischia di rimanere una macchia indelebile nella carriera. Le uniche macchie concesse a Phoenix saranno quelle di champagne, birra o energy drink, ovviamente a seconda dello sponsor e dell’età.

– Gabriele Dri

NASCAR Xfinity Series Championship 4 2022

Truck Series

A livello generale, il Championship 4 2022 di Truck Series è quanto di più atteso e canonico possibile. Fin dalle più antiche leggende, il re (Ben Rhodes), l’eterno secondo (Zane Smith) e il novellino (Chandler Smith) si sono scontrati sugli ovali più importanti d’America, ma questa volta appare anche un personaggio nuovo: l’underdog (Ty Majeski).

Ben Rhodes, nonostante una stagione non eccezionale (un’unica vittoria a Bristol Dirt per lui), è l’unico tra i campioni in carica a riuscire a difendere il titolo fino alla fine. Difatti, il campione 2021 ha utilizzato ogni mezzo a sua disposizione, fortuna inclusa, per superare ogni difficoltà senza brillare troppo. In pratica, nonostante debba essere il pilota più carismatico, almeno secondo l’immaginario collettivo, Rhodes figura invece in pista come la figura più anonima del quartetto, l’esatto opposto di quando esce dalla vettura, perdendo anche contro il compagno Majeski in fatto di belle gare.

Le polemiche di due settimane fa sul modo con cui ha ottenuto la qualificazione per Phoenix, “aiutato” in maniera quasi esplicita dai compagni di squadra Christian Eckes e Matt Crafton per prendere i punticini decisivi per eliminare Stewart Friesen, sono ormai lontane. Ora difendere il titolo è una priorità per il #99, perciò non mi stupirei di un suo successo finale, magari ai danni di chi ha ottenuto risultati migliori durante la stagione 2022.

Zane Smith è l’eterno secondo per un semplice motivo: in entrambe le stagioni corse a tempo pieno il classe 1999 ha chiuso al secondo posto il campionato. Andrà così una terza volta? Vedendo le opzioni, in caso di insuccesso avrebbe almeno un altro tentativo, visto il rinnovo già annunciato con Front Row anche per il 2023. Le vittorie di Daytona, Austin e Kansas hanno dimostrato le sue abilità in moltissimi tracciati diversi, ma quello fondamentale è solo uno, Phoenix.

A livello generale è sicuramente il pilota ad avere il maggior merito a livello di risultati (ha vinto la regular season ed ha ottenuto addirittura 13 top 5 e 18 top 10 in 22 gare, ma un sistema come quello dei playoff, divisivo ed esclusivo, non tiene conto solo del merito. Ad ogni modo, la livrea del truck #38 non sfigura, quindi sarà facile da tenere d’occhio.

Chandler Smith è il novellino per esperienza ed età. Il classe 2002, rookie dell’anno la scorsa stagione con l’ottavo posto generale, è ora maturo per il salto di categoria. La seconda è quella buona, e pure l’ultima se vogliamo dirla tutta, visto il suo passaggio in Xfinity con Kaulig Racing la prossima stagione. Kyle Busch Motorsports assisterà inoltre al suo canto del cigno con Toyota, coinvolto con il passaggio di Rowdy al Richard Childress Racing.

Difatti, il giovanissimo è reduce da un’ottima stagione, con 3 vittorie a Las Vegas, Pocono e Richmond. Tutto buono in pista, non così tanto fuori: il conflitto con Toyota è stato ampio, e, insieme al passaggio di consegne di KBM, potrebbe davvero regalare al marchio nipponico il titolo più amaro della sua storia.

Per finire l’underdog, Ty Majeski. Il pilota-ingegnere, molto simile a Alan Kulwicki, campione 1992 in Cup Series, per stile di guida e per stoffa, arriva finalmente alla Championship 4 alla prima stagione completa in Truck dopo 5 titoli nell’ARCA Midwest Tour. Un successo dopo le partecipazioni part time deludenti con Niece Motorsports di qualche anno fa, ma ora è tutto diverso.

Due vittorie al Round of 8, due vittorie in carriera, arrivate al momento perfetto. Dopo Bristol e Homestead il Truck #66 sembra infermabile. Anche se il campione in carica Rhodes è il suo compagno di squadra, non credo che risparmierà i convenevoli. Da controllare al meglio chi, dopo tanti sforzi poco riconosciuti, è finalmente arrivato al compimento di un sogno. A Phoenix la classe operaia potrebbe davvero andare in paradiso.

– Francesco Gritti

NASCAR Truck Series Championship 4 2022

Il programma del weekend

Nel weekend di Phoenix saranno quattro le categorie in pista. Oltre a Cup, Xfinity e Truck Series ci sarà anche la ARCA West Series, anch’essa giunta all’epilogo stagionale. Questo campionato, tuttavia, è già praticamente deciso. A Jake Drew basterà presentarsi in pista per avere la conferma ufficiale del titolo.

Per quanto riguarda le categorie principali, le prove libere (una sessione da 50′ per ogni serie) e le qualifiche saranno trasmesse soltanto dalle reti americane. Le gare, invece, saranno a pagamento sul servizio ufficiale NASCAR Trackpass mentre, come per tutta la stagione, la Cup Series sarà in streaming gratuito su Mola con commento in italiano e per l’occasione anche uno studio pre-gara. La registrazione è possibile su mola.tv e sulla app ufficiale.

Venerdì 4 novembre:

1:05 Prove libere NASCAR Truck Series

2:30 Prove libere e qualifiche ARCA West Series

19:30 Gara ARCA West Series

23:00 Qualifiche NASCAR Truck Series

Sabato 5 novembre:

0:05 Prove libere NASCAR Xfinity Series

1:05 Prove libere NASCAR Cup Series

3:00 Gara NASCAR Truck Series (diretta su NASCAR Trackpass dalle 2:00, bandiera verde alle 3:18)

19:30 Qualifiche NASCAR Xfinity Series

20:30 Qualifiche NASCAR Cup Series

23:00 Gara NASCAR Xfinity Series (diretta su NASCAR Trackpass dalle 22:30, bandiera verde alle 23:17)

Domenica 6 novembre:

21:00 Gara NASCAR Cup Series (diretta su Mola con commento di Matteo Senatore e Daniele La Spina. Pre-gara dalle 20:30 circa a cura di Giovanni Esposito, Andrea Di Giacomo e Simone Indovino; diretta anche NASCAR Trackpass sempre dalle 22:30, bandiera verde alle 21:37)


Immagini: Media NASCAR

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