Senza Harvick il pronostico si riapre. Due piloti alla caccia del primo titolo contro il possibile bis della coppia Penske. Epilogo anche per Nascar Xfinity e Truck Series
Nonostante la pandemia che ancora preoccupa gran parte del pianeta e che ha costretto le grandi leghe sportive americane e federazioni internazionali a grossi sacrifici e tagli al calendario, la Nascar è arrivata dopo una folle corsa a Phoenix in orario e avendo disputato tutte le gare, seppur molte spostate di luogo e data, che aveva in programma a inizio anno e senza modificare il regolamento sportivo in corsa. Dunque è stato confermato anche il nuovo ovale che da quest’anno deciderà i campioni della Cup, Xfinity e Truck Series nelle tre “Championship Race”.
Lo spostamento da Miami a Phoenix non avrà reso felici tutti i tifosi che vedevano in Homestead uno dei pochi ovali da 1.5 miglia degni dello spettacolo di un gran finale, però la volontà di vedere incoronati tre nuovi re su uno short track ha prevalso e dunque sull’ovale da 1 miglio, che non è neanche un puro short track, dell’Arizona inizierà una nuova era che vedrà il suo compimento dal prossimo anno con il calendario rivoluzionato e annunciato qualche settimana fa.
Per quanto riguarda la categoria regina le sorprese non sono mancate, specialmente nelle ultime settimane, e così il gruppo dei quattro che si contenderà il titolo negli ultimi 500 km del 2020 non è composto dai piloti che si potevano pronosticare ad inizio playoff. Eliminato clamorosamente il dominatore del campionato Kevin Harvick, il quale aveva conquistato nove successi parziali prima di incappare in due gare negative fra Texas e Martinsville, sono rimasti in corsa l’altro dominatore Denny Hamlin, arrivato qui con sette vittorie, la coppia del Team Penske composta da Joey Logano e Brad Keselowski, gli unici già campioni in passato, ed infine il giovane contendente alla prima chance di trionfo, ovvero Chase Elliott. Due Ford, una Chevy ed una Toyota, una sfida che alla luce dei risultati recenti pare una delle più equilibrate degli ultimi anni.
Di seguito verranno presentati i quattro contendenti, rigorosamente in ordine di classifica generale dopo il reset conseguente alla fine del “Round of 8”.
Cup Series
Joey Logano (Ford #22, Team Penske)
Per Joey Logano la cabala è stata rispettata ancora una volta: dopo il 2014 (quarto dei quattro, 16° effettivo al traguardo, dopo un’ultima sosta disastrosa), il 2016 (vicecampione, quarto alla bandiera a scacchi) e il 2018 (campione) ancora una volta il pilota del Team Penske è arrivato fra i “Championship 4” in un anno pari dopo averla mancata in quelli dispari. E per il 30enne del Connecticut affidarsi ancora alla numerologia potrebbe essere ancora utile dato visto che anche due anni fa approdò all’ultima gara dopo aver vinto la gara di apertura del “Round of 8” ribaltando fin da subito la griglia playoff e mettendo alle corde gli avversari.
Così come allora Joey ha già detto “Ora sono io il favorito per il titolo”, ma ora questa dichiarazione rischia di essere un boomerang per lui. Ha sì avuto due settimane intere in più per prepararsi per Phoenix rispetto agli avversari, però la pressione sarà tutta su di lui. Infatti la novità principale del trasferimento da Miami sarà il fatto che su questa pista si è già corso durante il 2020 e in quella occasione in Arizona vinse proprio Joey Logano.
Tuttavia quella gara si può quasi considerare di un’altra era geologica, era il mese di marzo e l’America era un paese che guardava la pandemia avvicinarsi senza prendere troppi provvedimenti, poi arrivati all’improvviso e che hanno costretto a delle decisioni drastiche. Quella di Phoenix era la quarta gara stagionale e di quelle quattro Logano ne aveva vinte due (l’altra a Las Vegas), poi i motori si sono dovuti fermare completamente per nove settimane e da allora è come se fosse iniziato un nuovo campionato.
Da maggio in poi la #22 si è fatta vedere poco nelle prime posizioni, alternando gare sufficienti o discrete, facendo qualche puntata in testa in molte corse ma raramente lottando per la vittoria, ad altre fuori dalla top10. Poi con l’avvicinarsi dei playoff Logano e la sua squadra si sono risvegliati dal letargo sicuri già da mesi della qualificazione ai playoff. Non è una novità, anche negli anni scorsi Joey si era comportato così, e si è presentato al momento giusto con lo stato di forma giusto. 5 top5 e 6 top10 nelle prime nove gare dei playoff sono un bottino non indifferente e se a questo ci aggiungiamo il fatto di avere l’esperienza giusta per questo tipo di situazioni, allora Logano può benissimo diventare bicampione, a patto però di non far arrabbiare i suoi rivali a forza di punzecchiarli.
Chase Elliott (Chevrolet #9, Hendrick Motorsports)
La grande ora di Chase Elliott è finalmente arrivata, o almeno così sperano i suoi numerosissimi tifosi. Alla quinta stagione completa e a nemmeno 25 anni di età, il pilota della #9 dell’Hendrick Motorsports potrebbe diventare uno dei piloti più precoci a conquistare un titolo nella Cup Series. Dopo essere stato uno dei piloti più costanti negli anni scorsi, uno dei pochi baluardi in grado di tenere la sua Chevrolet in alto fra tante Ford e Toyota, ora Chase è diventato un vincente e dopo le tre vittorie del 2018 e 2019 quest’anno è arrivato a quota quattro.
Partito in sordina, dopo la ripresa della stagione Elliott è stato uno dei piloti più in forma, in grado di lottare su ogni pista per tutti i mesi di maggio e giugno, coronando però gli impegni straordinari con solo un successo a Charlotte nella seconda gara dopo aver buttato via con la strategia la storica 600 miglia. Poi Chase si è confermato come nuovo re degli stradali portando a casa i trofei di Daytona e Charlotte e sigillando la qualificazione ai playoff ma soprattutto accumulando playoff point rispetto ai quali la situazione in vista della post season sembrava in deficit.
E infatti questo ritardo in classifica si è visto soprattutto nell’ultimo round, al quale è arrivato senza troppi affanni malgrado una gara negativa per turno (Darlington e Las Vegas). La vittoria di Logano in Kansas su una pista in teoria a lui favorevole, seguita dal 20° posto in Texas a causa della gomma delaminata aveva messo Chase all’angolo a Martinsville, obbligandolo a vincere in un’arena piena di squali chiamati Truex, Kurt Busch, Keselowski, Harvick ed Hamlin. E invece “Awesome Chase” ha dominato facendo vedere a tutti sia il suo talento che la sua forza nei momenti decisivi.
Proprio questa era quella che si temeva mancasse ancora nel giovane figlio d’arte, forse in molti si sono dimenticati di come buttò via la “Championship 4” nel 2017 proprio a Phoenix, quando per vendicare la tamponata subita da Hamlin a Martinsville eliminò sì Denny ma anche sé stesso regalando il posto ad Homestead a Keselowski. Il Team Hendrick arriva solo per la seconda volta al gran finale, ora tocca a Chase eguagliare il risultato di Johnson nel 2016 proprio nell’ultima gara della carriera a tempo pieno in Nascar di Jimmie prima dell’avventura che lo aspetta in IndyCar.
Brad Keselowski (Ford #2, Team Penske)
Per anni si è detto che Keselowski poco si adattava a questo format dei playoff e anche in questa stagione sicuramente non era fra i favoritissimi per l’approdo a Phoenix. Non è una sua colpa, anche una leggenda assoluta come Jeff Gordon non ha mai vinto un titolo da quando è esistita la post season, e allo stesso modo Brad è arrivato a contendersi il campionato nella gara secca soltanto nel già citato 2017, tra l’altro arrivando quarto dei quattro.
Dire però che il pilota del Team Penske si è meritato questa qualificazione solo per la clamorosa debacle di Harvick a Martinsville sarebbe ingiusto, infatti Keselowski, pur non disputando dei playoff eccezionali all’inizio, nel “Round of 8” è arrivato 4° in Kansas, 6° in Texas e poi di nuovo 4° a Martinsville al termine di una straordinaria rimonta in seguito ad una penalità. Così Brad ha fatto fruttare le quattro vittorie ottenute fino a quel momento, a Charlotte (la 600 miglia buttata via da Elliott), Bristol (altro regalo di Chase che tamponò Logano all’ultima curva), in New Hampshire e infine a Richmond, l’unico suo spunto all’inizio dei playoff.
Ed è proprio su questi successi che le quotazioni di Brad risalgono in maniera considerevole. Infatti tre delle quattro vittorie di Keselowski sono state ottenute su degli short track e sono state quasi dominanti, al punto che il Team Penske porterà a Phoenix la stessa vettura che è andata in victory lane in New Hampshire e a Richmond. Se a questo ci aggiungiamo la vittoria di Logano proprio a Phoenix, allora la squadra capitanata da Roger potrà andare in Arizona con il morale e la convinzione di poter vincere, forte anche del fatto di avere il 50% delle possibilità di successo finale.
L’unico dubbio dunque rimane quello delle capacità di Keselowski di giocarsi tutto in una gara secca, inoltre il gioco di squadra sarà poco sfruttabile, eventuali ripartenze escluse e conseguenti scelte al choose cone, tuttavia da un campione come lui, storico il successo del 2012 da completo outsider e poi validato del tutto nelle stagioni successive, ci si aspetta una prestazione degna del suo talento e sicuramente Brad non deluderà i suoi tifosi.
Denny Hamlin (Toyota #11, Joe Gibbs Racing)
Senza Kevin Harvick, l’altro componente del duopolio che ha contraddistinto il 2020, dunque il favorito assoluto per il titolo è Denny Hamlin? No, o meglio non più così nettamente. Infatti delle sette vittorie finora conquistate in questa stagione l’ultima risale sì a Talladega durante i playoff, però escludendo questa solita anomalia dei superspeedway prima di questa bisogna risalire addirittura a Dover a fine agosto, poi Denny ha praticamente vissuto di rendita.
Dopo un primo turno decisamente deficitario, con miglior risultato addirittura un 12° posto a Richmond, nel “Round of 12” Hamlin si è risvegliato e dopo il terzo posto di Las Vegas è arrivato il controverso successo di Talladega dopo i fatti dell’ultimo giro (a posteriori però si può ritenere una vittoria giusta) e arrivato dopo una 500 miglia corsa completamente in rimessa forte del vantaggio in classifica accumulato. Infine il “Round of 8”, con una sola top10 (nono in Texas fra mille problemi) e infine il grande rischio di Martinsville, dove ha rischiato di bruciare l’altra metà del tesoretto già perso in Kansas.
Hamlin ed il suo team in Virginia infatti hanno rischiato grosso a causa di una mal fissata dalla quale hanno faticato moltissimo a recuperare posizioni, e quasi certamente se non fosse stato per la gara disastrosa di Harvick allora l’eliminato eccellente prima di Phoenix sarebbe stato Denny e non Kevin. E a graziarlo ci ha pensato anche il fatto di avere alle spalle il compagno di squadra Jones a cui è stato detto di non attaccare la #11 dei giri finali, altrimenti il punticino di margine su Harvick sarebbe diventato una beffa incredibile per il pilota del JGR.
Come ci arriva dunque Hamlin a Phoenix? Dei quattro sembra il pilota meno in forma e le vittorie di Daytona nella 500 miglia, Darlington, Homestead, Pocono, Kansas e Dover sembrano ormai ricordi lontanissimi. Inoltre Denny deve vincere il ricordo delle due cocenti delusioni del 2010 e dell’anno scorso quando perse in maniera incredibile il titolo, nella prima occasione sciogliendosi contro Johnson e la seconda invece quando un errore di un meccanico trasformò la Toyota #11 in una locomotiva a vapore. All’alba del 2021, quando formerà un suo team con Michael Jordan, è necessario però dimostrare anche di essere un giocatore da finali come lo è stato “His Airness”.
Le statistiche
Questi sono i dati che riassumono in breve il 2020 dei quattro piloti e anche qualche dato più comprensivo della loro carriera, incluso il loro palmares a Phoenix.
Le statistiche dividono il gruppo in due metà diverse a seconda della categoria: il duo del Team Penske è l’unico che ha già conquistato un titolo – uno a testa – mentre Hamlin ed Elliott sono a caccia ancora della prima corona, seppur siano agli estremi delle loro carriere, con Denny che fra qualche giorno compirà 40 anni mentre poco più tardi Chase ne farà 25.
Sempre due sono i piloti che hanno già vinto a Phoenix in passato, ed entrambi a quota due. Hamlin è stato il primo a vincerci nel 2012 per poi ripetersi l’anno scorso nella gara autunnale per eliminare dal gran finale proprio Logano che fece lo stesso invece nel 2016 per impedire la qualificazione ad Harvick, poi a questa vittoria è seguita quella citata della scorsa primavera.
Diversa quindi anche l’esperienza fra i quattro, con Elliott che ha meno della metà delle gare in Cup Series dei suoi rivali, tuttavia col successo di Martinsville è già arrivato in doppia cifra con il numero di successi. Molto equilibrato invece il piazzamento medio in carriera a Phoenix e compreso fra 11 e 14.
Guardando invece i dati della stagione in corso, spiccano ovviamente i numeri di Hamlin, con 7 vittorie e 17 top5, mentre sembrano deficitari quelli di Logano (3 successi e 11 top5), tuttavia Joey primeggia nella categoria che forse è indicativa in vista di Phoenix, ovvero il piazzamento medio sugli ovali lunghi 1 miglio o meno (9 gare). Nella gara della primavera a Phoenix come detto Joey ha vinto, Elliott è arrivato settimo (con pole position e maggior numero di giri in testa), Keselowski 11° (però con vittoria nella seconda stage) ed Hamlin solo 20° dopo aver causato un incidente nelle prime fasi di gara:
- Logano: 6.778 (vittoria a Phoenix, 5 top5 e 7 top10)
- Keselowski: 8.000 (vittorie a Bristol, Richmond e New Hampshire, 5 top5 e 7 top10)
- Elliott: 11.111 (vittoria a Martinsville, 4 top5 e 7 top10)
- Hamlin: 14.111 (vittoria a Dover, 2 top5 e 2 top10)
Il regolamento
Come sempre la gara di Phoenix verrà suddivisa in tre stage con punti assegnati ai due traguardi intermedi, tuttavia ai quattro piloti in lizza per il titolo questo interessa relativamente poco se non per la strategia complessiva. Infatti, verrà eletto campione chi di questi sarà il meglio piazzato alla bandiera a scacchi, che sia o no il vincitore della gara. Nei sei casi precedenti (Harvick nel 2014, Kyle Busch nel 2015, Johnson nel 2016, Truex nel 2017, Logano nel 2018 e infine di nuovo Kyle Busch l’anno scorso) chi ha conquistato il titolo ha sempre vinto anche la gara, risparmiando agli organizzatori qualche imbarazzo sul fatto di dover ignorare chi fosse arrivato primo per concentrarsi sul trionfatore del campionato. Le stesse regole valgono anche per Xfinity e Truck Series, gare in cui non potranno partecipare piloti iscritti alle categorie superiori.
Gli altri piloti dunque saranno ancora in gara per il successo parziale e per conquistare punti con l’obiettivo di migliorare la posizione in campionato. Per la lotta per il platonico quinto posto sono ancora in corsa Kevin Harvick ed Alex Bowman, tuttavia il pilota dello Stewart-Haas Racing parte con 34 punti di vantaggio sul “rivale” quando in palio ce ne sono ancora 60, dunque la sfida sembra già decisa. Per il 17° posto invece è praticamente tutto deciso: Jimmie Johnson, all’ultima gara della sua carriera a tempo pieno in Cup Series, infatti ha 59 punti di ritardo da Erik Jones e dunque soltanto facendo cappotto potrebbe sorpassarlo.
Già decisi invece i titoli di “Rookie of the year”, andato a Cole Custer in quanto unico debuttante qualificatosi per i playoff, e quello per i costruttori, assegnato alla Ford dopo Martinsville dati i 69 punti di vantaggio sulla Toyota ed i 102 sulla Chevrolet e che con un successo a Phoenix potrebbe chiudere il 2020 con la maggioranza assoluta delle vittorie stagionali (sarebbero 19 su 36). Da assegnare il titolo per le squadre che, come quasi sempre succede in Cup Series ma meno nelle categorie inferiori, andrà automaticamente in abbinato al titolo piloti.
Xfinity Series
Non sono stati chiamati i big3 come l’anno scorso, ma nella categoria cadetta anche quest’anno ci sono stati tre piloti che hanno dominato la stagione e contro di loro ci sarà un outsider che darà tutto per conquistare il titolo.
A differenza della Nascar Cup Series il nove vincitore dello Stewart-Haas Racing, ovvero qui Chase Briscoe, non è stato eliminato dalla contesa prima della fine, anzi con i successi a Las Vegas e in Kansas all’inizio di ciascun round ha confermato la qualificazione senza dover mai ricorrere al tesoretto di playoff point accumulato. Per lui sarà l’ultima gara a tempo pieni nella categoria (salirà in Cup Series al posto di Clint Bowyer) e dunque chiudere in bellezza un 2020 straordinario sarebbe l’ideale.
Ad inizio campionato erano presenti nelle entry list appena due Ford e queste sono arrivate fino in fondo, infatti il Team Penske oltre a Keselowski e Logano potrà puntare al campionato anche in Xfinity Series con Austin Cindric. Per il giovane pilota è stato l’anno del test superato che ha messo a tacere molti dubbi. Infatti si riteneva che il pilota della #22 andasse forte solo sugli stradali e invece in questo 2020 ha conquistato anche Kentucky (due volte in 24 ore) e Texas, dimostrando di essere competitivo ovunque. Il problema è che le sue cinque vittorie stagionali sono tutte racchiuse nell’arco di 40 giorni a metà estate quando era inarrestabile, poi ha gestito al meglio il margine durante i playoff nonostante lo spavento del Kansas.
Il terzo grande favorito, solo in ordine di vittorie conquistate, è invece Justin Allgaier. A inizio anno era indicato come il più probabile vincitore del titolo dopo i saluti del trio Reddick-Custer-Bell e invece il pilota del JR Motorsports ha sofferto e pur conquistando stage a ripetizione, sempre utili, non è tornato alla vittoria fino ad agosto a Dover e poi ha completato l’opera con due successi in due giorni a Richmond ed è proprio per questo, ed altri motivi, che Justin probabilmente ha le quotazioni maggiori rispetto alla coppia Ford. Per Allgaier infine sarà probabilmente l’occasione più grande per conquistare l’agognato primo titolo in carriera alla decima stagione completa nella categoria.
A chiudere il quartetto c’è l’outsider di lusso, ovvero Justin Haley. Dopo aver sofferto a inizio anno contro un compagno di squadra come Ross Chastain, autoeliminatosi poi praticamente per la troppa aggressività, il pilota del Kaulig Racing ha poi reagito dimostrando di essere il re degli superspeedway vincendo due volte a Talladega ed una a Daytona. Ma non per questo ha demeritato il posto a Phoenix, infatti – come Gragson, un altro che poteva essere qua – è andato forte su ogni tipo di pista conquistando top5 ovunque e commettendo pochi errori. E poi Justin sa come si affrontano questo tipo di gare, infatti nel 2018 arrivò nei “Championship 4” della Truck Series chiudendo il campionato al terzo posto.
Chi è dunque il favorito per il titolo? Come detto Allgaier ha conquistato due vittorie cruciali a Richmond, uno short track come Phoenix, ed in Arizona ci ha già vinto due volte e l’ultima è proprio dell’anno scorso. Briscoe invece, pur avendo nove successi, proprio a Richmond, l’ultimo terreno di confronto simile a quello di sabato prossimo, è incappato nel weekend peggiore dell’anno con due risultati fuori dalla top10 e dunque dovrà scendere in pista con una vettura decisamente migliore. Cindric andò decisamente meglio arrivando quarto in gara1 vincendo pure una stage, dovesse avere la stessa Ford di allora potrebbe lottare con Allgaier. Da non sottovalutare nemmeno di Haley, che dei quattro a Phoenix in primavera è quello che si piazzò meglio (quinto, vinse Brandon Jones) e che dunque potrà giocarsi le sue carte alla pari.
Truck Series
Pronostico equilibrato anche fra i pick-up, dove domani notte sotto le luci di Phoenix il trio del GMS Racing sfiderà Gran Enfinger in una sfida che all’apparenza vede il pilota del ThorSport Racing sfavorito ma che approfondendo l’analisi invece potrebbe vedere addirittura il pronostico ribaltato.
Partendo dal leader della classifica dopo il reset, Sheldon Creed in questo 2020 ha aggiustato tutti i problemi dell’annata del debutto quando iniziava forte ma poi commetteva qualche errore che comprometteva il risultato finale. Ora invece il pilota della #2 del GMS Racing ha messo insieme tutti i pezzi ed ha conquistato ben quattro successi in Kentucky, sullo stradale di Daytona, a Gateway ed infine in Texas durante i playoff, successo che gli ha garantito il posto per Phoenix. C’è purtroppo ancora un problema di gioventù, ovvero la mancanza di costanza di rendimento e dunque Creed dovrà partire col piede giusto, altrimenti recuperare sarebbe difficile.
Solo un successo, ma sempre protagonista, invece Brett Moffitt. Per il campione del 2018 – e anche unico dei quattro ad aver vinto a Phoenix in passato – è stata un annata difficile solo a livello mentale dato che ogni settimana era nelle prime posizioni (10 top5, meglio di lui solo Austin Hill, eliminato a sorpresa dopo Martinsville), tuttavia il successo non arrivava mai, battuto soprattutto dai compagni di squadra. Poi invece, proprio al termine di un duello con un teammate, Brett ha vinto in Kansas al momento giusto, una vittoria sufficiente per mandarlo al gran finale per giocarsi il bis che potrebbe arrivare proprio con questa lucidità nei momenti veramente decisivi.
La sorpresa in positivo di questo 2020 è sicuramente il terzo pilota del GMS, ovvero il rookie Zane Smith. Partito fuori dai favori del pronostico, settimana dopo settimana il 21enne della California si è contraddistinto per gli ottimi risultati ed i pochi errori commessi, ed ha scalato la classifica sempre di più. In estate poi sono arrivate anche due vittorie, la prima anomala in Michigan in cui la gara è stata tagliata corta per il poco tempo a disposizione e la seconda ancora più meritata a Dover. Nelle ultime due settimane sono arrivati due terzi posti che lo mettono nel ruolo di outsider di lusso, pronto ad approfittare della dura lotta fra i veterani.
Contro il trio del GMS come detto ci sarà Grant Enfinger, il quale a differenza dell’anno scorso (grande costanza di rendimento ma zero vittorie ed alla fine eliminato) ha ribaltato il suo tabellino, conquistando ben quattro successi a Daytona in apertura di stagione, ad Atlanta, in chiusura di regular season a Richmond ed infine lo scorso weekend a Martinsville, vittoria necessaria per qualificarsi per i “Championship 4” dopo la rottura del motore in Texas.
Ed è proprio con i successi di Richmond e Martinsville che le quotazioni del pilota della #98 risalgono, infatti è sua la maggioranza dei successi sugli short track di quest’anno, Zane Smith invece ha vinto su un altro ovale da 1 miglio (Dover) ma dalle caratteristiche molto diverse da quelle di Phoenix, a Bristol invece il successo di Mayer, sempre del GMS ed ovviamente davanti a Moffitt, ed infine su un ovale piatto simile a Phoenix quale è Gataway come detto aveva vinto Creed. Dunque come potete capire il pronostico è ancora apertissimo anche qui.
Il programma del weekend
Weekend ridotto all’osso quello di Phoenix, così come tutti quelli passati, a causa della pandemia. Per ridurre il ricorso a meccanici per riparare eventuali incidenti durante libere o qualifiche, si disputeranno soltanto le gare. Sarà fondamentale dunque l’uso di simulatori e analisi delle gare del passato per studiare l’assetto giusto, dato che il primo giro che i piloti faranno sarà quello immediatamente successivo alla bandiera verde.
La griglia di partenza, così come da un paio di mesi a questa parte, è stata decisa tramite un algoritmo che pesa in maniera diversa la posizione in campionato, il risultato della gara precedente ed il posizionamento nella classifica dei giri più veloci in questa stessa corsa. I quattro piloti che in ciascuna categoria sono ancora in corsa per il titolo partiranno davanti a tutti nelle prime due file. Le tre pole position sono andate rispettivamente a Chase Elliott, Justin Allgaier e Grant Enfinger, i quali così hanno potuto scegliere anche il miglior stallo in pit lane.
Venerdì 6 novembre (notte fra venerdì e sabato)
2:00 Gara Nascar Truck Series (150 giri per 150 miglia)
Sabato 7 novembre
23:00 Gara Nascar Xfinity Series (200 giri per 200 miglia)
Domenica 8 novembre
21:00 Gara Nascar Cup Series (312 giri per 312 miglia, pari a 502 km)
Eventuali dirette e/o differite su SportItalia/SI Motori (per Truck e Xfinity Series) e DAZN (Cup Series) non sono ancora state inserite in palinsesto.
Immagini: nascarmedia.com; twitter.com/nascar
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