NASCAR | Caos a Indy, Allmendinger vince la prima sul Road Course

NASCAR
Tempo di lettura: 18 minuti
di Gabriele Dri @NascarLiveITA
16 Agosto 2021 - 17:15
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Larson ha in mano la gara a nove giri dalla fine, poi il cordolo alla chicane cede e provoca incidenti e controversie a ripetizione. Al secondo overtime ancora polemiche, con Briscoe già penalizzato che spedisce Hamlin nell’erba e permette l’impresa di Allmendinger


Sembrava una gara tranquilla, e invece la miccia alla chicane posta all’ingresso del rettilineo opposto del Road Course a Indianapolis era accesa già da tempo. Già la gara della Xfinity Series aveva evidenziato delle criticità in quel punto ma tutto sembrava risolto. Invece era esattamente l’opposto e quello che all’apparenza sembrava un semplice cordolo ha fatto partire un inferno lungo oltre un’ora e che ha provocato due bandiere rosse ed il ritiro di quasi dieci vetture. Dal caos è emerso AJ Allmendinger che – per fortuna – non ha riaperto i discorsi playoff.

La gara

Ad Indianapolis è una bella giornata di tarda estate e tutto è pronto per il debutto della Cup Series sul Road Course di Indianapolis dopo 26 anni sull’ovale in una gara che dal 2008 era entrata in un declino inesorabile. Se questa fosse la mossa giusta se n’è discusso per mesi ed i pareri sono stati discordanti anche fra i piloti stessi.

Si arriva in Indiana con tre gare da disputare e tre posti ai playoff ancora da assegnare. È la gara della svolta, dunque si può parlare di condizioni per la qualificazione: a parte chi è obbligato a vincere per staccare un biglietto perché ormai troppo distante dalla top16, gli unici che possono ottenere l’accesso matematico ai playoff sono McDowell, Almirola (con un successo ma pochi punti) ed Hamlin (ancora a secco malgrado sia leader della generale in coabitazione con Larson) e a tutti e tre basta che non ci sia un nuovo vincitore oppure che provvedano loro stessi ad aumentare il loro bottino personale.

Il tema della domenica mattina però è Kyle Larson. Il pilota dell’Hendrick Motorsports è reduce infatti da una settimana movimentata, prima col battibecco a distanza via media con Christopher Bell riguardo il contatto al Watkins Glen, poi con l’impegno ai Knoxville Nationals, una delle gare più prestigiose degli ovali sterrati d’America. Larson giovedì è in Iowa a qualificare la vettura (e la piazza terza in griglia direttamente in Finale-A), poi vola (grazie all’aereo di Hamlin che si deve far perdonare l’ “abbandono” di Kyle al Glen dopo la corsa) a Indy sabato per le libere della Cup Series, dunque torna a Knoxville per il main event.

Ai Nationals Larson regala spettacolo, nei primi giri si piazza al secondo posto e poco prima del break di metà gara piazza l’attacco decisivo a Donny Schatz, il 10 volte campione che nei giri finali non può nulla contro il re di questo biennio quando si parla di dirt track. Kyle Larson vince così i Knoxville Nationals ed aggiunge questa perla al doppio Chili Bowl (202021) di Tulsa ed al Kings Royal (formalmente del 2020, ma disputato solo lo scorso mese causa pandemia) di Eldora.

Poi, dopo i brevi festeggiamenti, alla 3:30 di notte arriva ad Indianapolis, dorme poco più di quattro ore e al termine del primo round di qualifiche – iniziate alle 9 del mattino – è in pole provvisoria. Poi nel secondo round Byron fa un giro impressionante e Larson si deve accontentare della seconda fila.

La griglia di partenza (Byron che precede Briscoe, vincitore qui l’anno scorso in Xfinity, Elliott, Larson, Suárez, Truex, Logano, Allmendinger, Chastain e Custer) incredibilmente non viene sconvolta dai controlli pre-gara e quindi si può dare il via alle 200 miglia in programma. L’attenzione di tutti al primo giro non è sulla prima curva, bensì sulla chicane che porta al rettilineo opposto, un sinistra-destra veloce in cui anche il 2-wide è rischioso ed i cordoli non perdonano tagli di percorso. Dopo la Xfinity i commissari hanno tolto il pericoloso cordolo posto in uscita (e che ha fatto danni) messo lì per impedire di usare troppo l’asfalto all’esterno non considerato idoneo per correrci sopra con continuità.

Alla bandiera verde Byron mantiene la prima posizione davanti a Briscoe mentre nel gruppo alla staccata di curva1 iniziano già i 2-, 3- e 4-wide; in terza posizione emerge Elliott davanti a Larson e Suárez, tuttavia alla staccata del rettilineo opposto Truex attacca Daniel e fra i due c’è un contatto che poi nei giri successivi porterà Martin ai box per un tire rub. Sarà solo la prima occasione che renderà Suárez uno dei piloti più delusi da questa gara.

Il primo che veramente riporta danni seri è Alfredo, costretto ad una lunga sosta per danni alla sospensione riportati ovviamente alla chicane dove decolla sul dissuasore messo all’interno della seconda piega. Al giro successivo c’è ancora caos nel gruppo con Cindric, Kyle Busch ed Hamlin protagonisti, ma l’attenzione si posta subito poco più avanti dove Briscoe sorpassa in frenata Byron e dunque passa al comando riaprendo il vaso di Pandora chiamato playoff.

Il rallentamento di Truex, sorpassato di nuovo da Suárez che sicuramente (malgrado tutto il suo impegno ed il fatto che sia ottimo quinto) non ha il ritmo dei leader, provoca la fuga a quattro con Briscoe, Byron, Elliott e Larson nell’ordine. Dietro proseguono le battaglie in un gruppone compatto: il primo a finire nell’erba è Hamlin dopo un attacco subito da Reddick; il secondo invece è Cindric, all’ultima gara del 2021 in Cup Series, che va da solo in testacoda alla prima curva; il terzo invece è Almirola che, dopo un duello con LaJoie e Harvick, rimedia anch’egli un tire rub ed una sosta ai box.

Attorno a metà stage (breve di 15 giri) Larson inizia a staccarsi dal trio di testa che vede Byron di nuovo vicino ad un Briscoe che ha dell’erba sulla griglia dopo una leggera escursione iniziale fuori pista e che quindi deve anche controllare la temperatura del motore. Questa è solo una fase, infatti nei giri successivi William più che a guardare a Chase (Briscoe), deve guardarsi da Chase (Elliott) che gli è sempre più vicino.

I giri passano e non arrivano attacchi di rilievo, dunque è tempo di pensare alla strategia: ai -4 si ferma solo Cindric che aveva le gomme spiattellate, fra i -3 ed i -2 invece praticamente tutti i leader. Rimangono in pista McDowell e Reddick (10° e 11° in quel momento) con Tyler che punta a raccogliere punti preziosi per i playoff. Il problema è che il suo rivale è il suo compagno di squadra Austin Dillon e quindi la strategia in casa RCR è identica. Reddick passa McDowell al toboga alla fine del penultimo giro e vince la prima stage davanti allo stesso McDowell, A.Dillon, Jones, Preece, Keselowski, Stenhouse, Haley, Briscoe ed Elliott che ha passato Byron ai box.

Ci si aspetta che al break si completi il giro di soste, e invece al box #2 sono già talmente disperati (Keselowski si è qualificato 31° e nei primi giri non era risalito più di tanto) che lasciano Brad in pista con gomme usurate alla caccia di non si sa cosa. Al suo fianco in prima fila alla ripartenza però non c’è Briscoe bensì Elliott in quanto il pilota dello SHR ha avuto un problema elettronico (con reset della centralina) sotto caution che gli ha fatto perdere il ritmo della pace car e qualche posizione. Nel frattempo al break i commissari vanno il cordolo della chicane, segno che c’è già qualcosa che non va.

Si riparte con 16 giri da disputare nella seconda stage e Keselowski è il principale protagonista di tutta questa fase di gara, perché col suo passo deficitario crea tappi e confusione. Sullo scatto Brad va pure bene e alle sue spalle si infila Byron che ripassa così Elliott; completano la top5 Logano e Larson. La soddisfazione di William dura però appena mezzo giro, infatti Chase prima lo scavalca di nuovo alla fine del rettilineo opposto e poi passa pure Brad al complex finale andando al comando. Quello che fa più impressione è che Elliott faccia la differenza più in accelerazione che in frenata.

Dietro si lotta ancora e protagonista è ancora la chicane, prima Briscoe si trova a sandwich fra Larson e Kyle Busch e poi al giro successivo Byron salta troppo sul cordolo per attaccare Keselowski e resistere a Logano e deve alzare il piede perdendo qualche posizione. Dopo la confusione iniziale, dunque, Elliott è in testa su Logano, poi Larson apre la porta sulla #2 e dunque Keselowski nell’ordine viene scavalcato da Kyle Busch, un Custer emerso a sorpresa, Byron, Briscoe e Suárez.

Il tappo creato da Brad mette pressione agli altri che vogliono a tutti i costi superare vetture che dovrebbero essere più sgranate. Si creano così diversi errori, favoriti anche da un lungo nell’erba dello stesso Keselowski che poi rientra in pista. Il Team Ganassi vive due giri disastrosi, con Kurt Busch che spiattella le gomme e va ai box e Chastain invece che finisce in testacoda in curva1; DiBenedetto e Bell, poi, si tirano la staccata a vicenda al complex finendo nell’erba.

Pian piano i valori si riequilibrano e lo si capisce quando ai -11 Larson raggiunge e sorpassa senza troppi problemi Logano, mettendosi così in seconda posizione a 2.4″ dal compagno di squadra guadagnando poi subito quattro decimi al primo giro a pista libera. L’agonia di Keselowski finisce in questo momento quando alla frenata del complex perde del controllo e bacia il muro distruggendo il retrotreno; dopo aver perso un paio di giri, Brad approfitterà del caos finale per chiudere con un deludente 24° posto.

Anche in casa Penske non va tutto bene come a Ganassi, infatti Logano per stare vicino a Larson e resistere al ritorno di Kyle Busch, partito sì 21° ma emerso come al suo solito in gara, finisce in testacoda alla staccata del rettilineo opposto; Joey perde numerose posizioni e poi con le gomme spiattellate uscirà dalla top10. Nello stesso punto un paio di giri più tardi Suárez finisce leggermente lungo e deve cedere la settima posizione ad Allmendinger e l’ottava ad Hamlin.

Siamo già negli ultimi giri della stage e lo scenario è praticamente identico a quello precedente, ovvero tutti leader si fermano (con Larson che raggiunge e persino cerca un attacco ad Elliott approfittando del doppiaggio di Keselowski all’ingresso del complex ad una curva dall’ingresso della pit lane) lasciando i punti alla coppia RCR.

Mentre Allmendinger si prende una penalità per eccesso di velocità, come successo a Mid-Ohio ed il segnale dovrebbe essere importante, all’ultimo giro Larson non molla Elliott nemmeno in uscita dalla pit lane, ci prova in curva1, poi di nuovo all’ingresso del complex approfittando di nuovo di una vettura più lenta (stavolta Davison) completando la manovra. Reddick vince anche la seconda stage davanti ad A.Dillon, Preece, Stenhouse, DiBenedetto, Haley, LaJoie, Lally (che sostituisce l’infortunato Tilley), Larson ed Elliott.

Stavolta tutti si fermano ai box (DiBenedetto perde un’ottima posizione a causa di riparazioni al muso danneggiato il qualche fase andata persa) e, dopo un altro controllo al cordolo della chicane, si riparte a 43 giri dalla fine, dunque tutti dovranno effettuare almeno un’altra sosta, con Larson in testa su Elliott. Alla bandiera verde tutto fila liscio e si forma un trio Hendrick al comando con Byron a seguire i due citati in precedenza. Dietro a Briscoe e Kyle Busch che completano la top5, alla solita chicane ci sono i soliti guai e probabilmente questo è il vero colpo di grazia del weekend.

Dopo una serie di contatti fra Blaney, Suárez (che già si era toccato con Hamlin alla prima curva) ed Harvick, in coda al gruppo finiscono in testacoda Almirola e Stenhouse ed arriva dopo poco la caution. Si crede che si sia incastrato solo un pezzo di carrozzeria sotto il cordolo, e invece come dal cappello di un mago ne esce a forza praticamente tutto lo splitter di Almirola. E così il cordolo è decisamente sollevato dall’asfalto seppur ancora attaccato ad esso.

Manca ancora troppo alla finestra per l’ultimo pieno, dunque ai box ci vanno solo gli ammaccati, poi si riparte ai -39; in questa occasione Larson scatta ancora meglio della volta precedente e ciò permette Byron che lo segue di attaccare e passare Elliott; dietro di loro invece Kyle Busch scavalca Briscoe per la quarta posizione. Stavolta il gruppo ne esce quasi indenne, a parte Blaney e Wallace che si toccano alla chicane, Newman che va ai box col passaruota in formato paracadute ed Hamlin che arriva a ruote fumanti ovunque rischiando di travolgere senza controllo più di qualche vettura.

In testa si formano praticamente tre terzetti: Larson, Byron ed Elliott, Kyle Busch, Briscoe e Truex che ha recuperato dopo la sosta iniziale fuori sequenza, Logano, Custer ed Hamlin con Denny ed il crew chief che vorrebbero spedire fuori pista Joey e Cole perché secondo loro li stanno bloccando e rallentando. Alla fine Hamlin passerà in maniera pulita entrambi così come Truex sorpasserà Briscoe e il compagno di squadra Kyle Busch.

Ad andare in crisi in questa fase è Briscoe, il quale durante la sessione di prove libere non aveva fatto long run e dunque perde terreno rapidamente, al punto che è lui il primo dei big ad andare ai box a 31 giri dalla fine quando ormai era sceso in decima posizione. Poco dietro di lui ci sono anche Kurt Busch e Cindric, ma il pilota di Ganassi manda in testacoda il giovane di Penske che stava rimontando dopo il testacoda iniziale.

Ai -28 a fermarsi in pit lane sono un Elliott bloccato dietro a Byron che è scivolato ormai a 4″ da Larson e Truex che ha rimontato malgrado una ruota mal fissata. Questo obbliga tutti a fermarsi entro pochissimo tempo, tuttavia a Chase l’undercut di un solo giro gli permette di scavalcare William. Ai -25 si sono fermati praticamente tutti tranne una decina di vetture comandate da Hamlin che cerca di riaprire la gara andando lungo (va anche lungo fisicamente nell’erba perdendo 3″ circa) per poi fermarsi per ultimo a montare gomme fresche anche nella speranza di una caution.

Denny è il penultimo a fermarsi (solo DiBenedetto oserà di più) ai -20 e quando torna in pista è 11° a 24″ da Kyle Larson che torna al comando su Elliott, staccato di circa 4″, e Byron, terzo a 6.5″. I giri successivi sono di attesa, DiBenedetto non va ai box, Briscoe invece deve andarci una seconda volta dopo aver spiattellato di nuovo gli pneumatici, Hamlin rimonta girando 1″ più veloce di Larson che sta già praticamente gestendo, Elliott, dopo essere scivolato a 5″ di ritardo ai -15, inizia a guadagnare terreno e ai -10 torna a 4″ dal leader. Poi arriva la caution che accende la miccia.

Proprio mentre DiBenedetto è ai box, alla solita chicane c’è un altro detrito (stavolta non sotto il cordolo) e così la pace car deve intervenire. La pit lane a sorpresa si riempie e quindi quello che Hamlin cercava si trasforma all’apparenza in un boomerang. Infatti, la situazione si è ribaltata ed avrà lui gomme usurate contro le nuove di Larson ed i soli Kurt Busch, DiBenedetto e Briscoe fra lui e la #5; disastrosa invece la sosta di Elliott la cui vettura cade dal sollevatore ed è solo 16°.

Si riparta a soli sei giri dalla fine, ma sarà l’inizio dell’inferno per molti. Sullo scatto Larson all’interno viene bloccato da DiBenedetto e Briscoe e ciò permette a Byron dall’esterno di scavalcarlo, ma solo per mezzo giro, poi in frenata sul rettilineo opposto gli ritorna davanti e quindi Hamlin è ancora al comando su Briscoe, Larson e Byron. Dietro di loro, i prodromi del disastro: Kyle salta deciso sulla chicane per passare il fratello Kurt, poco più dietro Truex finisce in testacoda toccato da dietro perché ha alzato il piede dopo aver visto dei pezzi volare. Quasi sicuramente sono pezzi del cordolo su cui il giro successivo stanno arrivando 35 vetture a piena velocità.

Hamlin passa tranquillo, Briscoe quasi (i due si erano toccati in staccata poco prima), Larson è probabilmente quello che solleva definitivamente il cordolo ormai staccato da terra. Byron dirà che è stato come centrare un muro, la vettura si solleva ed il muso viene distrutto. Chi segue la #24 o centra i pezzi rimanenti del cordolo oppure il radiatore della vettura di Byron oppure finisce sui fluidi persi. Logano finisce violentemente nelle gomme, Preece e Suárez finiscono nel mucchio, Kyle Busch, Davison, Bell, Chastain ed Haley riportano danni. Immediata scatta la bandiera rossa per i danni presenti ovunque anche se per fortuna nessun pilota è rimasto ferito.

Mancano quattro giri alla fine, il cordolo è praticamente stato asportato dalla pista: cosa si può fare per concludere la gara (ovviamente a nessuno passa per la mente di chiuderla qui)? La soluzione più scontata è quella che si applica: si toglie il cordolo lasciando esposto il dissuasore all’interno. Il disastro successivo è ampiamente prevedibile. Nel frattempo però, dopo la bandiera rossa, si perdono circa 30′ dietro la pace car a girare a vuoto perché Davison ha perso olio per mezza pista e la pulizia si dilunga per la felicità (eufemismo) di Kyle Busch via radio.

Si riparte per quello che è diventato ampiamente il primo overtime con Hamlin davanti a Larson, Briscoe, DiBenedetto, Blaney, Kurt Busch, Allmendinger (era 17° prima dell’incidente), Elliott, McDowell e Custer. Ed è proprio McDowell a decollare sul dissuasore coinvolgendo anche Reddick, A.Dillon, Custer, Bowman, Truex e LaJoie (che decolla pure lui); Wallace viene penalizzato per aver tagliato del tutto preventivamente la chicane. Nuova bandiera rossa e nuova attesa, con la speranza che il secondo overtime vada meglio.

In quella breve fase di green intanto Larson aveva provato ad attaccare Hamlin all’esterno della prima curva, ma era scivolato sul filler sull’erba e dunque era scivolato da secondo a settimo, dunque in prima fila con Denny c’è Briscoe. Hamlin è molto malizioso – ma non scorretto – alla prima curva, si allarga e Chase non può non tagliare sull’erba, Allmendinger prova ad approfittarne in curva2 ma subisce la stessa sorte. Ci si aspetta che Hamlin sia solo verso la vittoria, e invece in curva3 si trova al fianco ancora Briscoe che ha tagliato sull’erba.

È chiaro che Chase abbia tagliato la pista, infatti la Nascar chiama subito la penalità nei sui confronti (uno stop&go “letterale” in curva10 come da regolamento), a Denny riferiscono subito questo, a Chase pare di no, Denny è convinto di aver praticamente vinto, Chase è convinto di essere ancora in lotta per il successo. Alla staccata l’attacco non riesce e allora Briscoe ci prova nel successivo sinistra-destra-sinistra. La #14 esce forte dalla curva a destra quando la #11 invece sta già impostando quella a sinistra, il contatto non è volontario ma è un bump&run che non manda Hamlin leggermente lungo bensì in testacoda.

Briscoe viene fermato dai commissari e termina la sua gara in anticipo di un giro in pit lane. A passare così al comando è Allmendinger che deve solo gestire l’ultimo giro.

Allmendinger vince così incredibilmente al debutto del Road Course in Cup Series davanti a Blaney, Larson, Elliott, DiBenedetto, Kurt Busch, Jones, Haley, Cindric (la top4 della Xfinity Series dunque è tutta nella top10 in questa occasione) e Newman. È anche la prima vittoria in Cup Series del Kaulig Racing, la prima di un team non dotato di charter e la prima di una vettura part-time in moltissimi anni. Per quanto riguarda il campionato cambia poco: Hamlin perde punti preziosi da Larson col testacoda finale, ma si consola con la qualificazione matematica ai playoff. Reddick guadagna punti su A.Dillon per l’ultimo posto utile, ma è ancora tutto aperto.

I festeggiamenti sono obbligatori, però è lecito fare una riflessione amara sulla gara di Indianapolis: la gara sull’ovale non sarà stata il massimo, quella sullo stradale avrà regalato buoni ricordi all’inizio, ma il finale sicuramente ha rovinato tutto. E il cordolo della chicane si aggiunge ad una lista purtroppo lunga di errori incredibili (nel brutto senso della parola) da parte di commissari di gara o addetti alla pista. Il cordolo era danneggiato fin dai primi giri (e le continue ispezioni lo dimostrano), però si è andati avanti fino al disastro evitato per fortuna ancora una volta.

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Immagine: media.nascar.com

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