NASCAR | Byron domina nella serata di Miami!

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Tempo di lettura: 14 minuti
di Gabriele Dri @NascarLiveITA
1 Marzo 2021 - 15:20
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Dopo McDowell e Bell è il turno di Byron a ribaltare la griglia playoff. Deludono praticamente tutti i big


In Cup Series – e forse in tutta la Nascar – tira aria di rivoluzione, una ventata d’aria fresca che però sembra una bufera. Dopo McDowell e Bell infatti a vincere la terza gara stagionale è stato infatti più che meritatamente William Byron, il quale pur essendo partito soltanto 31° a causa dell’algoritmo e dei risultati precedenti ha rimontato velocemente ed è stato nella top5 per oltre metà gara, infine venendo fuori al calare del sole e passando in testa addirittura 102 dei 267 giri in programma. Una vera e propria prova di maturità per Byron che mette all’angolo molti piloti pensando già alla qualificazione per i playoff.

La gara

Miami si sveglia sotto un bel sole primaverile ma anche tanto vento che porta nuvole – per fortuna bianche – e temperature gradevoli. Dopo Daytona, ovale e stradale, questa probabilmente è la prima gara indicativa del 2021, anche se il solito pacchetto aerodinamico ad alta downforce e soli 550 CV falsa sempre tutto.

Nel gruppo dunque c’è tensione, anche perché le vittorie di McDowell e Bell hanno già fatto saltare la griglia playoff e dunque, anche se ad agosto mancano ancora dei mesi, qualcuno già trema fin da oggi, specialmente piloti come Byron, Reddick e DiBenedetto, penalizzati dai risultati di Daytona e costretti a partire praticamente dal fondo della griglia.

In pole invece c’è Hamlin, però un commissario nota qualcosa che non va sulla vettura ed il team è costretto a modificarla e dunque Denny non può partire davanti a tutti e sarebbe stata la sesta partenza al palo negli ultimi sette anni, pole ottenute tra l’altro in tre modi diversi, con una qualifica vera, grazie agli owner points dopo la cancellazione delle prove ufficiali e infine con l’algoritmo. A partire dal fondo sono anche LaJoie e Bowman mentre Davison fallisce i controlli tecnici due volte.

Al via dunque Logano, secondo in griglia, eredita il ruolo di auto in controllo della partenza ma non può scegliere la corsia e dunque parte all’esterno affiancato da Bell avanzato in prima fila. Alla bandiera verde Christopher non scatta al meglio e così a seguire Logano sono Harvick, Keselowski e Kurt Busch mentre Bell e McDowell lottano un po’ troppo e vengono assorbiti dal gruppo. Dopo un primo accenno di attacco al leader, Kevin invece è costretto a lasciar strada a Brad e dunque la gara inizia con un 1-2 Penske.

Logano dice di voler essere prudente e di non voler ancora rischiare lungo il muro, anche a causa del sottosterzo, e così al giro 13 il compagno di squadra lo raggiunge e lo sorpassa andando al comando. Brad allunga subito e alla competition caution del giro 25 ha 4″ su Logano e Kurt Busch, 4.8″ su un buon Larson e il sorprendente Stenhouse, 7″ su Truex e Harvick, 8″ su Buescher mentre Byron è già 12° dopo essere partito 31°; le rimonte di Bowman, Reddick, DiBenedetto ed Hamlin sono stallate attorno alla 20esima posizione.

Il primo giro di soste è obbligatorio per tutti a causa del degrado delle gomme (2″ persi rispetto ai primi giri più o meno per tutti) e Keselowski mantiene il comando. Al primo choose cone dell’anno Brad e Kevin vanno all’esterno e così si si riparte a 50 giri dalla fine della stage. Come sempre le ripartenza con questo pacchetto aerodinamico e alzare il piede in questa fase può essere devastante per l’esito dello stint; Brad tiene giù in curva3 e rimane primo davanti a Logano.

Oltre a Stenhouse, dietro ad Harvick si affacciano nella top10 Buescher e Newman e dunque il Roush Fenway Racing inizia la gara al meglio. Si pensa che sia solo una fase momentanea dopo la ripartenza e invece Buescher avanza nella scia di Byron, anch’egli in forte recupero al punto che a metà stage la coppia Penske ha negli scarichi Chris e William mentre Ricky è poco più lontano.

Buescher non si ferma nemmeno qui: scavalca Logano e poi Keselowski e al giro 53 passa addirittura al comando. In coda invece da notare sono le difficoltà di Reddick, Briscoe e soprattutto Hamlin che non recupera più anche perché vittima di un attacco di “ipocondria motoristica”: Denny comunica via radio che il sistema di ventilazione non funziona più e poco dopo anche che non sente girare bene il motore e rimane così attorno alla 20esima posizione. Al break Hamlin scoprirà il motivo del problema: il tubo dell’aria fresca si era staccato dal casco. Da quel momento la #11 ricomincia a recuperare.

Mentre Buescher allunga in vetta, la coppia Penske lentamente affonda; a salvarli ci pensa la caution per il motore di Davison che esplode e riapre la pit lane. Anche la pit crew del RFR è eccellente e così la #17 rimane al comando davanti a Keselowski e Logano, salvati dai meccanici, e Truex. Si riparte per uno sprint di otto giri e la fila esterna con Brad spinge forte e passa davanti, tuttavia la #2 è molto loose, Buescher si riorganizza, riprende Brad e lo sorpassa di nuovo ai -2 andando a vincere la stage davanti allo stesso Keselowski, Truex, Byron, Bowman, Larson, Logano, Elliott, Kurt Busch e Austin Dillon.

Il terrore di un nuovo vincitore a sorpresa circola nel gruppo e infatti a svegliarsi è il campione in carica Elliott che, dopo una prima stage anonima, grazie ad un’ottima sosta riparte quarto dietro al solito Buescher, a Keselowski e Bowman che completa così la sua rimonta. Si riparte e come prima Chris non scatta al meglio, Brad mette il muso avanti per un giro, poi la #17 torna al comando. Non è finita qua perché, approfittando della lotta fra Buescher e Keselowski, Elliott li passa entrambi e va lui in prima posizione. Fine del sogno per Chris? Tutt’altro: Chase rimane là davanti per appena quattro giri poi viene risorpassato da Buescher.

Dopo 100 giri – a 60 dalla fine della stage – Buescher è così in testa con 1.6″ su Larson, 2.1″ su Byron, 2.8″ su Elliott (che ha avuto solo una fiammata in pratica) e Truex, 4″ su Keselowski, Bowman e Kurt Busch, 6″ su Logano (e già si capisce che Penske sta perdendo rispetto ai primi giri), Hamlin, A.Dillon e Custer. Si fanno anche notare, seppur in negativo, altri piloti: Almirola galleggia dopo un inizio difficile, DiBenedetto non riesce a consolidare la top15 così come Blaney, Harvick e Kyle Busch (che già ha espresso il suo disappunto via radio) sono in fondo alla top20 in cui non ci sono Bell, Reddick, Briscoe e nemmeno Stenhouse dopo il buon inizio.

Il sogno di Buescher al comando ha i minuti contati, più il sole cala e più arrivano avversari a metterlo nel mirino. Il primo a pensare seriamente di metterselo dietro una volta per tutte è Truex che sul long run, il primo vero della gara, recupera posizioni su posizioni e – dopo essere arrivato al secondo posto – recupera anche il divario dalla #17. Il ricongiungimento arriva al giro 120, il sorpasso al giro 121, la sosta di Martin… al giro 121. Truex infatti sorpassa Buescher e poi mezzo giro dopo viene richiamato all’improvviso ai box e dunque il pilota del JGR è costretto ad una manovra potenzialmente pericolosa per entrare in pit lane.

Tecnicamente Truex non è andato al comando secondo i cronometristi ma l’ufficializzazione arriva al termine del giro di soste sotto green quando anche grazie all’undercut si ritrova addirittura con 3.8″ di margine su Buescher e 4.7″ su Byron mentre il gruppo dietro di loro è a oltre 8″ ed è stato rimescolato appunto da under- e overcut.

Chris tuttavia non molla e nei giri successivi dimezza il divario dalla vetta, poi però la sua rimonta si ferma a 1.5-2″ da Truex. Dietro intanto Elliott si fa notare solo per uno slide job fallito con Keselowski – e Brad deve pure frenare senza riuscire a evitare il leggero contatto – mentre i due lottano con Larson ai margini della top10 e ancora più indietro Briscoe è il primo doppiato eccellente dell’anno; Chase e il suo team tentano subito la strategia audace per recuperarlo andando lunghi e così in assenza di caution i giri di ritardo diventano due.

La gara dopo un buon inizio contro le aspettative inizia a spegnersi e a far notizia sono solo le difficoltà dei piloti con l’assetto. A risvegliare tutti ci pensa LaJoie che rompe il motore e così il ritorno al muretto di Steve Letarte come crew chief, promosso dal ruolo di consulente dello Spire Motorsports per questo weekend a causa dei protocolli COVID che hanno fermato parte del team, termina in anticipo.

Tutti sono obbligati a tornare ai box e Truex rimane al comando davanti ad un Hamlin che finalmente completa la rimonta dal fondo, a Kurt Busch e a Byron che in pit lane sembra sempre perdere qualcosa. Si riparte per uno sprint di un solo giro e sembra tutto fatto per la coppia JGR, invece in curva4 Denny attacca con troppa foga il compagno di squadra, Truex è costretto ad alzare il piede per non finire a muro, Hamlin fa lo stesso per non andare contro la #19 e così fra i due litiganti il terzo gode: Byron vince la seconda stage davanti ad Hamlin, Kurt Busch, un Truex tutt’altro che felice, Larson, Buescher, Harvick, Blaney, Bowman e Keselowski.

Con solo un giro competitivo alle spalle cambiare gomme non è così scontato e infatti ben in 16, leader Byron incluso, non lo fanno. Al muretto di Truex c’è la seconda indecisione e non si capisce bene chi voglia la sosta, chi no, chi ne sia soddisfatto e chi no, fatto sta che Martin riparte 17° davanti a Blaney, Kyle Busch, Wallace, Newman, Almirola, McDowell e Stenhouse; Briscoe approfitta del colpo di fortuna e grazie all’accoppiata wave around+lucky dog in appena 1.5 miglia torna in pratica a pieni giri.

Si riparte ad esattamente 100 giri dalla fine e Larson spinge il compagno di squadra Byron davanti mentre dietro il gruppo va anche 5-wide e a dover alzare il piede sono soprattutto Buescher e Logano; per loro le possibilità di un buon risultato finiscono qui. Si lotta anche nella top15 e protagonista è il solito Chastain aggressivo che blocca DiBenedetto dal muro fin quasi all’apron in curva3 e il sospetto è che Ross abbia confuso la livrea di Matt con quella di Blaney cercando così una “vendetta” per l’incidente della scorsa settimana; seguiranno scuse telefoniche.

In appena due giri con gomme fresche Truex recupera da 17° a quinto, poi scavalca anche Kurt ed è quarto e si crede che la sua rimonta lo porterà di nuovo vicino alla prima posizione, e invece la #19 si ferma qui o poco più avanti. Al calar della sera ai -90 Byron ha 1″ su Larson, 1.4″ su Hamlin e Truex, 3″ su Kurt Busch, 4″ su un silenzioso Custer ma che è lì da molto, su Harvick, Keselowski e Austin Dillon e 6″ su Reddick finalmente nelle posizioni in cui ce lo si aspettava da pronostico.

La gara ha esaurito le sorprese e dunque si è appiattita, si aspetta il normale corso del decadimento delle gomme e poco altro. Con 100 giri da disputare il dubbio eventualmente è se fare una o due soste. A risolvere il dilemma, quando Truex si è portato in seconda posizione a 1.3″ da Byron, ci pensa Almirola che mentre lotta per la 16esima posizione con Blaney sbaglia i tempi del sorpasso e lo stringe a muro rovinando ulteriormente una gara non esaltante ad entrambi; chiuderanno rispettivamente 30° e 29°.

L’incidente arriva praticamente a un terzo di stint e dunque tutti vanno ai box e dalla pit lane esce in testa Larson davanti a Truex, Hamlin, Kurt Busch, Harvick e Byron che ha avuto un’altra sosta lenta; la gioia di Denny dura ben poco dato che arriva per lui una penalità per eccesso di velocità all’ingresso della pit lane.

Kyle Larson in testa a Miami, una pista su cui storicamente va molto forte ad appena 66 giri dalla fine, in sintesi il pilota della #5 ha l’occasione per rilanciarsi subito dopo i fatti del 2020 e anche dopo l’errore grossolano di Daytona quando era nella posizione giusta al momento giusto. E invece alla ripartenza dei -60 Truex dall’esterno in curva4 riesce a passare al comando mettendosi davanti a Kyle mentre Byron è già terzo.

Però contro la #24 in questa serata ci si può fare ben poco e in appena tre giri Byron è di nuovo al comando e allunga al punto che ai -50 ha 1.7″ su Larson, 2.2″ su Truex, 3″ sul solito Custer, Kurt Busch e Harvick e 5″ su Keselowski, McDowell, Kyle Busch e Bowman. E su William che allunga ancora la gara finisce qui in pratica. Gli unici sussulti nel finale sono Kurt Busch costretto ad una sosta imprevista per una ruota mal fissata e che poi rimonta furiosamente fino alla bandiera a scacchi e la coppia Keselowski-Logano che tenta di imitare volontariamente la strategia della #1 per ribaltare una gara che sta affondando ma senza grossi benefici.

Nessuno viene ingannato dalla sosta del due Penske e così tutti tirano dritto fino al traguardo senza problemi di gomme, né di benzina. Le emozioni principali negli ultimi giri le regala Reddick che, ripartito appena fuori dalla top10, ai -25 è ancora settimo a quasi 14″ dalla vetta e poi, approfittando anche di un Byron in gestione e che ha quasi 4″ su Larson, recupera posizioni e secondi come l’anno scorso.

Ai -20 Tyler è sempre settimo ma a 12.7″, ai -15 passa McDowell e Custer a 10.6″, ai -10 scavalca Harvick ed è a 8.3″, ai -5 ha raggiunto la coppia Larson-Truex a soli 5″ da Byron. Martin capisce che deve muoversi e ci prova su Kyle ma sbaglia tutto e Reddick lo scavalca, lo stesso Tyler di slancio prova uno slide job su Larson e fallendolo torna quarto. Reddick ai -3 con la stessa manovra torna davanti alla #19 che non insiste e cerca di tornare subito in scia e sarà la scelta vincente perché ai -2 Tyler passa Larson e approfittando di questo Truex all’ultimo giro befferà Larson.

Nel frattempo Byron è davanti e, a differenza di Gragson il giorno precedente, se ne sta calmo all’interno alzando il piede e chiudendo quasi in folle andando a vincere la sua seconda gara in carriera davanti a Redick (+2.7″), Truex (+3.9″), Larson (+4.2″), Harvick (+7.5″), McDowell (+8.2″), Newman (+13″), Kurt Busch (+15″), Bowman (+17″) e Kyle Busch (+19″); Custer perde la settima posizione a soli due giri dalla fine per una foratura.

Non è il primo anno in cui nelle prime tre gare ci sono tre vincitori diversi, ma quest’anno è diverso. La vittoria di McDowell a Daytona ha dato subito uno scossone alla griglia playoff mettendo a rischio il posto delle “quarte linee” dei team più grandi le quali hanno reagito immediatamente con Bell e Byron. Ed ora sono in molti a tremare dopo tre settimane non esaltanti.

Cosa ha causato tutto questo equilibrio e rimescolamento? In molti hanno già le risposte: il congelamento dello sviluppo, ore di galleria del vento incluse, a causa della pandemia che ha rinviato la NextGen al 2022 ha permesso a molti di capire meglio questa vettura e questo pacchetto aerodinamico guadagnando sui top team proprio anche grazie al fatto che non si può accedere alla CFD come in precedenza. Altri invece citano anche i controlli tecnici ampliati nella zona dei cerchi, un dettaglio che è particolarmente delicato per l’aerodinamica e sul quale c’è dunque molta ricerca.

Nel frattempo McDowell, Bell e Byron sono – sempre in teoria – ai playoff e nella classifica generale al comando c’è ancora Hamlin. Tre settimane fa a prevedere questo non c’era nessuno, così come era impossibile dire che gli unici ad avere iniziato con tre top10 sarebbero stati Harvick e McDowell (prima volta in carriera per lui). La classifica non si è ancora assestata, Wallace ad esempio è ancora dentro i 16 nonostante un’altra gara spenta a differenza di Suárez 15° a Miami. Allarme rosso invece per Blaney, Briscoe, Almirola e DiBenedetto, addirittura 34° con soli 14 punti.

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Immagine: media.nascar.com

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