NASCAR | Byron domina il finale ad Atlanta!

NASCAR
Tempo di lettura: 22 minuti
di Gabriele Dri @NascarLiveITA
21 Marzo 2022 - 11:55
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Gara molto in stile superspeedway caratterizzata dai classici incidenti nel finale e molte forature per le Chevrolet che si sono alternate in testa. Byron controlla al meglio le fasi decisive e conquista la prima gara stagionale


Partiamo dal fondo: William Byron completa un weekend magistrale ottenendo un doppio successo, il sabato vince ad Hickory la Easter Bunny 150 con le Late Model e alla domenica, su una pista completamente opposta come layout, domina le ultime fasi ad Atlanta ottenendo la prima vittoria stagionale in Cup Series. Hendrick conferma il vantaggio tecnico in questo inizio di 2022 dato che Larson, Bomwan e Byron hanno già vinto mentre Elliott, pur senza top5 in cinque gare, è leader della generale.

Ad Atlanta la gara della Cup Series è stata quella che Nascar e progettisti volevano, un superspeedway (molto stretto) su un ovale da 1.5 miglia, molto più delle gare di Truck e Xfinity Series. Forse però non è stato una Daytona in miniatura, è stata quello che nella mente degli organizzatori sarebbero dovute essere le corse negli scorsi anni con il famigerato pacchetto ad alto carico aerodinamico e con pochi cavalli. I piloti hanno apprezzato, ma stanno già dicendo che non vogliono altre repliche del genere su altre piste, e questo deve far riflettere.

La gara

Dopo la pioggia del venerdì, le libere e le gare di Truck e Xfinity Series tocca alla categoria regina saggiare anche in condizioni di corsa il nuovo layout di Atlanta. Nelle intenzioni dei progettisti il banking più elevato e la pista più ristretta dovrebbero far diventare la pista della Georgia un piccolo superspeedway come Daytona e Talladega. Con le categorie minori ci sono quasi riusciti creando uno strano ibrido, qualcosa di sicuramente unico ma che può piacere così come no. Le opinioni sono molto diverse, di sicuro c’è sempre un retrogusto di artificiale.

Si arriva ad Atlanta con quattro vincitori diversi in quattro gare (non una novità per gli ultimi anni), la striscia di vittorie under30 ancora attiva e arrivata a quota 10 ma soprattutto con la notizia dell’ultim’ora: in Texas Josef Newgarden ha conquistato la 600esima vittoria nella storia del Team Penske e quindi il peso in più è stato tolto dalle spalle di Cindric, Blaney e Logano.

La cancellazione delle qualifiche rispolvera l’algoritmo e così a partire dalla pole è Chase Briscoe davanti a Blaney, Logano, Kyle Busch e Reddick. L’unico ad avere problemi ai controlli tecnici, falliti due volte, è ancora una volta Harrison Burton che così perde car chief e deve partire dal fondo mentre a lui si unisce Keselowski per modifiche in parco chiuso.

Al via in una giornata serena (ed il sole diventerà un fattore, anche se meno della Xfinity Series) Briscoe sceglie l’esterno, lasciando però il tandem del Team Penske all’interno e così dopo il primo giro Blaney al comando, ma non riesce a completare il sorpasso e dunque al giro successivo Busch riesce a dare una spinta a Chase e rimetterlo davanti e lui stesso si pone al secondo posto.

Nei primi giri è la corsia esterna la più veloce e Kyle Busch comincia a farsi vedere anche all’interno della #14. Al settimo giro Rowdy si tuffa davvero (sarà il primo di tanti slingshot) e passa al comando precedendo nella corsia interna sempre Blaney e Logano. È proprio Ryan che approfitta del fatto che Busch deve bloccare due corsie per affiancare la #18. Nel gruppo intanto si battaglia con vetture non al meglio, ad esempio Harvick è loose e dopo un 3-wide scivola in coda, Hamlin invece si trova molto bene e saltando di corsia in corsia entra nella top10.

Dopo 10 giri è Busch, seppur sia anche lui loose, a riprendere il controllo della situazione davanti a Briscoe, ma da dietro arriva di gran carriera Elliott che in mezzo giro all’interno salta sia Chase che Kyle. La corsia esterna riprende forza e Kyle Busch ripassa Elliott grazie al contributo di Briscoe e Chastain mentre dall’altra parte Hamlin è arrivato sui leader davanti persino alla #9 ed alla #22 di Logano.

Siamo a metà strada verso la competition caution prevista (stavolta giustamente) per il giro 45 quando arriva invece una caution vera: Noah Gragson – in fondo alla top20 sulla #16 del Kaulig Racing – perde il controllo da solo su uno dei bump che una pista appena rifatta non dovrebbe avere e dopo un pendolo finisce duramente a muro. Il weekend amaro di Noah si chiude in netto anticipo.

La Nascar non anticipa la competition caution e dunque in pochi (Almirola, Bowman, Buescher, Cindric, Ty Dillon, Keselowski, Harvick, Custer ed altri) vanno ai box dato che si può solo cambiare gomme e fare aggiustamenti ma non rifornire; Bowman e Biffle sono i primi penalizzati della serata. Si riparte con soli 15 giri da disputare e Chastain, che ha scelto l’interno, viene spinto al comando da Byron. Poco dietro di loro Briscoe perde il muso in curva3 e rischia di finire a muro.

Quando Byron e la sua corsia sembrano arretrare, ecco che questa riprende forza (succederà spesso in gara) e William si tuffa passando al comando. La #24 sembra in controllo, ma Chastain reagisce e torna davanti. Byron non molla ed è lui in testa alla competition caution davanti a Chastain, Elliott, Blaney, Logano, Jones, Hamlin (che ci ha provato senza successo, ma via radio dice un “Man, we’re so much better than everyone else” che sa tanto di spavalderia), Kyle Busch, Reddick e Wallace. Alla moviola poco più tardi arriva però la rettifica: Chastain viene dato al comando dalla Nascar.

Tutto il gruppo va ai box e, mentre praticamente tutti cambiano solo due gomme (il degrado è molto basso), in pit lane si scatena il caos: Kurt Busch, Bell ed Haley si prendono una penalità, Blaney si deve fermare due volte perché non gli fanno il pieno, Jones manda in testacoda Almirola e danneggia il muso, Keselowski tampona qualcuno che frena per questo incidente e danneggia il muso, Wallace pure lui deve frenare. Alla fine Logano passa in testa davanti ad Hamlin, Chastain, Byron e Reddick.

La green sventola ai -54 di una lunga prima stage (gara stranamente divisa in tre parti quasi uguali) e Chastain spinge Logano davanti, ma la coppia non emerge alla lunga distanza ed Hamlin mette il muso davanti per un giro, poi l’esterno guadagna e ciò permette a Chastain di uscire dalla scia di Logano e scavalcarlo; a seguirlo è Reddick.

L’esterno prende sempre più forza e Chastain è costretto a stare con questa fila lasciando Tyler al suo destino, poi la tendenza si inverte, la corsia interna recupera, Logano deve saltare su questa fila per bloccarla e viene sospinto al comando. Joey per un paio di giri riesce a coprire le due corsie, poi però il treno guidato da Reddick è troppo veloce e Logano decide di non tirare fin da ora un blocco deciso.

La #8 sembra avercela fatta, ma non riesce a completare la manovra in curva4 e così Logano resiste, ma poco più tardi la #22 viene mandata nel mezzo e quindi il pilota del Team Penske perde posizioni riuscendo a salvarsi all’ottavo posto. Davanti si innesca un rimescolamento che vede passare al comando Chastain su Byron e Reddick; in coda Custer, invece, bacia il muro.

La corsia interna, in cui è finito suo malgrado Logano ma non perché è in compagnia di Elliott e Suárez, dopo una breve riscossa cala bruscamente e così la lotta per il primo posto diventa una faccenda legata ai tre leader. Ai -20 Reddick cerca di passare Byron, ma la manovra non riesce e così Hamlin lo scavalca con Tyler che fatica a trovare il varco per rimettersi in scia. Pure il primo doppiaggio della gara, quello di Ware, scorre via liscio e dunque si punta allo sprint.

L’esterno sta diventando una fila indiana con nomi nuovi, fra tutti Larson, entrati nella top10, ma come successo nella Xfinity Series questa non viaggia lungo il muro bensì sta a metà strada perché in uscita di curva bisogna stare molto attenti. Ai -11 il primo colpo di scena: Chastain fora la posteriore destra in curva1 quando è al comando e si appoggia al muro per sua fortuna non riportando molti danni, né venendo colpito da altre vetture, ma una infrazione ai box sotto la cosiddetta Damaged Vehicle Policy gli costa due giri di penalità.

Byron così eredita il comando perché non si ferma ai box a differenza di molti altri (fra questi Bell, Cindric, Wallace, Logano, Elliott, Blaney, Truex ed Harvick). Alla conta del choose cone non si sono fermati in 13 e alla ripartenza dei -5 in prima fila ci sono Byron all’interno ed Hamlin all’esterno.

Austin Dillon spinge bene Byron e lo manda davanti, poi però Hamlin reagisce, si tuffa all’interno in curva4, finisce largo e Dillon viene tamponato da Kyle Busch. Dietro di loro nel mucchio Briscoe travolge Ty Dillon e per i fratelli arriva un paio di ritiri ed altrettante interviste in cui riportano la loro insoddisfazione nei confronti di chi li ha mandati a muro. Kyle Busch, invece, ha riportato anche lui danni seri soprattutto ad una sospensione, sembra ad un passo dal ritiro ma prosegue.

Byron vince così la prima stage sotto caution davanti ad Hamlin, Suárez, Stenhouse, Jones, Kurt Busch, Bowman, Reddick, Larson e Bell; Chastain sarebbe tecnicamente il primo ed unico doppiato, ma siccome non aveva ancora finito di scontare la penalità ai box allora non è candidabile al lucky dog che quindi non viene assegnato.

Al break si completa il giro di soste (Elliott fra questi esce per primo dai box con Larson costretto ad una doppia sosta per una ruota mal fissata) e quindi a passare al comando è Bell. Kyle Busch entra ed esce dai box, gli dicono che ha un componente della sospensione storta e che faranno un giro per raggiungere la velocità minima e poi andare nel garage a sostituirlo, ma alla fine Rowdy proseguirà.

Si riparte con Cindric che spinge Bell davanti e questo tandem prevale – col passare dei giri sempre più nettamente – su quello composto da Logano e Truex. A rilanciare questa corsia ci prova Harvick che dopo le difficoltà iniziali è entrato nella top10. La lotta fra le corsie è tale che Bell si trova da solo al comando, ma questa non è una buona cosa, infatti così la scia per gli avversari è ancora più potente e ad approfittarne è Harvick che passa al comando.

Il gruppo tuttavia si è disunito e inizia un reshuffle importante: Truex prende la prima posizione da Harvick perché Kevin finisce nel mezzo fra le due corsie (Cindric prova a salvarlo mollando Bell), poi il tandem Penske di Logano e Blaney sorpassa Martin ma non dura tanto, infatti (come al suo solito in questo 2022) Kurt Busch sbuca fuori dal nulla e passa lui al comando grazie anche al contributo di un Reddick in rimonta.

La diapositiva di questa fase è il giro 130 quando ne mancano 80 alla fine della stage: Stenhouse è primo sul traguardo con un margine di 0.000″ su Kurt Busch. Ricky c’è arrivato lì anche grazie al primo Haley convincente della stagione. Poco più dietro, invece Buescher alza il piede per non perdere il controllo e per schivarlo Suárez bacia leggermente il muro uscendo dalla top10.

La fase di rimescolamento si ferma proprio con un esperto di superspeedway come Stenhouse a controllare entrambe le corsie. Tutto questo però dura per meno di 10 giri: Haley trova il varco per mettersi davanti per un giro, poi però rischia di girarsi sul muso di Ricky e del loro rallentamento ne approfitta Reddick seguito da Byron.

In tutto questo si è aperta anche la finestra per la sosta, ma questa si apre in maniera fin troppo brusca: così come Chastain in precedenza, ora a forare dalle primissime posizioni del gruppo è proprio Reddick, ma stavolta in curva4 non fa tutto da solo, infatti nella confusione generale finiscono anche (in ordine di numero) Cindric, Larson (muso ammaccato), LaJoie (che vola fuori controllo nell’erba), Hamlin, Bell, Burton, Logano (spedito da Hamlin e che si spiaggia ancora una volta nell’erba perdendo un giro), McDowell, Gilliland, Custer, Kurt Busch e Bowman. L’unico ritirato è Custer mentre molti altri perdono dei giri.

Dopo aver spostato tutti gli spiaggiati (poi si riparerà il prato arato da Logano e LaJoie) si apre la pit lane e Byron che era primo dopo l’incidente di Reddick rimane al comando; Truex e Suárez si prendono una penalità, con il messicano fortunato perché la sosta fuori dallo stallo non è punita più con un una ammenda di un giro ma solo col consueto end of the tail. Chi invece si prende due giri di penalità, esattamente come Chastain in precedenza, è Reddick.

Si riparte ai -57 e a vincere la consueta lotta dei tandem è Harvick sulla spinta di Blaney ed entrambi si mettono davanti a Byron, tuttavia la caution torna subito per detriti dello stesso Reddick; Chastain col secondo lucky dog di fila torna a pieni giri.

Ai box ci vanno solo gli incidentati (Larson, Kurt Busch, Burton) o i penalizzati di prima (Truex) e la green sventola ai -49 con la corsia esterna di Harvick che prevale su quella di Byron e Jones. Al giro di boa di metà gara (completata in addirittura 2h05′) però ad avere il muso davanti è Byron che ha recuperato col passare dei metri.

Davanti la situazione si tranquillizza e c’è tempo anche per guardare più indietro, ad esempio a Keselowski che finalmente è nella top10, ma solo per un paio di giri, o anche alla fondamentale lotta per il lucky dog fra Bowman e Logano, i quali sono in due corsie diverse e dunque il prevalere dell’una o dell’altra fila mette davanti la #22 o la #48.

Nelle prime fasi, con l’esterno che avanza, è Bowman il favorito, poi l’interno si ricompatta e torna ad avanzare ed è quindi Logano a prendersi (per ora virtualmente) il lucky dog, tuttavia un Harrison Burton ammaccato e staccato dal gruppo rischia di fregarli. La rimonta dell’interno è tale da costringere Blaney e Bell a mettersi in azione, Ryan riesce a scavalcare nella fila Harvick e mettersi dietro a Byron, Bell invece prosegue nell’attacco con Stenhouse ed avranno ragione.

Ai -30 Blaney attacca di nuovo ma Bell resiste e quindi Ryan perde posizioni. Mentre succede questo il gruppo raggiunge un Kyle Busch molto danneggiato e che si sposta mettendosi sull’apron, ma la sua vettura finisce di traverso. Solo il talento di Rowdy impedisce il testacoda e questa è la goccia che fa traboccare il vaso e Busch va direttamente nel garage senza nemmeno avvisare il team, tanto aveva già otto giri di ritardo. L’intervista poco più tardi sarà una delle sue, tutte da ascoltare.

Il gruppo si disunisce ancora una volta e ad emergere di nuovo è Blaney che pochi giri prima sembrava spacciato, con lui c’è Stenhouse che l’ha salvato, ma poi ai -25 Ricky lo passa tornando al comando. La nuova top5 vede Stenhouse davanti a Blaney, Bell, Larson (malgrado il muso ammaccato) e Suárez, però davanti al messicano c’è Logano che malgrado l’incidente è lì e con quella posizione si garantisce il lucky dog.

A rilanciare la fase degli attacchi è proprio Suárez, ma Daniel non guadagna tuttavia limita anche le perdite, anche se disunisce il gruppo in un 3-wide che si genera. Da questo ne esce davanti Byron, ma anche il suo tentativo non ha buon fine e in un attimo si forma la fila indiana. Al giro 200, ai -10 nella stage, però un’altra caution ed è la terza foratura clamorosa, stavolta la vittima è Stenhouse.

Anche in questo caso non è un incidente isolato, infatti Ricky viene travolto da un Cindric che era già fuori controllo dopo essere stato toccato da Suárez, poi nel mucchio finiscono anche Harvick, Jones con Kevin protagonista di un episodio quasi da “ARCA Brakes” tamponando Erik. Logano anticipa il lucky dog e torna a pieni giri.

La pit lane si apre, Blaney e Larson non si fermano con altri sette, Suárez, Bell (che si porta via la tanica dopo un altro incidente in precedenza in cui aveva travolto involontariamente il jackman) e molti altri sì.

La stage si decide in uno sprint di tre giri: Blaney è all’esterno, ma a prevalere nei primi metri è un ammaccato Larson con la spinta di Elliott, tuttavia alla loro destra Hamlin rilancia l’azione di Ryan. La #12 si tuffa in curva1 ai -1 ed il gruppo è 2-wide fino in curva4 in cui Hamlin spinge troppo Larson e lo spedisce fuori controllo contro la fiancata di Elliott (che incredibilmente prosegue come nulla fosse successo) mentre sia Kyle che Denny vanno a muro mettendo fine alla loro gara.

Blaney vince dunque la seconda stage sotto caution davanti ad Elliott, Briscoe (che spera dato che anche a Phoenix ci furono gli stessi vincitori parziali), Almirola, Keselowski, Suárez, Truex, Wallace, Byron e Chastain che è già nella top10; 23 le auto a pieni giri con il lucky dog di Bowman.

Al break si completa il giro di soste (Blaney scende al 12° posto) e a passare al comando grazie alla strategia è Suárez davanti a Truex, Wallace, Chastain, Biffle (zitto zitto c’è anche lui sulla #44), Bell, Kurt Busch, Byron, Haley, Briscoe e Logano. La green sventola a 108 giri dalla fine e Daniel scatta bene sulla spinta del compagno di squadra Chastain che però non riesce a rimanere con lui e quindi Suárez precede Truex e Wallace.

In fretta si forma la fila indiana che però, come in precedenza, deve viaggiare al centro della pista. Ma la tregua dura poco: prima Haley e poi Chastain riaprono addirittura dall’esterno la seconda fila, però non guadagnano nulla. Poi c’è un leggero spostamento della prima parte del gruppo che si mette proprio con l’esterno lasciando Elliott e Logano a guidare la più canonica corsia interna.

Ai -100 c’è il prevedibile attacco Toyota e quindi Truex passa al comando davanti a Wallace, ma Suárez salva il terzo posto davanti ad Elliott con la coppia “giapponese” che tiene d’occhio Chase. Il gruppo è di nuovo 2-wide e Chase riesce a divincolarsi cambiando corsia, passa all’esterno e sfrutta questa fila per mettersi davanti ai -95.

Il gruppo, che si sta sfaldando in coda, viaggia 2-wide per parecchi giri, è la classica calma prima della tempesta. L’esterno con Elliott e Suárez lotta con Truex e Wallace, ma alla lunga a prevalere sono i primi, al punto che attorno ai -80 si forma di nuovo la fila indiana con 17 vetture (Biffle in coda, poi staccati LaJoie, Ware, McLeod, Bilicki e Kurt Busch) e la coppia Truex-Wallace che è riuscita ad infilarsi in sesta e settima posizione.

Si entra quasi nella finestra per l’ultima sosta, ma arriva un’altra caution per detriti, si pensa di Reddick che infatti alza bandiera bianca e si ritira. Tutti ovviamente vanno ai box, Almirola cambia due gomme e balza al comando mentre altri hanno più pazienza (come Suárez mentre Keselowski e Biffle tornano ai box per rabboccare) per fare il pieno fino all’ultima goccia dato che tutti sono al limite.

Si riparte ai -66 con Almirola all’esterno e Byron all’interno, Wallace spinge bene Aric, ma la lotta con la spinta di Blaney a William è lunga. A decidere è una indecisione di Bubba e così Byron riesce a mettersi davanti a tutti. La corsia interna si svuota in fretta e ci rimangono solo Truex, Briscoe, Elliott, Logano ed un Kurt Busch in ripresa dopo le riparazioni; Martin però dura poco dopo essere fatto saltare da Chase e solo così questo trenino inizia la rimonta.

La lotta fra le due corsie, con Briscoe a galleggiare attorno alla sesta posizione, dura per una ventina di giri in cui si studiano anche varie possibili alleanze e l’unica possibile che è praticamente realizzabile senza sforzi è incredibile. Non è SHR, non è Penske, non è JGR, bensì Trackhouse che ha Suárez sesto (dietro a Byron, Wallace, Blaney, Almirola e Jones) e Chastain settimo.

A scombinare questa fase di gara sono i doppiaggi: il primo è quello di Harrison Burton che viaggia lungo il muro a differenza di tutti gli altri. In curva3-4 Briscoe dall’interno allarga progressivamente e Bowman alla sua destra deve alzare il piede per non tamponare la #21 facendolo saltare dalla fila e mettendosi lui stesso in scia, lasciando così Elliott a guidare un interno sempre più scarno.

Ai -35 si forma così la fila indiana con tutti a fare fuel saving e Byron unico costretto ad andare a tavoletta. Logano prova un attacco con LaJoie, ma il tempismo è sbagliato perché proprio in quel momento il gruppo sta doppiando Harvick e quindi Joey deve frenare e finisce in coda. Poi si rilanciano Elliott, Briscoe con gli stessi LaJoie e Logano. La #9 avanza, ma non si sa fin dove sarebbe potuto arrivare, infatti arriva una caution di quelle evitabili.

Fra i coinvolti di uno dei big one precedenti c’è la coppia del Front Row Motorsports con McDowell e Gilliland, con i due staccati di diversi giri. In maniera decisamente stupida sul rettilineo opposto si presentano con Michael tutto all’interno e Todd lungo al muro, però affiancati. In pratica il duo FRM dimezza lo spazio disponibile al plotone che sta arrivando. Il gruppo si disunisce e la ciliegina sulla torta al giro successivo è Gilliland che perde il controllo in curva2 e Ware finisce violentemente a muro per evitarlo.

Mancano meno di 25 giri al traguardo e questa caution salva tutti con la benzina, ma la track position su questa pista stretta è fondamentale, quindi i leader (11 vetture) non vanno ai box a differenza di tanti altri come Bowman, Keselowski, Truex, LaJoie, Logano, Kurt Busch ed Haley.

Al choose cone Byron, Almirola e la coppia Trackhouse va all’interno mentre Wallace e Blaney scelgono l’esterno. La green sventola ai -19 e la lotta fra i tandem riparte, tuttavia la tregua dura poco, infatti Chastain spinge troppo Almirola sul traguardo e lo manda in testacoda sul traguardo. Harvick prende due lucky dog in pochi giri e torna al passo con i leader.

Altro cono e la prima fila è sempre Byron-Wallace, ma stavolta ad aiutarli ci sono rispettivamente Jones e Blaney con la coppia Trackhouse (rispettivamente Suárez e Chastain) che si divide. Nuova bandiera verde ai -13 e stavolta Blaney è perfetto, a differenza di Jones, e quindi Bubba vola al comando seguito da Blaney, anche se Byron non molla, però Wallace copre bene.

L’interno però si dimostra in fretta la corsia più compatta e Wallace non può nulla contro Byron ai -9 e William torna primo coprendo subito la #23. Bubba ci pensa a tuffarsi in curva1, ma Byron (a mio avviso) vince la gara ora perché la sua difesa ha un tempo di reazione nell’ordine dei centesimi di secondo e quindi la manovra di Wallace praticamente viene annullata subito.

Dietro di loro Suárez sbaglia il side draft su Chastain (ormai le alleanze sono saltate) e finisce nel mezzo; salta anche la corsia interna e a guidarla ci finisce Jones, ma la linea sta affondando. Ai -5 la fila indiana vede quindi Byron davanti a Wallace, Blaney e Chastain, ma Elliott lancia l’attacco che riapre le carte per il finale venendo seguito da Suárez. Chase salta subito e ad aiutare Daniel arrivano in poco tempo Kurt Busch e Logano. L’interno recupera ed ai -3 pure Bell è costretto a bloccare la rimonta.

Fra i -3 ed i -2 c’è un trionfo di side draft che cambia poco la situazione e quindi si entra nella fase decisiva: Wallace cerca spazio per la scia definitiva, Chastain attacca e salta Blaney, poi all’inizio dell’ultimo giro punta anche Wallace mettendo così all’esterno Bubba con lo stesso Blaney, ma questa coppia deraglia subito ed i due baciano il muro.

Byron si trova così a doversi difendere da Chastain in uscita di curva2, ma Ross esce leggermente largo e Bell prova ad infilarsi all’interno con Christopher che passa sulla linea che non si dovrebbe toccare. Chastain sembra forzare Bell al di sotto della linea, ma i commissari decideranno diversamente. Chastain si riallarga e trova incredibilmente in scia il compagno di squadra Suárez. Il sogno Trackhouse però si spegne contro un Byron che ancora una volta azzecca tutte le mosse e la difesa su Ross è perfetta.

Byron vince dunque la sua prima gara in Cup Series fuori dalla Florida (finora solo trionfi a Daytona e Miami) davanti a Bell, poi retrocesso in fondo al gruppo (23°), quindi ad ereditare la piazza d’onore è Chastain, a seguire Kurt Busch e Suárez che sul traguardo tocca leggermente Buescher che si scontra con Wallace il quale finisce violentemente a muro. La classifica prosegue con LaJoie (prima top5 in carriera), Elliott, Buescher, Truex, Logano e Bowman.

La gara di Atlanta ha sì regalato spettacolo da superspeedway (20 leader diversi, più della metà dei partenti con 46 scambi di leadership), ma la pista (troppo?) stretta ha impedito la formazione della terza corsia come a Daytona e Talladega, quindi recuperare posizioni a meno di grossi guai davanti era praticamente impossibile.

Per chiudere una gara dal retrogusto amaro, quasi artificiale, da apprezzare c’è la tenuta fisica della Next Gen (Chastain dal muro a secondo, Kurt Busch terzo, LaJoie in volo sull’erba e poi quinto), meno invece ancora il problema gomme. Si dice che alcuni team stiano giocando troppo con camber e pressioni e le forature siano dovute a questo, ma la Goodyear non potrà lavarsi le mani con questa scusa e basta. Saranno giorni di analisi dei dati in attesa prima del prossimo ovale di questo tipo.

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Immagine: media.nascar.com

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