NASCAR | Byron concede il bis a Martinsville

NASCAR
Tempo di lettura: 18 minuti
di Gabriele Dri @NascarLiveITA
10 Aprile 2022 - 17:50
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A Martinsville va in scena la gara peggiore della vettura Next Gen. Non succede praticamente nulla (appena due caution nel finale): Elliott parte dalla pole, poi Byron prende il comando dopo un pit stop e guida fino al traguardo non impensierito da nessuno. E così William si porta a casa due grandfather clock in tre giorni


La NASCAR ha un grosso problema da risolvere: la Next Gen non sembra funzionare sugli short track. A Martinsville è andata in scena una delle gare meno entusiasmanti della storia recente con una sola lead change (e pure ai box) e pochi sorpassi, nemmeno si è andati vicini a provarli. Le rimonte si contano sulle dita di una mano e sono quelle di Logano, Blaney e Chastain. A dominare però è stata la coppia dell’Hendrick Motorsports, prima con Chase Elliott e poi, dopo un’altra eclissi del campione 2020, con William Byron che meritatamente ha concesso il bis, nel weekend e nel 2022 in Cup Series.

Prove libere e qualifiche

Nel sabato fresco di Martinsville le prove libere e le qualifiche scorrono senza problemi; l’unico a finire nei guai è Allmendinger la cui vettura fallisce i controlli tecnici tre volte e dunque AJ non viene ammesso alle qualifiche, perde un membro del team e alla bandiera verde dovrà scontare anche un drive through.

La pista fra libere e qualifiche si migliora giro dopo giro e questo permette anche diverse sorprese. Il migliore della giornata è indubbiamente Chase Elliott: il campione 2020 prima stampa il miglior tempo nelle libere (19.995″, unico sotto i 20″), poi anche la pole position (19.694″) dopo che in successione si erano portati al comando piloti come Larson, Harvick (migliore del Gruppo A), Gilliland ed anche Custer.

La griglia di partenza vede dunque Elliott in pole (prima partenza davanti a tutti da Phoenix nella primavera 2020) davanti ad Almirola, Custer, Buescher, Byron, Harvick, Bell, Larson, Keselowski e il sorprendente Gilliland. Sorpresa anche per l’assenza del Team Penske dalla fase finale: Blaney è 12° dietro a Kyle Busch (alla 500esima gara con il Joe Gibbs Racing) precedendo Cindric e Logano che a Martinsville è fuori dalla top10 per la prima volta addirittura dall’autunno 2012, ovvero 19 gare fa quando era ancora al JGR.

La gara

Il sabato a Martinsville, come nei giorni precedenti, il meteo è grigio e freddo. Nel pomeriggio e nella sera della Virginia si alternano fasi di pioggia leggera, vento e cielo coperto. Le temperature inoltre sono molto basse (fra i 3 ed i 6 °C) e sulle colline circostanti cade la neve.

Durante le presentazioni dei piloti ritorna la pioggia anche a Martinsville ma è talmente fredda che sembra quasi pioggia ghiacciata se non nevischio. Per fortuna anche in questa giornata l’umidità è bassa ed il vento sostenuto, dunque la pista si asciuga in fretta; dopo un rain delay di poco meno di un’ora una corsa di 400 giri (prima gara di tale distanza a Martinsville in oltre 50 anni) può prendere il via con una notizia incredibile, ovvero non sono in programma competition caution.

I temi della serata riguardano l’adattamento della vettura Next Gen allo short track della Virginia dopo le prestazioni non spettacolari di Phoenix e Richmond; la maggiore capacità frenante e la velocità aumentata in curva unite ad un cambio che permette varie sperimentazioni fra terza e quarta marcia (la quinta non è raggiungibile) sono fattori tecnici da analizzare. Il risultato è una guida molto più tecnica e dispendiosa per i piloti, ma per il risultato in gara si aspetta la bandiera verde.

Dopo una lunga asciugatura della pit lane e con un altro fronte piovoso in arrivo a circa 10 miglia, ma anche in indebolimento, la gara può finalmente partire. Sullo scatto Elliott rimane al comando davanti ad Almirola, Custer e Byron; in coda Allmendinger sconta la penalità e perde praticamente un giro e mezzo. Si muove nei primi giri anche un Larson forse deluso dalle qualifiche e che attacca prima Keselowski e poi Kyle Busch.

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Pian piano i 2-wide (come quello fra Reddick e Truex e quello fra Austin Dillon e Jones) si risolvono e quindi , quando il gruppo è in fila indiana, dopo i primi 5 giri Elliott precede Almirola, Custer, Byron, Bell, Buescher, Harvick, Keselowski, Kyle Busch e Larson.

Lo Stewart-Haas Racing così come a Richmond si comporta molto bene (solo Briscoe non va forte ed è 18°) e per il bilancio della squadra il sorpasso di Custer su Almirola non modifica la situazione. Aric però si trova all’esterno, Byron e Bell chiudono il buco sulla #41 ed anche loro infilano Almirola.

La situazione si placa subito e dunque si può guardare anche oltre la top10: Penske è compatto fra la 12esima e la 14esima posizione con Blaney davanti a Logano e Cindric, male invece l’altra metà del Joe Gibbs Racing, ma se Truex è 24° lotta e inizia a recuperare, Hamlin dietro di lui prosegue un weekend orribile e nervoso (in conferenza stampa ha tuonato sulle prestazioni negative del “suo” 23XI Racing).

Mentre il sottosterzo sembra un malanno più comune nel gruppo rispetto al sovrasterzo, Blaney è il primo a pagare con un bloccaggio in frenata e l’errore gli costa la posizione su Cindric e Bowman. Nel frattempo siamo al 20° giro ed Elliott inizia i doppiaggi dopo aver tagliato un traguardo straordinario: l’Hendrick Motorsports è diventato il primo team nella storia a passare in testa 10’000 giri su una singola pista nella storia della Cup Series.

A metà stage (giro 40) Elliott guida su Byron che ha appena passato Custer, ma i due sono a 3.4″ e 3.6″ da Chase, seguono Bell (+4.0″), Almirola (+5.4″), Buescher (+6.1″), Harvick (+7.1″), Keselowski (+7.4″), Larson (+8.2″) e Kyle Busch (+8.6″); Gilliland dopo l’ottima qualifica sta scivolando in fondo alla top20 dove non ci sono piloti del calibro di Reddick (22°), Chastain (23°), Truex (24°), Jones (25°), Hamlin (26°), Suárez (27°) e Stenhouse, 29° e ultimo a pieni giri con gli altri non troppo lontani dal leader.

Arriva proprio in questo momento la notizia che il fronte freddo ha mancato la pista e dunque il radar è libero fino alla fine della corsa. Sono proprio i doppiaggi a ridare vita alla stage: Elliott fatica a superare Stenhouse e così Byron comincia a guadagnare decimi su di lui. Va invece in crisi Kyle Busch (loose in ingresso e in uscita, tight alla corda e poca forza frenante) che dopo essere stato superato dal trenino Logano-Cindric-Bowman si eclissa. C’è anche un contatto fra Chastain e Truex dopo che entrambi avevano passato McDowell.

Dopo il doppiaggio di Burton il prossimo nella lista sarebbe Suárez, ma il messicano resiste a lungo ad Elliott, quindi Byron guadagna ulteriormente terreno ed i tre tutti insieme raggiungono Hamlin. Suárez cede ai -15 e cerca di rimanere nella scia del pilota dell’Hendrick Motorsports, tuttavia Chase sente l’odore della preda ferita che ha il #11 davanti a lui.

A nulla serve il sorpasso di Hamlin su Jones che spedisce Erik dopo un buon inizio fra i doppiati, Elliott con un bump&run ai -5 doppia Denny che era già finito leggermente largo. Ma non è finita qua, infatti Hamlin è ancora lucky dog virtuale, dunque per mandare quasi all’inferno un rivale pericoloso Chase deve doppiare un’altra vettura. Ed Elliott si trova davanti McDowell e solo un giro per completare la manovra; il piano riesce alla perfezione e lo spunto di Denny in curva4 per tentare di passare Michael non riesce.

Elliott vince una prima stage che si anima nel finale davanti a Byron (+0.7″), Custer (+3.3″), Bell (+4.7″), Almirola (+5.3″), Harvick (+6.5″), Blaney (+6.8″, rimonta molto interessante la sua), Logano (+7.4″), Cindric (+7.8″) e Kurt Busch (+8.9″); a pieni giri anche le vetture di Bowman, Austin Dillon, Keselowski, Larson, Wallace, Briscoe, Buescher, Chastain, Kyle Busch, Truex, Reddick e Gilliland più il lucky dog McDowell.

Il primo giro di soste lascia Elliott in testa davanti a Byron, Bell, Almirola, Custer, Logano, Cindric, Blaney, Harvick e Bowman; il bilancio in pit lane riporta un Hamlin che non capisce la vettura che cambia di giro in giro, Custer loose, Bell che ha problemi nel traffico, Harvick che si lamenta con la pit crew delle tre posizioni perse, Ware che si prende una penalità come Wallace e Keselowski il quale si ferma nello stallo precedente al suo.

Alla green l’Hendrick Motorsports mette in pratica un gioco di squadra già visto sugli superspeedway (il secondo si mette all’interno e partendo in leggero ritardo permette al leader che sceglie “apposta” la corsia sfavorevole di rimanere al comando); il piano riesce malgrado la lotta di Byron con Custer mentre alle loro spalle Logano passa Almirola ed è nella top5. Più indietro, invece, Austin Dillon manda Bowman all’esterno ed entra nella top10.

Al giro 100 di 400, dunque ai -80 nella seconda stage, Elliott precede di 1″ Byron, poi seguono un po’ sgranati Custer, Bell, Logano, Almirola, Blaney, Cindric, Harvick ed Austin Dillon; Hamlin è lucky dog virtuale ma né arriverà la caution ad aiutarlo, né resterà in questa posizione perché Jones lo scavalca quasi subito. Da segnalare anche il recupero di Truex che entra nella top15 mentre Buescher ne esce dopo un buon inizio.

Che la gara sia molto difficile per chi vuole rimontare lo si capisce dal fatto che sia Keselowski che Wallace dopo le penalità recuperino messi insieme zero posizioni. Davanti intanto Byron inizia ancora prima rispetto alla stage precedente il recupero su Elliott che si completa ai -70, tuttavia né i doppiaggi, né il degrado degli pneumatici (che però sembra solo polverizzare il battistrada senza che questo gommi la pista) gli concederanno un singolo attacco.

Mentre il Team Penske prosegue in blocco (quinto, settimo e ottavo) e nel Joe Gibbs Racing è solo Bell a salvare la squadra (lui quarto con gli altri tre 15°, 16° e 25°), la situazione descritta sembra consolidata visto che appunto mancano i sorpassi. Gli unici a farli sembrano essere, dopo Logano e Blaney, un Chastain che pian piano sta recuperando dopo una qualifica sottotono.

L’unica notizia di rilievo in questa fase è il contatto fra Keselowski ed il pluridoppiato (era già a -5) McLeod che danneggia la sospensione di BJ il quale viene costretto al ritiro. Da segnalare anche Gilliland che sposta un Hamlin ormai in crisi nera ed un sorpasso di Wallace su McDowell che poi viene doppiato di nuovo, infatti Bubba sta spingendo per resistere ad Elliott.

Ai -30 la classifica si risveglia e Logano col sorpasso a Bell si porta al quarto posto, poi riprende Custer e lo passa ai -24. A seguirlo come un’ombra è Blaney che lo imita nei sorpassi per risalire la classifica. Joey ora dunque è terzo, però è a 5″ da Elliott ai -20 e la curiosità su cosa possa fare a pista libera è tanta. La rimonta della #22 c’è, ma arriva prima la bandiera a scacchi bianchi e verdi che chiude la stage.

Gli ultimi giri vedono gli effetti del long run: Bell paga e viene superato da Almirola mentre Austin Dillon recupera posizioni su posizioni scavalcando Harvick prima e Cindric poi e nel finale con un bump&run sempre Bell.

Elliott vince anche la seconda stage (180 giri in testa su 180) davanti a Byron (+0.4″), Logano (+0.5″), Blaney (+1.2″), Custer (+6.5″), A.Dillon (+6.6″), Almirola (+7.2″), Cindric (+8.1″), Bell (+8.6″) ed Harvick (+8.9″); a pieni giri anche Larson, Kurt Busch, Chastain, Bowman, Briscoe, Truex, Buescher, Reddick, Kyle Busch (sottosterzo estremo), Keselowski e Wallace che ha resistito per quasi mezza stage al doppiaggio, il lucky dog va a Gilliland.

Restano a -1 dunque McDowell, Jones, Stenhouse, Hamlin (26°) e Burton mentre Suárez, finito a -2 nei giri finali, tenta il bump&run su Elliott all’ultima curva per recuperare almeno un giro, ma la volata non gli restituisce un esito positivo così come la successiva wave around che mette praticamente fine alla sua gara competitiva.

Mentre la gara è ufficiale ed al sicuro dalla pioggia, ai box la corsa cambia volto dato che Byron (che deve gestire al meglio le gomme posteriori) esce dai box davanti ad Elliott che soffre di sottosterzo alla ripartenza. Esce di scena Custer a causa di una penalità per una gomma vagante che colpisce poi nel rimbalzo contro il muretto lo stesso Cole e poi la fiancata di Logano senza danni; anche Stenhouse paga dazio con una penalità.

Alla ripartenza dei -208, dunque, Byron guida su Elliott, Blaney, Logano ed Austin Dillon e a meno di imprevisti è già chiaro che il vincitore uscirà da uno di questi cinque; completano la top10 Almirola, Cindric, Custer, Bell ed Harvick. Alla green il gioco di squadra funziona anche stavolta malgrado il tentativo di Logano; a sorpresa, invece, Kyle Busch rientra nella top10 malgrado un contatto con Bowman che viene tamponato in frenata da Chastain.

A metà gara, quindi, Byron precede Elliott, Logano, Blaney, Austin Dillon, Bell, Almirola, Kurt Busch, Cindric e Kyle Busch. più indietro c’è un sorpasso di Reddick su Chastain e poi quello di Rowdy su Cindric, ma alla fine il gruppo si allunga e succede ben poco.

Sullo short run la coppia Byron-Elliott stacca ancora gli avversari diretti, poi con l’approccio ai doppiati il gruppo si ricompatterà ancora. Dopo altri 25 giri di calma piatta gli unici sorpassi sono quelli di Custer su Gilliland e di Chastain su Buescher, ma entrambi sono fuori dalla top15. Ai -160 Suárez, che ha perso due giri dall’inizio della stage e dopo che la strategia è saltata, pitta dopo aver fatto 155 giri con le stesse gomme e punta a chiudere la gara senza più fermarsi.

Ai -150 Byron (che fatica a doppiare Gilliland) ha 0.26″ su Elliott, 3.6″ su Logano, 3.9″ su Blaney, 5.5″ su Austin Dillon, 6.4″ su Bell, 7.3″ su Almirola, 7.8″ su Kurt Busch, 9.0″ su Kyle Busch e 9.5″ su Cindric; dietro Chastain e Buescher saltano Briscoe ed Elliott rischia un altro contatto con Suárez appena uscito dai box.

Il primo movimento nella top10 in quasi 60 giri è il sorpasso di Almirola su un Bell che paga ancora il long run che sta iniziando, poi ci sono altri sorpassi poco più indietro: Larson passa Harvick usando il paraurti, Bell viene superato anche da Kurt Busch, Custer finisce loose e doppiato, Cindric scavalca Kyle Busch ed Hamlin finisce a -2.

Kyle Busch è proprio l’osservato speciale: è 12° ed ha ancora tanto sottosterzo e quando mancano 125 giri circa non ne può più, al punto che vorrebbe fermarsi ai box, ma non vuole essere il primo farlo. Un pit stop generale sotto green a Martinsville è più raro di una mosca bianca, ma tutti sono ormai sono convinti che succederà.

Ai -120 Elliott esce dalla lotta per la vittoria, infatti ha mandato in crisi la posteriore destra e in pochi minuti da secondo scivola al quinto posto dietro a Logano (che anche qui usa leggermente il paraurti), Blaney ed A.Dillon che però perdono terreno e sono a 2″ da Byron; Bell va in crisi invece ed esce dalla top10.

Ai -110, con Byron in testa su Logano, Blaney, A.Dillon, Elliott, Almirola, Kurt Busch, Cindric, Larson, Harvick, Chastain, Bell, Truex, Kyle Busch e Briscoe, si scrive la storia di Martinsville quando Kyle Busch effettivamente è il primo ad andare ai box. Si apre infatti un giro di soste sotto green. A seguirlo nei giri immediatamente seguenti sono praticamente tutti, in sequenza Truex, Keselowski, Bell, Bowman, Elliott e Reddick.

Un piccolo colpo di scena arriva dopo il pit della #19 dato che Truex fora in uscita dai box e, malgrado il rallentamento, non arriva la caution; il compagno di squadra Bell, invece, chiude male la giornata con una penalità causata dalla pit crew. Le vere sorprese però riguardano Blaney che prima viene passato da Dillon e poi viene lasciato in pista dal suo crew chief fino ai -93 per un deleterio overcut. Esce dalla top10 anche Larson per una penalità per eccesso di velocità.

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Quando si chiude il giro di soste, ai -90 Byron torna in testa con 1.2″ su Logano, 1.4″ su A.Dillon, seguono staccati Elliott (+5.9″), Kyle Busch (+7.3″), Blaney (+8.2″), Kurt Busch (+10.1″), Almirola (+10.6″), Chastain (+13.4″) ed Harvick (+14.7″). Poi arriva la prima vera caution di serata: Hamlin si ferma in pista per un problema meccanico che poi ai box riusciranno a risolvere senza ulteriori perdite di terreno.

Con 17 vetture (colpaccio di Jones che non si era fermato ancora ai box e recupera il giro) più il lucky dog Keselowski a pieni giri, ai box ci vanno solo Elliott, Kyle Busch, Harvick, Jones, Buescher, Bowman e Wallace e per la coppia #9-#18 in una gara basata sulla track position si capisce che questa decisione strategica è sbagliata.

Si riparte ai -80 e Logano sceglie la corsia interna al choose cone, ma sbaglia perché Austin Dillon dall’esterno lo scavalca portandosi al secondo posto; dietro di loro anche Blaney paga e viene superato da Kurt Busch. Nel gruppo si lotta e grandi protagonisti, anche di qualche piccolo contatto, sono Chastain e Cindric. Con gomme fresche Kyle Busch risale solo fino all’ottavo posto mentre Elliott è 12°.

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Davanti sullo short run Byron e Dillon allungano su un Logano che stranamente è più forte sul long run. Poi però non succede nulla finché William allunga di nuovo ed ai -50 ha 1.1″ su Dillon, 1.4″ su Logano, 2.2″ su Kurt Busch e 2.7″ su Blaney, seguono Chastain, Almirola, Kyle Busch, Briscoe e Reddick.

Sulla distanza Logano riprende Dillon, tuttavia probabilmente perde la gara qui visto che non riesce a superare la #3 per tutti i giri successivi. E così Byron scappa verso la vittoria. Poi, a parte il sorpasso di Elliott e Cindric su Reddick, da notare c’è Byron che allunga su Austin da 1.5″ a 2.5″, quindi solo una caution può rubargli una vittoria. E la caution arriva visto che ai -6 Gilliland fora e parte per la tangente andando a muro.

Larson è il lucky dog prima dell’overtime. C’è tempo però ancora per l’apertura della pit lane e, ancora più incredibilmente, ai box a montare gomme fresche ci vanno Kyle Busch, Jones, Bowman, Harvick, Keselowski e Buescher; Hamlin fra i doppiati chiude in bellezza con una penalità per speeding.

Al choose cone ovviamente Dillon sceglie l’interno così come Byron e tutti hanno paura di Austin, un pilota senza remore come già visto nella vincente Daytona 500; Logano e Blaney scelgono invece l’esterno. Alla ripartenza però non succede nulla, Dillon scatta male e Joey gli restituisce il favore della green precedente passandolo all’esterno.

Byron sembra avere gara vinta già subito, e invece va leggermente lungo in curva3 permettendo un ultimo attacco a Logano; Joey ci arriva col paraurti, ma solo in curva2 ed è un attacco un po’ impiccato, poi William accelera meglio e si va a prendere un meritatissimo successo.

Byron conquista così la seconda vittoria stagionale (primo matematicamente qualificato ai playoff) e pure la seconda vittoria nel weekend dopo quella nei Truck per un bis non male per un giovane pilota come lui. Dietro alla #24 chiudono Logano (uno dei pochi che ha rimontato), Austin Dillon, Blaney, Chastain (partito 27°), Kurt Busch, Kyle Busch, Almirola, Briscoe ed Elliott; a pieni giri anche Cindric, Bowman, Jones, Harvick, Buescher, Wallace, Keselowski, Reddick e Larson, Bell è il primo dei doppiati (20°) con Custer, Truex finisce a -2, Hamlin 28° a -3, Suárez 29° a -4.

Mentre Byron festeggia la vittoria dedicandola alla mamma che proprio in questo periodo ma l’anno scorso scoprì di avere un tumore al cervello da allora curato pare con successo, in pit lane i volti sono grigi, infatti tutti sono consci che la gara non è stata esaltante e l’accorciamento di 100 giri è stata una benedizione.

Ora però la NASCAR davanti a sé ha una serie di dati da analizzare. Tre indizi fanno una prova e pure il buco nell’acqua di Martinsville fa riflettere. Perché la Next Gen non produce belle gare sugli short track? Contano il potere frenante, le gomme, il drag notevole, l’aderenza, oppure è stata solo colpa delle temperature basse in Virginia che hanno mantenuto il degrado senza però far gommare la pista. Servirà una soluzione rapida, infatti di controprove non ce ne saranno per diverse settimane.

I risultati odierni

La classifica della “Blue-Emu Maximum Pain Relief 400”

La classifica generale

Così in campionato dopo 8 delle 36 gare della Nascar Cup Series 2022

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I prossimi appuntamenti

Il prossimo weekend la NASCAR correrà per la prima volta a Pasqua dal 1989, anno in cui la gara a Richmond fu posticipata di circa un mese causa neve; fu anche la corsa della prima DNQ di Richard Petty dal 1961 e la prima gara saltata da “The King” dal 1971. L’ultima gara regolarmente programmata in Cup Series il giorno di Pasqua era dunque datata 1970 (vittoria di Bobby Allison).

La gara prescelta per questo evento straordinario è quella sullo sterrato di Bristol. Sabato notte ci sarà in pista la Truck Series, domenica notte invece la Cup Series. La Xfinity Series, invece, osserverà il suo primo turno di riposo e tornerà sabato 23 aprile a Talladega.


Immagine: media.nascar.com

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