NASCAR | Blaney vince la All-Star Race fra le polemiche

NASCAR
Tempo di lettura: 20 minuti
di Gabriele Dri @NascarLiveITA
24 Maggio 2022 - 23:00
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Ryan Blaney è in testa a pochi metri dal traguardo ed inizia a festeggiare, ma la NASCAR ha chiamato una caution quasi inesistente. Il pilota del Team Penske disputa l’overtime con la window net abbassata e vince una seconda volta, ma le accuse alla NASCAR per il doppio errore (e per una gara deludente su tutti i fronti) fanno più rumore


La All-Star Race peggiore di sempre? Probabilmente sì, per una serie di fattori riconducibili al format, alla pista ed alla direzione gara che con due errori clamorosi ha rischiato di compromettere il finale di gara. Ryan Blaney vince con merito, ma rischiando di perdere tutto negli ultimi metri quando stava già festeggiando il successo poi annullato da una caution inesistente. La corsa poi ha fatto rivivere i trenini degli anni scorsi con il pacchetto ad alto carico e pochi cavalli. E purtroppo per l’ovale del Texas è un brutto segnale visto che le gare precedenti della stagione sugli ovali da 1.5 miglia avevano rilanciato questo tipo di piste grazie alla Next Gen.

Qualifiche

La Cup Series scende in pista sabato sera quando sia Truck che Xfinity Series hanno completato il loro programma. Il gruppo viene diviso in due già dalle brevi sessioni di libere fra piloti (16 in totale) che dovranno disputare l’Open di qualificazione ed i 20 già invece ammessi alla All-Star Race.

I 15’+20′ scorrono per una senza problemi. Nel primo gruppo, pur lamentando problemi al servosterzo ai bassi regimi al punto che decide di scalare marcia per tenere su i giri, il più veloce è Tyler Reddick (che ha appena vinto la gara della Xfinity Series), nel secondo invece Denny Hamlin.

Le qualifiche per l’Open sono tradizionali, un unico turno in cui le 16 vetture scendono in pista una alla volta risalendo la classifica per owner point. A conquistare la pole è il già citato Tyler Reddick davanti a Suárez, Stenhouse, Jones e Buescher, ma la pole della #8 dura pochi minuti, infatti lo stesso Reddick nelle interviste rivela che il team cambierà il servosterzo perdendo così la prima posizione in griglia.

Le qualifiche per la All-Star Race invece sono innovative. Dopo un tradizionale primo round, i primi otto (Byron, Kyle Busch, Blaney, Kurt Busch, Larson, Chastain, Truex ed Almirola che elimina Logano per un centesimo) avanzano al secondo turno che si trasforma in un tabellone ad eliminazione con incluso una sosta che segna il ritorno del Pit Stop Challenge (fino a decina di anni fa una sfida separata) all’interno di questo weekend speciale.

Nel primo quarto di finale un Almirola che si addormenta al semaforo (anche se Aric polemizza ma solo perché è il primo in pista e non ha visto nessuno prima) e così Byron dopo il pit stop ed il giro lanciato ha vita facile. Il secondo quarto vede Chastain prevalere nel tempo di reazione, ma poi la sosta di Blaney è migliore e la #12 precede la #1 di 0.269″. Il terzo quarto vede Larson e la sua pit crew migliori di Kurt Busch in tutti i fondamentali, poi Kyle deve solo gestire il giro. Nell’ultimo quarto la sosta di Truex è disastrosa sul lato sinistro quindi Kyle Busch passa agevolmente.

La prima semifinale vede affrontarsi Byron e Blaney ed a sorpresa Ryan ha la sosta migliore uscendo dai box con tre lunghezze di vantaggio che poi riesce a mantenere fin sul traguardo. L’altra semifinale vede invece il clamoroso errore di Larson al semaforo che lascia spegnere la vettura e così Kyle Busch passa per default.

In finale Kyle Busch scatta meglio, poi ha una sosta migliore sul lato sinistro così come una ripartenza molto buona, Blaney nonostante questo esce dai box ad un paio di lunghezze, ma in curva2 il distacco è già raddoppiato e così Ryan decide di alzare bandiera bianca. Kyle Busch conquista dunque la pole della All-Star race davanti a Blaney, poi (in base alla fase di eliminazione ed ai tempi del primo round) vengono classificati Byron, Larson, Kurt Busch, Chastain, Truex ed Almirola.

All-Star Open

Dopo aver mandato in fondo Reddick ed anche Haley, l’All-Star Open (che mette in palio tre posti per la All-Star Race più uno dal Fan Vote) può avere inizio. Suárez è l’auto che controlla la partenza, ma non può scegliere la corsia e deve stare all’esterno, in prima fila avanza Stenhouse che, dopo uno uno scatto non eccezionale, riaffianca il messicano ed i due viaggiano affiancati per quasi un giro con Buescher spettatore interessato.

Alla fine Stenhouse passa in testa e Chris ne approfitta seguendo Ricky all’interno, seguono Suárez, Austin Dillon e Jones. Il leader prova la fuga, ma la #17 non molla e per qualche giro sembra in grado di poterlo passare; la vera fuga è a tre perché Jones scavalca Austin Dillon ed i due si ostacolano leggermente. Chi invece vola è Reddick che dal fondo (15°) in una manciata di giri è già ottavo.

Tyler con i sorpassi su LaJoie e Burton rientra nella lotta per le posizioni buone, ma nemmeno Haley ha perso terreno, inoltre avrà altre due stage per puntare al bottino grosso. La lotta fra Jones e Dillon intanto prosegue ed Erik con un largo in curva1 viene ripassato dalla #3 con la #8 che arriva su di lui e lo sorpassa ai -7.

Nei giri finali della stage (da 20 tornate) non succede più nulla e Stenhouse con il successo parziale diventa il 21° qualificato per la All-Star Race; seguono Buescher (+1.5″), Suárez, A.Dillon, Reddick, Jones, Haley, Burton, LaJoie e T.Dillon. Si apre la corsia dei box e la strategia diventa interessante: LaJoie non si ferma ai box, Suárez e Cassill cambiano solo due gomme e precedono A.Dillon, Buescher e Jones; Haley e McLeod si prendono una penalità.

Si riparte per un’altra stage da 20 giri e LaJoie dall’interno parte molto bene (qualcuno sospetta anche la falsa partenza) e Suárez gli si accoda subito, tuttavia Reddick è già terzo e punta i leader. La track position però è sovrana e nemmeno le gomme fresche possono fare molto, un brutto segnale per la serata. Reddick dunque è costretto ad attaccare deciso, ma il sorpasso mancato sulla #99 in curva3 gli costa anche il posto su Buescher.

Nasce lo stesso una fuga a quattro con LaJoie a resistere; proprio quando sembra iniziare a cedere con un largo in curva1, arriva la caution con Cassill che finisce largo – ma in curva4 – per difendersi da Haley, perde il controllo all’improvvisto e finisce a muro. La caution non favorisce Suárez e rimette in gioco Reddick che aveva appena ripassato Buescher.

Dopo la sola sosta di Ty Dillon, la green sventola ai -9 e LaJoie scatta ancora bene (non così bene come in precedenza) e Suárez tiene l’esterno per tutto il giro, poi in curva4 Corey finisce leggermente largo, entrambi devono alzare leggermente il piede e così Buescher (non Reddick visto che Tyler ha scelto l’interno al choose cone) infila entrambi. E la stage finisce praticamente qui: Buescher vince la seconda stage ed è il 22° qualificato per la All-Star Race; seguono Suárez (+0.3″), Reddick, Jones, A.Dillon, Haley, LaJoie (crollato nel finale), Burton, Custer e T.Dillon.

Prima dell’ultima stage da 10 giri il gruppo si spacca e ai box vanno LaJoie, Custer (penalità), Gilliland, Smithley, Ware e McLeod per montare gomme fresche. Suárez eredita la prima posizione e alla ripartenza rimane al comando su Reddick che non riesce a passare dall’esterno in quanto Daniel tiene giù in curva3, Jones, Austin Dillon ed un incredibile LaJoie sono nella top5.

Le caution sfavoriscono però ancora Suárez, infatti Reddick imita Cassill (ed aveva avvertito che lì non c’era grip) e finisce a muro e nella carambola coinvolge anche Burton. Questo incidente mette a rischio anche un eventuale Fan Vote in quanto per usufruirne bisogna avere una vettura in grado di partire nella All-Star Race.

Nell’ultima stage i giri sono congelati, dunque si riparte ai -8 con Suárez davanti a Jones, Austin Dillon (con i due che per evitare la #8 sono andati nell’erba) e LaJoie. Sullo scatto Jones non è eccezionale (al punto che i commissari indagano su una eventuale falsa partenza della #99) e così Austin Dillon si porta al secondo posto, LaJoie non guadagna (anzi arriva Haley in rimonta) e quindi l’Open finisce senza scossoni.

Daniel Suárez lo vince ed è il 23° qualificato per la All-Star Race precedendo Austin Dillon (+1.3″), Haley, LaJoie, Jones, Ty Dillon, Custer, Gilliland, Ware, Smithley e McLeod. Resta solo da scoprire il vincitore del Fan Vote ed il premio (con annesso 24° e ultimo biglietto) è Erik Jones.

All-Star Race

Col passare degli anni il regolamento della All-Star Race diventa sempre più astruso e lungo, al punto che si fatica a capire quale sia il punto peggiore fra la lunghezza (addirittura 125 giri teorici, alla fine 140 effettivi, quasi quanto la gara dei Truck), il format su quattro stage (25+25+25+50), la lunghezza della stage finale stessa, la competition caution fissata in questa fase (e allora si può benissimo dire che sono cinque stage da 25 giri) oppure il modo in cui viene stilata la griglia alla ripartenza “finale”. Una serie di errori che clamorosamente non viene capita in anticipo.

Dopo il mini-concerto di Blake Shelton ed aver mandato in fondo alla griglia Alex Bowman per modifiche in parco chiuso (problemi al retrotreno), la All-Star Race può partire. Kyle Busch scatta bene dall’interno e Blaney subito gli si mette in scia, dietro si viaggia 2-wide con Byron a lottare con Larson. Rowdy mette subito metri così come Blaney su Larson mentre Byron deve guardarsi da Kurt Busch ed il resto del gruppo. Qui, ovviamente, si trovano vicini Truex e Chastain (sì, sempre loro) che viaggiano per diversi giri appaiati con Logano spettatore interessato; al giro 7 Ross passa dall’esterno.

Per nulla inquadrata, la rimonta più notevole, ma prevedibile vista l’esperienza accumulata nei 50 giri precedenti, è quella di Suárez che è 17° davanti anche ad Hamlin e sembra uno dei pochi a poter effettuare dei sorpassi. Col passare dei giri il gruppo si sgrana anche in coda e le emozioni, se si esclude Bowman che cerca di recuperare posizioni seguito da Jones ma che si scontra metaforicamente con l’ostacolo Stenhouse, scemano.

Negli ultimi 10 giri non succede quasi nulla, la #12 si avvicina leggermente ma mai a sufficienza e quindi Kyle Busch vince senza soffrire la prima stage davanti a Blaney, Larson, Byron, Kurt Busch, Chastain, Truex, Logano, Bell, Elliott, Wallace, Hamlin, Suárez (10 posizioni guadagnate), Allmendinger e Briscoe. Rowdy con questo successo parziale si garantisce la prima posizione al via della quarta ed ultima stage a patto che chiuda la seconda e la terza nella top15 e a pieni giri.

Al break il gruppo si spacca, Kyle Busch resta in pista, molti altri – qualcuno per due gomme – vanno ai box come Byron, Kurt Busch, Almirola, Elliott, Hamlin, Bell ed Harvick che ha addirittura il cofano alzato dopo una prima stage in crisi d’assetto. La seconda stage vede all’inizio di altri 25 giri Kyle Busch e Blaney ancora in prima fila, ma Chastain spinge forte Rowdy e così si porta in seconda posizione, non senza scivolare largo, ma Ryan si allarga ancora di più, deve alzare il piede e quasi viene travolto da Logano che è dietro di lui; la coppia Penske perde parecchie posizioni.

La nuova top5 vede dunque Kyle Busch davanti a Larson, Chastain, Cindric e Bell con Blaney sesto ma scatenato, infatti in un paio di giri scavalca sia la #20 che la #2 e Byron – con gomme fresche – che cerca di rimontare prova a seguirlo; paga dazio invece Wallace con una sosta sotto green per la consueta ruota mal fissata della #23. Ai -19 Blaney ci prova anche su Chastain, ma lo slide job in curva1 ha esito quasi disastroso (le traiettorie si incrociano) e finisce di nuovo largo tornando dietro a Cindric e pure Suárez.

La #12 nel traffico paga perché si trova con chi ha pittato e dunque pure Hamlin lo attacca. Ryan sta rischiando parecchio anche perché la sua vettura ha fallito due volte i controlli tecnici con perdita della pit selection, quindi le sue soste saranno decisamente più lente con la #48 davanti in uscita dallo stallo. Dunque Blaney deve dare di più in pista, ma in questa stage il piano sembra stia fallendo. Poi però il primo colpo di scena: Larson (che non aveva pittato) fora la anteriore destra quando è a 0.6″ dal leader e finisce violentemente a muro. La sua All-Star Race finisce qui; Wallace torna a pieni giri.

Durante questa stage i giri sotto caution vengono contati dunque, senza alcuna sosta in vetta al gruppo, si riparte a posizioni invariate ai -7 e Kyle Busch dall’interno rimane al comando su un Chastain che teme di avere anch’egli una foratura lenta ma rimane in pista e lotta per un giro intero; chi paga con un largo in curva1 è Hamlin che torna indietro. La sorpresa però è Cindric che approfitta di Ross che deve alzare il piede per passare lo stesso Chastain, seguono Blaney ed un Elliott che rimonta, ma Chase deve vedersela con Suárez.

Ai -3 però un altro clamoroso colpo di scena: in curva4 Kyle Busch finisce loose e deve alzare il piede, si rende conto subito che ha una foratura alla posteriore destra e così rallenta. Cindric lo sfila all’interno sulla linea del traguardo, poi si sposta all’interno per andare sull’apron e rientrare ai box al giro successivo.

Il gruppo da dietro però arriva veloce e lo spotter di Chastain è troppo concentrato sulla lotta di Ross con Blaney e così non si accorge della #18 che procede lentamente. Chastain centra Busch, decolla sul passaruota anteriore sinistro quasi ribaltandosi, poi nella carambola (evitata da Blaney e Suárez) travolge l’incolpevole Elliott. Per fortuna tutti e tre stanno bene, ma sono costretti al ritiro.

La caution diventa una bandiera rossa di 14′, poi secondo le regole della All-Star Race si riprende per un (o più) overtime. Mentre Briscoe va ai box anch’egli con problemi di assetto, Cindric ha ereditato la prima posizione e scatta davanti a tutti ai -2, Blaney non riesce ad impensierirlo troppo sul momento, anzi Byron rischia di passarlo se non fosse per l’aiuto della #99 che quasi lo spinge in vetta in curva2. Poi però Austin si difende e vince la seconda stage davanti a Blaney, Byron (solo un centesimo dietro la #12), Suárez, Bell e Kurt Busch.

Quello di Austin è un colpo doppio perché, col ritiro di Kyle Busch, a patto che chiuda la stage successiva nella top15 allora scatterà in pole nella stage decisiva. Al break c’è l’obbligatorio Pit Stop Challenge in cui tutti i team effettuano un pit stop completo e chi chiude la sosta più veloce senza penalità si garantirà un posto in seconda fila (in origine il quarto, senza la #18 diventa il terzo) nella quarta ed ultima stage. La sfida viene vinta da Joey Logano (36.353″ da inizio a fine pit lane, Almirola battuto di 0.046″ “vendicando” così le qualifiche) e così il Team Penske piazza un’altra pedina davanti oltre a guadagnare 100’000$.

Dai box però, al lordo della posizione in pista, è uscito davanti Byron e Blaney in quanto Cindric ha avuto una sosta lenta; Kurt Busch invece si prende una penalità. Si riparte dunque per altri 25 giri e William, pur partendo bene con Suárez che quasi tenta un attacco a Blaney, si vede superato dopo due giri dalla stessa #12 che è una delle poche auto che si tiene leggermente più esterna andando anche sulla resina e si lancia bene in uscita, tuttavia il fattore decisivo è Byron che finisce largo in curva1 e così Blaney passa al comando.

Ryan allunga subito di qualche metro in quanto Byron deve guardarsi molto negli specchietti dal ritorno di un Bell fino a questo momento poco inquadrato; Suárez e Truex completano la top5. L’effetto scia si paga parecchio però e un minimo errore può costare qualche lunghezza di ritardo. L’elastico dura e ai -17 Bell attacca di nuovo Byron, passandolo poi in curva4 però Blaney è già andato in fuga. Emerge finalmente anche Truex che tenta il sorpasso sulla #99 mancandolo.

La stage scorre senza troppi scossoni se si esclude la foratura di Stenhouse ai -8 quando era nono, Bell prova ad avvicinarsi al leader, ma non riuscirà a prenderlo. Blaney sembra destinato a vincere senza patemi il traguardo intermedio, ma a rovinargli la piccola festa (come in un preambolo di quello che succederà in seguito) ci pensa proprio Bell che ai -5 finisce a muro in curva4 perdendo la vettura leggermente fuori traiettoria; Stenhouse torna a pieni giri.

La strategia si diversifica ancora perché col pieno si può andare fino in fondo: Byron, Suárez, Bell, Truex, Hamlin e molti altri pittano (incluso un Wallace con un’altra sosta disastrosa), Blaney invece è “costretto” a stare in pista per cercare di vincere la stage; non si fermano neanche Cindric e Logano perché con il bonus acquisito possono cambiare gomme anche in seguito, McDowell invece tenta il tutto per tutto.

Si va ad un altro overtime e Blaney non ha problemi a gestirlo perché Logano scatta male e Cindric viene messo nel mezzo; Ryan vince la terza stage davanti a Suárez, Logano, McDowell e Cindric e dunque la griglia di partenza prima dei 50 giri finali vede Cindric davanti a Blaney, Logano e Suárez che il migliore di coloro che hanno già cambiato gomme; Stenhouse è al secondo lucky dog e torna a pieni giri.

L’ultima stage come detto è da 50 giri ma in assenza di una caution naturale fra i giri 15 e 25, allora subito dopo ci sarà una competition caution che raggrupperà il plotone. Alla green il duo Penske viaggia appaiato per un giro, poi Blaney dall’esterno passa il compagno di squadra Cindric; Suárez invece è finito leggermente loose in curva3, ha dovuto cedere la strada a Logano ed ora si trova a lottare con Hamlin riuscendo a difendersi da ripetuti attacchi. Dietro di loro battagliano invece Byron e Truex con Martin che prevale e riaggancia la coppia davanti a lui.

La stage sembra proseguire senza patemi, Blaney ne ha approfittato per allungare e in pochi minuti si entra nella fascia gialla. Dopo un altro problema per Wallace (foratura), la fuga del trio Penske viene interrotta dopo 23 giri (quindi quasi al termine della fascia) quando Jones finisce a muro in curva4 quando è 14°; Wallace torna a pieni giri col lucky dog. La pit lane si riapre ed il primo ad entrarci è Hamlin dalla quinta posizione seguito praticamente da tutti gli altri tranne Buescher, Keselowski ed Almirola.

Si riparte ai -21 e stavolta Blaney in curva2 si mette subito davanti a Cindric con i due che allungano subito decisamente perché Suárez e Logano non scattano al meglio e il messicano dopo una breve lotta supera la #22. Purtroppo per loro Hamlin, che ha cambiato due gomme, è già quinto dopo essere ripartito ottavo e dopo un po’ di studio riesce a passare sia Logano che Suárez ai -19. L’inseguimento di Denny è efficace e la #11 recupera i 2″ di ritardo che ha accumulato.

Hamlin riprende e scavalca di slancio Cindric ai -14 dopo un largo della #2 in curva1, ma ora ha ancora 1.8″ di ritardo dal leader. Ma la fase migliore delle gomme di Denny è passata ed ai -10 è tornato a 2.1″, ai -5 addirittura a 2.8″. In sintesi solo una caution può fermare Blaney, ma la caution non arriva e quindi Ryan chiude la serata in Texas trionfalmente vincendo la All-Star Race. Lui ed il team iniziano a festeggiare, ma la gioia dura ben poco.

Infatti quando la #12 era a pochi metri dal traguardo in curva2 Stenhouse ha sfiorato il muro toccandolo leggermente. È una caution che in moltissimi altri casi non sarebbe stata chiamata, ma in questo caso sì ed alla moviola si vede che all’accensione delle luci gialle Blaney non aveva ancora preso la bandiera a scacchi e quindi si deve andare all’overtime.

E qui sorge un altro problema: Blaney nel festeggiamento aveva già abbassato parzialmente la window net, un presidio di sicurezza che in gara dovrebbe essere sempre alzata. Ma la NASCAR non se ne accorge e quindi non ferma la #12. Dato che è una All-Star Race potrebbe anche concedere una deroga e obbligare Blaney a pittare (con l’equivalente europeo della bandiera nera con bollo arancione) senza però fargli perdere la prima posizione a differenza di una corsa valida per il campionato, ma non succede questo e Blaney scatta in testa negli ultimi due giri con la window net mezza abbassata malgrado i tentativi per sistemarla dietro la pace car.

In questo overtime (in cui nella All-Star Race bisogna per forza prendere la bandiera a scacchi sotto green) non succede nulla di rilevante (escluse le soste inutili di Truex ed Harvick), si potrebbe dire per fortuna dato che altrimenti ci sarebbero state ulteriori polemiche. Ryan dall’interno viene spinto forte da Cindric e così stacca subito Hamlin, Austin non riesce a superare Denny in curva3 e dunque la #12 va in fuga, stavolta davvero verso la vittoria.

Blaney vince la sua prima All-Star Race ed un milione di dollari chiudendo una gara non entusiasmante ed eccessivamente lunga (le polemiche arriveranno anche su questo, dato che nemmeno la Next Gen ha resuscitato Fort Worth ed il suo asfalto ormai devastato da PJ1 e resine) davanti ad Hamlin, Cindric, Logano (incredibile prestazione del Team Penske anche in pit lane e al muretto), Suárez, Bowman, Allmendinger, Buescher, Keselowski e Bell, fuori dalla top10 Byron, Almirola, Kurt Busch, Truex, McDowell, Wallace, Harvick e Briscoe.

Dopo i festeggiamenti tutti i nodi della direzione gara vengono al pettine: Hamlin è ovviamente arrabbiato per la mancata penalità a Blaney anche se concede il fatto che l’avversario ha meritato la vittoria, Blaney dice che si sentiva al sicuro malgrado la window net mezza abbassata (mentalità tipica del pilota), la NASCAR ammette che la caution di Stenhouse è stata chiamata troppo frettolosamente e non ha visto (fatto impossibile viste le numerose riprese TV) che la window net fosse abbassata. Due decisioni sbagliate non necessariamente ne fanno una giusta, malgrado l’esito sia stato lo stesso.

Si chiude così una brutta All-Star Race, una delle peggiori della storia ed approvate da una piccolissima percentuale di tifosi. La NASCAR dovrà per forza accettare delle critiche (anche se Marcus Smith di SMI le sta già ignorando, atteggiamento tipico della sua famiglia) per ripensare sia questa gara rendendola più semplice e più corta, ma anche ragionare insieme alla famiglia Smith sul futuro dell’ovale di Fort Worth. Bisogna intervenire in fretta prima che i tifosi non sentano la mancanza di una eventuale assenza nel prossimo futuro di entrambe le cose.

I risultati odierni

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Immagine: media.nascar.com

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